di VALERIA ROSSI – Autrice feconda ed eclettica, capace di passare dalla storia vera al romanzo, dalla saggistica al libro fotografico, Diana Lanciotti solitamente la ammiro (perché scrive benissimo), ogni tanto la invidio (perché feconda indubbiamente lo sono pure io – pure troppo – ma con l’unica eccezione di un minigiallo ho scritto sempre e solo di cani, cani, cani!) e raramente la critico.
Stavolta, però, quando mi ha mandato in visione il suo ultimo libro, ho pensato “Oddio, Diana l’ha fatta fuori dal vaso”. Testuale.
Perché il libro si intitola “L’esperta dei cani”, titolo riferito a se stessa… e lì per lì può sembrare proprio che l’autrice se la tiri una cifra, autodefinendosi così: invece basta leggere il risvolto di copertina per scoprire che la cosa è provocatoria e autoironica.
“Esperta dei cani”, infatti, non è come lei si definisce, ma come la chiamano i suoi lettori: e lei, per “non svilire questa patente che le hanno affibbiato“, ha deciso di fare un po’ di chiarezza sul mondo della cinofilia, cercando di dare risposte semplici e chiare a chi in questo mondo entra per la prima volta e (cito) “viene immediatamente bombardato da informazioni spesso in contraddizione tra loro” (verissimo).
Per riuscire in questo ambizioso progetto si è fatta aiutare da Demis Benedetti, il suo dog trainer, che nel libro impersona il “vero” esperto dei cani.
Tirato il doveroso sospiro di sollievo riguardo al titolo, mi sono comunque accinta a leggere con un filino di diffidenza.
Anzi, pure più di un filino: diciamolo.
No, perché Diana la stimo e la ammiro anche per la battaglia che conduce ormai da più di vent’anni contro il randagismo, iniziata con la pubblicazione del suo best seller “Paco, il re della strada” (di cui ho parlato qui) e continuata con la creazione del “Fondo Amici di Paco”: però, nei confronti di chi si batte & si sbatte per le cause animaliste, non riesco a non mantenere sempre quel fondo di malcelato (e antipatico, lo so) senso di superiorità che mi fa mettere i cinotecnici un gradino sopra a coloro che sbandierano ammmore.
Diana, devo dirlo, NON è una che sbandiera ammmore con tre emme (che sarebbe poi quello retorico, quello disneyano, quello del tutto slegato dalla realtà): ma di amore con una emme sola, ne parla continuamente.
Parla di quello serio, quello con i piedi per terra, quello che “ci sta”, anzi che ci deve stare anche quando hai un approccio tecnico verso il cane… e comunque, quando se ne parla troppo, a me sale l’asticella del diffidenziometro. E’ più forte di me, perché l’amore per i cani io vorrei che fosse sempre dato per scontato. Non se ne dovrebbe neanche parlare, in cinofilia, perché sta già dentro il termine stesso: cinoFILO=uno che i cani li AMA. Punto.
Che bisogno c’è di ribadirlo ad ogni pie’ sospinto?
Sì, lo so che è un mio limite: lo confesso e ne prendo atto da sola. Però ‘sto po’ di circospezione verso chi questo amore lo sbandiera, rimane.
E se è con questo stato d’animo sospettoso che ho aperto il libro di Diana, le cose sono peggiorate ancora alla primissima pagina, quella con le citazioni di apertura: perché la prima è di Turid Rugaas (educatrice ipergentilista con la quale non mi sento troppo in sintonia) e la seconda addirittura di Barry Eaton (l’autore di “Dominanza: realtà o mito?”, libriccino che a mio avviso ha fatto uno sfracello di danni in cinofilia, spianando la strada a tutti coloro che per sputtanare l’addestramento tradizionale hanno visto bene di negare l’esistenza di dominanza, gerarchie e tutto ciò che, in realtà, “è” il mondo del cane).
Se non conoscessi la Lanciotti come la conosco (e cioè come autrice, come mia editrice – almeno in un’occasione – e pure come amica, anche se ci siamo viste in faccia una sola volta), forse mi sarei femata a quella prima pagina: invece ho preso un bel fiatone e ho proseguito… scoprendo che questo dannato libro è un’analisi lucida, razionale, talora spietata ma assolutamente realistica del mondo cinofilo moderno.
Che i concetti che esprime sono sacrosanti, i consigli sensati, i “pareri dell’esperto” professionali e condivisibilissimi.
Di ammmore non c’è proprio traccia: l’amore sì, quello c’è, ma non è mai invadente.
C’è molto più buon senso, c’è competenza, c’è… oh, insomma, c’è tutto quello che non mi sarei aspettata di trovare in questo libro, date le premesse.
E vi assicuro (giurin giuretta) che NON ho cambiato idea leggendo che Diana citava i miei libri come “splendida eccezione” (nientemeno!) al mondo delle supercazzole cinofile.
Ringrazio, ma ribadisco che non è stato questo a incidere sul mio giudizio: è stato proprio il fatto che questo è un libro non soltanto diverso da tutto ciò che potrete trovare sullo scaffale dedicato alla cinofilia, ma anche estremamente interessante. Importante, direi: soprattutto per chi a questo mondo si sta avvicinando, ma anche per chi c’è dentro fino al collo da secoli.
Di sicuro io, che “esperta di cani” non mi sono mai sentita, ma “frequentatrice di cani da così tanto tempo che qualcosa devo capirne per forza” sì… mi sono ritrovata d’accordo con almeno il 95% delle cose che hanno scritto lei e Demis.
Su qualcosina la vediamo in modo diverso (ed era inevitabile, direi…), ma proprio su pochissimo: sostanzialmente mi sono sentita in piena armonia con gli autori, tanto da pensare più volte: “Sì! Giusto! Bravi! Ben detto!”.
C’è stata una cosa sola che non mi è piaciuta, e non volevo neppure dirlo… ma lo dico perché proprio non riesco a non essere sincera fino in fondo, quando recensisco qualcosa.
Mi hanno dato un po’ fastidio le “autocitazioni” da un’ altra opera di Diana, presenti all’inizio di ogni capitolo: ma forse questo fastidio è dovuto solo al fatto che ultimamente ne vedo davvero troppe, in giro, di autocitazioni… perfino da opere che non sono mai esistite! Quindi, probabilmente, è solo un problema mio.
Sta di fatto che questo libro, approcciato con tutta la diffidenza di cui sopra, si è rivelato una splendida sorpresa, esattamente come mi era successo quando avevo scoperto “Paco, il re della strada”.
Si vede che son dura a imparare le lezioni, perché ogni santa volta parto pensando “questa scrive da dio, però dirà cose lontanissime dal mio pensiero”, e arrivo sentendomi una specie di gemella mentale della Lanciotti.
Ahò, se son dura son dura: ma prima o poi lo capirò, che questa non è soltanto una che sa scrivere, è anche una che di cani ne sa.
E’ un’esperta di cani, insomma.
E se lei se l’è detto per prendersi in giro da sola, stavolta io glielo dico convinta.
Così come vi dico convinta: leggetelo. Ne vale la pena.
I libri di Paco Editore possono essere richiesti direttamente al Fondo Amici di Paco (così tutto il ricavato va in beneficenza): www.amicidipaco.it (dove c’è il negozio online), o telefonando allo 030 9900732 o scrivendo a paco@amicidipaco.it.
Si possono acquistare anche in libreria, ma in questo caso il ricavato per la beneficenza è minore.
Interessante.
peccato non ci sia l’ebook di nessuno di questi libri! ma perchè?