venerdì 17 Gennaio 2025

Il tagliano…riflessioni su filos fobos e logos

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di ANNALIA MATTEI – Il ‘tagliano è una bella lingua.
Bella e complessa, musicale e poetica.
Con le radici che affondano nella storia, nell’antico greco e nel possente latino, con le fronde che risuonano dei mille accenti dei mille dialetti che la colorano a volte.
Ma, come tutte le cose belle, necessita di cura e conoscenza.
E fin qui  bel “cappello”, ma che cappero c’entra,  parlando di cani?
C’entra, c’entra…se mi date due minuti per spiegare.

Allora: in greco antico, passato poi pari pari  al latino  e da lì fino a qui, “fobos” era in nome della “paura”.  Ma proprio paura, eh. Quella che ti alza il pelo sulle braccia e ti gela il filo della schiena.
Invece, “filia” (philia, per essere precisi) era l’amicizia, l’affezione .
Quel sentimento che ti far sentir bene quando vedi, sei in compagnia di qualcuno, o di qualcosa. Più qualcuno che qualcosa, ma poi il concetto si è esteso.
“Logos” invece era , fra le altre cose, la ragion d’essere, la causa, la spiegazione.
Logos era l’ordine delle cose, contrapposto al Caos (ahimè!) primordiale.

Ora, dato che gli antichi erano già , un po’ ante litteram, per il risparmio energetico soprattutto della LORO energia (esattamente come me, che potendo, scriverei  lodi alla pigrizia… ) han pensato bene di risparmiare fiato parlando e spazio scrivendo inventandosi quella genialata che sono le parole composte.
Vuoi dire che tizio è un amante, amico, ammiratore dei cavalli ? Lo chiami Filippo, e morta lì.
Devi spiegare che Annalia ha una paura blu dei ragni? E’ aracnofobica.  E ti sei risparmiato una quantità di parole inutili.
Devi ricordare a qualcuno che il dr. Barnard era una persona che conosceva a menadito il cuore e sue regole di funzionamento ? Era un ottimo cardiologo (e pure cardiochirurgo) , così come Derek Sheperd (eheh), pace all’anima sua, finchè è esistito è stato il “miglior neurologo” (e neurochirurgo) del mondo perché del cervello sapeva anche dove il diavolo teneva la coda.
Ed in due parole, un aggettivo ed un sostantivo, hai chiuso la faccenda.

I vocaboli composti, visto che son geniali, son  arrivati fino a noi.
Adesso però mi domando e chiedo: se dico “cinofobo” a tutti coloro che conoscono la lingua italiana, viene immediatamente in mente un tizio  che al solo apparire anche del botolo più microbico si precipita a cambiar marciapiede quando va bene. E fin qui, nulla da eccepire.
Se dico “gattofila” (o felinofila…) tutti pensano immediatamente alla gattara che coccola 80 pelosi miagolanti togliendosi pure il cibo dalla bocca. Perfetto.
Se do del “tuttologo” ad una persona saccente, magari anche con un intento non proprio complimentoso, chiunque mi ascolti capisce subito che  sto lievemente prendendola per i fondelli visto che nessuno può conoscere la ragion d’essere di ogni cosa. A parte forse Leonardo da Vinci, che però mi risulta essere deceduto da un po’.

Ma pecché, pecchè, se dico, o scrivo “cinofilo” tutti pensano non ad una persona disposta a mettersi in casa 45 cani, come etimologia della parola vorrebbe, ma ad una persona che ha una “conoscenza” approfondita, assoluta, enciclopedica come neppure il già citato Leonardo, sui cani e su ogni cosa  che li riguardi anche lontanamene (ma da lontano lontano, eh)?
Una siffatta persona sarebbe da indicare col  termine “cinologo”.
Etimologicamente parlando (l’etimologia studia l’origine e la storia delle parole. Il termine viene dal greco, étymos…origine, e logos, appunto…).
Chi conosce la “causa prima” del cane è un cinologo, non un cinofilo.
Anzi, potrebbe essere pure  un “cinofobo”, senza contraddizioni in termini, perché magari è stato spinto dallo studio del mondo canino proprio dalla sua…fobia per il medesimo.

Noialtre/i sciuremarie o sciurmarii dalla nascita, è vero, siam cinofile/i, esattamente come la gattara è gattofila. Italianamente correttamente parlando.
Ma non siamo cinologhe/i.
Se non in rari casi, quando all’amore ed all’affezione si unisce pure la cultura (anni ed anni di studi)  e l’esperienza sul campo (anni ed anni) . Intendendosi proprio “campo”. Quello con la polvere col sole ed il fango con la pioggia. Quello dell’addestramento, insomma.

Però è interessante notare come, nella immane marea di  x-loghi che imperversano nella lingua italiana corrente, dallo psico-logo, al dieto-logo, dal neuro-logo, all’astro-logo, fino appunto al tutto-logo (orrido neologismo) proprio “cino-logo” brilli per la sua assenza.
Per caso, probabilmente.

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13 Commenti

  1. Secondo la Treccani, la cinologìa è la “Branca della veterinaria che ha per oggetto lo studio dei cani dal punto di vista anatomico, fisiologico, ecc.”. Quindi disciplina scientifica.

    Mentre la cinofilìa è “Amore per i cani, inteso particolarmente come interesse per l’allevamento e il miglioramento della loro razza”.

    Direi che date queste due definizioni io sarei più cinofilo (amore, passione) che cinologo (scienza).

  2. Che bello adesso posso dire tranquillamente di essere una cinofila 🙂 che mi sento molto sciuramaria quindi molto poco cinologa, ma la casa la vorrei piena di cani

  3. Riflessione acuta, e ben esposta, non fine a se stessa ma stimolante a sua volta riflessioni a catena… Quello del significato primario e essenziale delle parole, che non sono solo suoni articolati, è troppo spesso un argomento considerato noioso e/o riservato a letterati, ma in realtà se ci si soffermasse di più a pensare e pesare le parole prima di usarele e se le si scegliesse con un po’più di cura, quanto migliorerebbe la comunicazione e di conseguenza il rapportarsi in società… invece si va sempre più avanti con “ma io volevo dire…ma no, non hai capito…Ah, ho frainteso…”, quando non si finisce direttamente con un alternare battute di monologhi perchè non si è più in grado di dialogare, parlando la stessa lingua ma attribuendo alle parole significati diversi, in base a quel che secondo ciascuno, approssimativamente, vogliono dire. Servirebbero i sottotitoli a scanso di equivoci. Fine OT 😉
    Forse “cinofilo”in italiano è finito per sostituire “cinologo” non in quanto sinonimo (ce ne passa, siamo tutti d’accordo), ma perchè obiettivamente è raro che un cinologo degno di tal nome non abbia anche una passione, una “filia” che lo abbia portato a scegliere di approfondire le proprie conoscenze sul cane. L’esempio del cinofobo che si dedica alla cinologia per superare la propria fobia è un po’estremo, non impossibile ma secondo me molto difficile nella realtà dei fatti, tanto da poter costituire un’eccezione (del resto estendendo l’esempio al cardiologo, non vedrei molto verosimile uno che ha la fobia del sangue affrontare l’iter accademico di medicina e specializzazione per vincere la paura… al massimo si lancia a iscriversi all’Avis, e già qui è dura, ma sempre restando in similitudine il cinofobo di cui sopra, animato da ottime intenzioni e supportato da determinazione, potrebbe limitarsi a leggere TPiC senza per questo specializzarsi al punto di diventare “cinologo”, e poi magari superati almeno i primi scogli e i pregiudizi iniziare a affrontare i cani a distanza e capire che comunue gli occorre un lavoro psicologico di base per superare appunto la fobia 😉 )

  4. Molto bello e molto divertente.

    Va be’, magari non tutti troveranno divertente l’argomentazione per il tema trattato, pero’ non e’ una dissertazione ad uso di semplice esercizio di cultura classica, ma una studiata dimostrazione di come ci si dimentichi anche troppo spesso che nomina sunt consequentia rerum e se si dice cinofilo e non cinologo un motivo c’e’.

  5. puoi sempre proporlo all’accademia della crusca; hanno accettato anche “petaloso” (*—*)

    Tentativo di disegnare uno smile riuscito così-così, ma a mano libera sarebbe stato peggio

  6. osservazione acuta ed interessante…e poi vogliono togliere il latino dall’insegnamento scolastico…locos! (questo è spagnolo😎)

    • Già. Maturità classica. Inizialmente volevo uccidere i prof che avevano messo l’idea in testa ai miei genitori ( le mie scelte eran tutt’altre…) ma poi, passato il ginnasio ( ‘na roba da neurodeliri ) ed arrivata al liceo, dove tirava tutt’altra aria… negli anni ho capito che forse non era stata un’idea così balzana…forse.

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