venerdì 29 Marzo 2024

Cinque buoni motivi per NON fare una cucciolata

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

nocucciolata3di VALERIA ROSSI – Sì, lo so che di questo argomento ho già parlato più volte, sia in articoli “dedicati” che ribadendo lo stesso concetto (ovvero: “nove volte su dieci è meglio lasciar perdere”) all’interno di altri pezzi.
Stavolta, però, vorrei concentrarmi soprattutto su cinque diffusissimi motivi che  spingono molta gente a mettere al mondo dei cuccioli, ma che  non hanno nulla a che vedere con la cinotecnia: ovvero, sulle dicerie (quasi sempre assolutamente false) che da sempre spopolano tra Sciuremarie, “cuggini”, neocinofili e affini.
Esaminiamole una per una… e portate pazienza se qualcuna vi suonerà già letta o già sentita: ripetere non fa mai male, specie se si può evitare a qualcuno di prendere decisioni di cui avrà ampiamente modo di pentirsi, ma solo quando sarà troppo tardi.

1) NON è assolutamente vero che la cagna “ha il desiderio di maternità”, nè che “le fa bene alla salute” fare una cucciolata
Iniziamo dal desiderio di maternità: questo sentimento (ammesso e non concesso che così lo si possa definire) è esclusivamente umano, perché è frutto di un retaggio culturale che ovviamente una cagna non può avere.
In realtà eppure la donna, se crescesse in un ambiente completamente privo di influssi culturali, religiosi eccetera, proverebbe alcuna smania di mettere al mondo figli: proverebbe semmai un desiderio sessuale, e i figli ne sarebbero semplicemente la conseguenza.
Per la cagna è la stessa cosa: quando è in estro prova il desiderio (o meglio, l’impulso) di accoppiarsi. Quando non è in calore, non gliene può frega’ de meno nè dell’accoppiamento, né tantomeno dei cuccioli.

nocucciolata6Nessuna cagna “sa” consapevolmente che accoppiandosi con un maschio metterà al mondo dei figli. Le succede, punto e basta.
E solo quando succede, insieme alla montata lattea (sulla quale non ha alcun controllo),  appare l’istinto materno, che è favorito proprio dalla prolattina.
In pratica, se non sta allattando, una cagna non può provare alcun istinto materno.
Le cagne che si mostrano gentili ed amichevoli con i cuccioli sono semplicemente cagne di buon carattere e/o molto ben socializzate.
Neppure le gravidanze isteriche hanno nulla a che vedere con il desiderio di maternità: la gravidanza isterica è un escamotage di Madre Natura che, volendo preservare le specie, ha pensato bene di indurre una falsa gravidanza in cagne non incinte, affinché queste potessero provvedere all’allattamento di eventuali cuccioli orfani.
L’unico modo per eliminare il fenomeno delle false gravidanze è la sterilizzazione della cagna: farla partorire non serve a nulla, perché al calore successivo andrà di nuovo in gravidanza isterica.
Per quanto riguarda i presunti effetti benefici sulla salute (o meglio, la prevenzione di alcune eventuali patologie), non basta “una” cucciolata: bisognerebbe farne almeno una all’anno, cosa impensabile per la maggior parte dei privati. Tra una cucciolata e zero cucciolate, gli effetti sono identici: se si vuole davvero proteggere la cagna dai tumori alla mammella, dalla piometra e così via la cosa migliore da fare non è farla partorire, ma sterilizzarla.

nocucciolata52) NON è assolutamente vero che dopo una cucciolata la cagna “si calma”.
Questa diceria, che affascina moltissimo le Sciuremarie in balia di cagnette nervose, isteriche, abbaione o iperattive, nasce dal semplice fatto che una cucciolata (se non si è proprio delinquenti) si deve fare almeno al secondo calore, meglio ancora al terzo: quindi, occhio e croce, tra i quindici e i venti mesi di vita della cagna, che effettivamente a quell’ età “si calma” un po’, per il semplice motivo che è cresciuta.
Ovviamente, se si fa combaciare un accoppiamento col raggiungimento della maturità (e quindi di una condotta normalmente meno sfrenata, perché non più “cucciolesca”), diventa facile pensare che il merito vada proprio al fatto di aver avuto i cuccioli: ma in realtà la cagna si sarebbe “calmata” nello stesso identico modo anche se non li avesse mai avuti.
Rovescio della medaglia: alcune cagne (non tutte, ma alcune sì) dopo aver avuto una cucciolata “scoprono” doti caratteriali che fino ad allora sarebbero rimaste latenti, ma che vengono espresse proprio a causa dell’istinto materno: prima fra tutte, indovinate quale? L’aggressività.
L’istinto di difesa dei cuccioli fa “scoprire” alla cagna la possibilità di intimorire qualcuno ringhiando o addirittura mordendo: e in diversi casi la signora fa tesoro dell’esperienza.

nocucciolata43) NON è assolutamente vero che “pensa a tutto la mamma”: una cucciolata è un impegno pazzesco!
L’idea che la cucciolata sia una questione privata della cagna è talmente diffusa che molte persone si mettono in testa di farla nascere senza minimamente preoccuparsi della logistica necessaria: dopodiché… è il panico.
E le dirette conseguenze del panico sono cuccioli ceduti troppo presto, non socializzati e talvolta neppure impregnati in modo corretto, nonché una vera e propria corsa alla ricerca di “qualcuno che se li prenda” senza fare neanche uno straccio di valutazione dei futuri proprietari: il che porta a cani successivamente abbandonati o – nella migliore delle ipotesi – gestiti con altrettanta superficialità.
Tutto questo, perché? Perché la mamma, ai cuccioli, ci pensa davvero… ma per venticinque giorni circa: dopodiché la cucciolata diventa un lavoro a tempo pieno per gli umani di casa.
E lo rimane per almeno un mese, visto che prima dei due mesi non si dovrebbe mai e poi mai cedere un cucciolo.
Svezzamento, sverminazioni, vaccinazioni… ma soprattutto, cinque o sei (o dieci, o quattordici… dipende dalla razza e dalla taglia) cuccioli che girano per casa pisciando ovunque, facendo la cacca sui tappeti persiani, rosicchiando tutto il rosicchiabile e così via. Avete presente quanto è lungo un mese passato con una siffatta banda in giro per casa, magari senza neppure un pezzetto di giardino?
Non c’è da stupirsi se i proprietari della cagna ben presto arrivano alla disperazione più nera e cercano di rifilarli a chiunque, pur di levarseli dai piedi: però non si fa una cucciolata “per tanto ammmore” disinteressandosi poi di dove e come verranno tenuti e gestiti i piccoli.
L‘ammmore dov’è andato a finire?

nocucciolata24) NON ci si può arricchire (ma neanche arrotondare lo stipendio) sulla pelle della cagnetta di casa
Spesso mi lamento perché gli animalisti accusano gli allevatori (e solo loro) di speculare sulla pelle dei cani, mentre non dicono quasi mai una parola sulle migliaia di cucciolate “fatte in casa” da Sciuremarie e Sciurmari: eppure, stando ai raccapriccianti racconti che ascolto quasi quotidianamente, i peggiori “speculatori” (quasi sempre in buona fede, cosa che però non cambia il risultato finale) sono proprio i privati con una cagnetta o – peggio ancora – con una coppia in casa.
Quasi sempre per pura e semplice ignoranza, queste persone pensano che non ci sia niente di male a “rifarsi un po’ delle spese” facendo accoppiare la cagnetta ad ogni calore: ovviamente senza fare il minimo controllo sanitario, senza neppure sapere cosa sia una malattia genetica, senza neppure curarsi (come al punto 3) di come e dove piazzeranno i cuccioli.
L’ultimo racconto raccapricciante è stato quello di una tizia che mi ha candidamente confessato: “Il mio cane ha una pallina sola, eppure con la mia femmina ha già fatto tre cucciolate!”.
Me l’ha detto proprio con orgoglio, andando fierissima della virilità dimezzata ma efficace del suo maschietto.
Le ho spiegato che un cane monorchide non dovrebbe mai riprodursi, perché il difetto è ereditario, ed è un problema serio perché i testicoli ritenuti vanno operati, altrimenti possono degenerare in forme tumorali: lei mi ha guardato con due occhi così. Non aveva mai sentito niente del genere. L’ho pregata di farsi confermare le mie parole dal suo veterinario, e spero che l’abbia fatto… ma: a) intanto tre cucciolate sono già nate, tutte potenziali portatrici di criptorchidismo; b) non è neppure detto che la cosa possa fermare la smania produttiva della sciura, che si vantava anche di vendere dei cuccioli “bellissimi” a basso prezzo, perché “non voleva mica guadagnarci sopra”: ma in questo modo i suoi due cani “si mantenevano da soli”. In realtà una cucciolata, se allevata con tutti i crismi, è un costo e non certo un guadagno: per guadagnarci sopra bisogna eliminare tutte le spese indispensabili all’allevamento corretto (a partire dai controlli sanitari dei genitori).
Non si scappa: per guadagnare sui cuccioli bisogna allevare da cagnari. Oppure essere allevatori “veri” e seri, che i prezzi bassi non li possono tenere, ma che al prezzo alto fanno corrispondere un’elevata qualità.
Potrebbe garantirla anche il privato? Certo che sì: ma poi è ben difficile che un cliente accetti di pagare a un Signor Nessuno lo stesso prezzo che pagherebbe all’allevatore famoso.
Quindi il rischio (anzi, la certezza), facendo le cose per bene, è quello di spendere molto più di ciò che si incasserà.

nocucciolata15) NON sta scritto da nessuna parte che si debba per forza avere un figlio del proprio cane
Non l’avrei mai pensato prima di creare “Ti presento il cane” e di ricevere quindi migliaia di lettere e telefonate dai lettori… ma subito dopo la presunta “voglia di maternità” della cagna e la speranza di guadagnare, il motivo più frequente che sembra spingere la gente a fare cucciolate è il desiderio di “perpetuare la stirpe” del proprio cane, maschio o femmina che sia. “Vorrei tanto tenermi un figlio suo” è una frase talmente ricorrente che a me vengono i brividi ogni volta che la sento.
Per carità: l’idea sarebbe anche accettabile (per quanto non del tutto comprensibile, almeno per me: non capisco questo desiderio così come non capisco quelli che vogliono a tutti i costi il figlio maschio per mantenere in vita il proprio cognome. Un cognome non è mica un punto di merito, è semplicemente un identificativo burocratico: che ve ne frega se scompare con voi?), se le cagne facessero un cucciolo alla volta.
Purtroppo ne fanno tanti: e se mi sta anche bene che uno ve lo teniate… degli altri, che ne facciamo?
Si torna sempre al punto 3: se non ci sono le conoscenze, le competenze, gli spazi adatti per gestire e sistemare al meglio una cucciolata, si finisce per rifilare cuccioli al primo che passa rischiando ovviamente di alimentare abbandoni, randagismo e tutte le vergogne che ben conosciamo.
Ovviamente tutti, ma proprio tutti, di fronte a questa obiezione, rispondono: “Ahhhh ma noooo! So già a chi dare i cuccioli e sono sicuro andranno a stare benissimo e saranno amatissimi!”
Ma allora, ditemi:  com’è che i canili strabordano?
Se tutti-ma-proprio-tutti sono così sicuri di poter affidare i piccoli a persone super-fidate, non vi pare che qualcosa non torni?
La verità è che queste persone super-fidate vengono normalmente scelte con questo criterio: “Ti piacerebbe avere un cucciolo della Lilli? Te lo regalo!”.
Risposta: “Ma sì, perché no?”
Fine della “selezione” dei nuovi proprietari, che intanto pensano (più o meno consciamente: di solito più meno che più): “Massì, tanto non costa niente: si prova. I bambini ne andranno matti… poi, se si stuferanno e/o se si vedrà che è un problema tenere ‘sto cane, lo si rifila a qualcun altro. E male che vada, c’è sempre il canile”.
Insomma. anche se personalmente non capisco la voglia di “avere un figlio del proprio cane” più di quanto non capisca la fissazione di mantenere vivo il proprio cognome, non ci troverei niente di male in questo desiderio se le Sciuremarie si tenessero tutta la cucciolata.
Ma siccome quasi nessuno può farlo… allora credo proprio che questo sia un ottimo motivo per NON farla nascere: intanto il figlio non sarà mai uguale al padre o alla madre. Sarà un altro cane.
E se proprio si vuole un altro cane, forse è meglio andarselo a prendere in canile aiutando così a svuotarli, e non a riempirli ulteriormente.

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44 Commenti

  1. Ma questa discussione è morta da 7/8 anni ormai?
    Su una cucciolata di quattro Pastori Tedeschi ne ho tenuti tre, il quarto vive da amici in villa con giardino, l’ho REGALATO a loro vaccinato, sverminato e microcippato.
    Adotto alimentazione casalinga bilanciata che a differenza dei mangimi mi permette di sapere e vedere cosa mangiano veramente, mi costa decisamente meno, e con neanche tanti “sacrifici” vale certamente la pena. Concordo per la consapevolezza a priori, ma se li si vogliono, c’è lo spazio e le possibilità, migliorano la vita a tutta la famiglia, eccome.

  2. Condivido tutti in pieno !!!!sono le stesse considerazioni che ho fatto quando ho preso la mia bassotta che ho fatto rigorosamente sterilizzare prima del primo calore…lasciamo far fare le cucciolate ad allevatori seri e certificati !!!

  3. io andai a vedere una cucciolata a casa di una signora che abitava in campagna. la sua cagna fece una decina di cuccioli tra femminucce e maschietti. li aveva svezzati tutti e non aveva più latte per allattarli e lei voleva darli via tutti al più presto perchè non ce la faceva più a stare dietro a tutti. avevano circa 40 giorni e io non ero dispoto a prenderne uno a così poco tempo, le avevo anche proposto che le avrei lasciato dei soldi per il cibo e che sarei poi passato a prendere il cucciolo dopo circa un mese. niente da fare, o mi prendevo il cucciolo ora, o altrimenti se lei trovava di darli via prima per me non rimaneva. di malincuore poi alla fine ho preso una cucciolina e me ne sono andato a casa. Poi informandomi con amici ho trovato un bravo veterinario che la ha visitata e mi ha detto tutti quello che dovevo fare per la sua salute, e mi consigliò anche di sterilizzarla a circa sei mesi, prima che avesse i primi calori. così ho fatto e la mia cucciola sta bene e di istinti materni manco sa cosa siano, lei gioca con tutti, si fa annusare ma istinti sessuali zero. ora ha due anni e mezzo e tutto va bene.

  4. Abbiamo adottato dalla strada una canetta incinta e poiché era alla fine della gravidanza, abbiamo deciso di farla partorire e abbiamo tirato su con lei una cucciolata di 9 splendidi teppistelli in casa. È stata l’esperienza più devastante, in termini di impegno ed energia, di tutta la nostra vita. Crescere, trovare le adozioni per tutti, vaccinarli, microchipparli, averli in casa 2 mesi e mezzo ha messo a dura prova la vita familiare e l’economia domestica (avete idea delle spese??? Solo la mamma per 3 mesi, dalla gravidanza all’allattamento, hai mangiato 3 kg di crocchette al giorno…)
    Non posso che approvare quanto scritto, e avrei da aggiungere pure altro per scoraggiare chi vuole una cucciolata in casa!

  5. Sig.Valeria Rossi…lei è mitica!!! Mi piacciono da morire tutti i suoi articoli.Io ho preso un pastore tedesco…da qualche mese.Prima di farlo però mi sono letta e riletta mille articoli scritti da lei sull’educazione del cane . Volevo prepararmi al meglio…e grazie ai suoi suggerimenti siamo a buon punto.Continui a scrivere e condividere con noi le sue conoscenze…complimenti! !!un abbraccio….a 4 zampe!!!!

  6. Due storielle che mi sono state raccontate sabato a cena da amici: l’inquilino di un appartamento di una mia amica,
    disoccupato, ha pensato di sfruttare la sua cagna (malamute, più o meno, presa in canile) per fare soldi facili, si è procurato un maschio tramite un “amico” che lavora in Slovenia e li ha piazzati in giardino aspettando i frutti del suo investimento. Dopo un aborto e due cuccioli malaticci ha deciso che non valeva la pena e ha chiamato il canile a prelevare i cani dicendo loro che non può più mantenerli. Poi: la sorella di un mio amico, nonostante tutte le raccomandazioni, si incaponisce a volere un pincher nano immediatamente e lo compra in negozio. Compilation di problemi di salute, pedigree ungherese falso e pessimo carattere. Quando porta la cagnolina da un educatore perché è ossessionata dal cibo ed è ingrassata a dismisura le viene spiegato che la cagnina è frustrata dal desiderio di maternità e che dovrebbe farla accoppiare! Una cagna dalla salute disastrosa e per di più obesa! Non ho parole!

  7. Ancora prima di prendere il mio primo cane ho pensato “Mi piacerebbe fargli fare i cuccioli almeno una volta per tenermi un suo piccolo”.
    Deciso questo il secondo pensiero è stato:”Prenderó un maschio perchè se prendo una femmina e le faccio fare dei cuccioli non ho le competenze/capacitá/possibilitá di farli nascere e crescere nel modo migliore”.
    Così è arrivato Tobia e praticamente da quando l’ho preso è iniziata la ricerca di una compagna ma anche se ho trovato diverse bovare con cui avrei potuto farlo accoppiare non ho mai trovato un padrone di suddette bovare che mi piacesse abbastanza (l’ultimo mi disse “ma si poi li mettiamo su internet e vedrai che vanno via in un baleno anche a 900/1000€…sono fuggita a gambe levate per non insultarlo) per affidargli i cuccioli del mio cane.
    Solo una volta ho incontrato due ragazzi,entrambi veterinari bovaramuniti con casa adeguata e serie intenzioni di avviare un allevamento,sono stata lì lì per farlo ma poi il pensiero dei futuri proprietari mi ha fatto desistere….come decidere se la persona a cui lo affidi e degna della tua fiducia..?
    Soprattutto quando,a spasso col tuo bernese di 50 kg, una sera ti incontri un tipo con un bernese cucciolo di 3/4 mesi enorme che ti guarda sconcertato e ti dice….”MA COME???!?!?!?!ANCHE IL MIO DIVENTERÁ COSÌ????????”e tu gli vorresti rispondere “idiota hai un cane che a tre mesi ha delle zampe grosse come il tuo braccio secondo te cosa diventa?????”
    Tutto questo per dire PENSATECI UN MILIARDO DI VOLTE PRIMA DI FAR FARE DEI CUCCIOLI AL VOSTRO CANE e quando ci avete pensato un miliardo di volte pensateci ancora strabene

  8. Sai che ti dico, Valeria? Forse ci vorrebbe anche un articolo per spiegare a chi vuol fare cucciolate dei propri cani di simil-razza senza pedigree che questi non sono e non produrranno mai cani di razza (con tutto ciò che è realmente collegato al concetto di razza, e quindi non solo pedigree, ma salute, carattere, bellezza), e che quindi non solo non faranno altro che produrre cuccioli meticci vendendoli illegalmente, ma rischieranno anche di aumentare il randagismo e diffondere patologie genetiche. Ah, non sai quante volte vorrei linkare un articolo così a certa gente.

  9. Rispondo all’ultima frase dell’articolo sopraelencato : e se proprio si vuole un’altro cane , forse è meglio andarselo a prendere in canile aiutando così a svuotarli e non a riempirli ulteriormente …..

  10. Secondo me quella di rifarsi delle spese è la motivazione più comune, e la peggiore: posso capire chi in buona fede crede di fare il bene della cagna facendola partorire, posso capire chi vorrebbe un cucciolo del suo cane (e magari crede davvero che tutti quelli che prendono un cane siano brave persone, o che i suoi amici siano gente seria), ma non posso capire chi fa partorire la sua cagna non per contribuire a migliorare la razza, non per preservarne le ottime doti, ma solo per fare soldi.
    Basterebbe secondo me che il pedigree venisse ceduto solo ai cuccioli figli di cani testati per le malattie genetiche, per esempio, e nel contempo vietare la vendita di animali sprovvisti di pedigree (nel senso che si possono solo regalare) per far passare la voglia di arricchirsi sul cane invece che andare a lavorare

    • Giusto, qui da me ci sono persone che con i cuccioli si pagano le bollette… E continuano a farmi proposte per far accoppiare il mio maschietto (che è bello…e per loro basta, non importa se non ha il pedigree ed i suoi genitori…boh); i cuccioli verrebbero “belli” e “si venderebbero bene”, e poi “tu ne tieni uno e ne fai quello che vuoi” (e qui mi scatta la violenza…) Poi ho incontrato una tipa che “facciamo accoppiare la mia pinscher col tuo chihuahua, e tu tieni i pinscher ed io i chihuahua!!” Lilli e il Vagabondo versione nana. Argh.

  11. Non ho mai creduto al desiderio di maternità o paternità negli animali in genere (compresi gli umani). Possedevo una deliziosa cagnina di razza con un carattere adorabile, una salute apparentemente di ferro ed un aspetto morfologico quasi perfetto. Con l’allevatrice mantenevo rapporti amichevole, corretti, sinceri. Desideravo però (egoisticamente) vivere l’esperienza di una cucciolata sin dalla fase iniziale dell’accoppiamento, alla gestazione, alla nascita, poiché mi sentivo pronta e motivata a fare la nonna di almeno due dei nascituri (la media dei cuccioli nella razza in questione è circa 3). Verso i 3 anni della cagnina pianificai con l’allevatrice i soggetti maschi disponibili e maggiormente compatibili tra loro genealogicamente. La scelta ricadde su di un bel, buono e sano esemplare tuttora in vita (ormai vecchietto). Accertati anche accordi più che fidati con gli eventuali interessati dei cuccioli futuri, iniziò l’avventura. Tutto filò liscio nella gestazione fino al momento del parto; lei con notevolissima fatica e sofferenza riuscì a partorire solo un cucciolo, si intervenne con il cesareo ma il secondo ed ultimo cucciolino fu estratto morto. La cagnina si riprese sin da subito proseguendo senza indugio il suo compito nell’allevare amorevolmente e con totale dedizione la figlia.
    Terminato lo svezzamento notai però nella mamma dei cambiamenti caratteriali inspiegabili. La portai a dei controlli ma non emerse niente di clinicamente ravvisabile se non le mie mere impressioni di mamma. Verso i 6 anni si ammalò, in 28 gg. la meningoencefalite granulomatosa la strappò alle mie braccia.
    Sono convinta di aver contribuito alla sua morte.

  12. ah, vorrei aggiungere ancora una cosa: mi sono accorta di recente che anche allevatori considerati seri a volte capita che spediscano anche dei cuccioli fino in america… un conto è in europa, che con tanta buona volontà uno piglia la macchina e va anche da un gg con l’altro, ma america… non vorrei biasimarli ma sono quantomeno un po’ perplessa…un viaggio in macchina è una cosa, un viaggio in stiva…

    • Linda, guarda che anche in Europa spesso vengono mandati via aereo se è meno costoso (pensa abitare a Lisbona e volere un cane allevato a Helsinki!). Ma in nessun caso viaggiano in stiva, perché essendo abbastanza piccoli da stare in un trasportino, viaggiano a bordo, con un accompagnatore.

  13. Anche io al momento ho 7 (SETTE!!) diabolici bovarini che hanno poco più di un mese e sono dei demonietti quadrupedi e cagoni (oltremodo cagoni!).
    è la nostra seconda cucciolata ci stiamo avvicinando al mondo dell’allevamento, e come per la prima, abbiamo cercato di fare “le cose per bene”. Test genetici, selezione del “partner”, studio, senso puppy, socializzazione, costante contatto col veterinario etc etc etc.
    Memori della prima esperienza ci siamo attrezzati meglio. Una parte di giardino recintata, messa in sicurezza e dedicata alla cucciolata da utilizzarsi dopo il 30esimo giorno (per il giorno), un recintino di 5 mq casalingo pavimentato in antisdrucciolo per la notte una volta dismessa la cassa parto in modo che i nani non facciano cose pericolosissime mentre noi dormiamo. Così è faticosissimo (e c’è un casino da pulire) ma perlomeno è gestibile. I nani conoscono l’ambiente “casa” e l’ambiente “campagna”, fanno e facciamo grandi giochi, vedono mille umani grandi e piccini, stiamo iniziando a socializzarli con selezionatissimi e controllatissimi cani di varie fogge e misure ed hanno pure imparato che quando non si può fare la cacca sull’erba bisogna farla sul giornale.
    E’ faticoso e dal punto di vista econonomico il ricavo non è assolutamente proporzionato alla fatica però se fatto bene e coi giusti mezzi è un’esperienza splendida.
    Chiaramente ti si spezza il cuore quando li dai via e la “selezione degli adottanti” richiede antenne lunghe un metro e c’è sempre tanta paura di sbagliare.
    Poi ti giri tanta gente che accoppia alla “boia d’un giuda” cani di simil-razza senza pedigree, cercando sul web “fidanzato, anche senza pedigree”. “Lastre?! E che sono?! Guarda che il mio cane è in formissima!” senza avere gli spazi e mi chiedo sinceramente come si faccia (perlomeno per un cane che pesi più di 5 kg). Poi li rivedi che danno via i cuccioli a 45 giorni (che fino a quel momento sono stati in garage) perchè “eh la mamma non ne poteva più”.

    ….E speri che almeno l’esperienza sia servita…

  14. Posto che trovo corretti molti punti, fatemi capire… ma gli allevatori di grido non hanno iniziato anche loro dall’essere il Signor Nessuno? Io sono alla terza femmina di razza, le prime due sono state sterilizzate, ma della terza mi piacerebbe molto avere una cucciolata. So che quando arriverà il momento adeguato però mi faro seguire dall’allevatore amatoriale da cui proviene il mio cane, non mi improvviserò di certo allevatrice. Ma poi scusate… Non ho capito nemmeno perché desiderare un cucciolo del proprio cane dovrebbe far venire i brividi, forse perché nn può essere quella la motivazione decisiva che spinge una persona ad avere una cucciolata del proprio cane? si può essere. Per me più che le motivazioni, contano i crismi che si seguono poi all’atto pratico. A me sarebbe piaciuto avere una cucciola della mia Schnauzer gigante (che ora a 13 anni e mezzo e non so quanto durerà ancora), senza contare che ho passato tanto tempo anche con la madre (e sì, ovviamente è proprio un altro cane, ma) ed il vantaggio è che inizia a costruire il rapporto conil tuo cane sin dalla tenera età. Ovvio, poi devi piazzare (e bene) tutti gli altri, ma questo è un concetto a cui le persone con il sale in zucca arrivano da soli, gli idioti invece non ci arrivano manco se glielo dici.

    • Linda, io sono stata un’allevatrice: magari non “di grido”, ma allevatrice sì. E quando ho cominciato ero sicuramente una “signora Nessuno”, ma mi sono detta “mi piacerebbe allevare” e mi sono premurata di avere: a) la cagna giusta (ovvero sana, di buon carattere, lastrata, controllata eccetera eccetera); b) il maschio giusto (andato a cercare dopo accurati studi sui pedigree, con l’aiuto di un altro allevatore perché io non ci capivo ancora una mazza; trovato rigorosamente in capo al mondo, altrimenti non c’è gusto; pagata – cara – la monta; tornata a casa); c) gli spazi giusti: ovvero, ho cominciato ad allevare quando ho avuto casa in campagna/giardino/sala parto attrezzata (sì, ancora prima di avere la prima cucciolata!)/recinti/box/spazi per correre e giocare eccetera eccetera.
      Non è che ho preso i miei due cani di casa e ho detto “olè, facciamo una cucciolata che magari così tiro su due soldi”, senza neppure sapere se erano portatori di qualche malattia. E’ ovvio che si comincia sempre da zero, ma c’è modo e modo di cominciare da zero 🙂

    • Il mio cane ha partorito a 4 anni e mezzo e dopo si è calmata tantissimo e non solo a detta mia ma di tutti quelli che la conoscevano e l hanno rivista “sembra un altro cane” mi dicono.
      L’altra l ho strerilizzata e se tornassi indietro non lo rifarei sinceramente, una brutta esperienza.

      • O si è calmata perché aveva cinque anni, e non perché avesse partorito… oppure ha sofferto il parto (quattro anni e mezzo sono tantissimi: è come per una donna partorire il primo figlio a quarant’anni… e non è una passeggiata).
        Che problemi hai avuto con la sterilizzazione?

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