sabato 28 Settembre 2024

“Senso puppy” (Bio sensor) – parte prima: che cos’è e come funziona

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

Il “Bio sensor” (o “Senso puppy”: sono quasi sinonimi. Il Senso Puppy è il programma portato in Italia da Carlo Colafranceschi, che ha apportato qualche modifica-miglioria a quello originale) è un programma di stimolazione sensoriale neonatale basato sul presupposto che minime forme di stress subite nel primo periodo di vita sotto forma di stimoli termici, tattili e di movimento riescano a stimolare il sistema endocrino, le ghiandole surrenali e la ghiandola pituitaria (ipofisi).
Studi effettuati da diversi ricercatori americani (e sviluppati dall’esercito, probabilmente allo scopo tutt’altro che cinofilo di ottenere efficaci “war dogs”) hanno evidenziato che i soggetti sottoposti a leggeri stress risultavano, da adulti, più resistenti nei confronti del freddo e di alcune malattie (malattie infettive, tumori); inoltre maturavano più velocemente e davano risultati migliori nei test di risoluzione dei problemi.
In due parole, erano più robusti e più intelligenti.
L’esercito statunitense ha quindi sviluppato, nel suo programma di allevamento, una serie di “esercizi” che devono iniziare al terzo giorno di vita e terminano intorno al sedicesimo giorno.
I 5 esercizi studiati per stimolare il sistema nervoso, da applicare una sola volta al giorno ad ogni cucciolo, sono i seguenti:

1. Stimolazione tattile (tra le dita): tenendo il cucciolo in una mano, stimolare (solleticare) gentilmente il cucciolo tra le dita di ogni zampa, usando un cotton fioc, per 3-5 secondi.
2. Testa mantenuta eretta: Usando entrambe le mani, tenere il cucciolo perpendicolare al pavimento (eretto) in modo che la sua testa sia direttamente sopra la coda. – Tempo di stimolazione: 3-5 secondi
3. Testa puntata in basso: Tenendo saldamente il cucciolo con entrambe le mani, dirigere la testa verso il basso in modo che punti direttamente il pavimento- Tempo di stimolazione: 3-5 secondi
4. Posizione supina: Tenere il cucciolo in modo che la schiena stia nel palmo delle mani e il muso punti il soffitto. Il cucciolo in questa posizione può agitarsi. Tempo di stimolazione: 3-5 secondi
5. Stimolazione termica: Usare un asciugamano umido che deve essere stato raffreddato nel frigorifero per almeno 5 minuti. Mettere il cucciolo sull’asciugamano a pancia in giù, senza impedirgli di muoversi. Tempo di stimolazione: 3-5 secondi.

A questo programma di stimolazione iniziale dovrebbe sempre seguire un programma di “arricchimento ambientale” che consista nel presentare al cucciolo (sempre precocemente) una serie di esperienze e di situazioni interessanti e sempre nuove, dandogli l’opportunità di
interagire liberamente con ognuna di esse. L’arricchimento ambientale non ha “date” prestabilite: prima inizia e meglio è (sempre nei limiti in
cui la nuova esperienza risulta interessante e stimolante e MAI stressante), dopodiché deve continuare per tutta la vita del cane.
Le esperienze ambientali vanno dai rumori (esistono appositi CD da far ascoltare a volume basso e poi via via più alto, ottenendo così un effetto di desensibilizzazione a tuoni, spari, botti e ad altri rumori che spesso intimoriscono i cani) alle sensazioni tattili (oggetti diversi e superfici diverse su cui i cuccioli imparino a camminare) e alle esperienze provocate dal dover superare piccoli ostacoli, attivando così meccanismi mentali che potranno essere preziosi nella vita del cane adulto.

Ma davvero la stimolazione sensoriale può produrre cani più intelligenti e addirittura più resistenti alle malattie?
I commenti entusiastici dei (pochi, per ora) allevatori che hanno seguito un programma “Senso puppy” hanno scatenato due tipi di reazioni polemiche, o quantomeno scettiche.

La prima reazione è quella del “ma va la’, non ci credo!”.
E l’obiezione più classica è la seguente: “E’ sicuramente provato che i cuccioli sottoposti a deprivazione sensoriale – pochi stimoli, ambiente asettico ecc., tipico per esempio degli animali da laboratorio – risultano meno intelligenti, reattivi e con minori capacità di adattamento dei cuccioli vissuti in un ambiente ricco di stimoli. Ma chi ci dice che un cucciolo sottoposto al “Senso puppy” sia effettivamente avvantaggiato rispetto a un cucciolo che già vive in una situazione ottimale, ovvero nasce da genitori ben selezionati, cresce in un ambiente sereno e stimolante, viene correttamente socializzato e così via?”
Be’, ce lo dicono innanzitutto i test scientifici di William Greenough (Università dell’Illinois), che è andato oltre i “classici” Rosenzweig, Krech e Bennet.
Mentre questi ultimi, nel corso di oltre trent’anni di sperimentazioni, avevano semplicemente evidenziato la minore capacità di adattamento e di soluzione dei problemi cuccioli sottostimolati (che hanno addirittura il cervello molto più piccolo dei loro coetanei correttamente stimolati), Greenough ha studiato proprio le differenze tra cuccioli normalmente stimolati e cuccioli stimolati precocemente.

Greenough (citato anche da Stanley Coren nel suo “L’intelligenza dei cani”) ha dimostrato che la stimolazione ambientale, da sola, è in grado di modificare la struttura cerebrale.
La corteccia cerebrale dei soggetti stimolati risulta più spessa, esiste una maggiore concentrazione di enzimi cerebrali (quelli legati alla trasmissione di informazioni da e verso il cervello) e soprattutto aumenta il numero delle cellule nervose e delle sinapsi cerebrali, ovvero dei collegamenti nervosi che permettono la trasmissione di informazioni.
I cani dotati di un maggior numero di cellule e di collegamenti cerebrali appaiono in grado (e qui cito proprio Coren) di “ottenere prestazioni migliori in un’ampia gamma di funzioni cerebrali: in poche parole, appaiono più intelligenti”.
I risultati di Greenough, e di chi l’ha seguito su questa strada fino ad arrivare allo studio di programmi come il “Senso puppy”, sono difficilmente contestabili in quanto si riferiscono a cucciolate con lo stesso patrimonio genetico, metà delle quali è stata sottoposta al programma mentre l’altra metà viveva in modo “normale”, non in ambienti isolati e asettici ma con gli stimoli a cui vengono normalmente sottoposti tutti i cuccioli ben allevati e ben gestiti.
Anche gli allevatori italiani che hanno sperimentato il “Biosensor” sono tutti concordi nell’affermare che c’è stata una differenza eclatante tra queste cucciolate e quelle precedenti, che non erano certo allevate in condizioni di deprivazione sensoriale!

Personalmente trovo che gli studi scientifici, uniti alle esperienze dirette di persone che conosco e di cui mi fido, siano più che sufficienti a farmi considerare il “Senso puppy” come un’importante tappa sul cammino dell’allevamento di qualità. Ma a questa prima obiezione lascerò che a rispondere sia Carlo Colafranceschi, che ha “importato” in Italia il Bio Sensor (chiamandolo appunto “Senso puppy”) e che potrà rispondere in modo più accurato

Personalmente, invece, preferisco occuparmi di un altro atteggiamento critico che proprio non riesco a comprendere.
Infatti  ho trovato persone che hanno detto: “Perché mai dovremmo volere cuccioli più intelligenti?”
Ripeto e sottolineo: non riesco a capire questa perplessità, specie quando viene da cinofili…e addirittura da educatori e addestratori!
L’unica spiegazione sincera – che in quanto tale apprezzo – l’ho trovata su un forum, laddove una privata si domandava: “Ma se facciamo cani troppo intelligenti, poi non avremo maggiori difficoltà a farci obbedire?”
Sullo stesso forum, però, un’educatrice professionista poneva praticamente la stessa domanda, anche se in modo più ambiguo, scrivendo: “I lupi cechi, e i lupi ancora di più, eccellono nel problem solving, ma sono meno addestrabili di un buon vecchio pastore tedesco o di un border o di un malinois o di un barboncino qualsiasi. Se devo scegliere un cane per viverci o per lavorarci, il problem solving è l’ultimo dei miei pensieri. Un cane che sa aprire le porte, i cassetti, trovare ogni via di fuga, che me ne faccio?”
Sono rimasta letteralmente basita di fronte a questa obiezione; tanto che non ho neppure trovato la forza di rispondere. Lo faccio adesso, indirettamente, urlacchiando: “Ma come, “che me ne faccio?” Comunico meglio con lui, ottengo da lui una vera e propria collaborazione, una complicità, una partnership, quello che per me è l’unico, vero rapporto tra uomo e cane!”.

Ma non solo: ottengo cani che mi permettano di insegnare loro in minor tempo, e con minor scarto di soggetti, a fare proprio cose come aprire porte e cassetti (ma avete presente che cane da assistenza potrebbe essere?). Ottengo cani che possano arrivare da soli alla soluzione di un problema in cui magari non posso metter becco, perché sono lontana (pensate ai cani da pastore o a quelli da caccia, ma anche a quelli da
slitta…insomma, a tutti i cani che lavorano senza guinzaglio e senza contatto diretto con il conduttore).
Penso a Mwa, la siberian husky di una cara amica, che anni fa vinse un “premio fedeltà” perché – in perfetto stile “Lassie” – era corsa a casa ad avvisare la famiglia, abbaiando e strattonando calzoni, che il suo padrone era volato in un crepaccio. Se Mwa non avesse avuto questa abilità nel problem solving, oggi quell’uomo potrebbe non esserci più.
Ultimo dei problemi? Sì, può darsi…se ci interessa solo avere un cane “a distanza di guinzaglio” (o “legato” dalla presenza del bocconcino o del giochino) che esegua esercizietti a macchinetta.

Ma se vogliamo un compagno, un amico, un vero partner…allora non riesco a concepire che lo si voglia più stupido possibile.
Dire che il cane “più è scemo e più è comodo da gestire” (perché questo è il concetto, se non erro…) equivale a dire “teniamo il popolo nell’ignoranza, perché così farà quello che vogliamo noi”: la filosofia dei peggiori dittatori.
Ok, ok…i cani non sono persone, e proprio io che spingo sempre a non antropomorfizzare dovrei stare bene attenta a fare generalizzazioni di questo tipo.
Però, se è vero che non sono persone, è anche vero che i cani sono esseri senzienti: e laddove c’è un cervello funzionante, non riesco a vedere nessun lato negativo nel potenziarne le possibilità.
L’unico potrebbe essere proprio una diminuizione della docilità…ma l’esperienza mi insegna che i cani non sono più docili solo quando sono più scemi: lo sono anche quando si fidano del conduttore, quando lo stimano, quando vedono in lui una “figura guida” insostituibile.
Certo, se si è incapaci di farsi stimare (come può accadere al neofita che non ha grande dimestichezza con la mente canina), il cane “scemo” è più comodo. Anche il cane lento è più comodo in agility, quando si è neofiti…ma quando si diventa bravi si cercano soggetti più performanti, perché non si può vivere tutta la vita all’insegna della mediocrità.
Senza contare che, stando a chi l’ha già sperimentato, il “Biosensor” porta anche a una maggiore sicurezza in se stessi (che è strettamente legata alla consapevolezza di sapersela cavare in ogni situazione), e quindi a cani più sereni e felici.
Obiettivo che, a mio avviso, dovrebbe essere sempre in vetta ai pensieri di chiunque voglia definirsi cinofilo.

Autore

  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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39 Commenti

  1. l’argomento è molto interessante….onestamente fino ad ora non ho provato per un solo motivo: non sono certa che saprei fare tutto nel modo giusto.
    Insomma, molti “allevatori” che si vantano di usare il Bio Sensor in fin dei conti altro non fanno che shakerare un po’ questi poveri cuccioli perchè è di moda e fa fico… non si dovrebbe in questi casi avere l’appoggio di qualcuno che ne capisce? forse sono io particolare, non mi piacciono le improvvisazioni e farei un corso per qualsiasi cosa, ma veramente sono perplessa di fronte a chi impara tutto su internet…. a chi posso rompere le palle per imparare qualcosa?

  2. L’obiezione “che ce ne facciamo di cani troppo intelligenti” la collego direttamente a quella frase che sarebbe stata assolutamente esilarante se non fosse stata grottesca di un celebre “Guru” che sul suo sito scrive testualmente “il cane può anche rifiutarsi di eseguire un mio comando, perchè dovrebbe eseguirlo se non ne ha voglia?”. Ovvio che un approccio del genere sicuramente preferisce un cane autistico che dove lo metti sta, senza troppo rompere le balle.
    Riguardo al “principio base” del senso-puppy o comunque di programmi similari, non ci vedo nulla di strano, mi lascia solo perplesso la “rigidità” del protocollo. Mentre i tipi di esercizi proposti ripropongono tipi di stimoli che un cucciolo selvatico potrebbe trovare in natura, dal calpestare qualcosa di strano, al ribaltarsi, al mettersi a terra su una pozza fredda

  3. studi piu’ approfonditi…..nel senso studi su’ quel tipo di manipolazioni,perche’ vengono usate quelle manipolazioni e non altre questo intendo……………

    • Presumo che tutti questi studi siano stati fatti a priori dai creatori del “Bio sensor”… ma per maggiori info ti conviene chiedere direttamente a Carlo Colafranceschi: la sua mail è etodog@gmail.com

  4. Al riguardo desidero ringrazio pubblicamente Valentina e Giuliana Minzoni, allevatrici con l’affisso “I fieri custodi di Oz”, che hanno avuto fiducia in questo training innovativo ed hanno sottoposto la cucciolata della mia Aussie a questo tipo di stimolazione sensoriale. Per contro devo constatare come sia stato difficile trovare persone come loro, disponibili alla novità ed entusiaste nell’affrontare una nuova metodologia di allevamento. I risultati a detta loro si sono visti subito poichè i cuccioli trattati col Senso Puppy erano molto più precoci ed intraprendenti di quelli allevati normalmente.

  5. però non son nemmeno daccordo nell’articolo dove si parla della diminuizione della docilità nel cane trattato col senso puppy E VICEVERSA. perchè mai un cane “tonto” dovrebbe essere collaborativo? pensa invece quanti cani tonti per colpa di chi li ha allevati deprivati ecc ecc e non collaborativi sia per razza o mistorazza sia per appunto come sono stati allevati MALE. ad es tutti i cani sanno fare seduto o terra a richiesta ma a volt con certe sciuremarie pare che se il tuo lo fa, tu hai un einstein e il loro che no lo fa è un cane tonto. invece è solo che primo non gliel’hanno mai insegnato,magari in 2 minuti sorprendono tutti e imparno anche più velocemente del tuo, secondo non hanno saputo instaurare un rapporto corretto ne tantomeno hanno stimolato il cane perchè apprendesse tante cose o perchè si integrasse con il mondo…ma non penso nemmeno che sti cani siano più collaborativi, anzi… di solito non si filano pari la sciuramaria che prova a farsi ascoltare, ma senza riuscirci…

    • Lupi, non sono cose che penso io: è l’obiezione classica che viene fatta al senso puppy. Cosa ce ne facciamo di cani troppo intelligenti? E se poi diventano meno docili?
      Secondo me le due cose non vanno assolutamente di pari passo, anzi… e poi dipende tutto da come imposti il rapporto. Un cane che ti stima e vuole lavorare con te, che sente di essere parte di un binomio, di una vera partnership…più intelligente sarà e più si adopererà per farti contento. Se non ti stima, allora il cane intelligente userà la sua intelligenza per “fregarti”…ma son cavoli tuoi, eh!

  6. soo una piccolissima precisazione: Senso Puppy e Bio Sensor non sono sinonimi. Il Senso Puppy è un’evoluzione/ampliamento che prende spunto dal Biosensor (lo include, con alcune varianti) e prosegue nel tempo.
    Ho seguito una cucciolata con il biosensor (letto in internet) e un arricchimento ambientale “fai da te”, e poi ne ho seguita un’altra con il Senso Puppy, in collaborazione con Carlo Colafranceschi, e ho notato delle differenze nei cuccioli. Oltre che nella “mole” di lavoro che implica un programma del genere.

  7. se la maggior parte degli esseri umani (anche cinofili) continua a considerare “più intelligenti” i cani più obbedienti e docili, e “stupidi” i cani più indipendenti e che richiedono un rapporto e un feeling diverso e costruito con fatica giorno per giorno.. non vedo come potranno essere accolte con gioia queste novità…

    • Per me i piú intelligenti sono i lupoidi, man mano che si va verso la neotenia scende l’intelligenza. Se il carattere del cane é molto sull’asservire il padroncino impara per forza di cose di piú e piú in fretta ma non vuol dire che sia effettivamente una cima. Quello col mix più riuscito (docilità, incredibile voglia di interagire col padrone anche perché piutost che ninta l.é meil piuttost, e guarda caso lupino) é il border collie ma non li ritengo affatto i più intelligenti, basta vedere un interazuone con uno di loro e che so un husky

      • ma io non mischierei “intelligenza” con altre doti quali la docilità che può o meno essere selezionata anch’essa in una razza per svolgere un determinato compito. il fatto è, cos’è l’intelligenza? pensiamo davvero che il beaglie che mollato al parco non torna al richiamo perchè sniffa una pista, sia meno intelligente del cane che comandi a stecchetto e fa tutto quel che gli dici? appunto no, è solo che NOI abbiamo selezionato la razza perchè abbia la smania di fare una cosa, quella per cui è stata selezionata. per cui ad es il border che lavora sempre in sintonia col pastore che gli dice momento per momento come condurre il gregge deve essere sempre pronto a compiacere il suo umano nelle richieste. già un pastore tedesco che deve anche decidere da se in molti casi, in quanto da guardia e difesa, … è meno docile del border… ancora meno lo è il maremmano che deve badare al gregge in autonomia e quindi fare tutto da solo… insomma l’intelligenza non è solo di un tipo, la mente può essere pià portata a fare alcune cose che non altre proprio come fra di noi c’è il bravo pittore il bravo calicatore il bravo informatico ecc ecc…solo che antropocentricamente pensiamo sempre che cane che ascolta intelligente cani che non ascolta stupido… poi ok ottenere la fiducia/rispetto di un cane primitivo è meno facile che ottenerla da un pastore come il border ma come dici tu non è che sia più stupido il primitivo che non ascolta. ma non lo è nemmeno il border che non è stato selezionato per agire da solo e quindi magari se deve decidere da solo, fa solo casini… ma… non direi proprio che pià intelligente = meno dicile e viceversa…

        • per questo quando nell’altro articolo parlavi di problem solving per selezionare un cane ti dicevo, che in un ambiente neutro son capaci tutti ma poi certi cani sottoposti a stimoli molto rilevanti per la razza a cui appartengono si distraggono volendo fare altro, e magari sono meno collaborativi perchè non è richiesto come lavoro di esserlo vedi appunto il beagle.che ANZI se volesse stare sempre attaccato al culo del proprietario a pendere dai suoi comandi, non si sgancerebbe per seguire la pista…quindi non è stupido se in un parco è più interessato alla lepre che al problem solving ma fa il suo lavori, poi in casa magri nel problem solving è pure più veloce del cane collabortivo…
          se fosse come dici, problem solving=intelligenza, maggiore docilità=maggiore stupidità e viceversa… sarebbe un controsenso. facciamo il senso puppy per avere cani che imparano di più e pià in fretta, più svegli e predisposti a imparare e lavorare con l’umano ma ANCHE più veloci nel problem solving il che appunto, sarebbe un controsenso.

        • Lupi viceversa in un certo senso si perché se vuoi insegnare a qualcuno che guarda fuori dalla finestra fai fatica, se invece vuole interagire con te e compiacerti riesci meglio. Gli puoi quindi meglioinsegnargli qualcosa a prescindere dal livello nel quale parte. Imparare qualcosa ha spesso a che fare con l’intelligenza… Per me sapere il nome di 30 giocattoli non vuol dire essere meno intelligenti di un altro che impara il nome di 1000. Ma se gli poniamo tutti gli strumenti possibili per allenare e crescere il cervello, se ci cagano=eseguono=migliorano di sicuro.
          Però considero destinato ad essere piú intelligente un cucciolo che si fa gli affari suoi, quindi intraprendente scopre il mondo e fa esperienze, piuttosto che un cane ombra o sempre impaurito.
          Non ne posso piú di poter scrivere solo dal telefonino

  8. Io l’ho fatto con i cuccioli che ho avuto 8 mesi fa.
    Cucciolata da privato, appoggiandomi ad un’allevatrice. Non sono sciuramaria (o almeno spero :P) e i cuccioli sono venuti su bene, socializzati ed equilibrati.
    Ne ho tenuto uno e non so se effettivamente il “senso puppy” ha dato qualche risultato, ma credo che si anche troppo presto per giudicare (per ora però la cucciola risolve senza problemi i giochi di attivazione mentale ed apprende molto facilmente)

  9. Lupi hai ragione, ho fatto confusione. Di Coren è piaciuto anche a me quello sul linguaggio. Ma quello a cui mi riferivo è di Bruce Fogle: “La mente del cane”. Dove parla moltissimo delle conseguenze degli stimoli sensoriali sui cuccioli.

  10. Bellissimo libro “L’intelligenza dei cani” di Stanley Coren.
    D’accordissimo su tutto. Oltre a diventare un adulto più intelligente diventerà un cane molto più indipendente e sicuro di se, che non vuol dire che non instauri un ottimo rapporto con il suo compagno umano, anzi, il rapporto può essere amcora più profondo, perchè più paritario.

    • si …a parte quando dice di schienare ogni giorno il cane per ribadire chi comanda… poi nei libri successivi ha cambiato idea… però in quel libro, di 10 anni prima credo rispetto al linguaggio del cane… si vede che la pensava ancora “vecchia scuola”. mi è piaciuto ho fatto il test del qi ai miei ma quando ho eltto quelal cosa un po’ m’è scaduto tanto che pur avendo comperato i 2 libri assieme e avendo letto prima questo perchè mi incuriosiva molto mentre sul linguaggio ne avevo già letti un tot… è passato più di un anno prima che leggessi l’altro proprio per quel “piccolo dettaglio”

  11. Quando trattai l’argomento nel mio libro arrivarono molte richieste da parte dei cinofili sul “come” farlo in un modo accurato, mentre dal mondo allevatoriale contai solo due e-mail.
    Premetto che lo pratico da diversi anni sulle cucciolate che mi nascono e che poi tengo per me, inserendoci altre due o tre cosette (varianti) che hanno dato ottimi risultati su vari fronti.
    Sono pienamente d’accordo sul fatto che il biosensor sia “un importante tappa sul cammino dell’allevamento di qualità”, ma resto dell’idea – che avevo precisato in modo chiaro sul libro – che dall’altra parte del guinzaglio ci debba essere un cinofilo di un certo spessore e non certo una “Sciuramaria”.
    Se da una parte questo è vero, dall’altra bisogna far capire ai futuri proprietari che il biosensor crea molte aspettative che in alcuni casi possono deludere, visto che ogni cane ha un SUO carattere e una SUA particolarità che alla fine salta sempre fuori.
    Il biosensor non è la bacchetta magica che promette cani altamente performanti, ma un modo efficacie per ottenere cani di alta qualità sia sotto il profilo fisico che comportamentale, ma starà sempre e solo al proprietario interpretarlo nel modo migliore o farlo esprimere al massimo.
    Per chi produce cani da lavoro – comunque – dovrebbe essere una regola; su questo non ci piove.
    Ciò che hai letto in quel forum – e credo di sapere anche a quale tu ti riferisca – è però a mio avviso una riflessione sensata se consideri la razza.
    La maggior parte dei Cani Lupi Cecoslovacchi si limitano alle EXPO e la mentalità di chi possiede un cane del genere non è affatto quella di un “cinofilo performante”, ma di colui che subisce il fascino del lupo.
    Le selezioni fin qui ottenute non sono infatti mirate al lavoro – in cui anche agli inizi della stessa non eccellevano – ma agli aspetti morfologici e caratteriali: una specie di “wolfhybrid” all’italiana (“carrozzeria” da lupo e carattere da “cane salottiero”; questa è la richiesta di mercato).
    Avendone addestrati tanti capisco che sia una razza impegnativa per i cinofili dalla mentalità avvitata nella propria disciplina di pertinenza, ma posso assicurarti che “aprono e chiudono i cassetti” come i border se ben interpretati (il problema sta sempre lì).
    I proprietari di CLC vengono spesso consigliati male dagli educatori cinofili e questo cozza con la natura di quei cani. Il risultato è la difficoltà di gestione che si esprime in quella riflessione che hai citato.
    Per il resto concordo su ogni punto e posso garantire che il biosensor produce tutto ciò che hai scritto.

    • Bentornato da queste parti 🙂
      Claudio, io dò per scontato una cosa: la Sciuramaria NON DOVREBBE FARE CUCCIOLATE (non lei: la sua cagna, eh! 🙂 )
      Perché ci fosse solo il senso puppy…ma allevare una cucciolata è una responsabilità notevole, un impegno che oltre alla buona volontà richiede nozioni etologiche, igienico-sanitarie (perché non è che puoi chiamare il vet ogni due ore…e troppisssssime Sciuremarie perdono cuccioli che si sarebbero sicuramente salvati in mani più esperte, visto che l’esperto, se non altro, è in grado di vedere il sintomo) e così via.
      A me piacerebbe tanto che si tenessero corsi pre-parto per Sciuremarie, ma anche per discreti cinofili, alla prima esperienza di allevamento. Perché improvvisare è sempre una gran brutta cosa.

    • Come appassionata di clc… Perfettamente d’accordo. E’ una razza che mi e’ sempre piaciuta per il carattere forte, indipendente, che ti chiede di saperci davvero fare coi cani per ottenere un cane che si fida di te e ti ascolta, pero’… Ne ho conosciuti diversi, in giro in citta’, rassegne cinofile, expo’ nei pressi delle gare di agility e su forum e siti vari cercato di capire la filosofia di allevamento generale: per scoprire che l’obiettivo comune e’ di avere cani docili e tranquilli con l’aspetto da lupo. Lo si capisce soprattutto dagli allevatori che parlano degli accoppiamenti previsti nel loro allevamento: ThorXJenny, perche’ Thor e’ docilissimo e coccolone e Jenny e’ adora il gatto di casa e obbedisce ancora prima di essere addestrata. Ho il sospetto che se per i pastori tedeschi aggingese la varietà di colore del clc buona parte degli appassionati di clc si getterebbe sui pt contenti di avere in casa un docile fascino lupino.

  12. voto assolutamente a favore !!!!! pur non seguendo alla lettera il programma, ho visto progressi notevoli nei cuccioli stimolati rispetto a quelli con i quali non avevo messo in atto i suggerimenti del senso puppy

  13. mah! io sono abbastanza scettico di questo metodo.Poi magari c’è qualche allevatore che dice di seguire questo programma perchè serve solo a farsi un pò di pubblicità.Gli stimoli ambientali,senza far danno sono piu che necessari

  14. Concordo completamente su tutto. Poi chi dice che sono piú intelligenti di noi e che gli manca solo la parola, son proprio quelli che li trattano da scemi e non li vogliono piú intelligenti.
    E se alcuni lupoidi lo sono a scapito del dar retta é perché avere un bagaglio genetico piú vicino al lupo vuol dire avere un cervello meno bloccato, e per far si che cani docilissimi (neotenici) diventino piú intelligenti (impossibile con i criteri di allevamento di oggi) dovremmo reiniziare sostituendoci a centinaia di migliaia di anni di evoluzione che abbiamo buttato dalla finestra

  15. ma… però… a parte il discorso freddo, se uno pastrugna i cuccioli da piccoli, alla fine non fa più o meno le stesse cose dei primi punti del biosensor?secondo me va applicato al grosso allevatore che ne ha tanti e li tiene in una struttura diversa dalla casa e non ha tanto tempo d dedicarci ma a chi nascono in casa, penso che le cose descritte le abbia fatte con i cuccioli anche solo per il gusto di spupazzarseli…

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