di CARLO COLAFRANCESCHI – Respiro il Border Collie a pieni polmoni da circa sette anni, anche se già dalla fine degli anni settanta conoscevo bene le sue strabilianti capacità.
Allora come adesso un cane inarrivabile nel lavoro con il gregge, allora come adesso talvolta ambito da persone in caccia di facili successi agonistici, allora come adesso capace di evidenziare la differenza tra conduttori capaci e non.
Eh sì: perché il border, così stramaledettamente capace di apprendere alla velocità della luce, con altrettanta immediatezza segna la linea di spartizione tra “chi ci sa fare” e “gli altri”.
E’ opinione comune che il Border, diversamente da tante altre razze, non abbia subito nel corso degli anni quell’impoverimento genetico dovuto ad un sistema di gestione della razza senza un obiettivo comune che prevedesse l’applicazione di quelle regole ben precise che fanno capo alla disciplina della genetica della popolazione (population genetics) da parte di un genetista al servizio del club di razza.
Ho sempre pensato che partendo da quanti soggetti si voglia, se il sistema è quello di utilizzare il campione di turno, il risultato non può che essere un impoverimento del patrimonio genetico della razza.
Questo concetto è tutt’oggi poco compreso, come lo è il concetto di COI (Coefficiente di Consanguineità), dove molte sono le false illusioni basati sui calcoli relativi a 5 generazioni.
Così sono andato a curiosare sul sito della ISDS, dove sono registrati tutti gli oltre 250.000 Border Collie ad oggi prodotti, ed ho “scoperto” dei fatti molto interessanti: il virgolettato sta a significare che alcune delle “scoperte” delle quali sto per scrivere in realtà sono già conosciute da parecchi anni… tuttavia un conto è scorrere uno scritto per avere una idea di massima, altra cosa è raccogliere informazioni a conforto di un ragionamento.
• I cani fondatori che influenzano il patrimonio genetico della attuale popolazione sono 643 (per essere più precisi: abbiamo 3143 fondatori, dei quali 1481 hanno prodotto cucciolate registrate. Di queste solo 643 hanno avuto influenza sui cuccioli nati negli ultimi 5 anni (ricordiamo che tutte le informazioni sono relative all’anno 2000).
• Lo 0.01% (25) di tutti i cani registrati determina il 75% di geni nella presente popolazione
• In realtà del patrimonio genetico dei 643 fondatori ad influenzare l’attuale popolazione è il patrimonio genetico di 8.3 soggetti, su una popolazione attuale (dati riferiti al 2000) di 25.000 soggetti!
Mi è già stato chiesto quali 8 e la risposta è stata “non posso saperlo”!
Infatti quello che posso dire è che se ai fini dell’esempio diamo un valore arbitrario di 10 al patrimonio genetico di un cane, il nostro Border Collie è partito con un valore di 6430, ridotto ad 80 nell’anno 2000.
Come è potuto succedere? Credo che bastino pochi esempi.
R.Gwilliams Meg 79483, ha partorito 89 cuccioli nell’arco di 9 anni per un totale di 13 cucciolate.
La coppia 156350 x Jenny 159603 ha prodotto 74 cuccioli da 14 cucciolate.
Spero che nessuno abbia il coraggio di puntare il dito nei confronti dell’ISDS, che ha il solo torto di avere religiosamente registrato la storia della propria razza rendendola accessibile a chiunque!
Dunque, mentre sono in tanti a baloccarsi con il relativamente basso COI del BC, questo ha continuato inesorabilmente ad aumentare anno dopo anno, senza che nessuno prendesse nota.
Una falsa sicurezza ricavata analizzando dati incompleti (5/6 generazioni indietro) .
Il grafico sopra riportato dimostra come a partire dagli anni 60 il COI non sia diminuito come risulta analizzando le prime 6 generazioni ma piuttosto abbia avuto un andamento inverso.
Ho trovato questo grafico che ben descrive quanto sto cercando di evidenziare:
Credo risulti più che evidente che 5 generazioni siano pochine per valutare il COI.
Qualcuno potrà dire che oggi abbiamo dei software che arrivano molto più indietro, ed è vero: ma non mi sembra che questo abbia indotto nessuno a cambiare sistema.
Sistema? Sì, sistema.
Visto il generale intento di migliorare la razza debbo concludere che la maggioranza degli allevatori ignori la gravità della situazione.
Immagino che la ignorino i club di razza, gli organismi nazionali e non ultima l’FCI, ma non penso di essere io il depositario della verità: al massimo sarò forse uno tra i pochi che veramente se ne impippa della correttezza politica, madre di tutti i problemi! Mentre tutti sono alla ricerca di “linee pulite”, il vero problema che riguarda tutti è che il patrimonio genetico del BC si è impoverito.
Se siamo passati da 643 a 8, quanto tempo pensiamo di impiegare prima che il BC diventi una razza malata?
Siamo nel 2013 e sarebbe ora che le razze fossero gestite (attraverso i club) da genetisti, secondo i dettami della genetica della popolazione. Se non lo si fa, gli unici a trarne vantaggio saranno i commercianti, a tutto discapito degli allevatori seri che però, nelle condizioni attuali, combattono una guerra persa in partenza.
La razza ha un COI “basso” in continuo aumento: non ci vorrà molto prima che raggiunga livelli di non ritorno, come è già successo in altre razze che definire malate è un eufemismo.
Invito a visitare il sito dell’ISDS per una rendicontazione più precisa.
Salve ,la razza per colpa di alcuni scalmanati e sicuramente in pericolo ma penso come tutte le razze canine che vengono utilizzate a scopo di lucro . Non esiste solo il Pedigree ISDS ma anche : FCI E American Border-Collie ,certamente solo da pochi anni (penso circa 30)ma la razza e molto più ampia della solo ISDS ed purtroppo esistono più linee diverse create negli ulti 15-20 anni.le discendenze iniziali sono dettagliate ma con risevo non dimentichiamo che erano solo cani da lavoro con dubbia ed incerta provenienza senza tagliere nulla alla efficenza della razza .
Grazie ad entrambi per la traduzione. 🙂
Inutile dire che mi ha fatto piacere leggere il tuo thread e sorpreso della tua competenza nella lingua italiana. Spesso ho avuto obiezioni riguardo la genetica del Border Collie a causa del presunto arricchimento genetico avvenuto nel BC in America, Nuova Zelanda e Australia.
Lasciando da parte il record dell’ ISDS trovo che coloro che sostengono tale tesi abbiano posto poca attenzione su come il Border Collie sia arrivato in questi paesi, o più correttamente come pecore e cani siano arrivati in questi paesi. L’ Australia è spesso descritta come il paese dove BC è stato incrociato con ‘cani locali’ e Kelpies! Cani locali?!
“La prima flotta” è il nome dato alle undici navi che partirono dalla Gran Bretagna, per l’Australia, il 13 maggio 1787. Secondo il primo censimento del 1788 (come riportato dal governatore Phillip a Lord Sydney), la colonia consisteva di 7 cavalli, 29 pecore, 74 suini, 6 conigli, 7 bovini: e la popolazione bianca era costituita da 1030 persone. Nel 1797 la prima importazione di pecore Merinoin Australia è documentata da un ufficiale dell’esercito inglese.
Gli antenati del Kelpie erano cani, chiamati Colleys o Collies. Alcuni di questi collies sono stati importati in Australia per lavorare bestiame nel XIX secolo e sono stati allevati con “altri tipi di cani”. I Collie odierni non si formarono fino a circa dieci o quindici anni dopo l’affermazione del Kelpie, con il primo Border Collie ufficiale che arriva in Australia dopo la costituzione della Federazione nel 1901. Ora di che “altri tipi di cani” stiamo parlando?
Dobbiamo andare indietro nel Regno Unito per scoprire che quei cani che sono stati utilizzati per creare il Farm Collie, lo Scotch Collie e il Border Collie hanno una origine comune .
Il cane da pastore inglese è una delle più antiche razze canine nel mondo. Originariamente portato nelle isole britanniche da Cesare nel 55 A.C.. che usò questi cani per gestire il bestiame portato per nutrire le sue truppe. Essendo l’Inghilterra quello che è, un’isola circondata dal mare, quei cani costituirono il pool genetico dei precursori di tutte le razze Collie nel Regno Unito.
Torniamop “down under”. Non ci sono cani autoctoni in Australia, anche il dingo non è veramente nativo di questo continente, sembra infatti che siano arrivati circa 3500 / 4000 anni fa. Le pecore sono state portate in Tasmania subito dopo la sua nascita nel 1803.
Nel 1828, nella terra di Van Diemen c’erano 680. 000 pecore. Pecore Merino dalla Sassonia in Germania e pecore del Leicester sbarcarono nel sud dell’ Australia provenienti dalle colonie orientali nel 1838. Dal 1879, nell’ Australia occidentale si contavano 1 milione di pecore.
Dunque, da dove provenivano gli antenati del Kelpie? Potrebbero forse essere gli stessi cani che contribuirono al pool genetico del BC nel Regno Unito? Penso di sì.
Anche le pecore non erano native dell’Australia. Sembra ragionevole pensare che la necessità per i cani sia venuta conseguentemente all’importazione di questi animali che tra l’altro, in un primo momento furono utilizzati come fonte di cibo. Credo ragionevole supporre che i pastori non volessero contare sul dingo per lavorare le loro pecore! Vero che ci sono segnalazioni di incroci tra BC e Kelpie ma credo essi avvennero a causa dello scarso numero di femmine disponibili e su una base molto limitata. Chi vorrebbe altro che un Border Collie per lavorare le pecore?!
La prima fase di attività degli europei nelle Americhe iniziò con le traversate dell’Oceano Atlantico di Cristoforo Colombo (1492–1504), sponsorizzate dalla Spagna, tuttavia l’esportazione di una singola pecora spagnola all’epoca, poteva sancire la pena di morte per un contrabbandiere: ciò fino al 1786! Questo non sta a dire che le pecore non uscirono verso confini europei o americani fino a quella data. Nel 1519 all’inizio della spedizione che più tardi aprirà la strada al Messico e la parte occidentale degli USA, Cortez portò con se le pecore nate da quelle che fecero parte, come scorta di cibo, della seconda spedizione di Colombo nel 1493. Gli spagnoli svilupparono i propri cani per far fronte all’espansione nazionale dell’industria (lana). Molti di questi cani discendevano dal Mastino delle Alpi. Durante il regno di of Henry VIII and Elizabeth I, avendo riconosciuto il valore delle pecore e dell’industria della lana Henry confiscò le greggi dai monasteri, ridistribuendole ai cortigiani. Ciò portò ad una grande disoccupazione dei pastori che si videro costretti ad emigrare, verso le colonie americane.
Quando questi pastori migrarono, il pastore inglese fu portato nelle colonie americane e seguì lo sviluppo degli Stati Uniti da est a ovest. In un primo momento erano conosciuti semplicemente come “good ol’ farm collie”. (Il buon vecchio cane delle fattorie)
Il nome dato a questi cani variava da Old Farm Collie to Farm Collie to Farm Shepherd to English Shepherd. Il periodo americano coloniale (la prima colonia inglese fu fondata a Jamestown in Virginia, nel 1607) e per il 1733, tredici colonie inglesi si erano insediate lungo la costa atlantica, (periodo coloniale terminato nel 1776), l’Inghilterra cercò in ogni modo di scoraggiare la concorrenza dell’ industria laniera in America. Con grande determinazione acquistando dagli olandesi e contrabbandando dall’Inghilterra, la popolazione delle pecore nella colonia del Massachusetts crebbe fino a 10.000 unità nel 1664. Ventuno anni dopo si contavano oltre 100.000 pecore.
Come nel corso del 1800 i coloni andarono ad ovest portando con se le greggi e i cani principalmente di allevamento inglese. Beh penso sia accettabile che gente inglese volesse con con se cani di allevamento inglese, soprattutto non essendoci altra scelta adatta disponibile!
Questo è un resoconto molto approssimativo di quello che è successo nel pool genetico del BC, per sottolineare che in Australia e in America prima dell’arrivo degli inglesi, non c’erano pecore e di conseguenza nemmeno cani da pastore, quando si è avuta la necessità, sono arrivati cani da pastore dall’Inghilterra, dalla stessa zona dove è stato sviluppato il Border Collie, dagli stessi antenati: i cani bovari celtici e romani (400A.D) e successivamente del 500/1000 D.C. al 1860 il vecchio Working Collie. Sono questi cani incrociati con i Setter, gli Spaniel e i segugi che hanno dato vita nel Regno Unito al Border Collie senza rivali di oggi, e sono gli stessi cani che con i quali eventuali incroci potrebbero essere avvenuti quando il BC raggiunse l’ Australia e l’ America.
Come te dubito che una significativa parte di variazione genetica sia stata aggiunta al BC anche se ‘outcrossed’ con cani comunque provenienti dallo stesso pool genetico dal quale il BC discendeva. Inoltre dal momento che questi cani avevano un lavoro preciso da fare, che è il lavoro con le pecore, dubito molto che i primi coloni inglesi dopo l’importazione di cani appositamente trasportati dal Regno Unito avrebbero cercato l’incrocio con dingo o il mastino alpino, per migliorare le abilità di herding dei loro cani.
Poche persone sono consapevoli del fatto che le regole che governano la riproduzione e la registrazione delle razze dei club di allevamento sono la ragione per cui una volta che viene creata una razza e i registri chiusi, la diversità genetica di qualsiasi razza può solo diminuire causando di conseguenza l’aumento dei problemi genetici. Lo dico forte e chiaro se stiamo allevando cani verso l’estinzione (è solo una questione di quando) è conseguenza diretta delle regole come stabilito dai kennel club . Abbiamo bisogno di mettere a fuoco alcune verità inconfutabili:
1. Creazione di una razza e il mantenimento di una razza richiedono una diversa gestione.
2. Il concetto di purezza della razza è ridicolo in questa età e tempo.
3. Dobbiamo chiedere aiuto all’esperienza del genetista nella genetica di popolazione: è l’unico modo con il quale possiamo sperare di riguadagnare il controllo della salute di tutte le razze.
Il primo passo da parte dei Kennel Club dovrebbe essere quello di computare i dati in loro possesso per calcolare il coefficiente di consanguineità dando il via ad una nuova era ispirata a principi di allevamento fondati su principi scientificamente stabiliti.
Nota (come la solito le traduzioni mi vengono una schifezza!)
Ma come … Dopo che mi sono letta IN INGLESE tutta la storia del BC dall’ età della pietra ad oggi scopro che c’è la traduzione qui sotto?? :O x-(
Hello Christopher,
Needless to say I was pleased to read your thread and surprised of your competence in the Italian language. Often I have had objection moved at me concerning the genetics of the Border Collie on account of presumed addition of new blood either in the Americas, New Zeland and Australia. Leaving the ISDS record aside, I find that those who sustain such thesis have limited attention of how the Border Collie arrived in these countries or more correctly how sheep dogs arrived in these countries. Australia is often described as the country where BC where crossed with ‘local dogs’ and Kelpies! Local dogs? The First Fleet, is the name given to the eleven ships that left Great Britain, bound for Australia, on 13 May 1787. According to the first census of 1788 as reported by Governor Phillip to Lord Sydney, the colony consisted of 7 horses, 29 sheep, 74 swine, 6 rabbits, 7 cattle: and the white population of the whole country was 1030. In 1797 the first documented import of Merino sheep by an English army officer occurred in Australia.
The ancestors of the Kelpie were dogs, called Colleys or Collies. Some of these collies were imported to Australia for stock work in the early 19th century, and were bred to other types of dogs. Today’s Collie breeds were not formed until about ten or 15 years after the Kelpie was established as a breed, with the first official Border Collie not brought to Australia until after Federation in 1901. Now what “other types of dogs” are we talking about? We have to go back to the UK to find out that those dogs that were used to create the Farm Collie, the Scotch Collie and the Border Collie have a common origin. The English Shepherd dog is one of the oldest dog breeds in the world. Originally brought to the British Isles by Caesar when he invaded in 55 BC. He used these dogs to herd the livestock brought along to feed his troops. Being England what it is, an isle surrounded by the sea, those dog constitute the genetic pool of the precursors of all Collie breeds in the UK . Back “down under”. There are no native dogs in Australia, even the dingo is not truly native to this continent, but is thought to have arrived between 3500 and 4000 years ago. Sheep were taken to Tasmania soon after it was settled in 1803. In 1828, there were 680. 000 sheep in Van Diemen’s Land. Merino sheep from Saxony in Germany and Leicester sheep landed in South Australia from the eastern colonies in 1838. By 1879, there were 1 million sheep in Western Australia. So where are the colley ancestor of the Kelpie coming from? Would they perhaps be the very same dogs that contributed to the BC genetic pool in the UK? I think so. Sheep too were not native to Australia. It seems reasonable to think that the need for dogs did come about as a consequence of the import of these animals that by the way, were at first used as source of food only. I think reasonable to assume that the shepherds there could not rely on the dingo to tend their sheep! True there are reports of later crossing between BC and Kelpies but I believe that was mainly due to the scarce number of bitches available at the time and on a very limited basis. Who would want anything but a Border Collie to work on sheep?! The first phase of European activity in the Americas began with the Atlantic Ocean crossings of Christopher Columbus (1492–1504), sponsored by Spain, however the exportation of a single Spanish ewe could earn a smuggler the death penalty up until 1786! This is not to say that sheep did not leave for Europe or the Americas until that time, to have sheep. In 1519 when Cortez started his expedition which would later open up Mexico and the western Untied States, he took with him the offspring of sheep from Columbus’ second expedition in 1493, as a walking food supply. The early Spanish dogs breeds soon developed to manage the expanding national industry. Many of these dogs descended from the Alpine mastiff. Indeed during the reigns of Henry VIII and Elizabeth I, recognizing the value of the sheep and wool industry Henry seized flocks from the monasteries and redistributed the sheep to court people. This lead to vast unemployment amongst the shepherds, creating a surge in immigration to the American colonies. When these shepherds migrated the English Shepherd was brought to the colonies and followed the development of the United States from east to west. At first they were known simply as the “good ol’ farm collie”. The name spanned from Old Farm Collie to Farm Collie to Farm Shepherd to English Shepherd. During the U.S. colonial period (the first English colony was founded at Jamestown, Virginia, in 1607) by 1733, thirteen English colonies had been established along the Atlantic Coast, (colonial period ended in 1776), England tried to discourage a competing wool industry in America. With strong determination and through purchases from the Dutch and sheep smuggled from England, the sheep population in the colony of Massachusetts had grown to 10,000 by 1664. Twenty-one years later there were over 100,000 sheep. As settlers moved west during the 1800s they took with them flocks of sheep and their dogs primarily of English breeding from the Eastern seaboard. Well I think it fairly acceptable that English people would take with them dogs of English breeding especially with no other suitable choice available!
This is a very rough outline of what happened in the BC breeding pool, mainly to underline that in both Australia and America before the English arrived, there were not sheep and consequently no need for sheepdogs, when it arrived, dogs arrived from herding stock from England, from the same area where the Border Collie was developed, from the same ancestors: the Celtic dogs and Roman Cattle dogs 400A.D) and later from around 500 /1000 AD to 1860 the Old Working Collie.
It is these dogs that with setters, spaniels and racing hounds gave birth in the UK to the unrivalled Border Collie of today and it is the same dogs that might have been used in Australia and America to cross with the BC when it arrived. Like you I doubt much genetic variation was added to the BC even if ‘crossed’ by dogs that were taken from the very same genetic pool BC descended from. Also since these dogs had a precise job to do, that is herding sheep, I doubt very much the early English settlers after importing sheep dogs from the UK would seek dingo or the Alpine mastiff, to improve the herding abilities of their dogs.
Few people are aware that the very rules that govern breeding and the registration of breeds by the kennel clubs are the very reason why once a breed is created and the registries closed, the genetic diversity of any breed of dog can only decrease and consequently genetic problems only increase. I will say it loud and clear if we are breeding dogs into extinction (it’s only a matter of when) it is as a direct consequence of the rules as laid out by the kennel clubs.
We need to focus on few irrefutable truths:
1. Creating a breed and maintaining that breed requires different management.
2. The concept of purity of the breed (race) is ludicrous in our time and age.
3. Help from genetist’s expertise in population genetics is the only way we
can hope to regain control over the health of all breeds.
Kennel clubs should as a first step compute the data they have to calculate breeding coefficients of the various breeds and give start to a new era of sound breeding principles as laid out by science.
Cheers
Questo invece, Carlo, te lo traduci tu, grazieeeeeeeeeeeeee! 🙂
Ciao Valeria, ti chiedere me traduzione… ok però avere un po’ di pazienza 🙂
Ehm… guarda che lui ha scritto in inglese. L’ho tradotto io (spero non troppo male).
Non avevo dubbi che lui avesse scritto in inglese, infatti ho risposto anche io in inglese. La mia nota é conseguente alla stesura della mia risposta (in inglese) per un inglese (o americano fa lo stesso) e la mia personalissima convinzione che qualsiasi traduzione, anche fatta da un professionista del mestiere (che io non sono di certo) non trasmetterà mai le sfumature,il sapore dell’originale. La tua traduzione non tradisce il significato dell’originale ..che in definitiva é ciò che più conta. :-)Però non é giusto che per uno straniero traduci e per un italiano no!! 🙂
Mattepare che mi metto a tradurre un italiano, che capisce il mio italiano? Così poi mi dice “ah, ma non volevo assolutamente dire quello”? Ahahahahah!!! Scordatelooooo!!!
Greetings, I am the author of the BorderWars blog and I’d like to add to this discussion. I am sorry that my Italian is not better, but I don’t have the precise vocabulary in Italian to make sure that my point is clear and accurate.
The ISDS captures almost ALL of the Border Collie gene pool. They are the founding registry in the founding country for the breed and almost every ancestor of purebred Border Collies with pedigrees will go back to ISDS dogs.
There are dogs that were exported to Australia before the registry was founded that are listed in the old local stud books in the Australian states, but even in Australia and America where there were exported dogs but not a local registry, the local founding dogs were, over time, taken over by ISDS imported dogs.
The fact that there were Border Collie exports before the ISDS, and the fact that in Australia there were even documented additions of Kelpie into the gene pool, doesn’t really provide a counter argument to the observation that the gene pool has been narrowed significantly due to the close registries.
And they are “open” in name only. “Registered on Merit” dogs in the ISDS have not played a significant role in adding new blood to the gene pool, even if we assume that the few dogs that are brought in are not just Border Collies that have no pedigree but are still 100% Border Collie or substantially Border Collie blood.
The ABCA in America doesn’t publish their stud books, so this sort of analysis can not be done. But having researched hundreds, if not thousands, of pedigrees myself, I can attest that the vast majority of dogs have most of their lines going back to the ISDS foundation. There are branches that dead end in American dogs or Canadian dogs that were “farm dogs” without papers or were part of the imported dogs before the registry.
But if you know about genetics, every generation we move beyond those dogs, their contributions to the gene pool diminish significantly if they are not actively preserved. Sadly, the fetish is for people to import the son’s of trial champions from the UK and use them heavily. Those dogs are all ISDS and few if any of them will have a ROM dog in their recent history.
So the lesson is that Border Collies are not unique, they have a shrinking gene pool just like most other breeds. There has not been enough new blood brought in to counter act this trend.
Faccio una traduzione che spero si avvicini all’originale, per i lettori che non sapessero l’inglese (come se io lo sapessi bene…ma vabbe’, con quello scritto, e se si parla di cani, un po’ ci acchiappo):
Ciao, sono l’autore del blog BorderWars e vorrei aggiungermi a questa discussione. Mi dispiace non scrivere in italiano, ma non lo conosco abbastanza bene da essere sicuro di utilizzare i termini più corretti.
La ISDS riunisce quasi tutti i pool genetici dei Border Collie. E’ il Registro del paese fondatore della razza e quasi ogni antenato di un Border Collie con pedigree ricondurrà ai cani ISDS.
Ci sono cani che sono stati esportati in Australia prima che il Registro venisse fondato, e che sono elencati nei vecchi libri genealogici locali: ma anche in Australia e in America, dove sono stati esportati cani ma non c’è un Registro locale, i cani fondatori sono stati, nel corso del tempo, rilevati dalla ISDS.
Il fatto che ci siano state esportazioni Border Collie prima dell’ ISDS, e il fatto che in Australia siano anche documentate aggiunte di sangue Kelpie nel pool genetico, in realtà non è in contrasto con l’osservazione che il pool genetico è stato ridotto in modo significativo.
E sono “aperti” solo di nome. I cani “Registered on merit” nell’ISDS non hanno giocato un ruolo significativo nell’aggiunta di sangue nuovo al pool genetico, anche se si assume che i pochi cani che vengono portati non siano solo Border Collie senza pedigree, ma siano ancora al 100% Border Collie o di sangue sostanzialmente Border.
L’ABCA in America non pubblica i suoi libri genealogici, quindi questo tipo di analisi non può essere fatto: ma avendo fatti io stesso centinaia, se non migliaia, di ricerche sui pedigree, posso attestare che la stragrande maggioranza dei cani, per la maggior parte delle loro linee, tornano sempre alla fondazione ISDS. Ci sono rami americani e canadesi che erano “cani da fattoria” senza documenti e facevano parte dei cani importati prima della nascita del Registro, che finiscono in un vicolo cieco.
Ma se si sa di genetica, ad ogni generazione in cui ci spostiamo oltre quei cani, vediamo che il loro contributo al pool genetico diminuisce in modo significativo, se non sono attivamente conservati. Purtroppo, la fissazione per le persone è quella di importare il figlio di campioni di lavoro dal Regno Unito e di usarli in modo intensivo: quei cani sono tutti ISDS e pochi di loro avranno un cane ROM nella loro storia recente.
Quindi la lezione è che i Border Collie hanno un patrimonio genetico in contrazione, proprio come la maggior parte della altre razze, e che il sangue nuovo che è stato immesso non è stato sufficiente ad agire contro questa tendenza.
Sembra proprio che dovrò “accontentarmi” dei dati contenuti nel database inglese. Vorrei soltanto precisare ad evitare possibile confusione che i dati ISDS sono quelli di tutta la razza ivi compresi cani americani,australiani,di linee da bellezza e non.
Ovvio che ci saranno dei cani o gruppi di cani con COI più alto o più basso asseconda dei casi. La diversità genetica si va assottigliando di generazione in generazione,le malattie genetiche invece vanno aumentando, cambiare nave non serve, se va avanti così, saremo costretti a scendere o procedere a dispetto di tutto arrabattandoci tra problemi in continuo aumento per numero e per frequenza,fino al naufragio.
Eravamo 683 e siamo diventati 8.3 ..sbaglio o siamo rimasti con il il 12.15% di quanto avevamo quando siamo partiti? Quando vogliamo deciderci ad intervenire?
Purtroppo, a mio parere, è solo uno spostare un po’ in avanti il problema. Anche se si creassero due linee parallele, poi inizierebbero ad essere incrociate. E dopo un po’ diventerebbero convergenti. L’imbuto genetico è ineluttabile nel momento in cui si definisce una razza, non si sfugge. Ed è noto che la selezione artificiale va in antitesi con quella naturale, almeno per molti aspetti. Quello che fa la differenza è la pressione selettiva, che seleziona sia i attern genetici che tutti gli aspetti epigenetici, che sono altrettanto determinanti e che condizionano a loro volta in modo determinante l’espressione dei geni. Se si selezionasse con criteri molto diversi e con modalità di allevamento più razionali, tanti disastri non ci sarebbero o sarebbero ridotti, anche con livelli elevati di consanguineità. Il fatto che emergano delle patologie rientra nell’ordine naturale delle cose, il discorso è l’incidenza e la diffusione di queste. Se un genotipo svantaggioso non viene bloccato, ma fissato, è ovvio che poi si assiste all’inserimento esponenziale di patologie. Credo che se si facessero studi epidemiologici su patologie di razza confrontando ambiti in cui i criteri di selezione sono differenti, probabilmente si osserverebbero incidenze molto diverse. Tutti i nuclei di animali di popolazioni ristrettie verosimilmente hanno alti tassi di consanguineità, solo che la pressione naturale toglie i genotipi tarati. In cinofilia si ricercano fenotipi spesso completamente non funzionali, ed è noto che gli aspetti disfunzionali poi portano a una serie di problemi a cascata. In più anche i criteri di allevamento sono sempre più orientati a una gestione del tutto ‘artificiale’, per cui si manda avanti tutto, tanto si sopperisce finché si può con quello che oggi la scienza mette a disposizione. Come dire, creo il malato tanto poi gli dò la medicina. Condivido pienamente l’allarme, e penso che la nave stia affondando, piu o meno per la grande maggioranza delle razze, ma purtroppo non si percepisce (o non si vuole percepire). Riportare il discorso solo in termini di frequenze alleliche è troppo riduttivo, perché è un dato molto parziale. Ormai questi aspetti sono molto più noti, per cui attualmente si è capito che le cose sono molto più complesse. Non voglio allargare troppo il discorso, perché poi diventa troppo tecnico e andrebbe oltre, ma dallo studio del genoma alla sua reale espressione c’è un mondo.
Concordo in pieno con i contenuti del suo post. Il mio secondo resoconto é stato volutamente breve e ridotto alle frequenze alleliche per renderlo comprensibile anche a chi non mastica molto la genetica.Lei giustamente parla di confrontare dati attraverso studi epidemiologici ma qui siamo messi in una condizione nella quale pur avendo i dati che ci permetterebbero (con una certa approssimazione in ogni singolo caso)di calcolare l’andamento della razza (aumento o diminuzione della diversità genetica ma non solo)….NON LO FA QUASI NESSUNO e mi riferisco agli organismi che fondano la loro esistenza sulla vendita di pedigree che potrebbero aiutare a capire come siano messe le razze.
Facciamo così: mentre tu organizzi i soccorsi io mi godo la crociera in attesa che arrivi il segnale di falso allarme !
In questi giorni ho tirato fuori i miei numeri (COI COR E BLOOD% sul border collie DA LAVORO del mondo) e sono MOOOLTO diversi dai tuoi. Per questo lascio a te ogni ansia e preocupazione.
Per non parlare poi di un effetto veramente paradossale: c’é un allevatore che lavora con COI quasi 0% e ad ogni cucciolata si porta dentro una malattia genetica grave tanto che ad oggi ha provato di tutto e non sa che pesci prendere, ce ne sono altri che lavorano su COI più alti, diciamo da linebreding che hanno eliminato tutti i problemi: epilessia, displasia, ecc. Tanto da poter dire di avere linee sicure.
Questo come si spiega ?
Ottimo esempio quello del falso allarme, spero non sia lei a gettare qualcuno in mare per salvarsi quando verranno calate le scialuppe.
Stando a quello che ci é dato sapere attraverso lo studio della genetica e la genetica delle popolazioni non vi sono spiegazioni al suo quesito, in particolare la frequenza della displasia dell’anca, dati alla mano, é rimasta praticamente immutata da anni e anni basta guardare le statistiche BVA.
I dati che ho fornito non sono frutto di miei calcoli, ma pubblicati sul sito inglese dell’ISDS é questa organizzazione a renderli pubblici ed ufficiali più avanti le copia-incollerò un passo che spiega il lavoro che é servito per ricavare quelle cifre dai dati inglesi.
Dice di aver calcolato il coi sui Border Collie da lavoro del mondo , le sarei grato se volesse fornire i dati anche a me (solo quelli di partenza i calcoli me li faccio poi da solo per avere il piacere di verificarli con i tuoi) sarei ben felice di ritrattare quanto affermato alla luce di nuove evidenze di cui non sono in possesso, oppure le sue affermazioni sono volte chissà perchè, esclusivamente a screditare le mie? Vorrei credere di no se entrambi si agisce nel bene della razza.
L’esempio dell’allevatore con COI 0% dimostra esattamente quello che avevo detto in un mio post precedente a Luisa, ovvero che facendo un outcross tra cani malati le cose più probabilmente peggiorano, questa é genetica spicciola, intendiamoci non é un crimine non conoscerla ma può essere fuorviante.
“Lavorare con COI più alti” é una definizione un po’ larga, anche perchè diversamente da lei io non conosco quelli americani o australiani e per questo conto sulla sua collaborazione, posso solo rilevare che le patologie a carattere genetico sono in continuo aumento, i genetisti di tutto il mondo sono concordi nel dire che la diversità genetica si sta assottigliando praticamente in ogni razza. Mi sembra ieri che il compianto Dr. Wilton fece affiorare tutti quei cuccioli affetti da TNS dei quali fino ad allora nessuno aveva parlato se non molto sottovoce.
Quello che posso supporre é che l’allevatrice a cui fa riferimento abbia “poche cucciolate sotto la cintura” nel qual caso sarebbe come tirare la monetina in aria poche volte per ottenere una statistica corretta diversamento ci troveremmo davanti ad un fenomeno sconosciuto alla scienza.
Le faccio un esempio di ciò che sta accadendo.
Supponiamo di avere un pool genetico di 100 maschi e 100 femmine, supponiamo che nel periodo di riproduzione comune a tutti questi soggetti (é un esempio) si usino il 50% dei maschi e delle femmine: a suo avviso il patrimonio genetico dell’altra metà arrivati ad una età non più idonea alla riproduzione che fine fa? E’ perso? Se si,come lo reintegriamo? Se no, perchè?
Infine vorrei chiederle la cortesia, se le é possibile e se le va, di non impostare il ragionamento facendo affermazioni non riscontrabili, in opposizione a concetti assodati.Spieghi come e perchè le sue statistiche sono differenti ci spieghi come arriva a questi risultati, ripeto siamo tutti qui per il bene di almeno una razza più informazioni abbiamo meglio possiamo agire.
Immagini quanta gente le sarebbe riconoscente se lei riuscisse a dimostrare che il patrimonio genetico residuo del Border Collie non é quello calcolato a 8 soggetti ma tanti di più.
In attesa di una sua gradita risposta e le graditissime statistiche in suo possesso le allego il resoconto di chi ha calcolato il COI di razza dei cani nel solo registro inglese sul lavoro che ha comportato tale impresa a mio avviso tutt’altro che un semplice calcolo matematico.
” And what’s more:
There are 643 registered foundation dogs with genetic influence on the current population.
0.01% (25) of all registered dogs determine 75% of the genes in the current population.
Effectively the genes of only 8 of the founder dogs determine the genes in the current population.
How do I know all this? That’s simple, I leafed through all StudBooks from volume one to 54 and scored every piece of information. Well, something like that. I used a bit of automation. I scanned all pages, OCR’ed the images (Optical Character Recognition software: Textbridge), analysed the resulting text to obtain cross-checked tables (programmed in Perl), put the tables in a relational database (MySQL) and used several methods to investigate its contents (SQL, Perl, C, Matlab, Apache driven html browsing). Commercially available pedigree software like BreedMate, CompuPed and KCBS are excellent and affordable but have insufficient flexibility for many of the analysis displayed below.
You might think ‘scanning all those pages, what a job’. But it proved to be less than 10% of the effort involved. Although it must be said that the quality and consistency of scanning has major impact on the time used for the subsequent processing steps and was therefore carried out on a single system by one person.
Most of the work involved correcting the errors of the OCR processing and errors in the StudBooks themselves. The OCR software is approximately 99% accurate. That seems pretty good but a StudBook contains 1 million characters on average. So 10000 errors are introduced in every processed book. Luckily most data in every StudBook occurs twice and OCR-errors have typical behaviour. Approximately 90% of the OCR-errors could be corrected automatically with suitable software. That left 1000 OCR-errors plus original errors in every StudBook. These last errors have been corrected by hand after they were found by cross-checking with software specially developed for this job.
Of course I do not know the number of errors left in the final database, otherwise I would have corrected them. But I estimate that some hundreds may be left in each StudBook. Most of these errors occur in the names and addresses of breeders and owners, which I consider the least interesting information anyway. The most important information are the ISDS numbers and these, I believe, are more accurate than the Stud Books themselves. This is because ISDS numbers form an almost gap-free series and every ISDS number should occur twice in each StudBook with accompanying name of dog and owner. This enables an almost perfect cross-check. Furthermore, the ISDS numbers of parents can be cross-checked with data (name of dog and owner) from earlier years already available in the database. Something like 10 parents per StudBook might still have wrong ISDS numbers, because they are clearly erroneous and none or multiple dogs were found with the same name and similar ISDS number.
As an example of error correction, consider Joy 5290, registered in the StudBooks as:
1948,394,22: No. 5290. JOY. Bitch. Rough. B. & W. 8/12/46.
1948,394,23: Sire:-Jaff (Hughes) 43l3.
1948,394,24: Dam :-Queen (Bonella) 3387.
This notation means: Stud Book year 1948, page 394, lines 22, 23 and 24.
Her mother (Queen 3387) is registered as:
1948,383,21: No. 3387. MINN. Bitch. Rough. B. & W.
And has always been owned by J.C.Williams, never Bonella.
Joy has 4 littermates, for instance 5219 which is registered as:
1948,246,19: No. 5219. QUEEN. Bitch. Rough, B, W, & T. 8/12/46.
1948,246,20: Sire:-Jaff (Hughes) 4313.
1948,246,21: Dam :-Queen (Bonella) 3389.
So Queen is most likely 3389 and not 3387!
A similar example is Phil 13063:
1957, 82,18: No. 13063. PHIL. Bitch. Rough. B. & W. 1/6/56.
1957, 82,19: Sire:-Glen (J. E. Hogarth) 12994.
1957, 82,20: Dam :-Flame (J. E. Hogarth) 6285.
Dam Flame 6285 is registered as:
1949, 61,10: No. 6285. SPOT. Dog. Smooth. B. & W. -/11/48.
Clearly a completely different dog, not even a bitch. One would go back to the 1957 StudBook and look for brothers or sisters of Phil 13063 hoping for correct parents there. But no littermates of 13063 have been registered. Having a database it is possible to scan for dogs named Flame, a name used only 31 times. A Bitch named Flame appears to exist with number 6385! Apparently the number was mistyped as 6285.
As a final example consider Nell 3514, one of the most important bitches in the ISDS population as we will show below. She is registered as:
1948,180, 2: No. 3514. NELL. Bitch. Rough. B. & W. -/5/40.
1948,180, 3: Sire:-Cap (J. M. Wilson) 3036.
1948,180, 4: Dam :-Moss (McCaskie) 1677.
Dam 1677 is registered as:
1947,279,32: No. 1677. MOSS. Dog. Rough. B. & W. -/1/22.
This Moss 1677 has been owned by A.Storie almost all its life, not McCaskie. Apart from not being a bitch, Moss 1677 would have been 18 years of age when giving birth to Nell 3514, very unlikely. Searching in the database, a McCaskie’s Moss appeared twice before:
1950, 75,30: No. 6722. JIM. Dog. Rough. B. & W. -/5/40.
1950, 75,31: Sire:-Cap (J. M. Wilson) 3036.
1950, 75,32: Dam :-Moss (J. McCaskie).
and:
1948,390,20: No. 3364. GLEN. Dog. Rough. B. & W. -/9/40.
1948,390,21: Sire:-Cap (J. M. Wilson) 3036.
1948,390,22: Dam :-Moss (J. McCaskie) 3826.
3826 is also wrong, it is registered as:
1948,103, 6: No. 3826. SPOT. Dog. Rough. B. & W. -/4/40.
Apparently J.McCaskie’s Moss was neither 1677 nor 3826. Additionally, most likely these three dogs (3514, 6722 and 3364) are littermates born at the same date (-/5/40?). It will be shown in a minute that Moss is most likely number 1827.
These examples are particularly interesting because they all appear in the pedigree of famous Wiston Cap 31145:
Flame 6385 once in the 4th generation,
Queen 3389 twice in the 5th generation and
Moss 1827 3 times in the 6th generation.
In Sheila Grew’s ‘Key Dogs’ Flame 6385 is listed correctly in the pedigree of Wiston Cap, Queen 3389 wrong as 3387 and Moss once as 1877 and twice as 1827. 1877 is wrong because registered as Madge, 1827 is a Moss with McCaskie as first owner but since 1937 used as a Dam named Phil and owned by J.M.Wilson. This Moss (1827) most likely is the Moss discussed above, it is listed as such in Barbara Carpenter’s ‘The Blue Riband’ (page 55).
Especially the first two StudBooks contain many of such obscurities. Often also details of dogs are missing in the second part of the StudBooks. The seventies were worst in this respect, culminating in details of 85 dogs missing in 1976 and more than 400 in total. Their parents could sometimes be found by looking for likely littermates in the first part of the StudBooks. For approximately 70 pups the parents could not be found and 24 of them produced offspring later on.
Note: up to and including 1960 the Stud Books had a separate chapter ‘Litter Records’ that listed non-registered pups from (often additional) litters. I did not include these in the database. However, some extra information on early dogs was added from Sheila Grew’s ‘Key Dogs’ and from Barbara Carpenter’s ‘The Blue Riband’.
Suonare l’allarme è solo il primo passo per radunare i passeggeri sul ponte, dove un ufficiale di solito comunica la natura dell’emergenza stessa. A volte l’entità del danno e le sue conseguenze non sono ben chiare nemmeno a chi ha suonato l’allarme, e per questo recepite in modo diverso dai passeggeri radunati sul ponte che osservando la nave galleggiare in perfetto equilibrio, non possono valutare le conseguenze di una falla che fa entrare acqua nella stiva fino a quando la nave non inizia ad affondare.
Purtroppo nel caso della riduzione, della diversità genetica nelle razze, le cause sono più che chiare si potrebbe parlare di un disastro annunciato: l’epilogo è altrettanto certo. L’unico dubbio riguarda quanto tempo ci vorrà prima che la nave inizi ad affondare, dopo avere imbarcato a bordo troppa acqua. Leggendo i commenti mi sono accorto che alcuni concetti necessitano di ulteriore discussione per permettere a quanti hanno commentato il mio precedente articolo di valutare più correttamente l’attuale situazione che attanaglia moltissime razze moderne se non tutte.
Continuerò nell’esempio iniziato con il Border Collie semplicemente perché ne conosco l’evoluzione meglio che in altre razze ma soprattutto per quel magnifico database iniziato due secoli fa dai pastori.
Iniziamo definendo il significato di razza. Sono tre i requisiti per crearne una:
Un lavoro da svolgere (carattere), una genealogia tracciabile (pedigree), un aspetto esteriore che ne permetta il riconoscimento (standard).
La ricchezza genetica della razza è data dal numero di esemplari utilizzati per crearla. Le modalità di riconoscimento di una razza variano asseconda delle organizzazioni di competenza e sono fuori dal tema che stiamo trattando.
Quello che invece è importante capire è che sotto l’attuale sistema una volta creata la razza, il numero degli alleli trasmessi dai fondatori della stessa non può che decrescere anno dopo anno!
Il primo errore in cui si cade è quello di pensare che il gran numero di soggetti nella razza in giro per il mondo, costituiscano un patrimonio genetico enorme e molto diverso: la genetica ci dice che non è così. La razza così come creata nel Regno Unito costituisce il 100% del materiale genetico disponibile. Certo in Australia furono fatti degli incroci con altri cani nel periodo antecedente al riconoscimento ufficiale del Border Collie come del resto negli USA e in questo modo solo quella piccolissima parte del pool genetico passato dal Regno Unito all’Australia e USA rispettivamente si arricchì, dubito che queste “ibridazioni” conseguenti all’esiguo numero di femmine disponibili (Australia), possano aver contato più di tanto.
Inoltre la divisione con cani da lavoro, e cani da “bellezza” ha ulteriormente aggravato la situazione.
Ho una cattiva notizia da dare:dovrò ricorrere alla teoria!
La legge di Hardy-Weinberg stabilisce che l’equilibrio nella frequenza degli alleli all’interno di un bacino genetico rimane effettivo in ogni generazione successiva a patto che 5 condizioni siano rispettate:
1. Nessuna mutazione: nessun cambiamento di alleli
2. Popolazione ampia rende insignificanti cambi di frequenza degli alleli
3. Nessuna migrazione dei geni dall’interno o verso l’interno della popolazione
4. Accoppiamenti casuali e non dettati da fenotipi o geneotipi
5. Nessuna forza selettiva che favorisca un genotipo su di un altro
Una razza ha un solo modo per proliferare l’inbreeding! Almeno così la pensano gran parte degli allevatori. Inbreeding significa accoppiare due soggetti geneticamente più vicini rispetto alla media di tutti i soggetti in una popolazione, nel caso di una razza di tutti i soggetti in riproduzione. Infatti diversamente da un discorso di selezione casuale nelle razze di casuale non c’è proprio nulla: si riproduce chi vince nel ring e pochi altri, di conseguenza il resto è escluso dalla riproduzione ne più ne meno di quanto non lo sarebbero se i maschi fossero tutti castrati e le femmine tutte sterilizzate!
Quindi tornando al nostro Border Collie Europa+Australia+USA hanno costituito il totale degli alleli nella razza e separatamente hanno attuato strategie praticamente identiche nello scegliere i riproduttori, credo sia ragionevole pensare che la situazione in cui versano tutti e tre i bacini non sia così dissimile da quella evidenziata nelle statistiche ISDS anzi a mio parere personale forse è anche peggio oltreoceano. A dimostrazione di quanto sottovalutato sia il problema provate ad informarvi sul COI della vostra razza e della sua evoluzione dalla nascita della razza ad oggi, rimarrete sorpresi che paesi nord europei a parte, salvo poche eccezioni nessuno si è mai preoccupato di questo “DETTAGLIO”..per il bene della razza!
La vecchia regola recita di accoppiare nonno e nipote, vale a dire un COI del 12.5%, ( se non vi sono antenati in comune oltre le generazioni direttamente interessate). La progressiva riduzione di diversità genetica conduce verso problemi molto seri quali: minore fertilità, minore longevità, malattie autoimmuni e allergie: I geni che controllano il sistema immunitario DEBBONO essere eterozigoti se debbono conservare la capacità di riconoscere e differenziare le proteine estranee dalla proprie,se debbono come dovrebbero combattere malattie e parassiti. aTTUALMENTE LE MALATTIE GENETICHE CHE AFFLIGGONO LE VARIE RAZZE SONO OLTRE 500!
Una alternativa all’inbreeding ci sarebbe è l’”assortative mating” ovvero la selezione di soggetti fenotipicamente simili ma genotipicamente distanti. Questo sistema è poco utilizzato ma è l’unico modo per mantenere uniformità senza pregiudicare la salute di una razza.Beh qui mi fermo sperando di avere fornito ulteriore spunto di riflessione a quanti non siano ancora consapevoli che la nave sta affondando, anche se per ora sono in pochi a saperlo….o almeno così sembrerebbe.
http://www.cvm.umn.edu/vbs/faculty/Mickelson/lab/EIC/bordercollieEIC/home.html
Un altro link interessante.
http://www.astraean.com/borderwars/2010/10/the-bc-bottleneck.html
Il COI è un semplice calcolo matematico che tutti possono verificare (anche piuttosto facilmente) con un po’ di pazienza.
L’ISDS non è il libro delle origini di TUTTI i border collie e sarebbe veramente interessante fare il calcolo dell’andamento del COI sui cani iscritti nell’ABCA American Border Collie Association, ove sono registrati i border collie da LAVORO americani (rigorosamente in dissidio con l’AKC) e poi vedere se la popolazione ISDS è imparentata con quella ABCA. Perchè non lo facciamo ?
PS: sia ISDS che ABCA sono libri aperti !
Hindhope Jed è nata nel 1895 in Scozia, due anni dopo Old Hemp (1893) ma non era con lui imparentata. Non so che libro ci sia in Australia per i cani da lavoro, ma sarebbe interessante studiare anche quella popolazione.
Mio misterioso amico… senti ‘na cosa: cambiare nick, quando è fatto in modo così simpatico e non trollesco, è divertente anche per chi ti legge… ma dovresti essere così gentile da non cambiare anche l’indirizzo email. Tanto quello lo vedo solo io, ai lettori non appare: ma ogni volta devo approvarti il commento perché il database non riconosce l’indirizzo e quindi ti vede come “nuovo” (e i “nuovi” devono essere approvati per evitare lo spam, il porno e le solite cose che succedono sugli spazi non moderati). Siccome non sono al pc 24 su 24, non sempre riesco ad approvarti i commenti in tempo utile e la discussione ne risente: quindi, nick liberissimo, per carità… ma potresti usare sempre la stessa email? Così passi in automatico! Grazie 🙂
Mi correggo: il titolo così come modificato é decisamente più accattivante Valeria ha sovente migliorato il layout dei miei articoli arricchedoli talvolta con delle immagini. Quindi nessuna malizia da parte di entrambi.
OK ! Capisco le esigenze giornalistiche e la necessità di sensazionalismo.
Apprezzo comunque molto la correttezza morale e l’ammissione di aver forzato la mano 🙂
Solo per dire che non sarebbe stato corretto puntare il dito su una razza che ha talmente tanta varietà genetica da non essere quasi una razza !
Basta guardare la differenza fenotipica e di pedigree, SOLO RIMANENDO TRA I CANI DA LAVORO, esistente tra un cane europeo, uno inglese, uno americano, uno australiano per capire che si possono fare miliardi di accoppiamenti con COI 0%, e, come vedo, tu lo sai bene 😉
No, ragazzi, il border non ha problemi di mancanza di linee nuove… invece di farne un esempio gli puntiamo il dito ?
Oh, calmini con le “esigenze giornalistiche”, please: l’articolo parla esclusivamente di border collie, quindi mi sembrava quantomeno logico mettere il nome della razza nel titolo. Il titolo “allarme rosso!” e basta sarebbe stato molto più “sensazionalistico” (sarebbero andati tutti a vedere di cosa si parlava: ma cosa me ne frega? Mica dirigo Novella 2000. Io non voglio fare ammucchiate di visite che “cliccano e vanno”: preferisco che i lettori sappiano di cosa tratta un articolo, cosicché possano leggerlo solo gli interessa).
Per il resto mi pare che le argomentazioni di Colafranceschi (SUL border collie) stiano in piedi: quindi non mi pare che ci sia stata nessuna forzatura di mano, ma che sia stato lanciato un allarme decisamente giustificato.
Valeria, è vero che il discorso è sul Border, ma i concetti espressi sono pressoché applicabili alla maggior parte delle razze, se non a tutte, perché il numero di individui che rappresentano una razza è sempre alquanto esiguo, per cui si va sempre verso una riduzione dei pattern genetici, dal momento in cui iniziano le registrazioni agli alberi genealogici, visto che poi si precludono immissioni nuove. E il link lo esprime perfettamente. Ecco perché trovo questo un argomento molto interessante, a prescindere dalla razza in questione, e ho piacere di chiedere qualche delucidazione e un’opinione a chi ha competenze in materia.
A valè, stanno in piedi per tutte le razze, Franceschini ha scardinato una porta blindata anche qui, perchè lui iè colto, io le dico da anni ste robe e tu mi manbdi a quel paese e i lecchini ti seguono spolliciando, ma è così per tutte le razze
No no ci siamo forse mi sono speigato male io non ho forzato la mano ho parlato del Border Collie perchè avevo i numeri per far comprendere il problema. Quello che non ho fatto é puntare il dito sulla razza anzi l’esempio utilizzando i dati ISDS é tra rari che si possono fare su cani che sono selezionati in base alle doti naturali. Si possono fare certamente accoppiamenti mantenendo un tipo lavorando in outcross con fenotipi compatibili ma non é certo quello che é successo nel Border Australiano che con tutto il ripetto non é un border se per esso s’intende un cane da lavoro come inteso dai pastori scozzesi. Non é un offesa, se piace quel tipo di cane va benissimo io l’avrei chiamato Collie Australiano il border é sempre stato a sud della Scozia.
Temo che l’aumento nelle patologie genetiche dia ragione alla mia preoccupazione e fossi in lei non sarei così felice del coi basso personalmente mi preoccupo del COI che aumenta. Veda il discorso é improntato sul border ma vale per qualsiasi razza. Partendo da un numero di fondatori e selezionando utilizzando prevalentemente o quasi esclusivamente campioni di lavoro o di bellezza la diversità genetica non può che diminuire.
Grazie per le sue risposte esaustive. Purtroppo l’argomento è complesso e sintetizzare i miei dubbi in due righe mi è molto difficile. Se posso approfittare ancora della sua competenza, premesso che ho ben chiaro come si calcola il COI, vorrei però capire ancora come si determina quel delta così elevato tra i due valori allargando lo studio degli ascendenti, e cosa vuol dire che il patrimonio genetico in questo modo rappresenta quello di 8.3 soggetti, perché non mi è chiaro (per miei limiti di conoscenza). Un altro punto che mi lascia dubbiosa è quanto effettivamente rispecchi una reale situazione la valutazione del COI, che è solo su base aritmetica ma che non tiene minimamente conto di tutti i fattori di regolazione dell’espressione genica (tralasciando quelli ambientali), nè delle ricombinazioni. Dico un’ovvietà: due pedigree identici possono identificare due soggetti con notevoli differenze, per pura legge di ricombinazioni casuali. Una valutazione di progenie (sicuramente numericamente più significativa per il maschio) penso che sia un dato imprescindibile per avere un quadro più ‘tangibile’, anche se sempre parziale. Il discorso della valutazione delle frequenze alleliche su colonie selvatiche era per capire quanto sia ‘tollerata’ la consanguineità in condizioni non manipolate. Ricordo che Trumler accoppiava spesso soggetti fortemente consanguinei, anche fratelli, per diverse generazioni, e riportava come dato rilevabile solo una riduzione di taglia, fermo restando che lui non interferiva in nessun modo sull’allevamento della cucciolata, né perseguiva modelli estetici. Ho visto il link, ma a mio modesto avviso reputo che parta da una premessa non corretta:la non consanguineità in una razza, cosa che non rispecchia la realtà della selezione, visto che tutte le razze sono molto consanguinee (tranne pochissime, forse) e che basta andare in 5-6 generazione per trovare i ‘soliti noti’, soprattutto se razze di recente creazione, per cui il pedigree collapse è ineluttabile…D’altro canto, l’immissione di sangue nuovo proveniente da razze differenti può essere sicuramente vantaggioso se le finalità sono quelle di rinvigorire la razza, ma purtroppo spesso le finalità sono estetiche e a volte ciò ha causato solo danni (vedi alcuni ceppi di Pastore dell’Asia Centrale in cui è stata introdotta un altra razza, che sicuramente non ha giovato). Continuo a pensare che il gran danno derivi più dai criteri di selezione, che ricercano sempre più morfologie ‘aberranti’, o caratteri sempre più ‘spinti’, che, come tali, si accompagnano molto frequentemente anche a tare e patologie. La consanguineità poi le fissa benissimo. Forse, bisognerebbe fare un po’ di passi indietro e ricercare modelli estetici meno estremi e rendere le gare da lavoro meno ‘spettacolari’. Credo che l’allarme rosso derivi soprattutto da qui. Grazie ancora per la sua attenzione.
Il diamante semmai partendo da soggetti non imparentati mostra una realtà più rosea rispetto a quella reale. Il COI calcola le probabilità che due alleli s’incontrino non la loro espressione condizionata dall’ambiente almeno che io sappia.Il delta cresce man mano che si va indietro proprio come aumenta man mano che si va avanti é matematico; se calcolo a partire dalla quinta generazione con un COI 0% e in sesta ho un coi del 50% il risultato finale cambia. Può immaginare quando le generazioni salgono a diverse decine.
Razze diverse: se vi fossero razze sane forse, ma allo stato delle cose un outcross tra due razze malate non migliorerebbe nulla,tutt’altro, creeremmo una nuova razza con i problemi di entrambi. L’esperienza con il Canis Africanis é stata illuminante.Pensi che questi cani meravigliosi non hanno bisogno ne di vaccini ne di antiparassitari ..quelli che ne avevano avuto bisogno sono stati eliminati dalla selezione naturale. Ciò per dare un idea di quanto lontani si sia arrivati da un cane sano!Ribadisco che occorre creare registri aperti,usare i dati in possesso dei vari kennel club per sapere dov’è ciascuna razza e in che direzione muoversi utilizzando la conoscienza dei genetisti e non mere opinioni, più spesso che no campate in aria,occorre liberarsi da quella pericolosa omertà che impedisce di CAPIRE ciò che sta accadendo alle razze, ..insomma occorre agire come se fossimo nel 2013 e non all’inizio del secolo scorso e per farlo l’impulso non può non partire dall’interno della comunità o per necessità imposte dal mercato o per lungimiranza di chi alleva o entrambi.
forse se entri con queste chiavi.. entri, forse.
E’ durissima ma , chissà..
Sfonda una porta aperta! Ho perfettamente presente lo stato disastrato delle razze, anche perché sono una clinica, oltre che appassionata cinofila, per cui vedo in modo ‘tangibile’ gli effetti della selezione attuale. Tra l’altro mi occupo di riproduzione, per cui può immaginare con che avvilimento vedo come hanno devastato il cane, tanto che in molti casi non è in grado di riprodursi autonomamente. La resistenza genetica alle malattie è cosa nota, ma nell’esempio che ha citato probabilmente sono solo gli effetti di un sistema immunitario efficiente, ormai un lusso… L’esempio che le ho portato è di un’introduzione di una razza poco sana in una che invece sino a poco tempo fa era di una rusticità e di una longevità eccezionale, nonostante la mole. Per fortuna esistono ceppi non ibridati…Speriamo nel buon lavoro di allevatori che non hanno la bramosia della coppa e che lavorino con criteri corretti…La consanguineità è un’arma ad alto potenziale, che può far molto sia in senso positivo che negativo, fermo restando che l’impoverimento genetico come principio non è mai positivo, ma credo che sia inevitabile nella selezione artificiale. Ma il COI da solo è un dato monco, possono esserci combinazioni eccellenti in soggetti molto insanguati, e viceversa. E poi l’incidenza dei fattori epigenetici è altrettanto determinante, ecco perché i criteri di selezione sono fondamentali. Grazie per la bella chiacchierata e per la disponibilità, è stato un piacere. Spero di avere occasione di riprenderla. Purtroppo ragionare per piccoli post mi rende tutto molto difficile, perché molti aspetti non riesco e esprimerli come vorrei, data la loro complessità.
Il succo del mio discorso é sostanzialmente che occorre cambiare sistema (sempre che quello attuale si possa definire un sistema). Molti,troppi allevatori nemmeno conoscono Mendel, si parla di incroci tra cugini come se avessero un valore di coi o di cor fisso e ancora si parla di outcross ma outcross tra due cani con quale COI? Certamente il COI non é tutto ci sono altri fattori specialmente nel campo della genetica delle popolazioni che influiscono sull’allevamento. Tuttavia ritengo che iniziare ad inserire i pedigree di ogni razza in un computer per analizzare dati che ABBIAMO, sia un primo passo e atto dovuto da parte di un ente che dovrebbe tutelare tutti i suoi iscritti serve solo la volontà di farlo. Piacere reciproco, anche per me questa é materia d’interesse ma non certo la mia specializzazione che é invece il comportamento del cane nelle sue varie sfaccettature.
Vi allego un link che mostra chiaramente cosa succede al BC (come alle altre razze) per effetto di un sistema SBAGLIATO!
http://www.astraean.com/borderwars/2011/10/pedigree-collapse.html
Cercherò di rispondere ai vari quesiti in maniera sintetica….mi vien da ridere a pensare alla faccia di Valeria mentre legge la precedente affermazione
• Uno scemo scrive:
13 febbraio 2013 alle 16:05
Alcune riflessioni
1. non tutti i border collie sono censiti ISDS;
2. non si capisce il meccanismo attraverso cui si passa da 630 a 8;
3. ti riferisci al COI o alla percentuale di sangue ?
4. perchè l’incremento del COI deve essere necessariamente un problema ?
*Rispondo per primo al secondo quesito che ci aiuterà a formulare la risposta per il primo
Quando si crea una razza si parte da un pool genetico costituito da un numero di esemplari dai quali si selezionano delle caratteristiche per fissare la razza. La selezione naturale vedrebbe l’accoppiamento casuale di questa popolazione nel caso dei pastori invece la scelta ricade su quei soggetti con spiccate caratteristiche di lavoro. La selezione naturale elimina i soggetti non funzionali all’ambiente i pastori eliminano i soggetti non funzionali al lavoro. Nei cani non ISDS la selezione si effettua in base a caratteristiche fenotipiche ai “tituli” e alla salute. Il border è un cane che trova molte applicazioni in campo sportivo ne consegue una ristretta fascia di allevatori che cerca di produrre esemplari con caratteristiche ideali per tale impiego sportivo ricorrendo ad incroci mirati spesso anche con cani ISDS perché (aggiungo come personale annotazione) il Border Collie che fa tutto, che impara come nessun altro è quello lì, quello che hanno creato i pastori si può selezionare equilibri diversi (doti caratteriali) ma stravolgerlo caratterialmente o fenotipicamente costituisce un errore: sempre. Una breve nota per dire che il pastore non misura gli angoli, le proporzioni, più semplicemente ed efficacemente osserva il cane che lavora e se il lavoro per cui è svolto bene, se il cane non è prone a malattie, continua a lavorare fino a tarda età (e altre caratteristiche che sarebbe lungo elencare) ecco in quel caso lo usa in riproduzione e selezionerà il suo successore utilizzando lo stesso metodo per selezionarlo. Il pastore insegna a tutti un grande lezione quando afferma: “ Se il cane copre le pecore allora il suo movimento è corretto e se il suo movimento è corretto la sua costruzione deve essere altrettanto corretta. Guardiamo il disastro causato dalle masturbazioni mentali fatte sul PT e provate a dargli torto! Tornando a come si passa da 630 a 8. Quando si da la preferenza al cane che lavora meglio e lo si usa per riprodurre i suoi geni diventano più frequenti nella popolazione man mano che si va avanti con questo sistema la popolazione diventa un po’ alla volta sempre più uguale un po’ come iniziare a giocare a tombola con 90 numeri e 90 palline per poi gradualmente mantenere le palline e ridurre i numeri. Se abbiamo 90 numeri tutti diversi ogni numero avrà una possibilità su 90 di essere estratto se tolgo il 4 e metto due 5 ecco che il primo non può più uscire fuori mentre il secondo ha ora 2 possibilità su 90. Ora i border da lavoro sono selezionati appunto per come lavorano quindi oltre a quelle qualità osservabili questo tipo di selezione “garantisce” che altre caratteristiche non osservabili siano mantenute di generazione in generazione. La stamina per fare un esempio in un cane da ring come la valuti? Ne consegue che se la perdi nemmeno te ne accorgi: a che serve un cane da pastore senza stamina? Tuttavia anche il pastore ha i suoi problemi selezionando soltanto sul lavoro che prendono il nome di epilessia, di displasia etc etc. Ciò detto mi sembra abbastanza evidente che i cani non censiti dalla ISDS non possano davvero stare meglio anche perché originano dallo stesso bacino ma sono selezionati con lo stesso sistema esclusivamente per le loro apparenze.
Non so cosa tu intenda per percentuale di sangue (le interpretazioni sono tante) per COI s’intende: la probabilità che in un individuo due geni su qualsiasi locus siano identici per discendenza dagli antenati comuni dei propri genitori.
Un coi alto denota una minore diversità genetica e quindi più malattie come prima considerazione ma ad esempio anche minore fertilità.
13 febbraio 2013 alle 16:29
Fa riflettere che dei pastori ignoranti di genetica abbiano creato una delle razze più eccezionali al mondo, mentre i supercazzuti allevatori esperti finiranno a mandarla a puttane come tutte le altre.
*Infatti il vero problema è che quasi nessuno capisce che creare una razza non obbedisce alle stesse regole che servono per mantenerla
Luisa scrive:
13 febbraio 2013 alle 21:56
Forse perché più che la genetica in se stessa, valgono i criteri di selezione? I pastori cercavano cani efficienti, non i campioni da ring….(dubbio estendibile a tutte le razze).
* I pastori hanno il vantaggio di mantenere la funzionalità del cane ma quanto a malattie salvo quello che si “salva” di riflesso selezionando per la funzionalità anche loro hanno malattie genetiche dovute all’impoverimento genetico conseguente alla mancanza di una corretta applicazione dei principi dettati dalla genetica delle popolazioni (la tanto vituperata teoria).
Proprio scemo ? scrive:
13 febbraio 2013 alle 22:20
Queste considerazioni dovrebbero essere poi interpretate in considerazione del fatto che l’ISDS é un’associazione di PASTORI e non di allevatori e che non é riconosciuta dalla FCI ! Quindi anche i pastori fanno danni di genetica ?
*Forse sarebbe corretto dire che mentre la genetica è entrata da tempo nell’allevamento degli animali da reddito in allevamento dove i reddito sono i cani no! Il pastore non è un allevatore…tuttavia ha un database che molte razze nemmeno si sognano di avere!
Luisa scrive:
13 febbraio 2013 alle 18:26
Grazie per l’interessante articolo su un argomento piuttosto complesso e molto interessante. Vorrei, se possibile, chiedere alcuni chiarimenti all’Autore su concetti di ordine generale. Alcuni dubbi, riportati anche da ‘Uno scemo’ (non ho altro modo per identificarlo se non il nickname che leggo) riguardano il valore di consanguineità e come viene calcolato.
*Ci sono varie formule ma in sostanza guardando il pedigree si calcola in base alla parentela (ogni riproduttore passa il 50% delle sue caratteristiche dimezzando questo valore in ogni generazione successiva) le probabilità che due alleli identici s’incontrino. Esempio: un accoppiamento tra fratello e sorella i cui genitori non hanno antenati in comune ci da un coefficiente del 50% mentre madre/figlio e padre/figlia ci danno un 25% ; cugino per cugino fanno 6.25 % sempre che dietro nel pedigree non ci siano soggetti in comune. Tuttavia teoricamente il COI potrebbe elevarsi oltre queste percentuali se ad esempio per diverse generazioni fino ad arrivare al 100% sarebbe sufficiente accoppiare ad esempio fratelli e sorelle per più generazioni. Una ragazza ad un mio stage (nulla a che vedere con BC) sbandierava il 40% della sua prima cucciolata a suo dire necessario per mantenere la razza in tipo!
Non riesco a capire, per mia ignoranza, il senso della frase ‘i cani che influenzano il patrimonio genetico dell’attuale popolazione sono solo 8.3′. Come si è arrivati a questo valore e cosa vuol dire?
*Come l’ho spiegato sopra, significa che il patrimonio genetico in totale è ora equivalente a quello di 8.3 cani.
Inoltre, a sua conoscenza, esistono studi di consanguineità fatti su nuclei isolati di cani (o canidi) selvatici?
*Si, anche se prevalentemente su animali tenuti in parchi naturali il calcolo necessita la creazione di un pedigree..se ho tempo m’informo.
Perché, verosimilmente, è presumibile che in popolazioni isolate il livello di consanguineità sia elevato, anche se poi la selezione naturale magari elimina i soggetti tarati (e quindi più che la consanguineità, i danni derivano dai criteri di selezione attuati, basati spesso su criteri del tutto antitetici a quelli funzionali), per cui dei dati comparativi potrebbero essere molto utili.
*Seguo il suo discorso, a mio avviso però il modello naturale non è fattibile per tutta una serie di motivi facilmente intuibili, mentre usare le informazioni di pedigree degli enti nazionali è fattibilissimo … ci darebbe una idea precisa di come sonno messe le razze un attimo dopo avere inserito i dati nel computer!
Secondo punto: considerando che ogni razza è rappresentata da una popolazione molto esigua (in termini relativi), credo che sia un aspetto inevitabile l’imbuto genetico nel tempo, salvo se non si ‘taglia’ con altre razze; questo anche in considerazione dei sempre maggiori paletti che spesso vengono messi per la selezione dei riproduttori, che portano poi a ridurre il bacino di scelta e che non sempre, a mio modesto parere, sono vera espressione di patrimonio genetico, ma in molti casi più di fattori epigenetici. Lei cosa pensa al riguardo?
*Io le faccio i miei complimenti perché è proprio il sistema che non può non portare al disastro salvo ibridare non con razze ma con cani dei villaggi eterozigoti per definizione. Questo Esperimento è stato portato avanti da J.Gallant allevatore di Riesenschnauzer Giganti e scopritore del Canis Africanis il quale con il supporto di genetisti ha effettuato incroci volti a conservare le caratteristiche della razza migliorando la salute dei soggetti. Ho avuto modo di osservare dei soggetti e per quello che permette una osservazione ho visto degli Riesenschnauzer a tutti gli effetti, naturalmente il kennel club locale non li riconosce: Oh… non sono puri…soltanto sani!
Infine, la figura del genetista nell’ambito di un Club di razza che ruolo dovrebbe svolgere, di guida o di ‘censore’? La ringrazio sin d’ora per la cortesia.
*Di consulente: ciò già avviene nei paesi del nord europa. Il problema è che per avere un consulente occorre avere la consapevolezza del problema e per averla la spinta iniziale non può non provenire dall’interno.
Sempre lo scemo di prima scrive:
13 febbraio 2013 alle 19:22
ma soprattutto…
ha un senso prognosticare la sorte di una razza su quanto è registrato in un registro parziale, non rappresentativo e che esso stesso possiede la Registration on Merit che permette di iscrivere cani di campagna unregistered ?
*Il mio articolo è volto principalmente ad evidenziare che guardare il coi senza accorgersi che quello della razza aumento è perlomeno poco saggio. Il mio è un grido di allarme affinché si creino dei database per verificare e in caso agire. Basta usare i dati in mano all’ENCI e metterli in un computer. Naturalmente ci saranno delle “imprecisioni” ma non mi sembra un motivo valido per continuare alla cieca.
no, non credo che il pool genetico del border collie sia in pericolo, quantomeno non così in pericolo come quello di tante altre razze.
*Concordo che il border non sia l’unica razza (magra consolazione) difatti il mio titolo recitava: Allarme Rosso (senza parlare di Border) Valeria ha dato un taglio più sensazionalistico aggiungendo Border Collie, razza che utilizzavo per illustrare il problema unicamente grazie alla lungimiranza del data base dei pastori inglesi già perché loro soltanto pastori il data base ce l’anno e comprende anche i cani iscritti al loro registro in tutto il mondo.
Inviterei poi a riflettere su un dettaglio ma mica tanto dettaglio.
La razza è nata in Inghilterra da dove si è poi trasferita nel mondo. Ora prendendo dei soggetti dal bacino genetico iniziale e trasferendoli in Nuova Zelanda, Australia,Usa ,Canada e Sud Africa dove anche volendo considerare gli incroci con i Kelpie ma anche con i collie da lavoro già presenti (come del resto accaduto negli UK) in questi paesi, trovo difficile pensare che la situazione sia così diversa visto che il criterio selettivo è sempre lo stesso: ovvero si riproduce il campione, ma questa è una mi supposizione. Le certezze potremmo averle basterebbe usare un comune computer.
Sempre lo stesso scemo scrive:
13 febbraio 2013 alle 21:33
Ma poi scusate le linee da lavoro americane, australiane e neozelandesi sono nate prima di Old Hemp ! Come ci può essere un problema ? Perché non si fa uno studio analogo sui data base ABC ? Scommettiamo che avremo risultati differenti ?
Io ho miliardi di esempi di border collie con COI veramente bassissimi non su 12 ma anche su 20 generazioni
Ribadisco il problema è l’andamento della razza anche io posso produrre pedigree con COI bassissimi conosco una signora che da anni ci sta attenta l’idea sarebbe di evitare altri danni
Riguardo ad Old Hemp occorre precisare che: il Border Collie arriva in Australia nel 1901 dalla Nuova Zelanda era Hindhope Jed nata nel 1895 nata in Scozia due anni dopo Hold Hemp (1893).
Se vogliamo prendere i collie antecedenti al Border Collie allora possiamo citare Johannes Caius che nel 1576 descrive nel suo libro “English Dogges.” Quelli che poi diventeranno i border collie di… ieri. 🙂
stai dicendo quello che dico io da sempre, io però arrivo a delle conclusioni drastiche, sane e innovative: selezione su meriti, se vogliamo mantenere le razze allentiamo per forza la morfologia a favore dei meriti (vivere in città) , visto che non si riuscirebbe in quasi nessuna razza via ai meticci, altrochè sterilizzarli tutti come vorrebbero in tanti, selezione su attitudini utili e morfologia in base a dove vivono..
Sei un pluripremiato testa di cazzo? via le palline..
Cominciamo almeno a protendere il pedigree fin dove inizia? perchè invece è solo di qualche generazione?
Ma poi scusate le linee da lavoro americane, australiane e neozelandesi sono nate prima di Old Hemp ! Come ci può essere un problema ? Perché non si fa uno studio analogo sui data base ABC ? Scommettiamo che avremo risultati differenti ?
Io ho miliardi di esempi di border collie con COI veramente bassissimi non su 12 ma anche su 20 generazioni
ma soprattutto…
ha un senso prognosticare la sorte di una razza su quanto è registrato in un registro parziale, non rappresentativo e che esso stesso possiede la Registration on Merit che permette di iscrivere cani di campagna unregistered ?
no, non credo che il pool genetico del border collie sia in pericolo, quantomeno non così in pericolo come quello di tante altre razze.
Grazie per l’interessante articolo su un argomento piuttosto complesso e molto interessante. Vorrei, se possibile, chiedere alcuni chiarimenti all’Autore su concetti di ordine generale. Alcuni dubbi, riportati anche da ‘Uno scemo’ (non ho altro modo per identificarlo se non il nickname che leggo) riguardano il valore di consanguineità e come viene calcolato. Non riesco a capire, per mia ignoranza, il senso della frase ‘i cani che influenzano il patrimonio genetico dell’attuale popolazione sono solo 8.3’. Come si è arrivati a questo valore e cosa vuol dire? Inoltre, a sua conoscenza, esistono studi di consanguineità fatti su nuclei isolati di cani (o canidi) selvatici? Perché, verosimilmente, è presumibile che in popolazioni isolate il livello di consanguineità sia elevato, anche se poi la selezione naturale magari elimina i soggetti tarati (e quindi più che la consanguineità, i danni derivano dai criteri di selezione attuati, basati spesso su criteri del tutto antitetici a quelli funzionali), per cui dei dati comparativi potrebbero essere molto utili. Secondo punto: considerando che ogni razza è rappresentata da una popolazione molto esigua (in termini relativi), credo che sia un aspetto inevitabile l’imbuto genetico nel tempo, salvo se non si ‘taglia’ con altre razze; questo anche in considerazione dei sempre maggiori paletti che spesso vengono messi per la selezione dei riproduttori, che portano poi a ridurre il bacino di scelta e che non sempre, a mio modesto parere, sono vera espressione di patrimonio genetico, ma in molti casi più di fattori epigenetici. Lei cosa pensa al riguardo? Infine, la figura del genetista nell’ambito di un Club di razza che ruolo dovrebbe svolgere, di guida o di ‘censore’? La ringrazio sin d’ora per la cortesia.
Fa riflettere che dei pastori ignoranti di genetica abbiano creato una delle razze più eccezionali al mondo, mentre i supercazzuti allevatori esperti finiranno a mandarla a puttane come tutte le altre.
Forse perché più che la genetica in se stessa, valgono i criteri di selezione? I pastori cercavano cani efficienti, non i campioni da ring….(dubbio estendibile a tutte le razze).
Queste considerazioni dovrebbero essere poi interpretate in considerazione del fatto che l’ISDS é un’associazione di PASTORI e non di allevatori e che non é riconosciuta dalla FCI ! Quindi anche i pastori fanno danni di genetica ?
Alcune riflessioni
1. non tutti i border collie sono censiti ISDS;
2. non si capisce il meccanismo attraverso cui si passa da 630 a 8;
3. ti riferisci al COI o alla percentuale di sangue ?
4. perchè l’incremento del COI deve essere necessariamente un problema ?
in tutte le razze bene o male andando indietro di qualche generazione… si trovano sempre gli stessi cani.
Dipende cosa si intende su “qualche” , quanti cani con quale frequenza, e quanti dei loro discendenti più meno diretti si trovano in queste “qualche” generazione in più. In un paio di generazioni la situazione può precipitare vertiginosamente. A quel punto il patrimonio genetico si impoverisce notevolmente, il che può portare a superficie dei caratteri recessivi indesiderati, quali una volta fissati possono causare dei danni anche irreversibili in quella determinata razza.
Già capitato che una determinata razza arrivata quasi all’estinzione totale per questo motivo. Purtroppo non mi ricordo più di quale razza si trattava e in quale paese ( forse qualcuno che abbia letto potrà riportare l’articolo in questione ), ma mi ricordo che per individuare i soggetti portatori di quella specifica tara genetica, hanno dovuto fare su tutta la popolazione i così detti “test cross”, per individuare i portatori dei geni malati per poter escluderli definitivamente dalla riproduzione quelli omozigoti,e riconoscere gli eterozigoti da quelli sani. Ovviamente si trattava di una razza originaria di quel paese.
Ecco che qui comprendo e condivido in pieno le sue preoccupazioni, aggiungendo che purtroppo anche in altre razze tra quali in uno di quelli che io prediligo ( pastore belga varietà pelo lungo ), stanno usando la Coefficiente di Consanguineità calcolati erroneamente soltanto sulle ultime 5 generazioni. Il che come anche lei dimostrato tutto altro che realistico. Non facendo delle ricerche approfondite , ma semplicemente seguendo un paio di linee importanti indietro alcune generazioni in più, avuto dei risultati per dir poco sconcertanti…
no ma scherziamo ma BISOGNA fare consanguineità. continuiamo pure a fare nipoti nonni fratelli pieni figli per genitori cugini per cugini fratellastri per fratellastri cosi fissiamo per bene… cosa?
linee pulite?
ah ah ah ah
qualcuno ci crede che esistano “linee pulite” da cui MAI uscirà un cane malato?
si c’è chi ci crede…ma, visto appunto questo articolo, direi che è IMPOSSIBILE che vi siano cani che nella famigliarità e nei collaterali non hanno avuto nessun caso di cani malati.
ma quando lo faccio notare mi danno addosso…
È lapalissiano. Eppure la gente non ci pensa.
In 9 anni 13 cucciolate x 89 cuccioli? Ho capito male o c’e’ un errore?
e che dire di
“La coppia 156350 x Jenny 159603 ha prodotto 74 cuccioli da 14 cucciolate”
14 capito? alla faccia del codice deontologico
Povera cagna…
E’ per questi articoli che amo questo sito!
agghiacciante, sapevo che ogni razza è portata avanti da pochi esemplari e paragonavo ogni razza alla popolazione canina di un paesino, ma così è più che un allarme rosso. Praticamente il BC ha le ore contate.