
di VALERIA ROSSI – E’ stato un po’ un “esperimento”, quello del team Debù, nato da un’idea di Davide Cardia che mi è sembrata subito assolutamente fantastica e assolutamente folle.
“Perché non facciamo una settimana di cinofilia “vacanziera” a fine luglio?”, ha buttato lì una sera: ed eravamo a fine maggio.
Ci siamo subito entusiasmati tutti all’idea, ma io ho subito risposto: “Bellissimo!!! Però la facciamo nel 2015, veroooo?”. Perché… come la organizzi, una cosa del genere, in meno di due mesi?
Invece lui, assolutamente serafico, ha risposto che parlava di quest‘anno: “Ma sì che si può fare. Ne parliamo sul tuo sito, facciamo una pagina su FB, troviamo qualche posto carino per mandare le persone a dormire, si mangia al laghetto (che sarebbe l’Arenile, dove abbiamo una sede distaccata del campo, NdR) , chiediamo a qualche amico di fare un paio di stage sulle discipline che noi non conosciamo… e siamo a posto”.
Sembrava vero: e la cosa più assurda di tutte è che… lo è stato!
Con un unico traguardo ben stampato in testa (dobbiamo divertirci tutti, umani e cani), siamo partiti con un’organizzazione degna dell’Armata Brancaleone (la riunione per parlare delle “Vacanze” è stata rimandata due volte; quando l’abbiamo finalmente fatta ci siamo scannati tutta la sera su cosa fare, come fare, dove andare, senza peraltro trovare un accordo definitivo; nottetempo, uluando “è tardiiiiiiiiiiiii!!! Siamo in ritardoooo!!!” ho partorito una locandina senza neppure specificare il programma, che non esisteva ancora; ad uno degli ospiti abbiamo comunicato una data sbagliata… eccetera, eccetera, eccetera…) e siamo arrivati ad oggi, lunedì 28 luglio, a “vacanze finite”, con un incredibile risultato: non solo ci siamo divertiti davvero – e fisicamente distrutti, almeno la sottoscritta: ma queste so’ sottigliezze collaterali – ma i nostri ospiti sono stati entusiasti dell’esperienza vissuta, hanno acquisito tutti qualche nuova competenza, sono ripartiti col rimpianto di non potersi fermare ancora.
Ma soprattutto, i cani non se ne volevano più andare dal campo: tiravano per entrare e si rifiutavano di uscire.
Tutti: perfino Samba, che al Debù ci sta di casa, ma tanti amici così tutti insieme non se li era mai fatti. E questa è stata sicuramente la soddisfazione più grande.
D’altronde è noto che, in cinofilia, “se non son matti non li vogliamo”.

E noi siamo stati abbondantemente matti, ad organizzare un evento così complesso praticamente in tempo zero: però è andato tutto splendidamente, nonostante le previsioni mie (che mi ripetevo un paio di volte al giorno la frase dello stregone di “Operazione sottoveste: “Non ce la faremo MAI”) e quelle meteo, che mostravano una serie di nuvole, fulmini e saette da paura per tutta la settimana. Invece ha piovuto, in tutto, due volte… ed entrambe le volte verso sera, rovinando ben poco, anzi quasi nulla.
Un po’ saremo stati anche bravi: un po’ abbiamo avuto un culo leggendario.

Sta di fatto che è andato tutto benissimo e che stamattina, volendo scrivere un resoconto di queste giornate, non so da che parte cominciare perché mi si sovrappongono miliardi di immagini di cose da raccontare.
Comincio col dire che sono arrivate persone da Firenze, da Roma, da Cosenza… oppure parlo di Pingo, nominato per acclamazione “mascotte ufficiale” di questa vacanza perché è riuscito a fare tutte le discipline che gli abbiamo proposto come se fosse stato addestrato a tutte per anni (e invece Pingo è un cane trovato per strada, abbandonato e investito, che per mesi ha avuto il terrore del mondo: ed era la prima volta in assoluto che provava a lavorare con la sua umana).
Racconto della grigliata di sabato sera oppure di Salvio Annunziato, che alla fine del suo corso di disc dog si è messo a suonare l’hang facendo fare facce buffissime a tutti i cani, affascinati dal suono di questo particolarissimo strumento?
O magari parlo dell’ospite che teneva lo stage di protezione civile, Pasquale Landinetti, di professione disaster manager, che la mattina dopo uno dei due diluvi ha svuotato il gazebo dall’acqua che si era accumulata sulla tenda scaricandone una tonnellata circa in testa a una corsista? (Definizione tratta da Wikipedia: “Un disaster manager – espressione derivata dalla lingua inglese, in acronimo DI.MA. – è una figura professionale che opera nel campo della sicurezza, in particolare nella gestione dei disastri e catastrofi“. Pasqua’… leggi bene: c’è scritto gestione, non creazione di catastrofi!)


Dai, parlo dei cani: anche perché sono stati ovviamente loro i protagonisti assoluti.
Di Pingo ho già detto, ma ci torno sopra perché è la dimostrazione vivente di come qualsiasi randagio a cui venga data una seconda possibilità possa dimostrare doti del tutto fuori del comune.
Ne parlo perché non sapeva fare assolutamente nulla e: a) ha vinto la gara di obbedienza (domenica sera abbiamo fatto una “garetta” finale – ovviamente super-ludica e senza nessuna pretesa, però con quattro giudici votanti – per ogni disciplina); b) si è entusiasmato al disc dog; c) ha lavorato in nose work come se non avesse mai fatto altro in vita sua; d) è stato bravissimo nella ricerca della mamma (nel loro caso si dice “mamma” e non “proprietaria”, a ragion veduta); e) dopo un attimo di perplessità (“cos’è sta roba?!?”) ha fatto perfino gli attacchi… allo straccetto, vabbe’: ma cosa pretendete da un cane che non arriva ai dieci chili?
Come credo si possa vedere chiaramente dalla sua faccia, Pingo ha pensato per tutta la settimana di essere a Disneyland.
E l’ha pensato mentre la sua umana lo faceva lavorare, termine fino ad allora sconosciutissimo a entrambi.
Le Sciuremarie, i volontari e pure quegli educatori convinti che per ridare una vita piena e gratificante ai cani ex-sfortunati bastino un divano e tanto ammmmore, e che questi poveriiiini non debbano fare ggnente altro... sono serviti (in questi casi mi dispiace davvero tanto che i cani non possano parlare, perché una bella intervista a Pingo l’avrei fatta con tutto il cuore. Sono sicura che avrebbe aperto gli occhi di tante persone che credono di amare i cani).

E a chi pensasse che la sua umana magari sia un’educatrice o un’addestratrice professionista, dico anche che di professione fa la musicista (Pingo gira il mondo con lei e la sua “cuccia” preferita è sotto al clavicembalo) e che il suo livello cinofilo era il seguente: quando abbiamo messo le basi per il rifiuto dell’esca, esercizio in cui il cane deve eseguire prima un “terra-resta”, Giliola dava agli umani le indicazioni sui vari comandi, perché – cosa del tutto normale per le prime volte – se ne scordavano quasi tutti un pezzo: in particolare, dopo aver messo il cane a terra, in molti dimenticavano il “resta”.
Quindi, indicazioni di Giliola: “Seduto, poi terra… e, mi raccomando, “resta”!”
E l’umana a Pingo: “Seduto!” (il cane si siede) – “Terra!” (Pingo si mette a terra) – “Mi raccomando, resta!”.
Che è diventato ovviamente il tormentone di tutta la giornata!
(Umana di Pingo, perdonami: te l’avevo detto che non ti salvavi dalla citazione, ma avevo anche promesso di non farti identificare… solo che l’esempio mi serviva a far capire che sei davvero una neofita. Spero mi serva da scusante il fatto che così si capirà anche che sei una neofita bravissima e soprattutto intelligente, perché ti sei messa in gioco per dare il meglio al tuo cane e per superare la voglia di tenertelo solo in braccio a coprirlo di coccole, avendo capito che lui meritava di più).
Ed ecco che ho già scritto un papiro e che ho parlato di un cane solo: andiamo bene.
Ma il fatto è che su ognuno dei cani si potrebbe scrivere un papiro, anzi un libro intero: perché ognuno ha una storia, ognuno, in questa settimana, ha dimostrato di avere testa e cuore e di saper superare anche i suoi problemi, perché quando si ci diverte diventa tutto bello… anche gli altri cani, che magari il primo giorno venivano visti come nemici giurati o “mostri” che sarebbe stato meglio uccidere subito per non pensarci più. E’ il caso di Paco, il jack russell nella foto a destra, arrivato in versione “anarchico-killer” e andato via capace di fare tutte le posizioni di base e un “resta” quasi impeccabile (vabbe’, “quasi”: ma cosa pretendiamo, in cinque giorni?)… ma soprattutto di giocare con tutti i suoi simili invece di provare a mangiarseli a colazione (rischiando, ovviamente, di essere lui a fare la brioche: ma i jack, si sa, non sanno cosa significhino pesi e misure).
E che dire di Deddi, un curioso mix pitbull-rodhesian ridgeback dal quale, il primo giorno, si tenevano tutti un po’ lontani a causa della faccia un po’ inquietante, abbinata ad un fisico decisamente “palestrato”?
Deddi ha vinto la gara di “attacchi” (davanti a Baunty – sì, con la A, come BAU – che è… rullo di tamburi… una cucciolona di border collie!), e fin qui non si stupisce nessuno: ma ha ottenuto il massimo punteggio anche in obbedienza… e se ci fosse stata una gara di simpatia se la sarebbe sicuramente giocata alla grande, visto che il meglio di sè l’ha dato nelle performance di rotolamento su prato con sparizione della testa.
In più è stato amichevole e tranquillissimo con tutti gli altri cani, tanto che alla fine anche i proprietari di microcani che inizialmente gli giravano alla larga non si facevano più nessunissimo problema.
Parentesi su Baunty, la border che “ha fatto gli attacchi”: ovviamente si è trattato di un gioco di tira-molla, fatto con il manicotto a cuneo che si usa per i cuccioli… ma mordere ha morso veramente, inizialmente con mezzo canino e poi, quando ci ha preso davvero gusto, a bocca piena. Abbiamo creato un mostro? Mavalaaaaaaaa!!! Baunty non soltanto è – e resta – dolcissima, ma come vanno ripetendo a tutto spiano proprio i cognivisti che poi sconsigliano di giocare a tiramolla, ha un cervello pensante e sa distinguere perfettamente un gioco di “lotta” dal resto della vita. E siccome il cervello pensante ce l’hanno tutti i cani, la cosa vale proprio per tutti. Saper mordere è una dote (trattandosi di cani, che la bocca la usano al posto delle nostre mani) che non va assolutamente inibita, ma soltanto “regolamentata”: decidiamo noi cosa si può mordere e cosa no, e anche con quanta forza. Decidiamo noi quando è il momento di giocare e quello di lasciare. Per il resto, inibire il morso in un cane è come allevare un bambino tenendogli le mani legate dietro alla schiena, perché altrimenti un domani potrebbe dare un pugno a qualcuno. Se vi pare normale, allora evitate pure il tiramolla.
Ah, precisazione: Baunty è dolcissima a patto che non si cerchi biecamente di montarla come ha fatto Paco l’Arrapaho, che si era a sua volta montato – la testa – sentendo profumini irresistibili, visto che due delle signorine partecipanti, la groenendal Buffy e la bassotta Elvira, erano appena uscite dal calore. Quindi ci provava con tutte e con tutti… e si è rimediato dalla borderina Baunty una ripassata di prima qualità: però è successo prima che provasse gli attacchi, quindi siamo innocenti (ovviamente la ripassata non ha minimamente scalfito l’arrapamento di Paco, che però ha deciso che era meglio provarci con Pingo. Vabbe’, de gustibus…).
Intanto Baunty si dimostrava bravissima nella ricerca in superficie di maschi (umani) più civili, che una volta trovati la facevano giocare anziché tentare di violentarla pubblicamente.
Che altro dire?
Di tutto e di più, potrei dire! Se qualcuno non mi ferma, questo articolo non finisce più: d’altronde una settimana è lunga, abbiamo fatto davvero una marea di cose, sono stati con noi moltissimi cani con relativi umani e se dovessi citare davvero tutti farei un elenco infinito (senza contare che mi dimenticherei sicuramente qualcuno e che farei una figuraccia infame). Quindi concludo elencando solo le attività che abbiamo svolto noi del team Debù, e cioè:
a) un po’ tutta l’obbedienza, da quella elementare alle basi di quella avanzata (solo le basi, perché se un cane si addestrasse davvero in una settimana sarebbe troppo bello!), con particolare attenzione all’uso dei marker e del rinforzo positivo;
b) nose work, ovvero la ricerca, identificazione e segnalazione di un odore particolare in un “laboratorio” costituito da una serie di cassettiere: un lavoro che ha fatto felici tutti i cani, nessuno escluso. Nel giro di tre lezioni tutti hanno imparato a identificare il cassetto che conteneva l’essenza da ricercare, ma soprattutto tutti tiravano come dannati per andare a fare l’esercizio, anche quando toccava agli altri.

Tra questi assatanati cito una rottweilerina di tre mesi (una “a caso”: si chiama Samba e forse qualcuno di voi la conosce già…), che ha provato tutte le discipline – nei limiti imposti dall’età, ovviamente – per tutta la settimana… e devo dire che è rimasta entusiasta di tutte, anche di quelle che da grande potrà vedere solo in fotografia, come l’agility o il disc dog (che non sono propriamente attività ideali per un rott, ahimé): però per il nose work è uscita di testa. Questo lavoro lo insegnava Davide Cardia al coperto, nella sala usata anche per le lezioni teoriche: a un certo punto io sono entrata per comunicare a Pasquale Landinetti, che stava spiegando la parte teorica della ricerca, che era pronto il pranzo… ma appena entrata mi sono ritrovata catapultata dalla parte opposta della sala, perché una certa fanciulla attaccata al mio guinzaglio mi ha trascinato con tutte le sue forze (e meno male che ha tre mesi, perché altrimenti sarei volata per terra) verso le cassettiere che in quel momento erano lì ferme e inutilizzate.
Lei saltava come un grillo, col fumetto sulla testa diceva molto chiaramente: “Be’? Dov’è Davide? Dove sono i bocconcini? Fatemi cercare l’odore che porta i bocconcini!”. ‘Na pazza;
c) introduzione al morso sportivo;
d) introduzione alla pista da IPO;
e) approccio alla soluzione dei problemi caratteriali (soprattutto aggressività e fobie);
f) introduzione all’agility;
g) attività con i cuccioli, con un gruppetto piuttosto omogeneo composto da cani di quattro-cinque mesi e con la partecipazione straordinaria di Zampa, 65 giorni e peso… mah, non lo so di preciso, ma direi non più di due etti, e di Michelle, che ha tre giorni meno della mia Samba (quindi tre mesi e mezzo scarsi).
Neppure di lei so il peso, ma mentre Zampa l’ho potuta soppesare tenendola in una mano (e sarebbero bastate due dita), Michelle non l’avrei retta neppure con due braccia.
Il motivo forse lo potete intuire dalla foto sotto, in cui Michelle e Samba giocano insieme (nel caso ve lo steste chiedendo: sì, Michelle è proprio un alano).
E poi, come ho già detto, abbiamo avuto i due stage con ospiti “esterni”: quello di disc dog con Salvio Annunziato e quello di ricerca-protezione civile con Pasquale Landinetti.
Due amici, oltre che due professionisti preparatissimi, che ringrazio davvero di cuore per aver partecipato a questa avventura.
Basta, mi devo fermare per forza altrimenti faccio notte (e la faccio fare a chi ha avuto la pazienza di arrivare fin qui).
Voglio solo citare ancora due persone a cui tengo particolarmente: la prima è Ilaria, che è una mia “allieva” con il suo Pepe, pinscher convinto di essere un dobermann. La cito perché Pepe l’ha aiutata a superare un periodo difficilissimo e quindi per ribadire, se mai ce ne fosse bisogno, che sette chili di cane riescono a riconciliarti con la vita più di una tonnellata di rimedi umani (di qualsiasi genere). E la cito anche perché – cosa meno seria… ma mia grande soddisfazione personale! – Ilaria, che è mia coetanea, è arrivata al campo meno di due mesi fa dicendo: “Mi piacerebbe fare agility, ma mi dicono tutti che sono troppo vecchia!”… e ieri ha vinto proprio la garetta finale di agility (alla faccia anche di Davide, che sostiene che Ilaria ed io facciamo agility da sedute fumandoci una sigaretta, ma che essendo in giuria ha dovuto darle il massimo dei voti. TIE’).
La seconda è Lisabetta, l’autrice del bellissimo libro “Nata sotto una buona Stella” che pur avendo come amica di FB ormai da un paio d’anni non avevo mai conosciuto “dal vivo”: è stato un piacere immenso, sia perché la consideravo già una vera amica ed è stato bello vedere che era proprio come l’avevo immaginata (leggi: simpaticissima)… sia perché, dopo la scomparsa della sua Stella che era stata la luce dei suoi occhi per tanti anni, è stato bello vederla guardare con identico amore (proprio con i cuoricini nelle pupille) la sua nuova pastorina tedesca Gemma: e la foto di questo immane groviglio di peli, che sarebbero Gemma e la sua amica Nina, la dedico a chi pensa “Ho sofferto troppo, mai più cani”.
No, porca miseria: ancora cani, sempre cani!
Perché intanto ci pensano loro a spiegarci che c’è sempre la possibilità di amare ancora, anche quando pensavamo di non poterci riuscire più.
E ancora non mi sono fermata… ma adesso lo faccio sul serio.
Ringrazio soltanto tutti i partecipanti, gli ospiti, lo staff e i cuochi dell’Arenile che ci hanno sfamato e sopportato ogni giorno… e naturalmente i colleghi del team Debù: Davide, Giliola, Cristina, Marco, Stefania… ma anche Francesco Marchese, Gigi Marrocco e Luca Carli, grandi professionisti che lavorano sui loro campi, ma che sono talmente presenti a Debù che non posso non considerarli “di famiglia” (perché noi crediamo un sacco nella collaborazione e nell’ interscambio).
E stavolta chiudo davvero (anche perché qui c’è gente che deve uscire a fare pipì), ribadendo soltanto è stata un’esperienza fantastica e che non vedo l’ora di ripeterla: ma questo, forse, si era capito!
Se lo rifate nel 2015 noi attraversiamo mezza Italia e veniamo di sicuro!!!
Che bello! Si legge passione in ogni parola che scrivi!
Fa piacere che ci siano davvero persone appassionate e competenti come voi!
Se l’anno prossimo lo riproporrete e finalmente avrò (di nuovo) un cane al mio fianco farò di tutto per partecipare anch’io!
Ieri mi sono entusiasma solo perchè ho trascorso una giornata al mare, per la prima volta, in un Baubeach con il mio cane e mia figlia e sono andata via con la promessa di tornarci quanto prima…. E poi leggendo questo report di questa settimana di vacanza, mi è assalita la voglia di essere parte, magari un giorno, di una bella vacanza del genere…
Inotre aggiungo una considerazione: tra le chiacchiere con mia figlia, lei mi ha detto che forse quando Achille non ci sarà più – il più tardi possibile- lei non vorrà più un altro cane… io invece le ho risposto che non riesco più ad immaginare la mia vita, la nostra famiglia senza un peloso in giro per casa….
magari l’anno prossimo la prima settimana di agosto così sono in ferie e vengo pure io
Mai piu’ cani? io lo feci per ventanni, poi nella mia vita come un turbine entro’ Teo prendendosi il mio cuore e la mia nima, adesso mi ha lasciato e mi guarda da lassu’, ed anche se ho ancora il cuore a pezzi, anche se non passa giorno che non pensi a Lui, so che presto arrivera’ un nuovo guerriero, perche’ so che Lui questo vorrebbe e che in fondo voglio io.
“Ho sofferto troppo, mai più cani”.
No, porca miseria: ancora cani, sempre cani!
Perché intanto ci pensano loro a spiegarci che c’è sempre la possibilità di amare ancora, anche quando pensavamo di non poterci riuscire più.
Mai parole furono più vere…. anch’io un anno fa dicevo così, quando il mio piccolo peloso ci ha lasciati dopo sedici anni, avevo giurato “mai più”… e ora… da dieci giorni c’è una piccola pelosa che mi riempie il cuore di gioia… e che mi fa dannare l’anima per starle dietro…
Mi piacerebbe davvero partecipare ad una cosa del genere: deve essere stata davvero un’esperienza appagante per cani e umani
che bello valeria….me lo sono letto tutto d’un fiato quest’articolo, immaginando che settimana speciale debba essere stata….ma xke non organizzate anche qualche fine settimana durante l’anno? mi piacerebbe tanto partecipare e conoscerti di persona, un abbraccio silvia
Che bello..fa venire voglia davvero di tornare in cinofilia operativi..i nostri campi operetaivi estivi erano ugualmente interessanti e pieni, ma la settimana in protezione civile era moooolto faticosa..ma forse anche per voi!!
Visto il successo spero che riorganizzerete anche l’anno prossimo, così magari avrò la possibilità di partecipare 🙂
E’ stato bello anche per me che mi son fermata un giorno solo, ma se lo rifarete spero potrò fermarmi tutta la settimana.