mercoledì 27 Marzo 2024

Ti presento… gli IAA – Gli IAA e il fine vita

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Laura Cibeca
Laura Cibeca
Nata a Perugia il 25 Marzo 1975 ha iniziato fin da piccola ha frequentare i campi di addestramento per cani. Dopo la laurea in Scienze dell’Educazione, frequenta un corso per operatori di pet therapy e certifica con la Delta Society l’american staffordshire terrier “Artù” che per 3 anni sarà il suo socio in tutti i progetti di pet therapy in Umbria. Successivamente frequenta il Master per coordinatore e conduttore di progetti di Attività e Terapie Assistite con l’Ausilio di Animali presso le facoltà di Veterinaria e Medicina e Chirurgia dell’Università di Perugia. Dal 2005 ad oggi ha elaborato e realizzato numerosi progetti di IAA in diversi contesti: residenze protette per anziani, centri diurni per malati di Alzheimer, centri diurni per ragazzi con sindrome autistica, scuole, asili e dal 2013 è presente con il Pastore Australiano “Kalì” presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. Attualmente è Istruttore Cinofilo APNEC e CSEN, Delegato Regionale APNOCS (Associazione Nazionale Professionale Operatori Cinofili per scopi Sociali). Coadiutore del cane, Responsabile e Referente di Intervento in Educazione Assistita con gli Animali (idonea presso il Ministero della Salute – Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie). Presidente dal 2013 dell’ASD Speed Dog Perugia. Ha scritto diversi articoli sulla pet therapy e sul rapporto bambini – cani, due libri ed è docente in diversi corsi per coadiutore del cane. Fermamente convinta che l’educatore cinofilo debba essere innanzitutto un aiuto e un supporto per ritrovare e/o rafforzare il rapporto tra il cane e il proprio compagno umano. La vita con un amico a quattro zampe è un arricchimento per tutti.

di LAURA CIBECA – Gli IAA sono un ottimo supporto a tutte le cure e procedure mediche rivolte alla guarigione e al recupero dei pazienti, ma c’è un settore in cui la Pet Therapy viene utilizzata sempre di più ed è l’accompagnamento al fine vita.
Gli animali, domestici e non, sono stati da sempre coinvolti prima, durante e dopo la morte dell’uomo.
In tantissime culture,antiche e moderne, i nostri amici a quattro zampe hanno un ruolo spesso di primo piano nel momento della fine, divenendo custodi del corpo, traghettatori di anime, severi guardiani dell’aldilà.

Lasciando storie e leggende, vediamo di spiegare come i progetti di IAA possono aiutare le persone nel momento del fine vita.
I progetti che vengono elaborati e realizzati verso persone che sono alla fine, spesso vengono svolti all’interno di Hospice, Ospedali in particolari reparti, a domicilio, cliniche private e residenze per anziani.
Secondo la mia esperienza, i cani coinvolti in questi progetti dovrebbero essere animali molto tranquilli, affettuosi, amanti del contatto fisico, estremamente docili. Cani che abbiano un’età matura (dai 5 ai 8 anni).
Dal punto di vista della persona che sta per morire, il cane è un ottimo calmante e catalizzatore di carezze e affetto. Con il cane spesso le persone si lasciano andare, confidandosi e parlando apertamente della loro “imminente” fine; con l’amico a quattro zampe, crolla il tabù della morte e dell’autocontrollo a tutti i costi. Spesso gli utenti sono “rigidi” emotivamente, mettono in atto strategie per mascherare il loro dolore, la disperazione e il pianto, soprattutto davanti ad amici e parenti. Il cane in questo può essere un’ottima valvola di sfogo: lo sguardo diretto, dolce, aperto, sincero e senza alcun giudizio o critica riesce a far crollare “muri emotivi” e rendere libere queste persone di esprimere cosa effettivamente provano.

Lilli

Durante le sedute, il cane spesso lo si può far salire sul letto accanto alla persona che trova molto piacere nel poterlo avere vicino e accarezzarlo. Il calore e l’interazione (anche se in molti casi breve e minima) con esso, facilita momenti di rilassamento e tranquillità, anche durante una visita medica o quella di un parente.
Gli IAA in questi contesti sono rivolti anche ai parenti e amici del paziente. Sappiamo tutti quanto sia difficile ed emotivamente pesante restare accanto ad una persona amata che se ne sta andando per sempre. Qualunque sia il nostro credo religioso o non religioso, la morte è un momento duro e dolorosissimo da affrontare per chiunque. In questi casi il cane è sicuramente un ottimo “accompagnatore” nella sofferenza e anche un ottimo ponte per attraversarla e tornare alla vita. Ho visto moltissime persone farsi forza e non dimostrare alcun dolore davanti alla perdita di un amico, di un genitore, di un figlio davanti agli altri, ma crollare e liberarsi di tutto abbracciando il nostro amico peloso per poi sfogarsi anche con chi gli era vicino. Le persone parlano in maniera aperta e sincera davanti al cane e trovano sollievo nel suo calore e nel dargli carezze.

E’ importante per me precisare che, il cane, non sostituisce il calore e l’affetto delle persone, egli è la “causa” del crollo e della liberazione del dolore che viene poi trasportato verso i parenti e gli amici più cari e i professionisti che supportano queste persone.

Una delle mie esperienze più importanti è stato l’accompagnamento al fine vita di un bambino con il mio cane Kalì, qualche anno fa. Il bambino lo avevo conosciuto durante il ricovero ospedaliero, una volta tornato a casa, senza più alcuna speranza, i genitori mi chiesero se potevo andare a casa loro per fargli rivedere, anche solo una volta Kalì, a cui lui si era molto affezionato. Non sono andata una sola volta, ma decine di volte, fino alla mattina che i genitori mi hanno chiamato dicendomi che non c’era più. L’affetto che tutta la famiglia del bambino ci ha dimostrato è stata così grande che ci hanno voluto, me e Kalì, al funerale del piccolo. Kalì ha aiutato tantissimo il bambino, giocando quando riuscivano o semplicemente stando sul letto con lui, ma i bambini sono spontanei, aperti e affrontano la morte con semplicità, devo dire quindi che durante le ultime sedute Kalì è stata una compagna affettuosa e amichevole con i genitori e gli amici che passavano a trovare il piccolo. Riusciva a far sorridere oppure a rompere silenzi imbarazzanti, dove nessuno sa mai cosa dire o viceversa ad interrompere conversazioni inutili o troppo “di circostanza”.
Mi ricordo che mentre eravamo fuori dalla camera del bambino che dormiva, arrivò una parente alla lontana che iniziò a parlare a voce piuttosto alta e talmente veloce che la mamma del bambino era piuttosto infastidita, allora guardai Kalì e feci un movimento con le labbra dicendogli “abbaia” e Kalì partì con un unico abbaio, facendo sobbalzare la signora e interrompendo il suo fastidioso monologo.

Vorrei spendere qualche parola anche nell’aiuto che i cani possono dare agli operatori che lavorano in queste strutture. La visita della coppia cane-conduttore anche se rivolta ad un particolare paziente, spesso diventa motivo di distrazione e leggerezza anche fra gli operatori. C’è chi regala biscotti al cane, oppure chi semplicemente lo accarezza, salutandolo con affetto e chi, a fine seduta, gli vuole offrire persino il caffè! Il cane porta con sé la vita, il coraggio e l’amicizia e tutti ne vengono contagiati.
In questi progetti il ruolo del conduttore dell’animale è molto importante e soprattutto è fondamentale un’ottima preparazione psicologica. Come ho scritto all’inizio di questo articolo, affrontare la morte è sempre molto difficile, ed è inevitabile, trovare dei progetti dove si finisce per essere coinvolti più di altri. Partiamo sempre dal presupposto che il conduttore si conosca in maniera profonda e sappia bene quali siano i propri punti di forza e i limiti, che sia sempre consapevole di quello che fa e che sappia elaborare e superare eventuali problemi.
Non bisogna mai sopravvalutarsi o iniziare un progetto che già dall’inizio ci porta ad avere dei dubbi. Se comunque decidiamo di fare simili progetti è fondamentale avere poi la possibilità di elaborare cosa è successo e chiedere suggerimenti in caso di difficoltà, sempre a persone esperte e professionisti. Dal mio punto di vista è sicuramente fondamentale avere uno psicologo o comunque una figura professionale a cui rivolgersi in questi casi.

Sicuramente il bene e l’aiuto che i nostri amici cani possono dare alle persone in questi momenti è forte e importante, ma arriverà solo se saremo debitamente preparati e consapevoli di quello che si sta facendo.
Tra le “cure palliative” dovrebbero essere inseriti i progetti di IAA perché sicuramente il contatto con l’animale anche nel momento della fine può essere un supporto importante per il paziente, i parenti, gli amici e tutti gli operatori che in quel momento si occupano di loro.

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