di VALERIA ROSSI – Sì, va bene, lo stage l’ho tenuto. Qualcosa ho detto, qualcosa ho cercato di spiegare e di trasmettere. Gli “allievi” umani erano attentissimi e collaborativi, hanno fatto un sacco di domande e ho cercato pure di dare delle risposte sensate… però devo confessarlo: per tutto il tempo, ho pensato ad altro. Lo sapevo già che sarebbe successo: tre bassotti nel proprio passato (anche se uno di passaggio, solo uno stallo di un mesetto) lasciano il segno. Bassotti come Blitz (standard a pelo corto, killer di umani e di automobili) e Liv (nano a pelo duro, killer -seriale – di galline) lasciano un segno indelebile che dovrebbe essere, però, un segno della serie “mai più al mondo!”.
Invece no. Per tutto sabato, a Cimafava (PC), mentre parlavo con i bassottisti di come tirar su un cucciolo e di come costruire un buon rapporto con lui, ho continuato a pensare, ininterrottamente: “NE VOGLIO UNOOOOOOOOOOOOO!”.
E ho faticato davvero troppissssssimo a controllarmi e a non rapire direttamente uno dei cuccioli presenti, o almeno a non fiondarmi nel primo allevamento che avrei incontrato sul mio cammino uscendo da lì.
Vi giuro: una fatica bestiale. Perché i bassotti a me fanno impazzire già da adulti… e figuriamoci da cuccioli.
Figuriamoci quando hanno queste facce qua.
L’unica cosa che mi ha aiutato (un po’) a trattenermi è stato il ricordo di quanto questi signori siano abbaioni: perché questi sono temibilissimi cani da guardia, e siccome in contemporanea con il nostro piccolo stage (organizzato da “Amici Bassotto Club Italia”) c’era anche una prova di lavoro, di persone e di cani ne passavano parecchi… e ogni volta partiva un concerto in BAU maggiore che in diverse occasioni mi ha costretto a star zitta, perché non si sarebbe più sentita una parola di quanto dicevo (e chi adesso stesse pensando: “Ecco, i bassotti sono decisamente cani intelligenti” è pregato di andare ad ironizzare altrove).
C’è da dire, però, che loro abbaiano quando ce n’è motivo (a differenza di molti umani): quindi le pause – che permettevano anche alla blateratrice di riprendere fiato, visto che c’era un caldo mortale – andavano accolte col massimo rispetto per il lavoro di avvisatori svolti dai piccoli coccodrilli pelosi.
Abbiamo trattato diversi argomenti (quelli in programma, e cioè regole e gestione del cucciolo, ansia da separazione, aggressività, errori da “bambinizzazione” eccetera, più molti altri sollevati dai presenti), ma mi sono dilungata soprattutto sulla gestione del rapporto proprio perché chi ha un cane piccolo spesso tende a considerarlo più un giocattolino peloso che non un cane. Errore gravissimo sempre, ma doppiamente grave se il piccoletto in questione è un bassotto, ovvero un fiero cacciatore che non teme nulla e nessuno. Per questo è importantissimo convogliare le attitudini del cane o nella disciplina per cui è stato selezionato (le prove in tana sono appassionanti, affascinanti…e innocue, perché i selvatici sono protetti da una rete e non vengono uccisi), oppure in displine “alternative” che però diano al bassotto la sensazione di fare un lavoro utile. A questo possono servire i giochi (palline, manicotti eccetera), da saper usare nel modo giusto perché, come sempre ripeto, “il gioco è una cosa seria”.
Mi faceva una certa impressione mostrare e manovrare i giochi “a misura di bassotto cucciolo”, come la micropallina che vedete nella foto, abituata come sono ad avere a che fare con una signora di fronte alla quale la proverbiale “rana dalla bocca larga” è una principiante: però ho cercato di mostrarne l’uso corretto, invitando tutti i partecipanti a provare.
Così i cuccioli si sono divertiti molto, anche se il caldo alla fine ha avuto la meglio e ho preferito non insistere troppo con le “prove pratiche” per evitare che umani e cani dovessero fare qualche prova pratica di rianimazione.
Dopo un buon pranzetto (ma quanto si mangia bene, in Emilia Romagna!) siamo quindi passati ad una seconda parte tutta teorica, sotto un porticato ombroso: l’espressione della kaninchen nella foto a destra la dice lunga su quanto la trovasse interessante… ma spero che gli umani l’abbiano pensata diversamente.
In conclusione, comunque: una bella giornata di cinofilia, con cani favolosi e… coloratissimi (come potete vedere anche nelle foto, un tempo i bassotti erano praticamente tutti color cinghiale: adesso i colori alternativi sono decisamente più diffusi) e con umani simpatici e molto più preparati di quanto (confesso) non mi aspettassi.
Sono stata felice, per esempio, di vedere tutti i cani con i loro bei collarini e nessuno “pettorinato”: è infatti una mia profonda convinzione che la pettorina – contro la quale non ho nulla in generale, come ho già ribadito più volte, anche se non la uso – nel bassotto sia un vero e proprio attentato alla salute. Le schiene dei bassotti sono già abbastanza a rischio per conto loro (anche se una buona selezione riduce di moltissimo i rischi di ernia) senza dover vedere – come purtroppo spesso accade – questi cani sollevati a mo’ di jo-jo e quindi piegati letteralmente in due da proprietari tutti orgogliosi di usare lo strumento “gentile” per eccellenza. Gentile lo sarà pure, ma con i bassotti proprio NO.
Per fortuna mi sono potuta risparmiare la predica, perché di pettorine non ce n’erano: così come non c’erano bassotti destinati a discipline ad alto rischio (tipo agility o disc dog: entrambe fantastiche, ma NON per questa razza. E so già che qualcuno vorrà smentirmi, ma io resto dell’idea che il fatto di non essere mai caduti di sotto non rende meno pericoloso il camminare sul filo a cento metri d’altezza).
Ancora una volta, insomma, in persone “normali”, non cinofili professionisti – ad eccezione di due allevatrici, la maggioranza dei presenti allo stage era formata da “semplici proprietari” – ho trovato molto più buon senso di quanto non mi capiti di incontrare tra gli “addetti ai lavori”.
Le conclusioni… be’, quelle le lascio tirare a voi: io sono ancora troppo impegnata a tenermi ferme le manine per evitare di prendere il telefono e di chiamare un allevatore.
salve,bel articolo, una considerazione, io di bassotti ne ho 5 in casa e devo dire che tra tutti forse di solo una potrei dire che e’ “abbaiona”,gli altri nella norma e 2 addirittura “muti”,nel sense che preferiscono comunicare con il corpo,io penso che sia una cosa che dipende dal singolo cane e dal carattere,certo quando viene un intruso la musica cambia ma per tutti,e non ce’ concerto rock che tiene…:)
sono irresistibili ^_^ lo so non si urla ma già dalla foto ho fatto “aaaaaaaah che beliiiiiiinnniiiiiiiiii”
Valeria vieni a Roma, i mie bassi e la sottoscritta ti aspettano!!!!!!!!!!!!!!
i bassotti non abbaiano: sono cani “avvisatori” è uno dei loro compiti.
quando abbaiano è sufficiente che il loro padrone compaia e prenda atto dell’intruso, qualunque cosa o persona sia, senza strillare.
Sono certissima che alla Bisturi manca per l’appunto un bel bassotto cazzuto che la mantenga giovane inside più a lungo del previsto!!!
Ahahaha!! Povera Bisturi..cana dalla bocca larga!!!
Una new entry in famiglia ci sta! ..cosí le gatte porrebbero rispettivamente tornare a fare il puma una, e a ritirarsi sull’Aventino l’altra..e la bisturi avrebbe un nuovo/a compagno/a di giochi!!
Tra l altro..se devi cambiare casa ..puoi giá progettare gli spazi anche per lui..o lei! 😉
Eh eh eh! Lo sapevo che ci avresti fatto un bellissimo articolo!!! Grazie! Pero`…coonfesso che pensavo che ci sarebbe uscito un fratellino o una sorellina per la Bisturi!
Ho due bassi, lui nano nerofocato liscio (preso da cucciolo), lei kaninchen ruvida cinghiale (presa già adulta). Due caratterini “da bassotti”, abbaioni, soprattutto lei, in perenne caccia all’odore e non solo. Hanno la stessa età (in autunno 5 anni) e per tutti e due ho da sempre usato la pettorina ad H. Perchè sono sconsigliabili le pettorine per i bassotti???
oh beh senza stare a chiamare un allevatore…da noi c’e una bassottina femmina di 7 anni che cerca casa urgentemente visto che per gravi problemi la sua famiglia non la può più tenere…la porto al debù la prossima volta che viene ??? 🙂