mercoledì 27 Marzo 2024

I coefficienti di consanguineità spiegati in modo semplice

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PREMESSA di Valeria Rossi  – Ogni tanto bisogna anche occuparsi un po’ di cinotecnia: perché d’accordo l’amore (non l’ammmore!) la passione, il desiderio di fare felice il nostro cane… ma al mondo esistono delle priorità. E in campo cinofilo la primissimissimissima priorità dovrebbe essere sempre quella di allevare in modo corretto, badando a far nascere cuccioli sani e di buon carattere (e se sono di razza pura, anche tipici: ma salute e carattere dovrebbero essere ricercati con grande impegno da chiunque decida di far venire al mondo una cucciolata).
Il tema della consanguineità è uno dei più discussi nel mondo cinofilo: chi sostiene che “rovini le razze” (vero, quando è usata scriteriatamente), chi sostiene che senza consanguineità sia impossibile non solo fissare una nuova razza (assolutamente vero), ma anche mantenere il tipo nelle generazioni future (per me vero anche questo, per altri no). Sta di fatto che devono esserci dei limiti e dei criteri precisi.
In questo articolo, qualche tempo fa, abbiamo parlato in modo piuttosto approfondito della consanguineità: però la parte sui coefficienti era molto tecnica e temo che non sia stata alla portata di tutti.
Per questo sono lieta di “rubare” all’Irish Wolfhound Italia questo schema più semplice e decisamente comprensibile, che fa capire perfettamente cosa bisogna guardare esattamente in un pedigree per evitare i possibili problemi legati alla consanguineità.

1) Il COI (Coefficiente di Inbreeding), mostra il grado di consanguineità tra i progenitori.
Il metodo dell’inbreeding, che è l’accoppiamento tra consanguinei, oltre fissare più rapidamente i caratteri desiderati (effetto positivo), ha anche l’effetto (molto pericoloso) di aumentare l’espressione di difetti ereditari anche molto gravi, e comunque di produrre con maggior frequenza portatori sani di tali difetti (tare).
Inoltre, un COI alto può anche portare alla “depressione da consanguineità” i cui effetti sono, tra l’altro, una riduzione della fertilità e della prolificità, e una diminuzione delle difese immunitarie, ecc
Gli esperti raccomandano che COI non superi il 6% in 5 generazioni, che è più o meno quello che si ottiene da un accoppiamento tra cugini.
FCI raccomanda che per le razze rare il COI non sia superiore al 10%.

2) L’AVK o ALC (Ancestor Loss Coefficient), calcolato su 5 generazioni, ci dà la percentuale di presenza di un antenato in un pedigree – percentuale di antenati unici, in opposizione agli antenati ripetuti – e indica anche il grado con cui i caratteri recessivi vengono persi..
Se tutti gli antenati sono presenti una sola volta, la percentuale di AVK sarà del 100%, e la perdita sarà minima.
Il valore dell’AVK è importante nella selezione perché riflette la ricchezza del patrimonio genetico di un individuo.
Tanto maggiore è la percentuale AVK,  tanto più ricco e variegato sarà il patrimonio genetico.
Tanto minore è l’AVK è,  tanto maggiore sarà l’impoverimento genetico.

Sia chiaro che c’è un’ampia discussione sul metodo dell’imbrreding, che può essere un affare privato, entro certi limiti, quando una cucciolata non è prodotta per il mercato, ma che diventa un affare pubblico quando i cuccioli vengono messi sul mercato.
E’ molto importante che tutti i cinofili conoscano e sappiano valutare il COI e AVK e abbiano chiaro che dove c’è un COI alto e una bassa AVK, ci si trova di fronte ai pericoli derivanti da un’ eccessiva riduzione di variabilità genetica, e questa riduzione, sul lungo periodo, è di grave danno per tutti i cani.
Un alto COI congiunto ad una bassa AVK è un indice del rischio, per il singolo individuo, di essere portatore  non solo di caratteristiche estetiche positive, ma anche di malattie ereditarie non sono sempre evidenti alla nascita.

Un’ ultima considerazione: l’allevamento di cani ha risvolti sia  etici che giuridici.
Se da una parte è vero che non c’è una legge che impedisce a chiunque di allevare cani, le leggi attuali possono anche essere intese ad evitare che accoppiamenti scriteriati portino per la prole un rischio più elevato di malattie o comunque a limitazioni della qualità della vita.
Le leggi a tutela dei consumatori possono essere fatte valere anche in questo caso. 
Sotto il profilo etico di allevamento, valgano quantomeno le regole poste dagli Enti cinofili nazionali e internazionali e dai club di razza.

Per gentile concessione di Irish Wolfhound Italia

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12 Commenti

  1. Una domanda ai più esperti. .. possono esserci problemi dovuti alla consanguineita tra due pastori tedeschi se il nonno di lui è il bisnonno di lei?

  2. posso solo portare la mia esperienza..whippet acqustato da un’allevatrice che non mi aveva detto essere incricio di primo grado… il padre Sky accoppiato con la figlia Moon…la mi si era rivelata una piccola promessa nel cousign ma a due anni e mezzo … piastrinopenia… stop carriera agonistica che lei adorava (inutile diere che nel mio cuore aveva vinto già tutti i titoli di questo mondo). Sviluppo.. fegato e milza gravemente danneggiati e un’artrosi pazziesca. E’ mancata da poco .. mancavano due mesi ai 9 anni…. per collasso del fegato… tutti i veterinari che ho conosciuto hanno detto che un incrocio di primo grado come il suo era “aberrante”.. sono d’accordo con Valeria… conoscendo i levrieri e wolfhound che sono come tutti i levrieri europei, davvero dei dolcissimi patatoni… permettietemi di chiudere con una nota molto molto personale… mai più senza un levriero in casa… sighthoud for evere…. grazie

    • accidenti antonella spacciarsi per allevatori e poi accoppiare padre e figlia è davvero da avvoltoi, questi pseudo-allevatori pensano solo a lucrare con i loro cani non rendendosi conto che così facendo creano sofferenze ai cani in primis e poi ai loro padroni. Tristissima cosa davvero. Anche per me levrieri forever….

  3. Domanda a proposito della trasmissione delle caratteristiche individuali da una generazione all’altra.

    Per quel che riguarda i caratteri somatici, non ho problemi, capisco come avviene.
    Molto più oscura mi resta la faccenda della trasmissione del “carattere” (ma d’altra parte è anche quella che mi interessa maggiormente, dal momento che stò per prendere un cane che sarà uno della famiglia, e non farà expo).

    C’è davvero una base genetica anche per i tratti “caratteriali” (cioè per quella parte del comportamento che stà al di là dell’istinto)?

    Io inizialmente ero portato a credere di sì (anche se mi sfugge e mi sfuggiva il meccanismo). Ma ultimamente mi sono imbattuto in alcune pagine di Trumler (in “a tu per tu”, verso la fine del volume, a proposito dei due cani della famiglia Orff) che mi hanno fatto venire qualche dubbio.

    Grazie in anticipo a chiunque saprà darmi suggerimenti per approfondire.

    • Sergio, ti faccio un discorso generale sulla trasmissione genetica dei caratteri semplificando un pò ma forse può aiutarti a capire. Fino a qualche tempo fa si credeva che ogni caratteristica di un essere vivente fosse scritta nel suo DNA. Che OGNI caratteristica fosse codificata lì e che SOLO le caratteristiche che rendono tale un individuo fossero incluse. In seguito si è compreso che la cosa non è così univoca (anche perchè altrimenti due gemelli omozigoti sarebbero due cloni, e l’esperienza di ciascuno può dimostrare che non è così). C’è il contributo essenziale dell’ambiente nello sviluppo dell’organismo, a cui il codice genetico in qualche modo risponde. Per ambiente in questo caso si intende tutto l’insieme di stimoli esperienze percezioni che circondano ogni essere vivente. Questo fatto per alcune caratteristiche fisiche non è intuitivo: se “c’è scritto” che avrai gli occhi marroni è difficile che ti spuntino blu ad un tratto, ma se pensi all’altezza ad esempio si capisce meglio. Si può avere nel DNA che puoi raggiungere una certa altezza, ma se la alimentazione non è approriata quel carattere non si rivelerà appieno. Così per alcune malattie, c’è predisposizione genetica, ma se i fattori ambientali non favoriscono, spesso non si sviluppano. Per il carattere (nel senso comportamentale) del cane si deve tenere presente di tutto ciò, e aggiungerci il peso enorme che le esperienze hanno nello sviluppo dell’individuo, in particolare in alcune “finestre” ben definite della vita del cucciolo. Insomma difficile dare garanzie al 100% quando si parla di organismi complessi, ma da linee di sangue equilibrate(contributo genetico) e con una gestione equilibrata di un cucciolo(contributo ambientale) è difficile che salti fuori un soggetto schizzatissimo…

  4. Grazie mille Valeria per aver promosso un cane tanto grande quanto sconosciuto come l’Irish Wolfhound , spero che anche grazie a questo articolo ci si incoriusisca su questa razza poco conosciuta ma molto amata da chi la vive :-). Ampliare il mondo canino allargando lo sguardo a razze poco diffuse può solo aumentare la cultura cinofila . Grazie da parte dei nostri nasoni giganti :-*

  5. Ciao Fabio, non conosco l’allevamento degli arabi, ma nel mondo dei cavalli americani gli esempi di stalloni che hanno avuto migliaia di figli e sparso al vento insieme alle indubbie doti morfologiche o caratteriali patologie devastanti (due su tutte: HYPP nelle linee di morfologia portata da Impressive, HERDA nelle linee da cutting portata da Poco Bueno) hanno portato almeno nel primo caso l’associazione a correre ai ripari, ma gli allevatori sono molto restii a fare testare gli stalloni e così l’inbreeding è la via più semplice, quindi le patologie picchiano duro…

    • In realtà hai ragione, Francesca, se consideriamo i P.S.A. gli arti dei cavalli “moderni” lasciano molto a desiderare, ma negli show sono pochi i seri giudici che danno punteggi bassi ai proprietari.
      Tutto il mondo è paese…

      • mi ero scordata di citare L’Overo Lethal White, diffuso soprattutto tra i paint, che a differenza degli aussie nei cani porta a morte il puledro in poche ore dalla nascita e senza alcuna possibilità di sopravvivenza (lethal per davvero). E anche lì il gene è legato al colore del mantello (e chi non lo sa accoppia gli overi con leggerezza perchè così viene il puledro di sicuro colorato!)…

  6. ….il mio precedente cucciolone di pastore tedesco era figlio di nonna e nipote,consaguineità 2-3,accoppiamento eseguito da un privato non esperto,quindi penso alla cavolo,è morto a 7 anni forse per(forse) leucemia,e prima aveva avuto 2 ernie..non so se possa c’entrare effettivamente con la conseguineità,ma sicuramente questi accoppiamenti fatti da inesperti in consaguineità non portano a nulla di buono..Per fortuna il mio cucciolone aveva un bel carattere,purtroppo però la salute non andava di pari passo… E anche per quanto riguarda gli accoppiamenti fatti da persone serie che vogliono sfruttare certe consaguineità,ibreeding e quant’altro che io non conosco; io cmq,scottata dall’esperienza,non prenderò mai un cane figlio di consaguinei stretti…ovviamente è un parere personale,io in materia non ci capisco niente,ma non voglio rischiare,tanto comunque oramai nella maggior parte delle razze ci sono cani bellissimi e bravissimi senza ricorrere a consaguineità strette,che penso,anche se selezionate con cura,fossero piu utili agli albori o nella costruzione di una razza,ormai,in quelle ben fissate,penso che siano una rarità quelle strette…

  7. Con i purosangue arabi i migliori allevatori hanno usato un linebreeding piuttosto stretto, facendo accoppiare soggetti aventi lo stesso padre e madri diverse.
    Negli Show hanno avuto statisticamente i maggiori successi.
    Non so se ci siano similitudini fra allevamento di cavalli e cani…

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