martedì 17 Giugno 2025

Vezzi e vanità nel mondo a due e quattro zampe

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

Spesso si sente dire “guarda quel cane: assomiglia tutto al suo padrone”. Quando i due sono addirittura vestiti uguali, però,  si dovrebbe forse dire che è il padrone a desiderare accanto a sé un cane a propria immagine, trendy, alla moda, e chi più ne ha più ne metta.
L’argomento è stato affrontato tempo fa da una nostra lettrice, che ci scrisse così in occasione della presentazione degli “occhiali da sole per cani”:

“Non credo, con tutta la buona volontà e l’ottimismo, che i cani abbiano voglia di assomigliare minimamente agli uomini (o a una parte di essi), coi loro vezzi, le loro vanità, le loro assurdità e le loro frustrazioni.
D’altra parte, se i cani avessero capacità di linguaggio, ce li vedreste a entrare in un negozio di occhiali firmati, e chiederne un paio all’ultima moda? Magari da sfoggiare sulla neve, in motocicletta o al party dell’ultimo dell’anno?
Eppure, udite udite, qualcuno ha avuto tanta fantasia da immaginarlo.
Ha pensato a quei poveri cagnolini costretti a tenere socchiusi gli occhi a causa del riflesso della neve, o del fastidio dell’aria fredda sul muso. Così, strano a dirsi, è nato il business. E pare che stia funzionando alla grande. Un’azienda tedesca specializzata in accessori per cani ha creato un modello di occhiali con montatura cromata e lenti a specchio. E il bello è che, incredibilmente, ne ha già venduti più di seimila paia in tutto il mondo.
Padroni che assecondano i voleri di Fido, o cani che sopportano le stramberie dei propri padroni?
Io sarei portata a scegliere la seconda ipotesi, ma lascio ai posteri l’ardua sentenza!
D’altro canto, in un mondo sempre più legato ai “valori” del consumismo e dell’apparenza, era ovvio che anche i migliori amici dell’uomo dovessero andarci di mezzo e subirne le conseguenze dirette.
Sinceramente, nella prossima vita spero davvero di non reincarnarmi in una barboncina, perché potrei finire tra le grinfie di una cinquantenne della società bene, amante dei profumi e dei begli abiti firmati, che vuole abbinare il proprio cappotto nuovo a quello della sua inseparabile cagnetta per dimostrarle tutto il suo amore.
E allora sì che sarebbero dolori!

Prova di questo nuovo boom è il successo della griffe For pets only, la linea d’abbigliamento creata in esclusiva per cani e gatti.
A Milano è stata aperta addirittura una boutique in centro, non lontano da quelle per signore, dove vengono venduti capi alla moda per i dolci animaletti da compagnia che popolano le case degli italiani.
Maglioncini fatti a mano in lana o in cachemire, collari in stile Swarovski, per i più trendy felpe Rapper Pull ispirate allo stile del momento, quello rap e hip hop, e per i più tradizionalisti una intera collezione ispirata allo stile Chanel.
Linee pensate per ogni tipo di abbinamento, gusto, età. Dei padroni, s’intende!
Ce lo vedreste un pastore tedesco di un anno fare i capricci davanti a un maglioncino con applicazioni di strass?
O un dobermann indeciso tra un collare ultimo grido con gemme azzurre e uno più classico, ma mai fuori moda?
Una volta finite le spese pazze, si passa d’obbligo alla zona toeletta: è chiaro che un cane, di qualsiasi razza sia, non può indossare capi così raffinati senza essersi fatto un buon bagno e una tosatura.
Ma queste non sono le uniche cure di bellezza canina attuabili.
Mi pare superfluo ricordare che oggigiorno anche i cani possono scegliere di truccarsi (avete letto bene) e farsi la tinta come i loro padroni. Magari scegliendo un colore adatto all’ultimo cappottino o alle babbucce.
Questa mania è stata importata dall’estero, e le ripercussioni sono state drammatiche: ora si rischia di vedere in giro cani col manto colorato di giallo, rosso, blu, arlecchino, decorato con cuoricini e diverse forme, tanto per essere originali.
Gli animalisti si lamentano perché le creme decoloranti vengono testate sugli animali, per garantire la loro sicurezza sugli uomini, e adesso i cani devono sopportarle pure ad approvazione avvenuta.
Se non altro, i trattamenti estetici vengono applicati rispettando le regole delle migliori beauty farm: incenso al muschio o alla rosa canina, musica rilassante, luci soffuse. Per dimostrare il proprio amore e viziare Fido, questo e altro, no?
Ma non crediate che questo succeda solo in Italia.
Anche in Germania, e più precisamente a Berlino, è stato inaugurato un servizio di massaggi per cani. Massaggi con olio, sia curativi che estetici: dopotutto, i cani devono adeguarsi al benessere dei padroni moderni.
Per questo motivo devono liberarsi anche dallo stress e dal nervosismo che accumulano vivendo al loro fianco. E che cosa c’è di meglio di un buon massaggio?
Viene naturale chiedersi se le nevrosi canine nascano dal ritmo di vita che viene loro imposto, soprattutto in città, dagli uomini, o se siano dovute all’accumulo di altre esigenze odierne, in primis quelle legate all’immagine, tutte umane e nient’affatto animali.
Personalmente, penso che a un amico a quattro zampe la tinta gliela si possa anche risparmiare.
De gustibus!
Ma non è finita qui.
Visto che la lettura è uno dei metodi più rilassanti che esistano, si può suggerire ai cani di leggere, no? Sarà per questo che di recente è stato ideato un giornale tutto dedicato a loro: il The New York Dog è stato pensato appositamente per loro. Questa rivista è la versione canina (dire cinofila sarebbe errato) delle riviste più famose come Marie Claire e Cosmopolitan.
Al suo interno viene dato ovviamente molto spazio alla moda per cani, alla forma fisica, coi consigli del dietologo, all’oroscopo, ai posti più cool in città dove fare passeggiate e incontrare altri cani (una sorta di agenzia matrimoniale canina), ai necrologi e così via.
Altra buona operazione commerciale, anche se la domanda sorge spontanea: ai redattori non ha detto nessuno che ai cani, dell’ultimo stile modaiolo, non importa nulla?
La pulizia è importante, il benessere pure, ma si può dire lo stesso del look?
Non sono una psicologa dei cani, ma ho come la vaga impressione che al posto del collare Swarovski, qualsiasi cane preferirebbe una bella corsa libero in campagna, e che baratterebbe la felpa rapper con un osso gustoso. Ma probabilmente sono io a illudermi!”

* * *

Questa è stata la mia risposta:
L'”avvocatessa del diavolo”, in questo caso, deve fare una premessa prima di dare la sua risposta: certi eccessi li trova decisamente esagerati anche lei!
Per gli abiti da sposa&sposo a quattro zampe, per le tinture per il pelo e altre amenità del genere, per quanto mi sforzi, riesco a trovare solo una debolissima difesa: e cioè la constatazione che al cane, dopotutto, non importa granché.
Il cane non si sente ridicolo, non conosce il concetto di dignità offesa: nell’abito particolarmente arzigogolato potrà stare un po’ scomodo… ma questo è (per fortuna) tutto. Anche le tinture sono assolutamente innocue per il pelo.
Ciononostante, mi chiedo se la padrona che “si fa” il barboncino rosa per intonarlo all’abito da sera sia davvero una cinofila, e cioè se ami davvero il proprio cane.
Perché gli eccessi possono avere due ragioni: da un lato può esserci il troppo amore (“ti voglio tanto bene che voglio renderti bellissimo”), che potrebbe anche starmi bene, anche se il discorso potrebbe diventare più serio e andare a toccare le motivazioni più profonde dell’eccessiva antropomorfizzazione del cane, che purtroppo non sono quasi mai ragioni sane.
Dall’altro lato, però, c’è la strumentalizzazione del “cane oggetto”, visto come accessorio da sfoggiare o come status symbol da esibire.
In questo caso, inutile dirlo, consiglierei vivamente alla padrona di approfondire la propria cultura cinofila, per capire che una simile visione del cane è svilente e mortificante.
Anche in questo caso, il povero Pucci non soffre per questa mancanza di rispetto e di considerazione nei suoi confronti: lui se ne sta beato a prendere coccole, e non si rende neppure conto di essere stato tinto di giallo o di rosa.
Ma il resto del mondo sì, che se ne rende conto!

Quindi gli umani davvero cinofili, rispettosi del cane come essere vivente, e non come accessorio griffato, si sentono infastiditi da certe ostentazioni, perché temono che l’eccessiva “clownizzazione” dell’animale si accompagni a un vero e proprio menefreghismo.
Purtroppo non è affatto raro che i cani truccati, dipinti, vestiti da sposi o da damine dell’ottocento appaiano al fianco dell’umana di turno solo in occasione dell’apparizione mondana o del servizio fotografico di turno: dopodiché vengono rifilati alla cameriera che si occupa delle loro necessità più plebee (cosette da poco, come mangiare, bere, sporcare, correre… insomma, vivere!), e chi si è visto si è visto.
C’è da dire, ahimé, che quando si parla di VIP (“very idiot persons”, in questo caso), la stessa sorte tocca molto spesso ai bambini.
Solo che il cane ha almeno la speranza di trovare una cameriera cinofila, a cui si legherà strettamente facendo di lei la propria figura-guida e vivendo ugualmente felice: il bambino no.
Dovendo scegliere, dunque…meglio cane che figlio di VIP, se questo VIP antepone l’apparire ad ogni altro sentimento!

Ma ora lasciamo da parte gli iper-eccessi, e veniamo invece all’accorata difesa delle persone normali che vestono i propri cani per necessità, e non per sfizio.
Diciamo subito che sono la stragrande maggioranza, perché quasi tutti i cani a pelo raso (anche quelli di taglia medio-grande) soffrono moltissimo il freddo e rischiano di avere seri problemi di salute se non vengono opportunamente tutelati.
In particolare rischiano grosso i cani a pelo raso che vivono in casa, col riscaldamento “sparato a manetta”, e poi vengono portati fuori per i bisognini a cinque o sei gradi sotto zero: se non indossassero un cappottino, molti di loro potrebbero ammalarsi.
Lo stesso vale per i cani anziani (anche “pelosi”, in questo caso), che non riescono più a sfruttare le loro difese naturali, indebolite dall’età, per proteggersi efficacemente dal freddo.
Quindi ben vengano l’impermeabile, il maglioncino o la felpa che garantiscono loro maggiore salute e longevità.

Ma a questo punto, diranno i “duri e puri”, non basterebbe una semplice copertina, senza andarsi a inventare impermeabilini scozzesi e felpe col cappuccio?
La risposta dell’avvocato del diavolo è la seguente: scusate, ma che fastidio vi dà se, una volta assodato che il cane ha bisogno di essere coperto, la padrona si sbizzarrisce nella scelta di vestitini che soddisfino anche il suo senso estetico?
Per il cane, l’abbiamo già detto, non cambia assolutamente nulla.
Il cane non si sente ridicolo e non ha affatto problemi di lesa maestà… ma a questo punto devo tirare in ballo anche il rovescio della medaglia, che esiste (diciamolo) anche per i cani “vittime” degli eccessi visti sopra, ma che in quel caso non basta, almeno per come la vedo io, a giustificare l’uso del cane come oggetto: mentre diventa una componente importante quando si parla di cani vestiti per reale necessità.
Signori, diciamolo: un cappottino particolarmente accattivante, o il collare Swarovski …sono dei veri e propri acchiappacoccole!
Abbiamo pubblicato da poco l’articolo di Laura Biagiotti dal titolo “Checcarini!”, che addirittura suggerisce l’uso dei “trucchetti da cane vezzoso” (come bandane e giubbotti) per combattere la dilagante (ahinoi) cinofobia.

E’ indubbio che una bandana al collo di un molossoide o di un pit bull lo renda immediatamente più simpatico ai passanti, che sorrideranno invece di pensare all’eventualità di essere aggrediti (pensieri che invece scattano in automatico nei cinofobi quando vedono lo stesso cane “intruzzato” con collari a borchie, catene e affini). Sperimentato personalmente con il mio staffy (che vedete appunto con lo Swarovsky nella foto a ….): quando era vestito “normalmente” lo scambiavano tutti per un pit bull, scansandosi quando ci incrociavano. Con questo collare veniva costantemente “abbordato” da mamme e bambini entusiasti (e lui era ancora più entusiasta, leccava freneticamente la faccia a tutti e in questo modo cancellava un po’ di immagine terrier di tipo bull=cane cattivo).
Se invece il cane è già un simpatico cagnetto da compagnia, l’accessorio “carino” ha ugualmente una funzione preziosa: quella di aumentarne la popolarità, dando magari modo al suo umano di scambiare due chiacchiere con i coccolatori e di spargere in giro  qualche informazione sulla razza (che male non fa).
In alcuni casi, infine, la coccola non è “in più”: è proprio legata solo alla presenza del cappottino lezioso, che rende irresistibile quello che, senza accessori di moda, sarebbe solo un meticcio bruttarello, destinato a passare inosservato e tristemente “incoccolato”.

Mi hanno fatto riflettere tristemente su questo tema le parole della titolare della ditta di abbigliamento cinofilo che ha gentilmente autorizzato la pubblicazione delle foto di Amy, Astra e Drago, suoi soddisfattissimi “clienti”.
Ve le riporto qui come piccolo spunto di riflessione:

Molti dei miei modelli hanno storie tristi alle loro spalle. Ci sono cani anziani, malati, spelacchiati e ciechi… che però,  per fortuna abitano con persone che ancora li amano e soprattutto li rispettano.
Li coprono con vezzosi maglioncini , gli mettono collarini di lusso, ma solo perché – come fossero lampadine – vogliono donare loro ancora un momento di massima luce prima di vederle spegnere“.

Pensiamoci, a queste parole.
Ma ricordiamo che non è neppure tutto qui. Perché il cagnolino che vediamo passare con la sua felpa verde potrebbe essere l’unica compagnia di una persona sola: e il nostro sorriso e la nostra spontanea esclamazione (appunto…”Checcarinoooo!”) potrebbero essere le sole parole che vengono rivolte a quella persona nell’arco della giornata.

Sì, certo: tutto questo è molto sdolcinato e potrebbe anche sembrare retorico.
Ma questo non lo rende meno vero, purtroppo.
Si tratta di realtà che abbiamo costantemente sotto gli occhi, anche se non sempre ce ne rendiamo conto.
E non c’è solo la persona senza affetti, che da una felpa colorata può ricavare gli unici rapporti umani di un’intera giornata; ci sono anche le persone che magari non sono sole, né povere, e che all’apparenza sembrano avere tutto dalla vita… ma che sono ugualmente tristi, insoddisfatte, depresse.
Di persone così è pieno il mondo.
Persone a cui la compagnia di un cane, senza che nessuno ne abbia neppure una vaghissima idea, salva letteralmente la vita ogni giorno, perché è l’unica cosa che dà uno scopo alla loro esistenza.
E allora, se queste persone si gratificano scegliendo il collarino di strass o la cuccia griffata per il loro più grande amico…non guardiamole automaticamente con un sorrisetto di superiorità o di scherno. Non consideriamoli automaticamente dei “poveri scemi”.
Da cinofili, rassegniamoci pure alla semplice idea che per il cane non faccia alcuna differenza (se non in positivo, per le maggiori attenzioni che ne ricava): ma da esseri umani potremmo anche chiederci se quel padrone, attraverso il suo cane, non stia lanciando un grido di aiuto.
Visto che tutti noi cinofili ci picchiamo di essere più buoni, più sensibili e più intuitivi di chi non ama gli animali (e secondo me abbiamo ragione di pensarlo!)… be’, allora lasciamo da parte lo scherno e cerchiamo di capire se alla padrona “cappottinista” un sorriso e un “checcarino” in più non possano dare una mano ad affrontare più serenamente la giornata.

Ma adesso basta con i pensieri tristi, e passiamo a un’altra buona – anzi, ottima! – ragione per vestire il proprio cane in modo buffo.
Questa buona ragione si chiama, molto semplicemente, “senso dell’umorismo”…e non va condannata neanche un po’, perché è il vero sale della vita (anche più dell’ottimismo di Tonino Guerra!).
Saper sorridere e ridere è fondamentale, è terapeutico per la vita di tutti noi: ma purtroppo le occasioni di vero divertimento sono sempre più rare in un mondo che diventa sempre più difficile.
E allora, perché non guardare anche all’abbigliamento del nostro cane come a una particolare forma di “pet therapy” mirata proprio all’umorismo?
Ovviamente deve restare inalterato il punto chiave: divertiamoci con l’elaborazione dell’idea, non con l’idea in se stessa.
Ovvero: NON vestiamo il cane, non mettiamogli occhiali, pipe e cappelli in testa (se non per il tempo di scattargli una foto!) solo per ridere di lui. Questo sarebbe davvero irrispettoso.
Ma se il nostro cane ha già bisogno di certi capi di vestiario (come nel caso dei levrieri saluki, che devono indossare la cuffia quando mangiano perché altrimenti si masticherebbero il pelo delle orecchie, che cade nella ciotola)…allora via libera ad interpretazioni come quelle che vediamo in queste foto (i capi, confezionati all’uncinetto, sono tutti leggerissimi, anche quelli che non lo sembrano! Se volete sorridere ancora, potrete godervi altri modelli cliccando qui).
Non si fa male a nessuno, si rende semplicemente al cane un servizio che gli è comunque necessario…e si approfitta per passare cinque minuti di puro divertimento con lui.

Sì, “con lui”: non “a sue spese”, o “alle sue spalle”.
Questa, a mio avviso, è la differenza fondamentale.
Sinceramente non so se il discorso valga davvero anche per gli occhiali da sole di cui parlava la nostra lettrice  (se fossero realmente utili, oltre che buffi, avrebbero tutta la mia approvazione): ma vale sicuramente per i massaggi, così come vale per le cucce o per i completini leopardati.
Vorrei concludere questa difesa ricordando che esistono molte razze di cani dotate di indubbio senso dell’umorismo, che riescono a capire quando ridiamo “con” (e non “di”!) loro e a godere di queste piccole attenzioni extra da parte del padrone.
Devo riconoscere, però, che la stragrande maggioranza dei cani si limita ad accettare il cappottino come una scomoda imposizione, ignorandone anche il ruolo “salvasalute”.
E allora?
Allora ci sono due cose importanti da sottolineare.
La prima è che, quando la “vestizione” è accompagnata da sorrisi e gridolini ammirati, il cane sembra viverla con minore stress.
A cappottini e cuffie, ovviamente, ci si abitua solo col tempo: all’inizio sono una vera scocciatura.
Ma l’entusiasmo e i sorrisi degli umani hanno sempre e comunque un effetto positivo, che può mitigare il fastidio iniziale perché trasmettono vibrazioni positive (a cui i cani sono sensibilissimi).
La seconda cosa potrebbe sembrare un po’ forzata: ma DEVO dirla lo stesso, perché l’ho verificata personalmente su diversi cani, uno dei quali era il mio.
Quindi vi prego di credermi sulla parola, se vi dico che una volta abituati a indossare abiti carini alcuni cani si aspettano i complimenti per la loro eleganza: e se non arrivano, ci restano un po’ male.
Eliselle ha ragione, insomma, quando dice che nessun pastore tedesco farà mai i capricci per avere il pull griffato: ma io so che almeno un bassotto di nome Blitz, quando indossava la sua tuta da jogging, non si sentiva soddisfatto se non otteneva la sua dose di “CHECCARINO!” per strada.
Certamente i cani non conoscono la vanità: ma le coccole le conoscono, eccome.
I complimenti li conoscono, eccome.
E sono abbastanza intelligenti da collegare rapidamente gli uni alle altre.
Quindi…attenzione!
Non è poi così scontato che “l’abito non faccia il cane”; perlomeno, io sono profondamente convinta che possa fare il cane gratificato e conscio dell’ammirazione che suscita.

Astra, Amy e Drago indossano creazioni della ditta “Canichepassione“, che ringraziamo per aver gentilmente autorizzato la pubblicazione delle foto tratte dal loro sito.

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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17 Commenti

  1. Bellissimo articolo, belli tutti i pro e contro, tesi e antitesi. Anche io sono per il cane al naturale salvo ragioni di salute/pratiche. E poi c’è una bella differenza tra un cappottino/foulard/collare particolare e un cane con lo smalto e il pelo tinto a cuoricini. Perché se il primo cane può essere simpatico il secondo caso mi sa tanto di pasticcio/capriccio umano stile Frankenstein.

  2. Pienamente d’accordo su accessori inutili quali occhiali e borse x cani..ke c dovrà mai mettere in borsa il cane poi…ma avendo un bichon frisè, cagnolina sfornita di sottopelo ke al primo colpo d’aria inizia a tossire la copro eccome..meglio i vestitini degli antibiotici! Ovviamente nn esagero come certe mie conoscenze ke hanno l’armadio x il cane..se se lo possono permettere fattacci loro..ma la felpina colorata e il giubbottino più pesante ce li ha e li gradisce anke..se usciamo senza qnd cala la temperatura trema e si rifugia nel mio di giubbotto..quindi uno a testa e siamo tutte e 2 più felici xD

  3. eccomi! ex dura e pura a rapporto!
    ho sempre guardato con occhio da compatimento i vari cani e canini vestiti e travestiti…
    poi è arrivato asdru, similpinschernano, apparentemente nemmeno poi troppo freddoloso.
    bene, mi son detta, finchè non si arriva sotto zero, visto e considerato che non tremolicchia granchè nemmeno sulla neve, non lo vesto e lo mando in giro ignudo come mamma l’ha fatto, dura e pura io…nudo lui!
    al primo attacco di cacotto da freddo…ho subito cambiato stile.
    lo copro e via di cappottini antipioggia, giacchine a vento quando c’è neve e maglioncino in pura lana da metà novembre…
    continuo a non apprezzar le magliettine estive e quindi vedo il vestitino tipo barbie solo come effettiva necessità ma confesso d’essermici divertita comunque parecchio, pur rimanendo sempre in stile con il mio look minimalista e monocromo, nero e niente roba sbarluscicosa, quando possibile.
    avendo canino con aria dolcissima ma di fatto rognoso e mordace ho anche tentato di renderlo meno appetibile alle coccole altrui: confesso…gli ho preso chiodo in pelle nera e, ehm quasimivergogno, pettorina in pelle nera con tanto di borchie.
    insomma…l’intento era di mostrar, fuori, quello che lui è realmente: pericoloso, quindi tenete lontane le manine!
    ho miseramente fallito…quando in piena folla lo vedon così conciat ehm…abbigliato…i commenti vanno dal “ma quanto è figo quel cane?!” …e ci sta, ooovvio… al teribbbbile: “guarda guardaaa il cane dei village people!” sssboinkkkkkkkk
    p.s. a natale il mio compagno gli mette pure cappottino da babbo natale…all’inizio mi vergognavo come una ladra ma vedere i sorrisi e le ghignatine di adulti e piccini…ho deciso che è comunque piacevole!

  4. comunque è vero il vestitino attira le coccole: un chihuahua nudo personalmente non mi viene naturale accarezzarlo ma l’altro giorno in fila al super una tipa tacco dodici, tutta ingioiellata e di pelle vestita teneva in braccio un’adorabile chihuahuina di 6 mesi in rosa tempestata di swarosky e ha confessato seraficamente di averla comprata apposta per poterla vestire, ma erano entrambe appunto serafiche e rilassate, formavano proprio una bella coppia.

  5. anche vestire i nostri cagnolini rientra in una valida forma di “pet terapy”. Una mia cara conoscente , proprietaria di un chihuahua, da anni non usciva di casa. Le gambe non la reggono, gli 80 anni sono duri. Cosi’ aveva aderito ad una ferrea clausura. Poi ha scoperto ed acquistato una carrozzina per cani. Mette il suo chihuahua in carrozzella e lei, spingendola, puo’ sorreggersi ed e’ tornata ad uscire. E’ tornata ad uscire ed a rifiorire. Il canino in carrozzella e lei, appoggiandosi alla carrozzella, e’ tornata a vivere ed ai contatti umani. Un’armonia di affetti-effetti. Qualcuno, vedendola passeggiare col canino in carrozzella, puo’ pensare ad un’eccentricita’, ma tale non e’.
    La carrozzella per il trasporto dei piccoli cani l’ha acquistata in internet . Solo in apparenza un’eccentricita’

  6. Vi leggo sempre, da quando vi ho scoperto non riesco più a smettere 😀
    Gli articoli son tutti interessantissimi e molti davvero divertenti!!
    Io ho un maltese, e da quando l’ho preso mi hanno detto che non avendo sotto pelo avrebbe sofferto il freddo, sopratutto per via dello sbalzo termico tra dentro casa e fuori.. Quindi pensando di fare bene, sopratutto a lui, anzi a lei, ho comprato qualche cappottino.. Per sceglierli ho sempre cercato di trovare dei modelli a lei comodi, se vedevo che voleva toglierseli non glieli proponevo più, per fortuna ne ha rifiutato solo uno 😉 gli altri li infila contenta perchè sa che è l’ora di uscire e siccome poi tutti le fanno i complimenti= coccole, a me pare pure felice di metterli.. Sarò io che vedo quello che voglio vedere!? Ma allora lo stesso si potrebbe dire delle persone che vedendo i cani vestiti (e non addobbati) li trovino tutti tristi per forza!! 🙂

  7. Eh, voi lassù in Italia comunque siete fortunati perché in caso di necessità avete un ventaglio ampio di scelte… quaggiù in Cile non è così: trovi il collarino con gli strass, il maglioncino… e basta. Io non ho fanatismi ma allevo cocker americani, razza pelosa assai che ha bisogno assoluto di cuffiette irreperibili sul mercato. Un cocker senza cuffietta può sporcarsi molto per strada o quando viaggia in macchina, se ha un rigurgito nella gabbia. D’estate poi nelle orecchione possono infilarsi forasacchi e altre pericolose sterpaglie. Insomma la cuffietta non è un vezzo, è una necessità. Ai miei cocker sono obbligata a farle io, e mi vergogno da matti perché come sarta sono veramente terribile… le faccio con il tessuto di magliette sportive comprate al supermercato, con elastici che devo sempre aggiustare diverse volte prima di trovare la misura giusta, e il risultato finale non è certo esaltante… così anche quando vado per la strada con il mio stracampione finalista di expo la gente commenta: “guarda, poverino, è malato, cosa gli hanno messo in testa?!??!” è umiliante… però è anche una buona lezione di umiltà… i cani forse non ne hanno bisogno, ma io sì!!!!

    • @Mariachiara: ma non riesci a fartele spedire in CIle comprandole su Internet, le cuffiette? Magari ti costerà un po’ di spese di spedizione…ma leggendo della vitaccia che fai a costruirtele in proprio, forse ne vale la pena! 🙂

      • sì che ci ho provato, ma è un pasticcio che non finisce più. Prima di tutto il Cile ha regole di importazione severissime e la dogana fa pagare molte tasse. In secondo luogo non è semplice trovare le misure corrette, perché il cocker americano ‘vero’ è molto più piccolo di quello ‘comune’, e se ordino cuffiette da cocker per i miei pelosi mi ritrovo con cose enormi… però mi riprometto di far scorta al primo viaggio in Europa. L’ultimo è stato nel 2008, quando avevo ‘solo’ tre cocker… ora ne ho dodici più quattro che sono piccoli ‘nativi’, ma due si fermano qui… insomma ne ho quattordici, quindi mi serve una specie di fornitore all’ingrosso, non pretendo le cuffiette firmate, ma insomma prodotti normali sì 🙁 all’inizio avendo pochi cani ci ridevo sopra, ma ora per me questa cosa di farmi da sola le cuffiette sta diventando un incubo… è L’UNICO aspetto dei cocker che mi mette in croce!!!! Comunque il mio commento voleva dar voce a problemi di ‘stile’ diversi da quelli che avete voi ma non per questo meno sentiti 😉

  8. Sono sempre stata contraria al vestito esagerato (non parlo del necessario, ma proprio del “di più”) e di tutte le cavolate che ci tirano fuori parlandone seriamente, come la moda dell’estate, i costumi che non vanno più a pois ma a righe ecc. perchè una che veste il cagnolino in un certo modo perchè l’ha letto sul giornale di moda, perdonami i pregiudizi, ma sono quasi certa che consideri l’animale un’oggetto da sfoggiare! Poi se il vestito è necessario non sta a noi giudicare, io non lo vesterei mai con la salopette ma c’è evidentemente chi lo fa volentieri perchè “così è più carino”. Però continuo a sostenere il mio punto di vista, che anche se non conosce la vergogna io il tutù ad un cane non lo metterei mai!

  9. In effetti, se l’abbigliamento è necessario, che si tratti di una vecchia comperta monocromatica o di una divertente felpa al cane poco importa. Però ancora rabbrividisco quando vedo cagnoline in tutu, in smoking, con il cilindro e via dicendo…

  10. comunque ai “duri e puri” fa sempre bene leggere articoli del genere, che suscitano riflessioni e apportano sempre qualcosa in più su argomenti su cui si potrebbe disquisire per ore, senza arrivare davvero a stabilire chi abbia ragione e chi torto.
    L’articolo ti è riuscito benissimo, non credo che il tuo intento fosse di convincere, ma solo dare spunti di discussione… per questo ti scodinzolo ☺

    • Beh il cane deve stare il più possibile COMODO (per es. la cuffia a uncinetto con la zucca di halloween che pende tutta da una parte mi sembra una scemenza) però a parità di comodità, perché non usare qualcosa che piace anche alle persone? ^_^

  11. mi sa che faccio parte dei “duri e puri” che non ammettono che si “addobbino” i cani, se non per ragioni puramente pratiche, come quelle che hai citato (freddo, pioggia, orecchie nella pappa etc)
    quando guardo le foto dei cani”vestiti” non posso non notare il loro sguardo; tu dici che non si sentono ridicoli, a me invece sembrano sguardo tristi, di chi si sente a disagio.
    sono così estremista che vieterei in negozi alla moda, le follie degli occhiali, cappelli, unghie smaltate, pelo dipinto… un business che fa leva su un modo di intendere il proprio cane – un oggetto da esibire – che non mi piace per niente.
    non riesco neppure a condividere la tua teoria della pet therapy dell’umorismo; anche in questo caso, non sono sicura che il ridere del nostro cane addobbato lo renda felice, mi sembra una proiezione umana, il voler interpretare le loro reazioni secondo le nostre idee. per ridere ci sono tanti altri spunti, un bel libro o film comico non sarebbe meglio ?
    può darsi che mi sbaglio e, conoscendo la tua esperienza, penso tu abbia riflettuto molto sull’argomento. ma non riesco a convincermi degli aspetti positivi citati nel tuo articolo.

    • @Isa: se devo dirti tutta la verità, quell’articolo me lo sono cavato fuori di peso dalle dita… per autopunirmi: perché l’ho sempre pensata esattamente come te, e ancora – istintivamente – così la penserei. Però poi ho avuto modo di parlare con persone per le quali, davvero, scegliere il colore della cuffietta per orecchie è una ragione di vita, o quasi: e dopo aver incontrato queste persone ho fatto tutto il possibile per immedesimarmi in loro. Forse non mi è riuscito troppo bene 🙁 … però ci ho provato!

    • devo dire che a me è sembrato a questo punto Valeria volesse restare a tutti i costi nel “mezzo”, non dare ragione a nessuna delle due parti (o quante sono, insomma…) ma ragionarci su. Solo che sembra davvero che apprezzi gli addobbi al cane se questo fa stare meglio l’umano. Quello che hai detto nel commento di risposta, Valeria, che c’è gente che ha questa ragione di vita, mi fa pensare che questa gente forse dovrebbe cercarsi qualcos’altro da fare. Ho capito che ci sono persone in difficoltà che vengono letteralmente salvate dal proprio animale, ma si viene salvati dal suo amore, non dal suo aspetto. Quando si va oltre, forse il problema è una altro. Ho la mentalità troppo stretta?

  12. Bellissimo articolo, mi è molto piaciuta la visione equilibrata e tutti i distunguo, che mi trovano perfettamente d’accordo: se non dà fastidio, o se il fastidio ci sarebbe comunque ma è necessario, qualcosa di bello é sempre un qualcosa in più. 🙂

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