giovedì 28 Marzo 2024

I veri mali della cinofilia italiana

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di EMANUELE VITOLO – Chi ha la fortuna di avere un cane (o più), di vivere insieme a lui, di condividere momenti belli e meno belli, di offrigli una vita dignitosa e di impartirgli una buona educazione, si renderà conto di non poterne più a farne a meno: lui diventa membro della tua famiglia e il tuo miglior amico, ancor più di un essere umano e, al contempo, tu diventi la persona che lui non tradirebbe mai ed il suo punto di riferimento. Ovviamente ciò avviene se si fanno le scelte giuste: se ci si informa su vita, morte e miracoli sui cani in generale e sulla razza che si è intenzionati a prendere (o, quanto più è possibile, sul singolo cane o cucciolo che si vuole adottare in canile), se si scelga un allevamento serio (o un volontario in canile serio) e si impartiscano al cane, anche poche ma chiare, regole (in autonomia o con un educatore competente).

Fin qui sembra tutto facile e scontato, ma chi abbia, o abbia avuto, almeno un cane in vita sua sa che il mondo cinofilo non è tutto rose e fiori. Infatti, già prima che il cucciolo arrivi a casa e durante tutto il vostro cammino insieme, ci si accorge che anche in questo meraviglioso mondo esistono “addetti ai lavori” veramente senza scrupoli e che dei cani, e degli animali in genere, non gliene frega davvero nulla e di conseguenza, pensano solo ed esclusivamente al Dio denaro.
Altri, a mio avviso i più pericolosi, invece agiscono solo per pura e dannosa ignoranza pensando di fare il bene dei cani, ma invece li ledono doppiamente e ledono anche i loro padroni (aspiranti e non) soprattutto a livello mentale. Chi sono queste persone che rappresentano il male della cinofilia? E soprattutto come ci si difende da queste persone? L’elenco non finirebbe più, però ce ne sono quattro che, a mio avviso, rappresentano il peggio del peggio del mondo cinofilo, da cui ci si può difendere solo con informazione, buonsenso e un po’ d’esperienza.

NEGOZI DI ANIMALI
Su Ti presento il Cane ci sono millemila articoli che trattano quest’argomento però, evidentemente, non sono bastati, allora a quanto pare ci vuole una degna ripassata. I negozi di animali vendono cuccioli provenienti da paesi dell’Est, strappati alle loro madri (che subiscono gravidanze una dopo l’altra) a nemmeno un mese di vita, messi in camion uno sull’altro e affrontano un viaggio di oltre mille km. All’arrivo in Italia molti di questi cuccioli già sono morti e quelli sopravvissuti sono venduti ai negozi a prezzi che si aggirano intorno ai cinquanta massimo cento euro a cucciolo. All’aspirante proprietario di un cucciolo che entra in negozio (ignaro di tutto) viene invece raccontato di un cucciolo nato in un allevamento italiano, che ha due mesi, che ha tutte le vaccinazioni in regola e che se l’aspirante cliente volesse anche il pedigree (ovviamente falso) dovrebbe spendere oltre la cifra richiesta per il cucciolo (normalmente va dai trecento agli ottocento euro) anche altri cento o centocinquanta euro (mentre un pedigree vero ne costa circa trenta, viene SEMPRE dato con il cucciolo, e non viene applicato alcun sovrapprezzo: semplicemente non esiste l’opzione “senza pedigree”, in un allevamento serio).
Il tutto con l’appoggio di veterinari “comprati” (molto spesso presenti in negozio) che altro non fanno che confermare le menzogne del negoziante.
Quale il finale di questa storia di pura criminalità?  Che se il cucciolo una volta giunto nella sua nuova casa dopo un mese (o anche subito) non si becca una parvovirosi o un cimurro mortale, sarà un cane sempre malaticcio, atipico nella morfologia di razza e con gravi problemi comportamentali che vanno dalla paura sino all’aggressività inter/intraspecifica, con conseguente rammarico dei suoi padroni grandi e piccoli. Come si può allora risolvere questo vero e proprio traffico criminale di esseri viventi innocenti? Semplice: la prima arma è sempre e comunque l’informazione, la seconda, invece, è quella di fare una proposta di legge (che dovrebbe partire proprio dall’Enci in Italia, da tutti i club di razza e dalla Fci a livello internazionale) che vieti la vendita di animali da compagnia nei negozi. Di conseguenza chi voglia un cucciolo di razza si deve recare solo ed esclusivamente da un allevatore serio con affisso Enci (anche se ci sono molti allevamenti “cagnari” con affisso Enci e molti allevamenti amatoriali che allevano davvero seriamente, quindi l’affisso non sempre è una garanzia).

ALLEVATORI CON SOLO SCOPO DI LUCRO

Meglio conosciuti come cagnari, canivendoli e termini affini. Tali “allevatori” non badano ad alcun tipo di selezione nei loro soggetti, né a livello morfologico, né caratteriale e, tantomeno, salutare. Il loro unico e solo scopo è lucrare, e per tale scopo farebbero di tutto compreso vendere un cucciolo ben prima dei sessanta giorni.
Fare ciò, quindi, non solo non è allevare, non solo (come dicono gli animalisti) è un vero e proprio sfruttamento di povere vite innocenti ma è anche un maltrattamento di animali. Il finale di questa storia si può facilmente immaginare, poiché non si discosta di una virgola dal destino che ha un cucciolo acquistato in negozio.
Allevare seriamente, invece, è tutta un’altra cosa. Innanzitutto l’allevatore serio lo fa semplicemente per passione ed ha un suo lavoro (che molto spesso non ha niente a che fare con la cinofilia), però più che passione allevare è uno stile di vita, un vero e proprio tributo all’amore che si ha per una razza. L’allevatore serio ama i suoi cani e ancor di più i suoi cuccioli; spende denaro, tempo e fatica per loro con grandi sacrifici che spesso lo costringono a non potersi permettere neanche una vacanza l’anno che dura un week end; si preoccupa di attuare una selezione soprattutto salutare, poi caratteriale e infine morfologica sui suoi cani; si preoccupa del loro equilibrio psico/fisico; ed i sui due unici scopi sono quelli di consegnare i suoi cuccioli in buone mani, e poi, perché no, avere l’ambizione che un giorno i suoi cani rimarranno nella storia poiché egli è riuscito a dar vita a vere e proprio opere d’arte di razza. I soldi vengono per ultimi anzi, spesso non vengono proprio.
In conclusione, come riconoscere un vero allevatore da un cagnaro? Semplice: girare quanti più allevamenti possibili (evitando come la peste gli allevamenti che allevano molte razze), documentarsi su internet e, infine, se si chiama un allevatore per un cucciolo e questo tizio si preoccupa solo di dirvi quanti cuccioli ha e il prezzo senza chiedervi voi chi siete, da dove venite, non vi mette in guardia sulle esigenze che ha quella specifica razza e non vi fissa un appuntamento per parlarne da vicino, escludetelo in partenza!
Una volta, invece, che un allevatore vi convince e fissate un appuntamento, preoccupatevi di constatare lo stato generale dei cani e come siano curati (pretendendo di vedere i documenti dei genitori del vostro cucciolo e le loro analisi/radiografie che escludano malattie legate alla razza) e, infine, aspettatevi che l’allevatore vi sottoponga ad un bel primo, secondo, terzo e anche quarto grado per capire voi chi siate e che stile di vita abbiate. Se così non fosse: fuggitevene!

VETERINARI VENDUTI AL PET FOOD

E’ vero che la legge italiana parla chiaro, ma un po’ è strana: infatti, essa recita che il  comparaggio è “L’impegno, assunto da un medico o da un veterinario, di agevolare, a scopo di lucro, la diffusione di prodotti farmaceutici di una determinata marca; è un reato previsto dalle leggi sanitarie”.
Ergo: se un veterinario si vendesse ad una casa farmaceutica (tramite rappresentante) e agevolasse uno specifico farmaco (prendendosi la mazzetta) andrebbe in galera; se invece si vendesse ad una multinazionale di petfood agevolando, elogiando e spacciando mangimi a suo dire “di qualità”, la passerebbe tranquillamente liscia. Quali sono le conseguenze di tutto ciò? Che spesso tali mangimi di livello qualitativo hanno poco o nulla; molti tra i quali sono fatti con farine animali e sottoprodotti di origine animale (quindi ossa, becchi e tumori compresi) e ciò spiegherebbe, a livello statistico, l’incremento di malattie tumorali spesso mortali che riguardano sia cani che gatti.
Un veterinario che adotta questo modus operandi è una persona che non ama gli animali, di conseguenza non ama il suo lavoro e lo esercita solo ed esclusivamente per soldi. Tali soggetti non solo non meritano di indossare il camice bianco ma (se il comparaggio riguardasse anche il vendersi al petfood) dovrebbero anche essere radiati dall’albo; e perché no: anche andare in galera.
Come difenderci allora da questi delinquenti in camice? Occorre un po’ di tatto: se vi accorgeste che il veterinario è irremovibile nonostante voi gli diciate che quella marca già l’avete provata e non va bene per il vostro cane e costui non vuole sentire ragioni e vi indirizza magari a cambiare solo ingrediente di quella singola marca, già questo è un campanello d’allarme. Un’altra arma che avete (ed è quella più forte) è imparare a leggere le etichette: è vero che la nutrizione dei nostri cani è un argomento molto complesso in cui ognuno ha le sue idee e dice la sua, ma non ci vuole un Nobel in nutrizione canina per capire che un mangime che abbia come primo ingrediente carne fresca (o disidratata) e come secondo ingrediente il riso con le dovute percentuali accanto, qualitativamente è superiore rispetto ad una marca che ha come primo ingrediente il mais e per secondo il riso. Il terzo modo per capire se avete a che fare con un veterinario venduto, in realtà è il più semplice: se il veterinario è così spudorato, sicuramente avrà tappezzato tutto lo studio, peggio di un’edicola, di poster e volantini di quella sola marca e non di altre. Concludendo: qualora sentiate puzza di “comparaggio legalizzato” da parte del vostro veterinario, cambiatelo! Perché un veterinario serio e che ha a cuore la salute del vostro cane, saprà consigliarvi il mangime giusto per quest’ultimo che sarà innanzitutto di qualità e poi terrà conto delle sue esigenze specifiche (età, stile di vita, peso, eventuali allergie etc. etc.) senza badare troppo alla marca ma solo all’etichetta.

ANIMALISTI E VOLONTARI FANATICI

Qui occorre fare una breve e chiara distinzione. Esiste una categoria di persone che accolgono un cucciolo in casa, cane o gatto che sia, e gli danno un tetto sotto cui vivere, affetto, rispetto, cibo, acqua, amore e anche un briciolo di educazione; e magari hanno anche salvato molti cani e fanno, o hanno fatto, i volontari al canile.
E già questo basterebbe, a mio avviso, ad essere degli ottimi animalisti nei limiti della ragione umana.

Poi c’è un’altra categoria di persone che accolgono un cucciolo, o un cane adulto, in casa rigorosamente preso al canile; che gli fanno fare quello che vuole perché già è stato sfortunato e quindi ora ci vuole solo ed esclusivamente l’amore; che sostengano che tutti gli allevatori sono esseri spregevoli e che mangino sulla pelle di povere vite innocenti; che le razze non esistano e l’unica razza è quella canina e, di conseguenza, i cani siano tutti uguali; gli addestratori/educatori (ma per loro sono la stessa cosa) siano torturatori seriali; ovviamente essi sono o vegetariani o vegani e, dulcis in fundo, ritengano che la razza umana sia da sterminare e che dovrebbero esistere solo animali sulla faccia della terra: questi sono gli animalisti fanatici.
La questione è che fin quando il loro fanatismo rimane nelle quattro mura delle loro case, non lede a nessuno se non ai loro malcapitati animali. Ma già quando entra nei social network e nei blog pieni zeppi di bambini, adolescenti e di persone adulte con menti facilmente condizionabili e, infine, varca la soglia dei canili, iniziano problemi molto seri.
Perché fin quando un cane pauroso, per esempio, viene adottato grazie ai post su facebook (rigorosamente strappalacrime) da parte di questa categoria animalisti fanatici, e va nelle mani giuste, effettivamente è un colpo di fortuna per il fanatismo ed un cane in più salvato dal canile; ma se lo stesso cane pauroso va in mano a persone che non hanno mai avuto cani in vita loro e magari hanno anche bambini, posso accadere problemi irreparabili.
Conseguenze? Trauma infantile per i bambini, cane riportato al canile, doppio abbandono = trauma raddoppiato.
Tutto questo perché? Perché ci sono individui ignoranti, che pensano di fare il bene dei cani ma in realtà in tutta la loro vita non hanno mai aperto un libro di cinofilia e quindi non sanno, per esempio, che un cane pauroso è più “pericolos”o di un cane aggressivo. Al contempo, invece, pensano che i cani siano tutti uguali e qualsiasi cane, anche il più problematico, basta che gli sia dia amore e affetto e il problema è risolto. Non è così e magari lo fosse! Allora bisognerebbe urlarlo a squarcia gola: un cane preso in canile spesso ha bisogno del doppio dell’educazione e il doppio delle regole rispetto ad un cane preso in allevamento! Di conseguenza un cane che vive in canile avrebbe bisogno, da parte dei volontari se avessero la competenza per farlo, di una selezione della famiglia adottante maggiore rispetto a quella che farà un allevatore serio per i suoi cuccioli proprio perché, anche se fosse un cane buonissimo, comunque ha subito almeno un trauma e già il canile in se è un trauma!
In conclusione, come fare se si vuole adottare un cane in canile ma in tutta la propria vita non si ha mai avuto cani? Semplice, in primis iniziare a farsi una cultura cinofila quanto più approfondita possibile (questo vale, anche se decideste di acquistare un cane in allevamento); in secundis visitare il canile e farsi guidare da un volontario serio (perché ce ne sono, eccome) che vi dirà quanto più ne sa su quel cane, vi descriverà il suo comportamento e sarà stesso lui a dirvi (e non mentirvi come fanno spesso pur di far svuotare i canili) se quel cane è adatto a voi o no; Infine, se proprio volete essere maggiormente sicuri, potete rivolgervi ad un educatore cinofilo il quale verrà con voi e vi aiuterà nella scelta del vostro cane.

Per concludere, potrei scrivere migliaia di altri mali: educatori/addestratori che non hanno né arte né parte e invece di risolvere un problema in un cane ne fanno sorgere altri cento; giornalisti che di cinofilia non sanno niente e sono sempre pronti a sbattere in prima pagina rottweiler, pit bull e affini senza neanche informarsi se si tratta realmente dei tali e perché abbiano morso, gettando fango sull’immagine di queste razze e su chi le alleva; la televisione che di cinofilia parla poco quanto niente, anzi se in televisione si parlasse di cinofilia, come si parla di cucina e di calcio, l’Italia diventerebbe la nazione più acculturata in campo cinofilo; i numerosi  club di razza che spesso sono delle vere e proprie sette in cui della razza non si parla proprio più ma si pensa solo al denaro.
In realtà non basterebbe un libro per descrivere tutti i mali della cinofilia nostrana, e men che mai la si può cambiare del tutto, però se ognuno facesse la sua parte, nel proprio piccolo, informandosi, acculturandosi e soprattutto denunciando dove c’è da denunciare, qualcosina cambierebbe e ne gioverebbe la vita dei nostri amici a quattro zampe.

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28 Commenti

  1. Scusate, ma non era stata vietata in Italia la vendita di animali nei negozi? Oltre a fiere ecc non era stato impedito anche a loro di vendere i cuccioli? Lo chiedo perché ero davvero convinta di questa cosa è dalle mie parti, in effetti, sono alcuni anni almeno che non si vedono più negozi con animali in vendita: anche quelli che prima li avevano, da qualche anno si sono convertiti alla vendita di solo prodotti, cibi, ecc. Dite che vale solo in alcune regioni?

  2. Ultimamente cinofilia per me equivale solo al mondo degli sport cinofili. Negli anni ho imparato a disinteressarmi totalmente delle credenze ed opinioni provenienti da:
    _Volontari. Io ho le mie idee ed il cane lo scelgo io, rigorosamente di razza dall’allevatore che più mi convince;
    _Veterinari. A parte per le problematiche di salute/malattia, da cui mi faccio consigliare volentieri, raramente (generalizzando) un veterinario ha le informazioni necessarie riguardo l’alimentazione o il comportamento;
    _Altri proprietari di cani. Che per la maggior parte delle situazioni non valutano le cose in senso critico e non curano il loro rapporto con il cane. Al limite gli interessa che il cane si sfoghi.

    Detto questo forse la categoria che mi delude sempre di più è l’istruttore cinofilo ROBOTIZZATO. Ossia quello che ha imparato una tecnica sola e la utilizza senza contestualizzarla alla situazione, senza mettersi dalla parte del cane.
    Da poco tempo mi confronto con questo mondo (sono alle primissime armi) e lo trovo assolutamente ODIOSO. Non capisco come possa un istruttore vedere situazioni in cui il proprietario lavora malissimo e di conseguenza anche il cane e non cercare di cambiare il suo schema di azione. Il fine del’educazione/addestramento dovrebbe essere di ottenere un risultato dal cane, non il mero utilizzo di un metodo. Quindi se il risultato non c’è, l metodo andrebbe cambiato, almeno in quel contesto.
    Questo PER ME è uno dei tanti veri mali della cinofilia.

  3. IL MALE
    DELLA CINOFILIA
    NON sono I NEGOZI DI ANIMALI nella loro totalità, MA ALCUNI DI
    ESSI e la gente che vuole il cucciolo cotto e mangiato subito! Io ho un negozio
    e non mi ritengo una di queste persone mosse solo dalla libido del dio denaro. Forse
    perchè adotto una linea etica: tratto solo le razze che CONOSCO BENE e SEMPRE
    in collaborazione con ALLEVATORI ITALIANI ENCI o ALLEVATORI SERI, che testano,
    fanno profilassi veterinarie vere, con i crismi. Io non partecipo alla tratta
    dei cani dell’est o al cucciolificio sommerso.

    Conosco molti “PET SHOP ETICI” che
    forse vorrebbero DIFFERENZIARSI da questa massa di rivenditori grossisti che di
    solito (ma non sempre) hanno i soldoni e ale intere di merce gestite da
    personale stipendiato e loro vedono solo il commercialista. Io lo dico: no quelli
    non sono miei colleghi. Mi vergogno che si chiamino nello stesso modo
    formalmente di come si chiama la mia attività, mi vergogno di appartenere a
    quella categoria. Come molti allevatori quando vedono certi pseudo allevatori.

    Forse il Male vero è quando entra qualcuno e tu gli dici: “vediamo se la razza è
    adatta al tuo modo di vivere, se è davvero la razza per te” e ti
    rispondono che hanno visto la foto e gli piace per cui deve essere quello.

    Forse il Male vero è quando hanno letto bene le caratteristiche della razza,
    hanno parlato con proprietari di quella razza e visto il cane com’è e vengono a
    chiederti se lo hai, quando gli dici “Puoi andare all’allevamento X,Y,Z
    che ti consiglio caldamente hanno proprio cuccioli ma da svezzare, devi
    aspettare e ti rispondono “ No lo voglio subito.”

    Tralascio il male di “Voglio pagarlo pochissimo, sotto al prezzo di mercato”, però dopo aver
    acquistato mille euro di Smartphone! E se il decantato Smartphone dopo un anno
    è vecchio, dopo tre è da rottamare, forse si dovrebbe soppesare quanto ‘vale’ l’amore
    di un cane nella sua vita si spera ben più longeva!

    Questa ‘fretta di avere’ questa brama senza sacrificio, senza impegno né attesa…è questo il
    vero Male. Che porta a fare la scelta deontologica sbagliata a chi vende,
    quella fallace a chi compra.

    Che porta a esporre tutte le volte tutte le razze di moda, così è già lì a guardarti, per
    il cliente è il frutto del peccato.

    Per avere i miei cani io sono andata a conoscere le famiglie, le persone, i
    genitori dei miei cagnolini futuri. Non mi sono fermata per strada a un
    benzinaio a farmi mollare lì su due piedi quell’adorabile bestiola forse malata
    già mortalmente, forse di dubbia provenienza, senza dubbio non amata perché dove
    non c’è rispetto di storia, background, conoscenza, informazione, non c’è
    INTERESSE VERO, dove mancano interazione e selezione NON SOLO della razza ma
    anche del Proprietario Ideale… non c’è RISPETTO.

    Non è assente l’AMORE: Amerai comunque un cane se sei un essere umano SANO. Ma quella è un’altra storia.

    Va bene, lo ammetto, tanti ‘rivenditori negozianti’ sono di un’ignoranza abissale nel
    migliore dei casi e dei biechi malfattori in taluni altri casi e non è facile
    scremare. Ma vale anche per taluni allevatori e qualche canile/volontario/associato
    di associazioni varie. Però si deve. Si può.

    Conosco anche pet shop che per scelta non vogliono vendere cuccioli, o altri negozi che vogliono assumere un’etica simile. Ci sono soluzioni migliori senza dubbio e sono sempre quelle che vedono il Negozio
    come ‘intermediario’ e ‘filtro’, come un collaboratore con gli Allevatori più
    seri o qualificati, piuttosto che come un mero macellaio che espone carne viva
    senza sapere nemmeno che taglio sia. Il Negozio può adottare questo sistema
    come dovrebbe essere prassi, senza dubbio ci guadagna meno (è lì il problema
    vero?) però non demonizziamo la categoria: il focus và dove mira anche negli
    altri gruppi citati, in quella branca di delinquenti. La passione per gli
    animali non è una frase imbellettata, si dimostra nella pratica quotidiana e si
    può pesare in base alle scelte.

    • Scusa la domanda, davvero senza intenti polemici, ma proprio non capisco una cosa: un privato che si è informato sulla razza, con tutto ciò che comporta etc., per quale motivo sceglie il pet shop “etico” (o non importatore, insomma quello che intendi tu), quando può di persona visitare l’allevamento, parlare a quattr’occhi con l’allevatore, vedere dove e come crescono i cuccioli e l’ambiente così importante dove trascorrono i primi 60 gg. con i fratelli e la mamma (e vedere lei e gli adulti con cui interagiscono i cuccioli all’età opportuna, vd.una figura maschile che sia il padre o meno, ma che faccia la sua parte nel processo formativo dei cuccioli), valutando igiene e ambiente con relativi stimoli cui vengono esposti nella fase così delicata dell’imprinting…? Non capisco, non vedo alcun vantaggio che un negozio possa offrire, soprattutto considerando che la parte di “intermediazione”non è gratuita e quindi alla fine si otterrebbe meno (per quanto sopra esposto, indipendentemente dalla serietà del servizio che tu garantisci a differenza degli importatori dall’Est o colleghi canivendoli) pagando di più… Onestamente è la prima volta che leggo di un tipo di negozio di animali come quello da te descritto, ammetto che pensavo fossero solo del genere sottinteso dall’articolo (e dalle mie parti infatti risultano tutti così), per questo ti chiedo lumi a riguardo, grazie se vorrai spiegare a chi come me trova questa opzione quantomento “anomala” come canale d’acquisto consapevole, ripeto senza alcun intento polemico.

      • Mi associo alla domanda di Roberta ma aggiungerei anche: perchè mai un Allevatore serio dovrebbe affidare parte dei suoi amati cuccioli ad una terza persona – per quanto seria sia – affinchè li ceda al posto suo?

        Una delle caratteristiche che distinguono un allevatore dall’Allevatore con la A maiuscola è proprio la volontà di conoscere a fondo i futuri proprietari dei cuccioli, accertarsi che vadano a star bene…dopo averli fatti nascere e crescere nel miglior modo possibile.

        • Anch’io avevo ache questo dubbio in effetti, grazie Silvia x aver completato la richiesta! (oltretutto in varie presentazioni di allevamenti ho trovato più volte come “marchio distintivo” dichiarato il “no pet-shop”, come scelta etica appunto dell’Allevatore…). Attendiamo lumi

        • anch’io non vedo come un allevatore serio possa dare i suoi cuccioli a un negozio. Io ad agosto ho preso la mia cagnolina in un allevamento amatoriale, era l’unica della cucciolata, quindi già partiamo dal presupposto che anziché guadagnarci ci hanno ripreso a malapena le spese, ciononostante prima di darmela mi hanno fatto mille domande e ho parlato con entrambi gli allevatori, poi ci siamo conosciuti, e ho avuto la piccola a 105gg. ora la piccola ha 8 mesi e gli allevatori continuano a seguirla, a informarsi quasi ogni giorno su come sta, mi aiutano anche nella toelettatura. un allevatore che cede i piccoli a un negozio se ne lava le mani.. bella serietà e bella etica.. anche perché dubito che il negoziante poi segua i cuccioli nel corso della loro vita.

    • Nessuna persona sana di mente fa nascere una cucciolata, la segue passo dopo passo, la nutre, la alleva con amore e attenzione, ne conosce pregi e difetti e sa individuare il carattere di ogni singolo cucciolo per poi sbatterla in negozio e dire: “Toh, ora i padroni trovateli voi”. Io faccio pelo e contropelo a chi viene a chiedermi un cucciolo, moltissime persone se ne vanno via a mani vuote e il cucciolo lo scelgo io in base alle caratteristiche del futuro binomio. SENZA ECCEZIONI. Se un allevatore non si comporta così e cede i suoi cuccioli a un’altra persona affinché questa li rivenda é un CIALTRONE.
      Altro che “negozi etici”.

      • sono d’accordissimo. se faccio nascere una cucciolata, la vedo nascere, vedo i miei piccoli aprire gli occhi per la prima volta, muovere i primi passi, fare la prima pappa da soli, voglio conoscere i futuri proprietari, sceglierli personalmente e, quando mi rendo conto che non sono adatti, dire anche no, per amore del cucciolo, a costo di continuare a tenerlo finché non trovo la famiglia adatta o tenendolo con me se non la trovo. Non lo darei mai a un negozio!

    • Senza polemica alcuna, ma potrebbe essere possibile che i primi ad essere fregati siano proprio i pet shop etici? Per la consegna del Pedigree come funziona? L’allevatore lo rilascia ai negozianti e poi i negozianti lo consegnano ai proprietari definitivi? nel contempo vi è un unico o doppio passaggio di proprietà? Me lo chiedo perchè potrebbe trattarsi di una truffa in primis a vostro danno….

    • beh, questa è la pietra tombale della cinofilia..se il proprietario è e rimane disinformato, il cane non ha speranze di migliorare la condizione di partenza

      • Vero, assolutamente, però il proprietario può anche avere difficoltà a informarsi, pensiamo solo a quante “scuole di pensiero” esistano riguardo alla cinofilia, scuole che vanno da un estremo all’altro e si “insultano” non solo tra A e Z ma anche con tutto il resto dell’alfabeto.
        Trovi detto tutto e il contrario di tutto su molti argomenti, e se sei un neofita districarti è difficile.
        E’ vero che il problema di solito è l’ignoranza, e uno che anche prova a barcamenarsi tra le varie “versioni” dall’ignoranza ne esce e qualcosa impara…però su altre cose c’è il problema opposto, ovvero che invece di “troppe voci” tendi ad averne “una sola” (o quasi), ad esempio pensa a uno che si trova bombardato dai vari “aah gli allevatori lucrano solo sui cani”, vede i servizi di Striscia & c sui sequestri che non differenziano tra allevatori e cagnari, legge su Facebook che “l’amore non si compra”, eccetera: è “comprensibile” che si lasci convincere.
        Insomma, mancano un po’ le mezze misure :D, se uno ha già un po’ idea di come funzionino le cose ancora ancora riesce a barcamenarsi (ma comunque spesso non è facile distinguere manco per gli “addetti ai lavori”), ma se è un neofita che vorrebbe avvicinarsi al “mondo cani” per capirci qualcosa in più, le possibilità che scappi urlando dopo poco tempo sono tutt’altro che basse 😀
        Non a caso a mio avviso c’è un vero e proprio abisso tra la “cinofilia ufficiale” e il “proprietario comune”.

        • Soprattutto c’è un abisso tra cinofilia praticata e quella solo “filosofeggiata”.
          Per carità… i libri, le teorie e studi sono importanti.
          Ma alla fine della fiera, l’educazione/addestramento di un cane è qualcosa di “drammaticamente pratico”.
          E non è certo solo con le scale neoteniche, ogni nozione possibile di prossemica canina o quant’altro che si educa un cane.
          Piglia un guinzaglio e mettiti a lavorare con il canide 🙂

          • Vero, però appunto diciamo che se prendi il guinzaglio senza sapere cosa farci…è più facile che tu faccia casini :D, avere le basi tecniche aiuta molto, è uno dei motivi per cui io ritengo che i “corsi addestratori” potrebbero essere utilissimi anche ai semplici proprietari di cani, anche qualora poi non volessero intraprendere un lavoro nel settore ma solo avere più nozioni sul come convivere con il proprio cane.
            Poi certo, anche nei corsi c’è il bello e il brutto, quelli organizzati bene con docenti capaci e quelli fatti solo per spillare soldi, del resto i corsi “ereditano” tutte le magagne della divisione in mille sigle e scuole di pensiero 😀

            Il problema è anche che in tanti cercano di far passare l’idea che “i cani sono tutti uguali” (e di conseguenza “il metodo che ti insegno funzionerà sempre”), quando come giustamente dici tu, la cosa è molto più dannatamente pratica e devi saperti adattare a diverse situazioni…senza contare poi che magari becchi anche due cani uguali, ma tanto saranno diversi i relativi padroni e quindi COMUNQUE dovrai fare qualcosa di diverso, perchè spesso ci si dimentica che il lavoro di educatore/addestratore è TANTO anche un lavoro sull’umano…

  4. la domanda mi sorge spontanea: si sa che i negozi vendono cuccioli trasportati illegalmente dall’est e non si può fare niente per bloccare questo traffico??? Credo di aver sentito una singola volta, in tanti anni, che oltre al trafficante di cuccioli è finito davanti al giudice pure chi il cane lo doveva rivendere…Veramente non capisco, cosa mancano? le prove?manca il reato?l’opportunità di beccare l’anello finale della catena?

    • Mah, il problema grosso probabilmente è che dietro ai traffici di cani dell’Est i “pesci grandi” spesso sono quelli della criminalità organizzata e muovono un bel po’ di soldi: è da 20 anni (minimo) che si sa a “ampio livello” del traffico di questi cani eppure il commercio continua. Ed è un fenomeno che va avanti da ancor più tempo, ma almeno prima c’era l’attenuante della “poca informazione”.
      Penso che manchino soprattutto le pene: quando anche beccano i trasportatori (e tanto beccano solo quelli o quasi), le pene sono ridicole, magari “perdono il carico” per il sequestro ma pagano due multe e hanno nuovamente i mezzi, loro non finiscono mai in galera (ma anche ci finissero, ci sarebbero sicuramente nuovi “galoppini” pronti ai viaggi). L’unico modo efficace per fermare la cosa sarebbe fermare la domanda, che però viene creata anche grazie ad altri dei punti portati da Emanuele nell’articolo, e quindi “nun se ne esce”.
      Spesso è anche difficile andare a dimostrare la falsità dei documenti, delle età dichiarate per i cuccioli e quant’altro, altrettanto spesso c’è chi non denuncia perchè tanto “gli cambiano il cucciolo”, insomma, è un bel macello.

    • guarda, spesso è il futuro proprietario a chiedere il cane dell’est per risparmiare. una persona che conosco era tanto orgogliosa di aver trovato chi gli portava il chihuahua “mini toy” dalla romania a 300€ contro i 1100€ richiesti da un allevatore…

  5. D’accordissimo, anche e soprattutto sulla parte riguardante i volontari (e io sono stata volontaria e ho sempre adottato meticci dal canile). I volontari che più fanno casino (in canile e su Facebook) sono proprio quelli che non sanno nemmeno quante zampe abbia un cane.
    Però la frase “ovviamente essi sono o vegetariani o vegani” non ha molto senso. Se un volontario è vegano ha più probabilità di non capire nulla di cani?
    Secondo la mia esperienza le scelte alimentari non sono correlate all’ignoranza o meno in campo cinofilo. Conosco volontari vegani che dovrebbero stare il più lontano possibile dai cani e volontari vegani che svolgono un lavoro impeccabile. Stessa cosa per quelli che mangiano carne.

    • Hai assolutamente ragione, le scelte alimentari non sono correlate all’ignoranza cinofila, però, proprio perchè sono scelte dure, difficili da mantenere se non si è più che convinti delle proprie idee, radunano soggetti estremamente determinati. Purtroppo la determinazione poco ha a che vedere con l’intelligenza, quindi, quando hai la fortuna di incontrare il vegetariano o il vegano intelligente trovi persone estremamente sensibili e stimolanti, quando hai la sfortuna di imbatterti nel vegano stupido è come avere un gatto selvatico nelle mutande.
      Ecco perchè, a mio parere, son diventati il simbolo negativo dell’animalismo.

    • Credo che Emanuele intendesse dire che tendenzialmente l’atteggiamento dell’ “animalista fanatico” è quello del “vegano fanatico”, ovvero va a esasperare talmente tanto le cose che finisce per non essere ascoltato, non perchè magari non abbia argomentazioni valide, ma per come le pone.

      Come sottolinea Katya, sono categorie che tra le proprie fila hanno soggetti non proprio “equilibrati”, aspetto che però va a danneggiare l’intera categoria: ormai il concetto di “animalista” viene spesso interpretato come quello che va a liberare gli animali in mezzo alla strada, così come “vegano” porta alla mente più a chi ti accusa di “mangiare cadaveri” che non ai vegani equilibrati.

      Insomma, credo che il “paragone alimentare” fosse a livello di “atteggiamento prevalentemente estremista che poi distorce l’immagine di tutta la categoria” 🙂

  6. Manca una categoria di cialtroni che fa danni come la grandine. Gli educaddestraistruttori che hanno fatto il corsettino siua (o simili) di tre mesi a 12000€ e sono convinti di sapere tutto perché loro “hanno il border collie di sei mesi e quindi non hanno più niente da imparare”. Oppure quelli che non hanno mai letto un libro né seguito una lezione in vita loro perché “la teoria è per i fessi, io c’holesperienza e il rottweiler che è l’unica cosa che conta”

  7. In qualche modo sono riuscita a entrare e commentare! Mi scuso con tutti, non so cosa sia successo, ho scritto alla redazione, ma nessuno mi ha risposto…possibilmente vorrei riavere il mio profilo. Grazie

    • apro ufficialmente una raccolta fondi per il riscatto del profilo di raffa, chi gliel’ha rapito si vergogni..sotto Natale queste cose non si fanno proprio..eeh no! Sapete voi rapitori quale crisi di identità può provocare l’entrare in chat come guest?..nessuno ti riconosce, tu parli e ti prendono per troll..no no, proprio non si fa. E già che ci siamo, dove tenete nascosto Chù??? spero almeno che vi sia rimasto un po’ di cuore e che chù e profilo di raffa siano assieme, chissà..magari vicinivicini alle mie cartelline dei preferiti..😃😃😃😃😃

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