Premessa: io volevo un Rottweiler.
Non sto a elencare nel dettaglio le numerosissime ragioni che rendono il Rottweiler il mio cane ideale fintanto che vivo in città (adoro anche i Terrier, ma possono essere MOLTO difficili da gestire nella passeggiata in quartiere, soprattutto in una città come Savona in cui non esistono aree cani, e comunque non mi stupirei se un cucciolo di Terrier riuscisse a scavare il traforo del Frejus sotto la recinzione di un’area cani nel giro di due secondi per andare a mangiarsi un gatto/topo/piccione dall’altra parte, attivando un qualche superpotere di cui sono notoriamente dotati dalla nascita). Purtroppo, quando nel 2019 ero sul punto di comprare un nuovo cane, il Rottweiler era un’opzione fattibile solo fino a un certo punto. Avevo il morale a terra (intendo: molto a terra) e sapevo che non sarei riuscita a garantire regolari uscite al cucciolo, e mia mamma, con cui convivo, era stanca e non se la sentiva di aiutarmi. Allo stesso tempo, io senza un cane in casa mi sento come se mi mancasse un pezzo di corpo e mi deprimo a velocità preoccupante, e siccome ero già depressa la situazione stava precipitando.
La mia necessità fondamentale nella scelta di un cane è il supporto emotivo: sono autistica e questo mi dà uno svantaggio oggettivo nella prospettiva di una vita serena, visto che la grandissima maggioranza dell’umanità pensa, sente e si emoziona in modo diverso da me e questo fa sì che spenda molte delle mie energie per stare al mondo, nel tentativo di adattarmi ad una società che non è stata pensata per le persone neurodivergenti, con il carico di stress che ne consegue. Altra necessità fondamentale è la tempra alta, perché sono in difficoltà ogni due per tre e se siamo in due a deprimerci non ne usciamo più, meglio un cane zen che un cane nevrile. Se poi oltre ad essermi di compagnia e di supporto emotivo ed avere tempra alta, il cane è anche grosso e morbido, di presenza rassicurante, di buona controllabilità tramite addestramento e strumenti ad hoc, ed è in grado di proteggermi fisicamente in caso di brutti incontri, tanto di guadagnato: ecco perché volevo un Rottweiler.
Ma siccome ero uno straccetto e non me la sentivo di portare giù un cane tante volte al giorno, un giorno un uccellino mi dice: “Perché non prendi un Chihuahua da addestrare alla traversina?”
…
Un… che?
Io che volevo un cagnone nero-focato di 40-50 chili, dovrei prendere un topino di 2 chili che rischio di schiacciare camminando in casa?
Superato lo spaesamento iniziale, capisco che in realtà la prospettiva non mi dispiace. Il Chihuahua mi affascina da quando ero bambina per motivi non lontani da quelli che mi legano ai Terrier: guerrieri dal cuore d’oro in formato tascabile. Non passava giorno da quando ero bambina senza che uscendo di casa non mi imbattessi in Chihuahua o simil-Chihuahua con l’aggressività di un Pastore del Caucaso che si avventavano istericamente su ogni forma vivente. Quei poveri cani erano ovviamente gestiti male, ma se anche pochi errori di gestione potevano condurre ad un simile disastro (perché non tutti i proprietari si rivelavano così ignoranti, solo non erano pronti ad un cane di enorme carattere e avevano le stesse difficoltà che avrebbero incontrato con un guardiano indomito, l’arrendevolezza del “ma in fondo è troppo piccolo per fare del male” faceva il resto), significava che dovevano essere dei veri leoni! La sfida di gestire correttamente un Chihuahua ottenendo “un minicane non isterico”, cercando di non sottovalutarne la taglia e osservandolo e contestualizzandolo nella sua reale forza caratteriale, mi intrigava non poco.
Poche settimane dopo, trovo l’annuncio che fa al caso mio: un allevamento serio cede una fattrice di 4 anni ad un prezzo simbolico. È il mio primo cane con pedigree e, da cinofila in erba e sostenitrice dell’utilità della selezione, sono emozionata al pensiero che sto per adottare per la prima volta un cane frutto di anni di studio e lavoro, con tanto di documento che lo riconosce ufficialmente.
E così è arrivata Spiga…
Nel frattempo, indagando il mondo dei Chihuahua scopro che questa razza ha un patrimonio genetico estremamente vasto e complesso, in un certo senso il Chihuahua di oggi è “un incrocio in standard” fra cani primitivi mesoamericani e svariate razze europee di piccola taglia che si sono sovrapposte nei secoli (si sospettano piccoli primitivi ispanici, piccoli Spitz continentali, piccoli Spaniel, piccoli molossoidi).
Questa ricchezza genetica ha portato a cani con una tipicità di fondo ma dalle innumerevoli sfumature fisiche e caratteriali (tutti i colori sono ammessi tranne il merle, e il range del peso ideale passa da 1,5 a 3 chili, è un dimorfismo enorme se pensate che 3 è il doppio di 1,5, come se il peso ideale di un cane di taglia media fosse fra i 20 e i 40 chili!). Per quanto riguarda il carattere, i Chihuahua sviluppano le personalità più diverse, ma un tratto fondamentale che li accomuna tutti è l’essere fieri e coraggiosi cani da guardia.
Eh sì, perché l’essere parte del Gruppo 9 e la selezione per la compagnia non hanno intaccato questa indole forte che tanto mi intriga!
Ma veniamo a Spiga…
La prima sensazione che ho provato nel vederla è stato lo stupore per le sue dimensioni davvero minuscole! Ho sempre avuto cani di taglia contenuta, ma lei era davvero “piccola così”!
E a sconcertarmi è che, come tutti i Chihuahua ben selezionati, non mostrasse segni di nanismo, quello che mi ero appena messa in casa era a tutti gli effetti UN CANE… piccolissimo! Piccolissimi i polpastrelli, piccolissimo il naso, piccolissime… no, le orecchie sono due parabole. Insomma, un cane a tutti gli effetti, senza tracce di nanismo o deformità, ridotto a 2 chili e mezzo di stazza!
E ora veniamo alla questione carattere che tanto mi interessava del Chihuahua… Speravo sinceramente che Spiga si rivelasse una giocherellona allegra e sempre pronta ad imbarcarsi in qualche nuova avventura, come spesso sono descritti i Chihuahua, ma con il passare delle settimane e con il progredire dell’ambientamento mi rendo conto che Spiga non è il genere di Chihuahua amante del gioco e del tafferuglio. Anzi. È silenziosa, molto pigra, lenta nei movimenti e… non abbaia mai. Ma proprio mai. A volte emette pigolii se si trova una porta chiusa in faccia, ma abbaiare sembra non faccia parte del suo codice comunicativo abituale. Non abbaia neanche se sente rumori sospetti, tuttavia è sempre molto attenta nei confronti della porta e dei suoni che provengono dalle scale. Attenta e silenziosa. Quasi inquietante. Tipo Mastino turkmeno, ma piccolissimo.
Mi chiedo se non sia una sorta di timidezza, in fondo è con noi da poco. Ma in realtà mi basta guardarla interagire al di fuori per capire che quella che mi pareva timidezza in realtà è una tranquilla sicurezza di sé, quella di chi sa di non dover temere niente e nessuno. Non ha paura degli altri cani. Non ha paura dei bambini. Non ha paura delle macchine. Non ha paura dei camion. Non ha paura dei botti. Non ha paura dei tuoni. È arrivata da noi a ridosso di Natale, avevo il terrore che i botti di Capodanno la traumatizzassero come il peggior benvenuto. Come non detto. I botti esplodevano, i cani del quartiere latravano disperati, lei russava come una segheria.
Passano i mesi. Spiga usa ogni tanto la traversina, ogni tanto la porto fuori io, ogni tanto la porta fuori mia mamma. Impressioni di mia mamma: “Mi sembra di girare con un Mastino napoletano”.
Impressioni mie: le stesse.
Solo che è un mastino piccolissimo. Perché Spiga sta rivelando DAVVERO il carattere di un grosso mastino. Cammina con passo sicuro e trascinato. Monodirezione, zampe drittissime, lentezza disarmante. Incute un inspiegabile timore in cani grandi 100 volte lei. Li sottomette tutti. Belli e brutti. Maschi e femmine. Uno Zwergpinscher isterico, in coda ad un negozio, le abbaia contro per tre ore. Alla fine lei si gira e gli fa “…RRRRR”. L’isterico scappa. Finita. Un Rottweiler maschio si avvicina tutto gigione. Lei lo annusa. Lui si capotta a pancia in su. Un Boxer maschio si avvicina tutto felice. Lei lo annusa. Lui si butta per terra. Una Pastora tedesca grigiona arriva baldanzosa con la coda a bandiera. Lei la annusa. Lei si ritira e fa segno di scappare al padrone.
Tutte storie vere.
Gli unici che non si ritirano sono gli altri Chihuahua e alcuni Terrier, non tutti.
Passano altri mesi. Cerco di addestrarla. Niente. Nada. Non capisce niente. Per un motivo che, lo ammetto, un po’ mi sconforta: non le piace giocare. Lei è un cane serio. Non ha l’istinto di mettersi in gioco in nessun tipo di attività. Le fanno schifo i giocattoli. Le fa schifo la palla. Le fa schifo mordicchiare le cose. Le fa schifo davvero tutto ciò che sia inerente al gioco. Lei è seria, ha di meglio da fare: dormire e vegliare la porta. Senza abbaiare mai.
La porto nella natura. Le fa schifo. Sembra guardare ogni pianta del bosco, chiamarla per nome e dire: “che schifo, mi riporti sul divano?”
La porto in un recinto con animali. Ci sono capre, galline, conigli, piccioni. Guarda le capre con aria truce. Le capre scappano. Perché sarà anche piccolissima, ma è pur sempre un mastino, e le capre lo sanno. Finita la storia.
Il divano, quello sì, è il suo habitat naturale. Non mostra nessuna rivendicazione gerarchica su divani e letti. Lei su divani e letti CI VIVE. Può arrivare alla disperazione se non ha un posto morbido dove accoccolarsi. Se quel posto morbido è la panza di un umano, è ancora meglio. Spiga sembra fatta per vivere in braccio al padrone: in questo davvero è diversa dai cani “normali”. Lei adora essere presa in braccio, abbracciata, toccata ovunque e in continuazione. In questo rivedo la selezione del cane da grembo e da compagnia. Un cane che sopporti e addirittura trovi favorevole per il proprio benessere una situazione innaturale per la maggior parte degli altri cani: stare in grembo ad un essere umano, vivere una vita statica, essere ampiamente manipolato dal padrone traendone sempre piacere.
Ultimamente, grazie all’interazione con un cane addestrato, ho notato che Spiga tende ad imitare i movimenti degli esercizi. Lo fa anche con me: se sospiro, lei sospira. Se mi siedo, lei si siede. Se mi sdraio, lei si sdraia… ops, si mette a terra.
Sto cominciando a meditare sul prossimo cane (tsk, cominciando, come no: io medito SEMPRE sul prossimo cane) e mi chiedo se non sia il caso di prendere un cane più docile nel senso classico del termine, che sia facile da addestrare, per far sì che Spiga si metta a copiarne i movimenti e addestrarla così, a specchio.
Perché con me purtroppo c’è un ostacolo che forse è anche più insormontabile della scarsa attitudine al gioco: Spiga, nonostante il carattere forte, SA di essere piccola. Se incombo su di lei, come è inevitabile tentando di addestrarla perché è alta 22 centimetri al garrese, indietreggia. Non ha paura, è serena, ma si scansa, arretra, come a dire “hai una pendenza pericolosa, non mi cadrai mica addosso?”
Sommato al suo disprezzo per il gioco, questo timore, o meglio questa prudenza verso la mia… enormità!, rende davvero arduo l’addestramento, perché non si fa ingaggiare volentieri in una dinamica ludica di qualsiasi tipo. In compenso, per le coccole e il supporto emotivo, che poi alla fine sono il lavoro suo, è sempre presente. Vivo con lei appiccicata, letteralmente. Dove ci sono io, c’è lei. Vive per il grembo umano. Sembra che la sua proverbiale pigrizia serva proprio a questo.
Il richiamo funziona, il “vieni” pure, perché non sono giochi, sono espressioni di legame, e lei mi vuole un bene dell’anima, mi guarda in continuazione, perché le piaccio da morire. Non serve altro, per un cane da compagnia. Ma io la voglio addestrare lo stesso. Per questo, eccomi a tramare su un nuovo cane da addestrare, per vedere se riesco ad addestrarla tramite la strategia dello specchio che ho osservato.
Nel frattempo, mi godo la compagnia del mio silenzioso mastino da guardia.
Piccolissimo.
Mi sembra di rileggere la mia storia da un anno (quasi) a questa parte: sono una disabile già cane munita (una doclissimissima Labrador).
Il mio problema è che sentivo di avere bisogno di un Pet ESA e, per quanto dolce e sensibile sia la mia cucciolona di 10 anni, pesa pur sempre 25 kg: impossibile per me portarla in giro (non è lei che tira, son io che non mi reggo in piedi) e come “coccole” devo accontentarmi di carezze e bacini sul nasone (pena la frantumazione di ogni osso di cera del mio corpo VS le ossa di marmo di Carrara della Labrador).
Ecco quindi che, dopo mille mila letture di articoli su cui ho potuto mettere mano, vado sicura del “Voglio il Chihuahua!”, categorico.
Fantastico, un vero cane adatto a chi, come me, è uno sfascio umano, un cane da portare a spasso, sicura che non mi scatafasci per terra, un cane da poter abbracciare tutto e, addirittura, da poter tenere un po’ in braccio, visto il peso. Un cane che ha 4 zampe e le sa usare benissimo per camminare e correre (anche se lo si vede sempre incaxxato e imborsettato e posso ben capire il perchp sia sempre incaxxato).
Quello che non avevo previsto è la VOGLIA di stare in braccio alla suddetta: praticamente h24.
La mia Blue (nome completo Ghost Almost Blue) è una cagnolina deliziosa: non ha rovinato nulla, non ha morso nulla (con la Labrador, intorno ai 3 mesi, avevamo gli spigoli di CEMENTO su cui erano stampati i morsi, stile fetta di formaggio), quando la mettiamo nel box per le nanne non fa una piega ne un lamentino(la camera da letto si affaccia sulle scale PRC: pericolo rotolamento cuccioli) insomma, bisognini a parte (è un po’ dura di comprendonio sull’argomento), è una cucciola perfetta
Non avevo considerato però la quantità e la forza di desiderio di contatto umano che, tradotto in chihuahuese, significa “Voglio stare in braccio SEMPRE”.
Così appena la guardo, scatta la tecnica chihuahuesca del “farsi prendere in braccio” che consiste in una serie di mugugnii e grattatine.
Mi siedo sul divano? Dopo tre secondi arriva Blue e inizia a sgrattuggiarmi il ginocchio, con due occhi cucciolosi che sembrano il doppio (e si che i Chihuahua ad occhi e sguardo, non scherzano) e le parabole di Sky, che sono le orecchie, tirate indietro.
“Okey Blue, mamma ti fa salire sul divano, ma deve lavorare al pc: stai affianco a me da brava”
Come non detto: tre secondi dopo, ricomincia il rituale del “Prendimi in braccio”. Solo che stavolta non si limita a sgrattuggiarmi i gicocchi, ma i capelli, la spalla e anche un po’ di faccia, mentre col musino tenta di passare tra il braccio e la gamba.
Ho provato ad insegnarle i giochini classici, del tipo: ho la palla, la tiro e tu la riporti (ricordate?! Ho in casa una campionessa mondiale di riporto pallina: la labrador). Almeno una volta Blue, fai quello che fanno tutti i cuccioli: gioca!
Se provi a tirare qualcosa a Blue, lei si scansa con aria schifata e poi ti guarda come se tu fossi una str@nza che tira addosso della roba “dura” (un pelouche) ad una piccolissima cucciolina innocente.
Nemmeno l’esempio labradoresco della “Felicità Massima del Gioco a Palla con Umano”, è servito a qualcosa.
Quanto tiriamo la palla a Dakota (la labrador), Blue (la Chihuahua), rincorre la labrador abbaiandole in modo serio: un po’ come se le dicesse “Metti giù quello schifo! E non correre!”
L’abbiamo riempita di giochi (di pezza prego, perchè quelli di plastica li schifa), da loro due sgagnate, vede che tu la stai guardando e corre da te a ripetere il rituale de “Prendimi in braccio, prendimi prendimi, prendimiprendimiprendimi!”
La mia piccola Chihuahua, è veramente il miglior esemplare di un perfetto cane ESA, solo che è a livello Cozza.
Ho avuto anche io un Chihuahua, una femmina di allevamento di nove anni, ceduta dietro pagamento della sterilizzazione effettuata dal veterinario ASL, quindi una cifra davvero simbolica. Si chiamava Stella, nome che detesto in quanto mi sembra di minimo sforzo e fantasia. Quale stella? Helios, Altair, Betelgeuse…sarca22o
Cagnolina buonissima e pazientissima, cresciuta in un box da sola, evitava la compagnia di cani e persone e anche per farla dormire su un cuscino ho dovuto faticare, perché pareva preferire il piatto doccia. andava pazza dei casi altrui; al cancellino del giardino guardava le persone che andavano e venivano e mi sembrava di sentirla:-Ciao signò, che fai, dove vai, che mangi oggi? Dai, stai qua a parlare con me, ma non mi toccare, eh?-
Ci ho messo un anno per convincerla che una carezza non porta infezioni mortali, dopodiché si è lasciata coccolare per l’anno che le restava, gravemente cardiopatica, se n’è andata ad 11 anni ed io ne vorrei un’altra, che senza cane non so stare.
I miei sono uguali, in casa non fanno altro che dormire e non abbaiano mai!
Sono con me ormai da nove anni ed ho capito che questo carattere lo si ha soltanto se il cane proviene da allevatori seri. Purtroppo il pensiero comune di questa razza è stato rovinato delle importazioni dall’Est Europa, tant’è che quando la gente si ferma ad accarezzare i miei si stupisce di quanto siano tranquilli e socievoli.
Bell’articolo!
il mio primo Chihuahua, Geremia, cacciava i sorci insieme ai Jack Russell. Veniva anche lui dall’est Europa, ma non è mai stato isterico, anzi. stava nella neve in inverno e evitava il sole forte in estate. Mai indossato un cappottino, tranne da cucciolo quando lo portai a casa e gli feci un maglioncino con un calzino di cotone. Credo siano i proprietari a rovinarne il carattere. Li tengono sempre in braccio, urlano se un cane si avvicina, non li liberano neppure al parchetto cani, li vestono in modi indecenti. Povere creature