di DENIS FERRETTI – Dai tempi della nascita delle prime società specializzate che hanno riconosciuto le razze e le hanno presentate al mondo come “oggetti di marca”, siamo abituati all’alternarsi di periodi in cui alcuni cani divengono “di moda”.
A partire dalla seconda metà del secolo scorso fino a oggi abbiamo visto diverse razze passare dalla condizione di essere sconosciute alla maggior parte delle persone a quella di essere popolari e molto richieste nel giro di pochissimi anni.
Basta un telefilm, una pubblicità, un VIP che si fa vedere in TV con una razza particolare per far sì che tanti allevatori con l’anima del commercio inizino a proporla al grande pubblico.
Oggi, forse avendo quasi esaurito le razze da presentare come novità, è la volta di “un colore”… quindi una moda trasversale che ha coinvolto tante razze, molte delle quali nemmeno ammetterebbero quel colore nel proprio standard.
Stiamo parlando del colore “merle“.
Più che un colore è un “pattern”… una caratteristica. Si presenta infatti come un mantello a macchie scure, molto irregolari e asimmetriche, a contorno strappato, su una base più chiara a cui si possono eventualmente aggiungere macchie bianche e focature.
Possiamo quindi avere merle su base diversa: grigio-neri, marrone-beige, grigio-argento con o senza macchie bianche e/o focature.
Le razze che lo presentano sono poche e quasi tutte nel gruppo dei pastori (collie, border collie, pastori australiani, pastori bergamaschi, corgi, shetland, beauceron…).
Tra i non pastori è presente nel bassotto, anche se non è il colore più tipico. Se ne vedono di più negli ultimi anni da quando è di moda.
Probabilmente la moda è nata parallelamente al successo dei border collie e dei pastori australiani. Lassie era fulva… per cui i collie blue merle, negli anni 70 venivano visti come “brutti lassie”.
E’ un colore che per molti anni è piaciuto poco… lo si vedeva nei cani grigiastri dei pastori, che non erano considerati di razza. Oggi invece, dopo che la gente “ci ha fatto l’occhio”, piace per il fascino dell’insolito, così come piacciono le morfologie strane e i cani che non passano inosservati.
Tant’è che la nuova strategia di vendita dei commercianti è stata quella di portare questo colore in moltissime razze.
Ovviamente le più gettonate sono state le razze di moda.
La prima razza interessata dalla nuova “trovata” del merle è stata il chihuahua, anche grazie al fatto che il suo standard ammette(va) tutti i colori, quindi teoricamente anche il merle. Nessun giudice in expo avrebbe potuto obiettare, e nessuno avrebbe potuto accusare gli allevatori di vendere cani non corretti.
In realtà, il merle non è mai stato presente nella razza fino a pochi decenni fa ed è stato introdotto dagli americani volutamente attraverso l’incrocio con bassotti kaninchen.
Il vantaggio del merle, per chi vuole inserirlo come variante di colore in una razza che non lo presenta, è quello di avere un comportamento dominante (in realtà non esattamente dominante, ma lo spiegherò meglio in seguito) e quindi poter essere introdotto con risultati apprezzabili in poche generazioni. L’accoppiamento tra un merle e un “non merle” (esempio un nero focato) dà sempre una media del 50% di cani merle già dalla prima generazione.
Se accoppio un bassotto merle con un chihuahua nero focato, ottengo quindi da subito cani merle, che saranno però visibilmente incroci. Ma se questi incroci li accoppio con un chihuahua nero focato, otterrò ancora cani merle questa volta molto simili al chihuahua. E se questi 75% chihuahua li accoppio con un chihuahua otterrò cani che almeno al profano potranno sembrare chihuahua a tutti gli effetti.
Ma color merle.
Gli allevatori tradizionali, negli Stati Uniti soprattutto, ma in parte anche in Europa, si sono trovati così nell’impossibilità di soddisfare le esigenze dei clienti sempre molto sensibili alla moda utilizzando i canali consoni e i cani selezionati per anni e a dover scegliere se rinunciare o arrendersi ad accoppiare con soggetti di sicura provenienza meticciata.
Dopo qualche anno di polemiche, il club di razza si è visto costretto a modificare lo standard, cambiandolo alla voce “colore”, specificando che tutti i colori sono ammessi tranne il merle.
A prima vista tutto questo potrebbe sembrare una sorta di snobismo da parte degli allevatori, un loro voler considerare un colore come il logo di un automobile. Se tutti gli altri colori sono ammessi, perché mai proprio quello dovrebbe essere bandito, se i cani sono morfologicamente validi?
In realtà, invece, gli allevatori tradizionali non avevano tutti i torti e questo risiede nella genetica particolare del gene merle.
Il colore che vediamo in questi strani cani con pezzatura variegata dipende infatti da un gene responsabile di una forte riduzione della melanina che in doppia dose determina forti problemi alle funzioni vitali, tanto più gravi quanto più povera di melanina è la base sui cui agisce (es. se ci sono macchie bianche estese).
I merle propriamente detti e ammessi regolarmente nelle razze interessate dalla colorazione hanno il gene merle in singola dose. Siccome ogni genitore trasmette un solo gene a ogni cucciolo, che completa la coppia col gene dell’altro genitore, i cuccioli merle risultano tali perché ereditano il gene merle dal genitore merle e il gene non mutato dal genitore “non merle”.
Il 50% dei cuccioli invece eredita il gene “non merle” da entrambi i genitori e non sarà perciò interessato dalla colorazione merle.
L’accoppiamento ideale (o meglio necessario) è quindi tra un genitore merle e uno non merle. Questo in tutte le razze. Accoppiando due merle, succede che un 25% dei figli (quelli che ereditano il gene merle da entrambi i genitori) si ritrovano ad avere un corredo genetico “doppio merle” che può provocare disfunzioni gravissime. Sordità, cecità, parziale o totale, monolaterale o bilaterale, assenza degli occhi fino alla morte in fase embrionale e al riassorbimento del feto. Esteticamente perdono molto del fascino del merle: sono solitamente quasi completamente bianchi. L’espressione è spesso compromessa dall’inespressività di occhi che non vedono o vedono malissimo, spesso asimmetrici o di dimensioni ridotte. Di questo gli allevatori hanno il dovere di essere informati e spesso non lo sono nemmeno nelle razze dove il merle è un colore storico.
Mappando il gene in laboratorio, studi recenti hanno constatato che in realtà esistono ben sette alleli sulla serie “merle”. Ma la sostanza in generale non cambia. I diversi alleli sono in realtà responsabili delle tante possibilità di pattern in cui si esprime il merle, da quelli che hanno una piccola punteggiatura su fondo diluito, a quelli che hanno grandi macchie scure su fondo chiaro, ai cosiddetti “phantom” che hanno una diluizione così limitata che rischia di passare inosservata. Di fatto però, indipendentemente dall’allele interessato, resta la regola della pericolosità di accoppiare due merle tra loro, qualsiasi pattern essi abbiano.
E questo è quello che fanno gli allevatori seri nelle razze interessate dal merle.
Ed è quello che potrebbero fare anche gli allevatori del chihuahua, si potrebbe obiettare. Ma c’è un secondo aspetto da spiegare: il merle, con le sue riduzioni, colpisce solo un tipo di melanina. La melanina interessata è la eu-melanina, ovvero la melanina nera e tutte le riduzioni del nero (grigio, marrone, blu).
Non ha effetto sul fulvo (eu-melanina), quindi non è visibile nei cani che non hanno eumelanina. Un chihuahua fulvo che fosse geneticamente merle, risulterebbe esattamente identico a un soggetto “classico” non interessato dal gene merle. Potrebbe essere riconosciuto per uno o entrambi gli occhi azzurri, ma non tutti i merle evidenziano questa caratteristica.
Quindi, di fronte a un cane fulvo gli allevatori sarebbero stati costretti a consideralo come possibile merle e per prudenza non avrebbero dovuto accoppiarlo né con merle, né con fulvi (in quanto a loro volta possibili merle).
In una razza come il chihuahua dove, malgrado effettivamente siano ammessi tutti i colori, nei fatti la stragrande maggioranza dei cani è a base fulva, è comprensibile che gli allevatori fossero molto contrariati al pensiero di dover rinunciare ad avere come partner la maggior parte dei riproduttori disponibili e vedere la rosa dei candidati limitata ai soli colori compatibili. La maggior parte dei campioni e dei cani più quotati sono a base fulva e rendere impossibile l’accoppiamento tra fulvi per paura del merle limita moltissimo la selezione e rallenta il miglioramento genetico che è il fine ultimo di chi alleva.
Oggi in realtà esiste il test genetico per il merle. Quindi una possibile strada sarebbe quella di testare tutti i cani. Cosa che risulta comunque un costo in più e una scocciatura per gli allevatori tradizionali che non sentivano proprio l’esigenza di questo colore di cui avevano sempre fatto a meno.
Nei pastori australiani, il colore merle è invece un colore “storico” e rappresentativo della razza. In questo caso sono presenti nella razza molti campioni di bellezza e ottimi cani da lavoro di grande qualità con questa colorazione. Ed è per questo che mai il club di questa razza si sognerebbe di rinunciare a questo colore e ha preferito all’opposto dichiarare fuori standard i fulvi e i sabbia, che rappresenterebbero comunque una percentuale ridotta e non sono una perdita rilevante di pool genetico. Anche se in questo caso la scelta di un’esclusione categorica è forse eccessiva, perché a loro basterebbe evitare di accoppiare fulvi con merle e fulvi tra loro, come per altro si fa nei collie. Il collie fulvo infatti non è un colore di nicchia… anzi, è un colore tipico… è Lassie!
Di fatto quindi la razza è divisa in due e molti allevatori scelgono di specializzarsi in una delle due possibilità: merle e tricolori o fulvi e tricolori. Il pool genetico risulta comunque collegato in quanto ci sono i tricolori che fanno da ponte.
Nelle razze in cui è presente il merle, quindi è un dato di fatto che la selezione è un po’ limitata dall’impossibilità di scegliere il riproduttore migliore a prescindere dal colore. La selezione va fatta sempre su colori compatibili e quindi è un po’ più difficile.
Introdurre il merle in contesti in cui i cani con colori non compatibili rappresentano una percentuale altissima sul totale degli iscritti è un duro colpo per la qualità della selezione.
Malgrado ciò, inutile dirlo, la “genialata” di introdurre il merle sperimentata dagli americani col chihuahua ha fatto tendenza ed è stata riproposta in numerose altre razze addirittura infischiandosene dello standard e proponendo la colorazione come novità o caratteristica rara e preziosa. Oggi c’è chi pubblicizza e vende bulldog merle, bouledogue francesi merle, husky merle, carlini merle, spitz merle, cavalier king charles spaniel merle. Basta una razza di taglia compatibile con questa colorazione e il gioco è fatto.
La reazione degli allevatori tradizionali di fronte a queste iniziative è sempre di forte dissenso. Talvolta esagerato e controproducente. Controproducente in quanto creando polemica finiscono spesso per dare ancora più visibilità alle nuove colorazioni non convenzionali e pubblicizzarle indirettamente, rendendole note anche a chi non si sarebbe nemmeno accorto della loro esistenza. Inoltre a volte, per voler parlar male a tutti i costi di questi cani, si diffondono informazioni errate e un potenziale acquirente che avesse voglia di verificarle potrebbe pensare che gli allevatori tradizionali abbiano solo interessi economici da difendere.
Una delle inesattezze che più spesso circolano è che i cani merle siano portatori di patologie. I cani merle portano problemi unicamente se accoppiati con altri merle. I problemi li hanno i cani doppi merle (mediamente il 25%) mentre gli altri sono sanissimi, anche se fratelli di cani gravemente compromessi, anche se figli di due merle. O meglio… potrebbero anche non essere sani e avere problemi, ma questo non dipenderebbe dal colore. In caso di accoppiamento tra un merle e un “non merle”, invece, non ci sono problemi così come non ce ne sono nelle razze in cui il colore è in standard. Non c’è nessuna patologia legata al merle…. la patologia è il colore stesso se si presenta in dose doppia.
Un’altra voce che sento spesso circolare è che il merle porti problemi “in determinate razze”. Per esempio ho letto diverse volte nelle discussioni sui social “sì lo so che i collie blue merle sono belli e sani, ma il merle nel bulldog porta sordità, il merle nel bouledogue francese porta problemi alle ossa, i chihuahua merle sono hanno problemi alla pelle”.
Sono affermazioni senza fondamento scientifico.
Il merle è solo un colore e la biologia del cane è una. La biologia non ne sa niente di razze e di pedigree e se una caratteristica è un problema in una razza, lo è allo stesso modo in tutte le altre razze. Se il merle fosse un problema per il bulldog, lo sarebbe anche per tutte le altre razze il cui standard lo ammette. La verità è invece che come nel caso dei chihuahua, anche gli allevatori dei bulldog non vorrebbero vedersi limitati nel poter accoppiare cani fulvi tra loro, che nel caso specifico è una necessità irrinunciabile. I neri e i neri focati da utilizzare come jolly, nel caso dei bulldog non ci sono proprio e il merle è stato introdotto utilizzando una razza a base nera sfruttando il fatto che anche questo è un colore dominante. Potrebbero aver immesso border collie o pastore dei pirenei… o anche un meticcio. Tanto basta una volta.
Le ragioni degli allevatori tradizionali sono quindi condivisibili, ma dovrebbero stare attenti a non dire cose errate e a non demonizzare inutilmente un colore. E’ vero che spesso i cani che criticano non sono di buona qualità… e credo che appunto dovrebbero focalizzarsi su questo, e non sul fatto che siano merle.
I loro fratelli non merle, che ci sono sempre e che nascono immancabilmente anche se i loro allevatori fossero così scriteriati da accoppiare merle tra loro, sono ugualmente di qualità scandente pur non essendo merle. Sarebbe meglio focalizzare l’attenzione sui criteri di selezione, sulle verifiche zootecniche, sull’etica d’allevamento… e automaticamente si scoprirebbe che chi si concentra sul proporre nuove mode e dà la precedenza a caratteristiche “visibili” (prima tra tutte il colore) al solo scopo di vendere, resta un gradino sotto in fatto di qualità ed etica.
Una critica legittima è invece quella che ha a che fare col rischio di immettere nel patrimonio genetico altre caratteristiche indesiderate. Quando vediamo comparire il colore merle in una razza che storicamente non lo ha mai manifestato, abbiamo una sola certezza: è stato introdotto volutamente attraverso l’incrocio con un cane di razza diversa. Non compare per caso. L’allevatore che ha cani merle non può dare la colpa “ai governi precedenti”. Ha accoppiato con un cane merle. Se il cane merle è di una razza diversa, assieme al merle che si manifesta subito, entrano nel patrimonio genetico tante altre caratteristiche fuori standard, che dopo il ripetuto reincrocio con cani corretti tendono a sparire in poche generazioni, ma potrebbero ricomparire in futuro. Se si è fortunati, potrebbe trattarsi solo di una divergenza estetica… quindi una possibilità in più. E il danno potrebbe limitarsi all’avere cani che sembrano meticci.
Se siamo “iperfortunati” potremmo avere addirittura miglioramenti a livello di salute, a seguito dell’apporto di nuovo sangue e allargamento del pool genetico.
Ma in alcuni casi queste caratteristiche potrebbero anche cozzare con la funzionalità specifica della razza. Se per esempio si usa uno sheltand per portare il merle nel cavalier, potremmo trovarci un domani qualche cavalier molto attivo e più “abbaione” del solito con un carattere non tipico e non apprezzato da chi sceglie quella razza aspettandosi un cane tranquillo. Insomma aggiungiamo all’allevamento una buona dose di imprevedibilità. Il colore merle però è solo un campanello di allarme per far sospettare il meticciamento.
E’ il meticciamento il vero fattore rischio, non il colore.
E il problema rimane tale anche nei cani discendenti di merle che per un gioco di probabilità si fossero ritrovati ad avere una colorazione in standard.