giovedì 28 Marzo 2024

Freddo cane – Racconto N. 25 – Il Can-Camillo: la genesi del nome

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di GIORGIA POIDIMANI – Era freddo quando è nato il Can Camillo. Ancora più freddo di quanto possa far freddo a Novembre: lui è nato in un paese montagna, sulle Madonie. E non credete a quando vi dicono “Sicilia, terra del sole e del caldo”: mentono, mentono i maledetti! E’ la lobby del turismo che decide il clima in Sicilia, altro che scie kimike (!!1!1!).
Faceva freddo quindi e con il freddo andammo a prenderlo. Nel viaggio io e il mio compagno ci facevamo mille domande ma tornavamo sempre sulla stessa: “che nome gli diamo?” Io che sono una fissata di Miyazaki, il maestro dell’animazione giapponese, avrei voluto chiamarlo Ponyo.
“No, Ponyo no, è un nome da femmina” disse il mio compagno
“Ma è pur sempre una creatura morbida e spugnosa lo shar pei!… vabbè, niente”
Ma sono anche una fissata delle missioni spaziali sovietiche, dunque…
“Chiamiamolo Sputnik, significa compagno di viaggio, è perfetto!”, feci io.
“No, finirebbe che lo chiamerebbero sputo” dice lui (e col senno di poi avrebbe avuto ragione dato che, per esempio mio padre, al Can Camillo lo chiama Liborio perchè nemmeno un nome semplice come Camillo gli entra nella capa. O forse lo fa apposta…)

Insomma il viaggio in macchina è stato tutto un “chiamiamolo GianGianni, chiamiamolo Pinotto, chiamiamolo Chapo, perchè non Saro? No, Saro no, si chiama Saro mio cugino, allora Geremia? Ma che nome è Geremia? E vabbè, nnaggia, appena lo vediamo in faccia qualcosa ci verrà in mente”
Arrivammo che la Panda ci diceva “Attenzione, possibile ghiaccio sulla carreggiata”. Faceva un freddo cane. Il cuore andava a mille, non vedevo l’ora di conoscerlo veramente, fino a quel momento lo avevo visto solo in foto e in video. Nemmeno un ciao all’allevatore che quel “coso” ancora tutto scoordinato nei movimenti ci veniva incontro. Perciò lo presi in braccio e per risposta lui grugnì. Non so perchè ma la prima cosa che feci fu quella di annusargli le orecchie, alzargli quei triangolini spessi e morbidi per dare una sniffatina, lo sollevai per guardarlo in faccia e con fare profetico dissi “hai la faccia camomillosa, ti chiemerai Camillo”… come se la cosa avesse un senso o un nesso logico.
Come se l’aggettivo camomilloso esistesse in lingua italiana. Bah.
E fu così che si chiamò Camillo e fu così che Camillo arrivò da noi, in quella casa che fu prima di Geppo, il meticcio che ci aveva lasciati all’età di 13 anni qualche mese addietro. La primavera venne presto e scoprimmo quanto fosse divertente passeggiare insieme e frequentare il campo cinofilo, poi venne l’estate e fu bellissimo praticare trekking nei boschi. Giunse l’autunno e con esso i temporali e sperimentammo l’innato odio per l’acqua degli shar pei e infine di nuovo l’inverno, eccoci.
E anche adesso fuori fa un freddo cane e fra una settimana sarà Natale, Camillo dorme accanto al camino acceso e ancora ora che lo guardo penso “sei proprio camomilloso, cane mio!”

Vuoi partecipare anche tu al “quasi-concorso” natalizio “Freddo cane”? Invia il tuo scritto a tipresentoilcane@gmail.com!

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