venerdì 4 Ottobre 2024

I dieci comandamenti per costruire un buon rapporto col cane (prima parte)

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – Io a volte dovrei starmene un po’ più zittina… ieri ho scritto che al seminario di Torino ho parlato dei “dieci comandamenti” che si dovrebbero seguire per creare un rapporto corretto con il cane, e con stamattina siamo arrivati a dieci email (una datata ore 6,25… scommetto che qualche cinofilo è stato svegliato da un cane che aveva urgenza di uscire!) che mi chiedono di pubblicarli su Ti presento il cane.
E i seminari, poi, che li faccio a fa’?
Comunque…oooooookay! Vaaaaaaaaaa bene!, come dice il Ranzani. Li pubblico, premettendo però che non troverete nessuna bacchetta magica. Non è che leggendo questo articolo (e neanche seguendo un seminario) improvvisamente riuscirete ad avere un rapporto perfetto col cane: queste sono semplici linee guida, insomma è soltanto l’ABC (o forse solo la A): il resto, come sempre, dovrete mettercelo voi cercando di capire meglio possibile “quel” singolo cane, perché la primissima regola è sempre la stessa. Osservare, osservare, osservare e imparare a leggere i suoi atteggiamenti, le sue reazioni, i suoi sguardi che saranno solo “suoi”, diversi da quelli di qualsiasi altro cane. Perché non stiamo parlando di oggetti fatti in serie, ma di individui con la propria personalità e intelligenza.
Premesso questo, ecco i primi cinque dei miei “dieci comandamenti” (gli altri cinque a domani, altrimenti l’articolo diventerebbe troppo lungo e noioso) :

PRIMO: non avrai altro Dio all’infuori di me (però sono ammessi diversi sotto-dei: i familiari, gli amici, il veterinario, il toelettatore…)

Con questo si intende che sì, è vero, il cane deve considerarci come il suo Dio personale (chiamatelo capobranco, leader, compagno a due zampe, partner non peloso….quello che volete. L’importante è che si stia parlando di una figura-guida a cui affidarsi con fiducia, amore e rispetto): però è una grandissima cretinata (per quanto diffusissima) quella che vorrebbe vedere il cane legato ad UNA e ad una sola figura umana.
Non ha nessunissimo senso neppure per i cani da guardia, visto che il cane teme ciò che non conosce e che la reazione più spontanea di qualsiasi essere vivente non è l’attacco, ma la fuga. Quindi, il cane che conosce un solo padrone (qui mi sembra il termine giusto: padrone di uno schiavetto a quattro zampe) rischierà di scappare a zampe levate di fronte a qualsiasi estraneo, compreso magari il ladro che vuole entrare in casa sua. Può darsi che la territorialità lo spinga ad aggredirlo, ma non è così scontato: tant’è che spesso si sente parlare di “quel deficiente di un cane, che ha lasciato entrare i ladri senza dirgli neanche BAU!”. I fautori del “padrone unico” si chiedano perchè.
Al contrario, un cane ben socializzato, che quindi non teme gli umani, imparerà facilmente a distinguere tra umani “buoni” e “cattivi” e, se ne incontra uno del secondo tipo, non avrà alcun timore nell’affrontarlo.
Alcuni cani si legano già spontaneamente ad una sola persona (o almeno, ci si legano più che agli altri membri della famiglia): questo va bene, a meno che non diventi un’ossessione. Ma costringere il cane a “conoscere un solo padrone” è una cavolata immane, che purtroppo mi è capitato di leggere recentemente sul sito dell’allevatore di una razza da guardia.

Detto questo, bisogna anche dire che “conoscere” e “amare” non sono sinonimi: il cane deve conoscere più persone possibile e più tipologie di persone possibile (compresi bambini, anziani, persone sulla sedia a rotelle, in divisa, di colore diverso ecc.ecc.), ma non è che debba per forza amarli tutti. Invece ci sono alcune categorie che devono essere proprio amate, o almeno trovate molto simpatiche e rispettate: tutti i membri della famiglia, ovviamente, ma anche le figure professionali che avranno spesso a che fare con il cane, e che magari gli faranno anche cose che non lo entusiasmano.
Veterinario e toelettatore sono i tipici personaggi che andrebbero sempre conosciuti fin da cuccioli, in condizioni di assoluto divertimento e relax (quindi, niente visite e niente bagni, ma solo “andiamo a trovare un amico” in ambulatorio o in negozio), ottenendone qualche coccola e magari un bocconcino, cosicché il cane abbini quei luoghi a sensazioni piacevoli prima di scoprire che c’è anche il lato meno piacevole. Ma se la prima impressione è stata positiva, questo “lato oscuro” verrà accettato con maggiore serenità ed eviteremo di trasformare ogni visita medica ed ogni toelettatura in una guerra.

SECONDO: io sono più figo di te (ma tu puoi diventarlo, se segui le mie indicazioni)

Chi ha seguito la storia di Raùl, il bull terrier che vedete nelle foto, dovrebbe aver capito che il primo modo con cui Claudio Mangini ha ottenuto la fiducia e il rispetto del cane è stato proprio questo: farlo trovare in difficoltà e mostrargli la via per risolvere il problema.
Questo si ottiene presentando al cucciolo normalissime situazioni che però lo mettano un po’ a disagio (scale, tribune – come quella nella foto – impalcature cittadine sotto le quali passare, griglie per terra eccetera eccetera), dimostrandogli che non c’è nulla da temere, perché basta seguire noi (che infatti affronteremo baldanzosamente tutte queste “incredibili” difficoltà, mostrandogli la giusta via).
Il cucciolo, in questo modo, comincerà a pensare che noi siamo dei Superman e che meritiamo il massimo rispetto.
Ovviamente lo stesso si può fare con un cane adulto (Raùl docet), ma non è altrettanto semplice perché ovviamente non basterà più una serie di scalini, che il cane adulto – a differenza del cucciolo – conosce già perfettamente e sale con la massima disinvoltura: bisognerà trovare qualcosa di più complicato. Sempre nei video di Raùl  (se non conosceste la storia, trattandosi di undici puntate che non posso linkarvi tutte, vi suggerisco di cercare “Quel pasticciaccio Bruto” nel motore di ricerca del sito: vi appariranno tutte) abbiamo visto Mangini saltellare su e giù da muri di tre metri:e tante grazie, lui fa lo stunt man! Per una persona normale, magari col fisico un po’ andato come il mio, questo è improponibile: però qualcosa si trova sempre. Per esempio io ho fatto un figurone con la Bisturi passando sotto una terribile impalcatura con un terribile tubo di scarico nel quale gli operai buttavano giù detriti, facendo un rumore assordante. Dopo che le ho fatto vedere come si poteva passare indenni, la Bisturi mi ha proprio guardato con la faccia da “WOW, che figa che sei!”.
Ovviamente tutto questo, intanto che fa pensare al cane che noi abbiamo quattro palle, aiuta anche lui ad accrescere la propria autostima.

TERZO: l’umano non è un dispenser di coccole

Spesso non ce ne rendiamo conto, ma siamo noi ad obbedire agli ordini del cane quando ci dice “coccolare, pleaseeee!”.
Ovviamente lui non ce lo dice in tono autoritario: viene a posarci il musone sulle ginocchia e ci fa gli occhi da cane ENPA, dopodichè noi ci precipitiamo ad obbedire accarezzandolo (la mia personale cagna, se non bastano gli occhi da cane ENPA, mi salta direttamente in braccio).
Che ci ispiri tenerezza o che ci strappi un sorriso, bisogna assolutamente resistere!
Perché non ci sono cinofilosofie che tengano: noi possiamo essere profondamente convinti della necessità di stabilire un rapporto equo, paritario, cooperativo, collaborativo e MAI coercitivo… ma il cane non la pensa affatto così!
Il cane è un animale gerarchico (chi più, chi meno…dipende dalla razza e dalla storia personale di ognuno: ma di base lo sono tutti, perché così dice il loro DNA) per il quale esistono figure dominanti (seeeempre nel senso di figure che guidano, che comandano perché meritano rispetto eccetera eccetera…non che “menano!”) e figure sottomesse: che non sono affatto considerate mezze calzette (tra i cani non esiste proprio il concetto di “individui inferiori”, ma solo quello di “individui con ruoli diversi”), ma che sono comunque tenute ad obbedire alle figure dominanti.
Se noi ci mostriamo disposti ad obbedire all’ordine “coccolami”, ai suoi occhi appariremo come figure sottomesse. E un giorno saranno le coccole (che non ammazzano nessuno), il giorno dopo potrebbe essere “dammi subito un pezzo di quel panino” (e anche qui, spesso, obbediamo…), il terzo giorno potrebbe essere “scendi da quel divano che voglio salirci io”. E se stavolta non obbediamo, potrebbe anche partire un bel ringhio… dopodiché ce la faremo sotto: oddio, il mio cane è diventato aggressivo!
Ma neanche un po’: il tuo cane sta comportandosi semplicemente da bravo cane dominante. Se tu, sottoposto, non obbedisci quando te lo chiede con le buone, passa a maniere più forti (ricordiamo che in natura infischiarsene di quello che dice il capo può significare morire di fame,  o essere attaccati da un predatore, o mettere comunque a rischio la vita del branco. Quindi è anche normale che l’obbedienza venga pretesa). E’ molto meglio che ci mettiamo noi, fin dal primo giorno, in condizione di essere considerati “quelli che danno le regole”, e non “quelli che obbediscono”.
Tutto questo non ha NULLA a che vedere con violenza e coercizione, ma solo con chiarezza, fermezza e coerenza.

Quarto: l’umano non è un’enorme ciotola animata

Il cibo è una risorsa primaria e come tale va gestita: con molto rispetto, considerandola (e facendola considerare dal cane) come qualcosa di prezioso che condividiamo con lui perché siamo amici, perché apparteniamo allo stesso gruppo sociale, perché vogliamo collaborare insieme e dobbiamo essere in forza e salute.
Non posso darvi regole precise da seguire, se non quella di creare una “routine” precisa in cui dovremo dare al cane l’impressione che ci “procuriamo” il cibo (per esempio prendendolo da un armadietto chiuso, e non da un sacco aperto e sempre in bella vista) e che lo analizziamo con cura (i lupi scelgono parti diverse delle preda da destinare ai diversi membri del branco, a seconda dei ruoli: si dice sempre che il capobranco “mangia per primo”, ma quasi nessuno sa che le parti migliori della preda, quelle più proteiche, vengono destinate ai cacciatori – che hanno bisogno di più energie – e non ai lupi alpha). Dopo questa piccola pantomima iniziale (non è che si debba fare una sceneggiata, è solo questione di “atteggiamenti”) daremo la ciotola al cane, chiedendogli di aspettare il nostro ordine prima di mangiare. Tutto questo “da’ importanza” al rituale del cibo e fa pensare al cane che noi ci impegnamo nella gestione di una risorsa così importante.
Se continuiamo a pasturare il cane dal mattino alla sera, distrattamente, come se il cibo fosse una cosa qualsiasi, il cane stesso perderà il rispetto per la risorsa…e conseguentemente per noi.
Oltre a questo, ricordiamo le regolette fondamentali:

 – ORARI PRECISI e REGOLE per i pasti
– VIETATO MENDICARE
– IN ADDESTRAMENTO il cibo dovrebbe essere sempre un “superpremio”, mai una routine banale e scontata

QUINTO: si gioca a modo mio, quando lo decido io (e si smette quando lo dico io)

Il gioco non mai è “solo un gioco”: è la principale scuola di vita per il cane. Rispettiamola come tale e non rendiamola mai vuota, sterile, ripetitiva. Se vogliamo annoiarci, giochiamo a carte con gli amici.
Questo era il “sottotitolo” della slide con cui ho affrontato questo argomento: qualcosa che in teoria sappiamo tutti, ma… quante volte diamo un giocattolo al cane giusto “per levarcelo di torno”, perché abbiamo altro da fare?
Quante volte avete sentito umani lamentarsi del loro cane “che non gioca”, quando l’unico gioco che propongono è  un distratto lancio della pallina intanto che loro mandano magari gli sms agli amici?
Mettiamoci bene in testa una cosa che sembra una contraddizione in termini, mentre è una realtà fondamentale: IL GIOCO E’ UNA COSA SERIA!
Il cane, attraverso il gioco, impara tutto quello che gli serve nella vita: impara a cacciare, a lottare, a difendersi. Come si può sottovalutare l’importanza di tutto questo, e ridurlo a un lancio di palline che non porta da nessuna parte, non insegna nulla, non crea nessun legame?
Il gioco va:
a) calibrato a seconda dell’età del cane e di ciò che vogliamo (o vorremo, se è un cucciolo) ottenere da lui in futuro. Per esempio, se pensiamo di farne un cane da riporto, dovremo badare molto all’importanza della “bocca morbida”: quindi, con lui, niente gioco di tira-molla “violento” e competitivo, ma piuttosto un “gioco di società” in cui si tiene uno straccetto o un salamotto uno per parte, magari correndo insieme. Durante questo gioco si insegnerà l’ordine “lascia” (che si ottiene in modo molto semplice: basta presentare al cane un altro giocattolo), che sarà fondamentale per il futuro lavoro del cane.
Vogliamo invece un cane da difesa (o  futuro tale)? Allora il tira-molla sarà competitivo: stavolta vinci tu, ma la volta dopo vinco io…e devi imparare che per vincere devi mordere più forte che puoi, a bocca piena, senza dare strattoni (perché se tu strattoni perdi la presa, e nel momento in cui apri la bocca per riprenderla meglio io ti frego il giocattolo). E in questo caso il “lascia” non si insegnerà con il doppio giocattolo, ma attraverso l’immobilizzazione dell’umano, che non compete più: fine della “lotta” = fine del gioco, devi mollare.
E ancora: non si gioca al tira-molla durante il cambio dei denti (se il cane sente male, potrebbe sviluppare avversione per il manicotto e per la futura manica).
Vogliamo invece un cane da agility? Allora va bene la pallina, perché il cane dovrà abituarsi a lavorare lontano da noi…e così via.
Non c’è “un” gioco, ci sono mille giochi diversi e mille modi diversi di giocare anche con lo stesso oggetto: però una cosa deve essere costante, e cioè il fatto che il gioco sia interattivo. NON si lasciano MAI giocattoli al cane: si gioca con noi, sempre e solo con noi;
b) reso entusiasmante. Il cane deve appassionarsi da morire al gioco, e questo come si ottiene? Come per qualsiasi oggetto dell’attenzione umana, canina o felina: facendolo desiderare. Mai al mondo, per nessunissimo motivo, si deve arrivare al punto in cui sia il cane a stancarsi/stufarsi di giocare: il gioco deve interrompersi nel momento in cui l’appetenza del cane è al massimo livello, quando è iper-eccitato e felice, quando non vuole altro al mondo che continuare a giocare.
E’ un po’ una cattiveria quella di fermarsi lì…ma convince il cane che noi siamo i Signori e Padroni del Gioco (il che aiuta a stringere il rapporto di stima e rispetto), e mantiene alto (anzi, innalza sempre più) il desiderio di giocare del cane: e siccome noi lavoriamo con lui giocando, e lo premiamo col gioco, ecco che questo suo desiderio lo spingerà a lavorare sempre meglio e con maggior entusiasmo, perché sa che alla fine arriverà la cosa che ama di più al mondo.

Autore

  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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34 Commenti

  1. Il gioco è il tasto dolente per me. Soprattutto la parte che riguarda il “fine gioco”. Ho una barbona media mole di 3 anni. Fantastica! Il fatto è che lei non smetterebbe mai di giocare, pallina , cotonosso , rincorrersi, per lei va nene tutto; ma quando arriva il momento di farla smettere, si interstardisce, oserei dire che si arrabbia e non accetta la mia decisione. Se mi siedo e non la considero per farle capire che io non gioco più, comincia a piagnucolare, a strattonarmi i pantaloni fino a cercare la mia attenzione abbaiando. E qui inevitabilmente sbaglio, perchè pud di farla smettere (i vicini si incavolano) gli concedo qualcosa. Lo stesso atteggiamento lo tiene tutte le volte che vuole qualcosa che io gli nego:attenzione, biscotto, gioco.
    AIUTO il mio cane mi vuole addestrare !

  2. la mia pastora simil tedesca e simil malinois che hai conosciuto a Roncade non gioca mai , ho provato a stimolarla ma niente. Gioca con lo spinoncino ma non con me . Adora che io la coccoli e forse questo è il suo modo di giocare. l’ho presa che aveva già un anno . Lo spinone gioca invece da sempre ma lei non pare interessata a nulla tranne che a me . E’ molto ubbidiente e piena di energie , però è disinteressata a palline, oggetti, bastoncini etc. A me sembra comunque un cane molto equilibrato che ha saputo superare tante difficoltà di comportamento che aveva all’inizio ed ha saputo recuperare autostima . Ora ho anche una gattina di tre mesi e a parte i primissimi giorni in cui tutti e due i cani sembravano risentiti e gelosetti , ora sono tutti e tre un gruppetto decisamente vivace e armonico .Che ne pensi ?

  3. Questi comandamenti sono meglio delle tavole di Mosè, anche se magari qualcosina ina ina già la si pratica o la si sa, la conferma e la spiegazione razionale e ragionata di una cinofila doc sono fondamentali 🙂

  4. Ho letto tutti i comandamenti con interesse e con un sorriso, come sempre 🙂 Grazie! Condivido tutto e mi sembra anche di applicarmi piuttosto bene per tutti e nove i comandamenti, eccezion fatta per uno, il terzo, il più difficile! (sì, quello delle coccole). Ho voluto e cercato appositamente un cane mansueto e coccoloso, il cavalier king, che è diventato letteralmente il mio terzo figlio. Questo battufolo di pelo non fa che guardarmi con i suoi occhioni languidi, ed è talmente dolce, buono, sensibile (sì, sono proprio andata, lo so!) che io alla sera, finite le faccende quotidiane, non faccio altro che lisciarlo, verbalmente e fisicamente. Perché non dovrei continuare a farlo ogni volta che voglio/posso? Perché? Perchè? spiegamelo ancora perchè, in fondo, in fondo, mica l’ho capito. Problemi di aggressività e di dominanza non ne ho (eccezion fatta per una sfrenata passione per il cibo, che, comunque, tento di arginare e per un’altrettanta sfrenata passione per la monta dei… maschi più giovani o castrati, sigh!). Cosiccome esistono cani da guardia, da difesa, da riporto etc… non esistono forse anche razze appositamente adattate per essere di conforto alle signore??? Non credere che io tratti il mio cagnolino esclusivamente come un pupazzo, questo no. Solo, non riesco proprio a controllarmi sul comandamento nr 3. aiutoooo!

  5. wuao! quarto comandamento(Se continuiamo a pasturare il cane dal mattino alla sera, distrattamente, come se il cibo fosse una cosa qualsiasi, il cane stesso perderà il rispetto per la risorsa…e conseguentemente per noi)

    mi è nuova questa.Da cucciolo gli ho insegnato l’autocontrollo,il mio cane se ne stava buono ed io gli porgevo la ciotola.Ormai è adulto e se ne sta buono .Ormai questa stupida routine non la eseguo più.
    Prendo la ciotola da terra ,gli metto il cibo dentro e la metto a terra
    Il cane ha perso il rispetto per me..??.scusa ma questa è troppo :))

  6. Avrei una curiosità riguardo il quarto comandamento, più che altro un pensiero che mi ronza in testa e che non riesco bene a sgarbugliare:

    “Se continuiamo a pasturare il cane dal mattino alla sera, distrattamente, come se il cibo fosse una cosa qualsiasi, il cane stesso perderà il rispetto per la risorsa…e conseguentemente per noi.”

    Ora, capisco che non dobbiamo mostrarci al cane come dei dispencer di cibo, tantomeno a suo comando. Ma se il cibo non viene cosiderato nè trattato come una cosa preziosa da noi, ma come un elemento di ordinaria presenza, a cui sia il cane che l’uomo possano accedere con facilità, il cane stesso, a mio avviso vedrà il cibo come qualcosa di poco importante, di basso valore, un risorsa non più così preziosa. In tal caso il cane perderebbe rispetto per il cibo, ma per quale motivo, di conseguenza, anche per noi?
    Certo tale atteggiamento andrebbe a nostro sfavore, in quanto avremo una risorsa in meno da gestire che può aiutarci a definire le gerarchie, e una possibile motivazione o un rinforzo in meno da usare nell’addestramento. Ma non capisco come potrebbe nuocere alla base del rapporto toglere valore a tale risorsa, se si compensa sufficientemente con la gestione di altre risorse importanti.

    🙂

    • Laura, probabilmente mi sono espressa male: non è che il cane perda il suo interesse per noi “in toto”, ma lo perde nel momento in cui stiamo lavorando con lui (che è poi il momento in cui ci comportiamo da dispenser: spero che nessuno pasturi continuamente il cane durante tutta la giornata!). Insomma, invece di guardarci con interesse e desiderio, per un po’ guarderà il marsupietto portabocconcini, poi guarderà la mano che i bocconcini li porge e alla fine si guarderà distrattamente intorno, prendendo ogni tanto un boccone con l’aria di fare un piacere a noi.
      E’ una scenetta che si vede continuamente sui campi di educazione/addestramento in cui si fa uso (e abuso) di bocconcini 🙂
      Siccome noi siamo lì solo per pasturare, quando non ha più fame il cane non ci si fila più.

  7. Maro non e` interessato a premi di biscottini, non e` interessato a coccoline premio, l`unico comando a cui obbedisce (a parte il fermo! in caso di reale pericolo) e` “mangialamozzarella” … puo` servire come ordine per poi giocare?

  8. articolo bellissimo e divertente come sempre.
    io in particolare “presserei” sul comandamento n. 5: IL GIOCO!!!!
    dimmi tu in quanti campi addestramento ti insegnano come giocare con il tuo cane: praticamente nessuno!
    quando ho portato a casa Kira (il mio attuale e primo cane) e mi sono messa a giocare confesso che sono rimasta male perchè effettivamente non sapevo come approciarmi a lei. poi d’istinto mi sono messa a terra e ho simulato il gioco tra cuccioli ed è andata bene. successivamente sono andata al campo addestramento, ma lì Kira non mi degnava di uno sguardo sia che avessi i bocconcini che i giochi…. il perchè…. il mio gioco era statico. insomma “dai che te dai” da rincorrerci a saltarci addosso a terra, al tira e molla, alla pallina, al freesbe variamo sempre, corro (scappo) poi ti rincorro io (scappi tu), il primo anno ho perso 10 kg solo a giocare con lei. faccio ammenda perchè ogni tanto ricado nella pigrizia di elargire troppi bocconcini quando faccio qualche esercizio a casa di obbedience (invece la mia istruttrice mi fa lavorare quasi esclusivamente con i bocconcini: sono stata io a imporre il mio metodo con più gioco e meno bocconcini).
    IL GIOCO E’ ALLA BASE DEL RAPPORTO CON IL NS CANE: LO AVESSI CAPITO PRIMA MI SAREI DATA ANCORA PIU’ DA FARE!!! ho perso un pò di tempo, ma non la grinta, la voglia di imparare e di fare ;-).
    grazie Valeria per le tue “perle” quotidiane!!!

  9. Colgo lo spunto da quest’articolo:
    Voi siete d’accordo con coloro che dicono che il cane devi accarezzarlo/coccolarlo solo quando ha obbedito a un comando o qualcosa del genere?
    Della serie che il capobranco si deve mostrare affettuoso con il cane solo quando se lo merita..
    Io penso che valga più per chi ha dei problemi “gerarchici” con il proprio cane,ma in condizioni normali se ho voglia di accarezzarlo lo faccio e basta…

    • Un’altra cosa..in un libro leggevo che sarebbe meglio non abituare il cane a orari precisi per i pasti,cosìcchè il giorno in cui non potremo darglielo a quell’ora oppure non ci saremo lui non farà storie e non andrà in confusione…Che ne pensate??

      • I miei cani mangiano a orari piu` o meno regolari…pero`se ho il ristoratne pieno aspetteranno mezz`ora un`ora, come facciamo noi del resto, non e` possibile diverso. Se facciamo un viaggio di qualche ora faranno colazione in anticipo e pranzo o cena piu` tardi in modo da non viaggiare a stomaco pieno che potrebbe creare problemi.Un po` di elasticita` in effetti li abitua a non essere troppo intransigenti e a non preoccuparso se la pappa non sara` scodellata ale 13:25 in punto. E credo che dovrebbe valere coi bambini appena non sono piu`neonati.

  10. sul primo punto direi anche di non essere gelosi e che non è che se il vostro cane fa le faccine dolci al macellaio, o si trova bene con la figlia dell’amica, rischia poi di non riconoscervi come leader. Anzi queste cose dovrebbero stimolare il Dio ad essere sempre interessante agli occhi del cane.
    Sul finale del quinto punto non so, io non ho un cane tanto giocherellone quindi sul mio cane concordo quanto scritto, ma con i cani peter pan come la mettiamo? certi cani forse non giocano già troppo? C’è il momento del gioco e quello…della crescita, anzi, cane che gioca sempre = cane non cresciuto fino in fondo, secondo me. A molti sta bene così, lo so

  11. Ecco come dovrebbe essere spiegata sempre la “regressione sociale guidata” ai comuni mortali! Sono in attesa degli altri 5 comandamenti… Mi verrebbe da rubarteli e proporli pari pari ai vari corsi (posso, citando la tua maternità?).

  12. Penso che per l’inesperto siano regole da seguire ma una volta che si capisce come funziona il nostro cane e il nostro rapporto sia ben chiaro le cose si possono anche rendere più elastiche in base sempre al cane con cui condividiamo la nostra vita.
    Se mancano i comandamenti 1 e 2 tutto il resto però non ha molto senso…e se questi sono ben radicati passano comunque in secondo piano gli altri comandamenti, nel senso che non casca il mondo se coccoliamo o diamo del cibo a caso e giochiamo a comando qualche volta se abbiamo un bellisimo rapporto. Sempre mio parere per esperienza personale…e non valido per tutti i padroni (e cani…).
    per i comandamenti 1,2 e 4 mi salvo egregiamente…ma sono un dispenser di coccole…ma lei le dispensa a me quando io le chiedo a lei. E gioco anche quando chiede (è un aussie…se devo aspettare che non me lo chieda non giocheremmo mai!!!), ma si gioca a modo mio anche se è lei a chiedere.

    • Nina, non devi “aspettare che non te le chieda”: basta ribaltare l’ordine delle cose. Lei chiede una cosa a te? Allora tu ne chiedi una a lei (basta un “seduto”, una cavolata qualsiasi) e tu, come premio (e non “obbedendole”) giochi con lei. Così le gerarchie sono corrette e il risultato è sempre lo stesso: giocate 🙂

      • Voglio scusarmi: volevo dire che la risposta della redazione mi piace ma ho cliccato per sbaglio il contrario…e non riesco a toglierlo!
        La risposta mi piace eccome!!!

      • ah bè ma quello si!! se vuole poi giocare con pallina da tennis le dico di prendere la pallina di gomma o le nascondo qualcosa che dovrà cercare, gioco quando vuole lei per forza(24 ore al giorno…anzi 25)ma a modo mio e come dico io e se fa quello che dico io…o me ne vado!

    • si vero…vero anche che a me piace tenere attivo spicologicamente,e fisicamente….e poi la miano e’ piu passione….ma una malattia, che si cura con il giocare col proprio cane ogni qualvolta si presenti occasione..sono stimolatodall’isegnarli ogni cosa , di qualsiasi genere…lui apprende subito e con facilita'(devi vedere la sua felicitain ogni esercizio eseguito correttamente)il cane.. fedele amico con cui passare ogni minuto del tempo….uomo amico fedele………….ciao…………..

  13. 1. il mio cane è politeista… io sono solo Zeus…
    2. ho esaurito le possibilità di mostrare la mia eventuale figaggine… ora il cane cammina sulle griglie, sui pavimenti lucidi e salta sul muretto in mezzo alle colonnine del parco… altro non mi so inventare. Avendo n.4 gambe lunghe fa tutto molto meglio di me.
    Però mi fa ben sperare che quando non sa se avere paura o no mi guarda… se io non ho paura, si mette tranquillo
    3. Il cane ha imparato che riceverà coccole solo quando sarà buono e fermo e a terra… così alle volte si mette pancia all’aria e aspetta. Almeno un grattino glielo faccio.
    4. Quando lo chiamo per la pappa (crocche condite con qualcosa) lui si siede a aspetta tranquillamente il comando “mangia”. Fatto il suo dovere però alle volte se ne va perché non ha fame… Se nessuno gli dice “mangia” non si avvicina mai alla ciotola a meno che non siamo distanti di almeno 3 metri.
    Se c’è concorrenza (altro cane nei paraggi) fa il cane normale.
    5. Ahia… il cane si stufa di giocare molto prima di me… dopo pochi minuti (a cui tuttavia tiene molto). L’unico gioco che farebbe all’infinito è il tira tira soprattutto con oggetti lunghi (bastoni o il suo osso da mezzo metro con cui giochiamo al samurai… difficile da spiegare, ma potrei fare un video 😀 )

    Domanda: alle volte, la sera dopo cena e prima dell’ultima uscita, rompe perché vuole fare qualcosa (qualsiasi cosa) anche se abbiamo già giocato, fatto la passeggiata di due ore etc… Semplicemente mi vede seduta a non far niente (leggo o guardo la TV) e vorrebbe ingaggiarmi in qualche attività (se sono indaffarata sta buonissimo).
    Rompe in modo abbastanza gentile, leccandomi o mettendo il muso sotto una mano o dandomi zampate.
    Se io gli metto in guinzaglio e mi risiedo, si rassegna e si mette a terra. Alle volte non occorre neppure che lo tenga io, il guinzaglio…
    E’ sbagliato? E in ogni caso, perché col guinzaglio sta buono?

    • Perché spera di uscire, ma è disposto ad aspettare i tuoi tempi. A parte il dargli grattini quando li chiede (purtroppo lì ci casco anch’io, a volte… ma basta dargli un ordine – anche solo un “seduto”! – prima di eseguire il suo, e tutto si rimette a posto), a me sembra che tu non faccia niente di sbagliato: ma non solo, mi sembra anche che il tuo cane sia un cane educato, che non rompe le palle e che si diverte. Insomma, tutto mi sembri, tranne che una Sciuramaria!

  14. Ora che la Rossetti è al terzo mese e decidere cosa farà da grande è necessario, il Quinto mi è molto utile, anche perché “loro” giocano insieme, tra loro. devo organizzare il giardino in modo che si giochi tutti.

  15. Bello e pratico grazie!
    Pero`…quando hai scritto “Primo: non avrai altro Dio all`infuori di me” d`istinto ho pensato: ma io ho due cani son politeista? ^o^
    Invece sul quarto vado bene: Yukita mi osserva attentamente seduto all`entrata del cucinino da quando estraggo il suo pollo dal frigo a quando dopo averlo cucinato e raffreddato e mescolato ai croccantini glielo scodello, no puo` pensare che sia una faccenda da poco…perche` in realta` non lo e`!

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