domenica 17 Marzo 2024

Il naso del cane funziona (anche) da rilevatore di calore

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Davide Beltrame
Davide Beltramehttps://www.tipresentoilcane.com
Figlio di Valeria Rossi dalla nascita, creatura mitologica a metà tra uomo e cane, con tratti bestiali dello yeti. Solitamente preferisce esprimersi a rutti, ma ogni tanto scrive su "Ti presento il cane" (di cui è il webmaster, quando e se ne ha voglia). La sua razza preferita è lo staffordshire bull terrier, perché è un cane babbeo che pensa solo a mangiare e a dormire. Esattamente come lui.

di DAVIDE BELTRAME – Come se già non ci sentissimo abbastanza schiappe per l’impietoso confronto tra il nostro olfatto e quello del cane cane, è di questi giorni la notizia di uno studio condotto in collaborazione tra l’università di Lund (Svezia) e l’unviersità Eötvös Loránd di Budapest (Ungheria), che evidenzierebbe come i cani siano in grad, proprio tramite il naso di rilevare piccole radiazioni termiche, e di conseguenza rilevare il calore.
Ovviamente, farlo tramite il naso vuol dire che questo rilevamento può avvenire anche a distanza!

Confronto tra l’olfatto umano e quello canino, tratto dal webinar “I sensi del cane

Lo spunto è nato sia perchè il tartufo (anche detto rinario) del cane è una zona molto innervata, sia perchè sebbene in moltissimi mammiferi la zona del tartufo sia priva di peli e umida, nei cani e in altri carnivori è più fredda rispetto ad altre specie, in particolare nel cane tende ad essere inferiore alla temperatura ambiente, quando possibile: tra i 30 e i 15 gradi ambientali, la temperatura del tartufo è di 5 gradi inferiore alla temperature ambiente.
I 15 gradi sono appunto il punto di rottura di questo andamento, perchè a quella temperatura anche il tartufo è circa allo stesso livello, mentre a una temperatura ambiente di 0 gradi il tartufo ha una temperatura di circa 8 gradi (questi valori sono stati misurati in uno studio del 2017).

Termografia effettuata ad una temperatura ambiente di 27 gradi centigradi, si possono notare la lingua calda, e il tartufo freddo.

Solitamente la pelle fredda non è efficiente a livello sensoriale… tranne che per quanto riguarda le radiazioni infrarosse!
Considerate queste caratteristiche, e partendo dal fatto che ad esempio alcuni serpenti si basano esclusivamente sul calore corporeo della preda per attaccare e che hanno dimostrato una maggior precisione quando il loro rinario era freddo, i ricercatori si sono chiesti se anche per il cane valesse un meccanismo simile.
Sono quindi stati eseguiti due test: nel primo, tre cani (Kevin, Delfi e Charlie) sono stati addestrati a indicare tra due oggetti quello più caldo, nel secondo 13 cani sono stati sottoposti a una risonanza magnetica per verificare se ci fosse una diversa attività cerebrale in presenza di un oggetto caldo e di uno neutro.

Nel primo test, tutti e 3 i cani hanno avuto un’alta percentuale di successo nell’identificare . da una distanza di circa 1 metro e 60 – quale fosse l’oggetto più caldo, nello specifico:
– Kevin, 32 identificazioni su 40 prove (80%)
– Delfi, 44 identificazioni su 65 prove (68%)
– Charlie, 68 identificazioni su 89 prove (76%)
Ovviamente, chi conduceva il cane non sapeva quale fosse l’oggetto caldo in modo da non poterne influenzare la scelta.

Nel secondo test, è stato notato che quando era presente l’oggetto caldo si attivava particolarmente un’area della corteccia somatosensoriale sinistra, collegata proprio agli stimoli provenienti dal naso. Non vi erano invece particolari variazioni dell’attività cerebrale quando era presente l’oggetto neutro.
Questi due test dimostrano come, anche senza l’ausilio degli altri sensi, il cane sia in grado di distinguere l’oggetto più caldo: tuttavia ci sono alcuni aspetti da approfondire, per esempio capire se effettivamente questa capacità sia utile per la caccia dato che per questo scopo il cane dovrebbe riuscire a rilevare la differenza di calore anche da lunga distanza: saranno insomma necessari ulteriori approfondimenti.
Di seguito il video riassuntivo dello studio, mentre a questo link è disponibile il PDF dello studio.

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