Partiamo da un presupposto: trovo quasi sempre positivo che qualche trasmissione TV, anche se magari non “di punta”, parli di cani e soprattutto del traffico dei cani dall’Est.
Nonostante quest’ultimo sia un tema che dovrebbe essere ormai noto perchè ci affligge da almeno 20 anni, i mass media ne hanno parlato con colpevole ritardo e non sempre in maniera corretta: anche per questo molte persone ancora non lo conoscono, non andrebbero a cercare apposta le informazioni e quindi ben venga che possano arrivargli fornite dalla TV.
Soprattutto per questo tema ho deciso di guardare ieri sera Presa Diretta, anche se in realtà sin dalla presentazione era un argomento messo un po’ in secondo piano: la puntata si intolava infatti “Amore bestiale” e già dal comunicato stampa RAI veniva presentato più come un appuntamento dedicato al rapporto con i nostri animali domestici, al giro d’affari che questo muove soprattutto per quanto riguarda accessori, benessere, nutrizione, etc e al chiedersi “perchè” lo facciamo.
Insomma, già in partenza vedere che i due temi più interessanti (traffico dei cani dell’Est e razze brachicefale) venivano menzionate solo nelle presentazioni più complete e non nei comunicati stampa “brevi” non mi piaceva… ma anche per quello che voleva essere il tema principale della puntata il risultato a mio avviso è stato purtroppo confusionario e poco informativo, andamdo a mettere probabilmente insieme troppe cose e lasciando un senso finale di occasione persa a livello di “informazioni utili”.
Premettendo che sono pignolo e rompicoglioni, ecco le mie impressioni sulle varie parti della puntata.
Anteprima
Vengono subito mostrati gli “eccessi”, mostrando SPA per cani, trattamenti di benessere et similia. Trovo che questo già possa far cambiar canale a un sacco di gente che pensa “ah va beh parlano dei bambinizzatori”, anche sorrido malignamente quando spiegando il “trattamento antistress” viene ripreso il cane che lancia ventordici segnali calmanti (un assaggio nella foto sotto, ma in video era più indicativo ancora, e anceh un altro soggetto aveva un atteggiamento simile).
Sembra comunque un po’ più una introduzione “pubblicitaria” per chi offre questo tipo di servizi che un qualcosa di informativo, perchè viene sì menzionata qualche cifra generica sul giro di affari intorno al “pet care” in generale, però ad esempio non viene chiesto a nessun proprietario perché ritenga necessari questi trattamenti per il cane (e avrebbe potuto essere un punto di vista comunque interessante da ascoltare).
Stessa impostazione per gli altri servizi che completano l’anteprima dove si parla di cappottini, cucce e divani “di lusso” per cani (anche qui, poteva essere interessante chiedere il motivo di spendere 680 euro per la cuccia Versace piuttosto che 20 euro per il cuscinone preso al pet shop…) e dell’espansione in generale del settore pet anche durante la pandemia.
Fermo restando ovviamente che se c’è la domanda è normale nasca l’offerta e che ognuno dei propri soldi può fare quello che vuole (e che per chi non pensa di usufruire di certi servizi nessuno punta la pistola alla tempia quindi può evitarli), l’ho trovato molto un “guardate a che punto siamo arrivati”, senza indagare su chi si rivolge a questo settore e capire se sia la maggioranza o un’esigua parte dei proprietari.
Dopo questa anteprima inizia la trasmissione vera e propria, con una piccola introduzione di quella che sarà l’autrice della maggior parte dei servizi della puntata e che ammetto, non mi fa partire predisposto benissimo: il video magari è volutamente esagerato, l’idea era evidentemente presentarsi come “una di noi”, però l’effetto era di un po’ troppo Sciuramaria per trattare certi argomenti. E’ probabile però che la maggior parte del pubblico si sia immedesimata maggiormente e quindi lo scopo dell’introduzione sia stato centrato.
Tutta la prima parte della puntata mostra altri servizi “connessi” al cane, ma con meno eccessi rispetto a quanto visto nell’anteprima.
Si parte con i servizi di asilo per cani e “dog taxi”, in questo caso c’è qualche breve intervista ai proprietari ma passa un po’ come uno “sfizio” e non come un’effettiva utilità, vengono fatti spesso paragoni con l’asilo per bimbi… ma non c’è una effettiva spiegazione di “a cosa” possano servire questi servizi, se siano solo una comodità per l’umano o abbiano vantaggi anche per il cane.
Nota comica: mentre viene spiegato che uno di questi asili permette anche di guardare via webcam quello che succede, “così da poter stare tranquilli che il proprio cane non passi tutto il tempo chiuso nel recinto”, si vede un’interazione non proprio ottimale tra tre cani.
Forse si poteva scegliere un po’ meglio cosa inserire in fase di montaggio (del video, intendo!)
Segue un’attività che prepara cibo per i cani con anche consegna a domicilio.
Personalmente su questo tipo di servizi io rimango un po’ perplesso, nel senso che a mio avviso se si decide di seguire un’alimentazione di tipo BARF o casalingo ha senso preparare personalmente i pasti per il discorso di qualità degli ingredienti, equilibrio nutrizionale e in generale i vantaggi offerti da questo tipo di alimentazione… ma sono già molti i servizi che si basano sull’idea “adotti una soluzione diversa dallle crocchette E fai comunque poca fatica perchè te lo prepariamo noi!”, probabilmente sono destinati a crescere, nel contesto della trasmissione ha il suo senso.
Ultimo esempio di “servizi opzionali” è l’accoglienza di un hotel che consente di portare con sè il cane e che ha alcuni extra… su cui non fa proprio un figurone dato che al cane viene proposto un pasto discutibile (spicca il riso col curry…).
Insomma, tutta una prima parte comunque incentrata più sulla “curiosità” che sull’informazione e che ha dato un po’ l’impressione che le attività mostrate abbiano pagato lo “spazio promozionale”: mia supposizione assolutamente non provata, sia chiaro, però il fatto che siano sempre stati messi ben in evidenza loghi e nomi penso renda lecito il sospetto.
Il primo intervento scientifico e che non sembra un mezzo spot pubblicitario arriva dopo 30 minuti di trasmissione, con una – breve – intervista ad Ádám Miklósi, professore di etologia sicuramente noto a molti cinofili.
Purtroppo il suo intervento è preceduto dall’autrice del servizio che dice “io ho uno staff di persone per badare a Polpetta quando non sono a casa e penso sia triste: pensavo di esagerare, ma poi ho conosciuto questa persona”, e dell’intervista viene mostrata la parte in cui spiega che l’attaccamento tra cane e umano è simile a quello tra genitore e figlio o dove spiega che in alcuni aspetti i cani siano simili ai bambini di 2-3 anni… la frase però più importante su questo aspetto viene mostrata solo diversi minuti dopo e a parte rispetto al servizio!
Insomma, viene passato un po’ troppo secondo me il “avete ragione se vedete il cane come un bambino e non volete mai lasciarlo da solo”, ma per come è stata messa insieme l’intervista.
Quello di Miklósi è comunque a mio parere il primo intervento informativo, viene giustamente detto che il cane deve fare qualcosa, deve vedere appagata la sua mente, un aspetto importante e troppo spesso poco considerato.
Peccato che questo intervento sia molto breve… e venga subito mandato un po’ a banane mostrando la genialissima e fondamentale invenzione della “videochiamata canina”: una docente dell’università di Glasgow ha inventato un aggeggio che, inserito all’interno di un gioco del cane, consente di avviare o ricevere una videochiamata su un PC.
Mi chiedo mapecchè e passo oltre.
Trovo interessanti invece i restanti interventi di questa parte di trasmissione, dove si parla della capacità del cane di “distinguere” le lingue e i discorsi di senso più o meno compiuto, e il discorso sull’emissione di ossitocina quando guardiamo il cane, che è uno degli aspetti che rende così profonda la nostra interazione.
Tutte cose che probabilmente chi ha un cane ha “visto e sperimentato”, ma la conferma scientifica è sempre interessante su questi aspetti.
Apprezzabile anche la chiusa di questa parte con l’autore del libro”Pets”, Guido Guerzoni, che a domanda sul fatto se questo amore verso gli animali sia “eccessivo” o “malato” risponde che sono due cose non in contrasto e solitamente chi è empatico con gli animali lo sarà anche con gli umani e non c’è un “amo uno O l’altro”, pur menzionando a mio avviso giustamente l’attuale società che con in molti casi porta a “trasferire” l’affetto che magari non si prova (o non più) verso altre persone sui propri animali.
Insomma, nel complesso è un servizio che reputo buono al 50%, come ho scritto a inizio articolo è stato un po’ confusionario e il passaggio da asili/hotel/pet food alla parte più scientifica è stato un po’ forzato, probabilmente sarebbe stato molto più informativo dedicare più tempo alla seconda parte del servizio (okay, magari non alla “telefonata canina”).
E a mio avviso discutibile partire con aspetti che più che invogliare il pubblico potrebbero aver portato a cambiare canale tutta quella fetta che avrebbe invece trovato interessante il momento più “tecnico”.
Passiamo alla seconda parte della trasmissione, quella con in teoria le parti più importanti, ovvero il discorso salute, maltrattamento genetico, traffico illegale dall’Est.
Parto da un presupposto: secondo me ora c’è un po’ eccesso di “demonizzazione” verso i cani brachicefali e praticamente la posizione non è “cerchiamo di allevare soggetti sani” ma “vietiamo totalmente queste razze” (infatti è stato accolto genericamente in modo positivo il divieto in Novergia, a mio avviso tutt’altro che logico).
Detto questo, in questa parte di trasmissione si parla del problema dei cani obesi e viene detto che hanno un’aspettativa di vita di 2 anni più breve rispetto a cani normopeso, viene mostrato un bouledogue francese con gravi problemi e c’è un buon intervento della veterinaria Emma Goodman Milne che spiega i problemi di bouledgue, carlini e cavalier mostrando anche come la loro morfologia sia cambiata nel tempo.
Complessivamente una buona parte, anche se anche qui a mio avviso c’è stata più la volontà di un “impatto emotivo” che di un’informazione effettiva, tant’è che si è battuto sul discorso del divieto di riprodurre queste razze.
Nota di merito al veterinario Tommaso Furlanello che è stato l’unico a parlare di standard e dire che “andrebbe modificato lo standard attuale” prendendo coscienza della problematica, non che andrebbe vietata totalmente la razza.
Peccato che gli sia stato dedicato molto poco spazio, non sia stato spiegato cosa sia uno standard di razza e sia stata invece lodata (non dal veterinario, ma dagli autori della trasmissione) la norma norvegese che vieta l’allevamento di Bulldog inglesi e Cavalier King Charles Spaniel.
Si torna poi a parlare dei bouledogue francesi menzionando il problema della grande esposizione che questa razza ha “a causa” di diversi VIP e influencer, spunto apprezzabile ma anche questo non approfondito.
Da notare che fino a questo punto non si è mai parlato di pedigree, non si è mai fatta distinzione sulla provenienza del soggetto e su quanto questo possa influire sulle sue problematiche di salute.
Tranquilli: non verrà fatto nemmeno nel resto della trasmissione.
Si parla poi del fatto che in Gran Bretagna stiano aumentando gli abbandoni dei cani brachicefali nonostante siano spesso pagati grosse cifre, viene criticata la facilità di acquisto via web perchè “basta un clic”, viene detto che Internet sia diventato il principale luogo per la compravendita di animali domestici in Europa… ecco, sicuramente il discorso di quanto il web abbia influito sul “pianeta pet”, sia per gli acquisti che per le adozioni, è da approfondire, però viene messo in evidenza solo il lato negativo e viene fatto apparire che si possa “comprare il cane con un click”. Non è esattamente così.
Segue un apprezzabile intervento di Megan Rowe sul numero di annunci reperibili sul web (indicando come esempio circa mezzo milione di nuovi annunci nell’arco di 24 ore!) e soprattutto sulla mancata regolamentazione da parte di molti Paesi, oltre che di poca coerenza.
Lo scopo non è insomma “demonizzare” tout court il web, ma invitare a vigilare maggiormente sia per le condizioni di benessere animale, sia per i rischi che una movimentazione non controllata può portare anche a livello di zoonosi… problema che sicuramente dovrebbe essere più sentito in questo periodo storico.
Questo punto emerge meglio andando a consultare il report della EU Dog & Cat Alliance rispetto a quanto viene menzionato nella trasmissione, però è stato decisamente uno degli interventi valutabili positivamente.
E qui, dopo un’ora, arriviamo finalmente al servizio sul traffico di cani dall’Est.
Sia il collegarlo all’intervento sulla compravendita via web, sia iniziare il servizio parlando di “gruppi chiusi su app Viber”, menzionando anche la necessità di un invito per entrare in tali gruppi. fa apparire il tutto come qualcosa (almeno all’origine), aperto a “pochi eletti”, quando in realtà non sembra proprio così: altri servizi fatti in passato da Striscia o dalle Iene hanno mostrato come non sia poi così complicato entrare in contatto con chi vende il cucciolo, contando anche che (come viene anche mostrato poi nel servizio)… il tutto viene fatto in piazza durante un mercato. Non parliamo quindi esattamente di qualcosa di particolarmente losco e nascosto.
Il servizio, purtroppo, l’ho trovato in linea con la maggior parte di quelli visti in passato: molto puntato sull’empatia verso i cani, ma poco verso l’informazione per il potenziale incauto acquirente.
Sorvolando sul fatto che non si sia mai parlato di cagnari ma sempre di allevatori (perchè già non c’è abbastanza confusione sul tema, eh!), le norme di importazione sono state accennate troppo rapidamente, il pedigree è stato nominato UNA volta (da una volontaria di un’associazione ungherese e non da da chi ha curato il servizio) senza spiegare nulla a riguardo, anche le informazioni sulla profilassi sanitaria sono state a mio avviso sommarie, si è parlato solo del rischio della rabbia ma non sono state mai menzionate ad esempio parvovirosi e cimurro, che ad esempio nel periodo purtroppo florido delle fiere del cucciolo in Italia erano la principale fonte di decesso dei cuccioli importati.
Non è stato trattato molto il discorso dell’età dei cuccioli, si accenna solo al fatto che alcuni veterinari complici dei commercianti forniscano i documenti falsi per poter trasportare i cani in Italia o in altri Paesi europei.
Oltre a questo, quelli che si vedono sono probabilmente solo “l’ultimo anello” della catena: in molti casi sono rivenditori, in altri casi qualcuno che “in proprio” cerca di sfruttare questo filone… ma non viene mostrata nessuna puppy mill.
Vero è che questo fatto viene ammesso e accennato nella parte finale del servizio… ma è evidente che il problema non sia tanto che si vedrebbero le condizioni dei cani (che comunque vengono mostrate grazie alle riprese di un’associazione del posto, e che purtroppo sappiamo essere pessime), ma perchè ovviamente per un rivenditore sarebbe un autogoal dare il contatto del suo fornitore e poter venire “scavalcato” dall’acquirente.
Conclusione che mi ha fatto ridere amaramente: a fine servizio la giornalista dice “Credo che in Italia nessuno conosca questa storia” e la persona intervistata risponde “sono sicura di no”.
Ecco… sono 20 anni che se ne parla, come ho scritto in Italia abbiamo avuto il triste fenomeno delle “fiere del cucciolo” che forse per prime portarono in evidenza la dimensione del problema (anche perchè all’epoca l’importazione era ancora peggiore e i cuccioli facilmente morivano dopo pochi giorni dall’acquisto), ormai da diversi anni – seppure come detto con un certo ritardo – anche trasmissioni come per esempio Striscia la Notizia o Le Iene hanno fatto servizi sui cani dell’Est.
Possiamo sicuramente rammaricarci che nonostante questo sia un problema relativamente poco conosciuto e questo commercio sia ancora in ottima forma… però non passiamola nemmeno come una cosa che nessuno ha mai detto e quindi poverino chi non sa semplicemente non aveva modo di informarsi.
Purtroppo questo servizio trovo abbia la stessa enorme lacuna che già mostravano quelli di Striscia, Iene e dintorni: viene mostrato “da dove” arrivano alcuni cani, ma non è stato minimamente spiegato dove vengano venduti e come cercare di riconoscerli.
Io, Pinco Pallino qualunque che pensavo di acquistare un cane, vedo questo servizio, mi pongo il problema…ma come capisco se sto andando ad acquistare un cane importato illegalmente? Come mi muovo per non trovarmi io con un cane con potenziali problemi e come faccio a non contribuire a questo traffico?
Ah già, che stupido: non coprare adotta, è ovvio!
A fine servizio ecco il presentatore con l’immancabile “in realtà ci sarebbe una soluzione per non alimentare questo commercio, ci sono i canili. Avete bisogno di un animale di compagnia? Andatelo a prendere lì, non è difficile”.
Per carità, è sempre un buon messaggio ricordare che esiste l’opzione dell’adozione… ma sarebbe carino non far finta che, come c’è il traffico di cani dell’Est, ci siano porcherie anche nell’ambito dei canili e che ci si debba affidare a un canile o un’associazione seria, invece di presentare un’opzione come quella con solo gentebruttaecattivachelucrasuicani e l’altra come la fazione dei “buoni”.
Immagino che come ogni santa volta che si assiste a un servizio del genere, qualsiasi allevatore che lavora correttamente avrà dovuto raccogliere le braccia (o altro) dal pavimento.
Il servizio è stato il più ampio della puntata, nella circa mezz’ora dedicata a far vedere cosa succede in Ungheria, potevano impiegare qualche minuto a spiegare la differenza tra allevatore e cagnaro, spiegare qualcosa sui documenti che identificano un cane come di razza invece che usare sempre le razze anche per i cani del mercato ungherese alimentando la confusione, spiegare che esiste anche l’allevamento serio e non far sembrare che il funzionamento sia sempre “qualcuno va in ungheria, compra tot cani a X e poi il rivende in Italia a X*10”.
Viene menzionato “l’acquisto capriccioso” online… ma il fatto che spesso ci siano online anche le adozioni impulsive viene saltato.
Per carità, probabilmente comunque è il pubblico stesso a preferire questa visione semplicistica per cui “o adotti o foraggi questi criminali”, come si può notare anche da alcuni commenti sulla pagina Facebook della trasmissione che sono di questo tenore:
Insomma, quello che poteva essere il servizio più utile e informativo della trasmissione è stato – nuovamente – una grossa delusione.
Ben venga far vedere cosa succede “a monte” di questi traffici… ma è mancato tutto quello che avviene dopo.
Paradossalmente il servizio ha mostrato più informazioni utili per chi volesse a sua volta importare e rivendere un cucciolo dell’Est, piuttosto che per una persona che voglia acquistare un cane di razza senza finire in mano al cagnaro di turno.
Questo è molto triste.
Passata l’amarezza per il servizio sui cani dell’Est, la trasmissione dedica due servizi al tema cani e salute, prima con un servizio sugli Interventi Assistiti con gli Animali e poi con un intervento di Erika Friedmann sui benefici dei cani sui pazienti cardiopatici.
Credo di poter dire che sono stati i due servizi migliori e che mi sarebbe piaciuto vedere maggiormente approfonditi invece che trattati in maniera così un po’ sbrigativa, apprezzabile però che in questo caso sia stata dato un po’ più spazio agli addetti ai lavori, ad esempio nella prima parte intervistando sia l’operatrice di IAA, sia un medico dell’ospedale.
L’ultima parte è stata dedicata alla fine vita dell’animale, con un servizio dedicato a un cimitero per gli animali a Milano e uno dedicato alla tassidermia: questi penso siano aspetti troppo personali per pensare di trattarli in maniera oggettiva, sono servizi che personalmente non credo userei ma, come detto per quelli di inizio puntata, nessuno punta la pistola alla tempia a chi non pensa di usufruirne, e ben venga che chi invece può avere piacere nell’optare per una di queste soluzioni ne abbia la possibilità.
Concludendo, su 110 minuti di trasmissione fatico sinceramente a salvarne 10, che chiaramente sono quelli dove è stata lasciata un po’ più voce agli addetti ai lavori. Penso anche che per molte cose probabilmente si potesse anche cercare qualcuno di più vicino (per parlare dei cani obesi non penso si dovesse arrivare fino in Germania), ma posso capire la volontà di dare una prospettiva di più ampio respiro e anche evidenziar che alcune problematiche non siano limitate al nostro territorio.
In tutto questo però informazioni utili per il “proprietario medio” ne ho trovate davvero poche: dell’esistenza degli asili per cani o della maggior apertura di molte attività all’accoglienza degli animali probabilmente sapevano già quasi tutti (soprattutto i possibili fruitori di tali servizi), può aver sicuramente apprezzato la “conferma scientifica” ad alcune cose che poteva immaginato vivendo con il suo cane, ma per il resto sui temi a mio avviso più importanti quali salute e traffico dei cuccioli le lacune hanno superato di gran lunga i punti positivi, in un caso andando a esasperare la posizione “contro” le razze brachicefale, sicuramente motivata ma che non si può risolvere pensando di vietarle, nell’altro non spiegando minimamente cosa possa aiutare a identificare un cagnaro/commerciante di cuccioli, e come purtroppo accade sempre è stata totalmente ignorata la figura dell’allevatore serio, che potrebbe essere invece un grande alleato per fare informazione… invece quando va bene viene “lasciato in disparte”, quando va male viene equiparato ai cagnari.