di VALERIA ROSSI – Conversavo su FB, giorni fa, con una ragazza a cui è toccato in sorte un cane difficile. Simil-terrier (adottato) con momenti di aggressività e altri di paure/fobie, passi avanti e poi passi indietro, insomma la classica brutta gatta da pelare (anche se è un cane, ma vabbe’…) che normalmente non si augura a nessuno, ma che a qualcuno tocca sempre.
Questa ragazza ce la sta mettendo tutta, ma non avendo grande esperienza cinofila è approdata ad un campo che forse (dico “forse”, perché non lo conosco) non è il più adatto al genere di problemi che deve affrontare. L’istruttore, infatti, le ha detto (testualmente) che per risolvere i problemi di comportamento ci vorrebbe troppo tempo; che l’educazione serve a poco se prima non si risolvono gli altri problemi; che comunque non può aiutarla a risolverli perché il cane non vive con lei, ma con suo padre (in realtà il cane è quasi costantemente con lei).
La ragazza ha concluso scrivendo tristemente: “Mi ha trattato il cane come se fosse un mentecatto”… ed io le ho risposto, di getto: “Non ci sono cani mentecatti, ma solo umani che non riescono a capirli”.
Dopodiché mi sono piaciuta da sola: minchia, che bella frase che ho scritto!, ho pensato.
Ma subito dopo essermi autoincensata, mi sono anche detta: “Minchia, che cosa VERA che ho scritto!”.
Perché mi sono venuti in mente i millemila comportamentalisti che prescrivono psicofarmaci ai cani, considerandoli appunto dei mentecatti e trattandoli come tali.
Alt, stop, fermi lì: non tutti i veterinari comportamentalisti.
Non mi partite a testa bassa col corporativismo coatto, per favore. Non lo fanno tutti, lo so e sono la prima a riconoscerlo: ma voi vet doveste essere altrettanto onesti nel riconoscere che lo fanno appunto in millemila, e non certo in una minima percentuale (semmai la minima percentuale è quella di chi cerca di affrontare i problemi senza decidere seduta stante che il cane è stupido o pazzo).
In questo caso, poi, non è stato nemmeno un vet a stabilire che il cane è “tutto sbagliato, tutto da rifare”, ma un istruttore: quindi è evidente che il problema è diffuso un po’ in tutti i settori.
Resta il fatto che moltissimi cani giudicati “schizzati” (dall’una o dall’altra figura professionale), se i proprietari decidono di rivolgersi altrove e trovano le persone giuste, vengono pienamente recuperati e riabilitati, anche quando hanno combinato guai serissimi.
Dunque, qualcosa non torna.
E direi che quello che non torna sta proprio nella frase per la quale mi sono autocompiaciuta: quando non capiamo il comportamento di un cane, non riusciamo a intuire le sue motivazioni, quando in due parole non ci capiamo un tubo, la nostra immensa presunzione ci fa pensare subito che sia sbagliato lui. E invece potrebbe essere che siamo sbagliati noi.
O magari non proprio sbagliati-sbagliati, ma non sufficientemente preparati (e il fatto che molti degli attuali “esperti”, o convinti di esserlo, escano da 100-200 ore di corso, o da 2-3 anni di master, e al di là di questo non abbiano mai visto un cane, sicuramente non aiuta): peccato che sia tanto difficile ammetterlo e che quindi si preferisca dare la colpa all’animale.
Ma chi è, in questi casi, il mentecatto?
Sono abbastanza sicura che un bel chiletto di pura umiltà DOC potrebbe risolvere la stragrande maggioranza dei casi difficili o “impossibili”: basterebbe che l’educatore o l’istruttore o il vet, nel momento in cui si rendono conto che non ci hanno capito un tubo, trovassero la forza: a) di ammetterlo; b) di spedire cane e proprietario da qualcun altro, magari un po’ più esperto (e parlo di qualcuno che l’esperienza se la sia fatta sui cani e non solo sui libri).
Purtroppo l’ostacolo maggiore è quasi sempre quello relativo al punto a): ammettere che il caso è superiore alle proprie forze. Perché c’abbiamo lallaurea, che cavolo.
O ildipploma con scritto “educatore” o addirittura “rieducatore”, ullallà.
Come può essere che non ci capiamo un tubo?
Forse sarebbe il caso di cominciare a distribuire attestati di ignoranza alla fine di ogni corso. Qualcosa con su scritto “Si dichiara che il signor Tizio si è fatto una bella base teorica, ma che prima di potersi definire (comportamentalista, rieducatore, riabilitatore… scegliete voi) dovrà rimboccarsi le maniche e dare capocciate nei muri per un’altra decina d’anni, dopodiché forse capirà davvero qualcosa di cani”.
Certo, il problema sta nel fatto che nessuno pagherebbe migliaia di euro per ottenere un attestato come questo.
Però sarebbe sicuramente più veritiero.
Pensa che lo stesso discorso del “io c’ho la laureeea o la specializzzzazione” vale identico-identico per medici e psicologi…umani…:-)
Eccomi. Cane da castrare, e non arrivava a sei mesi, perché troppo “eccitabile”, da ipercontrollare se no diventava un mostro mangiacanibambiniumaniedaltro, perché “saltava” quando ipereccitato (lo fa ancira quando non mi vede per ore)ed altre amenità. Cambiato istruttore, una che i dobermann li alleva, e mi ha guardato come se la pazza fossi io, perché il mio dobermann appunto aveva solo i comportamenti di un …. dobermann, trovato un campo vicino a casa dove il personale ha guardato il mio cane come il cucciolo che era…morale: ho un dobermann di 28 mesi intero che a parte alcuni maschi, gioca anche coi topocani, dei bambini e degli umani non potrebbe importagliele de meno, a meno che non cerchino di smanacciarlo, al che lui si sposta ed io smadonno, e siamo tutti sereni.
PS Ovviamente il mio cane sarebbe un mentecatto assolutamente DA MANUALE nelle mani di qualunque educatore anche bravissimo ed onestissimo. La faccia da fesso che sa fare quando provi a chiedergli di scomodarsi anche un minimo dai suoi porci comodi, è VERAMENTE da manuale! Se viviamo in ottima armonia è perchè i suoi “porci comodi” sono abbastanza comodi anche per me -a parte le buche in giardino ed i furti.
Altre soluzioni non ne vedrei, per un tipo così!
Quando è arrivata la Betty, la cagnolina di papà ex randagia doc decisamente più furba che bella, gli ho fatto fare alcune lezioni con un educatore bravo ma giovane ed inesperto…a papà le lezioni son servite, lei invece ha preso per il culo quel povero ragazzo tanto che ha mollato quando doveva farne ancora 1 o 2 dicendo “più di così non si può fare, tanto il rapporto che c’è tra cane e padrone è splendido e inimitabile” (cosa peraltro vera). Betty 1 educatore 0
Quello che dici è in buona parte condivisibile, infatti se i cani “moderni” hanno problemi la causa al 99% va ricercata nella famiglia dove vivono, è anche vero però che il cane è abituato a collaborare con l’uomo e quindi a fare cose che si discostano un po’ da ciò che vorrebbe per compiacere il suo umano e per la ricerca di coesione sociale e dei vantaggi derivanti da essa.
Che il cane debba fare il cane sono d’accordo… purtroppo però se parliamo di un cane fobico non puoi lasciargli fare semplicemente il cane perchè altrimenti vivrà nella fobia il resto della sua vita. La riabilitazione di un cane fobico richiede mesi di lavoro e una più che discreta dose di competenza cinofila ed etologica.
Che poi, a mio iper-modesto parere, la maggior parte dei problemi comportamentali sono dettati dal fatto che al cane non è permesso di fare cose assolutamente canine ed è obbligato a farne parecchie per niente canine.
Provate voi a fare la maggior parte delle cose quando e come lo decide qualcun altro! E a NON fare almeno la metà delle cose che vorreste fare e a farne invece un bel po’ che manco capite perchè!.
E’ capitato che qui sia stata considerata indegna perchè metto il mio cane ben in fondo alla “scala sociale” della mia famiglia, ma non mi sento in colpa per niente: non considero il cane mio figlio, mio marito e manco mio fratello e forse manco mio zio, però gli garantisco la gioia e la libertà di fare cose molto “canine” come e quando gli pare. E questo non è per niente male! Infatti “problemi comportamentali” non ne ha.
Se mi mettessi d’impegno per non fargli fare la maggior parte delle cose che fa tranquillamente, probabilmente mi farei intestare direttamente il mutuo del ri-educatore!
Pienamente d’accordo con te!!!
Anche io ho un cane (pastore australiano) “difficile”, almeno lo era fino a che gli attacchi di panico erano sporadici (uno ogni 15 giorni) e pensavamo, l’educatrice, mia moglie ed io, che fosse dovuto a precedenti maltrattamenti. Poi un giorno ne ha avuti tre ravvicinati, e quel giorno abbiamo scoperto, notando una midriasi, che erano dovuti a gravi problemi di vista (probabilmente è un doppio merle).
Ora è sotto una blanda dose di ansiolitici, è vivace e abbaia ai passanti come sempre ma speriamo di poter presto fare a meno dei medicinali grazie all’intervento di educatori (non so se posso fare nomi) esperti in questi problemi.