Ho fatto una scelta, con i cani: forse troppo “comoda”, forse rischiosa.
Ho deciso di non interessarmi di medicina veterinaria. A parte le basi-basi di primo soccorso e le fesserie, voglio tenermi lontana da ogni tentazione di autodiagnosi e di iniziativa.
Perché? Perché non è il mio ambito.
Perché non basta leggere su libri ed internet la teoria: un medico veterinario ha studiato, sì; ma soprattutto ha fatto pratica con decine di animali ogni giorno per poter fare il proprio lavoro.
Dopodiché ha iniziato a lavorare, e ha continuato a vedere decine di animali ogni giorno. E se qualcuno mi fa domande su un problema di salute, rispondo “vai dal veterinario”; addirittura, do la stessa risposta sui problemi comportamentali se può esserci anche solo la lontana possibilità che siano causati da un problema di salute.

Proprio recentemente, ad esempio, una cucciolona di american bully, il cui proprietario si è rivolto a me per un problema di aggressività idiopatica, è risultata affetta da un danno cerebrale congenito (a voi le conclusioni sulla scelta di “razze” che non sono davvero razze e pertanto non vengono davvero selezionate ma soltanto riprodotte); alcuni educatori avrebbero magari lavorato mesi sul problema, senza scoprire mai che in realtà sarebbe stato da sottoporre ad un medico.
Il discorso vale anche quando il problema di salute è invece palese: non ho affatto apprezzato quando, anni fa, mi è capitato di incontrare nei centri cinofili l’addestratore che decideva di preparare per il mio cane la tabella alimentare, o che gli vedeva l’occhio asciutto e mi prescriveva due o tre farmaci come fossero stati snacks (inutile specificare che, per quanto fossi principiante, non ho mai ascoltato questi consigli).

Allo stesso tempo, però, non ho apprezzato nemmeno quando altre figure professionali della cinofilia hanno preteso di dare dritte da allevatori ed educatori.
A partire proprio da alcuni veterinari che, davanti al cliente che chiede di che razza sia il proprio cane, anziché rispondere semplicemente “se non lo sai e non hai nessun documento, allora non è di razza”, si lanciano in fantasiose ipotesi che spesso non ci pigliano nemmeno alla lontana; potrà sembrare un intervento poco dannoso, ma non fa che alimentare la già diffusissima confusione tra razza e simil-razza (con conseguenti stupide faide tra adottanti ed acquirenti, che invece di accorgersi di avere in comune l’amore per i cani si scannano perché hanno semplicemente fatto scelte diverse).
I veterinari, poi, sempre loro, sono quelli che suggeriscono assurde soluzioni educative a causa delle quali poi il proprietario medio si presenta dall’educatore, il quale si mette le mani nei capelli, se li ha.
Prendo con le pinze, ma non mi stupirei se fosse vero, le testimonianze che ho sentito sul veterinario che avrebbe sentenziato che la cagna DEVE fare almeno una cucciolata, o che può tranquillamente riprodursi anche se ha dieci anni (anche se potrebbero essere fantasiosi racconti inventati dal proprietario per giustificare le proprie fesserie).

Diverso è il caso dei veterinari comportamentalisti: sono obbligata a scrivere che loro sono figure preparate e professionali e che ci si può rivolgere a loro in caso di problemi comportamentali, perché sulla carta così dovrebbe essere.
Sfortunatamente mi sono state riferite tante “diagnosi” con conseguenti “terapie” che mi hanno fatto accapponare la pelle, sulle quali non concordo e per le quali avrei proposto percorsi molto diversi (addirittura, in alcune circostanze, ho osservato situazioni in cui chi si è rivolto all’educatore ha risolto problemi che il comportamentalista aveva solo grossolanamente tamponato); per questo motivo sono piuttosto prevenuta su questa figura professionale, anche se poi ovviamente i “pasticcioni” probabilmente sono soltanto una minoranza, e come un po’ in tutti gli ambiti chi è davvero bravo non fa notizia quanto chi combina guai.
Un’altra insospettabile figura che ho visto dispensare consigli a sproposito, anche se in pochissimi casi, è il toelettatore.
Attenzione: tantissimi toelettatori sono ANCHE educatori, per cui ben vengano i loro consigli! A me, però, sono capitate due esperienze simili: cane che tirava al guinzaglio in entrambi i casi.
A uno era stato messo il collare a scorrimento, all’altro l’easy walk. Ovviamente, il primo tirava lo stesso, il secondo tirava “di meno”, ma appena si provava a cambiare strumenti ricominciava.
In entrambi i casi il toelettatore aveva proposto lo strumento come soluzione definitiva al problema, senza spiegare “come, quando e perché”: a detta sua, sarebbe bastato far indossare il nuovo strumento al cane, e voilà.

Insomma, il proprietario medio può incappare talvolta nel professionista che si lancia a coprire anche le aree professionali di altri cinofili, ma non sempre con reale preparazione a riguardo.
Cosa possiamo fare per evitare le cattive sorprese? Semplicemente, rivolgerci alla persona giusta.
Se andiamo dal veterinario per il vaccino, non approfittiamone per chiedere cosa fare se il cane ulula alla luna; se andiamo al centro cinofilo per il corso base, non approfittiamone per chiedere cosa dovremmo dare da mangiare al cane. Ogni dubbio che abbiamo, esponiamolo sempre alla persona specializzata nel campo: ridurremo al minimo i rischi di brutte sorprese.
Buongiorno! So che magari mi sono lasciato incuriosire da un dettaglio che sfora col senso dell’articolo ma mi piacerebbe approfondire il discorso delle “non razze”. Avete qualche lettura da consigliare? Grazie!