di FABIANA ROSA – Sono nata come volontaria animalista in un momento storico in cui chiedere al vicino di casa se voleva un cane o appendere i volantini al bar per trovare un padrone all’ultimo poveraccio raccattato sull’autostrada erano già scelte completamente inadeguate e fuori tempo.
I siti di annunci di adozioni hanno funzionato per un po’ come (quasi) unico veicolo utile, piazzavi una foto con una descrizione del cane o del gatto e poi ti toccava vedertela solo con le telefonate e le email del potenziale adottante: se ti arrivavano domande assurde o pretese improponibili, o se ti toccava stare mezz’ora al telefono con una squinternata che ti insultava perché cercavi di spiegarle che un jack russel di un anno non andava bene per sua nonna 85enne che “voleva un cane piccolo”, te lo tenevi per te o al massimo chiamavi la tua amica compagna di sventure e raccatti e ti sfogavi così.
La squinternata andava a dire alla nonna che non poteva avere il cane perché la volontaria era una stronza e la questione era chiusa.
Dopo un po’ sono arrivati i social. Facebook in primissima linea, e con lui la possibilità di far visualizzare appelli anche a chi non l’avrebbe mai fatto di sua sponte, incrementando a dismisura le possibilità di adozione. Benissimo, fantastico, 92 minuti di applausi a Zuckerberg da parte di tutte le volontarie.
Con Facebook si è però verificata l’apertura del mostruoso vaso di pandora dell’opinione di chiunque spiattellata worldwide, degli insulti a tempesta passando da un’ondata di indignazione all’altra; indignazioni della durata di minuti cinque cadauna, con tutti rigorosamente seduti su una sedia che agitano le braccine mentre scrivono concitati “DOVETE MORIRE! GUARDATE COSA AVETE FATTO!!!!! VOGLIAMO LA VERITÀ!!!!!!”.
Così la nonna 85 enne che si è aperta il profilo l’altroieri a quel punto può scrivere sotto il vostro appello che non le avete dato il jack russel perché in realtà fate commercio di carne di cane con la Cina, con sotto una pletora di insulti della nipote squinternata che conferma quanto detto dalla nonna, e quelli di duecento analfabeti funzionali accorsi per l’occasione che vi lanciano una secchiata di improperi a caso. Il giorno dopo i blogger animalisti scrivono che siete state arrestate per sevizie agli animali. In realtà voi siete tranquillamente sedute a casa vostra col jack russel in braccio, ma avete perso credibilità mediatica e nessuno vi darà più una lira per comprare le crocchette della colonia di 50 gatti che sfamate ogni giorno da sole da 15 anni. Grazie, Facebook.
Ieri mattina mi sono svegliata e come al solito avevo il tag su due appelli di adozione di cani.
Uno era di un cagnolino disabile che la mia Associazione aveva per la cronaca già preso in carico, e un altro di una cagnetta che cercava casa. Sono andata a leggere i commenti: nel primo caso si spiegava che il piccolo sfascione era stato preso in carico da un’Associazione specializzata che poteva effettuare le indagini necessarie (noi). Sotto, una diatriba improbabile perché qualcuno – senza aver mai visto il cane, ovviamente – sosteneva tra gli insulti vari che “AL CANE SERVE UNA CASA E L’AMORE!!!! NO UN’ASSOCIAZZIONE!!!!”.
Inutili i tentativi delle volontarie di spiegare che al cane serviva una risonanza magnetica ben prima dell’amore, e che loro come volontarie non potevano pagarla, mentre noi sì.
A chiudere, i soliti imprecisati “vi denunzio alla polizia postale” (che pare non c’hanno un cazzo da fa’, alla polizia postale, oltre a stare appresso alle stronzate degli animalari pazzi).
Nel secondo caso, la diatriba riguardava il tentativo di una sedicente volontaria di appioppare il cane dell’appello ad una sua potenziale adottante che “proprio lo voleva” ma che evidentemente doveva essere focomelica per delegare a qualcuno la responsabilità di fare una telefonata.
Chi curava il cane chiedeva di essere contattato dalla potenziale adottante personalmente. Ho smesso di leggere arrivata non so come al “e poi chiedete i soldi, vergognatevi questo non è volontariato, voi ci lucrate sopra” (?).
È così ogni giorno.
Le accuse più frequenti sono :
– il lucro: perché le volontarie chiedono soldi per curare gli animali.
MA VA’??? E io che pensavo che i veterinari fossero gratis, che le crocchette cadessero dal cielo, e che i cani si staffettassero da soli pagandosi la benzina e il casello!
Chi lucra davvero non fa le collette su Facebook per curare un cane, non ne ha bisogno perché fa impicci ben più grossi. E non ve li fa vedere, se no non si chiamerebbe “lucro”.
– L’accusa di “farlo per la fama”: come se stessimo ai Grammy Awards.
Io sono quella che viene definita una “volontaria famosa” (rido): scrivo qui sopra, sono finita sui giornali e in TV, e fidatevi che comunque non mi si incula nessuno.
Ma NESSUNO, EH.
Non siamo NESSUNO, nessuno di noi. Facciamo tutti quello che possiamo e basta, chi è più conosciuto (e qui rido di nuovo) usa questo per fare qualcosa in più, ma dare da mangiare al randagio sotto casa o mettere su un’Associazione conosciuta su Facebook è sostanzialmente la stessa cosa per il mondo: IL NULLA.
La fama su Facebook è come essere ricchi a monopoli, nel volontariato: fatevene una ragione.
Nessuno di noi volontari (volontari, specifichiamolo: LAVORIAMO GRATIS) è una web star; noi raccattiamo cani, non facciamo tutorial di make up campando con la pubblicità di youtube.
– “ABBIAMO IL DIRITTO DI SAPERE!” (dov’è il cane, o come sta, o da chi è stato adottato, o chi è il pezzo di merda che lo teneva prima legato a catena).
Questa è un’assurdità. Ci sono cose che per vari motivi semplicemente non possono essere spiattellate su facebook (magari perché l’adottante non vuole essere contattato/a da sconosciuti, o anche perché a volte c’è un’indagine in corso, nei casi di maltrattamento), e non è che il primo che passa dall’altra parte d’Italia ha “diritto” ad accedere a queste informazioni solo perché “lo vuole sapere”.
Benvenuti nel mondo reale, cretini.
C’è gente che per cose del tipo “qualcuno ha detto che ce sta quel tizio che mena al cane all’indirizzo tal dei tali” (magari accuse infondate ma pubblicate su Facebook), sull’onda emotiva dell’incazzatura generale si è ritrovata dei picchiatori sotto casa mentre i suoi cani stavano a grattarsi al sole a bordo piscina: ecco a cosa portano le cazzate sparate sui social.
Questa non è giustizia, è roba da vergognarsi di appartenere al genere umano. Le lapidazioni e la gogna mediatica possono diventare lapidazioni VERE (spesso neanche giustificate). E non c’è niente che mi convinca che questo abbia minimamente a che fare col concetto di “giustizia”.
Umberto Eco, buonanima e che cerchi di riposare in pace per i prossimi milioni di anni in mezzo a questa tempesta di schifo, a ragione se ne lamentava: i social hanno dato diritto di “opinionare” anche e soprattutto agli imbecilli. E fin qui l’obiezione potrebbe essere che siamo in un paese libero, che c’è il diritto di opinione e di espressione e blablabla.
Mettiamo in chiaro alcune cose.
Amici analfabeti funzionali, se voi foste vissuti in un’epoca anche solo leggermente antecedente a questa, nessuno vi si sarebbe mai filati.
Contavano le opinioni di chi ne sapeva qualcosa: se erano libri era un critico letterario (non quello che “a me me piace leggere”); se era cinofilia era il cinofilo (e non quello che “in vita mia c’ho sempre avuto cani”); se erano malattie era un medico o un veterinario (e non “e allora perché al cane mio gli ho curato il linfoma col limone? Eh?? Eh??” – perché evidentemente non era un linfoma, imbecille).
Le discussioni sulle tematiche (quali che fossero) avvenivano tra persone che realmente ne sapevano qualcosa: perché avevano studiato, perché era il loro lavoro.
Io non mi metto a discutere di fissione nucleare, semplicemente perché non ne so nulla, e non è che se cerco “fissione” su wikipedia poi posso permettermi di dire a un fisico come costruire una centrale. No, non glielo posso dire neanche su Facebook.
Della vostra opinione di tuttologi che oggi sbandierate tanto non sarebbe fregata una cippa a nessuno, semplicemente perché nella realtà CHI NON SA NON HA VOCE IN CAPITOLO.
Oggi quella voce analfabeta senza strumenti né cultura, che non si informa su niente, che più che la bocca apre la fogna dell’emotività più becera e che misura la realtà solo ed esclusivamente secondo la propria esperienza personale e ragiona per aneddotica (“mio nonno fumava 3 pacchetti di nazionali senza filtro ed è morto a 90 anni, quindi fumare fa bene”) è diventata una voce che urla, insulta, spara a zero su chiunque gratis.
Senza cambiare ovviamente nulla mai fattivamente, tranne distruggere la credibilità di altri (su un social per ammazzare l’opera di qualcuno basta un’allusione, non serve una verità).
Lo sciame impazzito di analfabeti funzionali viene pilotato a destra e a manca da chi, con lo stesso mezzo, dirotta l’attenzione sul tale o tal altro evento. Un tempo era la stampa, poi la radio, poi la televisione, oggi spesso le sono le megapagine (che spesso coincidono con quelle dei media sopraccitati), a volte invece sono baruffe che si autogenerano in modo assolutamente spontaneo.
Bisognerebbe ricordare che la libertà di espressione non può ma soprattutto non dovrebbe coincidere con la percezione di sentirsi in dovere di sparare cazzate spacciandole per verità.
No, le opinioni non “sono tutte uguali, la mia vale quanto la tua”. Manco per niente.
In primis, se si parla di neuroscienze e voi fate il magazziniere a Mondo Convenienza la vostra opinione conta quanto il due di spade quando regna bastoni.
Il fatto che ora abbiate la possibilità di mettere la vostra cazzata senza costrutto in mondovisione come commento ad un’altra opinione (OPINIONE, NON DATO DI FATTO) le dà solo più visibilità, non più valore concettuale, sappiatelo.
Ma la valanga di schifo che gettate addosso alle persone, quella resta anche quando dopo cinque minuti vi siete già stancati e passate all’indignazione successiva, questa volta di dieci minuti dedicati al critico musicale che ha detto che forse far cantare la nonna 80enne nel suo ultimo disco non è stata un’idea artisticamente brillante da parte di Elisa (e tutti in massa sulla pagina del critico: “LE NONNE NON SI TOKKANO!!! BASTARDO MALTRATTATORE DI ANZIANI!!!”).
In secondo luogo “io me so’ informato” (il che sottointende: su facebook, su wikipedia, sulle domande di yahoo questions, sul sito di vostro zio, m’ha detto mio nonno che è amico di quella che c’ha la pagina Facebook tal dei tali) vale il nulla quanto a competenza: stateve zitti che è meglio.
I social hanno dato non solo diritto di parola a chiunque, ma hanno tolto agli imbecilli e agli ignoranti il SACROSANTO DOVERE (esistente fino all’epoca mediatica precedente Facebook) di sentirsi tali.
Oggi nessuno è più ignorante, nessuno “non ne sa nulla”, ne sanno tutti, di qualunque cosa: basta aver digitato qualcosa su google e sentirsi in diritto di poter affermare di “essersi fatti un’opinione”: NO, non è così.
Un’opinione non si crea dal nulla, ma da competenze, da studi, da ricerca sul campo in questione, dall’esperienza pluriennale. Se no non è un’opinione, è solo ‘na cazzata.
Non basta anteporre il “io faccio la cassiera al mcDonald’s e non ne so niente PERO’ SECONDO ME…” per dare valore a quello che è solo un rigurgito di parole. Questo vale sia per temi banali quanto per temi etici e cruciali per l’umanità, ma anche e soprattutto per tematiche in cui ci sono implicazioni che voi, in quanto estranei alle vicende, non potete conoscere.
Può sembrare assurdo ma se non ne sapete nulla, potete anche non dire nulla.
Gli status di Facebook, le foto di Instagram coi commentini e le cinguettate di Twitter NON SONO LA REALTA’.
Sono finestrelle dove vi si mostra ciò che si vuole.
Alcune opinioni possono essere anche autorevoli, alcune di rara grazia ortosintattica, ma a meno che non siate sulla pagina di Lancet, per lo più hanno la stessa valenza di quelle del tizio che entra al bar alle 7 di mattina biascicando quello che pensa di quello che ha visto la sera prima in TV.
Non conta un cazzo, e soprattutto NON E’ LA REALTA’.
La tipa superfiga che seguite perché pubblica le foto gnocchissime da finta sudata in palestra, puzzerebbe quanto voi in quella tutina della Nikecm, se DAVVERO si allenasse. La mattina si alza e si leva i baffi con la ceretta, poi mette seicento filtri sul selfie allo specchio che spiattella su instagram: se la incontrate al bar sotto casa sembra Zia Assunta.
I volontari sono esseri umani, non degli “angeli scesi in terra per salvare anime pelose”.
Se lavorano male o se fanno errori (veri o soprattutto presunti) di certo non lo fanno per volontà o malafede, e insinuare che siano portatori di chissà quali nefandezze si chiama diffamazione, perseguibile per legge.
Con questo non voglio dire che i volontari non abbiano mai fatto cose di cui non essere proprio fierissimi, o che quasi chiunque al mondo non abbia fatto almeno una cosa illegale perché la situazione lo richiedeva (e non parlo dei volontari, parlo delle PERSONE: qua pare che nessuno abbia mai preso manco una multa): il non vederlo spiattellato su Facebook non significa che non sia mai successo (ed è vero anche il contrario ovviamente), ma per lo più si tratta solo di scelte gestionali fatte con la massima buona fede – scelte a volte utili, a volte no, a volte condivisibili o meno – e non cose perseguibili penalmente.
Se la volontaria tal dei tali ha deciso che il cane Palletta non può essere adottato in quel momento, fatela finita di dire che “ci lucra” e cominciate a pensare che magari quel cane dovrà fare qualche analisi prima. Se voglio o non voglio darlo a Tizio o a Caio saranno ben affari miei, visto che l’animale me lo gestisco e lo campo io, no? Se non volete aiutare la tal persona ad occuparsi del tale cane, non fate donazioni e passate oltre, FINE.
Le ondate di indignazione per le presunte malefatte di qualcuno che avete visto scrivere qualcosa che non vi è piaciuto dovrebbero rimanere nel salotto di casa vostra, non su Facebook.
I malfattori veri non mettono i propri orrori sui social: se ne vedete uno spiattellato su Facebook dovreste pensare che c’è un equivoco o che è una bufala, e non lanciare anatemi a casaccio.
Nel 99% dei casi è così. Nel restante 1% dei casi ci sono le forze dell’ordine per occuparsene.
Se pensate che ci sia ombra di maltrattamento vero di qualche animale o sospettate una truffa, ci deve pensare LA LEGGE, non voi che scrivete col culo sulla sedia minacciando fantomatiche denunce (a chi? Perché? Non si sa) e firmando petizioni su changepuntoorg per salvare la pecora maltrattata (pecora che con ogni probabilità se la spassa alla grande, o che al limite è morta tre anni prima) che non servono a un cazzo (ah non lo sapevate? Esatto, non servono a un cazzo, ora lo sapete).
Quando scrivete “quell’associazione si frega i soldi” o “quella volontaria maltratta i cani” voi non state facendo del bene a nessuno, in primis perché nel 99% dei casi di solito questo non è vero; in secondo luogo perché l’unica cosa che avete fatto è stato instillare dubbi e generare accanimento da social senza modificare alcunché.
Al massimo avrete dato delle rogne a chi ne ha già tante.
Quando scrivete “quella volontaria sta in black list!” a me viene da ridere, perché la metà delle volontarie attive sta in una qualche black list semplicemente perchè stava sul culo a qualcuno o è finita in una baruffa tra volontarie che si tiravano i capelli per l’adozione del cane Cicciobombo, un meticcio tra millemila che alla fine non si sa manco dov’è finito, in cinque minuti se lo sono dimenticato tutti.
L’unica VERA black list è quella dei pregiudicati, dei processati e giudicati colpevoli di maltrattamento, e per chiederla non basta mandare una mail all’ennesima volontaria.
Pensate davvero che ci siano maltrattamenti?
Conoscete DIRETTAMENTE la situazione tal dei tali? Denunciate.
E poi seguite la vicenda: la LEGGE lo stabilirà, non il gioco del telefono su Facebook dove pubblico una foto del mio gatto che dorme sul mio cuscino chiamandolo “stronzo” e finisce con un’orda di troll che mi accusa di molestarlo sessualmente.
Facebook non è un’aula di tribunale, e mi sento di poter citare tranquillamente il coniglio Tamburino di Bambi: “se non puoi dire qualcosa di carino, allora è meglio non dire niente”.
In parole povere, chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni.
La seguo da tanto ma solo oggi ho pensato di commentare. Di sicuro non dico nulla di costruttivo, ma all’ennesimo articolo letto devo dirlo: LEI- E’- UNA- GRANDE.
Purtroppo manca educazione equilibrio e buon senso …..spesso chi commenta non sa cosa significa sporcarsi le mani e si dimentica lo scopo finale …….ovvero aiutare concretamente gli animali tutti a malincuore mi sono un po’ stancata e faccio ciò che posso da sola …..troppi fanatici e incompetenti girano su internet quindi onde evitare di farmi accapponare la pelle …..ci vorrebbe un garante è solo la voglia di darsi una mano reciprocamente e con rispetto 🙃
Hai dimenticato un’altra cosa importante degli indignati da tastiera…la coerenza, o meglio, la mancanza di coerenza.
Prima sparano la fucilata piena di strali, se va bene raccattano anche dei “mi piace”, ma se qualcuno contesta quanto detto con delle argomentazioni allora la difendono per un commento o due e poi…”ma io non ho mai detto che…” oppure ” ma è ovvio che…” senza però mai ammettere “ho sbagliato, non lo sapevo” oppure”hai ragione”.
Allego esempio di discussione avuta il giorno stesso del tuo articolo con 2 persone diverse sullo stesso post (una bella foto di una donna naso a naso con un cucciolo di jack russel di 2 giorni, tenuto teneramente nel palmo delle mani).
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!!!!
Il “vai a rompere a qualcun altro” quando sono loro che concionano (non richiesti) sotto post altrui è l’apice di tutto.
C’è da dire che il post originario non era mio, però loro si ritengono liberi di commentare dei post pubblici, ma tu non puoi replicare (a meno che la replica non sia “brava, hai ragione!”) perchè rompi… certo rompi le loro convinzioni (ma quando mai…) ma soprattutto puoi avere instillato in qualcun altro che legge i commenti il dubbio che quanto detto sia una cavolata e quindi rompi il loro ego
Si capisce che Fabiana è esasperata.. ed a ragione.
Ma il problema, purtroppo, è che la capacità di ragionare con la propria testa , il
senso di critica e di autocritica, l’umiltà e la forza di rendersi conto di non sapere qualcosa e di domandare quello che non si sa…. l’educazione ed il senso civico….sono cose iscritte alle liste WWF ( tanto per restare in tema… ) ormai da anni anche ed ahimè, soprattutto, fuori, nel mondo vero, non solo nel mondo virtuale, dove la protezione dell’anonimato, oltre l'”effetto folla” che scatena la follia, hanno aperto le gabbie ( le tastiere ) ai peggori cretini.
Non vi dico quello che mi è capitato di leggere nei commenti su cose molto
più “drammatiche” ( non che il maltrattare animali non lo sia, però pestare a sangue ragazzine mi sembra un poco peggio…) perchè decisamente viene voglia non di sperare di migliorare il semplice pool genetico umano con un “estinguiti ora, por favor”, ma proprio fare il conto alla rovescia per la trasformazione del Sole in supernova….
In ogni caso, Fabiana, resisti. Progetto Quasi è un progetto bellissimo.
Ed i cretini, a lungo andare, sono come i nemici… si estinguono da soli.
Godidi la riva del fiume coi tuoi cani, all’animaccia loro.
Non ho facebook, e premetto che condivido tutto quello che affermi sui commenti stupidi e superficiali degli utenti semi-analfabeti ed ignoranti. Ma vorrei anche sottolineare come sia difficile per tutti approcciarsi ad un argomento che non si conosce ma a cui ci si sta interessando…cominci con il digitare su google e ti salta fuori una marea di informazioni che spaziano dalle più superficiali alle più tecniche (che anche solo per interpretarle devi essere un esperto del settore…che ovviamente non sei. Avete mai provato a risolvere un problema del pc con una ricerchina su google?), per arrivare alle vere e proprie contraddizioni…Insomma, si fatica a valutare l’effettiva bontà delle informazioni che trovi. Formarsi un opinione e trarre delle conclusioni utili è oggettivamente difficile, per questo a volte la gente spara cavolate: ha letto su un sito informazioni di cui non è in grado di valutare la bonta a fondo (altrimenti sarebbe un autorevole esperto), ma che prende per buone perchè un corso di studi vero e proprio sull’argomento mica può farlo…Un esempio: tutti si sono sentiti in dovere di esprimersi sulla terapia genica di Vannoni (Tribunali compresi) nonostante gli esperti del settore ne confutassero metodo e risultati! Mi rendo conto che è sbagliato parlare di ciò che non si conosce a fondo, ma capisco che si desideri prendere parte ai dibattiti di ampio intresse…forse servirbbe solo un pò più di educazione…
Beh ma a maggior ragione, proprio perché è “difficile approcciarsi ad un argomento che non si conosce”, ci vorrebbe un po’ più senso della misura quando si va a discutere con altri utenti (che magari invece su quell’argomento sono più esperti di te), invece spesso vedi esordi tipo appunto come detto nell’articolo “io sono commessa al McDonald e non so nulla di questo argomento PERO’ DITE TUTTI CAZZATE” e magari quando chiedi ragioni di tali affermazioni ti sanno solo sciorinare link a fonti che magari nemmeno ha compreso a fondo.
Come dice giustamente Annalia, mancano il senso di autocritica e l’umiltà di ammettere di non sapere qualcosa.
Questo tra l’altro in cinofilia risalta particolarmente, perché in tanti siccome hanno avuto un cane si ritengono super esperti…guarda anche solo proprio sulla pagina Facebook di “Ti presento il cane”: spesso ci sono articoli che magari riportano fonti scientifiche e studi che spiegano perché un determinato comportamento sia sbagliato, o perché un certo cane sia più adatto a una disciplina piuttosto che a un’altra…e arriva spesso qualcuno a commentare con “ma non è vero, sono tutte cazzate, IL MIO CANE fa così”…
Infatti…servirebbe solo un pò più di educazione. Le fonti scientifiche: spesso sono contraddittorie e gli scienziati, soprattutto sulle ultime scoperte, sono molto litigiosi. Sapessi quanti studi sono stati smentiti, pubblicati su riviste tipo Nature e Science, mica su topolino! E’ difficile capire se il metodo e i risultati di una ricerca scientifica sono sufficienti a supportare le conclusioni proposte; lo è per chi ci lavora, figurati per un profano! Per non parlare del problema dei dati artefatti!!! Ti dico, non ho facebook, ma sono capitata su questo sito perchè vorrei prendere un Malinois e sto cercando di capire i rudimenti: come selezionare un buon allevamento, come educare/addestrare e gestire nel modo migliore un cane di questa razza, che campo e gestito da chi scegliere…e vedo che anche nella cinofilia ci sono fazioni litigiose…io mi applico per capire e formarmi un opinione, ma ti assicuro che non è così semplice per un profano stabilire chi ha ragione. Ci si affida anche all’istinto: alla quantità di buon senso che pare avere il redattore dell’articolo che leggi, all’esperienza personale, ecc…Certo non insulto chi scrive, perchè penso sia più autorevole di me nel settore, e magari se volessi portare la mia esperienza come critica o come esempio cercherei di usare toni più civili…ma questa è educazione…
Non ho facebook e non lo voglio, anche se mi piacerebbe, appunto perchè il mondo è pieno di imbecilli e internet ce li ha sguinzagliati tutti dietro… Mi bastano i mononeurone dal vivo, grazie…
Non credo sia facebook il problema, piuttosto un certo tipo di modo di pensare.
“la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza” ,1984, George Orvwell.
Beh, secondo me “ni”…in parte è chiaro che il problema non si può imputare solamente al “mezzo”, perchè se non ci fossero i soggetti descritti in questo articolo non ci troveremmo commenti del tenore che ben sappiamo, tuttavia è indubbio che Facebook abbia aiutato a dar voce ai suddetti soggetti.
Se ne era anche parlato in altri articoli e in altri commenti, ma ad esempio il fatto stesso dei “gruppi” su Facebook che finiscono per diventare un po’ delle mini-sette, in passato non si riscontrava: Facebook fa confluire un sacco di gente in uno stesso “contenitore” ma – a differenza ad esempio di newgroup o forum – le permette comunque di rapportarsi solo con chi la pensa come lui e poi magari fare le incursioni qua e la (a volte pure organizzate, visto che dal gruppo X partono in massa apposta per lanciare i commenti di insulti sulla pagina Y), inoltre è molto semplice da accedere e utilizzare.
Guarda solo quanti “gruppi” esistono sui temi più disparati: in passato magari c’erano N siti o forum, ma ora praticamente alla prima “scaramuccia” l’iscritto al gruppo “lavandini e affini” tende a uscire, aprirsi il suo gruppo “lavandini e lavelli” e raccogliere gli scontenti del primo gruppo, e così via a cascata. Gruppi peraltro che magari si trovano con 3000 iscritti ma 10 partecipanti “attivi” sì e no, però magari gli altri 2990 leggendo le informazioni scritte li poi vanno a commentare altrove facendo gli espertoni.
Insomma, Facebook non è “il” problema, ma è un fattore molto rilevante che aiuta a “rendere” un problema certi personaggi.
Si potrebbe togliere la possibilità di commentare i post, almeno sulla pagina Facebook della propria Associazione, chiedendo di essere contattati privatamente per maggiori informazioni? Magari limita il danno all’immagine (e ai cani in cerca di casa…)-
Se la nonna ottuagenaria scassa anche via messaggio privato basta punirla con un bel “Blocca utente”….
Ci sono pochissime (rare, anzi) associazioni che stimo.
Progetto Quasi è uno di questo. L’articolo qui sopra mi conferma l’idea che ho di loro e condivido pienamente ogni singola parola scritta.
Però è anche vero che ci sono casi acclarati di volontari che davvero intascano i soldi, ma non lo dico io, parlano le denunce… e talvolta nemmeno partite da singoli cittadini, bensì direttamente dalle istituzioni locali.
Riesce difficile dar nuovamente fiducia a qualche associazione, per la mancanza di onestà di “alcuni”. Da una parte adottanti di merda, e dall’altra volontari di merda.
E sì, Facebook ha contribuito a farmi vedere lo schifo che c’è e a voler sempre più tirarmene fuori da ogni tipologia di volontariato. Che, se mai debba farlo, lo faccio io e a modo mio. Senza stare a sentire cretinate da “Ke Karinooooooooooo!!!!!!111!1!11!!!!!1!!” oppure “Vorrei che chi lo ha abbandonato morisse!!!”, ma peggio ancora i feticisti del collezionismo sfrenato di animali, che in barba a qualsivoglia regole di convivenza extra-specie o comportamentali, DEVONO avere quell’animale in adozione. Me ne sono andata da un gruppo di adozioni che gestivo proprio per questo motivo. A taluni poco importa se 2 specie di pappagalli differenti si vadano a massacrare, l’importante è aver adottato e farsi vedere come la bella adottante crocerossina.
Maronn Facebook… 🙁
XD XD già, già!
*Me disperata, me depressa*
Siggggghhhhhhh!!!!!!!!!!!! :'(
Come dire… senza peli sulla lingua.
Al di la’ della sfrustrazione legata alla prova attivita’ di volontariato per la quale si e’ costretti ad aver a che fare con questo genere di strumenti e persone, condivido in pieno la verve con la quale si rimettono le cose a posto: un cretino e’ un cretino; se non fosse cosi’ cretino il fatto di esprimersi davanti a una platea cosi’ estesa dovrebbe essere per lui motivo di ansia e preuccupazione per la figuraccia garantita a cui sta per andare incontro. E’ anche vero pero’ che si rivolge generalmente a una platea di pari grado. Il problema piu’ grosso e’ che questa gente quando esce dal serraglio di Facebook fa danno.
E comunque un tipo di quarant’anni che non sapeva distinguere un lupo da un lupoide mi voleva dare lezioni di vita a tutto tondo perché “c’ho avuto 13 cani”. Rapido conto e si fa strada una “ma tu i cani li mangi ?”
“in vita mia c’ho sempre avuto cani” ed hai vinto l’internet.
Ho lasciato diversi gruppi e pagine facebook per questo motivo. Gente completamente ignorante e analfabeta che non sente altre ragioni se non la propria, che non accetta la critica costruttiva e che si offende a morte se gli dai qualche informazione che non sia una cugginata pazzesca. È vero che i commenti, sia positivi che negativi danno visibilità alla bestiola di turno in adozione, ma svegliarsi la mattina e vedere gente che si scanna verbalmente a vicenda per IL NULLA non è proprio accettabile. Non ho proprio intenzione di farmi venire la gastrite per sconosciuti ignoranti dal commento facile, se vedo un appello come si deve (non quelli con tante vocali o improperi verso “chi ha fatto questoooooo”) lo condivido nella speranza che davvero il cane/gatto/coniglio o altro venga curato e trovi casa.. E basta. Che poi io pensi che chi ha abbandonato il cane sia un mentecatto, è ovvio! Non c’è bisogno di scriverlo su FB.. Se il volontario/a mi sta sulle balle sono ampiamente cavoli miei, se lo scopo è aiutare gli animali… Aiutiamoli e basta, le nostre opinioni personali non sono per niente utili.. A nessuno!
Tra l’altro, se (come è detto anche nell’articolo) davvero si pensa di essere di fronte a un caso di maltrattamento, non si deve condividere su un social network (perché si chiama “condividere”, nessuno capisce che significa “diffondere”) facendo la lista in ordine alfabetico di tutti gli insulti che si conoscono, ma si deve DENUNCIARE. Altrimenti, la sola cosa che si ottiene è il vuoto cosmico dell’indignazione virtuale. Che poi prima di denunciare e bollare gente come criminale solo perché non si capisce un (BIP) di ciò che si legge/vede sarebbe bene informarsi, è un discorso troppo elevato perché certi soggetti lo capiscano.
Si, io parlavo di semplici appelli per le adozioni. Quei post, messi invece solo per sottolineare, per l’ennesima volta, le crudeltà umane con il solito titolone “che merdeeeeee, guardate cosa hanno fatto a questo povero cuuuucciolooooooo”.. Quelli li salto, li evito come la peste. Non hanno uno scopo, se non quello di diffondere violenza, ed esaltare ancora di più gli autori del maltrattamento (nel caso in cui anche questi abbiano FB). Ed evito pure quelli che denunciano maltrattamenti a casaccio e offendono direttamente associazioni e volontari, perche se hai la certezza di un atto illegale, come hai detto tu, hai il dovere e diritto di denunciare alle forze dell’ordine e agli enti preposti ad indagare poi su questi casi, non di diffonderlo come una malattia infettiva sui social. Ci sono molti attivisti da tastiera, con una vita frustrante, senza scopo alcuno, e questi individui da qualche parte devono sfogate la loro frustrazione… Credo che dovremmo compatirli a lungo. Al momento li ignoro, e spero che nell’umanità che scribacchia sui social sia rimasto un po’ di buon senso, quello si che sarebbe da “condividere”.
Da quando ho scoperto la funzione “non seguire più tizio” vivo molto meglio. Per natura, all’inizio almeno, tentavo di ragionare e/o far notare (gentilmente, almeno in prima battuta) l’errore. Dopo essere arrivata più volte a trattenermi a stento dal replicare “migliora il pool genetico: estinguiti ORA, ti prego” a certe risposte piccate che ricevevo, ci ho quasi rinunciato.
C’è, per questi attivisti da divano, una teoria (che si applica anche a chi in genere diffonde cose ad mentula eccetera senza capire), che giustamente si chiama “La teoria della montagna di merda”. In pratica, l’uso massivo dei social network è come dare una pistola carica in mano a una scimmia. È utopistico pensare che non possa riuscire a spararsi in faccia, o a sparare in faccia a qualcuno a caso che le si para davanti al momento sbagliato… Purtroppo, l’unica è ingoiare i commenti sarcastici, dispensare Pigna Awards senza un domani, e passare oltre… Altro non funziona.
Vorrei ci fosse il pulsantino “nascondi commenti imbecilli” ma l’amico Zuck e la sua crew ancora non l’hanno inventato. E allora #piùpignepertutti!!!!11!1!!1!
92 minuti di applausi 🙂
Attendevo un tuo articolo su questo argomento, visti i recenti avvenimenti. Comprendo bene le preoccupazioni di una volontaria/associazione che dopo aver molto lavorato e sacrificato possa ritrovarsi a dover difendere la propria immagine dai pazzi fanarici della gogna di facebook che prima insultano e poi passano oltre (ma il tempo per verificare i fatti mai se lo prendono).
Comprendo anche che ancor più ci si preoccupi del proprio buon nome quando da questi dipenda la sorte non solo di cani e gatti ma anche di una famiglia composta da madre e figlio disabile gravemente.
Non fa poco la tua associazione, davvero il mondo non si cambia ma voi dimostrate che con il vostro lavoro potete cambiare un angolino del mondo che con voi confina. Non state vivendo invano.
Quindi innanzitutto, grazie.
Però vorrei rassicurarti: grazie al cielo lo stile particolarmente ironico dei vostri appelli vi ha assicurato visibilità a causa dell’originalità ma ha anche allontanato tutti coloro che ragionano “di pancia”, che confondono sentimenti reali con sviolinature fasulle. Chi vi segue è abituato a guardare oltre alle parole, a puntare ai fatti. Chi vi appoggia ha ben compreso come non bastino 15 cuoricini stampati per rendere una persona buona o una sequela di “schifosi vi meritate di merire tra atroci sofferenze” per fare di voi persone non degne di rispetto.
Quindi testa alta ed un po’ di fiducia in noi che vi seguiamo!
Corro a comprare la maglietta!
P.S.: per chi non lo sapesse hanno delle magliette bellissime (si vocifera che se indossate per la prima volta in notte di plenilunio aiutino a dimagrire…)
P.P.S: Fabiana, non mi impignare…ma che cavolo vuol dire 11?
Purtroppo lo stile di PQ non basta a tener lontani tutti gli “indignati da tastiera”, e lo dimostra la creazione del premio pigna. Basta una condivisione che finisce sulla bacheca sbagliata e si scatena l’inferno (divertente per noi che lo osserviamo da fuori ma non per loro, e comunque da arginare).
Ma se per loro certe cose sono solo gran rotture di maglioni, altre lo sono meno e se ti tirano nella merda difficilmente ne esci pulito, tipo nel “caso Fresa” qualche fans (e quindi potenziale donante se non adottante) lo avranno perso perchè colpevoli di aver difeso l’adottante che invece si è trovata travolta da un uragano. Quella povera donna (che tanto per mettere le cose in chiaro a me non piace fin dai video di Mocho) si è trovata a dover chiudere la pagina fb, con buona pace dei cani che cercava di far adottare, ed eventuali donazioni che riceveva mi sa che son finite. Ammetto che quando, praticamente contemporaneamente, aveva preso 3 animali da PQ e 2 dalla Duemari avevo pensato che un po’ lo “facesse per la fama”, per trovare facilmente mamme a distanza (non per lucrare, ma per mantenere la sua struttura), ma una tempesta di merda simile (virtuale e reale perchè si è saputo di un controllo, ma chissà quanta altra gente si è presentata esponendo il tesserino da giovane marmotta) non se la merita nessuno.
P.s. …Anch’io vorrei tanto capire che vuol dire 11!1! 11
Ma non credo che lo stile di PQ gli tenga lontano le tigri dai denti a sciabola della tastiera, anzi, casomai le attira…penso/spero che chi SOSTIENE PQ sia in grado di discernere (o si sarebbe già allontanato urlando “VERGOGNATEVI!”)
Non lo ritrovo nel testo, ma solitamente, collegato ai leoni da tastiera, è una sorta di “presa in giro” per come prodigano punti esclamativi ad mentula canis che, ogni tanto nella fretta, diventano 1 a ripetizione, tipo: Gombloddoh!!1!!!11
Grazie della conferma! Mi era venuta la stessa idea nel momento stesso in cui lo scrivevo qui sotto e per fare 1 e ! in sequenza semicasuale ho dovuto fare attenzione, ma non ero assolutamente certa della mia intuizione…e con PQ poteva avere mille significati…
GRAZIE!11!!1
GE-NIA-LE. A parte le risate per l’ironia brillante e lo stile unico con cui è scritto l’articolo, trovo che il contenuto sia di una certa importanza in questo periodo storico…
premetto che io NON ho, non ho mai avuto e (spero) mai avrò social network. Mi chiedo: ma davvero rispetto a un “normale” sito web, la pagina Facebook porta più adottanti? Non attira semplicemente più squinternati? Cioè, alla fine chi è realmente interessato ad adottare un cane cerca il sito di un’associazione o va in canile, o no?
Chiedo perchè essendo fuori dal mondo dei social (per fortuna della mia salute mentale) non riesco a vederne l’utilità (o quantomeno non mi sembra così grande).
Complimenti ancora per l’articolo.
Pur capendo e condividendo l’esasperazione per gli opinionisti-sempre-e-comunque, i detentori della Legge e del Verbo, i giustizieri invasati e compagnia bella, penso che a un certo punto o si decice di fregarsene di questa gente, ma davvero e quindi senza farsi venire il sangue amaro (difficile), oppure a questo punto meglio lasciar perdere. I social potranno anche avere una loro utilità, ma si sopravvive anche senza, e se ogni giorno fanno salire il nervoso e/o portano rogne e stress aggiuntivi oltre a quelli che la vita ci regala già di suo direi che senza si vive anche meglio. Non si impedirà ai cretini di opinare, ma almeno tirandosene fuori ci si schiva di lasciarsi coinvolgere.
L’articolo concettualmente è ineccepibile, ma i toni un po’troppo accesi, con una sfumatura che travalica il sarcasmo (forse proprio per l’esasperazione).
Considera che Facebook per molti equivale a “internet”, come lo era (e per molti lo è ancora) Google: non sanno nemmeno dell’esistenza dei “siti web” :D, tantissimi cercano direttamente l’URL del sito su Google, senza nemmeno usare la barra degli indirizzi, sono convinto che ci sia una buona fetta di utenti che non è mai uscita da Facebook, o ci è uscita solo perchè ha cliccato dei link condivisi.
Facebook grazie al “condividi” e al concetto degli “amici” ti permette di raggiungere una quantità di utenti che sarebbe molto impegnativo (e dispendioso) veicolare su un sito web, anche perché ci sono profili che non hanno praticamente nessun contenuto se non condivisioni a palla di stalli e adozioni. Per quanto ormai anche su Facebook “aggratis” la visibilità sia molto limitata (perchè Facebook punta a farti pagare per raggiungere più persone), se raggiungi un buon numero di condivisioni arrivi comunque ad essere quantomeno “visto” da tante persone e ovviamente questo per le adozioni è molto importante: quindi capisco benissimo chi “non può/non vuole” rinunciare al mezzo social, anche se poi ovviamente lo stesso ha tutta una serie di “contro” che non si avrebbero con un normale sito web: già solo la frammentazione dell’informazione data dal fatto che venga condivisa in giro fa sì che spesso ci siano appelli per cani ormai adottati da mesi, oltre ai vari problemi citati nell’articolo. D’accordo poi con te che spesso “l’adozione via Facebook” possa non essere un buon canale, però li sta poi alla serietà delle varie volontarie/associazioni verificare che l’aspirante adottante sia adatto a quel cane, e qui si apre tutto un altro discorso che tra l’altro la stessa Fabiana Rosa ha trattato in un altro paio di articoli qui su TPIC, quelli relativi ai “veri standard” dell’adottante di merda e del volontario di merda 😀