venerdì 29 Marzo 2024

Socializzazione: il cucciolo e gli altri cani

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Il cucciolo è arrivato a casa, finalmente!
Sicuramente vi sarete già informati su cosa debba mangiare, sul problema delle vaccinazioni e del bagnetto…ma, specie se siete al primo cane, è facile che abbiate dimenticato la questione della socializzazione.
Di cosa stiamo parlando?
Per prima cosa è bene non portiate mai a casa un cucciolo di età inferiore ai 55/60 giorni: un buon allevatore rifiuterà la cessione di cuccioli di età inferiore (anche un regolamento Enci sancisce questa regola), ma lo stesso non può dirsi di privati che si improvvisano allevatori o di negozianti senza scrupoli.
Le prime settimane di vita sono un periodo fondamentale per lo sviluppo psichico del cane, in particolare le settimane comprese tra la quarta e la dodicesima sono un momento chiave per la crescita e la socializzazione del cucciolo.
Più precisamente il periodo tra la quarta e la sesta settimana è definito “periodo di socializzazione con i cani” mentre quello tra la quarta e la dodicesima è il “periodo di socializzazione con l’uomo”.
Non si tratta di dati arbitrari ma ricavati da ricerche accurate quali quelle condotte dalla rivista “Science” (intrapresi nel 1961 e nel 1967).
Lo schema non è da intendersi rigidamente: questi periodi possono estendersi e la socializzazione del cane prosegue anche dopo le dodici settimane: ma è bene ricordare che un cane che abbia avuto scarsi contatti con i suo simili e l’uomo durante questi periodi “critici” potrà dimostrare in futuro anomalie comportamentali o difficoltà di interazione di difficile risoluzione.

Il cucciolo che trascorre almeno 8 settimane in compagnia della sua famiglia canina apprende come comportarsi con i conspecifici: attraverso l’osservazione della madre impara determinati comportamenti, giocando con i fratellini assorbe le regole del linguaggio canino e la mentalità “gerarchica” propria di questa specie animale e, alle prese con madre e fratelli, impara fino a che limiti può spingersi.
Un cane che abbia avuto la possibilità di vivere con serenità questo periodo non ha avrà problemi a decodificare le posture e i vocalizzi che costituiscono il linguaggio canino né ad interagire con i suo simili.

Quando visitate l’allevamento in cui intendete acquistare il vostro futuro beniamino assicuratevi che queste condizioni siano rispettate, che il cucciolo possa vivere senza traumi questo periodo in compagnia del proprio branco canino e che non manchi l’interazione con gli essere umani rappresentati dall’allevatore stesso e dai suoi collaboratori.
Seguendo queste semplici norme si è già compiuto un grosso passo avanti nell’evitare problemi futuri… ma c’è ancora molto da fare, perché la socializzazione deve proseguire anche dopo l’arrivo a casa.

Il cucciolo che lascia il branco canino per unirsi allo strano ed eterogeneo branco umano ha ancora molto da imparare.
Viene catapultato bruscamente in un mondo nuovo: se era cresciuto in canile ora dovrà confrontarsi con il nuovo alloggio, magari l’interno di una casa particolarmente shoccante in quanto ricchissimo di cose “nuove” come i mobili, gli elettrodomestici e via dicendo.
Lasciate al cucciolo la libertà di esplorare il nuovo territorio affinché acquisti rapidamente confidenza con il nuovo contesto che lo circondi.
Fornite altresì al cucciolo l’occasione di incontrare diverse tipologie di persone: uomini, donne, bambini (importantissimo!), anziani, persone che portano occhiali o cappelli.
Solo in questo modo il vostro amico imparerà ad riconoscerli come “normali” e a non temerli mostrando atteggiamenti di paura o aggressività (dettata dalla paura) una volta adulto.

Ma è davvero un bene portare il cucciolo a spasso?
Come la mettiamo con le vaccinazioni?

Di solito il cucciolo riceve il primo vaccino intorno ai 55-60 gg (è buona norma che l’allevatore consegni cuccioli vaccinati) e le vaccinazioni vanno poi rinnovate ad intervalli decisi in base al protocollo stabilito dal vostro veterinario di fiducia e al rischio di contrarre determinate malattie nella vostra zona.
Un cucciolo che non abbia completato l’intero ciclo vaccinale è più vulnerabile agli agenti patogeni: che fare allora, sigillarlo in casa?
Questa non è una buona soluzione, vediamone i motivi.
Si sono verificati casi di persone che, terrorizzate dal veterinario (il quale adottava un protocollo vaccinale piuttosto “lungo”), hanno deciso di rimandare l’insegnamento del “non si sporca in casa” a periodi futuri. Preferendo non far entrare in contatto il cane con il mondo esterno avevano predisposto in casa una serie di giornali e di traverse imbottite su cui far sporcare il cane.
Risultato?
La cagnolina aveva appreso a sporcare in quei determinati posti e, una volta terminato il ciclo vaccinale, quando i padroni decisero finalmente di abituarla a sporcare fuori, la cagna non capiva il perché di questo improvviso e illogico (dal punto di vista canino) cambiamento di idea da parte dei padroni.
Del resto era meglio sporcare comodamente in casa, no?
Il problema a questo punto può diventare di difficile soluzione e ci si può ritrovare a dover chiedere l’aiuto di un comportamentista.

Come regolarsi allora? Uscire? E se il cucciolo si ammala?
La cosa migliore è, come sempre, una sana via di mezzo: uscire col cane prediligendo luoghi poco frequentati da cani o frequentati da cani iper controllati dal punto di vista sanitario.
Se è necessario si può raggiungere il luogo della passeggiata in automobile in modo da abituare gradatamente l’animale a questo nuovo mezzo di trasporto.
La passeggiata è un evento piacevole e il cucciolo assocerà presto le due cose “andare in cuccia mobile = passeggiata”, salterà in auto volentieri e difficilmente presenterà i sintomi del mal d’auto (si eviti di usare l’auto solo per sgradite visite veterinarie!).

Arrivati sul posto (indifferentemente in auto o a piedi), lasciate zampettare il cucciolo al guinzaglio in modo che acquisti fiducia su terreni più svariati – erba, asfalto, ghiaia – e lasciatelo libero di guardarsi intorno.
Un cane destinato alla vita cittadina, in contesti fortemente urbanizzati e popolati, deve confrontarsi con una serie di “stimoli” inusuali per un soggetto canino e che farebbero impallidire il buon vecchio antenato lupo.
Il cucciolo deve essere abituato gradualmente al rumore e al movimento delle automobili, al suono dei clacson, alle luci artificiali delle vetrine e dei lampioni e via dicendo: questo sarà il suo habitat ed è bene familiarizzare da subito.
Chi ha la fortuna di vivere in campagna con il suo quattrozampe, se ha comunque intenzione di passeggiare di tanto in tanto per le vie del centro, è bene che lo abitui gradatamente.

Siamo arrivati sul posto, il cucciolo si sta guardando intorno in tutta tranquillità rassicurato dalla presenza del padrone: all’improvviso scorgete all’orizzonte un grosso cane che si avvicina verso di voi.
L’errore da non commettere è quello di sollevare istantaneamente il cucciolo da terra e di darsela a a gambe con il fagottino tra le braccia.
Se il cane porta al guinzaglio un padrone o se, pur essendo libero, intravedete un proprietario in arrivo, chiedete a questa persona informazioni sul cane e sulla sua indole.
Informarsi è la cosa più razionale da fare: anche perché un esemplare adulto “equilibrato”, che conosca il linguaggio e l’ordinamento gerarchico canino (ovvero che non abbia saltato a piè pari la fase di socializzazione con i suoi simili o abbia subito grossi traumi) è tutt’altro che portato ad attaccare un cucciolo.

L’animale adulto riconosce la piccola palla di pelo grazie alle sue fattezze particolarmente “rotonde”, all’andatura goffa e incerta e all’odore.
E’ conscio di trovarsi di fronte ad un organismo in crescita e bisognoso di protezione e non ad un esemplare da temere e con cui doversi confrontare: il cucciolo rappresenta la continuità della specie che istintivamente è portato a preservare.
La reazione dell’adulto nei confronti del cucciolo può essere di “interesse” (io stessa possiedo un Setter sul quale i cuccioli hanno una specie di effetto “calamita”), di “indifferenza” o di “sopportazione”: difficilmente si riscontrano episodi di aggressività, al più episodi di “educazione” in cui l’adulto spiega al cucciolo di “aver sbagliato” sgridandolo in modo apparentemente aspro ma senza produrre danni fisici.
E’ più frequente una reazione di questo tipo da parte di una femmina che non sia la madre o che non appartenga al branco in cui sono cresciuti i cuccioli che non da parte di un maschio estraneo.
Si tratta comunque di una considerazione da intendersi in “generale”, io stessa ho assistito a episodi in cui cagne alle prese con cuccioli e cuccioloni sconosciuti dimostravano infinita pazienza e sopportazione.

L’atteggiamento dei cani maschi, spesso identificati come i “più rissosi” e “piantagrane” del mondo canino sorprende spesso i proprietari medi.
E’ difficile convincersi che quel grosso “cane lupo” e quel Rottweiler che, non fosse stato per il robusto guinzaglio, avrebbero tanto voluto “confrontarsi” pochi istanti prima possano essere gentili, comprensivi e delicati con il vostro cucciolo.
Sbagliato!
La natura – per via del detto “madre certa padre incerto” – ha programmato i cani maschi affinché sviluppassero istinto paterno nei confronti non solo della propria prole (non hanno di fatto coscienza che si tratti o meno di figli propri) ma verso tutti i cuccioli in cui gli capitasse di imbattersi.
I maschi sanno essere educatori straordinariamente gentili e pazienti.
Far interagire il cucciolo con esemplari adulti, dopo essersi preventivamente informati con i proprietari sul carattere e lo stato di salute, è un’esperienza importante per i piccoli e li aiuta a crescere conservando la socialità con la propria specie.

Non siete ancora convinti? Continuate a credere che il rischio superi i benefici?
Vi riporto un alcuni di esempi, sperando che sortiscano un effetto tranquillizzatore.
Esempio 1): Raduno cinofilo estivo, presenti 10 soggetti adulti e 2 cuccioloni di sesso maschile e femminile (5 Boxer, 3 Setter, 2 meticci, un Beagle, un Bassethound, un Rottweiler): uno dei partecipanti al raduno decide di portare due Bolognesi (1 maschio e 1 femmina) di poco più di due mesi allo scopo di socializzarli con altri cani.
Gli animali si trovano in uno spazio recintato erboso piuttosto ampio, i due bolognesini sono liberi, gli adulti alcuni liberi altri al guinzaglio.
I due cuccioli hanno fatto letteralmente spola per un pomeriggio interno da un cane all’altro senza che si verificassero incidenti e senza che si udisse un solo ringhio da parte degli adulti.
Esempio 2): Rifugio in cui sono raccolti cani randagi di ogni età, forma e dimensione. Ogni cane ha un retroterra a sé, spesso ignoto.
Vi sono soggetti molto equilibrati e altri meno, esemplari ben socializzati e altri timorosi dell’uomo o affetti da altre fobie, pochi soggetti aggressivi. Quando è possibile le cucciolate o i singoli vengono alloggiati in box separati: se per ragioni di sovraffollamento questo non è fattibile, i cagnolini alloggiano in ampie gabbie in compagnia di almeno tre soggetti adulti (maschi e femmine).
In circa tre anni e mezzo di permanenza al rifugio credo di aver visto passare un centinaio di cuccioli e, con grande felicità, posso dire di avere registrato un solo episodio di “aggressività” nei confronti di un cucciolo.
Il colpevole non è però un cane adulto bensì un cucciolone che, a mio avviso, non ha saputo correttamente confrontarsi e calibrare la sua aggressività verso il cucciolo (di stazza ben superiore alla sua!) causandogli una ferita di poco conto.
Al contrario le coabitazioni cucciolo-adulto sono sempre state positive. Due meritano particolare menzione.
La prima vede coinvolto Lillo, un simil-setter roano blu in rifugio fin dalla sua infanzia.
Lillo non ha mai tollerato la presenza sul suo territorio di altri esemplari di sesso maschile, ma ha sempre “governato” la sua gabbia-branco (harem!) di femmine con atteggiamenti da saggio regnante, alla Re Artù.
Lillo ha condiviso il recinto con cuccioli (orientativamente uno o due piccoli) trovandosi non di rado tra i piedi soggetti vivaci ed impertinenti con i quali non ha mai avuto atteggiamenti aggressivi ma si è mostrato, al contrario, un eccellente educatore.
La seconda coabitazione che desidero citare ha come primi attori una numerosa (8 o 9 soggetti, non ricordo) cucciolata di meticci di Dobermann a cui erano stati “mischiati” altri tre cuccioli vagamente somiglianti a dei pastori belgi.
Il regista del gruppo era Grigetto, un meticcio di piccola taglia assolutamente scostante e “squilibrato” nei confronti del genere umano.
La cattura di Grigetto aveva richiesto l’impiego di non poche risorse e coraggio (sferrava morsi qua e là) e, una volta giunto in rifugio, non ha mai concesso a nessuna persona di accarezzarlo o tantomeno di invadere il suo spazio vitale.
L’interazione e la socializzazione con i propri simili è di gran lunga migliore che non con l’uomo, ma anche nel contesto dei rapporti inter-canini Grigetto non ha mai lesinato atteggiamenti severi nei confronti di chi lo indispettisse troppo.
Al contrario, questo piccolo cane grigio e ricciuto ha dimostrato una pazienza e una comprensione nei confronti dei cuccioli che nemmeno le più rosee aspettative avrebbero lasciato presagire: Grigetto sorvegliava a distanza ravvicinata pranzi e cene dei cuccioli e non si lasciava sfuggire occasioni valide per impartire insegnamenti.

Le vicende dei bolognesini e dei cuccioli vissuti con Lillo e Grigetto sono state raccontate al fine di convincere anche i proprietari più scettici e diffidenti della sicurezza e dei benefici degli incontri tra cuccioli e animali adulti.
Molti campi di educazione/addestramento offrono specifiche “puppy class” al fine di promuovere la socializzazione e l’incontro tra giovani cani: i cuccioli sono liberi di interagire tra loro in spazi recintati, mentre l’istruttore fornisce utili consigli e spiegazioni ai proprietari sul comportamento canino.
Se lo ritenete opportuno, e se questi corsi si tengono nella vostra zona, potete decidere di frequentare una Puppy Class.
In caso contrario, per garantire una buona socializzazione al vostro amico, non sottraetelo ad incontri con cani, persone e elementi della vita quotidiana. Solo così ne farete un cane “di mondo”!

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7 Commenti

  1. Il mio cane maschio allora ha qualche ingranaggio fuori posto: generalmente va d’accordo con tutti (a meno che non arrivi proprio il cane che cerca rissa e allora lì si incazza pure lui), ma i cuccioli non li può vedere. Maschi o femmine che siano. Non so se sia dovuto alla loro esuberanza nel gioco e lui finisce per non sopportarli. O chissà che altro…!

  2. credo che farò leggere IMMEDIATAMENTE questo articolo ai miei nonni (ultraottantenni) che hanno avuto la brillante idea di prendere una cucciola di due mesi… ovviamente tappata in casa perché fuori è freddo/si ammala/è pericoloso…

  3. Come mi devo comportare invece tra il mio cucciolo e cani adulti che sono al di là di un recinto ? La mia cucciolona quando li sente abbaiare la prima cosa che fa è mettere la coda tra le gambe e scappare nella direzione opposta a quelli che abbaiano. Andare a passeggio oggi giorno è molto difficile. A volte la devo prendere in braccio perchè non c’è modo di passare dove ci sono cani che abbaiano.

  4. grazie Valeria.. avevo in casa 2 piccoli trovati a 3 giorni d’età, uno non ce l’ha fatta 🙁 l’altro adesso ha 18 gg, ho solo una cana a casa sterilizzata, che non fa da balia ma va d’accordo coi cani in stallo e sopporta anche i cuccioli

  5. domanda difficile.. consigli per chi ha trova un solo cucciolo abbandonato in età precoce e lo allatta a mano? come favorire la socializzazione visto che il cucciolo prima di una certa età non potrà uscire di casa?

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