domenica 17 Marzo 2024

Da grande voglio fare il cinofilo…

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – Ho appena ricevuto l’email di una ragazza tanto entusiasta quanto confusa.
Tema: vorrei tanto lavorare in campo cinofilo, ma… come?
Dopo avermi parlato della sua smodata passione per il boxer, ed avermi elencato alcune possibilità che intravvede, ma senza riuscire a metterle proprio bene a fuoco (tra quelle che elenca: “allevare? Addestrare? Specializzarsi nell’addestramento dei boxer? Fare pet therapy con i boxer?”) conclude con queste domande:

– Come faccio a capire cosa voglio studiare in ambino canino?
– Come faccio a capire la mia reale vocazione per questo mondo?
– Ma soprattutto, a chi devo rivolgermi per scoprire esattamente come studiare da qualcuno “che ci capisce” e non solo perché c’è scritto E.N.C.I. o non so…?

Potrà sembrare strano, ma di richieste di questo tenore ne ricevo veramente moltissime. Il brutto è che non so bene come rispondere.
Quando c’è tanta, ma davvero tanta passione (e in questo caso, per esempio, c’è: tra le altre cose la ragazza fa volontariato da tre anni), la soluzione “lavorare in cinofilia” ne sembra la naturale conseguenza.
Purtroppo sono la prima a pensare “uhm”, “mah”, “nahh…” man mano che vengono proposte diverse alternative (il “nahh!”, in questo caso, mi è sorto spontaneo di fronte al “fare pet therapy con i boxer”. Data la folle esuberanza tipica della razza, questa la vedo proprio dura!!!).
Però, in realtà, questo sembra essere un campo in cui le possibilità di lavoro “reale” (e cioè non come semplice hobby, ma come qualcosa che ti permetta di mettere insieme il pranzo con la cena) purtroppo non abbondano. E siccome sono davvero tanti i giovani che vorrebbero provarci, analizziamo un po’ insieme le diverse possibilità e cerchiamo di dare qualche risposta sensata alle loro domande.

1 – il settore veterinario
Nonostante la presenza di 60 milioni di animali domestici in Italia (rapporto rapporto Assalco-Zoomark), sembra che i 29.000 veterinari già presenti sul mercato lascino poco spazio alle new entry.
C’è da notare, infatti, che dei 60 milioni di pets la metà è rappresentata da pesci (che il vet probabilmente lo vedono poco o nulla), mentre cani e gatti messi insieme raggiungono la quota di 14 milioni e mezzo.
Non sono certo pochi, per carità… ma se pensiamo che per gli animali non esiste la mutua, e che visite e prescrizioni veterinarie sono tutte a pagamento, è facile intuire che 30.000 vet fatichino a sbarcare il lunario, perché non c’è lavoro per tutti.

infografica_pets
Un’inchiesta di “Giornalettismo” del 2013 (intitolata, non a caso, “La folle fabbrica dei veterinari”), dà una visione abbastanza concreta del problema.
Dunque, quella di iniziare un corso di laurea lungo 5 anni per poi arrivare ad un guadagno medio di mille euro al mese (è ciò che emerge dall’inchiesta di cui sopra) non sembra una grande idea.
Per quanto riguarda poi la figura dell’assistente veterinario, a parte il fatto che l’inquadramento professionale nel nostro Paese è poco chiaro, appare evidente che faticherà ancor più a trovare lavoro, perché sono veramente pochissimi i vet che possono permettersi di pagarne uno. Già faticano a campare loro…

cucciolata_mest2 – il settore “allevamento”
L’ho già ripetuto in mille salse diverse, ma lo ribadisco ancora una volta: vivere di allevamento è pressoché impossibile, a meno che non si scelga di fare il cagnaro anziché l’Allevatore serio.
I cagnari (sia che producano – in senso letterale – in proprio, sia che importino dai Paesi più poveri e poi rivendano) guadagnano benissimo: un cucciolo dell’Est pagato 100 euro e rivenduto a 7-800 (a volte pure di più) è un vero business.
Un cucciolo “allevato” (si fa per dire) in Italia, ma semplicemente accoppiando un maschio e una femmina, senza alcun controllo sanitario, senza test per le malattie genetiche, senza alcun riscontro morfologico e caratteriale (leggi: expo e prove di lavoro) è comunque una buona fonte di guadagno.
Se però cominci anche solo a testare i riproduttori, a portarli un po’ in giro per expo, ad escludere dalla riproduzione i cani con problemi, a prepararli anche solo per una prova di selezione… ecco che le spese si moltiplicano per mille, mentre il ricavo rimane identico. Anzi, a volte sei pure costretto a tenere i prezzi al limite della rimessa, perché sei strangolato dalla spietata concorrenza degli stessi cagnari e delle sciuremarie che fanno cucciolate a casa loro (nonché degli insensati attacchi degli animalisti fanatici).
Aggiungiamoci che l’ENCI fa davvero pochino per diffondere la cultura dell’allevamento selettivo (quanti di voi sanno che esiste un pedigree diverso per le cucciolate selezionate? Eppure esiste, eh! Ne parleremo in un prossimo articolo) e che, di fatto, agevola il cagnaresimo (perché la produzione in massa porta più introiti di quella DOC) e il quadro è completo.
La tragica conclusione è che, se vuoi “vivere di cani”, non puoi allevare seriamente.
Bello, vero?

corso_addestr3 – il settore educazione/addestramento

Se i veterinari sono già troppi, le figure professionali nel settore dell’educazione/addestramento sono troppissime. Circa 35.000, un vero sproposito se si considera che questo settore riguarda esclusivamente i cani e che il target è quantomai risicato, perché in Italia non c’è una vera cultura dell’addestramento (anzi, spesso pure questo viene osteggiato dagli animalisti: e non pensiate che si tratti di “quattro matti di gatti”, perché quei quattro gatti matti hanno un peso politico che noi ci sognamo).
A peggiorare la situazione arriva il fatto che il business dei corsi per educatori/addestratori ha “sfornato” un numero elevatissimo di “incapaci diplomati” che non cavano un ragno dal buco, non riescono a risolvere neppure il più piccolo problema e causano così un passaparola diffamatorio nei confronti dell’intera categoria. E di sicuro non aiutano gli scanni perenni tra gli stessi appartenenti al settore (vedi diatribre educatori vs addestratori, collaristi contro pettorinisti eccetera eccetera).
Un altro problema serio è quello di seguire il corso “giusto” e di non finire tra le grinfie di venditori di fumo e mangiasoldi vari: è un argomento che abbiamo già affrontato più volte e purtroppo la risposta sicura non ce l’ho (se non quella di dire “venite a farlo da noi”, che però oltre ad essere poco etica non è certo praticabile per tutti: chi sta a millemila chilometri nun ce la po’ fa’!).
Scherzi a parte, personalmente ho molte speranze nella nuova figura del professionista cinofilo certificato (vedi i diversi articoli pubblicati in merito all’FCC, che l’ha introdotta in Italia), ma ancora non mi sembra che si sia riusciti a farne capire l’importanza né al grande pubblico, nè allo stesso settore: quindi i risultati “veri” mi sembrano ancora lontanucci.

toelett4 – Altre professioni nel settore cinofilo
Inserisco sotto la voce “altre” sia la figura del toelettatore che quella del proprietario/gestore di una pensione. E vi dico subito che forse queste sono le possibilità più concrete di tirar su uno stipendio non proprio da fame… però richiedono un investimento iniziale di un certo spessore (la pensione ancor più della toelettatura).
Un altro possibile mestiere è quello del dog sitter, sia nella forma di “dog walker” (passeggia-cani”) che in quella di “assistente” del proprietario, che alle passeggiate unisce anche un po’ di educazione. Anche su queste figure, purtroppo, aleggia l’ombra dello sputtanamento (perché troppissimi ragazzi si sono improvvisati dog sitter, facendo danni a tutto spiano… e il pssaparola è stato implacabile anche in questi casi), cosicché ormai finiscono per lavorare come dog sitter  – vista l’immane diffidenza che c’è a monte – solo i laureati in veterinaria, magari con un master in comportamentalismo, che abbiano fatto possibilmente anche un corso da educatore. Altrimenti non vi danno più in mano neanche il barboncino da far pisciare dietro l’angolo.
Tornando al settore toelettatura, invece, tocca ricordare che sì, lavoricchiano quasi tutti: ma proprio come nel settore allevamento, quelli che “tirano” di più sono i lavacani-tosacani, e non i veri professionisti con alle spalle corsi, gavetta, esperienza eccetera. I professionisti seri, per ovvi motivi, vorrebbero mostrare le loro vere abilità lavorando sulla toelettatura dei cani da show: ma anche questi sono pochissimi. Quindi o si adegua a fare a propria volta i lavacani e a scontrarsi con la Sciuramaria che vuole il cane rasato a zero “perché ha caldo”, oppure faticherà non poco a trovare uno spazio adeguato (anche perché di toelettatori bravi e pure famosi è già saturo – tanto per cambiare –  il mercato).

cane-tristeUn panorama desolante e scoraggiante, quello che ho dipinto: ma purtroppo anche realistico.
Detto questo, vorrei anche specificare che qualcuno “ce la fa”. Non proprio “uno su mille”, ma qualcuno in più.
E cioè chi dimostra di saper fare davvero il proprio mestiere in modo professionale, non raffazzonato e non basato soltanto sul “diplomino” (ma neppure sulla laurea!) appena acquisito.
Non dico niente di nuovo, lo so… ma troppa, troppissima gente si sente “arrivata” quando in realtà è appena partita.
Si sentono “troppo” arrivati i neo diplomati educatori o addirittura addestratori (è solo l’ENCI che rilascia la seconda qualifica) che – pure giustamente, se vogliamo… – pensano “cazzarola, ho speso 2000 euro, adesso potrò cominciare a lavorare?!?”.
La risposta è NO. Non puoi, non sei ancora in grado, scordati di aver imparato la cinofilia VERA in sei mesi o in un anno. Tocca far gavetta, tocca fare esperienza prima di pensare davvero di aprire un campo… ma qui arriva un altro problema, che è quello del “dove” farla… visto che sono ancora assai pochi i campi in cui, dopo il corso, ti viene consentito anche di fare un buon tirocinio (che dovrebbe essere gratuito… ma non sempre lo è!) e di affiancare i professionisti veri per imparare anche qualcosa di pratico, oltre a tutta la teoria che hai studiato.
Lungi da me, sia chiaro, l’affermare che la teoria “non vale niente”. Vale eccome, anzi io sono la prima che, “nata” come addestratrice in tempi in cui non esisteva alcun corso preparatorio, e quindi venuta su a forza di pratica (e di facciate nei muri), la teoria se l’è studiata dopo e si è studiata tutta quella che poteva.
Perché ci vuole, perché è importantissimo sapere non solo che “si fa così”, ma anche “perché” si fa così!
Però, da sola, non basta. Non basta, non è applicabile nella stessa misura a tutti i cani, a volte non combacia proprio con la pratica… e non perché sia sbagliata, ma solo perché i cani sono individui e non c’è teoria, non c’è metodo, non c’è strumento al mondo che possa valere “per tutti” gli individui, quando si tratta pure di individui pensanti e senzienti.
Morale della favola? Ve la riassumo in uno specchietto:

Chi “ce la può fare
1 – chi continua a studiare, a prepararsi, a seguire master e/o corsi di specializzazione se è un vet, stage e seminari e corsi di aggiornamento se è educatore, addestratore o toelettatore (selezionandoli BENE… perché ormai pure stage e seminari sono diventati un mega-business e li tengono cani e porci: dal vero professionista con immensa esperienza a quello che alleva/addestra/toeletta ecc. da due anni e pensa di essere il Guru della situazione). Soprattutto, ce la fa chi trova un buon maestro: ovvero un vet, un toelettatore di esperienza o un  campo disposto ad ospitarlo e a fargli fare la necessaria gavetta;
2 – chi capisce che in cinofilia “gli esami non finiscono mai” e che ci sarà sempre qualcosa di nuovo da imparare;
3 – chi ha anche, di suo, qualche dote naturale che gli consente di “leggere” bene i cani, di avere intuito, di possedere quel quid in più che distingue il medico generico dal dottor House della situazione.
4 – ad eccezione del veterinario che se è davvero bravo e preparato può campare solo di quello (magari dopo qualche annetto e non subito), in tutti gli altri campi di solito ce la fa chi abbina più professioni . Addestramento più allevamento, educazione e pensione, allevamento e toelettatura, e così via. Più servizi di offrono e più possibilità di riuscita ci sono: ma siccome è difficile che una sola persona riesca a ricoprire più incarichi, forse la miglior soluzione possibile è quella di abbinare più figure professionali, creando uno staff plurifunzionale. Non è facile, sia chiaro: bisogna trovare le persone giuste e bisogna anche riuscire ad andare d’accordo… però ci si può fare.
5 – purtroppo la storia dice che “ce la fa”, a volte, anche chi ha carisma… e nient’altro, o poco altro. Come in tutte le professioni del mondo, d’altronde. E’ sempre stato e sempre sarà così, ma l’avvento di Internet ha fatto crescere in modo esponenziale il problema. C’è davvero pieno così di personaggi che sono riusciti a crearsi un’immagine accattivante facendo cinofilia solo su FB… per tacer di quelli che hanno trovato la solita, italianissima scorciatoia dell'”amicizia che conta”. O di quelli che hanno puntato tutto sull'”effetto wow!” aprendo campi/ambulatori/negozi appariscenti, strafighi e capaci di attirare i clienti come mosche. C’è da dire che molto spesso queste mosche, se non vedono anche dei risultati, scappano: ma purtroppo non sempre accade, specie se il personaggio che ha aperto la struttura “wow” è anche ricco del carisma di cui sopra.
Di sicuro non vi dico questo per suggerirvi di seguire queste strade, ma per mettervi in guardia contro chi le ha già seguite e sarà un concorrente pericolosissimo per chiunque si appresti ad iniziare un percorso: perché chi bara già in partenza, di solito, è anche cattivo inside: e pur di tutelare il proprio orticello sarà prontissimo a farvi la guerra, senza esclusione di colpi. Per questo, oltre ad umiltà, serietà, impegno economico (che ci vorrà sempre e comunque) e voglia di studiare e di migliorare, al nuovo arrivato nel mondo della cinofilia servirà anche un bel palmetto di pelo sullo stomaco. Chi si scoraggia facilmente, o chi spera in un mondo giusto dove siano sempre e solo i meriti a vincere, non può uscire vivo dal mondo della cinofilia… ma forse questo vale in generale per tutto il mondo del lavoro. Almeno in questo Paese.

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23 Commenti

  1. Al di là del fatto che nesssuno sente il bisogno di un ennesimo allevatore di cani, che probabilmente non riuscirà ad emergere e a camparci senza andare in rosso… qual è l’iter formativo di chi vuol diventare, appunto allevatore? Quali letture consigliate?

  2. Un po’ come tutti i lavori che richiedono passione. E’ così anche all’estero o è possibile cercare fortuna altrove? Se si, quali paesi e quale preparazione sono consigliate?

  3. Oddio, se mi citi “Subito” mi cascano le braccia… fatti un giro sui VERI siti di compravendita pappagalli e mi saprai ridire. C’è gente che vorrebbe Ara a 300 euro, non so quanti gli possano rispondere positivamente.

    Sugli esami, bocciata ampiamente… per discutere di un argomento, va anche conosciuto 😉

    • Io penso che parliamo proprio due lingue differenti. Tu hai chiesto “perchè così pochi veterinari si occupano di volatili?”
      E io ti ho risposto “perchè la MASSA non spende soldi per il cane pagato fior fior di quattrini, FIGURATI per il volatile comprato su Subito”.
      Sconvolta di sapere che l’80% delle persone compra l’animaletto su Subito? Spiacente, ma è la realtà.
      Tu dici: “per discutere di un argomento va anche conosciuto” Quindi tu conosci la situazione economica e professionale dei Veterinari?

      La verità è che per la domanda che hai posto all’inizio, tu non vuoi una risposta, perchè il tuo interesse è solo quello di stare qui a pavoneggiarti su quanto ne sai di specie di volatili e mutazioni varie (di cui a me, tra le altre cose, non importa un’emerita cippa, CERTO che non le conosco!!).
      ALLORA: volevi davvero sapere perchè con tutti ‘sti volatili in giro ci sono pochi medici che se ne occupano, o volevi solamente fare sfoggio delle tue strabilianti conoscenze ornitologiche con i lettori di TPIC e tirartela un pò??

  4. Secondo il mio modesto parere, correggetemi se sbaglio, qui i vet sono un po penalizzati rispetto ad altri paesi anche perché noi ci limitiamo ai classici animali da compagnia. Negli USA per esempio, da quanto ho potuto vedere dai documentari e leggere, i vet mi sembrano molto più versatili, un po’ perché lì c’è la mania (molto spesso esagerata) di adottare ogni cosa, un po’ perché c’è indubbiamente una varietà di fauna molto più vasta della nostra.
    Inoltre mi è venuta in mente anche la professione del cinofilo nelle forze dell’ordine.

    • mettici anche che all’estero l’assicurazione sanitaria per gli animali ce l’hanno tutti (perchè là serve anche alle persone, per cui per loro va’ da sè che la devi stipulare anche per il pet, qua con la mutua, le persone di fronte alle spese mediche veterinarie restano scandalizzate), cosa che consente ai medici veterinari un margine di movimento ben più ampio. Esempio: ernia discale nel bassotto di 10 anni, il cane non cammina più e ha un gran dolore, costo dell’intervento 3000€, percentuale di successo sconosciuta…che fanno in Italia secondo voi? Ma non perchè siamo cattivi, perchè magari la vecchietta pensionata non se lo può proprio permettere! Là fai una telefonatina all’assicurazione e quella sborsa. Tutti felici e contenti (proprietari e veterinari!)

  5. Forse non è l’articolo giusto, però volevo farvi una domanda: qualcuno sa perchè i farmaci veterinari costano di più di quelli umani anche se non vi sono differenze?

  6. Alle plurime difficoltà elencate, aggiungi di mettere in conto la possibile (ci si augura sempre di no, ma capita…) profonda delusione con sfumature da incazzatura a desolazione nel caso in cui chi ti era sembrato affidabile, preparato, appassionato e disponibile si comporti poi in maniera scorretta rivelandosi menefreghista alla prima “prova”che non sia un seminario o una presentazione delle sue meraviglie che sembrano offrire tutto ciò che desideri/di cui hai bisogno per formarti; nonostante il tuo sbattimento in termini di investimento sia progettuale sia economico, ti puoi trovare con un pugno di mosche oltre che l’amaro in bocca… purtroppo le qualità sopraelencate non sono sufficienti per fare un buon mentore: occorre anche il rispetto, e darlo per scontato oggigiorno è da ingenui. Brutto, ma tant’è, il più delle volte, soprattutto iniziando in un settore in cui l’alea è già di un certo rilievo.

  7. Piccola parentesi…
    I volatili sono al 2° posto degli animali posseduti, eppure i veterinari per esotici e specializzati in patologie aviarie sono quelli da ricercare col lanternino. Chi mi sa spiegare questa paradossale cosa?

    • La paradossale cosa è che di esotici “non si campa”. Perchè? Perchè fra tutti i proprietari di volatili, quelli che si mobilitano e vanno a spendere dal Veterinario per il pappagallino o il canarino che hanno comprato alla fiera a 20€ (sostituisci pure a piacere il termine fiera con: privato tramite annuncio, negozio, pseudo-allevamento, saranno un 20% (?). Se il costo di un qualunque (anche banale) intervento medico supera del doppio, triplo, quintuplo, il prezzo stesso dell’animale, in quanti secondo te, diranno “Eh…poverino…è giunta la sua ora. Vabbé, domani ne compriamo un altro!”
      Aggiungici che i volatili sono pure relativamente più fragili e difficili da curare e il paradosso è presto sciolto.

      • Non mi sembra che il mondo aviare sia fatto di soli canarini e di sole cocorite, anzi, perché se ben vedi una grande parte è fatta da pappagalli mediograndi. E che io sappia, meno di 200 euro non costa un pappagallo mediopiccolo. Detta in parole povere… ma ti potrei anche specificare da specie a specie, e da mutazione a mutazione.
        Che i volatili siano più fragili e più difficili da curare non è corretto. Anche perché se mi confrondi Gould e Calopsite, non è che siano “tanto uguali”. Né come costituzione, né come patologie.

        • Guarda, io ho risposto alla tua domanda. Se mi vuoi contestare, liberissima, ma le cose restano così comunque. Se sapevi già la risposta, perchè hai fatto la domanda??
          Ci sono persone che spendono 2.500 € per acquistare il cane e poi gli danno da mangiare le crocchettazze del supermercato e saltano vaccini e somministrazione di vermifughi “per risparmiare”.
          Ho conosciuto un cretino proprietario di un pastore tedesco da lavoro del valore di 4.000€ che si presentava in ambulatorio con la provetta di urina, senza cane, per paura che il veterinario lo visitasse e gli facesse pagare quei 40€ in più.
          Un pappagallo medio-piccolo non costa meno di 200€? Apri Subito.it (e ti prego, non rispondermi con la lezione di ornitologia, perchè di esami ne ho dati fin troppi 🙂 ).

  8. Accidenti sono più confusa di prima! 🙂

    Una cosa l’ho capita però: sono testarda, tenace e ho anche costanza per ciò in cui credo davvero! (non nella palestra per esempio…)
    Dopo aver letto questo interessante articolo (come tutti i tuoi articoli del resto) penso che non smetterò più di acquistare i tuoi libri, enciclopedie (alla vecchia maniera) o libri che consigli di leggere, o informarmi di continuo come faccio ormai da tempo, nelle mie pause pranzo o nel quarto d’ora accademico quando aspetto gli altri compagni del mio corso che prendono posto.

    Sono appena partita, non sono nessuno e probabilmente non lo diventerò mai ma ho la mia passione e anche se non mi farà procurare il pranzo e la cena, mi fa svegliare tutti i giorni più felice del giorno precedente. E chi lo sa, magari un giorno capirò davvero cosa voglio da questo mondo e ci entrerò silenziosamente, in punta di piede senza neanche essermene accorta 🙂
    GRAZIE
    Ci vediamo il 4 e il 5 giugno a Roma “ingaggio e motivazione”
    (senza boxer/bava ahimè!)

  9. Se qualche addestratore/educatore e qualche veterinario innovativo vuole aprire un campo/studio nella mia provincia volentieri…. per qul che vedo io qui ci sono nel raggio di 50km due campi e mezzo di educazione cinofila e…… stendiamo subito un velo pietoso. per i veterinari abbiamo da gente vecchia scuola che dice che il cane non va lavato se non con aceto a quelli bravi ma non certo innovativi… volevo iniziare la dieta barf per i miei gatti e non so davvero dove sbattere la testa!

    • Non so di dove sei, ma su Parma ( neanch’io sono di Parma, sto a più di un’ora di autostrada, ma qui se parli di barf ti guradano come se parlassi mandarino..) qualcosa si trova. Ho trovato un veterinario nutrizionista che mi ha fatto un’ottima dieta per il cane.

    • Guarda ti rispondo io secondo la mia esperienza (ho il pallino della pet therapy da un po’ e ho girato non pochi posti per farmi un idea)
      Allora si va dalla professionista che promette davvero faville a quella supernewage che non vuole manco i cani con il collare, solo pettorine!
      L’unico corso interessante che ho trovato avrebbe dato una certificazione sia a me che al mio cane dicendo che il lavoro andrebbe fatto in team con cane, padrone e psicotropeol

  10. Mi ritrovo pienamente nella ragazza che ha chiesto aiuto.
    Io ho quasi 22 anni e da quando mi sono diplomata mi sono dedicata in tutto e per tutto a cercare di imparare il mestiere che volevo fare da una vita: la toelettatrice. Ad oggi, quasi 3 anni dopo, ho speso un mare di soldi, tempo ed energie eppure sono messa oserei dire peggio di prima. Ho tentato prima con il “”corso”” del Centro Europeo di Formazione (stendiamo un velo pietoso… soldi buttati!), poi mi sono fatta il giro di diverse toelettature di due regioni. Anche così ho ricevuto quasi solo delusioni. Nessuno e dico nessuno si è dato disponibile a prendermi a fare un po’ di pratica. Chi per i troppi costi di assicurazione e contributi (che mi ero offerta di pagare io. Anzi, mi ero proprio offerta di pagarli io, come se pagassi un corso vero, se mi avessero insegnato), chi mi ha cacciata in malo modo, chi perché non aveva “tempo da perdere”…. e via dicendo. Mi sono messa a cercare corsi base, che purtroppo non sembrano esistere. Gli unici corsi che ho trovato sono iper costosi (anche perché, oltre al costo spropositato del corso in se, ci sono le spese per vitto e alloggio dato che non sono proprio dietro casa…) e in più inutili, stando a gente che li ha frequentati che ha detto di aver speso cifre astronomiche per poi non aver visto neanche un cane. Ho contattato diverse volte anche l’Associazione Professionisti Toelettatori, che ha dato sempre risposte evasive suggerendo cose che già avevo fatto, tipo contattare qualche toelettatore ecc.
    A questo punto, dopo 3 anni quasi buttati via, ho l’impressione di avere a che fare con una specie di setta. E’ possibile che nessuno sia disposto ad insegnare il proprio mestiere? Ma una volta che i toelettatori attualmente in attività diventeranno troppo vecchi per lavorare, questo mestiere è destinato ad estinguersi?

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