Da dove comincio?
Forse dall’inizio. Dal piccolo cucciolo di rottweiler numero 6.
Un batuffolino che stava in una mano, la cui unica capacità comunicativa era un insistente “fu fu fu fu” con quel nasino alla costante ricerca di cibo. Era il 25 novembre 2012 e lui stava proprio a metà cucciolata.
Tempo di mettergli il nastrino azzurro col numero e via, nella cesta coi fratelli sotto la lampada a infrarossi, perché ne sarebbero arrivati altri sei come lui. Apparentemente era solo uno dei tanti.
Non ci volle molto però perché il cucciolo numero 6 ricevesse un nome tutto suo: dopo quaranta giorni, i fratellini iniziavano a fare “bark bark!” per richiamare la mia attenzione chiedendo di uscire a giocare in giardino.
Poi, con calma, a un certo punto arrivava lui, piazzava un paio di spallate per spostare i fratelli, e appendendosi al centro della barriera mi fissava col suo capoccino già bello tondo e pieno, facendo “WOFF!” con la sua voce già profonda e potente che rimbombava per tutta la stanza dei cuccioli.
Ecco perché decisi di chiamarlo Tuono.
Tuono non aveva solo la voce imponente, da cucciolo. Settimana dopo settimana diventava sempre più massiccio, e una certa sovrabbondanza di pelle mi faceva temere di avere tra le mani un soggetto fin troppo mastinoide e pesante.
Aveva anche un modo di fare completamente diverso da quello degli altri cuccioli. Si sceglieva una posizione sopraelevata, si sedeva con espressione sorniona e osservava i fratelli correre e giocare in giardino. Ogni tanto si univa alla compagnia, ma era come se volesse dire fin da subito “ok, vi faccio divertire un po’. Ma ricordatevelo: qui comando io.”
Tuonino era un cucciolo zen, ma anche sicuro di sé. La sua non era però quella sicurezza che passa sopra a qualsiasi cosa: per me aveva sempre voglia di “fare il cucciolo”, sottomettendosi, leccando, scodinzolando.
Per me e solo per me era il cane più dolce del mondo. Ovviamente decisi di tenere un cane così particolare, per vedere come si sarebbe sviluppato crescendo.
La risposta? Tale e quale a quando era cucciolo. Il suo corpo lievitava, la sua pelle si riempiva cancellando ogni traccia di pieghe, ma sotto a quella pelle (e a quei muscoli!) continuava ad esserci lo stesso, identico, cane zen, sicuro di sé e con un occhio di riguardo nei miei confronti.
Al campo capimmo subito quanto gli piacesse l’obbedienza, e quanto reputasse insignificante l’opportunità di inseguire un figurante con una manica da morso. Lui era fatto così. Gli interessava la difesa solo in ambito reale. Mi ha rotto diversi pezzi dell’interno dell’automobile per aver deciso di avere davanti una reale situazione di pericolo, il “piccolo” Tuonino.
Che poi, quando lo sentivano chiamare così, molti capivano male o contraevano di proposito il suo diminutivo. Non passarono molti mesi prima che Tuono cominciasse ad essere conosciuto come “Tonino” al campo, tra gli amici, in expo.
In expo… ah, in expo. Arrivare quasi sempre primi, prendere i CAC e CACIB non era nulla in confronto alla soddisfazione di vedere Tonino prendere la cosa sul serio come se capisse perfettamente il motivo per cui eravamo nei ring.
Non mi è mai piaciuta, e continua a non piacermi, la necessità di far chiamare un cane presentato in expo da un complice che sventola salamotti e palloni (a cui regolarmente i cani non danno un briciolo di attenzione, dopo due o tre expo in cui capiscono di non poter ottenere la fonte del loro interesse), per cui ho insegnato a tutti i miei cani a piazzarsi senza aiuti. Tonino amava quell’esercizio, si impegnava come se eseguire il comando fosse la cosa più importante. E piovevano Eccellenti. Alcuni giudici si complimentavano non tanto per il cane (lo so, ho un po’ gonfiato le cose, perché io vado fiera di tutti i miei cani; in realtà non ha poi fatto ‘sti grandi titoli, non sono una grande frequentatrice di esposizioni) ma soprattutto per la presentazione, per il suo grande senso del ring. Per il modo in cui mi guardava.
La nostra intesa è diventata sempre più forte, e anche se non abbiamo mai partecipato a gare o brevetti (ad esclusione del CAE1, in cui prendemmo il massimo punteggio e – tanto per cambiare – i complimenti del giudice) ci siamo sempre divertiti tanto con l’addestramento. Abbiamo fatto dog dance.
In passeggiata mi sono spesso divertita a sorprendere i passanti (DON’T TRY THIS AT HOME) mettendolo in comando “resta” a difesa della mia borsa allontanandomi fuori dalla sua vista. Che poi, chiunque avrebbe potuto sfilargliela, la borsa. A lui interessava obbedire correttamente al resta, mica difendere un oggetto. Il rottweiler difende le persone, non i portafogli.
Ma la gente non lo sapeva e lo guardava con aria preoccupatissima, girando al largo. E io mi facevo due risate.
Tonino era diventato il mio supereroe, tanto che gli dedicai una canzone buffa e stonata. Aspetto ancora un musicista volontario che mi registri la base per poterla cantare sul serio, ma finché così non sarà, l’unica versione esistente sarà quella in falsetto artificiale e con un tamburello come unico sottofondo:
Tonino era sempre cucciolo. Ogni giorno cresceva, maturava fisicamente. Ma ogni giorno era il cucciolo zen che osservava il mondo dalla sua postazione sopraelevata. E anche se ormai era grande ed era il maestro delle nuove cucciolate che nascevano a casa nostra, non ho mai smesso di considerarlo il mio cucciolo, a nessuno dei suoi compleanni. E lui mi ha dato così tanto che mi pare di aver vissuto insieme venti compleanni.
Invece no.
Aveva otto anni e mezzo questa estate, quando ha cominciato improvvisamente a cambiare aspetto. Il perenne cucciolo che era sempre stato ha iniziato ad avere il pelo opaco, una minore voglia di muoversi. Meno appetito.
Nulla gli impediva di correre al cancello scodinzolante vedendomi tornare dal lavoro. Quello scodinzolio, quello che il tuo cane dedica solo a te, che coinvolge le anche e la schiena, mentre lo sguardo è fermo e fisso sui tuoi occhi; quello è il gesto più prezioso che può dedicarti il tuo cane. Specie se qualcosa non va.
E qualcosa non andava, visto che Tonino non era il solito, così abbiamo analizzato sangue e urine: i valori erano quelli di… un cucciolo. Non avevamo dubbi.
Tutto perfetto, ad eccezione di un po’ di anemia.
Così abbiamo innanzitutto controllato le feci, ma era tutto in regola. La situazione però era sempre la stessa, sicché abbiamo deciso di prendere il coraggio a due mani e fare un’ecografia addominale.
Quel giorno avevo un presentimento. Volevo che quel viaggio in macchina fosse memorabile per il mio cucciolo. Niente portabagagli, ho deciso di farlo accomodare sui morbidi sedili posteriori. E una volta arrivati ho voluto lasciargli sorvegliare un po’ la mia borsa facendolo aspettare sul marciapiede mentre io riordinavo il pasticcio che aveva combinato in macchina, e Tonino ha eseguito con la sua solita diligenza.
Era bellissimo. Lo guardavano tutti con reverenza, mentre lui gonfiava il petto sopra all’oggetto che gli avevo affidato. Siamo entrati in ambulatorio per l’ecografia, soddisfatti dopo aver dato la giusta priorità alle cose.
Il risultato non era confortante, ma le cose non erano nemmeno tragiche. La milza era aggredita in più punti da quello che con tutte le probabilità era un tumore, ma ogni altro organo era sano. Ecco perché abbiamo deciso di organizzare l’intervento per asportare l’organo colpito al più presto.
Dopo un paio di giorni, dopo il lavoro, improvvisamente mi sento male: febbre. Febbre sempre più alta, che arriva fino a trentanove e mezzo in poche ore. Durante la notte arrivano delle coliche addominali così forti che temo un’infezione grave, e sono quasi tentata di chiamare il pronto soccorso. Invece con il tempo il dolore passa. Il mattino dopo mi reco, accompagnata da Davide e Giada, in farmacia a fare subito un tampone, che risulta negativo, dopodiché mi consulto con il medico e torniamo a casa, io ancora dolorante e febbricitante.
A casa troviamo Tonino sdraiato nel box, circondato da un lago del suo sangue. Lui è sereno e si gusta i raggi del sole con la sua solita aria sorniona e zen. Da bravo rottweiler, non dà la minima impressione di soffrire.
Eppure dalla sua narice sinistra sgorga un copioso rivolo rosso e denso, ed il pavimento del box è completamente ricoperto da enormi pozze rosso vivo e pezzi di tessuto. Chiamiamo immediatamente la nostra veterinaria a casa, ma sappiamo tutti quale sarà l’unica cosa da fare, ed è esattamente quello che lei ci conferma quando vede e visita il cane.
Non posso dire addio a Tonino lasciandolo in mezzo a quello scempio, così gli do un ultimo comando e gli chiedo di alzarsi da terra e raggiungere un punto di prato bagnato dal sole. Mi guarda, ci pensa un istante, inspira e si tira su.
Trotterella fino al punto indicato, dopodiché collassa e inizia a respirare malissimo, oltre ad avere dei gesti convulsivi. Rapidamente la veterinaria lo anestetizza, così lui finalmente si rilassa e perde coscienza. Il suo ultimo esercizio di obbedienza è stato impeccabile e lui ha dato tutto se stesso per eseguirlo, come sempre.
Per me. Il mio bravo cane fino all’ultimo. Accarezzo il suo mantello un po’ sciupato, anche se non può già più sentire la mia mano su di lui. Né sente la mia voce mentre gli dico “grazie di tutto, Tonino. Sei un bravo cucciolo” pochi istanti prima dell’ultima iniezione.
Tonino se n’è andato così. Sdraiato sul petto, con la testa appoggiata di lato, su una zampa anteriore. La stessa posizione in cui amava prendere il sole d’autunno. Sullo stesso prato sul quale ha mosso i suoi primi, fieri seppur barcollanti passi di cucciolo alpha.
Tuono era il tipo di cane che merita che ci sia qualcosa dopo la morte. Il tipo di cane che, quando raggiunge quel qualcosa, viene immediatamente promosso a spirito guida, angelo custode, antenato protettore; chiamatelo come volete, ma ci siamo capiti.
E Tonino probabilmente si è piazzato in “resta”, e ora mi sta guardando, aspettando con la sua calma zen che prima o poi io torni da lui a premiarlo con una carezza.
Io e Fabiana ancora nemmeno ci conoscevamo quando Tuono è arrivato nella sua vita… ma lui è stato fondamentale per far incontrare la mia strada e quella di Fabiana. Lei infatti ha portato con sè Tuono la prima volta che ha incontrato di persona mia mamma, ma soprattutto ha iniziato a frequentare il Debù, inizialmente per l’Utilità e Difesa e poi una volta assodato che non era proprio la principale passione di Tuono… per la Dog Dance.
Le loro lezioni erano semplicemente uno spasso (Fabiana ha raccontato qui la lezione-tipo…), quindi ho iniziato ad accompagnare mia mamma al campo con una certa regolarità nei giorni in cui sapevo ci sarebbe stato il “morbidino” a ballare.
Ebbene sì, io inizialmente andavo al Debù per vedere lui! Fabiana ancora non la conoscevo abbastanza… ma Tuono è stato il nostro Cupido, perchè vedendoci al campo io e Fabiana abbiamo scambiato prima qualche parola, poi i numeri di telefono… e insomma, sapete la nostra storia.
Se siamo partiti da un “Tu ci sarai mercoledì prossimo?” di Fabiana, a cui da navigato conoscitore del mondo risposi “BOH, può essere…” all’odierno essere marito e moglie con piccola bambina impertinente al seguito, gran parte del merito è di Tuono.
Sono peraltro sicuro che essergli stato simpatico sia stato uno dei parametri fondamentali valutati da Fabiana per decidere se potessi essere un buon partito.
A proposito della piccola bambina impertinente… per quanto ovviamente Giada abbia avuto a che fare con tutti nostri Rottweiler, con Tuono (e con Medusa) c’è stato quel qualcosa in più, probabilmente proprio per quel loro essere zen e quindi non spatafasciarla per terra… anche se Tonino qualche sederata in giardino gliel’ha fatta guadagnare quando in cerca di qualche coccola dimostrava troppo ottimismo sulla capacità di Giada di restare in piedi.
Se però nel caso di Medusa l’essere zen era una logica conseguenza dell’avere le chiappe pesanti, Tuono – proprio come con i cuccioli di rottweiler – assumeva con Giada l’importante ruolo di babysitter (e bodyguard, se necessario) e quindi adottava cautele speciali tutte per lei… oltre ad essere un allegro compagnone con cui fare importanti discorsi.
Non l’ho conosciuto da cucciolo (ma Tuono è sempre rimasto cucciolo), ma abbiamo condiviso più di 7 anni; sono stati anni molto intensi, con tante gioie e tanti dolori, a cui ora si aggiunge questo.
Non ho molto altro da aggiungere… non è sempre facile spiegare quanto possa essere speciale un cane a chi non lo conosce o non lo vive da vicino, anche perchè Tuono non era il cane che “si mette in mostra” e ti dà tanti aneddoti buffi da raccontare … ma sapevi che lui era lì, a sorvegliare, a darti forza quando ne avevi bisogno, semplicemente con la sua presenza, discreta ma impossibile da ignorare.
E non sarà lo stesso d’ora in poi.
Sappiamo che la tristezza lascerà spazio ai ricordi piacevoli, le lacrime diventeranno sorrisi pensando a tutti gli episodi della vita in cui lui c’è stato… e soprattutto a come in grazie a lui siamo diventati una famiglia.
Grazie, Tonino.
Buonasera, leggo sempre con interesse Ti Presento il cane. Perfavore, potreste realizzare degli articoli riguardo il Landseer e il Cane da Montagna dei Pirenei. Grazie.
Mi dispiace tanto per voi e per lui, so cosa vuol dire quando un amico se ne va, per quel che vale vi abbraccio forte!
Grazie per questa meravigliosa testimonianza. Perdonatemi, ma ho le lacrime agli occhi e non riesco a scrivere altro: ho anch’io un rottweiler…
Grazie ancora.
Ciao, ho anche io un rottweiler. Perdonami, ma sono talmente commosso che nemmeno riesco a scrivere: le lacrime me lo impediscono. Grazie e ciao.
” il corpo di superman, il cervello della Pimpa” solo chi ti ama sa dare una definizione così buffa, bella e speciale. Un abbraccio enorme ragazzi.
Vi ringrazio per aver condiviso questo scritto sul vs. amato Tuono, ho provato attraverso le vs. parole l’affetto che provate per questo splendido essere e mi si è stretto il cuore a fine articolo.
Sarà perchè posseggo anch’io un rottweiler, sarà perchè conosco i modi di fare che hanno questi morbidini, sarà perchè mi sono immedesimata in prima persona….ma questi cani non sono “solo” animali, sono compagni di vita che si donano a noi con tutto il loro immenso cuore.
Un abbraccio.
Anna
Oh Tonino, ho un grande ricordo anche io di te.
La prima volta che sono venuta a conoscere la mia morbidina, prima ancora di sceglierla, prima di prenderla, ho conosciuto te.
Eri chiuso nel tuo box e Fabiana mi chiese se volessi entrare a farti i grattini.
Immaginatevi la scena! Un rott ENORME con la testa gigante che ti lascia entrare nel suo box (da sola) e ti riempie di baci, lasciandosi fare tante coccole.
Non è assolutamente una cosa che si dimentica.
Ti ho citato tante volte nella mia vita, e ora sto piangendo come una bambina a leggere queste parole.
Mi dispiace da morire,
un abbraccio forte,
Dina
Vi ringrazio per aver condiviso questo scritto sul vs. amato Tuono, ho provato attraverso le vs. parole l’affetto che provate per questo splendido essere e mi si è stretto il cuore a fine articolo. Sarà perchè posseggo anch’io un rottweiler, sarà perchè conosco i modi di fare che hanno questi morbidini, sarà perchè mi sono immedesimata in prima persona….ma questi cani non sono “solo” animali, sono compagni di vita che si donano a noi con tutto il loro immenso cuore.
Un abbraccio.
Anna