Il 16 gennaio del 2012 scrissi un articolo dove mi chiedevo se essere un ente riconosciuto dal CONI, fosse un valore aggiunto o una mossa di marketing.
Oggi risponderei… un po’ tutti e due.
Nasceva più o meno in quegli anni, in seno allo CSEN, la sezione “sport acquatici” e “soccorso sportivo in acqua”.
Si cercò all’interno di quest’ultima sezione un dialogo con i gruppi che all’epoca reggevano, più o meno, le sorti del soccorso nautico sportivo italiano. Un gruppo era il CIT (Club Italiano del Terranova) riconosciuto come Club di razza dal Enci e l’altro la SAT (Società Amatori Terranova). Io stavo, come sto oggi, nella Sat.
Si fece una riunione del nostro consiglio direttivo valutando i pro ed i contro, decidendo alla fine di rimanere fuori da qualsiasi discorso di collaborazione con lo Csen perché, in quel momento, avevamo in testa altre idee e variegati progetti; loro erano gli ultimi arrivati e noi ci sentivamo in rampa di lancio, ed avevamo la sensazione che qualcuno potesse avere qualche protagonismo che non ci piaceva.
Credo che anche dall’altra parte (Cit) non riscosse molto successo l’iniziativa.
Iniziarono invece alcuni gruppi all’interno delle due associazioni ad affiliarsi autonomamente anche allo Csen. Nessuna regola lo impediva. Dico di più. Alcuni gruppi decisero a breve di lasciare la Sat per lavorare unicamente sotto l’insegna Csen.

Sono molto sincero, in quel periodo non mi piaceva il discorso portato avanti dallo Csen. Nulla di personale. La mia idea forte, ma forte davvero era quella di unire, legare… non di aprire ad una ulteriore associazione che proponesse un ennesimo regolamento e che, non volontariamente, portava ad un nuovo frazionamento.
In verità io in Sat stavo molto bene. Godevo della stima di tutti i soci, giudicavo, proponevo parecchie idee ad ogni riunione ma, per un motivo o per un altro il discorso di riuscire a metterci tutti sotto una stessa bandiera è sempre, miseramente arenato. La cosa divertente è che tra Sat e Cit ci si conosce e conosceva tutti, ed a un certo punto quando parecchi soci fondatori della Sat entrarono in massa nel consiglio direttivo del Cit si ebbe la sensazione che qualcosa stesse per cambiare. Invece nulla. Tanti discorsi dietro le quinte, intese di massima, chiacchiericci singoli, sempre stima e rispetto tra le persone ma ognuno per la propria strada.
La mia bandiera era, lo dico da anni, quella dell’Enci. Io avrei chiuso qualsiasi associazione di lavoro in acqua e avrei ragionato solo con Loro.
Pensavo/sognavo alla creazione di un campionato italiano. Varie tappe in giro per l’Italia ed una grande finale. Figlio delle mie esperienze all’estero, dove ogni domenica o quasi da aprile ad ottobre si va in acqua pensavo alla possibilità di creare un corso di formazione “vero” per Binomi, i giudici, i piloti e figuranti. Creare una serie di centri in tutta Italia dove promuovere la disciplina.
Poi è suonata la sveglia ed ho dovuto alzarmi per andare al lavoro…

Anni dopo anche l’Enci è uscita con il suo brevetto. Operativo.
Ma come… operativo??? L’ho studiato, l’ho conseguito… ma ho ben inteso che tutti i mie progetti/sogni erano destinati a rimanere tali. Era anche parecchio complicato per me pensare di andare a Milano, bussare all’Enci e dire: “Salve. Sono Claudio Cazzaniga, vorrei riunire tutto il mondo del lavoro in acqua italiano, ma nessuno è d’accordo con me”.
Ora, è vero che ho la faccia come il culo… ma con che credibilità si poteva fare?
Il tempo passa, ciascuno fa la propria vita (cinofila) e nel mio caso è stata molto fortunata, ricca di soddisfazioni e soprattutto si è sviluppata quasi tutta oltralpe. Girare per l’Europa mi ha permesso di vivere tante esperienze, tante gare, tante le splendide persone che ho conosciuto, tante idee per la testa. Le gare in Italia non le seguivo più, ho smesso o quasi di giudicare e devo dire che in certi periodi dell’anno ho dormito più sul furgone parcheggiato in giro per l’Europa che a casa mia.
Anche il lavoro della Sat con gli anni, è andato scemando. Sempre meno gare, meno idee, meno mia presenza.
Mi prendo le mie colpe.
Cinque anni fa ritrovo lo Csen. Con il mio centro cinofilo decidiamo di darci alla disciplina della Rally-O, attività che avevo conosciuto grazie al mio amico Paolo Riva della cinofila di Lugano. L’unico circuito al momento esistente era quello dello Csen (Enci non riconosce la disciplina) ed in Lombardia c’è praticamente una gara ogni domenica. Per noi di Bergamo, perfetto. E Csen fu.
Per partecipare alle gare giustamente serve iscriversi all’ente sia come centro che come singoli atleti. L’organizzazione è grande, tante gare, tante iniziative, finali nazionali, corsi di aggiornamento per tecnici e giudici e come centro ci sono anche (è giusto dirlo) degli ottimi benefici fiscali. Tanto più che ho parificato la mia qualifica di istruttore Enci anche con lo Csen.

Iniziamo come squadra un percorso molto interessante e ricco di vittorie che continua tutt’oggi. Contribuiamo anche ad organizzare diverse gare. Ci tengo a spiegare bene questo passaggio perché come responsabile della squadra mi interfaccio con Csen, capisco e comprendo il gruppo dirigente che c’è dietro, come lavorano, la voglia di crescere.
Crescere. Un verbo che mi ha spesso accompagnato nella vita. Ogni qualvolta ho alzato l’asticella l’ho fatto perché sentivo un senso di insoddisfazione dello stato in cui mi trovavo. Non mi bastava più come stavo. Avevo, sentivo un forte bisogno. Quello appunto di crescere. E probabilmente quando questo bisogno sarà placato, appenderò l’imbrago al chiodo e farò altro nella vita.
Perché scrivo queste cose?
Perché da qualche settimana ho iniziato ad interfacciarmi ancora con lo Csen, soccorso sportivo in acqua.
Qualche chiacchierata con il responsabile nazionale, Alessandro Zannini, lo stesso del 2012. Mi butta ancora lì quell’idea di unire il movimento, di creare qualcosa a livello nazionale… di dare una mano.
Tasto sensibile per me, si è capito… Al momento ci stiamo conoscendo. Il gruppo “dirigente” Csen del soccorso sportivo in acqua è già formato, da quel 2012. All’interno vi sono veterani della disciplina e persone che non è da moltissimo che si sono affacciate a questo mondo.
Cercherò, forse, di portare il mio contributo, le mie idee, degli ideali da cui non transigo, la mia esperienza e il mio entusiasmo. Qualche idea ho già avuto modo di buttata lì, ci sarà tempo e modo per approfondire.
Sono previste da qui a fine anno diverse riunioni, rigorosamente on-line, dove poterci confrontare ed avere la possibilità di argomentare le proprie posizioni.
Il “pericolo” ovviamente sta nel fatto che essendo in tanti si rischia di partorire un qualcosa che non sia figlio di nessuno, si parte da un’idea… poi tutti fanno una modifichina e quell’idea iniziale diventa un’altra cosa.
Mi faceva molto piacere condividere con chi mi segue da molto tempo, questa possibile novità nel mondo del soccorso nautico sportivo.
Ho sepolto da tempo l’idea di cambiare questo mondo con l’Enci, ma lo Csen ha numeri, organizzazione e struttura che forse può aiutarmi a realizzare il sogno.
Benvenuto Claudio! Sono felice che dopo “tanto riflettere” tu abbia deciso di dare una mano nella realizzazione del progetto acqua proposto già nel lontano dicembre 2011.
Da quella lontana data ad oggi sono intercorse con te diverse chiaccherate, da parte mia con l’intento di aggregare ed unire… il più possibile, superando le bandiere ed i campanili che, purtroppo, sono tuttora presenti negli intenti (talvolta oscuri) da parte di qualche “addetto ai lavori”.
Il progetto è questo e solo questo. Non c’è mai stata né mai vi sarà mania di protagonismo da parte mia e tantomeno da chi collabora al progetto stesso.
Questo è sempre stato il punto fermo di tutto il lavoro e l’attività svolta fino ad ora, tanto di essere stato appellato ironicamente RE ARTU’, perché sempre ho parlato di una tavola rotonda ove si condividono gli intenti e le decisioni senza i cosiddetti capi tavola.
Già nel febbraio del 2013 scrivevo e proponevo quanto segue:
“……Come tutti ben sappiamo, il progetto C.S.E.N, all’epoca proposto dallo Scrivente e successivamente autorizzato, è nato secondo lo spirito della massima ricerca di condivisione e coinvolgimento da parte di tutte le Associazioni Italiane che si occupano di “lavoro in acqua”.
Per il principio sopra esposto, la grande maggioranza dei Gruppi, aderendo di buon grado all’iniziativa, si sono altresì affiliati a C.S.E.N, entrando a far parte della struttura organizzativa che gestisce oggi il progetto a livello assolutamente paritetico; altri Gruppi in Italia, a breve, entreranno a far parte dell’Organizzazione per giungere all’obiettivo finale di creare un Soggetto a livello Nazionale che, fatto salvo le specifiche autonomie di ciascun Gruppo, sia in grado di formare un “tavolo unico” per la gestione di questa magnifica e comune disciplina sportiva. (Norme, Regolamenti, Unità di intenti ecc.).”
Tutto in linea, tra l’altro, con autorevoli personaggi che il primo di novembre 2011 pubblicarono qui la loro intervista in tema di frastagliamenti, rapporti ed infine la nascita di federazioni.
Conosci bene la storia…
Penso che dopo questo lungo rodaggio durato 8 anni, sia arrivato il momento di concretizzare i pensieri (tanti) e le parole (tante e svariate) in opere, definendo in maniera altrettanta concreta chi è disposto ad impegnarsi e lavorare secondo i basilari concetti sopra espressi.
E mi fa piacere dunque che tu sia della partita!
Cordialmente
Alessandro Zannini
Responsabile Nazionale
C.S.E.N – Soccorso Sportivo in Acqua
Organo Tecnico Nazionale
C.S.E.N Cinofilia da Soccorso