mercoledì 17 Aprile 2024

Volontariato in canile: esperienza cinofila o incubo?

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – Molti corsi per educatori cinofili, per quel che riguarda la parte pratica, suggeriscono – o propongono direttamente – un periodo di volontariato presso canili e rifugi. Sembrerebbe una bellissima cosa:  persone magari neo-formate, ma comunque formate, che si sono fatte una buona cultura cinofila di base, si mettono a disposizione dei cani meno fortunati e contemporaneamente migliorano le proprie conoscenze, cominciando a farsi un’esperienza ben variegata su tipologie diverse, problemi di ogni genere, cani di ogni tipo, sesso, età, forma e colore.
Che volere di più?
Peccato che, molto spesso, quella che potrebbe essere una bellissima esperienza si trasformi in pura angoscia DOC.
Io l’avevo sperimentato sulla mia pelle mille anni fa (la mia carriera di volontaria è durata una settimana…), ma pensavo – speravo – che, trattandosi appunto di mille anni fa, le cose fossero cambiate. Almeno un po’.
Invece continuo a ricevere testimonianze sempre più amare: l’ultima pochi giorni fa.
La riporto quasi per intero perché è assolutamente emblematica di una serie di problematiche che si incontrano, purtroppo, un po’ in tutta Italia.

Vorrei che parlassi delle associazioni animaliste – mi scrive una lettrice – o meglio quelli che si definiscono animalisti e fanno volontariato a tutto spiano, sentendosi i salvatori dell’universo, ma non sanno una benemerita mazza. Non hanno nemmeno la più piccola nozione sul linguaggio animale.
Personalmente, prima di  cominciare a studiare cinofilia, ho fatto dell’attivismo in un milione di associazioni  e mi è sempre bastato molto poco per rendermi conto che le ragioni che spingono queste persone a fare volontariato stanno, più che nel reale amore per gli animali, in una serie di problematiche personali con gli umani e nell’affermazione di sè attraverso il volontariato.
Poi succede che studi e la visione diventa ancora più chiara; l’ignoranza è imperante!
Quando decidi di fare pratica o di dare una mano nelle pensioni o nei rifugi, arriva il faccia a faccia. A me è capitato di offrire il mio aiuto per dei cani in arrivo da XXXX (situazione allucinante), dando anche delle lezioni gratuite ai volontari sui segnali calmanti, linguaggio, approccio corretto, avvicinamento ecc…
Tutto bene finché, dopo un paio di mesi che mi affaccendavo a cercare di organizzare al meglio venti cani nei box al freddo (certo non la situazione ideale per fare del recupero), discutendo con il proprietario per la costruzione di cucce con la paglia e la gestione del cibo per evitare lotte gerarchiche (cose che grazie alle mie parole sono cambiate… e premetto che prima del mio arrivo un cane era stato ucciso dagli altri perché nessuno era stato capace di dividerli adeguatamente nei box) mi sento dire che alcuni cani non facevano progressi e che io non ascoltavo il metodo degli altri, ossia di volontari senza la minima nozione a riguardo. Cose come ” i cani vanno spinti dentro e fuori dai box” invece di perdere tempo con tecniche di avvicinamento (puoi immaginarti le condizioni dei cani: stress elevatissimo, paura alle stelle che si traduceva in aggressività in alcuni e in altri in enormi distanze di sicurezza; mai visto un collare, mai usciti a fare un giro), perché “nei canili fanno così e a furia di costringerli poi si abituano”.
Insomma, alla fine sono stata definita “arrogante” solo perché facevo il mio lavoro, cosa che peraltro mi era stata chiesta.
Ci ho provato, ma dopo mille discussioni credo che un muro in cemento armato avrebbe capito di più: ho dovuto lasciare perdere, a malincuore perché lasciavo tutti quei cani in balia di certe persone…ma che altro potevo fare?.

L’elenco di assurdità, oltre a questa, è lungo e va dalle cene organizzate per la raccolta fondi in cui sembra d’obbligo portare il cane fregandosene di tutto lo stress che questo comporta per lui, che deve stare fermo al tavolo vicino ad un milione di altri cani (e parliamo di soggetti che si portano ancora dietro le loro problematiche) e spalpugnato da ogni persona durante la serata, alle liberazioni  a caso durante i presidi e le manifestazioni senza pensare alle conseguenze per l’animale (paura, stress ecc..), al rubare cani nelle abitazioni solo perché lasciati in giardino (della serie Bovaro del Bernese che soffre il freddo!) e così via“.

Niente di nuovo sotto il sole, purtroppo. Situazioni da incubo cinofilo che mi riportano indietro appunto di mille anni, facendomi pensare che nulla cambi mai.
Ma la cinofilosofia post-moderna, in tutto questo, dove sta?
Forse sta sempre nelle parole-chiave pronunciate dal già citato guru: “Il cliente devi spennarlo!”.
Ma ovviamente, quando si tratta di associazioni e di volontariato, c’è poco da spennare: quindi i rapporti con questo lato della cinofilia diventano minimi e le cinofilosofie si insegnano soltanto a chi ha portafogli ben guarniti da spremere.
Un filino incongruente con l'”amore per i cani” predicato ad ogni pie’ sospinto, non vi pare?
C’è però anche da guardare l’altra faccia della medaglia: chi gestisce canili, rifugi e pensioni varie, se in molti casi è spinto da puro amore DOC (solitamente non supportato da altrettanta cultura, ma con molta disponibilità ad imparare), in MOLTI altri casi è spinto solo dal desiderio di un guadagno facile. I canili lager esistono perchè esiste gente che, quando c’è una gara di appalto per aggiudicarsi la gestione di un canile, fa offerte bassissime che sono SEMPRE le prime ad essere accettate, perchè alle istituzioni non frega un accidenti di come staranno i cani: a loro interessa solo spendere meno possibile.
Ovviamente le offerte bassissime prevedono che i cani siano curati ai minimi termini (altrimenti non ci si sta dentro) e che si risparmi al massimo anche sui tempi e sull’impegno richiesto: quindi sì, accettiamo volentieri il cinofilo acculturato che viene a darci qualche lezione (purché sia gratis)…ma se poi il risultato è far perdere mezzora al volontario per invogliare un cane ad entrare in un box, anziché prenderlo di peso e sbatterlo dentro, allora non ci siamo più. I volontari, come i cani, vanno spremuti: massima resa nel minimo tempo, altrimenti non riescono a fare tutto senza che il gestore/proprietario/appaltante debba magari muovere anche le chiappettine sue.

Risposte? Soluzioni? Non ne ho, purtroppo.
Il discorso è troppo complesso e dovrebbe partire da molto lontano, toccando argomenti per i quali una soluzione facile non c’è (e a volte non ce n’è neppure una difficile), a partire dal fatto che i Comuni non hanno soldi, che sono stati ridotti sul lastrico dai tagli o addirittura impossibilitati ad usare i soldi che hanno da patti di stabilità e affini. Sta di fatto che non attribuiscono MAI la gestione di una struttura a chi offre il servizio migliore, ma sempre e solo a chi costa meno. Tutto il resto ne è la diretta conseguenza.
Di tutto questo, in realtà, ho già scritto più e più volte, quindi non vorrei ripetere sempre le stesse cose: l’unica cosa che posso dire, però, è che i volontari dovrebbero anche svegliarsi un attimino.
Purtroppo anch’io ho l’impressione che alcuni di essi  (e anche un po’ più che “alcuni”) abbiano i problemi evidenziati dalla lettrice: io la chiamo “sindrome della crocerossina”, ma il concetto è quello. Purtroppo questa sindrome comprende (un po’ come succede ai vegani, per esempio) un malcelato desiderio di sentirsi superiori agli altri attraverso il sacrificio. La diretta conseguenza è che molte di queste persone si arroccano su posizioni di chiusura totale e guardano al cinofilo “normale”, quello che semplicemente “ne capisce di cani” senza essere contemporaneamente Santo&Martire, con estremo sospetto (cosa viene a fare, questo qua? Cosa vuole da noi? Penserà mica di stravolgere quello che facciamo per Puro Amore portandolo sul bieco piano materialista della cultura e della conoscenza? Noi siamo mossi da qualcosa di moooolto più elevato, spirituale, quasi mistico!)
Peccato che a rimetterci, tanto per cambiare, siano i cani.

Ma siccome: a) non TUTTI i volontari sono affetti da sindrome della crocerossina: per alcuni l’amore per gli animali è una motivazione vera e non soltanto una scusa; b) quasi tutti i gestori di canili e rifugi (specie municipali) SONO invece affetti dall’altra sindrome, quella del soldo facile…allora sarebbe davvero importante che gli sfruttati (leggi: i volontari) dessero ascolto ai cinofili e che, in caso di conflitto – quasi immancabile – si unissero ad essi contrastando lo sfruttatore (leggi: proprietario/gestore della struttura), pretendendo che i dettami più “cinofili” avessero la meglio su quelli  più “pratici”. Perché il fatto che spintonare i cani non faccia bene alla loro salute psichica lo capisce anche un bambino di cinque anni: non ci sono scuse.
Il fatto che per far adottare un cane non abbia senso portarlo in giro a terrorizzarsi in ambienti sconosciuti, ma sia molto meglio mostrarlo in un ambiente che conosce e di cui si fida (anche perché un cane terrorizzato, che magari reagisce anche aggressivamente,  non è il miglior biglietto da visita per arrivare a un’adozione) lo capiscono anche i gatti.
Insomma, bisognerebbe che i volontari smettessero di aver paura di coloro ai quali offrono gratuitamente i propri servizi (sembra impossibile, ma succede proprio QUESTO!), temendo di essere sbattuti fuori ed essendo anche convinti che senza di loro il Fuffi o la Lilla morirebbero sicuramente di dolore (questo è assolutamente un classico nella mente del volontario: il Fuffi e la Lilla, ovviamente, non la pensano esattamente nello stesso modo).
Lo sfruttatore di cani e di persone ha bisogno dei volontari: altrimenti dovrebbe spalarle lui, le cacche, e il gioco non varrebbe più la candela: quindi smettetela di tremare ed affrontate le situazioni. Fate valere i vostri diritti (che in realtà sono quelli dei cani) quando vengono proposte iniziative che definire “cretine” è già un eufemismo. E adesso che (come ho scritto tempo fa) “ci sono più educatori cinofili che cani”, cercate di approfittarne positivamente: utilizzate le loro conoscenze e il risultato dei loro studi, e unitevi a loro per contrastare lo strapotere di cui, sui cani, ci specula: che non sono certo gli allevatori seri, come vi hanno raccontato, ma quei signori tanto carini che hanno aperto il rifugio spiegandovi che l’hanno fatto per tanto amore. Sì, certo: amore per il guadagno facile, ottenuto in gran parte sulla pelle vostra.

Il mio mondo ideale (oltre ad essere evidentemente quello SENZA canili e rifugi) è quello in cui il volontariato smette di essere un comodo messo per sfruttare la gente di buon cuore. E’ quello in cui chi si occupa di un canile viene regolarmente retribuito (visto che il randagismo esiste per colpa delle istituzioni incapaci, che i cani randagi appartengono alle istituzioni e che non si vede per quale motivo chi fa un onesto lavoro non dovrebbe essere pagato dalle istituzioni stesse), e gli vengono chieste competenze specifiche che non possono consistere solo nell'”amore”, perché l’amore accompagnato dall’ignoranza è pericolosissimo.
In attesa che il mio mondo ideale si realizzi, però, non sarebbe male vedere almeno qualche gruppetto di volontari che, dopo aver ascoltato qualcuno che ne capisce di cani e di cinofilia, comincia a voler cambiare le cose che non funzionano. E che, se il proprietario-gestore-sfruttatore si oppone, risponde “Ah sì? Allora ce ne andiamo tutti”.
Ma proprio TUTTI, in massa. Compatti e decisi.
Fa un po’ marxista?  Boh, può essere: d’altronde io sono marxista. Ma lo sono proprio perché sto istintivamente dalla parte dei più deboli: solo che, in questo caso, i più deboli non possono fare personalmente le lotte di classe, perché possono abbaiare fino all’eternità e non se li fila nessuno. E allora c’è bisogno che qualcuno abbai al posto loro. Che abbai chiaro e forte e in un italiano ben comprensibile. Nell’interesse esclusivo di chi invece non ha alcuna possibilità di farsi ascoltare.

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40 Commenti

  1. Articolo molto interessante. d’altronde come tanti altri che ho letto qui.
    Per mia esperienza personale posso aggiungere che ci sono purtroppo anche situazioni dove alcuni volontari si credono onnipotenti e preparatissimi sulla base del nulla; tante volte infastiditi da persone esterne con altri pareri ed opinioni; troppo legati ad una politica non corretta dell’associazione che gestisce il canile.
    I perbenisti che si lodano in giro delle loro azioni di volontariato, quando poi ti trovi in canile cani che sono li da 10-11 anni. E quando proponi delle iniziative per promuovere i cani cosiddetti invisibili, ti senti rispondere E L’ASSOCIAZIONE CHE GESTISCE I CONTATTI CON LA STAMPA PER LA PROMOZIONE DEI CANI. oppure che ti bocciano qualunque proposta atta a far conoscere i cani; e la frase più brutta che ho sentito da una volontaria in merito alla pubblicazione di alcuni cani è stata :” E’ inutile pubblicare certi cani, dovremmo puntare su quelli adottabili, non su alcuni che non hanno alcuna possibilità di essere adottati visto il loro passato, dove magari hanno morso anche i proprietari.”
    Questo è spirito di forte amore per i cani che accudisci???
    Io sono favorevole alla presenza degli educatori cinofili nei canili.
    Per mia esperienza posso dire che alcuni, anzi tanti volontari, non hanno una preparazione adeguata e quando è stato promosso un corso con un educatore cinofilo di professione , questo non è stato accolto con il giusto spirito..andando poi a finire nel nulla.
    Il problema è che si accaniscono su questioni facilmente risolvibili dimenticando il bene dei cani, che loro dicono così tanto di amare.
    Su internet leggo di canili, parchi canili ben gestiti, con educatori, spazi anche per la socializzazione tra i cani… è possibile.. è una speranza…. e spero che qui da me cambino certi cervelli mal funzionanti.

  2. Sto leggendo con molta cura tutti i commenti e i pareri. Finalmente una discussione che non sfocia in attacchi, accuse, denunce!!
    Io credo che i corsi di educazione e di operatore di canili siano fondamentali. Dovrebbero esserlo.
    Purtroppo la maggior parte dei canili sono gestiti da onlus che hanno pochi volontari che vanno quando possono e credono che al cane “bastino coccole, cibo e cuccia calda”. Quando però le onlus riescono ad organizzare dei corsi seri con educatori (non quelli alla Cesar Millan!) allora i volontari non si presentano.
    Dove si sbaglia?
    Cani davvero problematici dovrebbero essere recuperati solo da istruttori cinofili di lunga esperienza, non dal volontario di buona volontà. Io ho cominciato a leggere tutti i libri possibili ed immaginabili di etologia e di educazione …ma ma…manca la pratica. Allora con alcuni volontari ci siamo pagati dei corsi da educatori esperti…ma ma anche qui manca la pratica diretta con il cane. Come posso pensare di educare-rieducare il cane se mi vede solo una volta alla settimana?

  3. Salve,
    io vorrei invece spezzare una lancia per i canili che invece non sono come descritto. Vedo che molte persone sono d’accordo con l’articolo qui sopra (e lo sono anch’io) ma la cosa che mi sconvolge di più è come tutti -o quasi- hanno avuto esperienze “brutte” in un canile o comunque hanno dei grossi problemi nel canile in cui fanno volontariato. Io sono volontaria da due anni al canile pubblico di Imperia. E’ un canile piccolino, ospitiamo al massimo 50-60 cani. La struttura non è un granchè (il comune se ne frega), ma ci sono più di 60 volontari -più o meno assidui- che danno una mano. Io non ho quasi mai visto una comportamentalista, e ben pochi di noi hanno conoscenze di educazione cinofila (solo una volontaria ha fatto qualche corso di cinofilia… la maggior parte dei volontari segue tutte le puntate di Cesar Millan -_-‘).
    Siamo riuscite a fare un mini-corso sull’approccio con i cani della durata di 1 ora… che, tra l’altro ha attirato spontaneamente parecchi volontari.
    Nonostante la nostra “enorme ignoranza” in materia, siamo riusciti a rieducare cani problematici. Prendo per esempio il cane che da un anno a questa parte mi ha rubato il cuore. Ho aspettato 9 mesi per portarlo fuori perchè la sua reputazione era quella di cane “estremamente dominante, aggressivo e non amante delle coccole”(aveva azzannato il padrone mandandolo all’ospedale con lo stomaco aperto). Quando alla fine mi sono decisa a portarlo in passeggiata abbiamo cominciato a conoscerci. Lo sgridavo quando tentava di montarmi e gli insegnavo qualche comando… tutto accompagnato da carezze che si prolungavano ogni giorno un po’ di più. Oggi è un cane che diamo anche alle ragazzine di 12 anni (è un incrocio maremmano), che quando mi vede mi riempie di feste e si butta a pancia in su per farsi grattare e sbaciucchiare.
    Per non parlare delle 3 beagle di green hill che avevano paura anche della loro ombra e ora giocano come matte nello sgambamento.
    Durante le belle giornate ogni volontario prende un cane e ci facciamo una passeggiata nei boschi tutti insieme, per migliorare la socializzazione.
    Tutta questa pappardella per dire che a parer mio è importante lo studio del comportamento cinofilo, ma per il 90% dei cani basta solo tanto amore e pazienza, e si possono ottenere grandi risultati senza aver studiato anni e anni.
    Per quanto riguarda i “capi” dei canili che stanno lì solo per riempirsi le tasche mi chiedo… ma i volontari non possono denunciare la situazione? Da noi non è mai successo che un cane venisse trattato in maniera sbagliata, ma se mai succedesse ripetutamente, penso che lo riprenderei con il cellulare e lo farei vedere a chi di dovere.
    Aggiungo inoltre che il nostro canile, qualche anno fa, durante la gestione precedente, era stato etichettato come canile lager. E lo era. Solo quando qualcuno ha cominciato a ribellarsi sono cambiate le cose. Non stiamo lì con le mani in mano. Non serve a niente girarsi dall’altra parte!!!
    Vi allego il video che ho fatto per sponsorizzare i miei cuccioloni. E sono sicura che la nostra non è l’unica isola felice, ma in Italia ce ne sono tante altre!! http://www.youtube.com/watch?v=nV-uIaSqoFc

    • Sabrina, per carità, MAI detto il contrario! Ce ne sono tante, di strutture che funzionano bene, grazie al cielo!
      Purtroppo, però… in proporzione sono sempre troppo poche.
      E…no, io non credo proprio che bastino le coccole per recuperare un cane con seri problemi: sì, possono anche bastare, in certi casi (un cane maltrattato che morde per quel motivo, per esempio, quando non viene più maltrattato smette di mordere!), ma sarebbe sempre bene avere le nozioni necessarie a capire come, quando, perché si può fare o non fare una certa cosa. Per il bene dei cani e anche per la salute (fisica) dei volontari.
      Non si tratta di studiare “anni e anni”, ma almeno di conoscere l’ABC: molti volontari, purtroppo, non conoscono neppure quello 🙁

      • Certamente hai ragione 🙂 Ma a me piace far vedere che non sempre la realtà del canile è triste e sofferente 🙂 E’ un po’ una mia fissa, valorizziamo anche chi fa un ottimo lavoro! 🙂
        Ovviamente anche noi abbiamo cani parecchio problematici con i quali andrebbe seguito un percorso di educazione cinofila fatto da professionisti. Purtroppo però i soldi per questo non li abbiamo e cerchiamo di aiutarli il più possibile! (Comunque si fanno tutti avvicinare dai volontari e portare in passeggiata.)
        Da noi i volontari che non conoscono neanche l’ABC vengono sempre affiancati da volontari più esperti o comunque “arginati”. Se invece difettano di umiltà, vengono isolati dal gruppo di volontari fino a che capiscono di non essere graditi e se ne vanno via spontaneamente 🙂 Se, ovviamente, a comportarsi male fosse qualcuno che ha più “potere” ricorreremmo, appunto, a discussioni e, se non si risolve niente, a denunce !!!

  4. salve sono Tania e vorrei esse contattata per parlare con voi , vorrei sapere se cercavate qualcuno per stare dietro a questi animali c’è prendersi cura tutti i giorni e trovargli una famiglia stargli dietro intendo dargli d’mangiare occuparsi delle loro gabbiette pulirle e farli stare sereni dotarli di una pulizia (bagnetto) almeno 1 volta al mese ecc. il mio numero se vi interessa è 3292792865 TANIA io vorrei tanto lavorare dentro un canile ho accoglienza animali perchè sono amante degli ANIMALI

  5. Per Daniele
    sul 2 punto siamo d’accordo. Gli orari spesso sono incompatibili proprio perchè i volontari sono persone che lavorano tutta la settimana e riescono a dedicare le loro ore libere al canile. I professionisti proprio perchè tali dovrebbero avere orari flessibili, no?
    sul 1 punto sono d’accordo a metà. Troppi educatori, troppi approcci diversi, troppe scuole di pensiero sull’educazione generano confusione se non si è aperti ai cambiamenti.

  6. Per Valeria Rossi:
    l’argomento che stiamo trattando mi interessa molto e mi piacerebbe continuare il dibattito.
    Ho intervistato alcuni anni fa Sabrina Tonutti che ha scritto “Diritti Animali storia e antropologia di un movimento” il primo saggio che evidenzia come è nato l’animalismo e anche come si comportano i “volontari”.
    Mi interessano molto le implicazioni antropologiche e l’approccio etologico del mondo dei volontari in quanto è davvero un “mondo a parte”.
    Devo riscontrare che alcune onlus e la maggior parte di quelli che io chiamo i “volontari free lance” fanno a gara a chi fa più adozioni, “spedendo” spesso gli animali di quà e di là senza alcun criterio e senza alcuna conoscenza base dell’animale. E’ anche vero che le onlus serie sono sempre in piena emergenza, come ha scritto DENIS, e che poi i volontari che spalano merda e neve, che sono al canile anche durante le feste o le ferie sono sempre i soliti 4, mentre gli altri sono su facebook a condividere gli appelli e a gridare “bastardo” a chi uccide gli animali.

    Credo che i corsi base siano fondamentali per l’approccio nei canili ma oggi forse ci sono invece troppi educatori (basta anche vedere il pubblico che segue in tv i programmi degli specialisti Cesar Millan, Victoria Stilwel che hanno due metodi diversi) per notare che c’è troppa confusione nei metodi.

    Gli educatori che ho avuto modo di incontrare sono venuti a conoscere i nostri cani una volta e poi sono spariti. Ci siamo presentati male noi volontari? Hanno visto che era una perdita di tempo? volevano forse solo guadagnare rapidamente? Non lo so, non sono in grado di giudicare.

    Per quanto riguarda quanto afferma, DENIS, sui segnali calmanti, davvero nessuno credo li conosca anche perchè tutti i vari libri più o meno divulgativi sono in libreria da pochi anni. E soprattutto apprendere i segnali calmanti vuol dire anche, secondo me, che si ha “tempo da perdere” in canile per osservare con calma i cani, cosa che non è mai fattibile se in 4 devi dare da mangiare, pulire, far uscire i cani, seguire i visitatori e supplire alle emergenze.

    • Ciao Barbara, da volontario secondo me il fatto che gli educatori siano tanti non e’ un male, prima di tutto fanno gavetta loro e secondo possono dare un concreto aiuto ai cani del canile. Perche’ scappano? secondo me i problemi sono due (e non dipendono dal carattere dell’educatore)

      1) Ambiente ostile o indifferente;
      2) Impossibilita’ ad accedere alla struttura in modo “comodo”.
      Mi spiego sul secondo punto: molte strutture hanno degli orari assurdi, incompatibili con molti liberi professionisti, ed in piu’, come hai fatto notare, c’e’ sempre una certa fretta.

      Nella mia esperienza: gli educatori hanno tenuto un incontro (sottobanco, come potrai leggere nei miei interventi precedenti) sui segnali calmanti ai volontari. Ovviamente in pochi sapevano di cosa si parlava, ma devo sottolineare l’entusiasmo con cui e’ stato accolto questo incontro.
      Perche’ la verita e’ che spalare merda puo’ essere anche importante e meritevole, ma nessuno (giustamente) si vuole limitare a qesto contributo

  7. Sono d’accordo con i punti generali dell’articolo ma non con la visione d’insieme.
    E’ vero che nel mondo del volontariato animalista c’è molta approssimazione, che la maggior parte dei volontari si dedicano agli animali per lenire qualche loro mancanza, ma il discorso è più complesso. Come si può giudicare un’esperienza da volontario “fuggendo” dopo una settimana?
    Io sono entrata in una onlus e ho tentato di portare regole che sono state mal viste perchè tendenzialmente il VOLONTARIATO viene visto come “faccio quello che voglio, quando voglio e se mi va”, mentre credo che il volontario proprio perchè TALE debba seguire regole ancora più rigide.
    Visto che l’autrice dell’articolo è educatrice offrisse GRATIS i suoi corsi per un certo periodo di tempo ad un canile gestito da volontari. Secondo me prima di avvicinarsi al volontariato bisognerebbe leggere almeno qualche libro di etologia, di anatomia e frequentare qualche corso ma anche questa è utopia.

    • Cara Barbara, non fare confusione tra l’autrice dell’articolo (che sono io) e la lettrice che ha scritto l’email.
      IO sono effettivamente scappata dopo una settimana perché mi sono resa conto che in quel contesto e con quelle persone (e non generalizzo: parlo solo di quelle persone lì) il solito concetto di “cinofilia” dava fastidio. I cani andavano – passami l’espressione – nutriti e smerdati, dopodiché il tuo compito era finito e non potevi permetterti di dare un suggerimento o di azzardarti a parlare della tua esperienza di allevatore. FINE.
      Non ho ripetuto l’esperienza altrove perché, a quei tempi, non c’erano “altrove”: esisteva un solo canile nella mia città ed era quello, stop.
      Adesso le cose sono diverse e di possibilità ce ne sarebbero svariate, ma non ho più né il tempo né – sinceramente – la voglia di cimentarmici, perché ho deciso di prendere un’altra strada e di scrivere di cani, nella speranza di poter essere più di aiuto così che non andando a levar cacche, opera – per carità – assolutamente meritoria, ma che non ti permette di diffondere molta cultura. DOpo quarant’anni di cinofilia mi auguro (o forse ho la presunzione) di poter essere un po’ più utile così.
      La ragazza che ha scritto l’email, quella che si è fatta un’idea del “volontario-tipo”, è invece una persona che fa volontariato da molto più tempo e che si è scontrata con una realtà purtroppo molto simile a quelle che mi vengono riportate da altri volontari. Ho utilizzato la sua email come esempio, perché davvero mi sembra che si tratti di un problema diffuso. Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia, e parleremo anche di quello, ovvero delle strutture che funzionano, che sono veramente utili a cani e umani, che sono gestite da persone che non sono né fanatiche, né affette da sindromi varie. Però, purtroppo, la realtà descritta nell’articolo ESISTE. Io ne ho vissuto solo una minima parte sulla mia pelle, ma di lettere come questa – ripeto – ne ricevo a decine.
      Per quanto riguarda i corsi, l’autrice dell’articolo (sempre io) è stata a lungo presidente di un’associazione (onlus) che tra i suoi scopi aveva proprio quello di portare un po’ di cultura cinofila di base – a titolo assolutamente gratuito – nei canili.
      Abbiamo mandato un’email a una ventina di strutture nelle zone raggiungibili da coloro che erano disposti a tenere i corsi…e sai quante risposte abbiamo avute? ZERO.
      Ti sto parlando di una decina di anni fa…forse anche di più.
      Però, anche se i tempi un po’ sono cambiati, temo che il concetto di cultura cinofila=allarme rosso sia ancora molto, troppo diffuso.

      • … è un discorso un po’ complesso. La risposta zero alle proposte di corsi anche gratuiti è devo dire abbastanza tipica. Ma non solo per mancanza di volontà o perché non si crede che sia importante… in alcuni casi è anche perché si opera in condizioni di perenne emergenza. C’è già poco tempo per pulire, dar da mangiare e fare uscire i cani, ci sono volontari che tutte le sere vanno a casa a orari impensabili per finire di fare tutti i cani… e ci mettiamo li’ a fare il corso? … Poi effettivamente in alcuni casi ci può essere anche la tipica mancanza di fiducia della serie “ma che cosa vuoi insegnare *tu* a ME” … che in alcuni casi è una posizione arrogante, ma in altri è un pochino giustificate eh… perché anche dalla parte degli studiosi e degli educatori ci sono persone veramente preparate e altre che a mio avviso non hanno molto da insegnare a persone che magari da trent’anni si sono fatte un mazzo tanto a occuparsi dei casi piu’ disperati delle situazioni piu’ difficoltose… quando c’è un metro di neve o diluvia o c’è una nebbia che si taglia col coltello e il canile perso cinque chilometri in mezzo ai campi con strade non battute dove le macchine si piantano magari succede anche che al canile si ritrovano solo in due “ignorantoni” che non conoscono nemmeno i segnali calmanti ma si sono alzati alle cinque del mattino facendosi sei chilometri a piedi mentre i veterinari, i professoroni e i giovani laureandi in scienze del cinocognitivismo applicato restano a letto a twittare con l’ipod… Insomma… anch’io riconosco che ci sono persone che etologicamente parlando a volte fanno degli errori, ma facendomi un’esame di coscienza mi guardo bene dall’essere tanto critico perché spesso se non ci fossero loro non ci sarebbero neanche i cani… sarebbero tutti morti, visto che hanno il brutto vizio di voler mangiare tutti i giorni. Direi comunque che anche quel mondo rispecchia la nostra società con i suoi pregi e difetti… tra i volontari di bassa manovalanza c’è chi ha comunque una certa umiltà e volontà di imparare anche da chi ha solo studiato e c’è chi ha un modo di porsi piu’ saccente… ma pure tra quelli che la mettono troppo sul teorico.. ci sono casi in cui anche a me che martire non sono e che in questi giorni di neve non ho messo piede in canile preso dai miei problemi viene comunque da dire, “ma se andassero a spalare un po’ di neve ogni tanto…

  8. a me farebbe già piacere se non inventassero la genealogia del cane a caso, non si sa se per nobilitare il meticcione (che non ha nessun bisogno!) o per darsi lustro come esperti de cani. magari se l’improvvido utente ti chiede sì, ma la mamma è un husky o un malamute? è davvero un maremmano o è un pelone biancolatte generico? non lo fa perchè deve mettere il cognome sulla cuccia, ma perchè è interessato a divinare qualcosa sul carattere del cagnolino che vorrebbe prendere con sè, per sapere se è più o meno probabile che siano una coppia bene assortita…

  9. ARTICOLO SPLENDIDO E UN POCO INQUIETANTE. SOPRATTUTTO SE SI APPROFONDISCE L’ARGOMENTO CON LA LETTURA DEGLI ARTICOLI CORRELATI.
    IN UNO DEI QUALI VI E’ FORSE UNA SOLUZIONE.
    TESTUALMENTE:”… Oltre alla figura del veterinario sarebbe opportuno che si aggiungesse la figura del comportamentista e/o quella dell’addestratore-educatore…
    e suggerire alle stesse associazioni protezionistiche di prendere in seria considerazione l’idea di veri e propri corsi di formazione per volontari…”
    IO A 45 ANNI SUONATI UN CORSO COSI’LO FAREI !
    Un marxista non vegano 😉

    • Fabio, il problema e’ che per molti “capi” il corso in questione e’ una perdita di tempo (non menzioniamo neanche il lato economico). Hai tolto le cacche, dato da mangiare e da bere ai cani? Bene, hai fatto il tuo, cosa pretendi di piu’? E’ questo il pensiero imperante. Nella mia struttura abbiamo dei veterinari di riferimento, tutti pagati regolarmente, ma di persone specializzate negli aspetti caratteriali se ne fa volentieri a meno, perche’ sono inutili e dispendiose (e nel mio caso, anche se vengono a titolo gratuito, comunque possono mettere in testa “strane idee” ai volontari).
      La mentalita’ che va per la maggiore e’ “si fa cosi’, si e’ sempre fatto cosi’, perche’ cambiare”, anche in presenza di risultati tangibili.
      Qui si parla di un amore deviato, tipo il senso di ammirazioen che si puo’ avere di fronte ad un opera d’arte: ti piace cosi’ com’e’, per ammirarla quando ne hai voglia, non ti passera’ mai in testa di migliorarla.

  10. Io ho direttamente rinunciato (almeno finchè non trovo un canile migliore) dopo che mi hanno rifiutato l’affidamento di qualsiasi cane perchè ho la colpa di aver un giardino, secondo loro “chi ha il giardino non cura il cane” (Non sapevo di dover vender casa per prendere un bel pastore o simile che magari non è mai stato in casa).
    Dal punto di vista educazione/addestramento mi sono rifiutata di promuovere comportamenti assurdi come lo Yorkie di 3 anni che dopo cinque minuti di passeggiata vuole salire in braccio (mi è bastato ignorare il gesto e lui si è messo a camminare di fianco a me senza morire o cose simili) mentre la sciura iper protettiva (un po’ sciuramaria) del centro mi aveva detto che “dovevo” prenderlo in braccio…bah

  11. Bell’articolo. Vorrei proporti (spero non ti dispiaccia) un pensiero che mi e’ venuto in mente. In un articolo di un po’ fa parlavi dell’idea di indire gare e tornei di diversi sport cinofili per cani di canile, in modo da mostrare alla gente che il cane in canile non e’ un malato terminale da salvare, ma un cane normale come tutti, solo senza padrone. E in questo dici che la situazione in cui versano i canili e’ dovuta ai capi, cui interessa solo il lato economico, ma che purtroppo sono anche gli unici con i mezzi per aprire un canile, e anche i volontari seri se vogliono fare almeno un po’ per i cani, devono obbedire. Ora, perché non unire le due cose? Ovvero, i volontari più seri e illuminati, potrebbero organizzare dei tornei, week-end di gare, settimane dello sport cinofilo, in cui:
    – si paga una tassa di iscrizione per competere (tanto le gare per es. di agility vengono la bellezza di 22€, perciò un prezzo anche di 10€ sarebbe accettabile; la mossa in più e’ ridurre la tassa per il secondo cane: attira gli agilisti come il miele le mosche 🙂 ), cosa che darà anche una patina di ufficialità. Questa tassa andrà a costituire i fondi con cui i volontari potranno aprire un canile serio.
    – si svolge la gare cercando di dare il più possibile l’idea di una cosa importante e interessante, non una fagiolata con gli amici :-), perciò l’ideale e’ che sia presente un veterano dello (o meglio ancora: degli) sport scelto che sappia dare indicazioni su come si svolgono le gare ufficiali, quale puo’ essere il tocco in più, possa contattare giudici ufficiali, indicare l’attrezzatura necessaria, dare consigli per organizzare il pernottamento e vitto dei partecipanti, ecc.. In pratica, deve essere un vero torneo/campionato non solo una festiccoiola scolastica. In questo modo si attira molta più gente, specie tra i grandi campioni, che renderanno le gare interessanti e potranno anche dare utili consigli al pubblico.
    – durante le competizioni, vengano distribuiti volantini, libretti ecc. a scopo informativo, che parlino (intendo conoscenze di base ovviamente, non una discussione sulle origini evolutive del cane!) di linguaggio e comprensione del cane, consigli del tipo “cane si o cane no?”, “come scegliere il cane ideale”, che introducano chi li legge all’educazione/addestramento del cane e agli sport cinofili presentati all’occasione, il tutto con linguaggio allegro e positivo, magari con tanti bei disegni divertenti. In questo modo si comincia a “formare” i futuri possibili proprietari.
    – alla fine delle premiazioni, si radunino tutti (o forse ancora meglio: solo alcuni, i più competenti e seri) quelli che hanno un cane preso al canile, chiedendogli di raccontare la loro storia in breve e di dare al pubblico consigli utili (e non solo frasi fatte tipo “fai un gesto d’amore, salva un cane”) riguardo all’adozione e soprattutto alla scelta del cane in canile. In questo modo si fa passare l’idea del cane di canile “non relitto da recuperare” ma, come tutti i cani, amico da scegliere in base alle proprie preferenze sul carattere e idee di attività da fare assieme.
    – tutto questo, ovviamente, facendo in modo di dare più pubblicità possibile; meglio ancora, organizzandolo durante una delle feste annuali tradizionali della città prescelta, in modo da attirare non solo i già cinofili, ma proprio chi ha davvero bisogno di informazione, Sciuremarie e affini vari.
    Può essere una buona cosa? O pensi che sia solo un utopia? Grazie in anticipo del parere. E scusa per la lunghezza.

  12. onestamente la mia esperienza con i canili è stata pessima (avevo già commentato in un articolo simile). Mi è capitato di trovare solo fanatici/che pronti a fucilarti se non hai un giardino di ettari ed ettari, una mega villa e 24h al dì da dedicare al peloso, se di giorno lavori (eh già, la gente lavora!) ma hai tutto il tempo dimostrato con turni e varie da dedicare. Ed anche gli interrogatori stile inquisizione spagnola, nessun tipo di informazione corretta ne sui cani ne sulla struttura a cui ti rivolgi (non tutte le info sono sempre reperibili oltre a bello bellissimo aspettiamo tutti te)..E zero disponibilità a guardare oltre il proprio naso. Ma questa è la mia pessima esperienza, spero davvero che ci siano anche persone diverse da quelle che ho incontrato io.

  13. Speriamo che nel canile della mia città ci sia gente come voi. Questo mi fa pensare: è corretto recarsi al canile e chiedere le competenze di chi si occupa dei cani?

    • SusiR –> io che sono bastarda dentro (e anche un po’ fuori) ti direi NI nel senso che se tu hai le idee chiare sulla tipologia di cane che puoi accogliere in casa, fatti avanti parlando di cosa cerchi: eta, taglia, se vuoi sesso, il tipo di esperienze cinofile che hai per darti un cane che tu possa gestire serenamente ( in primis!) queste sarebbero caratteristiche che possono farti decidere la tipologia del cane da adottare. insomma tu fatti una autovalutazione magari aiutata anche dalla tua famiglia.
      informati su come viene visto da amici parenti conoscenti ecc ecc il canile della tua zona, le voci girano e se ne parlano bene, stai serena ed affidati alle volontarie, se ne parlano male preparati di sonseguenza affidandoti di piu’ su te stessa, molto spesso l’ostacolo sono i capi dei canili non le volontarie che poverine/i sono solo marionette.
      se esistesse un luogo di ricovero temporaneo per cani ideale ci si dovrebbe poter affidare e fidare a cuor leggero a chi lo gestisce perche’ il loro primo scopo sarebbe quello di poter formare la coppia perfetta cane padrone rendendo tutti felici . in bocca al lupo ! 🙂

      • ML, non posso che quotare al 100% la tua risposta. Però, più che “ni”, io alla domanda di SusiR risponderei proprio un bel “no” secco. Nel senso che se ti presenti in canile e chiedi “Scusate, voi a che titolo vi occupate dei cani? Chi siete, che fate, quanto ne sapete?” secondo me esci a calcioni nel sedere. Se invece, magari durante il colloquio, butti lì le stesse domande in tono colloquiale-amichevole…forse riesci ad avere lo stesso le risposte (o ad intuirle) senza renderti odiosa al primo colpo 🙂

        • hai ragione valeria! che toppa che ho preso!…purtroppo, nel rispondere avevo frainteso la domanda, capendo (non mi chiedere come! … lavoro in un open space!!!terribile!!)se avesse potuto affidarsi per un consiglio, cioe’: posso affidarmi alle loro competenze nella scelta del cane per me???
          ..e sono partita in tromba col mio discorso.

      • SusiR, pero’ potresti tranquillamente chiedere se il cane e’ abituato alle passeggiate al guinzaglio, cosa tutt’altro che scontata, o meglio se e’ mai uscito dalla struttura

    • Susy, per esperienza personale di risponderei “si, come no: nel mondo di utopia” 🙂 (senza offesa, eh). Quando cercavo, a marzo dell’anno scorso, il mio secondo cane in canile, il primo canile che ho visitato e’ gestito da un isterica, convintissima di sapere tutto, anche di conoscere il mio cane più di me, che:
      – voleva a tutti i costi darmi un maschio, perché avevo già un femmina: certo, classica storia “mai due cani dello stesso sesso” che pero’ dimentica di sottolineare che se a una femmina tosta e tendente non al dominante, ma proprio alla dittatura nei confronti degli altri cani 🙂 come la mia, portavo a casa un bel maschio con lo stesso carattere, avrei avuto di quei casini in casa da far paura; quando prendi il secondo cane, più che “maschio o femmina” quello che devi pensare e’ “qual’e’ la tipologia di cane con cui il mio cane tende a andare più d’accordo, a essere più in sintonia”!
      – continuava a dire “questo no, questo no” perché i cani erano tutti “troppo affezionati a lei, avrebbero sofferto”: e mi fa profondamente schifo che una costringa i cani a vive in canile perché LEI ci si e’ affezionata (dubito che un cane ti ami solo perché sei tu padrone della struttura…).
      Alla fine me ne sono andata, e per fortuna che sono tipo la persona piu’ sospettosa della terra, e alle prime avvisaglie di “qualcosa qui non funziona” ho alzato i tacchi: non oso immaginare dove sarei finita se fossi stata una ragazza più ingenua e fiduciosa. Nel secondo canile, mi hanno fatto entrare e detto: vedi un po’ te. Ancora, fortuna che di cani ne so qualcosa, e che le mie richieste riguardo al mio cane ideale sono piuttosto limitate, perciò sono riuscita a portarmi a casa il cane giusto: ma se fossi stata una Sciuramaria che ancora pensava che l’importante fosse “grande o piccolo, maschio o femmina”, senza capire la differenza che fa il carattere nella convivenza?
      Ecco, intanto scusa per lo sfogo così lungo, quello che volevo dire e’ che se vuoi scegliere bene il mio consiglio e’:
      – affidati a una persona DAVVERO brava, che sappia consigliarti sul cane ideale per te, che sappi osservare bene un cane e capirne DAVVERO il suo carattere, e la presenza di eventuali problemi comportamentali.
      – se non hai qualcuno così: imparare bene il linguaggio e la psicologia dei cani, soprattutto ossrvandone il piu’ possibile, e poi recati molto spesso al canile cercando di conoscere il meglio possibile i cani presenti, i caratteri, le peculiarità, ecc. Può volerci molto, anche diversi mesi: ma sempre meglio che scegliere male e trovarsi nei casini per 10 anni, senza mai godersi il proprio cane davvero e senza mai renderlo felice.

  14. Giusto Daniele,concordo e capisco perfettamente!E’vero, la ricerca della razza è sempre presente nei discorsi tra proprietari di cani e non!A me capita spesso che la gente mi chieda:bello, ma che razza è?Ed io:no,non è di razza…e loro:ah,però dai è carino uguale!Come per dire, se non è di razza non può essere bello o meglio BELLEZZA=RAZZA.Prima un pò mi ci dispiaceva, adesso ci rido su e rispondo:è un pastore dei sibillini:-).Io non riuscirei ad essere una volontaria del canile, perchè col carattere che ho, e le mie amiche che hanno tentato di dirmi “vorrei prendere un cane” e alle quali ho detto un NO,NON TU! grande come una casa lo possono confermare, mi ritroverei a fare un terzo grado di quelli estenuanti ad ogni adottante e rischierei di ritenere idonea si e no 1/2 persona ogni 5 che mi si presentasse!:-)Scherzi a parte, non credo sia facile lavorare nei rifugi, io non ne avrei la competenza….ma che dite uno psicologo che accolga chi decide di adottare?O meglio uno psicologo per ogni proprietario, mi ci metto pure io!

    • “farei un terzo grado estenuante e riterrei idonea si e no 1/2 persone su cinque”: ma allora lo sei, la volontaria ideale! Certo che di primo impatto pensi “potevo dare via 5 cani invece ne ho dato 1”: pero’ se gli altri 4 fossero stati dati a gente non adatta, che poi li avrebbe abbandonati, non sarebbero tornati al canile lo stesso (se non morti)? Almeno gli eviti una sofferenza; e invece di uscire subito e passare anni in una cattiva famiglia, resterebbero qualche mese in più al canile per poi passare anni con un ottima famiglia (il che, tra l’altro, significa anche avere una persona in piu’ che dirà agli amici “andateci pure, a prendere un cane al canile, perché sono brava gente e sanno darti il cane giusto e i consigli giusti, non ti capiterà di farti sbolognare il cane più problematico con una scusa!”)

    • Ha ragione Alice, saresti un’ottima volontaria! Purtroppo il terzo grado non basta, occorrono anche le visite post adozioni, perche’ ci sono tante variabili da considerare (una su tutte: i vicini degli adottanti, fino al giorno prima persone molto riservate, all’arrivo del cane lupi mannari pronti a sbranarti al minimo disagio causato dal cucciolo).

  15. Io non ho fatto volontariato al canile, però c’ho preso il cane, il mio primo cane e a me mentirono…..nel senso che poi mi capitò dopo 4 mesi, per caso di incontrare 2 volontari e parlando uscirono delle “caratteristiche”del mio cane che nei 3 incontri fatti prima dell’adozione nessuno mi aveva riferito.Vabbè, mi piace pensare che forse avevano capito prima di me che tutto sarebbe andato per il verso giusto, per il resto, da altre testimonianze di gente che conosco posso assicurare che di bugie troppe ne sono venute fuori, una su tutte:questo cucciolo divverà al massimo grande come un beagle…..e poi è come un pt, o ancora l’età:al massimo un anno e invece no.Comunque io non mi sono sentita molto consigliata nè ho avuto molte delucidazioni circa l’adozione del mio peloso, l’unica richiesta fu se possedevo un giardino ed io dissi no.Partendo dai presupposti ben elencati nell’articolo, l’unica cosa che decisi di fare durante l’adozine fu farmi accompagnare dalla mia vet.con la quale cercammo di capire qualcosa, e di andare al campo poi.Devo comunque dire che conosco delle belle realtà in cui invece volontari, educatori e vet. collaborano bnissimo con delle schede descrittive di ogni soggetto ospitato davvero fenomenali.E poi, in ogni caso, fare volontariato spinti con il cervello e con il cuore è solo da ammirare, speriamo che pian piano la cultura cinofila prenda più piede nei rifugi.

    • Ciao Orly, quanto hai detto non mi e’ per nulla nuovo. Io mi curo a volte anche delle adozioni. Dico anch’io “sara’ una futura taglia media, tipo…”, ma preciso sempre che sono delle misure indicative, perche’:
      1) non conosciamo i genitori dei cuccioli
      2) non abbiamo delle specifiche competenze per interpretare bene le diemnsioni future di un cucciolo di 2 mesi.

      Certo, molta gente ama farsi prendere in giro (ovviamente non sto parlando di te): lo vedi dal luccichio delle pupille allorche’ ti chiedono per un lupoide “ma e’ un incrocio di pastore tedesco?”. Sperano tu gli dica si, cosi’ magari adoteranno il cucciolo convinti di aver gabbato tutti quegli allevatori venali che ti danno il pastore tedesco facendotelo pagare caro.

  16. tutto verissimo, personalmente ho sputato sangue per adottare da un canile municipale un cane decrepito, ho passato un mese a presentarmi li una volta /due la settimana uscendo dall’ufficio ed ogni volta c’era una scusa per non darmi il cane!motivi futili ovviamente, la vera motivazione e’ che un vecchio decrepito e malandato rende piu’ di un cucciolo! quel cane li in una cella ci e’ invecchiato era entrato che aveva sui 4/5 anni ne e’ uscito con un piede nella fossa in pratica … dopo 8 anni! OTTO ANNI…! vi garantisco che era un cagnolino molto carino che avrebbe potuto essere adottato cento volte… se solo ci si fosse presi la briga di divugare qualche volantino sugli ospiti del canile, se solo il canile avesse orari consoni in cui le persone potessero andare a far visita! una delle ultime volte prima che si arrendessero e me lo facessero adottare, arrivai con 10 minuti di ritardo (era estate) rispetto alla chiusura (16:00 /18:00)mi scusai dicendo che ero purtroppo uscita tardi dall’ufficio. non sono stata fatta entrare. la domenica non si entrava mai… questo e’ ostruzionismo a discapito di chi e’ recluso da anni li dentro senza appello. sono solo felice che il mio piccolino ha trascorso i suoi ultimi due anni e mezzo FELICE! senza gabbie, senza limitazioni se non quelle minime, poteva mangiare sereno il suo cibo, dormire su morbidi giacigli dove voleva e non doveva salire dentro una cuccia pollaio sospesa da terra dove ogni salto o salita era un dolore per le sue povere ossa artritiche e la sua zampa rotta non curata. mi dispiace solo essere arrivata tardi. in quel postaccio, le volontarie vanno e vengono le consumano come kleenex perche’ ho ti adegui alle regole o sei fuori, alla fine qualcuna resiste mandando giu’ bocconi amari solo per non lasciare soli i cani. CHE SCHIFO!
    per fortuna esistono anche realta’ diverse, rifugi autofinanziati dove c’e’ amore, rispetto e compassione, piccole isole felici dove con tanta buona volonta’ ed organizzazione c’e’ un turn-over di ospiti molto alto, dove le adozioni vengono prese seriamente e seguite, questo mi rende felice e mi fa pensare che per fortuna esiste anche questo bel rovescio della medaglia e che le cose fatte bene se si vuole si possono fare eccome senza scopi di lucro solo con amore ed umilta’!

  17. Signora Rossi, le racconto la mia esperienza. Io sono volontario in un canile non finanziato da enti pubblici, ma da alcuni generosi privati, persone anziane che mettono a dsposizione i loro soldi (piu’ quelli che raccogliamo tramite donazioni/manifestazioni varie) per permettere il sostentamento di una struttura che ospita cani, sia cuccioli che adulti. Dal punto di vista dell’alimentazione e delle cure mediche, devo dire che e’ tutto molto funzionale.
    Invece, avendo io frequentato alcuni corsi di un “guru” per arricchire la mia conoscenza personale, e avendo anche amicizie tra alcuni educatori cinofili, mi sono posto il problema relativo all’approccio con i cani. Prima non sapevo che ci fosse qualcosa di sbagliato, poi ho cominciato ad interessarmi al mondo della cinofilia e ho capito che al canile c’era una mole immensa di lavoro da fare per il benessere dei cani.
    Ebbene, le mia amiche, seguaci del guru in questione, hanno dato la loro piena (e gratuita) disponibilita’ all’educazione. Abbiamo organizzato sedute di educazione per i cuccioli, partendo da quelli piu’ timorosi (in una struttura come la nostra non ci possiamo permettere di avere cani con grandi problemi caratteriali, perche’ questo puo’ voler dire mancata adozione e box a vita, che per noi e’ un problema sia economico che di spazio). Siamo passati anche agli adulti, ottenendo dei risultati in alcuni casi veramente buoni (cani che vanno tranquillamente al passo, che indossano pettorine senza paralizzarsi, che possono partecipare a manifestazioni non caotiche senza stressarsi piu’ di tanto. Basterebbe dire: “cani che non hanno paura di uscire fuori dal canile”.
    Tutto questo e’ nato spontaneamente, alcune volte su richiesta del direttivo del rifugio, altre volte no. Galvanizzati da questi risultati, i volontari tutti hanno buttato giu’ qualche idea per migliorare sia la nostra competenza che le competenze e le conoscenze degli adottanti e dei potenziali adottanti.
    Risultato: siamo stati presi a pesci in faccia, perche’ va bene un aiuto ogni tanto, ma adesso c’eravamo allargati, stavamo complottando, e al rifugio si fa come vogliono i “capi” del rifugio. Inoltre, non c’e’ bisogno di spendere molto tempo per i cani adulti perche’ questo tempo speso e’ inutile (!), e chi non e’ daccordo se ne puo’ anche andare.
    Secondo me piu’ che il desiderio di sentirsi superiori agli altri c’e’ proprio una misantropia di fondo in molti cosiddetti animalisti, unita al desiderio di rimanere il piu’ chiusi possibile per evitare di condividere le gioie che danno i cani (la gioia la danno a noi, perche’ stare tutto il giorno chiusi in un box tranne che per brevi periodi non deve fare proprio felici i nostri cani) con altri.
    Nel mio caso nel canile non c’e’ una finalita’ economica latente, ripeto, ci sono dei soci che foraggiano, ma forse e’ anche peggio: queste persone infatti pensano al canile come il LORO canile, e non possono essere sostituite perche’ vitali dal punto di vista economico.
    Io non mollo, perche’ quei cani mi sono entrati nel cuore e non posso fare a meno di occuparmene al meglio delle mie possibilita’. Lo so, mi sfrutteranno, ma non posso e non voglio abbandonare i cani.
    Scusi il lunghissimo sfogo, purtroppo su questo argomento avrei ancora tantissimo da dire. Mi fermo qui, spero di leggere tra i commenti di realta’ migliori della mia (so che ce ne sono).

  18. cara valeria putroppo quello che affermi è tutto vero. è proprio ciò che mi è capitato qualche settimana fa presentandomi al canile della mia città.
    siccome sto studiando per diventare addestratore cinofilo ho deciso di farmi un pò di volontariato in canile.
    ho parlato con un responsabile che quando ha saputo dei miei studi e che possiedo un cane di razza mi ha risposto con queste singolari affermazioni : <>
    <>
    <>
    <>
    cioè, in parole povere, con questa mentalità per noi non vai bene…
    vista l’esperienza è con rammarico che per il momento non ne ho fatto di nulla

    • Manuele, le affermazioni non sono rimaste scritte… puoi riscriverle senza virgolette? Temo che siano quelle a bloccare wordpress, ma non so come eliminare il problema 🙁

  19. Aaahh bello, bello, bellissimo quest’articolo! Anche io sono volontaria nel canile comunale della mia città (basso Piemonte). Il canile in cui “lavoro” è esteticamente un BEL canile, non di sicuro un lager. Anche se ancora non capisco perchè il comune continui ad affiancarlo al campo rom… Si spostano gli zingari, si sposta il canile. Vaaa beh! Un canile che, quando pieno – per fortuna non sempre- ospita 150-160 cani. In tutto siamo 10 volontari + i “capi” (marito e moglie sulla 60ina, lui molto disponibile, gentile,simpatico, lei un’esaurita che ti fa passar la voglia di metterci piede…). All’adeguatezza della struttura si affianca la quasi totale “ignoranza cinofila” dei volontari (me compresa!). In 3 anni di volontariato ho visto la vet. comportamentalista 1 volta, per analizzare da dietro la rete (perchè aveva paura) un past. tedesco “ciotolainboccamunito24hsu24” che attaccava chiunque gli desse le spalle anche involontariamente. Gli educatori MAI visti. Neanche col binocolo. Eppure di cani “bisognosi” ne abbiamo anche noi… Il comune ha tenuto un corso gratuito -a cui io ho partecipato- ,con la vet sopra citata e 3 educatrici di 2 campi qui vicino, “corso per il buon proprietario del cane”. 5 incontri teorici di 2h sulle basi della cinofilia. Alla fine, piccolo test a crocette e rilascio dell’attestato di frequenza. Nessuno, e dico nessuno, del “mio” canile ha partecipato nè ne conosceva l’esistenza. Mancanza di comunicazione all’ennesima potenza.
    Per non parlare, poi, dei problemi che sorgono al momento dell’adozione…. La “capa” è super pignola, diciamo che se uno non è davvero davvero convinto di voler quel cane, lei ti fa passare la voglia. PEr carità, da una parte meglio così, dall’altra magari chi è al primo cane può sentirsi in soggezione. Oppure, cucciolata arrivata a novembre. Splendidi meticci di 2 mesi che già pesavano 3-4 kg, evidentemente futura taglia medio-grande. Per “sbolognarli” ho sentito dire: “ma no, restano piccoli”. Per fortuna qualche mente illuminata ogni tanto sbuca da chissà dove a riportare un po’ di ragionevolezza, e quei cuccioli sono finiti solo nelle mani di gente consapevole del cane che si stava portando a casa.
    Il mio canile non è un lager, non è un posto che ti fa passar la voglia, non è neanche un paradiso (ma quale canile lo è?!), però ci sono loro, i cani. E loro ti fanno passare tutto il nervosismo. Solo dargli da mangiare, fargli capire che mi devono lasciare spazio e devono aspettare , non saltarmi addosso come fanno con gli altri volontari, è stata una soddisfazione enorme. Osservarli mi ha insegnato e continua ad insegnarmi così tante cose. Io, sinceramente, non vado in canile per “fare del bene”, anche perchè se non ci fossi io, ci sarebbe qualcun altro e non faccio nessun miracolo. Ci vado per me, perchè in mezzo a quei cosi pelosi puzzolenti mi sento a casa. Ho 23 anni e il sabato sera o nn esco o torno a casa presto, perchè la domenica alle 8 del mattino, devo essere lì, da loro. Il “mio” canile è il mio angolo di pace, la mia isola felice. E nonostante tutte le disgrazie che ho visto in questi anni, tutti i disastri causati da uomini indegni sui cani (perchè anche qui al nord succedono, non solo al sud), la voglia di continuare non credo mi passerà tanto presto. 🙂

  20. Bellissimo articolo, purtroppo è assolutamente vero ed ho potuto riscontrarlo in alcune occasioni.
    Ma ce l’hai con i vegani? Lo chiedo perché non è la prima ‘pietra scagliata’ che leggo 😀 Sinceramente ne conosco molti che non si sentono assolutamente superiori agli altri, che lo fanno per una scelta personale che li faccia sentire coerenti con le loro idee, così come ci sono molte persone onnivore che invece di accettare le scelte altrui ti fanno un elenco di malattie da far rabbrividire (mesi fa mi hanno detto che, essendo vegetariana, rischio lo scorbuto e la pellagra, oltre a fantastici epiteti che non sto a ripetere).Io stessa non convidido molti ragionementi di animalisti estremi, quando entra in gioco il fanatismo si passa automaticamente dalla parte del torto, non c’entra essere vegano, vegetariano o onnivoro, al contrario credo che conti molto l’intelligenza della singola persona.

    • Francesca, no, non ce l’ho affatto con “i vegani” come categoria: per carità! Anzi, li rispetto e li ammiro e li invidio pure un po’, perché hanno avuto un coraggio che non riuscirei mai ad avere. Io ce l’ho con “quei” vegani (purtroppo abbastanza diffusi, anche se non sono certo tutti così, grazie al cielo!) che ti dicono che le tue mani grondano sangue perché ti fai un uovo al tegamino e quindi costringi le povere galline ad essere allevate in modo intensivo, o perché bevi latte e quindi pure i poveri vitelli eccetera eccetera, e poi sei anche il principale responsabile della fame del mondo perché i bambini muoiono di fame per colpa degli allevamenti intensivi eccetera eccetera.
      Se poi – Dio non voglia – ti fai un panino col prosciutto, allora ti augurano direttamente di morire tra le più atroci sofferenze. Ecco, questi secondo me sono fanatici fuori di testa e sono la totale rovina della filosofia vegana, perché non convincerai MAI qualcuno a cambiare le sue abitudini alimentari dandogli del bastardo assassino. Spero che tu sia d’accordo con me 🙂

      • Concordo con Valeria, mio zio è vegano per scelta perchè per salute aveva smesso di mangiar carne e non ha più ricominciato però non dice niente a moglie e figlia mentre conosco gente che alle grigliate di gruppo si porta il pranzo perchè “le verdure potrebbero contaminarsi con l’animale morto” a cui volevo rispondere che l’animale morto resta comunque più intelligente di lei o che passa tutto il pranzo a parlar male di me (son cuoca ed ero addetta al taglio della carne cruda) blaterando di assassinii.
        Per non parlare di uova, mucche, latte e animali triturati vivi. Sinceramente un po’ eccessivi come discorsi

      • Come non essere d’ accordo 😀
        Io, per esempio, faccio parte dei vegetariani che gli insulti se li prendono 🙁 il bello è che la gente spesso si dimentica che io lo sia.. quindi non credo proprio di far parte di chi rompe le palle.

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