Il cane è un animale sociale e come tale ha numerose interazioni con i suoi conspecifici. Tra le attività che lo caratterizzano c’è il “gioco”, che permane anche in età adulta. Questo è molto particolare poiché nei mammiferi raramente il gioco continua anche superata la pubertà.
L’attività giocosa è definita come: “attività motoria post-natale che appare priva di scopo nella quale trovano posto, alterati in forma e sequenza temporale, modelli motori appartenenti ad altri contesti” ovvero all’interno del gioco posso trovare sequenze di azioni che non fanno parte del contesto in cui vengono osservate (per esempio sequenze predatorie).
I cuccioli iniziano a giocare intorno a 3 settimane di vita e fino a 10-12 settimane approcciano ad un gioco molto rilassato.
Dopo le 20 settimane entrano la lotta e gli inseguimenti di gruppo nelle sequenze giocose. Il gioco alla lotta diviene sempre meno frequente nei maschi mentre gli inseguimenti comprendono sempre la partecipazione sia di maschi che di femmine.
Solitamente in età adulta sono i soggetti sottomessi, specialmente se maschi, a rimanere giocherelloni tutta la vita; i soggetti di alto rango giocano poco e con soggetti di sesso opposto.
Il gioco è un’attività intenzionale ed è quindi importante che il segnale di inizio sia ben chiaro e facilmente interpretabile; il segnale in questione è l’inchino giocoso che viene definito come un segnale stereotipato in cui gli arti anteriori sono a terra e il posteriore è sollevato e può essere accompagnato da abbaio ripetuto e scodinzolio.
Stereotipato significa che si presenta sempre in un unico modo ed è quindi impossibile confonderlo.
L’inchino giocoso nel cane adulto riveste diverse funzioni:
Sincronia: molto spesso accade che quando un cane emette l’inchino verso un altro, il secondo cane in un tempo inferiore a 1 secondo emetta lo stesso segnale.
Segnale visivo: perché abbia la sua utilità l’inchino deve essere visto e rientra quindi in quella che è la comunicazione visiva del cane.
Scappare dal partner di gioco: spesso l’inchino è seguito da una fuga e quindi un gioco tra “predatore” e “preda”
Ricominciare il gioco: spesso dopo una sessione di gioco finita, si ripete l’inchino se si vuole riprendere l’attività giocosa.
Lo scopo dello studio a cui ho partecipato prevedeva l’osservazione di incontri di cani in diadi (ovvero coppie di cani) che potevano essere conosciute o sconosciute, di sesso opposto o uguale per valutare la frequenza e le tempistiche con cui il comportamento di “inchino al gioco” veniva emesso.
Ogni incontro durava 5 minuti e veniva osservato attraverso video ripresi con l’utilizzo di due telecamere (una fissa e una mobile, tenuta da un operatore).
I soggetti presi in esame sono stati 34 cani diversi in taglia, razza, sesso e che potevano essere tra di loro conosciuti o sconosciuti.
I soggetti sono stati divisi a seconda della taglia: sotto i 40 cm al garrese sono stati considerati di taglia piccola e la restante parte di taglia grande.
I soggetti di taglia piccola considerati sono stati 12, mentre 22 sono stati quelli di taglia grande. La distinzione di taglia trova rilevanza nel tipo di incontro svolto in quanto, per sicurezza degli animali stessi, sono stati fatti incontrare solo soggetti di taglia simile.
I 34 cani erano 17 maschi e 17 femmine.
I soggetti sono stati definiti tra di loro conosciuti quando al momento dell’incontro si erano già incontrati almeno 5 volte per una durata di almeno 15 minuti ogni volta ed almeno una volta nei 15 giorni precedenti.
Soggetti sconosciuti fra loro, coloro che non si erano mai incontrati.
Sono stati visionati 18 incontri tra femmine di cui 9 tra femmine conosciute e 9 tra femmine sconosciute; 14 incontri tra maschi divisi in 6 incontri tra cani conosciuti e 8 tra cani sconosciuti; infine 26 incontri in diadi maschio-femmina di cui 11 tra cani conosciuti e 15 tra cani sconosciuti.
In tutto sono stati visionati 58 incontri e quindi un totale di 290 minuti di interazioni, appuntando il momento dell’emissione ogni qualvolta questa compariva.
Le conclusioni che si sono potute trarre sono state molto interessanti:
– In base al sesso (maschi, femmine): sono state le diadi miste (ovvero composte da maschio e femmina) quelle ad emettere maggiormente il segnale di inchino (58%), seguite dalle diadi composte da maschio-maschio (28%) e infine da quelle femminili (14%).
– In base al grado di conoscenza o familiarità dei soggetti (conosciuti o sconosciuti):
sono state le coppie di soggetti sconosciuti a emettere maggiormente l’inchino e questo può essere spiegato dal fatto che il gioco serva a incrementare la familiarità e gestire meglio le situazioni ansiogene come appunto interagire con un soggetto sconosciuto e trovarsi in un ambiente nuovo.
– L’ultimo elemento analizzato nello studio è stata la frequenza di emissione dell’inchino durante i vari minuti dell’interazione ed è saltato subito all’occhio come la maggior parte degli inchini sia stato emesso nel 1° minuto (40% delle emissioni totali). La spiegazione potrebbe essere che proprio nel primo minuto i soggetti si “conoscono” e quindi è più importante cercare di non litigare con il compagno di interazione.
l limiti dello studio sono stati l’esiguità del campione di partenza, che non ha permesso di avere un risultato statisticamente significativo, e l’alta percentuale di incontri in cui il segnale non veniva emesso.
Questi limiti, così come i dati ottenuti, ci permettono di pensare a come impostare studi futuri, andando ad analizzare un campione più ampio, valutando possibili differenze di emissione in base alle diverse fasce di età e anche differenze riscontrabili tra razze diverse.
“Gli animali non hanno aspettato che gli uomini insegnassero loro a giocare. Gli animali giocano proprio come gli uomini; tutte le caratteristiche fondamentali del gioco sono realizzate in quello degli animali. Basta osservare i cuccioli nel loro gioco, per scorgere in quell’allegro ruzzare tutti questi tratti fondamentali. Essi s’invitano al gioco con certi gesti ed atteggiamenti cerimoniosi; osservano la regola che non si ha da mordere a sangue l’orecchio del compagno; fingono di essere arrabbiatissimi. E si noti soprattutto che a far cosi essi provano evidentemente in massimo grado piacere o gusto” (Johan Huizinga)