domenica 17 Marzo 2024

La pastorizia vista con i miei occhi

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di MARZIA COGO – Il mio nome è Marzia, e nella vita faccio la pastora.
Uno degli aspetti più importanti del mio lavoro è la collaborazione con i miei cani da conduzione del bestiame: il risultato positivo di un pascolo in sicurezza dipende strettamente da quanto io e i miei cani siamo in grado di cooperare.
Pascolare il bestiame è molto diverso dal classico lavoro che si vede fare nei campi da sheepdog.
Il pascolo si basa su concetti ben precisi, e i dettagli variano molto in base al tipo di bestiame, alle tecniche di allevamento, alla conformazione geografica del territorio, al numero di capi allevati, ecc…
Il rispetto degli animali è la prima cosa, sia per un fattore etico, sia perchè un animale da reddito stressato, che viene fatto correre continumente dimagrisce e/o non produce più latte, di conseguenza ci sarà una grossa perdita di reddito per l’allevatore: gli animali allevati devono essere spostati con estrema calma, senza essere morsi con violenza, senza ricevere continui abbai gratuiti, e soprattutto devono essere lasciati in pace così che possano mangiare tranquillamente e quindi essere condotti dai cani solo se estremamente necessario.

Proprio perhè le condizioni di pascolo possono essere molto varie, l’addestramento di un cane da conduzione va fatto su misura per ogni singola realtà.
Esempio: se devo pascolare un gregge di 1000 pecore in pianura necessiterò di un cane molto fedele ai comandi e che abbia una grossa resistenza fisica e una grande capacità di ascolto.
Se invece devo pascolare un gregge di capre, magari “solo” 100, ma invece di essere in pianura sono in montagna, le cose cambiano notevolemente: per prima cosa la capra è un animale estremamente agile, curioso e stronzo coi cani rispetto alla pecora, quindi predilige andare a mangiare in mezzo alle pietraie, nei ripidi pendii (magari a ridosso di torrenti), oppure nel bel mezzo del sottobosco (quindi luoghi sporchi e con pochissima visibilità a causa della eccessiva vegetazione). In questo caso serve un cane che non solo abbia una grande resistenza fisica e la capacità di eseguire alla perfezione dei comandi, ma deve avere anche un’ottima lettura della situazione per studiare bene da dove passare per raggiungere e raggruppare il bestiame, e anche per saper lavorare in autonomia.
Se poi si parla di vacche, la situazione si complica ancora, sia per quanto riguarda la pericolosità dell’animale, sia per le condizioni molto diverse di pascolo rispetto agli ovi-caprini.

Il lavoro in autonomia è quell’aspetto che rende un cane da pastore un ECCELLENTE cane da pastore!
Questi cani devono fare dei veri e propri ragionamenti mentre lavorano: devono saper individure ed evitare gli eventuali pericoli non solo per loro, ma anche per il bestiame che conducono; devono studiare i giusti passaggi da percorrere per essere più veloci del bestiame e bloccare in tempo record una mossa sbagliata o pericolosa; devono individuare qual è la strada migliore da percorrere per riportare il bestiame al punto di partenza; devono avere un occhio e un orecchio concentrati sul bestiame, e l’altro occhio e l’altro orecchio divisi tra il pastore e la strada che devono percorrere; devono tenere sempre d’occhio i “punti deboli” del gruppo; devono sapere da soli che strumenti usare per condurre il bestiame (solo “puntarlo”, o fare un abbaio, o dare una pinzata al momento giusto).
Tutto ciò si ottiene non solo con il giusto addestramento, ma anche e soprattutto con un’ottima genetica.
E infine c’è la parte più importante, il motore di tutto ciò: il rapporto cane-umano.
Lavorare col proprio cane da pastore nella vita reale di pascolo significa diventare un solo corpo e una sola anima!
Gli occhi del mio cane diventano improvvisamente i miei occhi.
Le orecchie del mio cane diventano in un attimo il mezzo principale d’ascolto che ho.
Quando lavoro col mio cane, immersa in distese infinite di boschi e pascoli, mi accorgo che comincio a guardare il mondo che mi circonda con i suoi occhi.
In base alla sua reazione capisco se c’è qualcosa di strano tra gli animali che sto custodendo.
Capisco addirittura che tipo animale selvatico ci sta passando vicino!

Quando lavoro col mio cane i nostri sguardi si incrociano talmente spesso che non c’è nemmeno bisogno di parlare per decidere cosa faremo nel prossimo secondo.
I nostri corpi si muovono talmente in sincronia, che mi basta ruotare leggermente le spalle o la testa per fargli capire dove andare, senza usare comandi verbali.
La complicità che si crea tra il pastore e il suo cane è inspiegabile.
Vivere insieme ogni gioia, difficoltà e responsabilità nel lavoro, crea legami indissolubili a cui nessun pastore può rinunciare.

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