di DAVIDE BELTRAME – Stamattina stavo partendo a scrivere un articolo tutt’altro che gentile verso l’asta relativa a 9 cuccioli sequestrati nel Giugno del 2019 e che si sta svolgendo, online, in questi giorni.
La notizia è uscita su diversi giornali (anche perchè è stata pubblicata anche dall’ANSA), e ce l’hanno segnalata anche nel nostro gruppo Facebook.
Trovando abbastanza assurdo che dei cuccioli (che ormai cuccioli non sono più, avendo tra gli 8 e 9 mesi) venissero “messi all’asta” e ancor più che lo si facesse online quindi con un pubblico più vasto e “meno controllabile”, mi si erano rizzati i capelli in testa (va beh, quelli rimasti)… ma prima di partire in quarta con l’articolo ho preferito parlare con chi questa asta l’aveva organizzata, per sentire “l’altra campana”.
E una volta sentite le motivazioni, devo dire la mia posizione è diventata decisamente meno critica.
Prima di spiegare i motivi del mio cambio di opinione, parentesi e nota di demerito all’ANSA, che definisce i cuccioli “di razza Bouledogue francese “: non lo sono, non hanno il pedigree e sul sito stesso dell’asta sono descritti così: “pur essendo morfologicamente assimilabili alla razza “Bouledogue francese”, non sono iscritti nei libri genealogici riconosciuti dalla F.C.I., pertanto non ne è noto il patrimonio genetico.”
Sarebbe carino che la maggior agenzia stampa del Paese non facesse errori così banali: è vero che la cinofilia non è il loro campo specifico e non sono tenuti a essere degli esperti, ma quando la fonte della notizia fornisce l’informazione corretta basterebbe seguirla.
Ma torniamo al punto del contendere.
Perchè mettere all’asta dei cuccioli che sono stati sequestrati?
Perchè… è l’unico modo per impedire che i cuccioli possano tornare in mano alle persone a cui sono stati sequestrati.
La (peraltro gentilissima) persona con cui ho chiacchierato e a cui ho esposto le mie perplessità mi ha infatti spiegato che con questa formula si può evitare attendere l’esito del processo a carico degli indagati e soprattutto senza il rischio che, qualora gli imputati vincessero, possano chiedere la restituzione dei cani: verrerrebbero rimborsati economicamente, ma non potrebbero (magari anche solo per ripicca) riavere il cane, come invece purtroppo avviene in altri casi con un iter più “tradizionale”, come sanno molti adottanti di cani sotto sequestro che hanno la spada di Damocle dell’attesa della fine dell’iter giudiziario, che spesso è tutt’altro che breve.
E’ certamente un paradosso che una legge “moralmente discutibile” come definizione in realtà sia un appiglio per la salvaguardia dei cani… ma questo passa il convento, come si suol dire.
Un altro punto importante sono i controlli sul potenziale adottante, dato che il sito fa menzione soltanto di un controllo da parte della polizia giudiziaria: in realtà oltre alla verifica che non ci siano provvedimenti per reati di maltrattamento animale e simili verso chi farà l’offerta migliore, saranno effettuati anche controlli pre e post affido, di sui si occuperà un’associazione.
Ovviamente questo non garantisce al 100% il futuro dei cani, ma questo vale per tutte le adozioni e anche per gli acquisti in allevamento, non si può fare il processo alle intenzioni e bisogna basarsi sui dati oggettivi e fidarsi della persona che viene a ritirare il cucciolo… ma comunque sapere che a questi controlli si è pensato e verranno effettuati riduce anche questo punto di critica: si poteva magari essere più espliciti nel sito dell’asta, ma non è un punto che è stato tralascianto a monte.
Un altro aspetto che ha destato perplessità è il fatto del “pagamento in contanti”: anche qui ho chiesto spiegazioni e c’è un motivo valido (e burocratico).
Chi avrà fatto l’offerta migliore per il singolo cucciolo, in realtà il cane non lo avrà ancora visto: potrebbe quindi, al momento dell’incontro per ritirarlo, decidere che qualcosa non va bene e tirarsi indietro. Se invece accetta, dato che il corpo forestale non ha possibilità di utilizzare POS e simili, l’unica possibilità è il pagamento con denaro contante: dato che viene comunque consegnata regolare quietanza di pagamento, risulta comunque un movimento tracciabile.
E’ bene anche evidenziare che il denaro raccolto con l’asta non costituisce un rimborso delle spese sostenute per le cure dei cuccioli, che segue un iter separato.
I fondi raccolti verranno versati in nel Fondo Unico di Giustizia: qualora la causa venisse vinta da chi aveva i cani al momento del sequestro, la somma verrà utilizzata per il risarcimento dei danni.
In caso contrario i soldi rimarranno nel Fondo di Giustizia.
Infine, le motivazioni della scelta di fare il tutto tramite sito e non con un’asta “tradizionale” sono
– evitare una situazione stressante ai cani, che non vengono portati sul luogo dell’asta e “messi in mostra”
– raggiungere potenzialmente più persone
– semplificare a queste persone la formulazione dell’offerta
Insomma, le motivazioni sulle mie obiezioni devo ammettere che sono state convincenti, peraltro dobbiamo sempre considerare che un conto è la situazione ideale e un conto è ciò che consentono leggi e normative.
Una carenza secondo me importante comunque c’è: i cani per quanto siano stati temporaneamente affidati a delle famiglie non sono stati valutati dal punto di vista caratteriale da professionisti, e questo – contando anche l’aver vissuto un distacco precoce dalla madre, essendo stati sequestrati quando avevano circa 40 giorni – può rappresentare un’incognita futura per chi li accoglierà, perchè potrebbero avere solo un feedback da chi li ha tenuti con sè ma senza un parere esperto e tecnico.
Mi è stato però assicurato che si farà presente questo aspetto a chi porterà con sè questi cani.
Certo, conservo delle perplessità sul “come”, anche perchè comunque chi farà un’offerta per l’asta si baserà alla fine solo su un paio di foto e poche righe di descrizione morfologica del cane… ma questo chiaramente non riguarda chi ha promosso l’asta, e al momento è la soluzione con meno controindicazioni.
Spero che i cani vadano a stare bene e trovino famiglie responsabili, ma soprattutto spero che col tempo potremo avere leggi migliori in tema di benessere animale e che non costringano a queste “gabole” per evitare che i cani possano tornare in mano a un cagnaro.
E questo è decisamente più importante delle guerre all’uno o all’altro strumento, dei “patentini” e quant’altro: perchè se mettere un cane sequestrato all’asta è la soluzione migliore (o comunque la meno peggiore) per tutelarlo, qualcosa decisamente non funziona.