giovedì 5 Dicembre 2024

Marketing, umiltà e senso della realtà

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Davide Beltrame
Davide Beltramehttps://www.tipresentoilcane.com
Figlio di Valeria Rossi dalla nascita, creatura mitologica a metà tra uomo e cane, con tratti bestiali dello yeti. Solitamente preferisce esprimersi a rutti, ma ogni tanto scrive su "Ti presento il cane" (di cui è il webmaster, quando e se ne ha voglia). La sua razza preferita è lo staffordshire bull terrier, perché è un cane babbeo che pensa solo a mangiare e a dormire. Esattamente come lui.

Ho sempre trovato opinabile andare a “romper le scatole” sui contenuti sponsorizzati di Facebook: è normale che un’inserzione venga fatta per attirare l’attenzione, è normale che si possa indorare un po’ la pillola (un po’, ho detto!), ed è anche comprensibile che ad esempio nel settore degli educaddestristruttori dove si è in tanti (forse pure troppi) sia sempre più difficile emergere e quindi si debba usare un po’ di fantasia per farsi notare.
Però di fronte ad alcuni post, capisco possa venire da dire la propria, perchè si sta un po’ esagerando: se un paio di anni fa scrivevo della tendenza a esagerare coi numeri, con persone che parlano di 10.000 cani lavorati in 10 anni (e poi all’inserzione successiva i cani diventano VENTImila… negli stessi 10 anni: almeno la coerenza!), sembra che ora la tendenza sia offrire la soluzione che richiede meno tempo e meno impegno… e come cresce esponenzialmente ad ogni annuncio il numero di “casi risolti” da ogni educaddestristruttore, inversamente cala il tempo dichiarato necessario per risolvere il problema.

Questo, ahimè, è anche colpa della sempre più diffusa ricerca, non solo in cinofilia, della soluzione più veloce e meno (ancor meglio se per nulla) impegnativa: non è un caso, ad esempio, che per il cane che tira al guinzaglio spesso la domanda non sia “come posso insegnargli a non farlo?” ma “quale strumento posso usare per non farlo tirare?”.
Unendo quindi la necessità di non essere “uno dei tanti” e avere un buon appeal sul suddetto proprietario medio, capisco possa nascere la tenzione di presentarsi come in grado di lavorare più rapidamente della concorrenza (facendo anche pensare all’utente che spenderà meno, facendo meno lezioni, anche se non è sempre così)… ma magari si dovrebbe conservare almeno il senso della realtà.
Fosse anche solo per onestà verso le persone che si rivolgeranno a noi.

Ecco, in quest’ottica leggere che qualcuno propone di risolvere “in due ore” qualsiasi problema su qualsiasi cane, storco un (bel) po’ il naso.
Non solo per l’ovvia surrealtà della promessa, ma per il messaggio che viene passato: da un lato che siano tutti dei furboni che provano a fregarvi quelli che vi parlano di percorsi che richiederanno settimane o mesi, dall’altro che possiate traquillamente inanellare errori tanto poi voilà, in un paio d’ore risolverete tutti i problemi e cancellerete gli sbagli fatti. Anche quelli non vostri, perchè in molti casi il problema del vostro cane potrebbe non dipendere da voi (o non solo), ma dal suo passato: un’errata selezione caratteriale, errori fatti durante i periodi sensibili del cucciolo, distacco precoce dalla madre, errato o mancato imprinting… tutte questioni su cui il proprietario normalmente non ha influenza ma che possono lasciare segni indelebili nello sviluppo del cane.
Ma no problem, tutto si risolve magicamente con poco impegno, un semplice colpo di spugna e vissero tutti felici e contenti.

No, le cose non funzionano affatto così!!!

Al netto che lo stesso autore della promessa di cui sopra si autosmentisce, dato che in un commento poi spiega che “I tempi di svolgimento sono tre mezze giornate svolte in full immersion! Logicamente In un paio di ore non risolvo l’intero problema.. ma soltanto il principale: faccio rendere conto il proprietario che tutto è possibile e gli fornisco le adeguate nozioni per iniziare ad operare in maniera adeguata! Per concludere, nel giro di tre mezze giornate potrai portare tranquillamente il tuo cane fobico di fronte a qualsiasi sua ex paura!”, per quanto questo caso sicuramenti brilla come estremo (e anche come modestia espressa nei commenti verso chi ha fatto notare che forse faceva promesse eccessive: ve ne mostro giusto un paio), è solo l’espressione di una tendenza, a mio avviso preoccupante, che punta tantissimo sul far colpo sul potenziale cliente anche a costo di passare messaggi sbagliati e potenzialmente dannosi.

E’ paradossale che pur aumentando, almeno in teoria, la consapevolezza del “pianeta cane” anche da parte del proprietario medio, poi gran parte di quanto gravita intorno a tale pianeta faccia invece grossi passi indietro; in fondo tra Internet, trasmissioni tv, gruppi Facebook, libri… i canali per informarsi sul cane sono aumentati rispetto al passato; certo, abbiamo sempre la mammapancina e quello che lopicchiosubitoperfarglicapirechicomanda, ma rispetto a qualche anno fa ad esempio molte più persone conoscono il concetto di centro cinofilo, conoscono le varie figure professionali (seppur magari con un po’ di confusione, spesso comprensibile), sanno che esistono varie discipline sportive e/o utilitaristiche, si pongono comunque il problema del benessere del proprio cane che come ben sappiamo è sempre più visto come membro della famiglia.
Questo dovrebbe portare quasi automaticamente a capire che non tutti i problemi si possono risolvere in poco tempo e non tutti sono risolvibili al 100%, e che comunque può servire impegno e costanza da parte nostra: ricordo che una volta era piuttosto in voga il concetto di lasciare il cane all’addestratore e poi “ritirarlo” a fine lavoro educato a puntino.
E funzionava, eh (del resto, anche quella era una soluzione che richiedeva poco impegno da parte del proprietario!): solo che normalmente dopo poco tempo il cane, tornato in mano alle persone che magari avevano causato con i loro errori quegli atteggiamenti indesiderati che li avevano spinti a farlo addestrare… tornava, ovviamente, a comportarsi come prima!
Questo è uno dei motivi per cui è emersa l’importanza di insegnare al binomio e coinvolgere attivamente il proprietario del cane nel lavoro in campo.

Attivamente, appunto.
Non è pensabile ottenere un risultato senza un po’ di impegno: a volte sì, potrebbe essere anche poco… ma non possiamo pensare di fare errori su errori, magari per degli anni, e che poi arrivi il mago che ci risolve tutto in una lezione.
Se continueremo ad avere da un lato chi cerca la soluzione più rapida e indolore, e dall’altro chi proporrà miracoli pronto uso, temo continueremo a vedere sempre più eccessi, anche perchè se tutti cominceranno a prometter risultati in poche ore, chi vorrà distinguersi dovrà prometterli in mezz’ora.
Se tutti parleranno di 10mila cani educati chi vorrà distinguersi dovrà parlare di 30mila.
Se tutti prometteranno soluzioni a domicilio (così non fate manco la fatica d’uscir di casa…) chi vorrà distinguersi dovrà proporre la soluzione via videochiamata… e via dicendo.
Quindi:
– cari proprietari (o in qualsiasi modo vi definiate): non cercate la scorciatoia, se davvero volete percorrere la strada più breve lavorate per tempo in modo da evitare pche i problemi nascano, ma se avete fatto baggianate in tutti luoghi e in tutti i laghi, rimboccatevi le maniche
– cari educaddestristruttori (o in qualsiasi modo vi definiate): non promettete miracoli e scorciatoie, perchè anche far capire alle persone che serve impegno e soprattutto che non siete supereroi che possono risolver tutto in 10 minuti crea cultura cinofila, inoltre da’ anche maggior valore al vostro stesso operato. Oltretutto creare aspettative eccessive è un’arma a doppio taglio: commenti tipo “ah no lascialo perdere quello lì non è mica capace, ci ho fatto DUE LEZIONI e non mi ha risolto nulla!” non penso di averli sentiti solo io…

Autore

  • Davide Beltrame

    Figlio di Valeria Rossi dalla nascita, creatura mitologica a metà tra uomo e cane, con tratti bestiali dello yeti. Solitamente preferisce esprimersi a rutti, ma ogni tanto scrive su "Ti presento il cane" (di cui è il webmaster, quando e se ne ha voglia). La sua razza preferita è lo staffordshire bull terrier, perché è un cane babbeo che pensa solo a mangiare e a dormire. Esattamente come lui.

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