sabato 26 Ottobre 2024

Ti presento… i sensi del cane – Seconda parte

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Martina Aresu
Martina Aresu
Nata nel 1995 a Lanusei (NU). Possiede una grande passione per gli animali, e soprattutto per i cani, che coltiva occupandosi sia di quelli della famiglia che svolgendo attività di pet sitter. Questa inclinazione la spinge a conseguire con la massima votazione la laurea nel corso "Tecniche di allevamento animale ed educazione cinofila" dell'Università di Pisa, con una tesi sugli Interventi Assistiti con gli Animali rivolti ai pazienti autistici; nel frattempo diviene Commissario di ring Enci e partecipa a diverse esposizioni. Ha come obbiettivo futuro quello di rendere la sua zona più pet friendly e di diventare un importante punto di riferimento per la corretta gestione del rapporto uomo-cane.

Nella prima parte abbiamo analizzato i sensi dell’olfatto e dell’udito: completiamo oggi la panoramica andando a vedere come funzioano gusto, tatto e vista del cane.

GUSTO

Come per gli esseri umani, il gusto è il senso che permette al cane di percepire il sapore del cibo che ingerisce, grazie a dei recettori chiamati papille gustative, che si trovano sulla parte superiore della lingua, sulla membrana mucosa del palato, l’epiglottide e la faringe.

Dei cinque sensi, il gusto non è uno di quelli più utilizzati dal cane né tantomeno tra i più sviluppati: infatti i quattro zampe di casa tendono a masticare poco il cibo che hanno in bocca, ingurgitandolo abbastanza velocemente, e posseggono solo 1700 papille, molte di meno rispetto alle nostre 9 mila.
Questo dipende dal fatto che l’uomo è abituato a mangiare una gamma più vasta di alimenti, ma allo stesso tempo non vuol dire che i cani non sappiano distinguere i 5 gusti fondamentali, anche se la loro individuazione è meno precisa rispetto alla nostra. I cani, infatti, possiedono dei ricettori specifici per il gusto della carne e del grasso, e riescono a percepire soprattutto il sapore dolce: sembra che gli alimenti dolci ricordino alcune proteine, e nel corso dell’evoluzione tale capacità è stata utile ai lupi per apprezzare i cibi più energetici (come i frutti), in modo da favorirne la sopravvivenza.
Minore invece è la loro sensibilità al salato, perché la carne, che occupava la maggior parte della dieta dei canidi selvatici, era già ricca di sale, e non è stato necessario sviluppare recettori di questo gusto per la selezione degli alimenti.
È stato scoperto poi che i cani non apprezzano particolarmente l’acido o l’amaro,
ma ne sono molto sensibili: infatti diverse sostanze tossiche, come gli alcaloidi o la stricnina, sono amare, per cui la percezione di questo sapore ha permesso ai loro antenati di valutare la natura commestibile o meno degli alimenti. Va considerato però che il gusto è spesso associato all’olfatto…i nostri amici annusano il cibo prima di mangiarlo (anziché gustarlo come noi umani) e sono attratti dagli alimenti per via del loro odore: se questo è piacevole, molto probabilmente il cane li mangerà anche se non sono commestibili!
Inoltre, nei soggetti fino a 6 mesi di età circa il gusto è utilizzato anche come metodo di esplorazione: nel periodo precoce dello sviluppo infatti, il cucciolo ha la tendenza a prendere in bocca, mordicchiare tutto ciò che capita a tiro, masticare e a volte ingerire oggetti anche non alimentari per acquisire informazioni sensoriali ed ispezionare la realtà circostante.

TATTO

Il tatto molto spesso è un senso che viene poco considerato nel cane, ma in realtà ha grande importanza nel corso di tutta la sua vita. Per prima cosa, la pelle è il più ampio organo sensoriale, poiché le terminazioni nervose veicolate dal pelo sono distribuite su tutto il corpo dell’animale; tali recettori sono di natura diversa, adattati e specializzati per vari input sensoriali. Ci sono precisamente 5 categorie di recettori corporei: Nocicettori (rilevano stimoli dolorosi), Propriocettori (sensibili al movimento del corpo e alla posizione), Termocettori (sensibili a freddo e caldo), Chemiocettori (rilevano stimoli chimici) e Meccanocettori (sensibili a stiramento, torsione e pressione).
In particolare, i cani posseggono le vibrisse (peli sensoriali situati sopra occhi, mascella e tartufo, tramite i quali il cane avverte la temperatura degli oggetti prima di toccarli o di metterli in bocca), i tragi (peli nelle orecchie) e i peli tattili (localizzati nella parte terminale degli arti), tutti dotati di una notevole innervazione e di un flusso sanguigno abbondante che consentono di percepire con precisione le vibrazioni del mondo circostante.

Inoltre, va considerato che i cani, così come gli uomini, posseggono un innato desiderio di contatto. Il cucciolo neonato sordo e con gli occhi chiusi, si orienta in modo tattile alla ricerca della madre, per soddisfare il bisogno di protezione e sicurezza; cerca continuamente anche la vicinanza dei fratelli e, se lo si separa da loro, reagisce lamentandosi e muovendosi fino a quando non li ritrova. L’intenso contatto con la madre e i fratelli prima, e con l’uomo poi, è così importante per garantire uno sviluppo normale del cucciolo, facendolo crescere sicuro di sé ed equilibrato.

In realtà, già a 35 giorni di vita il feto inizia lo sviluppo tattile a partire dalla regione dorsale, percependo e rispondendo alle contrazioni uterine provocate dalle emozioni della madre in seguito al rilascio di endorfine. Palpazioni uterine effettuate su cagne al 45° giorno di gravidanza, hanno evidenziato un’agitazione dei feti durante i 30 secondi che seguono la manipolazione, a testimoniare una sensibilità tattile precoce. Nel ventre materno il cucciolo è influenzato anche dalle interazioni con i fratelli e dagli stimoli che da loro provengono. In questo periodo non possiamo agire direttamente sul piccolo, ma possiamo e dobbiamo creare le migliori condizioni per la cagna, in modo che di riflesso il feto viva condizioni di benessere e marcatura positiva: mamme stressate danno vita a cuccioli molto reattivi/timorosi mentre mamme che gioiscono del contatto generano cuccioli predisposti ad esso.
La stimolazione tattile precoce è anche presente nei programmi di stimolazione sensoriale neonatale, secondo il concetto per il quale minime forme di stress subìte nel primo periodo di vita possano influenzare il comportamento del soggetto adulto.
L’utilizzo del tatto rappresenta una parte importantissima della comunicazione non soltanto del cucciolo, ma anche nell’adulto: ad esempio nei gesti di dominanza il soggetto può appoggiare il muso o la zampa sul dorso dell’altro cane, o nella comunicazione sessuale esplorare le zone genitali con naso e lingua, oppure può cercare un contatto come rassicurazione. I nostri cani comunicano nella stessa maniera anche con noi, e viceversa la comunicazione tattile viene usata continuamente anche dall’uomo nei loro confronti. Infatti, anche se spesso non ce ne rendiamo conto, il modo in cui tocchiamo il cane può provocare sensazioni ed effetti diversi: accarezzarlo a mano aperta lungo i fianchi genera tranquillità, abbassa lo stato di veglia e riduce lo stress, rispetto alle pacche che tendono ad eccitarlo, mentre le grattatine su dorso e spalle sono gratificazioni molto apprezzate. Nel contatto fisico inoltre, teniamo sempre in considerazione che i cani hanno come noi delle zone particolarmente sensibili, che possono variare a seconda degli individui: di solito amano le coccole sotto il mento, pancia, dorso e posteriore, mentre non apprezzano essere toccati su testa, zampe e coda. Accarezzando il corpo è facile accorgersi e disegnare una mappa, definendo le parti gradite (zone calde) o meno (zone fredde).

VISTA

Considerate le forti capacità olfattive, ci si potrebbe chiedere se i cani abbiano davvero bisogno degli occhi. La risposta è sicuramente positiva e la ritroviamo nel processo di evoluzione del lupo, con cui il cane condivide diverse peculiarità sensoriali. L’olfatto infatti, anche se fondamentale, non può essere l’unico mezzo rivelatore di una preda, a causa delle correnti d’aria che rendono la scia incostante e incerta, per cui gli occhi aiutano a localizzare il bersaglio. Per poter percepire ogni variazione poi, l’occhio del predatore è capace di distinguere molto meglio gli oggetti in movimento, mentre con maggiore difficoltà i contorni degli oggetti fermi e vicini: per questo non dobbiamo stupirci se il nostro cane non riesce a trovare il giocattolo che ha tra le zampe e riuscirà a vederlo solo facendo un passo indietro. Il lupo inoltre, così come il cane, grazie ad una concentrazione di bastoncelli in media tre volte maggiore della nostra, ha sviluppato una particolare sensibilità alla luce (per cogliere i movimenti anche nella penombra), ma è limitato nella percezione della gamma dei colori rispetto all’uomo. È opinione diffusa che i cani siano daltonici o vedano in bianco e nero, ma così non è! L’uomo possiede 150 coni (i fotorecettori responsabili della percezione di colori e dettagli) e di tre tipi, recettivi alla lunghezza d’onda del rosso, del blu e del verde. I cani ne hanno solamente 40, e di due tipi, sensibili al blu e al giallo: la loro vista è quindi solo meno articolata, basata su blu, giallo, grigio e loro sfumature. Un oggetto blu-giallo viene percepito meglio rispetto ad uno rosso o arancio, per cui facciamo attenzione all’acquisto di giochi usati nelle attività (palline, dischi, ecc.) o ai nostri capi d’abbigliamento in alcune situazioni (come gare o competizioni): ad esempio una pallina rossa cattura la nostra attenzione essendo molto sgargiante, ma lanciata in un bosco autunnale sarebbe molto difficile da trovare per il cane, vista da lui come un insieme di tonalità di marrone.

Ancora, una differenza che possiamo evidenziare è che i nostri occhi sono situati frontalmente, creando un campo visivo di 180 ° che ci porta a guardare soprattutto in avanti, con una visione periferica abbastanza scarsa; i cani invece, godono di una visione panoramica dell’ambiente a 270 °, grazie ad una collocazione più laterale delle orbite, con alcune differenze tra razze per via della morfologia della testa.

Un’altra particolarità risiede nella pupilla, che nell’uomo varia di diametro, contraendosi fino a 1 mm in condizioni di piena luce e rilassamento, ed espandendosi fino a 9 mm in caso di buio, paura o nervosismo; nel cane queste condizioni influiscono poco, e il diametro rimane fisso di circa 3-4 mm.
Concludiamo infine sottolineando che la vista rappresenta sia per l’uomo che per il cane un fondamentale mezzo di esplorazione, ma in particolare per il cane, costituisce un elemento centrale nella comunicazione. Il posizionamento del corpo e il suo orientamento nello spazio, il tipo di movimento e la sua intensità, l’espressione facciali, le orecchie, la coda, sono tutti indizi fondamentali che vengono attentamente osservati nell’altro, e utilissimi per raccogliere informazioni e comprendere stato emotivo, intenzioni e richieste. È importantissimo infatti ricordare sempre che mentre la nostra comunicazione è principalmente di tipo verbale, quella dei nostri amici a quattro zampe è fortemente visiva.

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  • Martina Aresu

    Nata nel 1995 a Lanusei (NU). Possiede una grande passione per gli animali, e soprattutto per i cani, che coltiva occupandosi sia di quelli della famiglia che svolgendo attività di pet sitter. Questa inclinazione la spinge a conseguire con la massima votazione la laurea nel corso "Tecniche di allevamento animale ed educazione cinofila" dell'Università di Pisa, con una tesi sugli Interventi Assistiti con gli Animali rivolti ai pazienti autistici; nel frattempo diviene Commissario di ring Enci e partecipa a diverse esposizioni. Ha come obbiettivo futuro quello di rendere la sua zona più pet friendly e di diventare un importante punto di riferimento per la corretta gestione del rapporto uomo-cane.

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2 Commenti

  1. Grazie, mi fa piacere che vi sia piaciuto. Vi invito a seguire la pagina per rimanere aggiornati sulle prossime pubblicazioni.

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