“Voci dai canili”, sì: ma non quelle dei poveri cani abbandonati che voce non hanno. No, stavolta ascoltiamo quelle di due volontarie che hanno intrapreso un percorso di formazione culturale e che commentano l’articolo “Volontariato in canile: esperienza cinofila o incubo?”, un po’ confermando e un po’ contestando le mie parole, comunque offrendoci “spacchi” di vita vera, situazioni e vissuti reali e non soltanto teorizzati. Spero di riceverne altre e di poter proseguire il discorso con una sorta di vera e propria rubrica sull’argomento “canili e rifugi”, perché anche questa dovrebbe essere (anzi, E’!) cinofilia, se con questo termine intendiamo il suo significato letterale di “amore per il cane”. E solo le voci “vere”, dopotutto, possono offrirci uno spaccato realistico della situazione italiana. Delle due volontarie che mi hanno scritto, la prima ha chiesto di mantenere l’anonimato (pur firmando con nome e cognome), mentre la seconda non ha chiesto nulla: io preferisco comunque tutelare la loro privacy e quindi non metterò i loro nomi. Intanto l’importante è quello che dicono, non chi lo dice! Le foto, che servono solo ad alleggerire la lettura, sono tratte da Google immagini e non hanno alcun riferimento con i canili di cui parlano le due volontarie, né con le volontarie stesse.
Volontari ed educatori? Ho la fortuna e la sfortuna di essere entrambe le cose.
In questi anni mi sono potuta rendere conto di cose che talvolta sfuggono a entrambe le categorie.
Ho iniziato 12 anni fa a fare volontariato, in un canile piccolo. Anch’io ero piccola, avevo 14 anni , per cui si può immaginare quanto fossi tenuta in considerazione…
La scalata verso una concezione diversa del cane da canile è arrivata più avanti, quattro anni fa, quando ho cominciato io stessa il mio percorso cinofilo.
Dalla mia avevo alcune persone che la pensavano come me e che mi appoggiavano: in più ero già all’interno del “sistema”, a differenza di molti colleghi che devono inserirsi in canili che non conoscono presentando progetti nuovi che possono essere guardati con molto sospetto.
All’epoca io non ero ancora educatore, quindi ci sono stati alcuni anni un po’ “barcollanti”: ma non abbiamo mollato! Gli scontri più grossi sono stati con il responsabile dell’epoca, che era una volontaria “vecchio stampo” (“poverino”… ecc).
Attualmente, per una serie di eventi, sono diventata una responsabile anch’io, in particolare dei cani, e sono vicepresidente della mia associazione: ma la lotta non è finita, e temo che non finirà mai.
Durante il mio “percorso” ho trovato ostacoli (umani) che esistono anche adesso. Rispetto ad altri canili siamo messi sicuramente bene, ma non è proprio il top del top.
Ovviamente quello che racconto è la mia esperienza, la mia realtà: non voglio assolutamente passarla per verità assoluta, ma questo è quello che ho vissuto sulla mia pelle.
DA EDUCATORE: sicuramente in canile c’e molta ignoranza, purtroppo uno dei motivi parte molto, molto più lontano del canile stesso.
Il volontariato non è regolato in alcun modo: tutti possono fare i volontari, non ci sono corsi obbligatori o altro e sicuramente tutto questo non è a favore dei cani.
La domanda più importante per i volontari è “perché fai volontariato? Qual è il motivo primario che ti spinge a venire in canile?”
Quasi tutti ti rispondono “i cani”: ma non sempre è il primo motivo.
Già la risposta “i cani” andrebbe suddivisa in: “perché mi fanno pena”, ”perché mi piacciono”, “per coccolarli”, “perché voglio aiutarli a trovare presto una casa”…
Ma penso (e non solo lo penso: l’ ho anche potuto verificare) che i motivi che spingono una persona a fare volontariato siano spesso altri: premio settimanale dopo lavoro, aumentare l’autostima, ansia e problemi personali, voler stringere legami di amicizia, trovare l’uomo della tua vita, perché è morto il cane di famiglia, per passare il tempo, per sentirsi qualcuno… e potrei andare avanti ancora per molto. E’ un gran bel casino!
Nel mio contesto sono state create le opportunità di imparare a leggere il cane e gestirlo al meglio (certo non ai livelli di un educatore, ma almeno il minimo indispensabile), sono stati organizzati dei corsi e in canile mi sono sempre resa disponibile per suggerimenti, consigli, ecc.
Quest’occasione non è stata accolta da tutti, anzi.
Il corso è stato fatto, ma il livello di conoscenza è rimasto praticamente lo stesso. Quindi quando sento molti cinofili che espongono il problema della formazione nei canili, mi trovo d’accordo per certi versi, ma resto anche dell’idea che tutto dipenda dal motivo per cui il volontario viene in canile. Perché se una persona viene in canile per socializzare, è facile che il cane sia l’ultimo dei suoi pensieri… non so se sono riuscita a spiegare bene cosa intendo dire.
Ora che ho più “potere”, quando un volontario non segue le indicazioni date o fa di testa sua, posso togliergli la gestione del cane: ma anni fa era tutto un po’ anarchico e ho avuto le mie liti furibonde anch’io (dalla mia però avevo che ero volontaria da un bel po’ di annetti! ).
L’animalista per me è una categoria a sé.
Mi spiego meglio. Io non mi considero animalista, non perché non ami gli animali, ma perché l’animalista secondo me è una figura estrema, in cui non mi riconosco, almeno da quello che ho potuto notare in questi anni. Se il volontario è animalista, siete fregati!
Due anni fa sono stata accusata di “maltrattamento” perché stavo facendo fare l’autocontrollo sulla porta del box di un cane. In compenso ho sentito animalisti ridere fragorosamente davanti a un cane che si rincorreva e si mordeva la coda, e dopo aver spiegato di cosa si trattasse mi è stato risposto “ma no, sta giocando!”, con il cane che urlava tutto insanguinato!
DA VOLONTARIO
Innanzitutto ci tengo a fare una distinzione tra:
1) volontario che è diventato educatore o operatore
2) educatore che va a fare volontariato
Ad occhi esterni potrà sembrare la stessa cosa, ma in realtà non è così.
Il volontario che diventa educatore/operatore è molto motivato verso il cane a livello educativo e comportamentale, ma ha anche un senso di responsabilità e disponibilità maggiore nei riguardi del canile stesso, rispetto a un educatore che va a fare il volontario.
Mi rendo conto che non sia molto facile da capire e che sia un po’ contorto come discorso, ma cercherò di spiegarmi meglio possibile perché ci tengo a dare un altro punto di vista della situazione.
Bisogna analizzare anche il motivo per cui un educatore viene a fare volontariato.
Nella maggior parte dei casi è per fare esperienza con i cani o perché gliel’ha suggerito il docente. Sono perfettamente d’accordo sul fatto che il canile sia un pozzo di esperienza per i cinofili e sono la prima che consiglierebbe questa esperienza, perché la trovo veramente utile: però mi sono resa conto, a mie spese e a spese dei cani, che la motivazione è minore e ci si può aspettare fin là dagli educatori volontari. Per l’educatore il canile è un’esperienza, un momento di “passaggio”, utile ai suoi scopi che però sono altri.
Per il volontario che diventa educatore, al contrario, il canile “è” il fine: lui studia per capire ed aiutare meglio proprio quei cani lì, non quelli dei futuri clienti.
La maggior parte degli educatori che vanno nei canili non sono educatori di nota esperienza, ma novellini. Figuriamoci adesso che c’è il boom del “Non sai cosa fare della tua vita? Vuoi stare all’aperto?Fai l’educatore”! Ne arrivano di tutti i tipi.
Io non sto dalla parte dei volontari e non sto dalla parte degli educatori: sto in mezzo…come mi sento io, d’altra parte.
Secondo me, il problema più grande tra volontari e educatori è il RISPETTO.
L’educatore solitamente arriva in canile, critica tutto (pessima mossa, anche se magari giustificata) e non ha alcuna forma di rispetto nei confronti dei volontari che, per quanto ignoranti possano essere, fino ad ora hanno portato avanti “la baracca”.
Il volontario dal suo canto dovrebbe riconoscere e portare rispetto all’educatore in quanto ha studiato il cane e sa delle cose che spesso il volontario ignora totalmente.
Ora, sicuramente rischio di andare un po’ fuori tema, ma da volontario e soprattutto da educatore sono molto preoccupata perché molti educatori che arrivano in canile hanno in realtà paura dei cani!
E non sto parlando di cani mordaci!
Purtroppo i corsi educatori sono molto puntati sulla teoria, poco sulla pratica e hanno molti partecipanti. Un educatore che ha paura dei cani…mah! Non è una gran cosa per la cinofilia. E ce ne sono tanti, ve l’assicuro!
Ecco, questo è ciò che posso dire per quanto riguarda la mia realtà.
Ci sono canili su cui è molto più difficile inserirsi, canili in cui i cani non escono dai box, in cui ci sono pochi volontari e tutti di una certa età, con mente molto chiusa e poco propensi al cambiamento. Canili comunali che hanno l’interesse specifico ad avere molti cani.
Io ho fatto volontariato per un anno in uno di questi canili e ho trovate le porte chiuse, ma non come educatore: solo come volontario che viveva una realtà diversa dalla loro.
Per questi canili ci vuole molto tempo in più, bisognerebbe che ci fosse una nuova generazione di volontari, che ottiene la fiducia dei “vecchi” e piano piano inizi a cambiare le cose. Ci vuole tempo e determinazione. Personalmente ho mollato, ma perché ho cambiato casa e per me diventava troppo lontano.
L’ultima cosa che vorrei dire è che secondo me i corsi di formazione per volontari dovrebbero farli gli educatori che lavorano già in canile. Non ho mai sopportato certi colleghi che non hanno mai messo piede in un canile, che non sanno quali sono i limiti del lavoro di canile e che si mettono a creare corsi per volontari solo perché è di moda.
***
In questi giorni ho avuto modo di leggere l’articolo “Volontariato in canile: esperienza cinofila o incubo?” e pur condividendo quello che lei scrive, non posso non chiederle se potesse eventualmente scrivere anche un’articolo sui canili o rifugi che invece “funzionano”.
Il mio percorso cinofilo è stato fortemente voluto dalla responsabile del rifugio (che è una delle volontarie, solo che noi andiamo 2-3 volte alla settimana, lei invece TUTTI i giorni, mattina e sera, dà i farmaci, si occupa delle adozioni, della contabilità della Onlus, dei nostri turni, di “trovare”il cibo, perchè appunto non vogliamo convenzioni con i comuni, ma ci autotassiamo e raccogliamo fondi, facendo spesso anche vari gadget t-shirt-calendari-etc.)…quindi ho fatto il corso base per educatori e dopo di me altre due volontarie.
Io già avevo deciso da tempo che avrei voluto farlo e continuare la formazione (ai tempi lavoravo in ufficio con il mio attuale compagno e facevo gli orari che volevo) e infatti ho continuato e ho fatto anche il corso avanzato (anche le altre 2 volontarie, ma poi hanno fatto altre scelte lavorative).
In Sardegna,come lei saprà, la cinofilia è all’età della pietra, non c’è possibilità di formarsi: quindi ho continuato la mia formazione partecipando a tutti gli stage possibili, con Maurizio Romanoni ormai sono al 5° tra clicker, relazione, obedience (che spero di fare seriamente, anche se con un meticcio: ma che importa, dove si arriva andrà bene uguale!), Mascia Aniello sempre sul clicker-training, T-T con Serena La Picirella, con Michaela Cerna per l’agility e la scelta del cucciolo, sull’aggressività intraspecifica in uno dei pochissimi stage di Claudio Mangini e poi seminari ASETRA…e altri.
Tornando al nostro canile-rifugio, non posso negare che ci siano mie colleghe volontarie che vivono il rapporto con il cane di “pancia” ossia fatto di emozioni e sentimenti, ma le basi cinofile ci sono eccome! E l’amore conta, eccome se conta!
Certo non cura i problemi del cane né fisici né comportamentali (come per noi umani del resto)…ma senza quello non c’è conoscenza che tenga!!!
I nostri cani escono TUTTI dal primo all’ultimo, ogni giorno dell’anno,siamo lì dall’alba al tramonto, se questo non è amore…
Alcuni hanno problemi di socializzazione ed escono solo con i compagni di box (max sono in 4) o in piccoli gruppi, gli altri in gruppi composti da max 15 cani.
Ogni cane nuovo viene prima osservato e poi si prova l’inserimento in uno dei tre gruppi (ovviamente aprendo i box poco alla volta) che abbiamo formato in questi anni. Molti staranno a vita con noi, perchè inadottabili, malati o problematici per via dei maltrattamenti subìti. Non si interviene, non ci si avvicina, se tra i cani ci sono dei piccoli malintesi: al massimo si richiamano con calma e si rinchiudono i più agitati per evitare risse in branco. Sino ad oggi non è mai morto nessun cane ucciso da un’altro: oltre qualche buchetto, nessun ferito, stiamo molto attente nella distribuzione del pasto e si esce dal recinto solo se si ha la certezza che ogni cane mangia dalla sua ciotola e non ci sono scontri sul cibo.
Non vengono dati in adozione cani per vivere in campagna, non diamo cuccioli alle persone sopra i 65 anni, se un componente della famiglia non vuole il cane, non glielo diamo.
Facciamo i controlli pre-affido, andiamo a vedere dove andrà a vivere il cane, per decidere l’affidamento c’è la compilazione di un modulo e il questionario contiene domande tipo “se devi andare in vacanza dove lascerai il cane?” o “quante ore starà solo durante la giornata?”.
Se non ci piacciono le risposte, cani non ne vedono!
Poi ci sono i controlli post-affido, uno su appuntamento e l’altro all’improvviso e chi firma il modulo accetta tutto ciò.
Il passaggio di proprietà del cane (microchip che è intestato ad una di noi al momento dell’adozione) viene fatto solo dopo due settimane a nome dell’adottante in modo che se il controllo non dovesse essere positivo il cane torna da noi.
Noi non abbiamo cani da “sbolognare”, noi ci “facciamo un mazzo” per “salvarli” (sì cara Valeria, se io prendo un cane dalla strada rachitico, ferito, morto di fame e di sete con ancora un paio d’ore si e no di vita, lo sto letteralmente salvando!) e quindi se devono star bene gli diamo una famiglia, in caso contrario aspettano al rifugio di trovarne una per sempre.
In sei anni di attività abbiamo dato in adozione centinaia di cuccioli …(ogni tanto mi salta fuori qualche cliente che ha preso il cane da cucciolo da noi) e tantissimi adulti,e i rientri sono stati solo tre. Uno di una cagnetta cieca (si sono separati marito e moglie), un’altra cagnetta che era di un ragazzo che è partito fuori a lavorare e la famiglia non era in grado di occuparsene e non la voleva e la terza, sempre femmina, di una famiglia che dopo due giorni aveva cambiato idea e voleva un cucciolo…ma in realtà numeri bassissimi ed episodi che non si potevano forse prevedere in alcun modo (tranne nell’ultimo descritto che risale a più di due anni fa e quello ahimè fu un nostro errore!) . Insomma i sacrifici sono tanti e gli errori pure, sicuramente, ma a me sembra leggendo un’articolo come il tuo e pensare a noi, di vederlo come sparare sulla croce rossa!
Poi sì, noi saremo pure in parte crocerossine….ma quante vite hanno salvato durante le guerre anche loro?
A parte gli scherzi, vorrei, visto che io sono sia una volontaria che una cinofila, dire alcune cose che mi “irritano” sui neo-educatori che entrano nei canili per far “pratica” (e lo hanno fatto in mia assenza altri colleghi esterni al rifugio):
a) sanno tutto di qualsiasi cane, lo guardano e ti parlano del cane, senza conoscerlo,vedendolo dietro il box e con loro davanti a fissarlo e credono di stupirti…e in effetti lo fanno…per la supponenza (…e per le cazzate! Il cane fissato da un estraneo dietro una rete proporrà al 99% delle volte un atteggiamento diverso dal suo fuori dal box e con noi, è OVVIO!)
b) dimenticano che quei cani sono il frutto dei nostri sacrifici, fisici ed economici e se devono fare la cavia per loro (come lo hanno fatto un po’ per me!) come minimo mi devono dire cosa e perchè stanno facendo, invece di fare una faccia …della serie “che ti spiego a fare, tanto non capisci un cazzo!”
c) se FORSE si presentassero con un briciolo di UMILTA’ ad aiutare e iniziare come TUTTI spalando cacca, forse tra un recinto e l’altro qualcuno sarebbe pure disposto (io lo sono!) ad ascoltare i loro discorsi sui segnali calmanti e approccio corretto! Invece di arrivare, squadrare dalla testa ai piedi e dispensare consigli!
Poi, se non riescono a piacere e farsi ascoltare dalle volontarie, visto che sono anche loro “cavie”, come pensano di “conquistarsi” i futuri clienti? Li manderanno a quel paese ogni qualvolta sbagliano nel dire o fare???
Sì lo so….ho parlato dei cinofili come se io non lo fossi, non perchè non creda di essere un neo-educatore, lo sono: ma io, da una di “loro”, sono diventata Educatore. Quindi inizialmente era normale, è come avere un’amica che diventa sessuologa che ti da consigli sulla tua vita intima….fa strano! Poi però, con pazienza e con i FATTI, ho dimostrato che le conoscenze servono e non se ne può fare a meno se vuoi dare, oltre al benessere fisico, anche quello psicologico ai cani ospitati.
Quando però è capitato – alcune volte – che siano venuti a trovarci altri educatori, si sono comportati come ti ho descritto, da “maestrini”. Hanno fatto lezione….e poi chi s’è visto s’è visto!!
Mi auguro che lei riceva tante mail con nomi di canili e rifugi che fanno davvero gli interessi dei cani e in proposito la invito a vedere uno dei nostri “miracoli”: una cagnetta, trovata investita dopo 24 ore dall’incidente …. paralizzata agli arti posteriori, che ora corre felice con il suo carrellino, oltre ad avere un Kong tutto suo che preparo personalmente!
Qualcuno sa dirmi com’è la situazione nel canile di Verona? Ci sono persone di cui ci si può fidare? Passatemi il termine.
Vorrei sapere anche io la stessa cosa se possibile..grazie
Complimenti a questa volontaria-educatrice.Grazie da parte dei cani.