di DAVIDE BELTRAME – In molte pagine e gruppi era stata segnalata la puntata di domenica di “Indovina chi viene a cena”, intitolata “Cani di plastica” e presentata come una puntata che avrebbe fatto chiarezza su allevamento e cagnari, la puntata infatti veniva annunciata con post come “State pensando di regalare un cane di razza per Natale?
Abbiamo trasformato il lupo in cani nani e giganti. Compriamo cani alla moda senza chiederci come e dove vengano allevati, tra allevatori onesti e truffatori è ora che i nodi vengono al pettine.” o “Ultimo appuntamento per Indovina chi viene a cena domenica 11 Novembre 2018 alle 20.30 su Rai3 con una puntata dedicata ai cani.
Un ampio reportage che tocca Regno Unito, Olanda, Italia e Ungheria. In vista del Natale riprende il grande affare dei cani di razza che alimenta traffici anche illeciti. L’inchiesta mostra come ci siano allevatori in regola ma che comunque, al momento della riproduzione, non fanno le dovute verifiche sull’assenza di malattie genetiche per i cani riproduttori, pur sapendo che ciò può far nascere cuccioli malati. Un grande giro di denaro per razze che, a volte, sono selezionate senza criterio.“.
La mia fiducia, visti i precedenti, era poca, però avendo letto molti commenti positivi sulla trasmissione in sè ero curioso di vedere come avrebbero trattato l’argomento.
Però domenica alle 20.30 c’era pure Milan-Juve, quindi la puntata l’ho guarda solo ieri su RaiPlay e l’articolo ve lo cuccate oggi.
Peraltro avendo letto qua e la qualche parere contrastante che andava dal “pessima trasmissione” a “il miglior servizio che abbia mai visto in onda in tv”, la curiosità era maggiore.
E dopo aver visto i 47 minuti circa di trasmissione, posso dire che se volevano rinfocolare i luoghi comuni su allevatori, cani di razza, meticci e “non comprare adotta”, ci sono riusciti benissimo. Se invece volevano spiegare la differenza tra cagnari e allevatori e far capire alle persone come non farsi fregare dal cagnaro, che sembrava dalle premesse lo scopo della trasmissione, direi che hanno abbastanza mancato l’obiettivo.
Non dico che i temi affrontati non fossero meritevoli, semplicemente è stata messa insieme troppa roba e i punti condivisibili alla fine sono davvero pochi e si perdono nella confusione dei servizi.
Han mostrato solo un lato della medaglia dimenticando a mio avviso tante nozione importanti, e non è un caso che il messaggio medio che è stato recepito della trasmissione a giudicare dai commenti e dalle condivisioni sia proprio “non comprare adotta”. Non che abbaino detto cose non vere, ma il modo in cui sono state trattate e soprattutto i temi che sono stati tralasciati mi hanno lasciato alla fine molto perplesso.
Io vi di cosa mi è piaciuto (poco) e cosa non mi è piaciuto (tanto) della trasmissione, chiaramente è la mia opinione e può benissimo essere sbagliata, ma per questo c’è eventualmente spazio nei commenti.
Intanto la trasmissione parte subito con il fatto che “per certe razze si sia esagerato e ci sono problemi di salute che in troppi hanno interesse a nascondere”, “si sono tenute nascoste patologie ereditarie e genetiche privilegiando l’estetica; una selezione che ha come scopo quello di vincere le esposizioni”.
Ora, a me è parso molto il consueto luogo comune del fatto che gli allevatori non importi della salute.
E’ totalmente falso? No, sicuramente ci sono state patologie di cui si è parlato con colpevole ritardo, sicuramente c’è chi seleziona badando più alla bellezza che alla salute (ma di solito quelli sono i cagnari e non certo gli allevatori seri), ma alla fin fine è tutta una prefazione a un attacco ai cani brachicefali che proseguirà per buona parte della trasmissione.
Sicuramente sui brachicefali e in particolare in alcune razze si è spinto eccessivamente verso l’ipertipo, su questo c’è poco da dire: ma non tutti selezionano così, non tutti i cani hanno gli stessi problemi, su diverse razze è già stata fatta una – almeno parziale – marcia indietro, certo non sempre seguita da tutti gli allevatori.
Parte il servizio “Cani di plastica” dedicato alle expo dove ci parlano di quanto avvenuto all’ultima expo mondiale svolta ad Amserdam… e partono praticamente subito i luoghi comuni poichè viene detto che i cani da expo sono “professionisti abituati fin da piccoli ad aspettare ed assecondare i bisogni dei loro umani”, passando un po’ il solito concetto dei poveri cani da expo se non proprio maltrattati quantomeno stressati e del fatto che alla fin fine il podio venga prima di tutto il resto.
Certo, si può parlare di un sacco di magagne dietro alle expo, che col tempo hanno fatto disamorare un sacco di gente, e sicuramente non si può negare che ad oggi il significato zootecnico delle esposizioni si sia in larga parte perduto. Ma non spiegare nemmeno cosa sia un’expo al pubblico, facendole passare per delle “sfilate di moda” buone solo per il vezzo umano, e far passare la Mondiale come la “tipologia medio” di esposizione, non ne aiuta esattamente l’immagine e non informa esattamente correttamente su come si svolga, cosa sia, quale sia lo scopo di queste manifestazioni.
Segue generalizzazione notevole sui brachicefali e in particolare sul bouledogue, spiegando che ad esempio in expo alcuni dei cani venivano aiutati con cappottini rinfrescanti per aiutarne la respirazione, solo che il tutto viene presentato come una cosa finalizzata solo a far respirare bene il cane per quei pochi secondi sul ring, e non come una generica precauzione.
Breve intervista al giudice che ha valutato i bouledogue… dove sinceramente si capisce poco sia di dove volesse andare a parare la conduttrice, sia delle risposte del giudice, che sembra essere un po’ evasivo sulle domande, ma essendo solo un breve taglio dell’intervista c’è poco da dire.
Segue grande stupore della conduttrice perchè “Il Bulldog e il Pechinese, cani che possiamo considerare a rischio della sindrome brachicefala, sono arrivati nella finalissima”.
E qua mi sorge spontaneo il primo “E quindi?“.
Perchè che la razza sia più delicata non implica che non ci possano essere soggetti sani e soggetti meritevoli o che possano vincere il proprio raggruppamento (sorvolando sempre che per seguiva la trasmissione senza conoscere le expo “la finalissima” probabilmente non voleva dire nulla).
Avessero dimostrato che quei soggetti avevano problemi particolari, avrei potuto capire lo stupore e l’annotazione. Che “in generale” un Bulldog e un Pechinese siano finiti in finale, non capisco perchè dovrebbe stupire, ma il messaggio che passa al telespettatore è che in generale quelle razze abbiano problemi. Di default. E la loro ammissione alla finalissima viene motivata col fatto di essere “i cani più alla moda”.
Le iscrizioni all’ENCI di Pechinese nel 2017 sono state 25, quindi non lo definirei esattamente il cane del momento. Quelle del Bulldog circa 2200 e sono stabili negli ultimi anni.
Qui viene citata una “campagna shock per disincentivare l’acquisto di animali brahicefali” fatta dalla maggior associazione veterinaria del Regno Unito. Non è esattamente così, consultando il documento sul sito della BVA si può avere una panoramica più completa dove si invita principalmente a prestare attenzione, a informarsi, e a cercare di non eccedere con l’ipertipo. Alcuni punti a cui mira questa campagna sono:
– Garantire generazioni future più sane di cani con conformazione brachicefalo
– Ridurre gli effetti negativi sulla salute e sul benessere del brachicefalia sull’attuale generazione di cani brachicefali
– Aumentare la consapevolezza dei problemi di salute e benessere associati alla brachicefalia tra i proprietari attuali e potenziali
– Incoraggiare la ricerca al fine di comprendere e affrontare meglio la prevalenza e le tendenze della cattiva salute legata alla conformazione nei cani brachicefali
– Incoraggiare la ricerca al fine di comprendere e affrontare meglio la prevalenza degli impatti del benessere derivanti dal brachicefalia
– Lo sviluppo di misure oggettive e solide per contribuire alla valutazione della conformazione problematica
E’ vero, esiste anche un video dove vengono consigliate “razze più sane o incroci” rispetto ai cani brachicefali, ma è solo una parte della campagna comunicativa fatta, e in più va considerato che il tutto è comunque relativo alla situazione del Regno Unito, forse sarebbe stata una buona idea sentire anche i veterinari italiani, quantomeno per capire se il problema fosse sullo stesso livello, più ampio, più ridotto.
Curiosamente proprio nel video successivo la vicepresidente della suddetta associazione specifica che che “non tutti i cani brachicefali sono affetti da questi problemi” (riferendosi ad esempio alla respirazione) e che la campagna è “per sensibilizzare a scegliere il benessere dei cani piuttosto che l’estetica”: scopo assolutamente nobile e corretto, ma che appunto non voleva equivalere a bon, tutti brachicefali vanno buttati nell’umido.
Insomma, quali concetti vengono passati, specialmente a qualcuno che non conosce le expo e quindi di basa solo su quanto visto nel servizio?
Che nelle expo i cani soffrono, vengono “truccati” per mascherare le imperfezioni e a tutto si guarda meno che alla salute.
E i cani brachicefali so’ tutti da rottamare, la condutrice per il muso schiacciato parla proprio di “maltrattamento genetico”, senza fare nessuna distinzione tra tipo e ipertipo, senza menzionare minimamente i motivi della selezione del muso schiacciato in alcune razze.
Un po’ eccessivo a mio avviso, peraltro sinceramente la parte sulle expo l’ho trovata abbastanza superflua nel computo della puntata.
Ripeto, il marcio c’è, assolutamente, ne abbiamo anche parlato in passato, ma da una trasmissione che voleva “fare chiarezza” su allevamento, cagnaresimo & c mi aspettavo se proprio si voleva trattare il tema almeno un cenno a come funzionassero le expo, ai diversi titoli, al perchè il cane del cagnaro normalmente le expo manco le fa non avendo il pedigree (o fa quelle organizzate dai vari “enti paralleli”).
Segue discorso condivisibile sul problema dei cani quando diventano di moda, in particolare il bouledogue francese che avrebbe visto un aumento della domanda “del 3000%” (fonte, non si sa), domanda che spingerebbe gli allevatori irresponsabili ad accoppiare anche cani consanguinei.
Quelli, a casa mia, si chiamano cagnari, ma purtroppo il termine non viene quasi mai usato nella trasmissione, si parla sempre di “allevatori”, non facendo una netta distinzione tra le due categorie, e anche questo aspetto mi ha deluso un po’.
In generale il discorso sui problemi del cane di moda è condivisibile, anche se buttato un po’ lì, e fa da preambolo a quello che dovrebbe essere il servizio più importante, date le premesse: quello sui cuccioli dell’Est, intitolato “Cagnari” (unica volta in cui si vede o sente il termine in 47 minuti).
Il servizio parte con una baggianata: “Gira voce che i bulldog blu vengano principalmente dall’Ungheria perchè qui riescono a farli nascere più facilmente”.

Ora, chiunque abbia una minima nozione sui cani dell’Est sa che non è questione di “nascere più facilmente” ma è questione di smercio, del fatto che si comprino a relativamente poco (quello mostrato nel video veniva venduto a 470 €) e rivenduti poi dai cagnari e dai commercianti di cuccioli a cifre molto più alte.
Un parametro importante che viene invece detto è il fatto che non riusciranno mai a vedere le mamme dei cuccioli in vendita: del resto sono andati a quella che è praticamente una “fiera del cucciolo” dell’Est. Vengono mostrati diversi esemplari “di razza”, molti non hanno nemmeno il microchip (che ricordiamo, è obbligatorio per tutti i cani) ma la maggior parte dei venditori rassicura che “tanto non ti controllano alla frontiera quindi puoi tranquillamente portarli in Italia”.
La conduttrice mostra un presunto cucciolo di Maltese precisando “Mercato a Budapest, 150 €. E quando arriva in Italia, quando costerà?”. Però finora nessun cenno al fatto che questi cani non siano minimamente di razza, nè che molto spesso anche le vaccinazioni dichiarate siano fasulle.
Segue una giusta preoccupazione sul fatto che ormai i trafficanti passino con le auto e non più coi furgoni per essere meno identificabili, e giusto cenno al fatto che spesso non abbiano tutte le vaccinazioni, non abbiano microchip, vengano in alcuni casi fatti passare come cani nati in Italia, il tutto viene un po’ inficiato da una frase che ho trovato infelice, il fatto che “dall’Est vengano anche importati cuccioli con microchip e vaccinazioni, tutto in regola: si fa molto prima ad acquistare dall’Est che allevare in Italia: meno costi e un notevole ricarico”. E qui la scena si sposta in uno di quei sedicenti “allevamenti multirazza” italiani dove viene mostrato che i cuccioli vengono venduti anche a 1200/1500 euro, rigorosamente senza pedigree.
Qui un altro dei pochi punto condivisibili della trasmissione, viene mostrato uno degli addetti del cucciolificio spiegare che “sono di razza ma senza pedigree”, frase come già abbiamo spiegato in passato non ha alcun senso, ma lui anzi la ribadisce dicendo che si può acquistare il cane, fargli fare i cuccioli e vendere anche loro come di razza ma senza pedigree. Peccato che questo rientri nel reato di truffa. Viene spiegato come di razza sia definibile solo il cane con pedigree, anche se si fa solo riferimento alla legge del 1992 sulla vendita dei e non si spiega “perchè” e “come” il pedigree identifichi il cane come di razza: nessun cenno alla genealogia. Peccato.
Altra parte vera, ma desolante: viene mostrato un controllo della municipale presso questo cucciolificio, e gli agenti dichiarano che per quello che hanno potuto verificare è tutto in regola.
E poi chiediamoci perchè i cagnari proliferano e gli allevatori seri invece smettono di allevare…
Uno dei cagnari (perchè questo sono) italiani spiega anche che la madre dei bulldog non fa una bellissima fine perchè “eh dopo 2 o 3 parti cesarei, eeeh insomma, il cesareo non può anadre avanti per sempre”. E qui magari ci sarebbe stato un filino bene l’intervento di qualche allevatore serio, e non dei cagnari in questione, per spiegare cosa si faccia per evitare di ricorrere troppo al cesareo, se magari per la tutela della cagna si limiti il numero di cucciolate (aspetto che ovviamente i cagnari non curano), invece ci viene mostrata la cagnara che si dichiara migliore di quelli che vendono il cane via internet o al parcheggio perchè lei “è 30 anni che è lì” e quindi la si può ritrovare.
La tristezza è proprio che un cucciolificio del genere che vende tranquillamente cani con e senza pedigree in batteria sia ancora lì… ma del resto se i controlli funzionano così bene, c’è poco da stupirsi.
Ci si sposta poi da un ragazzo che vende un bouledogue blu e viene spiegato che il bouledogue “di razza blu non esiste” (il blu non è la razza, ma su questo possiamo soprassedere) e lo vende come con pedigree, quindi giustamente ci si chiede come possa averlo. E infatti il pedigree mostrato è uno di quelli KCI, che “non vale nulla”, aspetto che viene – anche se a mio avviso insufficientemente – spiegato, evidenziando che gli unici pedigree riconosciuti in Italia siano quelli dell’ENCI.
Viene infine mostrato un negozio di Napoli che dichiara di vendere con pedigree (che però non vengono mostrati) e si lascia il giusto dubbio sulla provenienza dei cani, se da “allevamenti multirazze, da un appartamento italiano, dall’est europa… comunque non serve andare all’estero per trovare fabbriche di cani” e ne vengono mostrate alcune italiane, tra cui un allevamento di segugi sequestrato 3 anni fa e dissequestrato di recente: non vengono però spiegati i motivi di sequestro e dissequestro.
Chiusa del servizio “se le leggi sono queste non c’è soluzione, anzi ci sarebbe: non acquistare mai un cane se non si vede l’allevamento e soprattutto se non si vedono le condizioni e lo sfruttamento delle madri”. Si torna in studio “e non ci si chiede mai che fine facciano le madri eh… e questo per cosa, per 2-300-500 euro di differenza”.
Viene spiegato come l’allevatore serio abbia sempre la mamma in allevamento e non la abbandoni “anche se infertile o anziana”.
Fine della distinzione.
E qui, di nuovo mi rimane l’amaro in bocca: quanto mostrato sui cuccioli dell’Est è assolutamente vero, e per molti non è nulla di nuovo (anche se non dovrebbe essere nulla di nuovo per nessuno, ormai se ne parla da TANTI anni), ma mi sarei aspettato molto di più. In pratica il concetto passato è che se c’è modo di vedere la madre allora l’allevamento è serio… è un po’ riduttivo. Non viene spiegato di stare in guardia da chi vende cuccioli di più razze, non viene spiegato nulla sul fatto che non ci si dovrebbe fidare di chi vende cuccioli di meno di 60 giorni, non sono stati mostrati in maniera approfondita un pedigree ENCI e invece quelli fasulli, insomma io dopo questo servizio non penso che un neofita abbia chiaro come distinguere un cagnaro, a meno che non sia proprio uno di quelli spudoratissimi con cumuli di cani diversi in esposizione, e soprattutto non so ancora chi sia, cosa faccia e come distinguere un allevatore serio. Anche perchè di allevatori che magari stalloni e fattrici anziani non li hanno in allevamento ma li hanno affidati a una famiglia ce ne sono non pochi, e non è certo questo a renderli “non seri”.
Anche qui purtroppo nonostante il titolo del servizio fosse “Cagnari” si continua a parlare di allevatori, ad esempio sull’acquisto online “basta una telefonata e arriva un cane da un allevamento qualsiasi, non sappiamo da dove, non sappiamo in che condizioni vivano le madri. Ecco perchè l’Austria ha proibito la vendita di cani online. E noi cosa aspettiamo?”.
E’ un giusto appunto, però anche questo a mio avviso è riduttivo: come si può davvero fermare l’acquisto online? Un conto è l’Austria (ed è da vedere quanto questo divieto funzioni), un conto è l’Italia che è un pelo più grande. In fondo anche il traffico di cani dell’Est è illegale ed è vietata la vendita di cani di razza senza pedigree, eppure si è visto nel servizio stesso come “il divieto” serva a poco.
Oltretutto, online ci sono anche annunci di allevatori seri che semplicemente devono raggiungere più pubblico… la differenza la fa il “come”, più che il semplice fatto di aver messo l’annuncio online, perchè la presenza dell’annuncio non implica che poi mi telefoni e ti smollo allegramente il cane in automatico.
C’è poi un altro punto condivisibile ovvero che spesso i soldi risparmiati nell’acquisto vadano poi investiti per curare il cane dato che sono spesso cani malati e con parassiti intestinali “che possono prendere i nostri bambini. E poi c’è la concorrenza sleale agli allevatori responsabili e onesti, quelli che pagano le tasse e vendono col certificato, ovvero col pedigree.”.
E qui c’è l’introduzione all’ultimo servizio, anticipando che il pedigree non sempre tutela abbastanza la salute dei cani, ad esempio dalla presenza di patologie genetiche come la displasia o quelle date da alcuni tratti morfologici”, e qui aridaje col muso schiacciato. I brachicefali alla redazione della trasmissione proprio nun je devono piacè.
Comunque, il servizio in sè non era sbagliato, MA non aver fatto vedere nulla di positivo, non aver spiegato minimamente la differenza tra allevatore e cagnaro, aver ridotto il tutto alla presenza o meno della mamma (per la quale si è comunque parlato di “sfruttamento” tout court…) a me ha deluso molto. Doveva essere il punto focale della trasmissione far capire la differenza tra cagnari e non cagnari, e invece non è stato fatto. Anzi a mio avviso passa un po’ il concetto che tanto chi vende il cane a 1500 € in realtà lo ha sempre comprato in Ungheria a 150/200 e ci ricarica sopra.
La realtà dell’allevamento non è stata minimamente mostrata: pecca che trovo grave in una trasmissione che dichiarava di voler fare chiarezza soprattutto su questo punto.
Terzo e ultimo servizio quello dedicato alla salute… dove praticamente il concetto che viene passato è che tanto anche il cane con pedigree solitamente sano non è, dato che viene mostrato un Bulldog in Inghilterra che viene sottoposto a un’operazione chirurgica dato che ha difficoltà respiratorie.
Vengono anche mostrati un paio di esempi “positivi”, un’allevatrice che effettua il test dell’udito a tutti i suoi cuccioli di Dalmata, e il fatto che sullo Spinone Italiano si sia riusciti a ottenere un test genetico per l’atassia cerebrale e questo abbia portato a non avere praticamente più soggetti affetti da tale malattia. Viene però lasciato anche un po’ intendere che invece in tanti casi gli allevatori nascondano le malattie… l’intervistratrice del centro di ricerca spiega però che proprio grazie alla collaborazione di proprietari e allevatori negli ultimi 10/15 anni sono riusciti a identificare ben 30 patologie e sviluppare i relativi test del DNA, così che gli allevatori possano identificarne i portatori.
Consiglia quindi giustamente a chi vuole acquistare un cane di chiedere all’allevatore i risultati dei test per le patologie tipiche della razza… cosa che un allevatore serio comunque già spiega e dà di suo, ma il consiglio è ovviamente giusto.
Segue critica, condivisibile, sul fatto che molti test (vedasi quello della sordità nel Dalmata) non siano obbligatori per tutti e sia quindi responsabilità etica dell’allevatore scegliere se farli o meno.
Da qui in poi il servizio casca un po’ a mio avviso perchè si fa un minestrone, vengono mostrati alcuni proprietari (stavolta italiani) con cani che hanno problemi di salute, alcuni dei quali anche con pedigree, e qui manca totalmente l’approfondimento. Ad esempio viene mostrato un Labrador che ha la displasia, ma non ci viene spiegato di che grado, e viene solo evidenziato che i genitori probabilmente non erano lastrati dato che sul pedigree no ci sono dati sulla displasia di genitori e nonni del cane. Solo che… non viene spiegato come verificare questa cosa, quindi il “proprietario medio” continua a non sapere come verificare questa informazione, nè magari sa cosa sia la displasia dato che anche questo non è stato spiegato.
Dopo di che il vet la spara a mio avviso un po’ grossa, facendo di tutta l’erba un fascio: “i cani geneticamente maltrattati non andrebbero comprati così che smettano di riprodurli, io non so quanto sia velleitario sperare in un ravvedimento degli allevatori, ma per come sono andate finora le cose perchè dovrebbero cambiare?”.
E qui ovviamente il concetto che passa è che tanto anche gli allevatori che selezionano con pedigree alla fin fine sono degli irresponsabili che mettono al mondo cani malati.
Nessuna spiegazione sulla selezione, nessuna spiegazione sul fatto che il pedigree da solo non sia un certificato di qualità ma che su molte cose (vedasi la displasia) possa invece esserlo se si sa come leggere un pedigree, nessun accenno al fatto che conoscere la genealogia del cane può essere importante anche per capire proprio eventuali problematiche di salute.
Si passa poi a un Cavalier King Charles con problemi di cuore, e si parla anche della Syringomelya (di cui avevamo parlato in un articolo), evidenziando come non rientri tra i test obbligatori nemmeno per rientrare tra gli allevatori certificati (in Inghilterra).
Anche qui punti condivisibili, per quanto la si butti sempre un po’ sul denigrare il pedigree per come vengono montati i pezzi, ma sull’importanza dei test genetici e su come il pedigree da solo non basti, c’è poco da dire.
Peccato il servizio concluda malissimo, con intervista a un’allevatrice che testa per la Syringomelya già dal 2004, ma quando le chiedono “è vero che qui ad Amsterdam non le hanno chiesto se i suoi cani sono sani”? e lei risponda “no, questo è uno show”, ma probabilmente intendendo semplicemente che alle expo è normale che questi controlli non vengano fatti, e invece la frase viene colta al balzo per la chiusa “si sta cercando di porre rimedio a un qualcosa che è stato definito selezione ma che in molti casi è una vera e propria barbarie”.
Il discorso si conclude con una critica al fatto che l’ENCI non obblighi tutti a fare i test genetici, ma solo se si che il soggetto abbia il pedigree di Riproduttore Selezionato (che però non viene spiegato molto bene cosa sia), e comunque anche in quel caso nemmeno tutti i test.
Critica corretta, una delle poche cose condivisibili che ho trovato. Ma ripeto, non perchè non sia vero quanto mostrato, ma perchè mancando la controparte, il messaggio passato soprattutto a chi non conosce molto l’argomento è che i cani di razza son malati o potenzialmente tali: ad esempio il fatto che queste malattie si conoscano proprio perchè i cani di razza sono maggiormente controllati e monitorati, e perchè comunque gli allevatori le magagne le hanno poi tirate fuori (anche se magari con colpevole ritardo in alcuni casi). Quindi far passare il concetto che gli allevatori siano in larghissima parte degli irresponsabili che mettono al mondo cani malati e che tanto il pedigree non serva a nulla, a me è piaciuto pochetto, perchè non fa altro che rinfocolare i soliti luoghi comuni.
L’ENCI in una nota lamenta di non essere stata interpellata dalla trasmissione, anche se comunque ci sarebbe stato poco da dire, nel senso che oggettivamente al momento la richiesta sui test genetici quella è. Però è anche vero che anche l’associazione inglese portata spesso ad esempio durante la trasmissione funziona allo stesso modo, c’è un registro di allevatori selezionati che prevede i test, ma non sono obbligatori per tutti. E’ quindi ad esempio da capire se le linee guida da seguire siano dettate più dall’FCI, quanta autonomia abbia ogni ente, se si stia lavorando in tal senso… sicuramente sentire la campana dell’ENCI a riguardo sarebbe stato opportuno. Va detto che la nota dell’ENCI stessa suona un po’ come un “quanto siamo belli quanto siamo bravi” ma in concreto del piano di lavoro sull’eventuale introduzione di maggiori obblighi per i test genetici non dice nulla.
Purtroppo la chiusura della trasmissione – che è probabilmente quella che poi allo spettatore rimane più impressa – vanifica molto anche le cose positive viste nella trasmissione (per quanto, ribadisco, a mio avviso ci sono state quantomeno troppe omissioni): “ad oggi gli allevatori possono vendere i cani con pedigree, che tra l’altro costa solo 30 €, ingravidando anche decine di femmine finchè servono, collezionano coccarde nelle esposizioni per aumentare i prezzi, perchè the show must go on, così il circo delle esposizioni continua a girare, e con quello i soldi: cani perfetti per le sfilate sul ring magari però portatori di patologie”.
Questa purtroppo è una generalizzazione assurda, innanzitutto la mancanza dell’obbligo di test genetici non vuol dire che ognuno faccia quello che gli pare e ci sarebbero comunque dei vincoli sul numero di cucciolate e sull’età a cui farle fare: è vero che questo si limita a un codice deontologico dell’ENCI e i controlli non sono proprio ferrati e basta consultare il libro genealogico online per vedere come molte cagne abbiano avuto cuccioli anche in età molto avanzata, o senza la minima pausa tra un calore e l’altro.
Però questo è come lavorano i cagnari: il problema è che ci sono molti cagnari con affisso e cagnari che rilasciano pedigree… ma proprio perchè non bastano affisso e pedigree a distinguere allevatore e cagnaro, la trasmissione avrebbe potuto e dovuto picchiare molto di più sul “come distinguere un cagnaro”. Anche perchè ormai molti cagnari si nascondono dietro a un ottimo vestito e non è così semplice identificarli.
Viene però detto che “c’è di peggio”, ovvero le fabbriche dei cuccioli e trafficanti (che però non è stato spiegato bene come identificare) e viene evidenziato come si debba creare un netto argine tra chi tutela la salute dei cani e chi solo i propri interessi.
Giustissimo, ma non avete spiegato come farlo…
Infine, la chiusa della trasmissione, che m’ha fatto veramente cascare le braccia: lo spot pro-adozione (lecito e che ci sta assolutamente, anche se dopo aver parlato tendenzialmente male per tutta la trasmissione delle razze pare un po’ una pubblicità comparativa…) iniziato con “e se proprio volete regalare un cucciolo per Natale…”.
Ecco, qui mi sarei aspettato un CAMBIATE IDEA DANNAZIONE PERCHE’ E’ UNA SCIOCCHEZZA, invece no, “vi mostrerò un video che vi farà emozionare, e vi do un consiglio per un regalo da mettere veramente sotto l’albero: la riconoscenza di un cane che vi aspetta in prigione, perchè il canile è una prigione. Un cane vi amerà in modo incondizionato per sempre, perchè a lui non importa di essere un incrocio o di razza ma quello che conta è il suo cuore”.
Insomma, conclusione sciurmariesca a palla con due sciocchezze in una: quella del “cane riconoscente perchè lo hai salvato” è un’antropomorfizzazione indecorosa, e l’amore incondizionato beh, non è incondizionato per niente ma di questo parleremo magari in un altro articolo.
Viene quindi mostrato il video di un cane appena salvato dalla strada, e viene appunto antropomorfizzato spiegando che i suoi gesti (un semplice mettere la zampa intorno al braccio dell’umana) sono “di riconoscenza”. Ovviamente, con una conclusione del genere, i commenti e le condivisioni sono tutti un solecuoreammore e allevatoricaccapupù.
In conclusione, la trasmissione era tutta da buttare? Assolutamente no. Hanno messo in evidenza aspetti veri ma specialmente la questione salute era probabilmente poco adatta a un pubblico generalista specialmente affrontata in modo tutto sommato sintetico.
Ribadisco che se lo scopo era spiegare come distinguere allevatori e cagnari è stato mancato: è stata mostrata solo la faccia sporca della medaglia (anzi, una parte) senza minimamente spiegare l’esistenza della controparte positiva se non giusto con qualche frasetta qua e là, ma ovviamente le frasi hanno meno impatto delle immagini.
A mio avviso lo “spettatore medio” da questa trasmissione non ha modo di trarre nozioni utili su come evitare di cadere in bocca a un cagnaro, perchè le poche consigliate non erano niente di che… e ora magari i cagnari dovranno solo organizzarsi per dire che “ah sì sì i test genetici ci sono tutti” e avere qualche documento fasullo in più come del resto già facevano coi libretti sanitari.
E’ stata decisamente “meno peggio” di un sacco di altre trasmissioni, ha messo in evidenza problemi reali facendoli però sembrare la maggioranza/norma: mostrare i cani malati dal vet e dire che allora son tutti così è come andare in ospedale e dire che è la dimostrazione che l’umanità sia messa maluccio.
Se vogliamo accontentarci del “meno peggio”, facciamolo pure. Io però vorrei vedere una trasmissione che spieghi davvero come e dove acquistare o adottare un cane in sicurezza, invece purtroppo su canili & c non si è minimamente parlato, si è solo fatto un accenno in negativo alle staffette (preludio a una puntata sul tema? Però quella di domenica è stata l’ultima puntata della stagione per questa trasmissione), non si è parlato di come i cani di provenienza cagnara abbiano un rischio molto più alto di finire in canile, e soprattutto altra pecca a mio avviso molto grave, si è parlato sì giustamente di salute, che è la cosa più importante… ma non si è parlato di nient’altro, e ad esempio il carattere non è proprio un parametro da poco quando si adotta o acquista un cane.
Insomma, fatti veri, intenzioni sicuramente buone… ma messaggio finale purtroppo distorto, come sembrerebbe dimostrare l’accoglienza entusiasta principalmente da parte di chi gli allevatori già li vedeva di cattivo occhio.
Quando mai hai visto una trasmissione in cui parlano bene degli allevamenti? Direi, da quel che scrivi, che, quanto meno, sia stato detto che qualcuno di serio c’è. E non è poco.
Da allevatore di animali da reddito, in molte occasioni mi sono sentito equiparato ai delinquenti in qualche servizio televisivo, facendo intendere che tutti gli allevatori dai suini ai bovini passando per i polli, siano maltrattatori a prescindere.
Purtroppo la notizia corredata da video di animale maltrattato vende molto e chi ignora la realtà dei fatti, fa di tutta l’erba un fascio.