sabato 16 Marzo 2024

Un cane? MAI! E invece…

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Ed eccomi qua, dopo aver creduto di essere pronta, eccomi qua col “mio” cane.
Ci ho pensato, e ripensato e immaginato come sarebbe stato inserire nella mia vita già piena, la presenza di un cane. Mi sentivo ormai “quasi” pronta, quando apprendo che tale Lagotta Aida ha messo al mondo, pare, bellissimi cuccioli, tra cui la “mia”.
Aspetta un momento, dico a mia figlia, sto ancora decidendo!
Dice che ormai è cosa fatta, parola data, come “avevi tu stessa confermato”. Caspita. Non ti danno neanche il tempo di riflettere. Sarà solo…quanto? Un annetto…o forse un paio…mah, metti pure una decina d’anni che temporeggio. Prendere o non prendere un cane tutto mio. Vabbe’, mi dico, fai come hai spesso fatto; getta il cuore avanti e affrettati a raggiungerlo. E sia. Ho cresciuto due figli, che sarà mai un cucciolo di cane. Mi arriva qualche foto e dei video di questa batuffolina bianca, arruffata e polpettosa. Che bella! Dico. Arriva a casa il giorno stesso in cui per la prima volta sto tenendo un webinar. Crescita personale, consapevolezza: quelle cose là che insegnano a stare nel momento presente, a non giudicare, a saper cambiare punto di vista.

Visto l’impegno del momento, la affido a mia figlia e mio genero , Fabiana e Davide, chiedendo loro di tenerla un paio di giorni: la prenderò lunedi. Come certe diete, quel lunedì diventa una data da definire. Non so come mai, ma ho paura di prenderla con me. Come farò di notte? E come sarà durante il giorno? Quante volte dovrò portarla fuori? Sarò in grado di fare tutto? Nessun nuovo punto di vista all’orizzonte, nessun magico “momento presente” in mio soccorso. Durante il giorno è a casa con me. La guardo: è bellissima, vivace e tenera. Cerco di convincermi che posso farcela, anche se mi assalgono ancora molti dubbi: potrò continuare a fare le mie cose? Scrivere, viaggiare, lavorare, avere tempo per me? Intanto lei, con disinvolta nonchalance, produce pozzangherine e mucchietti di prodotto interno lordo indesiderabili sul pavimento della cucina. E in camera di là…e nel corridoio d’entrata. E che diamine! Ti ho chiamata Ondina ma sei invece uno tsunami!

Arriva la notte di Natale e decido: da ora resta con me. La tengo nel kennel accanto al mio letto confidando anche nella presenza di mio marito. Sai, la notte è lunga, potrebbe succedere di tutto. Spengo la luce, lei è accucciata là dentro come un gomitolo di bambagia arruffata. Tutto tace, ma non dormo. Vigilo su ogni eventuale guaito o movimento sospetto. Questi esseri sono così imprevedibili che sarebbe capace di riempirsi di escrementi e poi …non oso pensarci. Silenzio. Adda passà a nuttata. Passa molto tempo, ma io non chiudo occhio. Preparo strategie: appena sentirò che si agita balzerò dal letto, mi infilerò il cappotto sul pigiama, aprirò il kennel, la afferrerò prima che mi scodelli qualcosa, la porterò giù al piano terra facendo attenzione a non capitombolare, aprirò la port…silenzio. Mi assopisco sognando guaiti e richieste d’aiuto e soccorsi che arrivano troppo tardi. Alle 6 del mattino guardo nel kennel. Due occhietti emergono dalla palla bianca arruffata. Mi vesto ( cappotto sul pigiama ), apro il kennel col batticuore: forse mi balzerà addosso in quel modo espansivo e imprevedibile di chi non vede l’ora di essere liberato. Armeggio in modo goffo con la dannata porticina del kennel: ogni secondo in più potrebbe essere fatale! Si apre, lei si affaccia un po’, con languida lentezza; io la esorto ad uscire, lei si stiracchia, mezza dentro e mezza fuori, in quel modo zen che ti fa sentire stupida o stupita…non so. Infine l’afferro, la tengo in braccio scendendo cauta dalle scale ed esco in giardino con lei. Piove. E’ il giorno di Natale, ho un sonno cosmico e invece sono qui a bighellonare per il giardino con Ondina. Mentre cammino a passi lenti considero questo Natale e, come spesso accade, mi viene da fare il confronto con lo scorso Natale. Era una settimana prima che accadesse un grave incidente a mio marito, un malore a prima vista irreversibile… poi mesi di dolore, paura, sofferenza. E poi la lenta ripresa ma arriva il virus che, per fortuna, non ci ha toccati… ma tutti i mondi oramai crollati, niente più come prima. Niente, eccetto i legami più belli e tutti i contenuti preziosi del nostro cuore. Esistono valori, sensazioni, percezioni indescrivibili perché interni, non visibili allo sguardo frettoloso. Sono il terreno fertile in cui sbocciano magie, trasformazioni e comprensioni durature, a dispetto di ogni apparenza.

Mi guardo intorno, tutto è in silenzio, mentre lei se la gode a corrermi intorno, a conoscere ogni angolo del giardino. Cammino in quella quiete dinamica così armoniosa e all’improvviso mi sento grata. Tutto, infine, è andato per il meglio e siamo ancora qui, insieme. Sto bene, sono felice, sono nel posto giusto, al momento giusto. Lei mi guarda, curiosa e invitante al gioco.
Eh si, basta tristezza, ansia, paure. E’ tempo di gioco. Ondina mi corre incontro bagnata e incurante del fango.
Il suo regalo di Natale per me: sotto il fango, la felicità.

E tuttavia la mente umana è spesso infida e produce descrizioni a seconda dei condizionamenti che si sono protratti per anni. Lo stato di armonia e felicità viene molto presto smantellato dalle aspettative. Sono aspettative di una persona che di cani non sa niente e vorrebbe, senza rendersene conto, che il proprio cane fosse un ubbidiente orsacchiotto a pile. In casa si ricominciano a formare pozzanghere indesiderate, nonostante le uscite abbastanza frequenti. Questo cane non ascolta, non ne vuole sapere di ubbidire alle mie perentorie richieste. Le interessa solo giocare e mangiare, essere coccolata e ricevere premi. Dunque mi toglie la libertà! Si fa strada una conclusione fastidiosa: non posso tenerlo. Mi sento nervosa e mi do della stupida per aver creduto di essere all’altezza di quest’impegno così gravoso, ma non ce la faccio, ho troppo bisogno del mio tempo. Sono arrivata alla mia veneranda età ed ora vorrei solo essere libera di scegliere come impiegare il mio tempo. Alzarmi presto è una mia abitudine, ma non lascerò che mi venga imposto da un cane! Mi sento stanca e irritata. Ho deciso: tenere un cane non fa per me.
Penso alle decine di amiche che già me lo invidiano dopo aver visto foto e video che inizialmente ho orgogliosamente ( e inconsapevolmente, sigh! ) condiviso. Potrei regalarlo a una di loro. Ecco, sì, mi spiace ma potrebbe essere una soluzione.

Finalmente arrivano figlia e genero e posso sfogarmi con loro.
Racconto i miei dubbi, la mia stanchezza e le ansie. Li osservo.
Loro di cani ne hanno 6, eppure sono sempre sul pezzo, sempre entusiasti e comprensivi. Per forza, i loro cani sono ubbidienti! Mi sento così sbagliata!
Nel frattempo ecco un’altra pozzangherina e, proprio mentre asciughiamo, eccone ancora un’altra. A I U T O!!!
Mio genero prende in braccio Ondina, la coccola e la vezzeggia, la tratta come qualcosa di prezioso, non come ciò che è: qualcuno che FA APPOSTA a non ascoltare!

Vorrei poter essere così: ma non lo sono. Mentre penso di essere senza speranza , mi propongono di portarsela una notte a dormire a casa loro. Accetto volentieri, mentre registro una piccola sconfitta al mio orgoglio.
Ma sì, almeno stanotte dormo. Vanno via con Ondina, resto con il mio spazio e il mio tempo liberi. Mi rilasso, mi osservo.
Ripenso a tutto ciò che mi ha portato a decidere di avere finalmente un mio cane, proprio questo cane. Mi rendo conto di dove è l’errore: non fidarmi della mia stessa decisione. Ondina fa la sua parte egregiamente: è proprio il cane che volevo!
Ciò che ora manca è fare la mia parte, quella di saper modificare le mie abitudini, apprendere come gestire la quotidianità, imparare ad entrare in sintonia con lei. Ci dormo su, con la rilassatezza di chi sa di non doversi svegliare per portare il cane fuori. Sono più serena e animata da buoni propositi.
L’indomani, all’alba, sento un rumore in camera. Spalanco gli occhi allarmata.
E’ Capo Rosso, il nostro gatto che, per la prima volta, ha deciso di fare le scale e venire a consolarmi per l’assenza della sua amica Ondina. Mi viene da ridere e penso di non avere scampo: sono ormai ostaggio dei miei animali. Alzo bandiera bianca e scendo a fare l’unica cosa sensata in quel momento: un ottimo caffè nero rigenerante.
Mentre lo sorseggio, penso a Ondina e a quanto ho da imparare per addestrarla, a quanto sono fortunata a potermi affidare alla consulenza di Fabiana e Davide. E mi torna in mente una frase: “Meticolosamente addestrato, l’uomo può diventare il miglior amico del cane”…

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4 Commenti

  1. Bellissima testimonianza che insegna che chi decide di avere un cane deve essere addestrato a sua volta e non il cane.
    Io con la mia famiglia ho avuto sempre cani, gatti, cavie, uccellini (da veri amanti degli animali) e quando ho acquistato casa finalmente ho potuto prendere un cane… purtroppo era molto paurosa e la mia ansia non ha certo aiutato, poi ho capito che dovevo cambiare io e finalmente dopo anni sono riuscita ed ora la mia cagnolina è più sicura e tranquilla.
    Per chi ha un vero cuore un animale ti riempie quei vuoti che neanche un umano potrà mai riempire perché non sarà mai uguale…❤❤❤

  2. Che bella testimonianza… Davvero commovente, Signora🥺! Riassume i dubbi, i rimorsi, le paure della prima esperienza. Quando ho scelto di prendere il mio primo cane (3 anni fa, a 31 anni) ho vissuto esattamente le stesse cose. Un cucciolo ti cambia la vita, sempre: a 30 come a 60 anni. Soprattutto se si tratta del primo, e nonostante io avessi desiderato da SEMPRE un cane… Da bambina, i miei genitori, seppure esasperati dalle mille insistenze, non hanno mai accettato un animale in casa. Ho letto di cinofilia per anni fin quando (appena trasferita nel mio appartamento) ho scelto razza e allevamento (un Dalmata) e portato a casa il mio terremoto a pois! Ora siamo inseparabili: mare, montagna, Dog dance😂❤️! L’amore per i cani è una cosa strana… Esplode! Si diffonde tanto velocemente e così profondamente da non lasciare scampo: sei fregata per sempre😍!

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