di VALERIA ROSSI – Mi scrive una simpaticissima lettrice, con simpaticissimo cane. Serena ha pure il dono della “buona penna” e tanto basta, normalmente, a indurmi a chiedere il permesso di pubblicazione dell’email e della storia canina che ci sta dietro.
In questo caso, però, c’era un altro buon motivo per volerla pubblicare: e cioè il fatto che la sua segugia Alice è un caso abbastanza tipico di cane fobico nei confronti dell’uomo, con comportamenti a volte contradditori e capaci di mandare in crisi chi, dopo aver adottato un cane, si ritrova a dover fare i conti con un rapporto che stenta a consolidarsi.
Cominciamo quindi a leggere la storia di Alice (è simpatico pure il nome: l’aria da cagnolina “nel paese della meraviglie” ce l’ha… anche se non ha ancora il coraggio di affrontarle tutte, queste meraviglie!):
Forte della vicinanza di un educatore serio, e cosciente del fatto che nessuno l’avrebbe mai adottata per via delle sue paure e soprattutto delle grosse cicatrici che le segnano il corpo (e chi lo vuole un cane “brutto”? Meglio un cucciolo pronto all’uso, no?), ho deciso di farla entrare nella mia vita e in quella di Giulio, il mio super meticcio di tre anni che era e continua ad essere il trait d’union tra me e lei, oltre che il mio primo amore peloso (è taaaanto braaaavo luiiiii).
Alice ha una vistosa cicatrice dall’occhio alla bocca, altre sparse sul lato sinistro del corpo e le manca un pezzo d’orecchio (il sinistro, appunto); nessuno sa cosa le sia successo, dalla scheda del canile sembra sia stata trovata vagante in campagna.
Sicuramente qualche evento traumatico le ha segnato la vita, essendo lei molto timorosa: è già migliorata su tanti fronti, ma si spaventa ancora al volare di una foglia.
So che la strada per il suo recupero sarà ancora lunga, ma sta facendo passi da gigante: ogni giorno si avvicina di più, annusa e lecca quelle mani umane che probabilmente un giorno l’hanno picchiata, sfodera espressioni e comportamenti degni di un vero pagliaccio.
Le zampotte infinitamente lunghe e i piedoni armati di sciabole le danno un’aria da irresistibile buffona, ma quando rincorre Giulio in giardino o insegue una pista diventa una vera e propria macchina da guerra.
Ovviamente io non vado a caccia, ma quando la libero al campo cinofilo, ha finito di annusare ogni centimetro quadrato dello stesso e decide che vuole sgranchirsi le zampone, fa lo stesso casino di un appaloosa al galoppo.
E’ praticamente un mini-levriero con le orecchione e il nasone. Ma anche un tapiro, col muso luuuuungo e la linguona chilometrica. O una rana, quando si rannicchia sul lettone. O una chiocciola, quando dorme appallottolata e diventa piiiiccola come un chihuahua.
Insomma, ho adottato uno zoo.
Ora però vorrei qualche consiglio in merito alla sua educazione, perché vi sono comportamenti che anche se credo di riuscire ad identificare non so come correggere e vorrei sapere quale potrebbe essere il comportamento corretto da adottare.
L’abbiamo portata a casa a luglio scorso e da allora vive con me, con il mio ragazzo e con Giulio (più i miei genitori, che abitano al piano di sotto).
Nel suo box c’erano tipo sette o otto cani: c’era anche un biondino che la difendeva a dentini spianati quando lei non voleva essere portata fuori e si rintanava in cuccia.
A casa dispone di un gran giardino (che insieme al suo compagno di scorribande ha ridotto ad un groviera alla ricerca di talpe), ma dorme e sta in casa con noi più tempo possibile (anche perché lei segue Giulio… e Giulio, essendo cresciuto con noi, è un francobollo).
So che dovrei lavorare sulla “centripetazione”, ma credo che le condizioni di Alice non lo permettano ancora. Inoltre, lavorando io in ufficio ed essendo le giornate dannatamente corte (nel senso che hanno troppe poche ore per me!), il tempo che dedico loro è chiaramente sempre inferiore a quello che necessiterebbero.
Da qualche tempo abbiamo cominciato a liberarla (dopo aver provato duemila volte armati di lunghina, con una serie di infarti della sottoscritta e film mentali tipo “adesso mi tocca fare denuncia, non la ritroverò mai più!”) e stranamente ha un buon richiamo, sia seguendo Giulio che da sola, anche quando se ne sta andando beatamente in giro per i fatti suoi.
Ma veniamo al dunque:
SITUAZIONE 1: Alice in giardino, si avvicina a me solo se c’è Giulio (che è iper-coccoloso, quindi sempre bacini bacetti se sono alla sua portata).
Io mi chino, mi metto di tre quarti, la chiamo con toni bassi non guardandola negli occhi, fingo di cercare qualcosa tra l’erba.
Risultato: si incuriosisce e si avvicina, ma appena la sfioro per accarezzarla (di solito ai lati del muso/siluro) lei si allontana di nuovo. Se cammino per il giardino mi segue, ma rimane sempre minimo un metro dietro a me.
Se cammino verso di lei, scappa.
Che devo fare per farmi avvicinare?
SITUAZIONE 2: passeggiata. Oltre a mollarli selvaggiamente sull’argine (io abito vicino all’Adige… e dire che sia noi che i ragazzi ci divertiamo un casino in giro per la golena è ancora poco) o in montagna, dove possono dare sfogo alla loro pressoché infinita energia, a volte tentiamo l’immane esperienza di portarli a fare un giro in paese “perché si abituino al guinzaglio”.
Illusione pura. Giulio ha frequentato con ottimi risultati un corso di educazione cinofila, quindi dopo aver scaricato un po’ di energia (leggasi: dopo quattro ore circa) magari riesce ad andare “al piede” o comunque decentemente.
Alice, oltre a tirare come un trattore (forse più di suo fratello), ha pure un’andatura a “pallina da flipper” con traiettorie imprevedibili e naso piantato a terra emettendo una specie di guaito perenne (che sia il famoso scagno?) e sguardi ENPA della serie “disgraziati lasciatemi andare che devo annusare”. Del resto, lei un guinzaglio non l’avrà neanche mai visto. Siccome io vorrei portarli ovunque con me, mi pare il minimo che vadano non dico bene, ma decentemente al guinzaglio. Ma con lei ancora messa così… come posso fare per educarla? Con una percentuale di relazione attuale pari al 10%?
SITUAZIONE 3: Alice in passeggiata con Giulio (sia al guinzaglio che non). Incontriamo altri cani e Giulio, a seconda se la giornata gli gira bene, approccia nel modo giusto, con tutti i segnali calmanti del caso (quando invece è nervoso si mette in fighting mode e allora cambiamo strada senza dire BA).
Invece lei… WOWOWOWOFFF! Una iena, sembra si voglia mangiare l’altro cane: ma se poi l’altro si avvicina, oltre a non fare niente, tende pure a scappare. Ho testato tempo fa la passeggiata solo con lei e questo non lo faceva affatto, anzi era la canessa più educata del west. Ne deduco che si sia immedesimata nel ruolo di “guardiana” del branco, che avvisa in caso di intrusi (a volte lo fa anche in presenza di soli umani): del resto faceva lo stesso nel recinto esterno al box in canile.
Ma come comportarmi? Ovviamente ogni volta che usciamo c’è anche Giulio con noi, e il suo comportamento mi imbarazza alquanto: per di più, quando esco da sola con entrambi al guinzaglio, la situazione diventa abbastanza ingestibile.
Tenderei a far andare avanti prima Giulio e poi lei, ma… sono un tappo di un metro e cinquanta e le mie braccia arrivano dove arrivano: e non essendo (fortunatamente) tonda non riesco a piazzarmi davanti a lei.
SITUAZIONE 4: sul letto, la mattina appena svegli, fa la pagliaccia totale e mi offre anche il pancino pelato per i grattini… (MA ALLORA è SCEMA!?!). La adoro…
Alice è parte della famiglia ormai e vorrei il meglio per lei, visto che finora nella vita non è stata granché fortunata: però, in certe situazioni, sono ancora piena di dubbi!
Vediamo ora come si potrebbero analizzare la situazione generale e quelle particolari presentate da Serena (fermo restando che parlo senza vedere il cane e che quindi tiro anche un po’ a indovinare: se qualcun altro la pensa in modo diverso e vuol proporre soluzioni diverse, è pregato di farlo. Potremmo fare una vera “task force” in aiuto di Alice!).
A giudicare dal tipo di cicatrici, si direbbe che Alice sia stata attaccata da un animale (forse un cinghiale?): non sembrerebbero, almeno viste così in foto, ferite inferte dall’uomo. Più che ad eventi traumatici nel suo passato, dunque, io tenderei a pensare che i problemi di Alice siano dovuti al fatto che è una cagnina poco (o malamente) impregnata e socializzata.
I cani correttamente impregnati e socializzati di solito non diventano diffidenti neppure dopo i peggiori maltrattamenti: archiviano, dimenticano e ricominciano daccapo, pronti a ridare fiducia all’uomo.
Purtroppo è abbastanza frequente, invece, che le cucciolate di cani da caccia non siano seguite nel modo più corretto dal punto di vista etologico, magari non per cattiva volontà ma perché, semplicemente, si è “sempre fatto così”: i cuccioli vedono una sola persona, ovvero il cacciatore, che li segue un po’ nel periodo dello svezzamento, ma poi basta.
Non vengono portati in mezzo ad altri umani (tanto devono andare a caccia, mica a spasso sul corso…), vivono quasi esclusivamente con altri cani (giusto, perché dovranno lavorare in muta). In una parola, riconoscono come appartenente al loro gruppo sociale solo una persona, ma non sanno letteralmente cosa siano “gli umani” come specie.
Purtroppo, quando le cose stanno così, c’è poco da fare: a questa deprivazione non si rimedia.
Questi cani devono imparare a conoscere ogni singolo umano “ex novo” e imparare a fidarsi di lui mettendoci, ogni santa volta, il tempo che ci mette un animale selvatico a lasciarsi avvicinare e approcciare dall’uomo.
Questo, almeno finché non arrivano a fidarsi di 5-6 persone diverse: dopo questo numero, di solito, generalizzano e si aprono… ma possono anche volerci anni per arrivare a questo traguardo.
Per quanto riguarda i punti elencati da Serena:
SITUAZIONE 1: i cani sono animali sociali e anche curiosi, quindi tendono a cercare la vicinanza fisica e sono attratti da tutto ciò che fanno gli altri membri del loro gruppo. Solo che Serena, pur essendo ormai considerata “membro del branco”, non è considerata “un cane” per via della mancata impregnazione. Quindi è ancora vista come un potenziale pericolo, anche se è ormai assodato che in realtà da lei arrivano soprattutto coccole e tenerezza.
Però… non si sa mai!
Alice ha un po’ lo stesso atteggiamento che hanno le pecore nei confronti del cane da pastore: lo vedono tutti i santi giorni, sanno benissimo che è innocuo e che non le attaccherà mai… eppure, se si avvicina troppo, loro si spostano. Non si sa mai, appunto: dopotutto è pur sempre un predatore!
Se Alice fosse stata più giovane, probabilmente la presenza di Giulio l’avrebbe convinta a fidarsi di più dell’uomo: ma lei è adulta, matura, pensa con la sua testa.
Se Giulio non fosse stato presente, probabilmente Alice si sarebbe già concessa a Serena, perché un animale sociale come il cane ha un disperato bisogno (proprio innato) di affidarsi a qualcuno. Solo che Alice ha già qualcuno: ha Giulio.
E questo, per la relazione Alice-Serena, purtroppo rappresenta un handicap.
Certamente non posso suggerire di dividere i due cani, perché ormai questo sarebbe troppo traumatico per Alice: però io proverei a portarli almeno fuori separatamente, e a lavorare con la sola Alice almeno per qualche periodo, pur concedendole subito dopo di ricongiungersi con “suo fratello”.
Un’altra cosa che Serena non deve fare è cercare di toccare la cagna quando lei si avvicina incuriosita dai suoi gesti: bisogna pazientare e aspettare sempre “che sia il cane a toccare noi”, o almeno a cercare il contatto. Altrimenti il cane pensa di essere stato attirato in una “trappola” e – giustamente – si allontana.
Infine, “camminare verso di lei” è una pressione psicologica che la cagna non regge: infatti fugge. Bisogna farsi seguire, mai provare a seguire. Se il cane è goloso (non so se sia il caso di Alice) in questi casi può essere utile il cibo come esca: ma anche così, mai toccare il cane quando prende il cibo dalla nostra mano. Ci vorrà il tempo che ci vorrà, ma dev’essere sempre lui a cercare il contatto: forzarlo significa, ogni volta, fare due o tre passi indietro.
SITUAZIONE 2: educare Alice può essere un eccellente modo per costruire la relazione che non c’è. Ricordiamolo sempre: ogni cane è felicissimo di aver qualcuno che gli dice cosa deve fare, purché glielo dica in modo comprensibile e sia coerente.
Insegnarle la condotta al guinzaglio (e anche altre cose, ovviamente) può essere il primo passo per far pensare ad Alice che Serena sia un possibile punto di riferimento a cui affidarsi con fiducia. L’importante è che questa fiducia non venga tradita.
SITUAZIONE 3: Alice potrebbe avere assunto il ruolo di “poliziotta” (potrebbe essere una cagna “beta”) che ha l’incarico di dare l’allarme in presenza di intrusi, allertando così il suo “capo”… che ancora una volta è Giulio.
Se non c’è Giulio, non gliene frega nulla di avvisare chicchiessia: perché gli umani non li vede come suoi conspecifici. Il fatto che poi tenda a scappare o ad immobilizzarsi se l’altro cane si avvicina significa semplicemente che non ha intenzioni aggressive: il suo compito è quello di dare l’allarme, mica quello di combattere.
Anche in questo caso la presenza di Giulio è parzialmente di ostacolo, specialmente perché lui manifesta atteggiamenti diversi a seconda delle circostanze: se fosse sempre stato amichevole con tutti i cani, Alice non si sarebbe preoccupata di “fargli da spalla” in vista di un eventuale conflitto.
Qui credo che Serena otterrà qualche risultato solo quando (e se) verrà pienamente accettata come “cane”, perché a quel punto potrà essere lei quella che guida gli altri e anche quella che stabilisce se “c’è da preoccuparsi di qualcosa” oppure no. Potrebbe anche non succedere mai: ma se lei riesce ad esprimersi il più possibile in un linguaggio comprensibile da Alice, non è escluso che prima o poi questo “scatto” avvenga.
Infine, SITUAZIONE 4: qui si palesa in modo evidentissimo il fatto che i cani distinguano tra situazioni “indoor” e “outdoor”. Alice, evidentemente, ha accettato che la casa in cui vive sia la sua “tana”, il suo rifugio sicuro: e se la sente di gestire le situazioni che avvengono in quel contesto. Siccome è un cane, quindi le coccole le piacciono, dentro casa va a cercarle perché ha capito che in quel particolare spazio non può succederle nulla di male. Quando si esce dal “contesto tana”, invece, cambia tutto: viene a mancare la sicurezza e la cagna preferisce tenersi sempre una via di fuga a disposizione. Per questo cambiano tutte le prossemiche, ovvero si ampliano le distanze sociali e non si permette a nessuno di violare lo spazio “intimo”, quello che consente il contatto. Ancora una volta, bisognerà attendere che Alice riesca a generalizzare e a capire che di Serena può fidarsi sia in casa che fuori.
Per ora è arivata solo a metà strada… ma non bisogna arrendersi! Ogni cane ha i suoi tempi e quelli di un segugio (animale già riservato di suo) possono essere un po’ più lunghi della media: ma Alice sembra avviata verso un buon recupero, almeno entro quei limiti che si devono sempre tenere ben presenti nel caso di cani socialmente deprivati.
L’ultima cosa da dire è che, in situazioni come queste, a soffrire di più sono gli umani, e non i cani.
Alice sta vivendo una vita caninamente serena, forse addirittura felice: non le manca nulla, neppure la socialità, perché ha Giulio.
E’ Serena che, ovviamente, sentirebbe il bisogno di avere un cane più “suo”: ma intanto deve cominciare a pensare che Alice abbia già “il meglio” e sia già una cagnina molto fortunata.
Il resto richiede tempo e pazienza, ma non c’è bisogno di forzare i tempi perché lei sta già bene così. Questa è una cosa che a volte sfugge agli umani, convinti che senza abbracci e coccole al cane manchi per forza qualcosa: ma non è così. Abbracci e coccole li desideriamo noi: ma noi, una volta convinti che il cane sta bene, possiamo anche rassegnarci ad aspettare un po’.


Marina, sono silvia, ho già lasciato un commento all’articolo.
Ho un cane come la tua Lara…ma sono a un anno e mezzo di esperienza…e lui pesa 35 e io 40…
se ti do la mia mail, mi scrivi un messaggino che ti riscrivo? mi piacerebbe capire come hanno fatto le persone più “avanti” di me, anche se so che ogni cane è diverso dall’altro…
comunque mi hai molto emozionata e così, mi piacerebbe scriverti…. indirizzo:
silvia (chiocciolina) pattininews.it
E…ah!!!! io sono innamorata persa del mio pauroso, e anche degli altri 🙂
Grazie!!!!!
La storia di Alice mi ricorda molto da vicino l’esperienza passata con la mia piccola Lara.Circa quattro anni fa mi erà morta una cagnetta a cui tutta la famiglia era affezionata.Mi hanno convinta,nonnostante il dolore subito a ricercare subito una sostituta,noi abbiamo sempre avuto un cane,fin da quand’ero piccola.Ho cercato in giro nei vari canili,ma non ho trovato cuccioli disponibili per cui ho effettuato una ricerca in internet.Girando per i vari canili mi sono soffermata sulla zona di Frosinone e subito,con l’aria sperduta,di chi ne ha passate di tutti i colori, l’ho vista e me ne sono innamorata.Ho contattato i volontari dell’Enpa,i quali si sono offerti di portarmela su a Milano.(io abito in prov.di Como).detto fatto una settimana dopo potevo abbracciare la mia nuova cagnolina.Era la cosa più spaventata del mondo,aveva paura persino della sua ombra.E’ stato credo un amore a prima vista,perchè si è lasciata prendere in braccio senza problemi e con lei così siamo arrivati a casa.Ma lì le cose si sono complicate.Era a dir poco terrorizzata di tutto.La prima stanza dove l’abbiamo portata è stata la cucina,e da lì per circa tre mesi non siamo riuscita a spostarla.Aveva paura pure di andare da una stanza all’altra.Era abituata a stare all’aria aperta,dato che la persona che l’aveva trovata, abbandonata per strada con la madre e i suoi fratellini,l’aveva piazzata in un prato della sua casa,senza mai farla entrare dentro.Non faceva le scale,noi abitiamo in una casa su tre piani e di farsi mettere il guinzaglio e seguirci fuori neanche a parlarne.All’epoca Lara aveva 6 mesi.Ci sono voluti quattro lunghi anni di pazienza da parte di tutti,per riuscire a sbloccarla,e ancora adesso ha qualche reticenza,comunque è diventata la padrona di casa sotto tutti gli aspetti e la sua riconoscenza verso di noi non ha limiti.Sarei pronta a rifarlo ancora perchè le soddisfazioni e l’amore che ti da un cane non hanno confronto!!Spero che Alice diventi così per la sua padrona,come Lara lo è diventata per noi.Inseparabile!!
allora anche la mia Susy dev’essere un cane beta!
Quando è arrivata, in casa era tranquilla, mentre fuori aveva paura di cani e persone, ma solo degli uomini che camminavano per i fatti propri, delle donne raramente.
Reagisce abbaiando e facendo la bulletta, non permette ad estranei di avvicinarsi all’altro cane, che ha la vita sociale praticamente rovinata. 🙂
Anch’io ho avuto una esperienza simile con il mio Axel un meticcio di piccola taglia adottato al canile. Axel è stato catturato in strada dalle guardie cinofile nel novembre del 2009, pieno di paura e di pulci, ma non ha passato molto tempo in canile, solo i venti giorni obbligatori per le vaccinazioni . I volontari dell’Enpa mi hanno permesso di andare a trovarlo per conoscerlo e lui si è attaccato come un francobollo a me. Quando l’ho portato a casa si è rilevato un cane pieno di paure: per camminare “strisciava” lungo i muri,non sapeva salire le scale,i tombini li evitava tutti, era terrorizzato dai rumori della strada e da mio marito , se si prendeva qualsiasi oggetto in mano ( per es. la scopa o la canna dell’acqua) scappava e si nascondeva, ovviamente non era abituato al guinzaglio. Non ho richiesto aiuto ad un esperto cinofilo e ho lasciato che Axel tiri al guinzaglio (allungabile) anche perchè pesa solo 6 kili e a me non dà alcun fastidio. Ho lasciato che il tempo facesse la sua parte e ora Axel è un cane molto gioioso e pieno di vita, capisce al volo i miei comandi, invita mio marito al gioco, ha imparato a fare le scale e a non evitare i tombini, e ancora spaventato dai motorini e dai bambini molto irruenti, mentre e perfetto con gli adolescenti. Ovviamente non lo posso portare in giro per negozi con me, ma vabbè, vivo lo stesso.Il consiglio che mi sento di dare a Serena è quello di portare pazienza e se anche Alice non sarà un cane perfetto se le sue problematiche non ti impediscono di fare con il cane quello che ti piace…chi se ne importa? Ciao
A dir la verità io con i miei cani vorrei fare tutto quello che posso. In fondo sono parte integrante della famiglia! Ho notato una bella differenza in termini di relazione quando li porto con me quindi lo scopo della sua ri-educazione fondamentalmente sarebbe quello. Però, mi accontento e non mi creo aspettative impossibili da raggiungere.
Bellissima storia d’amore che sicuramente avrà un futuro più che roseo…mi sono commossa perchè anche io da due giorni ho a casa una cagnetta trovata anche lei in campagna e che speravo potesse allietare le giornate del mio amatissimo levriero sardo. In realtà invece, mentre si fida ciecamente di noi umani, si mostra un pò diffidente nei confronti del cagnone di casa e gli ringhia contro quando lui si avvicina alla cuccia che è sua da quando è arrivato nella nostra vita, oppure quando vuole entrare in un ambiente dove c’è lei.
Lui è un buono assoluto e vedo che ne soffre un pò…
Cara Valeria, pensi che questa situazione si possa risolvere in modo positivo?
Grazie
Assolutamente sì, se lui è buono come dici. Bisogna solo dare alla fanciulla un po’ di tempo per abituarsi a lui…ma di solito questi casi sono moooolto più facili da risolvere che non quelli opposti (ovvero cani che vanno d’accordo con i cani ma temono gli umani). Loro parlano la stessa lingua e sicuramente arriveranno a comprendersi molto presto.
I cani dal passato nebuloso e difficile sono un vero e proprio dilemma!
Anche a me è capitato di avere a che fare con un soggetto molto simile alla tua segugia. Io non l’ho nè cercato nè scelto, ma me lo sono trovato in cortile: l’aveva accolto il mio rottweiler. Il piccolo Alì (lo chimammo così) era stato abbandonato da qualche delinquente nei pressi del mio paese. Era talmente scarno che riuscì a passare tra le sbarre della cancellata entrando nel mio cortile a mia insaputa.
Un bel giorno me lo sono trovato che mangiava con il mio Danko dalla sua stessa ciotola, da quel giorno non se ne è più andato, è rimasto con noi per 12 anni.
Anche lui manifestava parecchi dei problemi della tua cagna. Dopo averlo preso e lavato per portalrlo dal veterinario e vaccinarlo, siamo stati mesi senza avere il minimo contatto fisico, era diventato l’ombra del mio rottweiler: gli stava appiccicato notte e giorno e si poteva interagire con lui solo tramite il mio vecchio cane.
Alì non ha mai recuperato in pieno un rapporto sereno con gli umani, però negli anni è molto migliorato. Sicuramente è rimasto molto problematico da gestire: non lo si poteva sgridare altrimenti correva a nascondersi tremando, così si tentava solo con i rinforzi positivi . . . ma non era goloso, quindi le difficoltà nello stabilire un rapporto crescevano.
Alla fine ho pensato che Alì era da prendere così, non si poteva chiedere di più a quel cagnetto che doveva averne passate più di un legionario in guerra. Lui ci ha voluto bene, ha voluto tantissimo bene al suo amico Danko (che lo aveva accolto) tanto da rischiare di morire di stenti quando Danko ci lasciò: da solo non mangiava più anche se la ciotola era sempre la stessa.
Con cani reduci da traumi profondi bisogna provarle tutte, ma nel rispetto delle loro debolezze e delle loro paure. . . . e se a un certo punto non ci possono dare di più, dobbiamo accettarlo.
Io ho sempre pensato che in fondo Alì, anche se non ha mai potuto avere un rapporto pieno con la sua famiglia, è stato molto fortunato e ha vissuto quasi tutta la sua vita nel migliore dei modi che la sua condizione gli ha permesso.
Domenica siamo stati al mare, era la prima volta che Alice lo vedeva… Era felice, ed io con lei! (lacrimuccia) Da allora ho notato che si avvicina di più, cerca la mia mano e le coccole, fa la scema più del solito. A volte basta davvero poco, ed abbiamo appena cominciato!
Grazie Valeria e grazie a tutti voi.
Meraviglioso il racconto di Serena e preziosa la lettura di Valeria!
Un po’ mi sono rispecchiata nel racconto (tanto per cominciare sono alta uno e 58 e per niente tondetta), ho 4 cagnotti adottati tra strada e canile … non so bene se almeno uno di loro sia equilibrato….forse un po’ sì e forse un po’ no…tutti così diversi, con i loro aspetti facili e gioiosi e tutti con i loro schizzi.
E anche se ogni caso è diverso dall’altro, nell’articolo ci sono grandiosi messaggi: guardare QUEL cane in QUEL momento, capire qual è la sua gioia e quali le nostre aspettative, “accontentarsi” e valorizzare, prestare attenzione, sdrammatizzare, amare.
Grazie a queste splendide donne, che mi hanno fatto tanto sorridere e pensare!
che bella Alice nasona..mi ricordi tanto la mia Ginevra lei è una bulletta ma i questa storia vedo lei appena arrivata..lei che aveva il suo Ulisse….ho notato che come scrive valeria una volta che ha imparato a fidarsi di 5 6 persone poi è stato tutto più facile…auguri per una vita lunga e gioiosa tutti insieme un abbraccio Serena
Grazie a tutti per i vostri abbracci virtuali… Mi avete fatto scendere la lacrimuccia!!! Mannaggia, sono troppo emotiva…
Noi amanti della “specie animale” (di cui i cani sono degnissimi rappresentanti che poco hanno da invidiare all’uomo quanto ad intelligenza, anzi dovremmo noi imparare da loro ma questa è un’altra storia) ci preoccupiamo talmente tanto del loro benessere che a volte stiamo malissimo se vediamo che “non siamo alla loro altezza”. Ecco, questo è quello che mi succede spesso. Vorrei avere più prontezza di riflessi, vorrei conoscere meglio il loro linguaggio (eppure sto ore ed ore ad osservarli)e soprattutto saper cosa fare al momento giusto. Invece puntualmente mi trasformo in Sciuramaria (ennò! Questo no!).
Guardando indietro però, Alice è con noi solo da 7 mesi e, pur nella mia quasi totale ignoranza cinofila, ha già fatto passi avanti. Ci vorrà ancora tempo e credo di aver fatto tanto per lei già portandola fuori dal canile. Ok, tira al guinzaglio, si fa gli affaracci suoi in libertà e tutto il resto… ma son tutti comportamenti che sono sicura si risolveranno, perchè in fondo lei è una “cana” molto riflessiva, curiosa e quindi intelligente ed imparerà, ne sono sicura. Le dedicherò ancora più tempo, farò tutto il necessario… perchè quello che loro danno a noi è nulla in confronto ad un giroshopping mancato o al sacrificio di una vacanza “a dodici zampe”. Lei percepisce l’affetto che le diamo (e non solo quello, anche le piccole regole tipo “scendi giù dal letto”) e con tempo e pazienza, avrò un giorno l’orgoglio di poter rendere lei e Giulio due cani veramente felici.
Vi abbraccio forte
PS: Clara, noi abitiamo in provincia di Verona, le foto sono state scattate in Lessinia, ovvero sulle “nostre” montagne ad un’ora da casa. Se ci vieni a trovare saremmo lieti di accompagnarti! 🙂
E’ una storia molto toccante! vorrei fare un grandissimo in bocca al lupo a Serena e tanti grattini ad Alice (vabbe’… anche a Giulio, non sia mai s’ingelosisca!!).
“L’ultima cosa da dire è che, in situazioni come queste, a soffrire di più sono gli umani, e non i cani.
Alice sta vivendo una vita caninamente serena, forse addirittura felice: non le manca nulla, neppure la socialità, perché ha Giulio.
E’ Serena che, ovviamente, sentirebbe il bisogno di avere un cane più “suo”: ma intanto deve cominciare a pensare che Alice abbia già “il meglio” e sia già una cagnina molto fortunata.
Il resto richiede tempo e pazienza, ma non c’è bisogno di forzare i tempi perché lei sta già bene così. Questa è una cosa che a volte sfugge agli umani, convinti che senza abbracci e coccole al cane manchi per forza qualcosa: ma non è così. Abbracci e coccole li desideriamo noi: ma noi, una volta convinti che il cane sta bene, possiamo anche rassegnarci ad aspettare un po’.”
Non so come tu faccia, cara la mi’ Valeria, ma ogni volta hai lì qualcosa che mi apre un ricordo o una riflessione. Questa tua “ultima cosa da dire” è quella che m’ha fatto un gran rumore dentro. È verissimo. Èun errore che ho fatto anche io…
Per il resto le tue considerazioni e i tuoi consigli mi paiono sensati e condivisibili. Al momento non mi viene da aggiungere nulla se non un grandissimo augurio a Serena e alla sua Alice (e a Giulio, grande cane!): non mollate che siete sulla retta via… 😉
Rileggendo la storia di Alice e di Serena mi sono un po’ commossa perchè ci sono passata. Quando ho preso il mio attuale segugio era un cane sano, ma estremamente pauroso. Un paio di volte in realtà ha anche pensato di doversi difendere da me (per miei errori idiotissimi). Non voglio dare consigli, non ne ho la preparazione, ma voglio mandare a Serena un enorme abbraccio (e ad Alice una grattata dietro l’orecchio). Sono certa che lei riuscirà a superare le sue paure e un giorno ti ritroverai a girare con una specie di ombra. Oggi Elia, dopo 5 anni di convivenza, non mi molla neanche un secondo 😀
PS: le foto sono bellissime, mi hai fatto venir voglia di caricare il mio peloso e venire a fare una passeggiata da quelle parti. Che invidia!
Semplicemente COMMOSSA!
Grazie Valeria…