di VALERIA ROSSI – E’ l’ennesima volta che succede: prima titoloni ad effetto, cinofobia a gogò, commenti sulle “razze pericolose” … e poi OPS! c’eravamo sbagliati, il cane non ha ammazzato il padrone ma semmai ha cercato di rianimarlo.
L’ultimo caso è accaduto a Como, dove un signore di 85 anni è stato trovato morto nella sua abitazione, con segni di morsi sul corpo.
E questo è stato il primo titolo pastorito dalla testata “Quicomo”:
E’ vero che nel testo sollevano (vagamente) il dubbio che non fosse stato il cane a uccidere… ma il titolo (ovvero la prima cosa, e purtroppo spesso anche l’unica, che viene letta) ha già giudicato e condannato, e buonanotte.
Non fanno di meglio (anzi, forse fanno di peggio) Repubblica:
… e il Corriere:
Notare che nonostante TUTTI praticamente scrivano che la dinamica “è ancora da chiarire”, che “le indagini sono in corso” eccetera, tutti, ma proprio tutti i titoli danno la colpa al cane. Ma siccome di cani il pover’uomo ne aveva tre, l’indice viene puntato – guarda caso – proprio sul rottweiler, giusto perché fa più audience.
Sì, perché non è che gli altri due cani siano esattamente dei chihuahua: uno è un dogo argentino e l’altro un dogue de bordeaux. Ma tanto che ci costa dire “sbranato dal rottweiler”? Fa più scena, e il cane di sicuro non può denunciarci per diffamazione!
Comunque: questa tragedia è accaduta circa una settimana fa ed oggi sono arrivati i risultati dell’autopsia. E, sorpresona…
I condizionali si sprecano (forse per salvare un minimo di faccia): “Potrebbe” essere morto per un malore, il cane “potrebbe” essersi spaventato e aver cercato di scuotere l’uomo… eccetera eccetera: ma il risultato dell’autopsia non lascia praticamente alcun dubbio: il povero anziano è morto per cause naturali e il cane ha cercato di risvegliarlo.
Ovviamente, non avendo altri mezzi se non la bocca per scuoterlo, gli ha lasciato i segni dei denti: e ripeto che questa è l’ennesima volta che succede. Un cane, vendendo il suo umano inanimato, fa tutto quello che può per farlo riprendere. In molti casi, per fortuna, sono stati gli stessi proprietari, che avevano solo perso i sensi, a chiarire l’accaduto: ma quando l’umano muore, ahimé, nulla può più fare per discolpare il cane… e parte il solito schifo di cinofobia sensazionalistico/giornalistica.
Adesso spero solo che anche i quotidiani di più grande rilievo, come appunto Repubblica e il Corriere, si degnino di smentire le cavolate che hanno scritto: perché, guarda caso, dei risultati dell’autopsia oggi si parla solo sui giornaletti provinciali e/o locali.
Non commento ulteriormente, perché il turpiloquio non basterebbe neppure.
NO COMMENT…
A qualcuno risulta che i giornalisti abbiano mai smentito le cavolate che hanno scritto? Ma nemmeno se quando sono falsità scritte solo per fare tiratura. In tanti anni non mi è mai capitato di leggere una smentita di notizie che erano risultate palesemente false e qualcuno spera che lo facciano per rendere giustizia ad un cane?!
Il buon vecchio Onder,in seguito alla levata di scudi di veterinari,esperti e casalinghe, si era rimangiato pubblicamente la balla sul toxoplasma passato dai cani in direttissima alle gestanti. Bisogna solo strillare in tanti e strillare fortino
infatti..proprio questo bisogna fare. Oramai tutti i quotidiani hanno una pagina online dove c’è la possibilità di commentare sotto l’articolo. È vero quello che dice Annalia, la segnalazione non la pubblicano manco se “caghi oro” -passatemi il francesismo ;-)- ma se li inondiamo di commenti con richiesta di smentita che fanno, ci bannano tutti? Già ho in mente il nome del gruppo: l’armata brancacagnone, eh eh :-)))
Usano la lingua italiana “ad capocchiam”!
Forse non hanno mai visto cosa succede veramente quando un molosso decide di sbranare qualcosa…
beh, potrebbe essere un’idea. Forse non si ottiene nulla di immediato, ma almeno far saper che esiste ancora chi legge con senso critico potrebbe aiutare a farli pensare un momento prima di scrivere cagate, chissà..Se ci riuniamo in gruppo e li bombardiamo di mail potrei essere pure disposta ad aprire un profilo fb per la causa… ?
mi unisco a te, anch’io disposta, se serve, ad aprire fb…anche se è uno sforzo mica da poco…
Sigh, che imbrattacarte.
Per esperienza diretta, anche su cose più “di peso” o presunto tale, mi è capitato più volte di chiedere la pubblicazione di articoli o smentite che non sono stati poi pubblicati, oppure di vedere il tutto ridotto a tre righe di riassunto completamente stravolto e decontestualizzato che era meglio non pubblicare. Morale, i giornalisti e gli editori sono bravissimi a pubblicare quello che vogliono come lo vogliono e fare orecchie da mercante negli altri casi. Normalmente gli articoli sono paginoni e le smentite o le correzioni tre parole in croce.
Secondo voi (redazione e lettori) se cominciassimo a scrivere mail di protesta direttamente ai giornali prendendo di mira i vari giornalisti firmatari degli articoli almeno delle testate più importanti potrebbe servire a qualcosa?
O causeremmo un peggioramento della situazione dato dal fatto che i giornalisti in causa scriverebbero qualsiasi vaccata (perchè di vaccate stiam parlando) pur di tirare la coperta della ragione pubblica dalla loro parte?
Secondo me facciamo il loro gioco se iniziamo a protestare.
L’unica credo sia lasciarli sguazzare nella loro ignoranza assieme a tutti quelli che al giorno d’oggi hanno ancora in mente il concetto di “cane cattivo” – non riferito ai rott ma a tutti i cani che pesano più di 5 kg…
Eppure poter scrivere per pretendere una smentita di uguale peso (almeno) ai pennivendoli responsabili per me sarebbe giusto. Io nel caso mi unisco sicuro
questo è previsto dalla legge, la smentita, o rettifica che sia, deve avere la stessa visibilità dell’articolo originale, ma temo non servano 100 mail di protesta, quanto una sola lettera firmata “Avv. “
Per scuotere la gente non bastano i discorsi ci vogliono le bombe (cit Bennato)
… dovremmo prendere un esperto per dimostrare e quantificare la perdita (in termini economici) provocata dai suoi articoli e dovremmo fargli causa – a lui e non al giornale – per quei danni, più spese legali :=) di questo modo, forse, ognuno si prenderebbe la responsabilità di quello che scrive. Lungo, come processo, ma chissà …