venerdì 29 Marzo 2024

Freddo cane – Racconto N. 23 – Il coraggio di Tobia

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di SILVIA VISTARINI – Ciao! Mi chiamo Tobia e vorrei raccontarvi la mia storia.
Sono nato in un giorno molto freddo, lo ricordo bene perché dopo aver passato un periodo nella calda pancia di mamma, all’improvviso fui spinto fuori e mi trovai solo e infreddolito fino a quando mamma mi prese delicatamente tra le sue zampe e mi lavò tutto diffondendo un piacevole tepore in tutto il mio corpicino. Sarei rimasto in quel luogo sicuro tutta la vita… caldo, pappa, amore e profumo di mamma.
I mesi passano e cresco, apro gli occhi. La cuccia è uno sgabuzzino freddo, con la mia mamma e i fratellini, ci stringiamo l’un l’altro e noi piccoli mangiamo il suo latte, fortuna che ne abbiamo in abbondanza, dormiamo e giochiamo, ogni tanto, però, non ce la faccio a seguirli mi devo fermare e mi viene anche da vomitare, anche nei giochi all’aperto con la neve e il freddo che ci circondano, non riesco a correre mi stanco subito, respiro a fatica e poi vomito e la mia mamma, al contrario dei miei fratelli (“antipatici quelli”) si ferma e aspetta che io stia meglio così dopo posso correre sempre da lei.

Da qualche tempo oltre a noi c’è un uomo, che dà da mangiare alla mamma e ci osserva, ogni tanto porta anche uno strano arnese che fa dei rumori forti e spaventosi. Qualche mese è passato dalla mia nascita, ma qui in montagna fa ancora tanto freddo e noi passiamo tutto il giorno fuori tra giochi ed esercizi strani solo la sera torniamo nello sgabuzzino in cui l’uomo, che ora fa paura, ci chiude. Noi cerchiamo di giocare con lui ma non vuole e ci allontana picchiandoci, si arrabbia sempre anche con la mamma e la picchia quando non fa il suo dovere (“dovere ma cosa significa?”).
Siamo tranquilli solo la sera, quando siamo soli. La sera il vento freddo fa un rumore forte, noi giochiamo vicino a mamma che ci lecca, ci scalda sempre e siamo felici non abbiamo bisogno di niente, ci bastiamo!
Una mattina l’uomo mi portò fuori, solo lui ed io, sarà stata l’agitazione oppure non so perché è un periodo che non mi sento bene, ma ho vomitato tutto il tempo, in più non riuscivo a stargli dietro perché mi sentivo debole, lui camminava veloce, così si fermò mi prese di nuovo, pensavo mi picchiasse, invece mi riportò da mamma (“è stato gentile”).
Nei giorni successivi fece la stessa cosa con i miei fratellini. Finalmente un giorno in cui avevo tanta voglia di uscire, nonostante le spinte e i morsetti dei miei fratelli, ero riuscito a rimanere davanti a tutti e l’uomo scelse proprio me per l’uscita in solitaria!!! Ero contentissimo!!! Salutai tutti e andai via però a differenza della volta precedente mi mise in macchina e mi portò in un posto nuovo, anche se ero eccitatissimo, rimasi buono e fermo.

Finalmente si fermò e mi fece scendere, camminammo per un po’, intorno c’era tanta neve era bello!!! Non ho resistito, cominciai a giocare e correre nella neve fredda, mi stavo divertendo, ma poi sentii un rumore mi girai ed ero rimasto solo, allora cominciai a correre ad urlare “ehi… ehi uomo dove sei… la mia mamma mi aspetta ehi non mi lasciare ehi”. Ora è scesa la notte e ho fame sono stanco e infreddolito vedo un cespuglio, e mi ricordo di quando ci nascondevamo con i miei fratelli, così mi ci infilo e provo a chiudere gli occhi. La notte è brutta fuori perché il vento è gelato e rumoroso e stavolta fa tanta paura. Nei giorni successivi ricordai gli insegnamenti di mamma così non mi scoraggiai e cominciai a cercare cibo, scavando anche nella neve mangiai insetti, vermi (che buoni).
Ogni giorno, però, era sempre più dura e il freddo sempre più pungente. Le mie zampe ormai erano sempre bagnate e gelide, la sera provavo ad asciugarle e scaldarle leccandole proprio come la mamma mi aveva insegnato, ancora dormivo sotto i cespugli innevati sognando il calore e la sicurezza di quelle sere ormai lontane.

Non riuscivo più a sopravvivere quindi decisi scendere verso il paese, che dopo giorni di cammino, avevo incontrato. Alcune persone mi facevano mangiare qualcosa o mi concedevano un riparo per la notte mentre altri mi cacciavano a calci, così l’inverno passò e arrivò l’estate.
Il 13 luglio, esausto, magro pieno di pulci e zecche mi sdraiai davanti ad una chiesa, stavo per mollare invece quello fu il giorno della mia rinascita perché incontrai Amanda, che per un anno intero mi diede amore e forza mi curò e ricordo che spesso diceva che presto sarebbe arrivata una famiglia per me e infatti dopo un anno la mia “mammapersempre” mi trovò. Mi trasferii in una nuova città, e tutto andava bene anche se ogni tanto ancora vomitavo e mi stancavo facilmente, però i veterinari dicevano che non era niente. Una mattina, mi sentii malissimo la mia “mammapersempre” mi portò di corsa dal veterinario, anche quel giorno lo ricordo bene perché lei pianse tantissimo ed io avevo paura di morire, stavo davvero male, sono anche svenuto!
Mi salvarono, anche grazie al mio coraggio, me lo dice sempre la mia “mammapersempre” che sono coraggioso e bravo. Durante l’anno, però, dovettero salvarmi tante volte, perché continuavo a stare male, nessuno capiva il motivo delle crisi e di cosa soffrivo. Ogni volta mi venivano emorragie, vomito, diarrea stavo davvero male, e avevo sempre tantissimo freddo, ma ho sempre lottato per uscirne fino a quando con la mia “mammapersempre” abbiamo incontrato dei veterinari che capirono che la mia malattia si chiama “morbo di Addison”, non so bene cosa sia, so solo che da quando prendo le mie 4 pasticchetacchino (slurp!) va meglio.

Fino ad oggi la mia vita è stata dura, ma nonostante tutto sono sempre stato un peloso ottimista! Ora corro, gioco, ho meno dolori alla pancia e alle zampe, mangio e non vomito, ovviamente dovrò prendere sempre le pasticchetacchino, fare le analisi e stare anche un pochino riguardato sul divano… però ora ho una nuova famiglia e la mia vita serena insieme a loro può cominciare!

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