Io e Jimi. Binomio curioso, vero?
Umano e cane, siamo sempre alle prese col nostro cervello in azione.
Per scaricare un po’ dello sfrigolare della nostra frenetica materia cerebrale, io mi attorciglio i capelli ondeggiando tra me, mentre mi perdo in un qualche manuale o saggio… o semplicemente pensiero, e mi faccio troppe domande.
Il quadrupede a sua volta, muove la coda di qua e di là con lo sguardo perso in fantasie canine, mentre passeggia in punta di zampe con la bocca riempita da un qualche oggetto trasportabile dalla consistenza appagante.
Fuori casa – è vero – facciamo le nostre maratone. Ma son sempre più o meno quelle, e il parco di Monza lo conosciamo a memoria.
Inoltre, viviamo lo stesso anche se non ci consumiamo suole e polpastrelli proprio tutti i giorni. Dunque alla fine, cosa facciamo di più complesso, e soprattutto di “serio”, io come addestratore in erba e lui come mio collega non umano?
Beh, fosse per noi faremmo oggi un po’ di posizioni da obedience giusto come ripasso, e domani un paio di ostacoli dell’agility tanto per sgranchirci le zampe.
Settimana prossima potremmo metterci su una pista o improvvisare qualche balletto (quasi) degno della dog dance, perché no?
I riporti sono ovviamente un must, ma dirli formali è un parolone e a noi piace solo esser pignoli (io) e ripetitivi (entrambi). La condotta ormai – dopo i primi momenti tecnicamente difficili, va detto – è un passatempo da noia in area cani, e qualche bel morso al salamotto vagheggiando addirittura di maniche da UD è il nostro tipico break casalingo dai miei studi.
Dispersivi? No, io preferisco dire poliedrici, o meglio “multipotenziali”, che è una parola simpatica.
Ne facciamo una e ne pensiamo due. Ne finiamo mezza e ne iniziamo altre tre.
Se non ci fosse Sara, la nostra mentore esperta, a metterci in riga… e per fortuna che c’è lei! Altrimenti, dove saremmo? Ad arrampicarci sugli alberi a testa in giù, forse: ma col libretto delle qualifiche sempre eternamente vuoto. Analogie calzanti con altre sfere formali mie e puramente umane, mi sa che le potete trovare da voi: io non mi sbilancio oggi, in questa sede!
Tutto è partito nell’autunno 2019 nell’intento di prepararci al BH, con me tutto gasato e orgoglioso dopo aver trovato una cinofila più matura che mi guidasse e mi aprisse delle porte con convinzione ed entusiasmo anziché sbattermele in faccia giusto per la solita rogna della disabilità motoria.
Poi, come già detto… io e Jimi abbiamo cominciato a ramificare i nostri piani.
Sara cerca regolarmente di potare qualche crescita un po’ storta del mio/nostro alberello cinofilo e forse sa che non sempre ci riesce, ma alla fine ci siamo divertiti e abbiamo fatto tante cose anche ordinate. Tanto che ce lo dice sempre, che “passeremmo il BH anche domani”.
Io però, come già detto, son pignolo… tanto perfezionista e ansioso che vedo difetti in me e nel buon Jimi ad ogni lezione. Dunque, quasi approfitto della mia relativa lentezza procedurale per rimandare l’esame (… che parola scomoda!). Nel frattempo, l’ombra lugubre della pandemia ci impone diverse pause. Anche una nuova fase simil-depressiva pervade la mia mente già non sempre in forma da diversi anni. E dunque, il 2020 e l’inizio del 2021 passano con progressi certi, ma incostanti e tormentati.
Finalmente, giunge la bella stagione 2021, e io mi do una scossa dall’angoscia. Svaniscono in larga misura alcuni blocchi dai tratti traumatici anche in ambito cinofilo, e io e Jimi torniamo così per campi alla mattina presto non solo per godere di alba, solitudine e silenzio, ma anche per far condotte e terra-resta e richiami al fronte.
Si attenua anche la morsa dell’emergenza sanitaria, e in fretta dopo la primavera e l’estate arriva l’autunno: una sequenza di stagioni che ha portato pure alcune novità belle e quasi insperate (anche personali e umane). Insomma, qualche motivo in più per sorridere e per darmi una mossa in avanti… e dunque, per darla anche al mio compare con la coda.
Esattamente: non posso più sfuggire all’ora dell’esame. Non fa più nemmeno caldo, niente scuse!
Sara lo sa bene, ed ecco che ci mette in coda ad iscriverci per la prossima prova di BH, in quel di Brescia. Una prova che avrebbe incluso anche il CAE1, quel passo preliminare che ci saremmo tolti con relativo agio visto il nostro livello di preparazione.
Si usa sostenere due prove in una volta? Sulle prime mi son detto che sarebbe stato meglio così, che ci saremmo tolti due pesi in uno… eppure, viene presto fuori che no, non avremmo fatto anche il BH. Tiro un sospiro di sollievo, lo ammetto: comunque sia, per dei novizi come noi, tutto insieme mi sembrava un po’ un fardello da sostenere, sia fisicamente sia emotivamente.
Dunque, il BH (e le altre avventure da libretto delle qualifiche) possono aspettare: veniamo allora alla nostra prima piccola sfida ufficiale, il Certificato di Affidabilità ed Equilibrio psichico, riconosciuto dall’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana.
Alla mattina presto prima dell’esame, mi sembra di avere una fiamma che mi arde attaccata al didietro: mangio in fretta, mi muovo convulsamente sulla sedia durante la colazione, eppure canto, rido, sono tutto euforico, e trasmetto una certa allegria anche al buon Jimi. Giochiamo un po’, gli faccio la voce tranquilla, scongiuro ogni parvenza di nervosismo che possa captare coi suoi sensi canini… e ci va bene. Guinzaglio e collare mollissimi e larghissimi, giretto assolutamente soft attorno all’isolato.
Canto e gli parlo – povero il nostro Jimi – anche durante il viaggio in macchina. Ma in realtà sono ancora più tranquillo: ci siamo già presi i nostri complimenti all’adunata del gruppo di lavoro davanti al campo di Sara, perché Jimi è tra i cani più composti e anch’io tutto sommato, mi dimostro in buona forma. Son pure tutto gongolante, perché io e Jimi siamo davvero in tiro, nemmeno ci si debba presentare ad un mondiale, e il nostro stile viene riconosciuto: collare di catena regolamentare in posizione fissa, lunghina di cuoio lunga e ben presentata. Sembrano finezze, ma il mio perfezionismo una volta ogni tanto paga davvero, probabilmente anche agli occhi del giudice.
Davanti al campo di gara facciamo un po’ di balletti apotropaici, e Jimi è lì che non sta nella pelle, come se dovessimo andare a farci una scampagnata tra i prati o un paio di tiri di pallina. Ben per lui, perché io sono almeno un po’ nervoso, e sono contento che si sia tra i primi esaminati. Come si dice, tolto il dente, tolto il dolore… esattamente come per altro genere di esami.
Sono in campo: Jimi segue col guinzaglio molle, e si mette (quasi) in condotta, in automatico. Io calpesto l’erba con le mie solite gambe un po’ maldestre e qualche timore sul loro conto, alla fine esagerato e inutile come quasi sempre. Mi presento al giudice col sorrisone, sono piuttosto allegro ed è una bella cosa a cui faccio caso.
Cane a terra, guinzaglio lungo, qualche passo indietro. Le orecchie del collega canino si scompongono un po’ solo all’arrivo della bicicletta da dietro, per il resto rimane saldo come una sfinge, solo un po’ pensoso. Preso forse dallo stesso lieve stordimento dell’umano, il quale nel frattempo ha registrato solo un blando carosello di stimoli che ci girano intorno mentre noi stiamo fermi l’uno di fronte all’altro: una bella Malinoise è il cane-distrazione, passa poi una figurante col passeggino e… che altro? Non ricordo, so solo che lo scoglio di tanti cani è l’ombrello che si apre, ma Jimi si è limitato a guardarlo con un’aria di vaga sorpresa.
Ve lo dico subito: sono pigro a leggere i regolamenti delle prove tutti di fila, anche se so che lo devo fare. Quindi, non mi viene congeniale stare qui ad elencarvi tutte le singole fasi del CAE1. Di certo, vi conviene abituare il vostro cane a farsi passare qualcosa intorno alle orecchie, perché il lettore del microchip è un affare davvero strano, soprattutto visto dalla prospettiva di un cane.
< Riesce a far vedere i denti? > chiede ad un certo punto il giudice.
< Certamente >, rispondo io, e attendo un poco. Mi aspettavo che fosse il giudice ad aprire le fauci della mia bella belva, e invece lui era rivolto a me, per lo scrupolo che facessi fatica ad abbassarmi per alzare personalmente il labbro a Jimi. Dunque, mi correggo presto… con un serissimo < Facciamo vedere i dentoni al giudice! >. Gergo da vero professionista in erba, non credete?
Finisce tutto come una breve e indolore interrogazione, quasi noiosa a dire il vero. Mi congedo col giudice col solito sorrisone e… beh, che soddisfazione: < Complimenti, a lei, e al cane >.
A Jimi anche in quanto singolarissimo esemplare di Labrador da lavoro, riconosciuto e apprezzato dai figuranti che per poco non ci fanno un piccolo interrogatorio sul suo conto.
Torno a riposare fuori campo, a sbirciare le prove degli altri binomi, e mi si scalda il cuore. Mi sento sgravato da un primo, piccolo peso di cinofilo “ufficiale”. Proprio come per certe cose scolastiche/accademiche a cui ho fatto spesso allusione.
Sara adesso ci vede già in obedience, e a sbrigare il famoso BH… ma io, coi miei soliti tempi da testuggine, sto ancora adesso riposando un po’ dalla pressione appena passata. Il resto verrà, e ne sono convinto, ma più avanti: alla prossima avventura, dunque!
Un saluto da me e Jimi, e grazie per aver letto del nostro primo, elementare traguardo ufficiale.
Uno di quei certificati non certo solo “agonistici”, ma che dovrebbero far riflettere comuni proprietari e anche esperti ed istituzioni dedicate, sulla differenza che corre tra chi tiene un cane, e chi ne ha davvero una gestione scrupolosa, verso l’animale, verso se stesso come conduttore, e verso chiunque ci stia intorno.