martedì 19 Marzo 2024

Il cane sportivo deve vivere in box: e non me l’ha detto miocuggino, ma il guru di turno (il che è anche peggio)

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

Dire che sono allibita è dire poco.
Ho appena letto una nota in cui si commenta lo stage di un addestratore (non so se adesso anche lui voglia essere chiamato in modo diverso, ma mi si perdoni se io continuo a pensare che chi addestra cani sia un addestratore, termine che ho sempre e solo riferito anche a me stessa e che quindi non può – per ovvi motivi – contenere alcun sottinteso offensivo), uno che ho sempre ritenuto bravo, che avevo visto lavorare in passato, di cui ho letto diversi scritti e che mi era piaciuto, tanto da aver suggerito più volte il suo nome a chi voleva cimentarsi nella cinofilia sportiva.
Negli ultimi tempi questo signore è anche diventato uno dei “guru” della cinofilia, con tanto di proseliti per i quali la sua parola è Verbo.
Non faccio il suo nome non per “paura” (anche se, come ho detto più volte, di prendere querele sono un po’ stufa, non credo che un’opinione cinofila possa essere considerata querelabile), ma per altri due motivi:

a) perché nutro la piccola speranza che la persona che ha seguito lo stage e scritto la nota abbia male interpretato (non credo, perché pur conoscendola solo in modo “virtuale” non mi sembra una cretina: però si tratta sempre di parole riferite e quindi mi sembra corretto lasciare il beneficio del dubbio);
b) perché comunque sarebbe inutile e fuorviante fare UN solo nome, visto che l’argomento di cui intendo parlare viene ripetuto e caldamente appoggiato da una miriade di professionisti un po’ in tutti i campi, dall’agility (anzi, forse soprattutto in agility) all’UD, dalla caccia all’obedience.

L’argomento è il seguente: “il cane sportivo deve vivere in box per tutto il tempo in cui non tu non puoi dedicarti interamente a lui, proprio al 100%”.
A questo tema, nella nota, se ne aggiungeva un altro altrettanto discutibile: quello secondo cui il cucciolo non dovrebbe interagire per almeno un paio d’anni con altri cani né con persone diverse dal suo conduttore, per stringere maggiormente il rapporto con lui e creare, diciamo così,  una corrente di comunicazione “privilegiata”.
Si spera (la nota non lo specifica) che si intenda seguire questa strada dopo il periodo di socializzazione: questo lo do assolutamente per scontato, perché altrimenti declasserei immediatamente i sostenitori di questa teoria dal rango di  “guru”  a quello di  “cuggini DOC”.
Però, anche a socializzazione terminata, ho parecchie riserve su questa “comunicazione a senso unico”, che magari affronteremo in un altro articolo. Stavolta preferisco esprimere la mia CARRETTATA di dubbi sul “cane sempre in box”, ovvero sul concetto di cane=”macchina che si tira fuori dal garage solo quando serve”.
Perché, alla fin fine, di questo si tratta: di una visione esclusivamente utilitaristica, nella quale il cane è visto come uno strumento di lavoro-sport e non come un essere vivente con le proprie esigenze.

Sia chiaro: non penso che il box sia una tortura cinese. I miei cani hanno sempre dormito in box (anche perché tenersene quindici in casa è leggermente problematico) e ci hanno passato qualche ora al giorno, così come sono stati in kennel, se necessario. Però relegare in box non è la stessa cosa che “tenere in box per qualche ora”: soprattutto se il box non è visto come una saltuaria scelta obbligata, ma come un metodo per ottenere certi risultati. Il tutto diventa – a mio avviso – assolutamente aberrante quando questo metodo viene consigliato non al professionista che, comunque, sarà sempre costretto a utilizzare box e kennel per ovvi motivi logistici, ma al privato, il cui cane potrebbe vivere serenamente in famiglia e avere a disposizione casa e “branco” per 24 ore al giorno.
In tutta sincerità, che persone (plurali, perché questa manfrina l’ho sentita ripetere più volte, da più educatori/addestratori/istruttori) che se la tirano da gentili, non coercitivi, rispettosissimi del cane e via blaterando, se ne saltino poi fuori con questa visione assolutamente antropocentrica, mi lascia quantomeno perplessa.
Anzi, diciamo pure che mi altera parecchio: perché IL CANE E’ UN ANIMALE SOCIALE,  santiddio.
E mi pare che questa sia la base da cui si parte sempre e comunque, che si parli di etologia o di educazione, di cani urbanizzati o di animali selvatici.
Ma un animale sociale, cari signori, lo vogliamo tenere lontano da tutto ciò che non è il suo umano/proprietario/conduttore/leader, solo perché così “renderà di più” nel lavoro o nello sport?
A me sembra follia pura.
Sembra di essere tornati ai tempi delle polemiche sulle ginnaste russ degli anni ’70, che dopo aver trascorso l’infanzia interamente in palestra (e aver vinto tutto il vincibile, ovviamente) finivano tutte in analisi a 16 anni.
Polemiche che forse sarebbero ancor più valide oggi di allora, ma che sono scemate non perché si sia imparato a rispettare i bambini, bensì perché ormai l’abitudine di “intrappolarli” nell’ambito di uno sport è diventata talmente diffusa da essere considerata “normale” (mentre a me continua a sembrare folle).
Solo che i bambini, se non altro, a un certo punto crescono e possono anche mandare a quel paese genitori, allenatori e chi per essi.
Il cane, come al solito, è un soggetto (o un oggetto?)  senza voce in capitolo.

Non c’è dubbio che i risultati arrivino, se ‘sto poveraccio esce dal box (o addirittura dal kennel…) solo ed esclusivamente per lavorare/gareggiare: primo, perché ha accumulato una tale quantità di energie che andrà a mille all’ora, pur di sfogarsi finalmente in libertà (o quasi).
Secondo, perché se il cane non vede, sente, conosce niente e nessuno al di là del proprio conduttore, è del tutto ovvio che gli si attacchi tipo cozza e che sia disposto a tutto pur di compiacerlo.
Però NON HA SCELTA! E quindi questo non è un rapporto spontaneo, ma costruito: nè più nè meno di come si “costruiscono” i cani da UD con il collare elettrico.
E a me starebbe anche bene che fossero i “soliti noti” a suggerire queste metodologie: mi sta bene (cioè, non mi sta bene per niente, ma se non altro c’è un po’ di coerenza) che i cani sempre e solo in box ce li tengano i cacciatori (almeno quelli convinti che così “rendano di più”) e tutti coloro che dichiarano apertamente di vedere il cane come un “animale da prestazione”, con il quale può esserci anche un legame affettivo, ma che comunque viene in secondo piano rispetto alla performance.

Sono punti di vista sui quali si può discutere da qui all’eternità (di solito inutilmente, perché chi la pensa così non cambia idea neanche se gli spari), ma se non altro sono chiari e coerenti: nun me ne po’ frega’ de meno che il cane sia felice, mi interessa solo il suo rendimento.
Punto.
Che gli stessi discorsi li facciano persone che sbanfano a destra e a manca di essere gentili e rispettose, di amare i propri cani e di non poter vivere senza di loro… be’, questo no: non mi piace e non lo accetto.
Amare un cane significa, per primissima cosa, rispettarne l’animalità: non significa trasformarlo né in un bambino, né in un partner umano, né in una “macchina da sport” o da lavoro.
Se poi è “da sport” la cosa è ancora più grave, almeno dal mio punto di vista: perché posso concepire che si violenti – almeno un pochino – la natura del cane, e che le sue esigenze vengano messe in secondo piano rispetto a quelle degli umani, quando si tratta di salvare vite (cani da protezione civile, o in senso ancora più spinto cani per la ricerca di esplosivi, che talvolta ci lasciano la pelle al posto degli umani) o di rendere indispensabili servizi sociali (cani guida, cani da assistenza): ma quando si tratta di vincere una coppetta, scusatemi, il pernacchione parte dal cuore.
E sia chiaro che NON sottovaluto l’importanza dello sport nella vita di una cinofilo (o di chiunque altro): sono sempre stata una sportiva, sono stata un’agonista fornita di una cospicua dose di “cattiveria”, ho sempre gareggiato per vincere alla faccia di De Coubertin.
Però, prima con i cavalli (uno dei “miei” due sport è stata l’equitazione, come per un sacco di altri cinofili) e poi con i cani, il rispetto per l’animale doveva essere prioritario: semplicemente perché non è una LORO scelta quella di gareggiare.
Per dire, nell’altro “mio” sport (pattinaggio artistico)  io sarei potuta scendere in pista anche con una caviglia farlocca: scelta mia, corpo mio, cavoli miei. Un cavallo o un cane che non fossero al cento per cento della forma, invece, non l’avrei MAI portato in gara.

Ora non voglio dire che l’addestratore in questione – o tutti gli altri che la pensano come lui – portino in gara cani malati, o che non stanno bene fisicamente: per carità. Però rischiano di portare in gara cani malati “psicologicamente”.
Cani violentati (anche se solo in parte) nella loro essenza di animali sociali. Cani che non “scelgono” di darti tutto quello che hanno, ma che sono “costretti” dal fatto, appunto, di non avere scelta.
E tutto questo, per cosa? Per la coppetta?
Permettetemi di alzare un sopracciglio in segno di OIBO’… anche se, non essendo cascata ieri dal pero cinofilo, so benissimo che dire “coppetta” è limitativo, perché vincere in gara significa fare proseliti (leggi: clienti sul tuo campo), significa vendere monte e cuccioli, significa, insomma, un bel giretto di soldi che, per chi della cinofilia fa la sua professione, non sono certo da buttar via. E attenzione, non mi metto neppure a fare discorsi animalisti sullo “sfruttamento economico dei poveri cagnolini tesorucci di mamma loro”, perché questo genere di discorsi non mi piace affatto. Chi lavora – con o senza animali – ha il sacrosanto diritto di avere il suo tornaconto economico: l’amore “per amore”, fine a se stesso, a costo di finire sotto i ponti, non è nelle mie corde (per quanto rispetti coloro che la vedono così…almeno finché non cominciano a far danni, come spesso fanno, ahimé, gli animalisti talebani).

Però cominciano ad esserci TROPPE cose che non tornano, se non sul piano pratico, almeno su quello etico: perché non puoi professarti gentile-buono-rispettoso-appassionato eccetera, e poi: a) manipolare il cane come se fosse un pezzo di Pongo; b) manipolarlo per averne un tornaconto economico; c) proporre la tua metodologia come unica ed universale, anche per cani NON destinati all’agonismo.
Anzi, in realtà, per i primi due punti… potere puoi (e non ti trovo neppure troppo da ridire, sempre che il cane in questione tu non lo prenda a calci nel culo e affini): il punto davvero grave è il punto c), perché non trovo affatto giusto che tu suggerisca questo approccio anche a persone – come l’autrice della nota – che non ti hanno mai detto di voler arrivare al campionato del mondo nella disciplina X o Y, ma che magari sono più interessate al benessere del loro cane che a coppe, risultati e conseguenti soldini.
Quantomeno bisognerebbe prima capire che tipo di persona si ha di fronte ed informarsi sulle sue esigenze, che possono essere completamente diverse dalle tue.
Insomma: ci sono metodologie sulle quali si può discutere, come dicevo sopra, e che possono essere più o meno accettabili a seconda delle situazioni, delle aspirazioni dell’umano e del risultato che si vuole ottenere. Però non sono “generalizzabili” e non le si possono proporre a chiunque abbia un cane, perché comunque sono – e sono parecchio – “coercitive” dal punto di vista psichico, anche quando non lo sono da quello fisico.

Ho più volte citato un esempio (che ho sempre ritenuto allucinante) di metodo “teoricamente” gentile per calmare un cane iperattivo: un’educatrice, infatti, anche lei ad uno stage, aveva legato un cane ad un paletto e aveva chiesto al proprietario di restare immobile ed impassibile mentre l’animale dava di matto, in preda ad una crisi d’ansia, andandolo a rinforzare solo quando si metteva tranquillo.
Il cane, ovviamente, urlava come un pazzo, si  “impiccava” (però non aveva il collare a strangolo, quindi andava tutto bene, secondo i gentilisti!), si calmava solo quando era rimasto senza forze e senza fiato…e questo, secondo la guressa in questione, sarebbe stato “gentile” solo perché non andava là  a piazzare un calcio nel sedere al cane. A casa mia, invece, questo si chiama maltrattamento bello e buono.

Ecco, nel metodo suggerito nello stage non siamo forse a questi punti, ma ci picchiamo vicino.
Il fatto di non mettere le mani addosso a un cane, o di non utilizzare strumenti che gli causino dolore fisico, non basta per definirsi “gentili” o “rispettosi”: perché il cane è un animale che si realizza, si gratifica, si sente “felice” (se mi passate l’espressione un po’ antropomorficuzza) quando può avere relazioni sociali, quando è libero di gestire il proprio tempo e di fare le proprie scelte, quando lavora perché sente di essere utile al “branco” e non al singolo, anche se questo singolo è il suo Dio personale.
Un cane gestito con un metodo “stai chiuso il box finché non posso dedicarti il 100% del mio tempo”, a mio avviso, è un cane a cui manca almeno il 70% di ciò che lo rende “cane”.
Potrà anche dare risultati migliori, non dico di no: però, se vuoi consigliare metodi di questo tipo, devi avere la correttezza e l’onestà intellettuale di premettere: “Se non te ne frega una cippa del cane, ma ti interessa il risultato X, fai così”.
Se invece premetti “Se ami il tuo cane, hai passione per la cinofilia sportiva, vuoi essere gentile e rispettoso”… allora, quando consigli di fare così, sei un filino ipocrita.
Ribadisco e sottolineo: non sto dicendo che un cane gestito in questo modo sia per forza “infelice”: ma non sono infelici neppure i bambini che stanno in palestra o in piscina dalle 7 del mattino alle 8 di sera. Semplicemente, non conoscono altri modi di vivere e si fanno andar bene quello.
Però, se a sedici anni finiscono in analisi (e, peggio ancora, se la percentuale di droga e di suicidi tra gli atleti è impressionantemente alta) forse qualche domanda vale la pena di farsela.
Ovviamente l’addestratore interessato, qualora mi legga e visto che, in tal caso, sicuramente si riconoscerà, ha ampio diritto di replica.

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49 Commenti

  1. Sin da quando sono piccola abbiamo sempre avuto cani in famiglia, dal chow-chow al border collie al bassotto al terranova al dalmata a vari rescue.
    Dalla mia esperienza posso dire che un cane le cui esigenze di moto, di occupazione mentale, di tranquillità e di interazione sono rispettate, un cane di cui tu sei il capo, diventandolo attraverso la coerenza e il rispetto, non a botte e urla isteriche, NON FA DANNI E NON DEVASTA UN BEL NIENTE, anche se non ci sei!

    Se lo devi tenere nel kennel perché sennò ti devasta la casa vuol dire che non te ne stai occupando!
    Qualunque motivazione per rinchiudere un cane per ore e ore nel kennel è o una stronXXXta o una scusa!

    Un cane sereno si fa una dormita mentre sei via e se ti da fastidio che la faccia sul tappeto, magari era meglio prendere un criceto…

    In generale, se prendi un cane già sapendo che starà solo e non interagirà con nessuno per 9-10 ore al giorno era meglio se prendevi un criceto…

  2. Ho vissuto la stessa esperienza descritta da Valeria in giugno 2012. Da tempo stiamo pensando di fare anche sport coi nostri prossimi cani ed abbiamo iniziato ad informarci per tempo. Il ns cane deve essere prima di famiglia e lo sport viene dopo, vedendo lo sport come hobby per passare del tempo e divertirci assieme, insomma un modo per vivere in maniera completa ed appagante il cane. Parlo al plurale perché ho la fortuna di condividere questa passione cinofila con mio marito. Presto capiamo che sui campi di UD si usano strumenti vari (punte etc), quindi quando troviamo qualcuno che dice di lavorare in rinforzo positivo, in questo mondo non esattamente “gentile” dell’UD, non ci pare vero. Ed infatti non lo è. Per qualche mese diventiamo adepti, ma non abbiamo i cani, quindi si parla di molta teoria. Poi, quando invece sta per arrivare il cucciolo, si entra nei dettagli “operativi” e si scopre il metodo. E’ vero, si lavora per deprivazione, non importa se il cane fa sport a livello agonistico o per divertimento. Anche il box è troppo dispersivo per il cane. Dev’essere kennel sempre, tranne che quando ti puoi dedicare a lui al 100%. No socializzazione del cucciolo. No altre persone, solo tu. No, altri cani di “famiglia”, nessuna interazione. Nulla: non avrà altro dio all’infuori di te. Filosofia inaccettabile per il nostro stile di vita. Abbiamo quindi iniziato a girare vari campi di addestramento, sino ai “famigerati” campi SAS, per scoprire che qualche mosca bianca che lavora senza coercizione c’è, forse non sarà il guru di turno, non avrà fatto i mondiali, e non ci porterà a vincere qualche “coppetta” pazienza, io sono solo alla ricerca di un rapporto sereno ed un cane felice. Se non sarà possibile non faremo sport. Ma vivremo la nostra vita assieme, faremo le nostre gite e le passeggiate in montagna e se viene qualche amico a casa, potrà vivere con noi i cani.

    • Bene Mari, cerca ciò che ti soddisfa, ciò che è nelle tue corde e divertiti con uil tuo cane, ma non fare anche tu l’errore di generazizzare dicendo che ci sono mosche bianche che non usano il dovere, perchè forse le mosche bianche sono proprio quelli che invece brutalizzano il cane, dipende cosa prendi per assunto.Poi tutto è in rapporto alle potenzialità della coppia e delle aspettative, bisogna in primis chiarire questo con il preparatore e poi parte il ” viaggio”.
      auguri

  3. a me questa cosa manda in bestia…deprivazione qui deprivazione là…chiamala come ti pare ma un atteggiamento del genere ti da solo la qualifica di carceriere. Io faccio sport con i miei cani e non concepisco un atteggiamento del genere. Che sono racchette da tennis, se non vanno bene le cambi e quando non ti alleni stanno appesa al chiodo…ci vogliamo ogni tanto ricordare che un cane dovrebbe fare anche il CANE? mmmmmh che nervoso

  4. guarda, due anni fa sono stata ad uno stage di agility, dove, tra le altre cose (molto valide tra l’altro), ci sono stati spiegati dei video di Susan Garret che illustravano benissimo il “METODO DEL KENNEL” (da lei inventato???!!!), spiegando come il cane imparerà ad apprezzarlo a tal punto da visualizzarlo come premio. Ora, tralasciando il fatto che in molti campi di UD lo utilizzano da più di vent’anni e che molti cacciatori lo hanno sempre fatto, mi era sembrata una vera tortura. Lo avevo anche detto ai ragazzi del mio campo, e anche scritto da qualche parte, ma ovviamente io non sono nessuno e la cosa è morta lì. O almeno credevo… invece mi accorgo leggendo quanto scrivi che questa follia ha avuto dei discepoli che stanno facendo danni…. bene bene bene…

      • ci stavo pensando a cosa ti riferisci… allo slalom vero? sarà l’orario… comunque sia ma possibile che la gente vada come pecore tutta dalla stessa parte? cos’è una mania? boh…il bello è che parlando non solo di quello ma anche di altri suoi metodi hanno il coraggio di dire che non sono coercitivi… no comment.

        • Outside it’s America [U2,bullet the blue sky,1999]
          Non sopporto chi vive di slogan … e come gia’ dissi qualche tempo fa, se c’e’ bisogno de “Il Metodo” per insegnare al cane ad andare nel kennel siamo (anzi, no, “sono” -gli americani-) messi male

    • Sinceramente ho seguito a lungo la garrett, e dire che non c’entra niente mi sembra riduttivo. La garrett insegna un metodo per far piacere al cane il kennel, evitando che venga vissuto come una prigione. Non dic emai e poi mai che il cane deve viverci. E comunque si, non si è messi male se ci vuole un metodo per insegnare al cane a stare nel kennel, magari qualcuno lo sa gia fare, altri magari ce lo sbatton dentro fregandosene e “prima o poi si abituerà”, per alcuni cani andrà anche bene, per altri evidentemente no. I cani della garrett e quello che lei insegna è tutt’altra cosa rispetto a quello che insegna l’istruttore oggetto di questo articolo, il rapporto cn gli altri cani è fondamentale e anche con le altre persone.
      Ha solo inventato o implementato o messo a forma di metodo un modo di insegnare al cane ad avere un buon rapporto con il kennell, metodo che peraltro insegna ai padroni anche un modo per insegnare “cose” al cane gentilmente e motivandolo con il rinforzo positivo. Poi se la gente non capisce niente e scambia la mer*a con il cioccolato….

      • il metodo della garret condiziona a tal punto i comportamenti dei cani da renderli schiavi di un meccanismo così complesso in cui punizione e premio si mescolano tra loro. Non c’è violenza o coercizione, ma semplicemente condizionamento assoluto e annientamento della volontà. Quando il cane è ben plasmato inizia ad inserirlo in contesti più ampi. Spiega anche questo. Il centro dell’universo del cane diventa il “padrone” e le sue volontà. E tutto questo senza urli, strattoni o sberloni, ma solo con l’utilizzo sapiente di rinforzi e privazioni.
        Siccome credo che i cani siano molto più di questo, perdonami, ma non vedo molte differenze tra quello che fa la persona che tu definisci mer*a e il cioccolato canadese.

        • ma di fatti ho visto cose che no ndico siano “violente” fisicamente ma che non mi piacciono comunque ma… non posso dire altro…

        • Secondo me ti è sfuggita qualche parte dei metodi di addestramento e preparazione della garrett. Non so se te l’hanno riportato male magari oppure è un problema linguistico, ma sinceramente io di quello che dici te non ci ho visto praticamente niente. Ne annientamento della volontà ne isolamento da contesti più ampi.

          • Forse è meglio che ti guardi, o riguardi, i video. Oppure semplicemente io e te abbiamo visioni diverse del cane.
            Però vedi, se fossi in te una domanda me la farei: come mai io, la persona oggetto di quest’articolo e i docenti dello stage di agility a cui avevo partecipato, abbiamo capito TUTTI la stessa cosa?
            Comunque, non metto in dubbio i risultati, ma preferisco arrivarci in altro modo. Tutto qui.
            Possiamo parlarne per mesi, senza arrivare a capirci, quindi per me il discorso è chiuso. 🙂

  5. Sono stato preceduto, anch’io pensavo fosse la solita “cacciatorata”,
    io avevo sentito dire che i loro cani . . . non devono giocare, perché poi non cacciano più.
    Giusto ieri ho “recuperato” un cane ad un tipo che gli stava urlando dietro e il piccolo “manco p’a capa che s’avvicinava”
    Per “fare il pieno” lui l’ha mandato a casa a calci . . .
    La prossima volta . . . .

    • vabbè allora che dire di quelli che vengono al parco col pastore tedesco di 2 mesi e tutti “checccarinoooo un cucciolo nuovo” (di solito ci si conosce tutti) e il tipo “NOOO non toccatelo che se fa amicizia poi non f più la guardia”. i cogl… sono ovunque. anche perchè…IN CASA SUA e da adulto la guardia al 99% la farà comunque anceh se tu cerchi di far si che non la faccia… cel’ha nel dna…come cel’hanel dna di cacciare il cane da caccia. allora poi.

      • @Lupi:

        conoscevo uno con un CLC che era cucciolone quado la mia era cucciola:
        l mia andava sempre a cercare di giocare con sto cane che ricambiava con inviti al gioco ma il proprietario mi diceva di “portarla via perchè il cane le avrebbe staccato la testa” poichè voleva un cane tosto e aggressivo da guardia e difesa e aveva preso un CLC perchè somigliando ad un lupo “faceva paura”… Io gli dicevo sempre ridendo “staccare la testa? ma se stanno giocando!”…
        alla fine ha cambiato giro forse x non incontrarmi (ma la mia aveva un debole x quel cane ed era ricambiata…).
        Quel tipo non voleva ne che il mio cane interagisse con il suo (e sembrava sperare che il suo manifestasse un aggressività letale verso il mio) e non voleva che io accarezzassi il suo cane nemmeno se mi faceva le feste (mi diceva che il cane di 6 mesi scarsi mi avrebbe “staccato la mano”…si, peccato che mi desse i bacetti sulla mano…ed era il SUO cane a venire verso me e il mio cane x interagire non il contrario)…

        L’ho visto un anno + tardi a passeggio con il CLC al guinzaglio ringhioso ad ogni persona o cane che si avvicinava a 10 metri o + (il che non è il massimo in pieno centro genova di giorno: ma questo lui voleva probabilmente, lui voleva il “cane cattivo che minaccia tutti e sembra un lupo e magari attacca ammazzando a comando il malcapitato”))….poi non l’ho mai + visto e non so che fine abbia fatto il cane, ma x quel poco che ho capito sui CLC (razza che trovo stupenda ma totalmente inadatta a me, alla mia esperienza e alla mia idea di cane, x questo non mi sono informata + di qualche lettura sporadica sulla razza), non si tratta di un cane particolarmente adatto ai compiti di guardia e difesa personale anche se veniva usato x pattugliare il confine nella Repubblica Ceca (un po’ come un Pastore Tedesco, nonostante il nome, non è in genere particolarmente adatto alla conduzione delle pecore, anche se ci sono eccezioni e un buon addestramento potrebbe rimediare almeno in parte)…

        Purtroppo quel che sospetto è che quel tipo abbia distrutto il cane con tentativi di addestramento artigianale (o fatto da macellai) sempre + coercitivi x renderlo un cane da guardia e difesa e poi se ne sia sbarazzato (o magari lo ha venduto a qualche allocco come cane da guardia e difesa e non come animale skizzato un tempo stabile) capendo che il cane era inadatto o dopo averlo fatto diventare pericoloso (pensare che era un cane molto socievole con gli altri cani e non sembrava spaventato dalla gente ne dall’ambiente cittadino ma l’ultima volta al guinzaglio era cambiato completamente, non solo ringhiava ad ogni persona anche distante e disinteressata ma era “strano” c’era veramente qualcosa di sbagliato e unito alle uscite strane del proprietario dei precedenti mesi sul cane che stacca le teste agli altri cani et similia, quando il suo cane era buonissimo con i cani, mi ha fatto pensare al peggio…).
        Spero di sbagliarmi…come spero di sbagliarmi su una persona che voleva un fratello del mio cane presumo x i combattimenti fra cani (abbiamo minacciato la persona di denuncia e non si è fatta + vedere)…ma in entrambi i casi c’erano elementi strani nei loro racconti e nel loro parlare di cani (nel secondo caso poi sono sicura almeno all’80% perchè la cosa puzzava proprio tanto).

  6. Concordo pienamente con Dario,non sono una cinofila esperta e tantomeno addestratrice/allevatrice e quant’altro,ma credo di avere un po’ di buon senso…e reputo assurdo rinchiudere un essere vivente per avere risultati agonistici.chiunque lo faccia,a mio avviso,deve essere additato come maltrattatore,fosse anche il Dio dei cinofili!!!

  7. Sai che ci pensavo oggi a questa cosa? E’una cosa che mi fa imbestialire! In alcuni forum e a molte discussioni a cui ho partecipato, si biasima la condotta del privato che lascia il proprio cane dietro a un cancello “a fare la guardia” perchè non ha tempo o per semplice ignoranza, ma si prova una stima viscerale per i superconduttori supertitolati che tengono per giorni il cane rinchiuso in box “così poi lavora meglio”!
    Alcuni degli utenti lo danno per scontato: “il cane da lavoro vive in box”. Lo dicono come la voce di un documentario dice: “Il pipistrello vive nella caverna” o “l’orso va in letargo”. Per loro il box è un habitat naturale, una tana. “Il cane da lavoro in box sta bene” (evidentemente glielo hanno chiesto e l’animale ha confermato).
    Francamente me ne sbatto dei titoli e delle coppe di chicchessia: per me chi non si occupa del proprio cane rispettandone le esigenze e trattandolo come un mulo non è degno di possederlo, superallevatore o privato-superincompetente che sia.

  8. Ottima analisi, Valeria!
    Come ti scrissi alcune settimane fa, non ostante le conoscenze cinofile facciano passi da gigante, trovi sempre chi ti spaccia, con poche modifiche, concetti antichi di 50 anni.
    Basta inventare un nome altisonante ed il gioco è fatto!
    Questo pomeriggio ho lavorato con un doberman che, causa anzianità dei proprietari, finora ha vissuto in semi reclusione esattamente come descritto sopra. Risultato: cane compresso, appena ottiene un po’ di libertà salta e corre ed è completamente fuori controllo, vuole vedere tutto e vuole conoscere tutto, vuole conoscere tutti i cani e tutte le persone ma, proprio a causa della sua reclusione forzata non è capace di comunicare e relazionarsi in modo corretto. La sua fortuna e quella di non essere assolutamente aggressivo, di essere solare e gioioso. Pensa ad un cane così recluso per un paio d’anni (come consigliato) e per giunta aggressivo! Spesso i grandi guru ( o sedicenti ) non si rendono neanche conto di ciò che dicono ed a chi lo dicono. Conosco la persona che ti ha scritto e per fortuna sua è una persona intelligente che ragiona con la sua testa… ma quanti sono stati rovinati da questi gugu? Io ne conosco almeno due.

  9. Io ho sempre avuto cani, spesso anche da show, ma come allevatrice sono alle prime armi, ho iniziato nel 2008. Però resto senza parole di fronte a certi consigli che danno i GRANDI allevatori. Qui in Cile dove vivo e allevo tutte le expo sono aperte a cuccioli dai tre mesi in poi e io cerco sempre di portare i piccoletti perché mi sembra che fare pista possa essere importante per loro, per la loro formazione (posso farlo perché quando esagero ho due cucciolate in un anno: insomma ho un allevamento piccolo, non un supermarket del cucciolo). Ora, i miei cuccioli quando iniziano sono quasi tutti timiducci, li porto apposta per educarli alla gioia del ring, al fatto di non aver paura del trambusto che ogni expo si porta dietro. Mi è capitato più volte di essere rimproverata da persone con molta più esperienza di me, e il consiglio che mi viene dato di solito è: “lascia i piccoli in gabbia almeno un paio di giorni prima dello show così quando escono sono contenti”. Non l’ho mai fatto, non lo farò mai. I miei cani vivono con me, socializzano tra loro (al momento sono sedici), hanno dei box dove però trascorrono poco, pochissimo tempo (in pratica ce li metto se devo assentarmi per brevi periodi, cosa che può capitare una o due volte a settimana). Sono una persona che ha deciso di vivere con i cani. Di educarli. Di farli crescere. Se il cucciolo a tre mesi non alza la coda in pista non mi arrabbio, aspetto e lo sostengo fino a quando lo fa… il caso più ‘serio’ l’ho avuto con un piccoletto che ‘si è svegliato’ attorno ai dodici mesi, ma di solito a sette mesi hanno già un carattere spigliato. Però mi resta l’amarezza per questi ‘consigli’, dati sono sicura a fin di bene, ma che non tengono minimamente conto di quello che per me vuol dire lavorare con i miei cani.

  10. La storia del cane che va tenuto in box per migliori prestazioni mi fa tantissima rabbia, e purtroppo pur amando la disciplina deevo dire che è proprio l’agility dove ciò capita più di frequente… il fatto è che un cane tenuto sempre in box e tirato fuori solo per l’addestramento/gare ha si un sacco di energia repressa, ma è fondamentalmente un cane fuori allenamento. E per l’agility funziona meglio che per UD o mondio, perchè il percorso di agility, anche 3 grado, dura 30/40s, una gara di IPO o mondio 3 livello dura anche 40 minuti, e un cane fuori allenamento, quando si sfoga, può reggere mezzo minuto di salti, ma non 40 minuti di obbedienza e attacchi.
    Infatti proprio un agilista (maschio o femmina non lo specifico) d’oltroceano, alquanto noto/a perchè comunque fa risultati, che addirittura vende libri e dvd sul tema di tenere il cane in kennel quando non lavora, con la scusa che, siccome il cane è abituato al clicker, se fosse libero “potrebbe ottenere dall’ambiente dei rinforzi per comportamenti sbagliati” (eh già, infatti, quando il mio cane mi rosicchia una scarpa, è noto che piovono bocconcini dal soffitto…). E tantissimi altri che consgliano di non far mai incontrare al cane altra gente o cani, perchè deve affezionarsi solo al conduttore. E di non portarlo a passeggio, perchè si stancherebbe e ciò peggiorerebbe il rendimento durante l’addestramento/allenamento. Personalmente, nutro seri dubbi anche sul fatto che queste “perle di saggezza” possano funzionare… a che ne so io, un cane che non si muove mai e non vede altro che campo e conduttore pallina/bocconcino-munito, quando viene portato in gara in un posto sconosciuto, senza aver mai imparato a accettare le novità, o scappa terrorizzato e non esce dal kennel, o va fuori controllo per la smania di “recuperare” mesi e mesi di isolamento andando a annusare e conoscere tutto e tutti, senza badare al conduttore che rappresenta “la solita noiosa routine”… ma in ogni caso non lavora bene, a meno di non usare la violenza (spesso psicologica) per obbligarlo o frenarlo. Io conosco una sola agilista (non so se posso fare nomi), straniera, che non tenga i cani in box e li porti fuori, li lasci giocare tra loro, li faccia vivere “da cani”(inteso positivamente); e NON ha risultati da buttar via, decisamente.
    Amio avviso non è giustificabile nemmeno che uno interessato solo ai risultati tenga il cane sempre chiuso in box, intanto perchè dubito che la cosa in se garantsca grandi performance (è come pensare che l’Italia ai mondiali di calcio non abbia vinto perchè i giocatori si sono allenati troppo, e che saremmo campioni del mondo se avessero passato più tempo in poltrona…), ma soprattutto perchè se uno parte dal presupposto di “pensare solo ai risultati”, agli sport cinofili non si deve avvicinare. Si può avvicinare se ama i cani, se vuole fare qualcosa di nuovo col suo cane, se ama l’addestramento ad alto livello… ma se parte con l’idea di vincere, ha sbagliato in partenza. Se vuoi agonismo puro, in cui rischiare anche il benessere psico/fisco, rischi te stesso e vai a fare uno sport individuale, ma gli sport cinofilii SONO sport di squadra, e non puoi pensare di decidere del benessere di un altro, anche se ha 4 zampe e non parla. Ovviamente non critico chi fa un lavoro dell’obedience, UD, disc dog o cos’altro, ma se cominci a fare un attività cinofila solo per vincere, farne un lavoro e guadagnare insegnando e vendendo cuccioli… è come fare il filologo col solo scopo di diventare famoso: puoi diventare famoso, certo… ma prima di tutto deve essere una passione disinteressata. E penso che dovrebbe essere così anche per la cinofilia.

    • Alice penso proprio di aver capito di chi parli… d’oltreoceano. e a me non piace ma pare che ora “tiri” parecchio. sul fatto di tenere i cani in kennel quando non ci sono lo faccio anche io coi cuccioli/oni perchè… in effetti si, si rinforzano quando mordono la scarpa e tu non ci sei perchè nessuno glielo impedisce.è fondamentale quando il cane è cucciolo educarlo al meglio possibile. se tu non ci sei si annoia, e fa casini… e non sei li a correggerlo il che non significa menarlo…ma anceh solo prendere via la scapr e darlgi un suo gioco e insisitere finchè non la smette di interessarsi alla scarpa.e la scarpa è un esempio ma si appilca a tante altre cose.per cui… o hai un luogo dove lo puoi chiudere in sicurezza (laciandogli acqua un gioco e un osso da sgranocchiare) o se come me hai la casa “openspace” sei costretto a usare il kennel. Perchè è importante che non capisca che quando ci sei lo sgridi/correggi quando non ci sei fa quel che vuole o altrimenti auguri.inoltre è giusto che il cane impari a fare qualcosa quando ci sei e a dormire quando non ci sei… ma vabbè io sto poi solo via mezza giornata e dopo il tempo è praticamente tutto loro… comunque sia qui si parla di tirarli fuori solo per lavorare, che come concetto è simile ma non totalmente sovrapponibile.
      detto questo anche io faccio agility da anni e ti dirò che tutta sta gente che fa uscire solo il cane per lavorare non la conosco…ci sarà qualche “malato dia gonismo” che lo fa ma molti hanno il cane che vive in famiglia e ci fanno anche agilty…e quando non ci sono li lasciano liberi in casa/giardino.
      conta poi che la mia border… a proposito di energie da sfogare stando sempre in box/kennel… beh vive in casa, viene a spasso con me al parco 2 ore minimo 4 o5 volte la settimana di media (se non ho gare…) viene a fare jogging… la porto con me in vacanza in montagna al mare al lago a nuotare ecc ecc. insomma di certo non vive in box per uscire solo per l’agilty. eppure…è scatenata lostesso … cel’ha nel dna…quindi non pensare che certa gente dopi il cane per farlo correre di più o che il cane sia agitato perchè vive in box… è proprio che “certi cani” sono fatti così. smaniano per lavorare, e non solo border… ma molti cani da lavoro.il che ti fa capire che… tenerli chiusi quando lavorano è una cag… pazzesca.e no nso quanto realmente serva a vincere di più… se non perchè appunto come dice valeria non si è in grado di costruire un rapporto adreguato col proprio cane e così si fa prima a diventare il suo “unico dio”. inoltre molta gente che fa agilty è seguita sui percorsi e negli allenamenti ma fuori…spesso specie se alle prime armi (e non dopo anni di gare)sono peggio di molti cuggini che non sanno dove mangia e dove cag… un cane per cui se li vedi sclerati che fanno quel che vogliono maleducati ecc… non è perchè hanno le energie represse dal box ma perchè hanno umani inesperti come una grossa % di cani “di casa” che alle gare non ci va mai.

      • Sul tenere in kennel un cucciolo per evitare che faccia danni, magari facendosi anche male, ti do ragione, in fondo e’ come tenere il cane legato in citta’ perché non vada sotto una macchina. Io intendevo pero’, ammetto di aver fatto un esempio sbagliato, piu’ che il chiudere il cane perché non impari a mordere le scarpe (o qualunque altra cosa) quando non ci sono, il chiudere il cane perché non impari che anche annusare in giro o giocare con qualcuno o cosa altro sia divertente, ma che pensi, siccome non puo’ far altro, che l’unica cosa divertente sia lavorare col padrone, che e’ quello che diceva (o almeno faceva passare) questa persona. Mi sta bene chiudere il cane perché non impari a fare danni, ma solo quando e’ piu’ giovane e inesperto; perché poi da adulto deve anche imparare a stare buono quando serve, senza ossi o kennel. Non mi sta bene chiudere il cane sempre e farlo uscire solo quando lavori con lui. Certo, se prendi un cane, soprattutto all’inizio devi poter dedicargli moltissimo tempo, non puoi mai lasciarlo per troppo tempo senza nulla da fare, specie se molto attivo, pero mi sembra giusto abituare il cane a passare alcuni momenti solo passeggiando in città o sdraiandosi vicino a me al bar, alti giocando e correndo e lavorando; abituarlo insomma che nel tempo che passa con il padrone, ci sono si momenti di lavoro e gioco, ma anche momenti di calma in cui deve stare tranquillo e educato. Abituarlo al fatto che quando sta con il padrone ci sono solo momenti di attività, e il relax c’e solo in solitudine dentro al kennel, mi sembra deleterio: la situazione naturale per un cane e’ quella di condividere esperienze di ogni tipo e tutte le attività della giornata col resto del branco, non certo di giocare e cacciare incessantemente, riposando solo in solitudine! A me ricorda tanto la vecchia regola dei cani poliziotto tenuti in una gabbia per giorni, poi il futuro conduttore andava a dargli da mangiare, e fino a fine addestramento il cane vedeva solo lui, in modo da non affezionassi ad altri. Che la stessa regola, usata da chi poi addestrava con strattoni e sberle, sia usata da chi predica addestramento love and peace mi stupisce come minimo… Infine: Lupi, no che non dico che i cani agitati lo sono tutti perché vengono tenuti in kennel, sicuramente alcuni lo sono di natura (i miei in primis… Non sono border collie pero’ come livello di attività siamo li li), pero’ siamo d’accordo che se un cane e’sempre al chiuso, e’ molto probabile che poi sia senza controllo!

        • alice daccordissimo con te. io parlo di usare il kennel quando non si può stare col cucciolo.ma anche io faccio tutte le cose che dici tu.e anche io ho detto che non ha nessun senso tenerlo in kennel sempre tranne quando lavora ma ti pare?è che da come scrivevi pareva che demonizzassi il kennel o che no ti rendessi conto che un rinforzo non è per forza un bocconcino dato al cane ma un premio ottenuto che può essere anche godersi lo sgranocchio della scarpa…. senza che nessuno quando la prende esca a premiarlo. è già un premio (un rinforzo) il poter ottenere la scarpa con cui giocare. e metterlo nel kennel previene che succeda a tua insaputa.tutto qui

  11. Quando ho iniziato a leggere ho pensato di parlarti dei cani dei cacciatori.Ma mi ha anticipata!Se anche il cane da caccia è visto come un atleta ho seri dubbi sulle sue prestazioni dopo 9 mesi di ” chiusa” nel box( magari di 2X2 con altri 3 cani dentro!Credo che ci sia poco da tollerare in certi comportamenti.Mi sono sentita dire che il cane da caccia DEVE MANGIARE OGNI 3 GIORNI!!! Ho stretto i denti per non rispondere, ho pagato questa BRAVA persona che si voleva liberare di un cucciolo di 6 mesi sparandoli e mi sono portata a casa quel pezzo della mia anima che adesso non c’ è più!Ho lottato con lui contro una brutta malattia ma ho perso…ed adesso sono qui da sola a gridare a squarcia gola contro tutte le dicerie sui cani( io parlo per i miei setter e non voglio mettere bocca su razze che non conosco a fondo), su come farli “dare di più” su come liberarsi di loro quando ” mangiano gratis”…..che dici, magari un bel articolo anche sui ” quelli che vanno a caccia”???

    • non cominciamo con i luoghi comuni.non tutti i cacciatori sono così. lo fanno quelli che fanno UD agility obedience ecc ecc e non SOLO i cacciatori. è un concetto trasversale a più attività cinofile. per cui i farabutti ci sono ovunque anche fra gente normale che sis tufa del cne e se ne disfa.conosco anche gente che col cane ci va a caccia ma come tanti altri parchettari, lo porta al parco… per dire.
      inoltre il cacciatore vedrà pure il cane come uno strumento ma comunque sia lo strumento deve funzionare per cui lo allena fisicamente per preparlo al periodo di caccia, non lo tiene mesi in box per farlo uscire “ogni tanto” a cacciare e basta.i cani da caccia sono quelli che devono reggere a prestazioni fisiche davvero pesanti altrochè 30 secondi di agility o due salti con la manica… quindi anche qui mi sa che si parla per luoghi comuni.non sto dicendo che non si disfino di cani non bravi ma che comunque li DEVONO far uscire per allenarli.e comunque ho vari cacciatori attorno a casa mia.li conosco di vista, ci salutiamo… a volte li incontro io faccio jogging per campi loro allenano il cane o cacciano… e ci si saluta noi di qua loro di la… insomma… ci saranno i farabutti fra i cacciatori, ma anche i no…

      • LA mia valutazione è più “articolata”.
        Primo: pochi Cacciatori (C maiuscola) trattano così il loro “cane”.
        Invece fanno questo gli “spara-spara” cioè “quelli nuovi”, indottrinati da una serie di informazioni, addestrati in pillole da super manuali, che hanno lo scopo solo di “superare l’esame” e prendersi l’agognata licenza.
        Per costoro, il cane è “l’ausiliare”, fanno “sessioni di lavoro” e non vanno a caccia . . . e terminologie così di seguito.
        Ho già espresso altrove il mio parere in merito . . .
        su tutti i testi medici, di psicologia etc . . . si parla di “organi sessuali maschili e femminili”, ma non ho mai sentito un Dottore definirli così (usiamo tutta una variegata tipologia di nomi, più o meno ripetibili 😉 )
        Stessa cosa si “replica” con le varie attività “cinofile” sportive o meno! PURTROPPO !!
        Secondo: a cosa sono servite le tantissime generazioni di “accoppiamenti selettivi” se poi il nostro Border od Aussie non hanno la passione per le pecore o per “correre e saltare”, il PT non ha senso di “territorialità e protezione” e così via . . . ??
        Terzo: se non camminassi “con i cani” tutti i giorni per almeno 10km, se non andassi in montagna “con i cani” tutti i w-end, se non andassi ogni giorno al lavoro e non “con i cani”, vorrei capire come “loro ed io” potremmo fare una “qualsiasi attività sportiva” senza rischiare l’enfisema o l’infarto ??

        Detto questo . . . datemi un box che ci voglio mettere . . . il Guru che ha detto quella stun###@ !! 😉 😉

        • a parte continuare con i luoghi comuni e a far tutta l’erba un fascio con i cacciatori sincerament eil punto 2 e 3 non li ho capiti e non capsico cosa centra nel discorso…

          • Non faccio tutta l’erba un fascio, sono le generazioni che hanno “stravolto” i comportamenti. I più giovani voglio “licenza, cane e prede” tutto insieme, come se con la licenza acquistassero anche “la bravura nel cacciare”. E l’esperienza dove la mettiamo ?
            punto due: se il cane l’abbiamo “selezionato geneticamente” è certo che avrà una sua “capacità propria”, ma poi dobbiamo anche coltivarla . . .
            punto tre: te correresti la maratona, senza nemmeno un giorno di allenamento ? Se non “faccio fare la gamba” al mio “cane da lavoro” col cavolo che lui “lavorerà bene” !
            Spero di aver chiarito !!

      • X Lupi
        Non ho messo al muro nessuno!Non ho sparato al vento! Ho solo raccontato il mio “incontro” con il mio amato Shadow!La mia setter-esperienza ha adesso 12 anni ed in questo tempo mi sono sentita dire cosi:Stai distruggendo quei cani!Il cane da caccia non deve vivere in casa, se no, quando esce nel bosco gli viene la polmonite.Poi, non devi lavare il cane da caccia se no non sente più gli odori!3. Una pallottola costa meno delle medicine ….ed io in quel momento lottavo per la vita del mio setter di 2 anni aggrappandomi a qualsiasi illusione.Non ho detto cacciatore per sparare alla categoria! Come gli devo chiamare?? Ignoranti che sparano nel bosco?Ho scritto anche che il mio ” urlare” i diritti dei cani da caccia lo devo al mio cane ..LO DEVO!Lui non era un buon cane, era il migliore!Amava la vita ed un…come lo chiamo per non offendere??…UNO voleva spararli quando aveva 6 mesi perché malato.Non lo voleva regalare perché aveva avuto delle spese, quindi ho tirato fuori dalla tasca i 200 euro per le bollette e mi sono portata a casa in cucciolo.Non avevo nessuna intenzione di prendere un altro cane ed ho pensato di trovarli casa.Invece è rimasto a casa nostra ed adesso nel mio cuore!Meritava di vivere…anche se solo 2 miseri anni…non poteva sparali ….ho visto il “box”, ho visto l’ acqua che beveva ed ho sentito i “consigli” sui setter.Vivo in una zona PIENA di cacciatori e ti assicuro che i miei sono gli unici cani a spasso!Gli unici a correre con me in bici nel bosco gli unici che fanno una vita dignitosa! Ci sono dei matti da tutte le parti!Hai ragione!Ma non dirmi che in Italia i cani da caccia fanno una bella vita!!
        Io so solo che il NON PARLARE non aiuta i cani!!
        http://larcobalenodipatty.splinder.com/post/20780990/adotta-un-cane-da-caccia

  12. Volendo pensar bene possiamo immaginare che questa persona (o altri come lui) passino moltissime ore in compagnia dei loro cani, dedicando loro molta attenzione…. e quindi il tempo che i cani passano nel box sia relativamente poco.
    Del resto anche Graeme Sims dice che i suoi cani vivono tutti nei box (alcuni, che gradiscono, anche a coppie).
    Però proporlo per persone anche sportive, ma non professioniste mi sembra un poco esagerato (come minimo).

    • uddio prendere sims come un guru da imitare mi pare alquanto avventato. ho letto il suo libro… niente di che a mio avviso e poi se non hai un border è tanto inutile che lo leggi tanto più che spara allegramente a zero su alcune altre razze…poi chiaro se uno alleva o fa attività con i cani e ne ha a decine è costretto… ma visto che i casi di gente che fa anche agonismo o alleva e li tiene in casa ci sono… insomma ci siamo capiti. e poi se uno insegna e ha una scuola, te lo so poi dire quanto tempo sta con i suoi cani visto che magari non è nemmeno uno solo. anche ammesso che ci lavori 2 h al gg … 22 ore in box possono andare? secondo me no. poi vabbè io se sono al lavoro ecc li lascio in casa che equivale al box visto che dormono e mi aspettano per fare qualcosa ma quando sono a casa vivono con me la vita di casa/giardino appunto… non credo che nessuno possa stare con il cane 24h/24 se non i barboni… anche chi di cani ci campa. però il concetto esci solo epr lavorare e torni in box mi fa un po horror…

      • Io non penso che Greame Sims sia un guru da imitare (a meno di non avere delle greggi e abitare in apertissima campagna) però ho letto i suoi libri molto volentieri, anche se l’ultimo ha la malinconia della vecchiaia.
        Penso però che sia un’esperienza che è interessante conoscere.
        A me piace leggere tanti pareri diversi, tante esperienza diverse (“confrontare le fonti” ci insegnavano al liceo). Alla fine quello che dicono tutti, ma proprio TUTTI, puoi star sicuro che è vero. Il resto è comunque un’esperienza (altrui) che mi fa piacere conoscere anche se non ha impatto sulla gestione quotidiana del mio cane.

        • Sinceramente dopo aver comprato il primo libro, ho preferito spendere i miei soldi con altri autori 😉

          Secondo me, indubbiamente ha delle capacità, avere un branco come il suo, addestrare e far lavorare tutti quei cani insieme, insomma non è da tutti. Ha indubbiamente una dote naturale.

          Ma da qui ad essere un grande dog-trainer ce ne passa, il libro (parlo solo del suo primo libro) è pieno di ovvietà, di auto-incensazioni e spesso di castronerie.
          Per una persona digiuna di cani, meglio che niente, ma per uno che di cani ne mastica almeno un poco… beh, meglio spendere i soldi in un aperitivo con gli amici 🙂

    • Non ho fatto il nome per i motivi espressi nell’articolo, oltre che per il fatto che lo sputtanamento pubblico non mi piace (a meno che proprio non si tratti di cose eclatanti: ma sputtanare per una divergenza di opinioni non mi pare corretto). Resta il fatto che se giri un po’ su FB in ambito cinofilo trovi sicuramente la nota a cui mi riferisco…con nome e cognome per esteso.

  13. che dire. hai ragione sia sui bambini che sui cani. ma non sono tanto convinto che tenere il cane rinchiuso possa in qualche modo “aumentare le prestazioni”. certo, come dici tu avrà energie da vendere, ma le stesse energie possiamo fargliele “accumulare” semplicemente evitando di farlo stancare durante la giornata ma tenendolo comunque in nostra compagnia. un ennesimo ottimo articolo, mi complimento ancora con l’autrice!

  14. come sempre grande Valeria…… personalmente ho partecipato a numerosi campionati del mondo di mondioring con risultati più o meno importanti : secondo in classe 1 sesto e decimo in classe tre più altri piazzamenti meno brillanti ma comunque personalmente molto soddisfacenti per il semplice motivo di esserci arrivati…. e mai , dico mai ho dovuto chiudere i miei cani in box per ottenere quei risultati. Hanno sempre vissuto in campo ed in casa con me ed i miei figli . qualcuno ( guru ) della disciplina mi ha sempre obiettato che se li avessi tenuti in box avrei potuto salire sul podio ed io ho sempre risposto : chi se ne frega , non ho vinto il mondiale ( e non credo comunque che l’avrei vinto ) ma io e lui abbiamo vinto una vita passata insieme……

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