mercoledì 27 Marzo 2024

Lo Standard … spiegato alla Sciuramaria – parte prima

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

Qualche tempo fa ho pubblicato su “Ti presento il cane” lo Standard della Sciuramaria, un articolo umoristico in cui si prendeva in giro il tipico neo-proprietario di cane, con tutti i suoi dubbi ma anche con le sue incrollabili certezze, tipo quella di aver acquistato un pregiatissimo esemplare di “maltese a pelo corto”, di “rosciai minitoy” o di qualsiasi delle mille razze inventate di sana pianta dai cagnari, e mai esistite nella vera cinofilia.
L’articolo ha avuto un successo superiore ad ogni previsione (forse perché un po’ tutti ci abbiamo riconosciuto qualche amico o parente…o noi stessi, compresa la sottoscritta autrice!), tanto che mi capita spesso di trovare su FB discussioni cinofile che a un certo punto citano la Sciuramaria o il suo corrispondente maschile, il Sciurmario.
Insomma, la Sciuramaria è diventata un tormentone e la cosa mi inorgoglisce pure un po’… però, mannaggia, mi sento anche un po’ in colpa per aver preso questa figura, che ha solo il torto di non sapere granché sui cani, e di averla messa spudoratamente alla berlina.

Perché, dopotutto, la Sciuramaria non è tenuta a saperne di “vera cinofilia” più di quanto io non sia tenuta a capirne di meccanica per il solo fatto di possedere un’auto.
Sì, è vero che uno straccio di patente ce l’ho, altrimenti l’auto non potrei guidarla (e mi piacerebbe tanto, ma proprio TANTO, che una “patente” dovessero prenderla anche tutti coloro che si accingono ad acquistare un cane): però, diciamolo, quando si esce dalla scuola guida non è che si sappia propriamente “guidare”.
Sappiamo girare un volante, sappiamo che ci sono tre pedali con diverse funzioni e che c’è una leva del cambio da muovere in un certo modo: ma non è che andiamo molto oltre. Ed è più o meno la conoscenza che ha la Sciuramaria del cane: sa che ha quattro zampe, che deve fare la pipì tre volte al giorno, che deve mangiare e bere regolarmente, che se scodinzola lo si può accarezzare e se ringhia è meglio di no.
Pretendere che la Sciuramaria distingua le caratteristiche di una razza (in campo morfologico) o che capisca termini come “prossemica” o “centripetazione” (in campo educativo) è un po’ come aspettarsi che un neopatentato sia in grado di salire  su una macchina da rally e di farsi una prova speciale tutta tirata senza andare a sbattere.
Ovviamente non potrebbe farcela. Per passare dalla guida “normale” a quella sportiva si devono fare corsi, imparare nuovi concetti e nuovi termini, fare un bel po’ di esperienza pratica, rapportarsi con persone che ne sanno più di noi e che possano insegnarci i segreti indispensabili per fare un salto di qualità.

Questo non è lo stop di un cane…

Il fatto è che i corsi di guida sportiva esistono, ma i corsi di cinofilia sportiva no.
O meglio: esistono nel campo dell’educazione/addestramento (laddove, purtroppo, spesso si dà per scontato che la Sciuramaria mastichi GIA’ di prossemiche quando lei è ancora lì che si chiede se sia vero che il dobermann a sette anni impazzisce: però, per esistere, esistono), mentre non mi risulta che ci sia assolutamente nessun corso capace di insegnare a un neofita come si distingue un cane tipico da uno atipico,  una razza vera da una inventata, un bel cane da un cane mediocre o proprio brutto come la notte.
Non c’è nulla, ma proprio nulla.
Non c’è un libro di testo per le scuole cinofilementari, non c’è un manualetto “for dummies”, non c’è uno straccio di strumento che la Sciuramaria possa prendere in mano pensando, tanto per restare all’esempio di prima: “Ma fammi un po’ capire cosa devo fare se mi va in sovrasterzo una trazione anteriore, piuttosto che una posteriore”.
Insomma, prima di prendere per i fondelli la Sciuramaria che si è comprata il maltese nano bonsai toy, bisognerebbe darle i mezzi per capire non solo che non esiste, ma perché non esiste!

Questo non è il tartufo di un cane…

E invece, oggi come oggi, il neofita che si volesse acculturare un po’ sulla morfologia canina questi mezzi non li ha.
Ha, sì, gli Standard di razza: ma per lui potrebbero anche essere scritti in cinese, perché ci capirebbe  tanto uguale.
Ha i Testi  Sacri scritti per gli aspiranti giudici, in cui trova termini come “spalle cariche” (e la Sciuramaria si immagina il cane con il basto, tipo asino),  ma anche un semplicissimo “stop” (che per la Sciuramaria, vivaddio, è un segnale stradale)… e niente che spieghi in modo comprensibile cosa siano e cosa significhino questi termini.
Allora ho deciso di provarci.
In parte lo stavo già facendo anche con l’ABC…inofilo, che è un glossarietto di termini tecnici: ma non credo che basti, un po’ perché è già troppo tecnico per una Sciuramaria ai primissimi passi e un po’ perché un vocabolarietto non può essere abbastanza esplicativo.
Per avvicinare un neofita alla cinotecnica servono spiegazioni un po’ più approfondite, esempi, immagini: insomma, bisogna dilungarsi e sbrodolare di più  (arte nella quale, modestamente, posso dare dei punti a tutti).
Dunque, io ci provo. Non so bene cosa ne verrà fuori, ma ci provo. Partendo proprio dall’inizio-inizio, anche da cose che per molti saranno scontate…ma magari la Sciuramaria non le sa. E non è colpa sua, se nessuno gliele ha mai spiegate.

…e questo non è un cane in stazione!

TIPICO, ATIPICO, BELLO E BRUTTO, DI RAZZA PURA O NO

I primi dubbi del neofita sono quelli che riguardano tipo, razza e bellezza: concetti tra i quali spesso si fa un bel po’ di confusione.
La Sciuramaria, infatti, è abituata a dire e sentir dire cose come: “Che tipo, quello!”.
Oppure: “Non è bellissima, ma è un tipo”…
E quando deve abbinare questo termine alla cinofilia, pensa magari a un buffo cane fantasia con la faccia simpatica: “Non è bello, ma è un tipo!”
In realtà, in cinofilia, tipicità significa “possedere in modo spiccato ed evidente le caratteristiche della propria razza“.
Ma allora, significa essere “un bel cane”?
No, non precisamente: in realtà si può essere tipici anche senza essere belli.

Tipico” significa, in parole molto semplici, “immediatamente identificabile come appartenente alla razza X“: ma non significa automaticamente che sei anche un bell’esemplare di quella razza lì.
Per fare un esempio comprensibile devo parlare di  “razze” umane, cosa che mi dà eticamente un po’ fastidio: ma penso che così ci si possa spiegare meglio.
Prendiamo tre cinesi, due dei quali sono alti un metro e settanta, hanno la pelle gialla e gli occhi scuri e a mandorla, mentre il terzo è alto uno e novanta, ha la pelle bianca e gli occhi azzurri.

Guardando quest’ultimo, non puoi certo capire a prima vista che è cinese: non è “tipico”, ovvero non ha nessuna delle caratteristiche che lo identificano immediatamente come tale. Per scoprire che è cinese dovrai leggere il suo certificato di nascita o la sua carta di identità.
Gli altri due, appena li vedi, pensi: “Toh, due cinesi”. Significa che sono tipici.
Uno, però, può essere un vecchietto cadente, o avere i denti storti, le orecchie a sventola e la gobba: sarà un brutto cinese.
L’altro, invece, magari somiglia a Keanu Reeves: graaaan bel cinese, perdiana!
E il terzo, quello atipico?  E’ automaticamente “brutto”? Ma non scherziamo, per favore…
Può essere un bellissimo uomo, come dimostra la foto: però rimane fortemente atipico, ovvero non puoi capire a occhio che è cinese.
Lo stesso accade nei cani, con i proprietari che, sentendo definire “atipico” il loro amico, si offendono a morte perché pensano che ti faccia schifo. Invece no! L’esempio della foto in basso è un filino esagerato, forse, ma spero serva a capire la differenza tra tipicità e bellezza: il cane della terza foto non è certamente brutto… ma se mi chiedi se è un pastore tedesco, devo dirti di no!

Quindi, ricapitolando: l’appartenenza a una razza viene decretata dal certificato di nascita o dalla carta d’identità, insomma da un documento ufficiale (nel cane: il pedigree).
La tipicità viene decretata dal fatto che a prima vista, senza bisogno di leggere alcun documento, tu possa dire che quel soggetto appartiene a quella razza lì (nel cane: lo vedi e pensi “toh, un pastore tedesco”… o un maltese, o un alano, un dalmata, o quel che l’è).
E fin qui, cani e umani più o meno si equivalgono.
Quando si arriva al concetto di “bellezza”, invece, si prendono due strade nettamente diverse: perché in campo umano esistono, sì, alcuni criteri di bellezza più o meno universali (l’altezza, il fisico asciutto, i capelli folti, una dentatura perfetta e così via), ma c’è anche molta soggettività.
A qualche donna Keanu Reeves può far venire i brividi blu, e qualche altra può pensare “non mi attizza neanche un po'”.
Una ragazza con gli occhi azzurri può essere bellissima, ma la stessa identica donna con gli occhi castani può esserlo altrettanto.
Nel cane questo non può succedere,  perché per il cane esiste il famoso Standard, ovvero l’elenco di tutte le caratteristiche desiderate in un soggetto appartenente alla razza X.
Se lo Standard dice che gli occhi devono essere scuri, un cane con gli occhi azzurri diventa automaticamente un brutto cane, anche quando esteticamente saremmo portati a dire “ohhhh che carinoooo!”.
Questo perché la bellezza “estetica”, nel cane, non dovrebbe proprio esistere (in pratica poi le cose non vanno proprio così, ma la teoria è questa): esiste solo la bellezza funzionale.
Ovvero: lo Standard descrive il tipo di cane che meglio può svolgere il compito per cui è stato selezionato.
Non mi dilungo sul significato tecnico dello  Standard, che è stato già ampiamente sviscerato in questo articolo da Mario Canton: alla Sciuramaria dico solo che lo Standard è, in pratica, la fotografia del soggetto ideale appartenente alla razza X (o meglio, il “disegno” del soggetto ideale, perché non esistendo un cane assolutamente perfetto non sarebbe neppure possibile fotografarlo), basato su un concetto di “ideale” che è sinonimo di “più funzionale possibile”.
Quindi, più il cane si avvicina allo Standard di razza, più è “bello” cinotecnicamente.
Non dovrebbe esserci nessun giudizio soggettivo, non si dovrebbe poter pensare “mi attizza” o “non mi attizza”: il cane dev’essere fatto così perché così sta scritto sullo Standard,  tutto il resto non conta nulla.
Se a me piacciono da morire, che so, le code arricciate sulla schiena, ma devo giudicare un pastore tedesco, non potrò pensare “oh, che bella codina arricciata che ha!”: dovrò penalizzarla, perché la coda arricciata in questa razza è un difetto.
Se mi piacciono i cani minitoybonsaipolistil, ma ho davanti un mastino napoletano di settanta chili, non posso pensare “uh, che brutto, così grosso!”. dovrò ammettere che ha il peso e la stazza richiesti dal suo Standard e che quindi quelle sono qualità, da giudicare positivamente.

Concludendo, un cane di razza pura deve avere:

a) un aspetto che faccia dire a prima vista: “quello è un (pastore tedesco, maltese, yorkshire, dalmata, alano)!” . E questo è il  TIPO.
b) un documento ufficiale che provi che quell’aspetto non è casuale, ma è frutto di accoppiamenti successivi di cani con lo stesso aspetto. E questo è il PEDIGREE.
c) caratteristiche il più possibile aderenti a quanto indicato come “perfezione” da un gruppo di esperti nella razza, che hanno studiato a fondo la popolazione esistente, hanno determinato lo scopo finale (e appunto ideale) da raggiungere con l’allevamento e hanno messo queste caratteristiche nero su bianco. Questo è lo  STANDARD.

Chiarito questo, bisogna anche riuscire a capire cosa diavolo dice questo benedetto Standard quando parla di stop, di tartufi, di stazioni e così via: ma a questo ci dedicheremo nelle prossime puntate.
Per adesso aggiungiamo solo che gli Standard non sono tutti uguali: alcuni di essi non lasciano grandi margini all’interpretazione (per esempio quelli italiani, che misurano quasi pelo per pelo) e che quindi sono fotografie ben definite, dettagliatissime, ad altissima definizione… mentre altri restano più sul vago, tanto che potremmo definirli come fotografie leggermente sfocate o sgranate (per esempio quelli inglesi).
Questi Standard, effettivamente, lasciano un po’ più di  spazio al lato “mi attizza-non mi attizza”: il Giudice può metterci qualcosa di suo.
Però il Giudice è sempre un grande esperto della razza in oggetto, oltre ad un profondo conoscitore della morfologia canina in generale: quindi non farà grossi danni se interpreta un po’ lo Standard secondo il suo gusto personale.
Se la stessa cosa la fa la Sciuramaria, che esperta non è, succede il patatrac.
Per fortuna la Sciuramaria, anche dagli  Standard più “di manica larga”, può trarre tutte le indicazioni che le servono: perché lei non deve stabilire qualifiche e classifiche, ma semplicemente capire se un cane è tipico, se è un bell’esemplare o un soggetto solo mediocre: così potrà decidere serenamente se portarlo in esposizione o meno, se fargli fare i cuccioli o meno…. e magari sarà anche in grado di capire se l’hanno infinocchiata facendole pagare mille euro per un cucciolo che ne valeva cento, cosa che le permetterebbe di sconsigliare agli amici di rivolgersi alla stessa fonte di acquisto.
Alla Sciuramaria non serve molto più di questo: ma se non capisce quello che dice lo Standard non riuscirà a vedere né la tipicità, né la  bellezza di un cane.
Per questo proveremo, dalla prossima puntata, a farglielo capire.

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25 Commenti

  1. Scusami,dimenticavo, conosco poco o nulla dell’hovawart,caratterialmente parlando,non so nemmeno se sia testardo o faile all’apprendimento,socievole o solitario, se non che è bellissimo,
    Attendo con ansia un tuo ulteriore suggerimento.
    Grazie,veramente,per me e per i piccoli è molto importante.
    Anna

  2. Buonasera, ora che vi ho scoperto eletto con attenzione per qualche pagina , mi accingo sperando di farmi capire e di non essere quindi fraintesa in negativo , a chiere un consiglio per me indicativamente importante. Sono una cinofila accanita da sempre , ho avuto cani di pura razza intorno da quando sono nata ma poi crescendo e potendo allargarmi ho accolto anche quelli unici e iiripetibili. Ora abito in Egitto e purtroppo lì la situazione dei randagi è atroce come e più che in altri paesi . Torture,avvelenamenti e uccisioni senza una valida ragione sono all’ordine del giorno ed io on ho saputo resistere più di qualche mese per iniziare ad adottare chi chiedeva a Dio soltanto di prenderlo in fretta. Ora sono a tre e come ben si può immaginare mi sono violentata per limitarmi solo ai casi che avevo davanti agli occhi e che se non con me e in quel momento non avevano più speranza ,non solo di vivere ma nemmeno di non soffrire più! HO cambiato casa due volte ,per loro per avere una casa che si adattasse meglio alle loro esigenze ,terrazzo etc…anche perché nei periodi di allarme stricnina per strada e di moria di cani a decine giornalmente , le mie creature erano confinate in casa , certamente non il massimo per loro ma meglio vivi che felici x dieci minuti e poi morti avvelenati. Alla luce di tutte queste realtá che poco alla volta ho dovuto subire a dare atto che esistessero, ho cambiato casa una terza volta e adesso ho affittato una villa con un grande giardino e una piscina. Vengo al cosiglio perchè so di essermi troppo dilungata ma avevo la necessità che si comprendesse oggettivamente il quadro della situazione. Ora vorrei , e lo farò in Egitto cosi sara salvato anche lui da una vendita malsana fatta solo per i soldi, comprare un terranova o un leonbergero un mastino tibetano,o un landseer o un Howaward, primo perchè difenda il branco dei medi trovatelli quando usciamo a passeggio laddove non ci sia il veleno ma dove comunque si incontrano pitbull liberi e aggressivi perche usati dai padroni bastardi che di notte li fanno combattere, epoi perché con il mare diavanti e la piscina grande in casa , finalmente potrebbero nuotare tutti e so che le razze citate sono quasi tutte portate ad amare l’acqua. Perchè una di queste razze? Ho sempre avuto molossi e molossoidi dai più grandi ai più piccoli(carlino),e li adoro ,secondo perchè queste razze hanno il pelo lungo intorno al collo e forse non sono facilmente attaccabili nemmeno dai cani da presa,terzo perchè credo siano calmi , giocosi , pazienti con i bambini attaccati al padrone ,in genere abbastanza equilibrati , anche se poi dipende sempre dal soggetto ,e che in caso di lotta si attivino giusto soltanto per difesa e mai per aggressività . I miei molossi sono sempre stati da me e prima da mio padre, allevati in dolcezza e fermezza senza deluderci mai e amandoci moltissimo valori che abbiamo sempre cercato di restituire loro. Il problemavadesso è che pur avendo letto molto sulle caratteristiche di razza e predisposizioni caratteriali non ho un interlocutore abbastanza esperto da potermi insegnare a valutare con una oggettiva comparazione anche alle singole attitudini quale delle razze da me elencate si avvicina maggiormente alle mie aspettative e quali le aspettative delle diverse tipotogie in modo da potermi preparare e preparare l’ambiente e essere all altezza di farlo / a felice quando finalmente arriverà. Dimenticavo i miei pelosi sono : uno fotocopia di border collie ma timido e introverso, 1 anno e mezzo le le due femmine una simil Breton ma 12 kg ,saggia non amante dei gatti ,due anni e qualche mese,ma tranquilla,l’ultima è a metà tra un fox terrier e un levriero italiano, piuttosto aggressiva,9 mesi di età .quando la raccolsi sulla spiaggia,quasi nell’acqua sotto a un piccolo scoglio dove aveva trovato uno spicchio d’ombra era quasi decapitata dal fil di ferro che le avevano stretto intorno al collo fino a tagliare la carne e la testa non stava più su. Ora grazie a Dio sono tutti e tre non solo vivi ma felici e orgogliosi di far parte della famiglia. Grazie qualunque sia la risposta e benvenuto qualunque parere. Anna

    • Se vuoi un cane capace di difendere il tuo piccolo branco, tra quelli che hai citato i più indicati sono sicuramente il tibetan mastiff e l’hovawart.Terranova, Landseer e leoneberger hanno un basso impulso di difesa e sarebbero anche a maggior rischio se dovessero essere attaccati da un altro cane.

      • Grazie veramente per il parere autorevole , ne terrò sicuramente conto,sono un pò dubbiosa sul tibetan mastiff perchè vorrei questo nuovo membro della famiglia fosse calmo ,equilibrato e dolce e paziente con i bambini e anche per il clima molto caldo ; .sono rimasta un po’ delusa e quì mi viene in mente che , passione ed esperienza a parte , non se ne sa mai abbastanza e si impara fino alla morte, il terranova e il leonberger pensavo non fossero di per sè cani attaccanti ma al bisogno di difesa, lo potessero diventare per la mole ,l’agilità e anche avvalendosi di tutto quel bel pelo che hanno intorno alla gola e che mi faceva pensare fosse difficile penetrare con i denti da parte di un cane seppur pitbull.
        Buona serata.Anna

  3. Sono una sciumaria senza speranze…il “cinese brutto” io l`avevo preso per un tibetano…che anche se sta pure lui nella Repubblica Popolare Cinese credevo fosse una cosa diversa >.<"

  4. Mi ha fatto venire in mente la parte di articolo in cui si parla del fatto che ci vorrebbe più cultura cinofila per i possessori di cani, alcuni episodi che mi sono recentemente capitati, il primo durante il raduno nazionale delle unità cinofile da soccorso svoltosi ad Ospitaletto (BS) ad inizio ottobre, il primo al quale ho preso parte essendo novizia. Dopo un’intera giornata passata in ricerca in superficie ci sediamo tutti sul prato in cerchio per fare il punto della situazione, l’istruttore a capo del nostro gruppo di circa 25 unità ci parla di varie questioni, ad un certo punto tira in ballo il fatto che ci siano varie scuole di pensiero per l’addestramento di un cane da soccorso e che così come in questi ultimi decenni si sia scoperto molto sul cane – sul suo modo di pensare, agire ed apprendere – noi giovani (io ho 21 anni) dovremmo darci da fare per scoprire nuovi modi e nuove tecniche per portare avanti questa opera di volontariato. La domanda che mi è sorta spontanea e che ho posto all’istruttore è stata come potessimo fare noi giovani a studiare nuovi modi di interpretare il cane se non ci viene data la possibilità di imparare ciò che già si sa su questo argomento perchè purtroppo molti istruttori (dei quali per fortuna non fa parte l’istruttore del gruppo del quale faccio parte) hanno la tendenza a tenersi le loro conoscenze ben strette e quindi a dispensare e soprattutto istruire le nuove generazioni ben poco! Un esempio lampante di ciò è un episodio accaduto ad un ritrovo di gruppi cinofili da soccorso nel quale una mia amica con un cane un po’ agitato al momento ha ricevuto una sapiente affermazione da un istruttore che non conosce l’unità cinofila in questione che le ha detto che con il suo cane dovrebbe lavorare molto sulla calma ed alla domanda lecitissima della mia amica su cosa dovesse fare per lavorare sulla calma, la risposta è stata:- eh, non è facile…,!- e ci ha lasciate basite in questo modo! No comment!

    • beh si certo è stato criptico ma intanto prendi google e cerchi cane lavorare sulla calma e trovi qualcosa almeno la pulce nell’orecchio l’ha messa…

      • Si ma su google trovi consigli tra loro contrastanti, lui invece avendo visto il cane (seppur per poco ma lo aveva visto) poteva dare consigli mirati… Inutile fare i sapientoni così, se vuoi farlo almeno dai una mano!

  5. Ciao! E’ la prima volta che scrivo ma leggo tutti giorni tutti gli articoli della rivista, e leggo con particolare interesse i tuoi. Dato che ti da fastidio, come lo da a me e a chiunque parlare di “razza umana”, mi permetto di suggerire l’espressione “etnia”, magari abituati a parlare di cani non viene spontaneo e si usa spesso razza, ma… ad ognuno il suo :-). Non voglio essere il “professorino”, vorrei solo ricambiare in minima parte tutto quello che mi insegni 🙂
    in ogni caso adoro tutto quello che scrivi, e sopra ogni cosa come. Buona giornata 🙂

    • Grazie, Luca, ma il termine “razza” l’ho usato proprio per fare il paragone (scherzoso) con il cane, che è suddiviso in razze e non in etnie. Ovviamente, quando parlo seriamente di esseri umani, anch’io parlo di etnie (anzi, di solito preferisco parlare di culture, visto che sono le uniche cose che davvero ci differenziano gli uni dagli altri: il colore della pelle, l’altezza o la forma degli occhi io manco li noto!) 🙂

  6. Ma se una persona volesse inventare una nuova razza, potrebbe? Mettiamo che si voglia per esempio un cane col carattere del Golden, ma più esile, con poco sottopelo, e con spiccata attitudine al riposo…
    Mettiamo che una persona che ne sa, inizi a incrociare dei Golden con dell’altro finché ottiene quello che voleva. Quando questa nuova razza è abbastanza stabile e ne esiste un numero di esemplari adeguato, può chiedere il riconoscimento? Oppure è come dopo la serrata del Maggior Consiglio: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori?

    • Per potere, si può: di nuovi riconoscimenti ce ne sono diversi ogni anno. Però non è esattamente la cosa più veloce del mondo. Pensa che il segugio maremmano lo voleva già riconoscere il Solaro (a cui sicuramente NON mancavano gli “appoggi”, visto che era presidente dell’ENCI!) nel dopoguerra: l’hanno riconosciuto nel 2003. E il riconoscimento FCI non è ancora arrivato adesso.
      Con caaaaaaaaaaaaaalma, quindi… ma si può 🙂 … anche se la caaaaaaaaalma è tale e tanta (e anche con ragione, eh…vogliono essere ben sicuri che la razza sia ben fissata, abbastanza numerosa eccetera) che spesso le nuove razze le inventano i padri e il riconoscimento lo ottengono i figli… se non i nipoti!

    • in Italia la burocrazia è tanta… comunque negli Stati Uniti in particolare e nel mondo anglofono in generale ci sono sempre molti progetti di nuove razze. Per esempio ora va per la maggiore il Cockapoo (incrocio tra cocker e barbone, le grafie del nome sono diverse). Il problema è che per una percentuale minima di persone che lavora seriamente alla costruzione della nuova razza vengono sempre fuori molti ‘cagnari’ che ci lucrano sopra. Infatti di recente mi hanno raccontato che in un grande centro commerciale di Londra si vendono cockapoo a un prezzo superiore a quello dei cocker, che è veramente incredibile… si tratta di cani senza pedigree, ottenuti da esemplari scadenti di due razze diverse, semplicemente per vendere il cucciolo a caro prezzo…

      • i cani si comprano tipicamente nei centri commerciali infatti. oh so che in america sono strani ma penso che come qui… ci siano gli allevatori seri e i cagnari no? ecco… quindi se uno non si informa, proprio come dovrebbe farlo quando acquista casa auto e visto che si parla di usa… armi… lo dovrebbe fare anche con il cane. non c’è niente di male nel vendere un cane che la gente cerca è sempre il problema di come è stato allevato e della sua salute… il problema.è come il pinscher per chiuaua. lo so che non è una razza ma le sciuremarie ne sono piene…è sempre stato così da che mi ricordo io. e voglio dire, se l’incrocio è fra due cani sani e cresciuto bene e alla sciuramaria piace buon per lei… se deve essere un lucrare sulla salute dei cani allora no!a domanda offerta insomma.ma almeno che si faccia con coscienza e non SOLO per vendere. ma siccome solo per vendere non si fa solo con ste razze iventate… ci siamo capiti.

          • no… ben appunto che ho cominciato IRONICAMENTE dicendo che i cani tipcamente si comprano al centro commerciale… e che se uno ne è convinto e si fa coglionare in fondo ben gli sta così si informa o ragiona un attimo.basta pensare… ma IO porterei i miei tesorucci, nati in casa mia, in vetrina senza vedere mai in faccia il brutto orco che li viene a prendere? perchè così ragiona la sciuramaria col suo cosotopo. e per questo… non dovrebbe metterci molto a capire che non dovrebbe prenderli li ma al massimo dal cuggino che ha accoppiato la chiuaua col pisncher del vicino. che si no no si dovrebbe fare ma magari escono un po’ meno sclero e un po’ più socializzati ecco.

  7. eheh… sono ancora qui che sto ridendo… io sono un po’ sciuramaria: compagna bipede di 4 cani (due macedonie che ho adorato e che hanno vissuto uno 17 e l’altro 14 anni), adesso vivo con due ckcs . Non me ne intendo di standard ecc ecc… i miei ckcs pesano qualcosa come 10 kg. l’uno.
    rispetto ad altri che vedo sono un po’ (^^’) grossi, ma sono bellissimi e buonissimi, hanno il cuore a posto e le anche pure, quindi soprassiedo se non sono poi così aderenti allo standard…
    Io che nel lavoro (sono avvocato) tendo sempre alla massima professionalità, mi diverto ad essere sciuramaria in qualcosa…
    ^__^

    • Roberta, liberissima di scegliere i cani che vuoi e in base ai criteri che vuoi…però, vedi, se i tuoi cavalier pesano 10 kg l’uno, non sono cavalier tipici. Mi fa piacere che abbiano il cuore a posto (ma ce l’hanno anche moltissimi cavalier in standard, checché si dica in giro di questa razza…) e sono sicura che siano buonissimi e bellissimi. Il problema sta solo nel “quanto li hai pagati”: se in proporzione al loro valore cinotecnico, tutto perfetto. Se li hai pagati come cavalier di pura razza, ovvero tipici e forniti di regolari documenti, allora sei stata “troppo” Sciuramaria e ti sei fatta bidonare. Ma spero proprio di no! 🙂

    • Il PT a pelo lungo non era una varietà riconosciuta, mentre adesso lo è… ovvio che finché non esiste la razza (o la varietà) non può esistere neanche uno Standard!

      • In realtà il pastore tedesco a pelo lungo è stato ammesso nello standard fino agli anni 1960, per poi esserne escluso e essere riammesso nel 2010. Prima degli anni ’60 i soggetti a pelo lungo potevano ambire al massimo alla qualifica di “molto buono” e alla selezione di seconda classe. Se ne consigliava l’uso moderato in riproduzione, ma potevano essere accoppiati anche con soggetti a pelo lungo. Oggi le varietà di pelo vengono separate, non posson accoppiarsi fra di loro, non possono essere giudicate nello stesso ring. I soggetti a pelo lungo però possono ambire al titolo di eccellente e anche di auslese.

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