di ROSSELLA ARMETTA – Gestire l’adozione di un quattro zampe, sia di un cane che di un gatto, non è affatto semplice.
Dietro un’ adozione c’è quasi sempre un lavoro di squadra, vari step da seguire e da organizzare. Diciamo un po’ come mettere assieme un puzzle o almeno cosi’ è per me.
Ma forse e’ il caso di conoscerci un po’ per volta…

I miei sono siciliani di Carini e io, le ferie fino ai miei quarant’anni le ho passate tutte li. Ho pian piano conosciuto la zona, le persone e la realtà che affligge quella bella isola. Ho incontrato molti volontari, e mi hanno aperto gli occhi sul problema del randagismo. Da gennaio mi sono tesserata ENPA Carini e, pur stando a Firenze, cerco di aiutare come posso, tra mercatini, preaffidi e raccolte fondi.
A maggio sono scesa in Sicilia con altre volontarie del nord per poter toccare con mano il problema randagismo.
Si vedono cani ovunque, malati, tristi, emaciati, affamati, assetati. Cuccioli che giocano tra le macchine, tra i pericoli della strada, ignari di ciò che potrebbe capitare.
Ed ecco che entrano in gioco i volontari: sempre pronti a salvare un peloso in difficoltà.
Parte la segnalazione, i volontari sollecitano chi di competenza per il recupero ma purtroppo, spesso e volentieri, vengono ignorati da quelle istituzioni che dovrebbero far fronte al problema e quindi se ne fanno carico proprio loro.

Una volta che il quattro zampe è stato recuperato – e non sempre è sempre facile riuscirci – viene portato in clinica, e nel frattempo occorre trovare una sistemazione temporanea per quando esce dalla clinica, sperando che ci esca. Bisogna pensare a dove poter trovare i fondi per pagare le spese veterinarie che spesso sono sostanziose.
I volontari non sono ricchi, sono gente comune e frugano nelle loro tasche. Inutile a dirsi che i soldi non bastano mai, ed essendo al sud, molti di loro sono pure disoccupati e da pagare no c’è solo il conto del veterinario, ma pure chi ospiterà il cane o il gatto che sia. Lo stallo spesso e volentieri si paga, che sia in un rifugio che sia casalingo. E qui si apre un altro mondo: trovare uno stallo è più difficile di quanto non sembri. Bisogna procedere con un preaffido, come fosse un’adozione e spesso pregare che non ci siano incompatibilità con gli altri animali della casa.
E adesso c’è da trovargli casa e qui arriva il bello:
Il cucciolo, se e’ di piccola taglia, tutti lo vogliono, quasi fanno a gara per averlo, un cane adulto invece no, sopratutto se e’ di taglia media/grande… si, perché a questo punto subentra il problema “casa”, dato che la taglia del cane deve essere in proporzione ai metri quadrati dell’appartamento, e per quello di taglia gigante ci vuole pure il parco: “Deve essere piccolo, vivo in un piccolo appartamento e non ho il giardino”.

Spesso la questione metri quadrati non e’ solo di chi vuole adottare ma a volte pure di chi lo deve dare in adozione, ma questa è un’altra storia.
Quando arriva la fatidica telefonata, quella che ti sembra la persona giusta, con cui hai scambiato informazioni al telefono, quattro chiacchiere per capire cosa vuole, cosa cerca, cosa è in grado di offrire a chi ha prescelto, se ha avuto o non avuto esperienze precedenti, e pensi che sia idonea (e qui deve entrare in funzione anche il sesto senso, che ahimè non sempre funziona) allora invii tramite email il questionario del preaffido, una sorta di serie di domande a cui si deve rispondere in tutta franchezza, dato che a questo punto se anche il questionario è ok, si deve cercare una volontaria del posto per un colloquio presso l’abitazione dove andrà a vivere l’animale. Di solito cani e gatti recuperati al sud vengono dati in adozione in altre regioni d’Italia.
Se tutto è andato a buon fine il peloso può partire: sverminato, vaccinato, chippato e se è adulto anche sterilizzato, altrimenti con obbligo di castrazione.

Ora si deve cercare la staffetta (ma di quelle serie, quelle che adempiono agli obblighi di legge, quelle che fanno fare al peloso un viaggio dignitoso, non quelle dove gli animali viaggiano ammassati e magari ci scappa pure il morto… ma anche questa è un’altra storia) insomma, bisogna trovare chi lo porterà nella nuova dimora. Ed anche qui servono fondi, la staffetta si paga, ci sono spese da affrontare per il viaggio, e qui di fronte alla fatidica domanda dell’adottante: “ma l’adozione è gratis?” cerchi di spiegare che il volontario che lo ha salvato ha dovuto sostenere delle spese, qualcosa forse è stato recuperato con donazioni, che le spese sono tante, che il peloso arriva a casa in regola e che se forse fai un’offerta certo il volontario non ci va a cena fuori (almeno si spera, succede anche questo… ma anche questo è un’altra storia) e che i soldi della donazione gli serviranno per mettere in salvo un altro disgraziato e ricominciare tutto da capo!
In questo video, girato da due studenti in Erasmus, ci si fa un’idea di come è la situazione, ma soprattutto si ha un assaggio vero e proprio del lavoro che queste buone anime fanno:

Un pensiero ai volontari del sud che ho avuto il piacere di conoscere, quelli che hanno scelto di non girarsi dall’altra parte, sempre pronti a scendere in campo a qualsiasi ora del giorno e della notte, senza guardare se è Natale o ferragosto, che piangono senza vergogna davanti ad una vita non rispettata, maltrattata, uccisa, ferita, abbandonata a se stessa, che piangono di gioia quando il randagio va casa, una piccola rivincita al sacrificio giornaliero, che non hanno quasi mai una vita privata, che hanno fatto della loro passione, dell’amore per gli animali per la natura in genere, una scelta di vita…
Grazie
Tutti i cani ritratti nelle foto che corredano l’articolo stanno cercando casa! Per informazioni potete contattare l’indirizzo email carini@enpa.org
Un’infinita stima e solidarietà a tutti i volontari che svolgono questo compito.
non entro nel merito della sigla, associazione o ente che sia, e mi limito a esprimere la mia stima e solidarietà a chiunque svolga questo compito – spesso molto triste- con dedizione e soldi suoi. Finora i miei cani sono stati recuperati da rifugi, adesso mi arriverà una cane di razza. Confesso che finora mi sentivo “con la coscienza a posto” avendo offerto ad un meticcio una vita serena, oggi che la mia scelta è diversa mi sento un po’ in debito con questo mondo di angeli con la coda e le orecchie che qualcuno non ha voluto e che ha abbandonato per strada. E quindi ci penso ancora di più. E ancora di più stimo chi si occupa di loro