Anno di grazia 2022, nel ridente paesino di Sanfrè.
Ieri pomeriggio dopo aver preso la bimba dall’asilo e sulla via del ritorno a casa, ci siamo imbattuti in due cani che vagavano allegramente per la strada.
Strada di paese, non tanto trafficata, certo… ma intanto i due quadrupedi erano stati appena evitati da una macchina poco più avanti di noi, e noi ci siamo fermati mentre uno dei due era tranquillamente in mezzo alla corsia.
Nessun collare, nessuna medaglietta, i due “vagabondi” (un maschio e una femmina, taglia medio-piccola) palesemente si conoscevano tra loro.
Nota: le foto usate per illustrare l’articolo NON hanno attinenza con il fatto narrato, sono a puro scopo illustrativo.
A quel punto che vuoi fare, fingere di non averli visti e lasciarli a farsi il loro giro, sperando non succeda nulla anche se avevano appena rischiato con due macchine nel giro di 30 secondi?
Ovviamente no… anche i passeggeri dell’auto davanti a noi infatti si erano fermati per vedere se i cani avessero almeno una medaglietta.
Dato che noi eravamo poi più attrezzati a casa rispetto alle altre persone che si erano fermate, abbiamo deciso di caricarli in macchina per metterli poi temporaneamente in sicurezza in gabbia o in box (avendo altri cani, gatti, polli… non è che potessimo lasciarli liberi in giardino); fortunatamente anche se un po’ intimoriti i due erano abbastanza tranquilli quindi anche se in quel momento non avevamo con noi guinzagli & c siamo riusciti a caricarli in auto prendendoli in braccio.
Arrivati a casa piazziamo due guinzagli al volo, scattiamo una foto per mettere un messaggio sul gruppo whatsapp di mamme dell’asilo (magari qualcuna conosce i cani) e sul gruppo Facebook di paese e mettiamo i cani in una grossa gabbia, con il maschio non proprio entusiasta della cosa… ma riuscendo comunque a evitare pasticci.
Una delle note positive dei social è sicuramente che questi inconvenienti si risolvono spesso rapidamente, perchè specialmente nei piccoli paesi ci si conosce un po’ tutti.
In questo caso però noi non potevamo seguire a lungo la cosa, perchè dovevamo andare in palestra per la lezione di ju jitsu (ed essendo Fabiana la maestra non può allegramente saltare l’appuntamento), quindi non avendo alcun riscontro nell’arco di una quarantina di minuti ed essendo già sera decidiamo di allertare il canile di zona, così che possano far venire a prendere i cani, con la certezza che così sarebbero stati messi in sicurezza: noi li avevamo sì messi nel gabbione, ma non potevano certo essere sicuri che i cani non provassero a uscire rischiando di farsi male, specie in nostra assenza, e sarebbe stato scomodo tenerli per la notte, anche contando che poi non avremmo potuto occuparcene molto presto il mattino dopo dovendo portare Giada all’asilo.
Insomma, il canile era sicuramente più attrezzato e in più avrebbero potuto leggere l’eventuale microchip e contattare il proprietario: ci sembrava la soluzione più sensata.
Informiamo i suoceri che vivono accanto a noi così che possano aprire il cancello ai volontari, partiamo per la palestra e durante il viaggio ci accordiamo con il canile, che si attiva subito: in poco tempo i cani vengono ritirati e portati in struttura.
Stacco. Sera, intorno alle 21:00, tornati da ju jitsu, riceviamo la visita del proprietario dei cani.
Che.. ci ringrazia per aver evitato che rischiassero di essere investiti?
Naturalmente no: se la prende perchè ora avrebbe dovuto andare al canile a recuperarli, avrebbe dovuto “pagare ‘sti soldi”, sostiene che “si fanno sempre un giro ma tanto poi tornano sempre” e “non vanno mica sulla statale”, concludendo con un “ma tanto ti conosco, lo so che finiva così” (persona mai vista e conosciuta da noi, chissà con chi ci ha confuso… tant’è che ha anche chiesto a Fabiana se fosse lei che ogni tanto a quei due cani “dava da mangiare vicino alla ferrovia”).
A poco è valso fargli presente che avessero rischiato di essere investiti da due macchine una via l’altra, ovviamente.
Anche perchè come accennato anche dalla persona del canile con cui abbiamo parlato “tanto è sempre così, quando vengono a riprenderli in struttura si lamentano sempre, dicono che tornano sempre a casa, che non era necessario portarli in canile… perchè non sanno di tutti quei casi in cui veniamo chiamati per recuperare un cane morto investito”.
Lui aveva provato a contattarci prima, quando però già eravamo in palestra (e avevamo comunque già allertato il canile), ma l’unica eventuale protesta un minimo accettabile quale avrebbe potuto essere un “potevate aspettare un po’ di più prima di avvisare il canile” (cosa a cui comunque nessuno ci avrebbe obbligato)… è proprio quella che non c’è stata.
Perchè sì, magari un giorno in cui non avessimo avuto impegni la sera avremmo aspettato di più, ma non credo sia colpa nostra se questi due cagnetti li abbiamo incrociati il martedì e non abbiamo pensato “eh no, abbiamo altri impegni stasera, ‘zzi loro”.
I cani comuque stando al proprietario avevano il microchip (dovrebbe essere scontato, ma sappiamo bene come non sia sempre così) e nel momento in cui scrivo queste righe probabilmente sono già tornati a casa.
In attesa della prossima scappatella, immagino, visto che ovviamente gli stronzi siamo stati noi a preoccuparci invece che tirare dritto e fare finta di niente.
Morale della favola? Forse è sempre meglio farsi i fatti propri.