lunedì 24 Marzo 2025

L’allevatore “amatoriale”: chi era costui?

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – Che io sia grafomane, ahimé, è cosa nota: che i miei articoli siano spesso lunghissimissimi (per qualcuno decisamente troppo lunghi) è cosa altrettanto nota. Però, mannaggia, è anche vero che quando penso “uffa, ho già scritto troppo, meglio fermarsi”… poi siete proprio VOI a stimolarmi ad ampliare ancora il discorso!
E’ successo, per esempio, con l’articolo “Sei un allevatore? Ti tolgo il saluto”:  perché nei commenti sulla nostra pagina di Facebook è venuto fuori un argomento che avevo tralasciato, ovvero quello del cosiddetto “allevatore amatoriale”.
Stabilire chi sia costui è sicuramente assai più ostico che ricordare chi fosse Carneade: perché dietro a questa definizione si può nascondere tutto e il contrario di tutto.
A prima vista, il termine “suona bene”: che c’è di meglio di un “amatore”, per allevare cani?
Un amatore è colui che non lucrerà mai sulla pelle dei cuccioli (il che farebbe contenti gli animalisti), è una persona competente (il che farebbe felici i cinofili), è qualcuno che – lo dice la parola stessa – AMA i suoi cani (il che metterebbe d’accordo tutti).
Peccato che, nella realtà, le cose funzionino diversamente: tanto che il termine “amatoriale”, qualche anno fa, era diventato praticamente sinonimo di “cagnaro”.
Ma perché?
Perché era il termine che si utilizzava per distinguere gli allevatori senza affisso, non affiliati ad alcun Club o Società specializzata che dir si voglia. Ed è indiscusso che, sempre fino a qualche anno fa, in questa categoria rientravano soltanto due categorie di persone:

a) i privati, proprietari di due-tre fattrici, che facevano due-tre cucciolate all’anno e quindi non ritenevano di dover spendere i soldi necessari a richiedere un affisso ENCI, ma si sentivano comunque un gradino più vicini al concetto di “allevatore” rispetto alla Sciuramaria che faceva fare una cucciolata alla cagnetta di casa.
Queste persone erano i veri “allevatori amatoriali”, che solitamente curavano le loro cucciolate con immenso amore, spesso anche con competenza e quasi sempre con attenzioni addirittura maggiori di quante non ne potesse dedicare ai propri cuccioli l’allevatore professionale, quello “con tanti cani”;

b) quelli che non volevano l’affisso ENCI perché non avevano nessuna intenzione di spendere i soldi necessari,  ma anche perché non volevano avere nulla a che fare con cose fastidiose come i controlli di cucciolata. Magari gli girava il ghiribizzo di utilizzare cani senza pedigree (cosa che l’ENCI non avrebbe gradito). Magari gli girava pure di accoppiare, perché no, un beagle con un mastino dei Pirenei (cosa che l’ENCI avrebbe trovato un filino sconveniente), per vedere l’effetto che faceva. E già  che c’erano, solitamente, questi signori pensavano anche che fossero soldi buttati quelli per i test sanitari, per il mangime di qualità e via dicendo.
Questi erano, ovviamente, Cagnari con la C maiuscola: che però, lavorando in questo modo (e spesso allevando una decina di razze “in catena di montaggio”, facevano i soldi, proprio come li fanno oggi gli importatori/rivenditori di cani dell’Est (che di soldi  ne fanno ancora di più perché non devono neppure fare lo sforzo di mantenere i cani: comprano i cuccioli già “pronti per l’uso”, ci ricaricano sopra una cifra indecente e li rivendono agli ingenui).

Cosa succedeva, quindi? Che il vero “amatore” solitamente aveva un giro di clienti composto da amici, parenti e conoscenti: al massimo, dopo un paio di cucciolate, si allargava ad altri suoi concittadini, che vedevano i cani di amici parenti e conoscenti e chiedevano “ma che bello, dove l’hai preso?”.
Il cagnaro, al contrario, tendeva ad orizzonti ben più vasti: e i soldi che NON spendeva per l’affisso, per i controlli, per il mangime di qualità eccetera eccetera li investiva tutti in pubblicità. Pagine gialle, riviste cinofile (ai tempi ce n’erano molte…) e quant’altro.
Quindi, se da un lato il pubblico delle Sciuremarie accorreva tutto felice a comprare i cuccioli “amatoriali”, dall’altro i cinofili più smaliziati, ogni volta che leggevano questo termine, entravano in fibrizzazione nonché in allarme rosso.
A peggiorare la situazione c’era – e c’è ancora – il fatto che gli allevatori assolutamente decisi a fare un percorso il più professionale possibile (laddove per professionale si intende proprio “professionale”, e non “professionista”: ovvero, parliamo di persone che studiano, si informano, allestiscono le migliori strutture possibili eccetera eccetera, ma non intendono “vivere di cani”),  all’inizio della propria carriera non possono ancora affiliarsi all’ENCI, perché sono richiesti alcuni requisiti che comportano un certo passaggio di tempo: quindi “allevatore amatoriale” è detto ANCHE colui che è semplicemente in attesa di diventare “allevatore riconosciuto ENCI” (in pratica, all’inizio lo siamo stati tutti, per forza di cose).

COS’E’ CAMBIATO, OGGI?

In realtà non molto: ma qualche sfumatura sì.  Qualcosa che, ovviamente, aumenta la confusione, anziché aiutare a chiarirla (strano, vero? In cinofilia non succede mai…).
Prima di tutto,  è cambiato il fatto che riviste e pagine gialle sono assai meno utilizzati di un tempo, perché l’avvento di Internet ha reso molto più facile per chiunque pubblicizzare una cucciolata. Basta accedere ai millemila siti di annunci gratuiti e si possono sparar fuori foto, controfoto, descrizioni accuratissime dei cuccioli e dei genitori… veri o presunti, tanto chi controlla?
C’è pieno zeppo, in rete, di foto di cuccioli che in realtà appartengono a fior di allevatori, ma con l’annuncio accanto che recita “Cuccioli di XXX, bellissimi, con o senza pedigree,  ALLEVATORE AMATORIALE vende a 200 euro“.
I cuccioli in vendita ovviamente non hanno nulla a che fare con quelli ritratti (e non gli somigliano neanche di striscio), ma è veramente impossibile, per gli allevatori veri, andare a controllare tutti gli annunci del mondo: quindi, la maggior parte della volte, questa gente la fa franca spacciando per suoi i cani altrui.
E se il cliente, arrivando, trova delle ciofechine e prova a dire: “Uhm… però non sembrano proprio gli stessi cani della foto…” c’è sempre la scusa pronta: “Eh, ma da allora sono cresciuti!”.
Il giochetto serve agli “allevamenti amatoriali” (cagnareschi) veri e propri, serve ai privati, serve ai rivenditori di cani dell’Est… e il vero “amatore”, quello sano, a questo punto si trova buttato nel mucchio insieme agli altri.
L’unica differenza starà nel fatto che foto e descrizioni, nel suo caso, saranno vere: ma chi se ne accorgerà?
Ovviamente un allevatore serio, “amatoriale” o meno, dovrebbe dare capocciate nei muri al pensiero di essere mescolato ai cagnari: invece non è che ne faccia poi tutto ‘sto dramma.
Magari rosica pure un po’ perché lui i cuccioli li vende a prezzo sicuramente diverso da quello del cagnaro (le cui spese sono un decimo delle sue): ma siccome il mondo di Internet è grande e i cuccioli, alla fine, riesce a venderli pure lui, sopporta pazientemente la situazione.
Il fatto che il cliente non abbia alcun modo di distinguere privato da neo-allevatore, neo-allevatore da cagnaro, cagnaro da cagnarissimo… è un effettino collaterale che non sembra interessare nessuno.

La seconda cosa cambiata rispetto a qualche anno fa è il sempre più diffuso rifiuto, da parte degli amatori veri, di prendere l’affisso ENCI: perché purtroppo, come abbiamo già detto in molte occasioni, l’affisso non dà più alcuna garanzia di qualità.
L’ENCI, pur di guadagnare, accetta tra i suoi soci anche i peggiori cagnari (basta che paghino) e addirittura – specie negli ultimi anni, appunto – ha cominciato a far finta di non vedere perfino quando i suoi soci allevano una razza con regolare affisso e dietro l’angolo della stessa casa (spesso villa megagalattica, perché trafficare in cuccioli RENDE), tengono il capannone pieno di cuccioli dell’Est.
Aggiungiamo che eventuali denunce nei confronti dei cagnari con affisso vengono regolarmente ignorate e/o insabbiate… ed avremo un quadro chiaro del motivo per cui molti allevatori serissimi non vogliono aver nulla a che fare con un Ente che prova sicuramente più simpatia per gli sfornatori di cuccioli (in quanto fonte di maggiori guadagni).
Anche questi signori, ovviamente, finiscono per autodefinirsi “allevatori amatoriali”… e a questo punto, la frittata è completa e nessuno ha più modo di capirci nulla.

Così, nei commenti all’articolo di cui parlavo sopra, si legge, per esempio:  “Io non sono contro gli allevatori riconosciuti, però sono abbastanza contraria agli allevatori amatoriali: conosco persone, tramite il web, che fanno accoppiare i loro cani senza criterio, senza controlli veterinari e tanto altro…” (e la lettrice ha ragione).
Ma più sotto si legge: “Veramente gli allevamenti amatoriali spesso sono migliori di quelli professionali..inoltre un allevamento amatoriale può essere benissimissimo riconosciuto“… e ha ragione anche questa lettrice!
Perché se uno va a guardare il significato letterale del termine, “amatoriale” significa “da amatore”: e quale allevamento NON dovrebbe fregiarsi di tale titolo?  Se non sei un amatore di quella razza, è meglio che eviti proprio di allevarla!
Quindi – specialmente tra i giovani, che non hanno vissuto la dicotomia di vecchio tipo tra “allevamento riconosciuto” (considerato serio) e “allevamento amatoriale” (visto come sinonimo di “cagnaro”) – si comincia a trovare qualcuno che si definisce “allevatore amatoriale riconosciuto ENCI”… proprio perché “riconosciuto ENCI” non gli sembra più sufficiente a garantire la qualità, la passione, l’amore. E allora si aggiunge questo aggettivo, che però per molte persone ha ancora una connotazione negativa.

Un bel papocchio, vero?
Ma non possiamo farci nulla.
O meglio, possiamo (e dovremmo assolutamente) smettere di cercar di capire il valore di un allevamento solo dalla definizione.
“Allevamento riconosciuto ENCI”, “Allevamento amatoriale”, “Allevamento riconosciuto e affiliato alla Società Specializzata XY”, oggi come oggi, non presentano differenze così rilevanti da far pensare che si possa andare ad occhi chiusi nell’una o nell’altra direzione, sicuri al 100% di trovare un Allevatore con la A maiuscola.
Però, santiddio, non è neppure così difficile capire con che tipo di persone stiamo avendo a che fare.
Anche solo su questo sito potete trovare due articoli,  Come si riconosce un buon allevatore?  e  Come si riconosce un cagnaro? che dicono quasi tutto ciò che c’è da sapere e da capire: non è che ci vogliano cinque lauree! Basta fare qualche domanda, già per telefono o per email, per scremare parecchio tra le varie offerte: dopodichè, recandosi presso l’allevamento, ci si potranno chiarire altri punti e togliere i dubbi residui.

Certo, l’ENCI e le Società specializzate avrebbero la possibilità (anzi, a mio avviso avrebbero il sacrosanto dovere) di informare meglio il pubblico: potrebbero e dovrebbero fare essi stessi una prima scrematura, dando magari una qualifica diversa (tipo quella di Allevatore Selezionato) ai Soci che magari non gli iscrivono 300 cuccioli all’anno, ma fanno nascere pochi soggetti di provata qualità.
Potrebbero distinguere i pedigree, fornendone, che so, uno di colore diverso ai cuccioli i cui genitori abbiano ottenuto almeno il MB in expo, ma soprattutto che risultino esenti dalle patologie ereditarie specifiche per la loro razza.
Potrebbero dedicare una pagina della rivista “I nostri cani”, in OGNI benedetto numero, a una bella descrizione di allevatore medio, allevatore di qualità e cagnaro.
Ci sono moltissime cose che l’ENCI potrebbe/dovrebbe fare… ma se non le fa lui, non è che non ci siano altri modi per informarsi.
Quindi, se la cinofilia ufficiale è colpevole, non è del tutto innocente neanche la Sciuramaria che, dovendo acquistare un cucciolo, si fionda sparata da quello che lo fa pagare di meno, senza fare neppure lo sforzo di aprire Internet e di cercare di capire perché i cani non abbiano tutti lo stesso prezzo.
Se un tempo c’erano solo le riviste specializzate a pubblicizzare le cucciolate (e lì sì che era difficile scegliere, perché i più pubblicizzati erano proprio i cagnari, come abbiamo visto sopra), oggi il web offre infinite possibilità in più.
Ci si può informare, si può capire, si può imparare a distinguere, e il tutto gratuitamente:  basta averne voglia.

COSA DA’ VERAMENTE IN PIU’ L’ALLEVAMENTO RICONOSCIUTO?

Concludo con una doverosa nota a favore degli allevatori con affisso: i quali  venderanno sempre e solo cuccioli regolarmente iscritti ai libri genealogici (il che può anche significare pochino, visto che i pedigree italiani non sono sufficientemente ricchi di informazioni, ma almeno garantisce la pura razza) e saranno sottoposti, purtroppo in modo casuale (mentre un tempo era la regola per tutti), ai controlli di cucciolata.
Questi controlli servono a confrontare i dati riportati dal modello A (denuncia di monta e di nascita) con la realtà dei fatti: ovvero, arriva un controllore a verificare che i cuccioli siano effettivamente figli della cagna dichiarata, che il numero dei maschi e delle femmine corrisponda, che i cani appartengano realmente alla razza dichiarata.
Sembra poco (e in effetti non è il massimo: un esame del DNA sarebbe sicuramente più attendibile, ma è ancora piuttosto costoso e quindi non si può pretendere troppo), ma è sicuramente più di quanto non si attui con l’allevamento “amatoriale”, che è fuori da ogni controllo.

Autore

  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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46 Commenti

  1. rgazie per l’interessante articolo…però ora ho le idee ancora più confuse, perchè vorrei tanto aprire un mio allevamento amatoriale, tutto fatto per bene, in regola con Enci e tutto il resto, ma non so da dove partire…..se l’ENCI non ti da il supporto necessario, a chi posso rivolgermi?

  2. “a) i privati, proprietari di due-tre fattrici, che facevano due-tre cucciolate all’anno e quindi non ritenevano di dover spendere i soldi necessari a richiedere un affisso ENCI, ma si sentivano comunque un gradino più vicini al concetto di “allevatore” rispetto alla Sciuramaria che faceva fare una cucciolata alla cagnetta di casa.Queste persone erano i veri “allevatori amatoriali”, che solitamente curavano le loro cucciolate con immenso amore, spesso anche con competenza e quasi sempre con attenzioni addirittura maggiori di quante non ne potesse dedicare ai propri cuccioli l’allevatore professionale, quello “con tanti cani”;”

    Orgogliosa di appartenere a questa categoria 🙂 con mio marito abbiano allevato due razze in questo modo, da due anni e più però abbiamo lasciato perdere perché la gente non intende pagare più di 100 euro un cane di razza, allevato con sacrificio, amore e impegno e in tanti casi dato che non ne volevano sapere di pagare, siamo stati costretti a regalarli! Su una cosa sono stata irremovibile: sapere esattamente dove andavano a stare i miei cani, perché buoni si, regalarli ok, ma darli in giro ai primi arrivati neanche per sogno! Ogni volta che si parla di prezzo, fai presente che gli allevamenti riconosciuti hanno altri prezzi, parlando di migliaia di euro e ti guardano come fossi un alieno -_- Valeria, credimi, la gente non sa nemmeno che esistono gli allevamenti riconosciuti. Concordo sui mancati controlli Enci, e prendo le distanze mille miglia da cagnari, dell’est e dell’ovest e da quanti tengono i cani in quel modo!

  3. “a) i privati, proprietari di due-tre fattrici, che facevano due-tre cucciolate all’anno e quindi non ritenevano di dover spendere i soldi necessari a richiedere un affisso ENCI, ma si sentivano comunque un gradino più vicini al concetto di “allevatore” rispetto alla Sciuramaria che faceva fare una cucciolata alla cagnetta di casa.Queste persone erano i veri “allevatori amatoriali”, che solitamente curavano le loro cucciolate con immenso amore, spesso anche con competenza e quasi sempre con attenzioni addirittura maggiori di quante non ne potesse dedicare ai propri cuccioli l’allevatore professionale, quello “con tanti cani”;”

    Orgogliosa di appartenere a questa categoria 🙂 con mio marito abbiano allevato due razze in questo modo, da due anni e più però abbiamo lasciato perdere perché la gente non intende pagare più di 100 euro un cane di razza, allevato con sacrificio, amore e impegno e in tanti casi dato che non ne volevano sapere di pagare, siamo stati costretti a regalarli! Su una cosa sono stata irremovibile: sapere esattamente dove andavano a stare i miei cani, perché buoni si, regalarli ok, ma darli in giro ai primi arrivati neanche per sogno! Ogni volta che si parla di prezzo, fai presente che gli allevamenti riconosciuti hanno altri prezzi, parlando di migliaia di euro e ti guardano come fossi un alieno -_- Valeria, credimi, la gente non sa nemmeno che esistono gli allevamenti riconosciuti. Concordo sui mancati controlli Enci, e prendo le distanze mille miglia da cagnari, dell’est e dell’ovest e da quanti tengono i cani in quel modo!

  4. Fortunatamente qualche vero allevatore amatoriale esiste ancora! Quello che conosco io, dal quale non ho preso il mio cane solo perchè ancora non lo conoscevo, ha regolare affisso ENCI, è da sempre socio SAS (considerando anche che è uno dei fondatori della nostra sezione. Non è propriamente un giovane virgulto), fa regolarmente esposizioni (in genere a livello locale, proprio perchè è comunque amatoriale. Però le fa) e prove di lavoro, fa tutte le lastre e tutti gli esami necessari (fa anche le lastre preventive a 6 mesi, per capire se il cane è sano e può lavorare. Dovrebbe essere la norma ma quanti allevatori, anche “professionisti”, le fanno?). I suoi cani sono da casa, da famiglia, non vincono le grandi expo e i grandi campionati, ma sono tipici, sani ed equilibrati, quindi il cane giusto per il proprietario medio che cerca ancora il pastore tedesco “de ‘na volta”. Lavorando con una razza diffusissima ha la possibilità di trovare buone linee si sangue per gli accoppiamenti senza andare lontano millemila miglia, anche se, per migliorare e arricchire le sue linee, se gli interessa un particolare cane, i km se li macina pure lui. Tiene sempre i contatti con le persone a cui cede i suoi cuccioli, e va anche personalmente a vedere come crescono. E’ sempre disponibilissimo a dare consigli di salute o di educazione a tutti i suoi clienti, e anche a chi va da lui perchè a problemi con il suo PT preso da altro allevatore, o qualsiasi altro cane. Non ha mai avuto difficoltà a collocare in famiglia le sue cucciolate. E questo perchè tutti quelli che hanno a che fare con lui lo consigliano a chiunque cerchi un pt o abbia problemi con il proprio cane. Questo è lavorare in modo professionale. Sia a me sia ad un un altro ragazzo che lo abbiamo conosciuto finendo per sbaglio” al suo campo UD ha dato consigli importantissimi per risolvere alcuni problemi di salute dei nostri cani, cani che, se li avesse visti un altro allevatore, ci avrebbe detto buttateli via, sono scarti, ve ne do io uno di buono. E invece lui ci ha semplicemente spiegato quali sono i problemi dei nostri cani, senza farci sentire dei deficienti, ci ha aiutato a risolverli e adesso, pur con i loro limiti, in UD rendono meglio di tanti altri cani supertitolati. E non si preoccupa nemmeno di dare informazioni non gradite a chi gliele chiede. Ad una persona venuta per cercare uno stallone per la propria femmina ha detto chiaramente: io di maschi buoni ne ho 2, e conosco anche altre persone con buoni cani disponibili, prima però vediamo la tua femmina, e le fai le lastre se no ciccia. E quando il tizio ha detto che la cagna non aveva ancora un anno e che era al primo calore gliel’ha detto chiaramente, al primo calore niente monte. Non si è preoccupato di perdere i soldi della monta, perchè tanto se non lo fa con il mio cane ne trova di sicuro un altro.E i prezzi che fa per i cuccioli sono calcolati non per avere un guadagno ma per autofinanziare la sua passione. Non avendo grandi campione da expo o campionato un suo cucciolo sano e tipico costa quanto lo “scarto” del grande allevamento. Certo, può permetterselo anche perchè cercare vicino a casa un buono stallone di pt non è come cercarne uno di Irish Woolfhound, però per chi cerca un buon pt tipico, sano ed equilibarato, per viverci semplicemente insieme, e le expo e le prove di lavoro non sa nemmeno cosa siano, direi che offre una valida alternativa senza fare brutti scherzi.

  5. Grazie, ora è più chiaro. Quindi, ricapitolando: la vendita è regolare, anche se il cucciolo non ha l’affisso dell’allevamento. Però mi spiace e credo non si possa più tornare indietro, vero? Cioè ottenere l’affisso. Ovviamente sono contenta del mio cucciolo però, se l’avessi saputo al momento dell’acquisto forse avrei atteso un’altra cucciolata, tanto il prezzo era uguale 🙁

    • No, purtroppo non si può ottenere l’affisso, perché non sarebbe legale che quel cane lo avesse, non essendo nato da fattrice intestata al titolare dell’affisso.
      Per il resto ti dò ragione: dovevi essere avvisata. A discapito dell’allevatore posso solo ripetere quanto ti avevo detto nel primo commento: è talmente raro che un cliente conosca il significato di un affisso, che probabilmente non ci ha proprio pensato. Non è una giustificazione troppo valida, ma…siamo umani, dopotutto. Si può sbagliare.
      Una cosa è certa, però: il valore di un cane non è dato dall’affisso. In parte è dato anche dalla genealogia (che comunque “c’è”, affisso o meno), ma soprattutto è dato dalle sue qualità morfologiche, caratteriali ecc.
      Per dire: se il tuo cane è un bel cane, vincerà in esposizione anche se non ha l’affisso (e viceversa: non basta l’affisso a rendere vincente un cane mediocre). Capisco che avere la “griffe” dell’allevamento sia un desiderio più che lecito…però, di fatto, non cambia nulla!

  6. “Concludo con una doverosa nota a favore degli allevatori con affisso: i quali venderanno sempre e solo cuccioli regolarmente iscritti ai libri genealogici”
    Articolo molto interessante. Vorrei fare una domanda riguardo all’ultima parte che ho citato sopra: gli allevatori con affisso possono vendere cani senza affisso? Il mio cane esce da un allevamento molto famoso e al momento dell’acquisto non ho mai avuto dubbi che avesse o meno l’affisso, ma quando è arrivato il pedigree l’affisso non c’era. Mi sono stupita e ho chiamato l’allevamento per avere lumi e mi hanno risposto che il cucciolo era loro, nato da cani loro con pedigree ma legalmente la madre apparteneva a un altro… Mi chiedo se il contratto di vendita sia legale a questo punto?

    • Be’…la vendita è regolare, sì (in realtà non sta scritto da nessuna parte che l’allevatore debba per forza vendere cani con affisso): però sarebbe stato carino avvisare. Anche a me è capitato di vendere cuccioli che non avevano il mio affisso perché, quando vendi una femmina, hai due possibilità: o la tieni intestata a te e quindi all’allevamento (e in quel caso i suoi cuccioli avranno il tuo affisso), oppure firmi il passaggio di proprietà. In questo secondo caso l’allevatore dei cuccioli risulterà, per l’ENCI, il nuovo proprietario della cagna, che non è titolare di alcun allevamento e quindi non ha alcun affisso: se però la cagna è dell’allevamento X, il maschio è dell’allevamento X (o è stato scelto da lui), la cucciolata è seguita dall’allevamento X…si può decisamente dire che i cuccioli sono dell’allevamento X, pur non avendo l’affisso.
      Io, quando mi capitava di vendere – per esempio – un cucciolo proveniente da un diritto di monta, avvisavo e spiegavo i motivi per cui l’affisso non c’era. Mi sembrava una questione di correttezza, anche se devo dire che il 90% dei clienti, dopo tutta la pappardella di spiegazione, concludevano con un bel: “ma chissefrega”, perché al proprietario di cane medio non importa assolutamente nulla dell’affisso (e spesso neanche del pedigree, che finisce dimenticato in un cassetto).
      Forse il suo allevatore ha pensato semplicemente che lei facesse parte della maggioranza… anche se, ripeto, a me sarebbe sembrato più corretto avvertire. Però tra una mancanza di delicatezza e un’azione illegale c’è molta differenza!

      • Scusa l’ignoranza sai ma io ragiono terra, terra. Ma se il proprietario del cucciolo era un altro, non avrebbe dovuto comparire sul contratto di vendita? Com’è possibile intascare un assegno sulla vendita di un cucciolo che non è legalmente tuo? A me non quadra 🙁
        Ma forse sono solo ignorante dell’argomento…

        • Ma non credo che il proprietario del cucciolo fosse un altro! Era la cagna ad essere intestata a un altro!
          Ti faccio l’esempio più semplice, quello del diritto di monta. Tu, allevatore, vendi la cagna X, col tuo affisso, al signor Y, che se ne intesta la proprietà (perché l’ha pagata ed è sua).
          Tu gli fai però un contratto di vendita nel quale specifichi che la cagna, che ti interessa particolarmente dal punto di vista zootecnico, dovrà fare almeno una cucciolata con un maschio tuo (o scelto da te), e che tu avrai diritto a ritirare gratuitamente uno-due-tre cuccioli.
          Magari gli hai anche fatto lo sconto sull’acquisto della cagna, pur di avere questa garanzia: è tutto regolarissimo e assolutamente legale.
          Nasce la cucciolata, figlia di due cani tuoi (la cagna X e il maschio che hai scelto per lei, e che può essere a sua volta un cane col tuo affisso): però questa cucciolata non può avere l’affisso, perché l’allevatore, per legge, è il proprietario della fattrice al momento del parto. In questo caso il signor Y, che è un privato e che non ha alcun affisso.
          Tu ritiri i tuoi cuccioli (uno, due, tre, quelli che sono stati stabiliti da contratto), che quindi diventano di tua proprietà: dopodiché tieni per te quello che ti sembra più promettente, e gli altri li vendi.
          Sono cuccioli tuoi, legalmente? Certo che sì: è stato fatto un regolare contratto che lo stabilisce.
          Sono cuccioli “del tuo allevamento”? Direi proprio di sì, perché sono figli di due cani col tuo affisso.
          Hanno il tuo affisso? No, perché quello che per legge è l'”allevatore” non ce l’ha.
          Adesso ti quadra un po’ di più? 🙂

  7. l’allevatore amatoriale dovrebbe essere il poeta di una razza, quella che ama piu’ di tutte le altre. Ha il nome dell’allevamento Enci, iscrive i suoi cuccioli, tutti con pedigree prestigiosi, espone i suoi cani sui rings piu’ difficili, non dara’ mai un suo cane ad un handler: i suoi cani sono allevati, curati, esposti quasi con una gelosia affettiva. Non e’ cosi’? Mi dite che sbaglio? Ho sempre sbagliato.

    • Cara Bianca, purtroppo sì, oggi sbagli: ma non hai “sempre” sbagliato, perché ai “nostri tempi” (non siamo proprio coetanee, ma insomma…ci siamo vicino) ERA davvero così. Non c’erano cani dell’Est, c’erano pochi e ben identificati cagnari, l’allevatore era un Allevatore, ed era – sì – “amatoriale” perché amava la sua razza e i suoi cani.
      Purtroppo i tempi sono cambiati, forse anche l’ENCI è cambiato (non so come fosse esattamente quando ho cominciato io: non facevo politica!) e oggi l’Allevatore con la A maiuscola non sa più come distinguersi dalla massa di cagnari che imperano ovunque. Non può più fregiarsi dell’affisso (ce l’hanno cani e porci), non può più definirsi “amatoriale” perché lo prendono per un cagnaro, non è appoggiato da niente e da nessuno, né ENCI, né Club.
      Una vera Signora della cinofilia come te non avrebbe per caso qualche ricetta magica per riportare questa situazione ai tempi in cui “allevatore amatoriale” aveva davvero il significato che gli hai dato tu in questo commento?

    • Vero… la penso uguale, l’allevatore amatoriale dovrebbe essere colui che perseguita un’ideale, lavorando in più direzioni, salute, carattere, morfologia, studia gli accoppiamenti, forse uno, due l’anno, alla ricerca della perfezione, studia il lavoro di chi ha concesso lui la fiducia dando un maschio o una femmina, lavora investendo tempo, tanto tempo e denaro, tanto denaro, alla fine (come dice il mio vet) i costi sono più dei guadagni ma la passione cosa è altri se non la voglia di fare qualcosa a prescindere dai costi, dal tempo ma solo con l’intento di fare bene e di più e forse di essere il migliore, cercando il valore aggiundo di cui essere fiero. Infondo, l’appassionato non ha 20 esemplari, non ha i costi di gestione di un allevamento vero e proprio, non ha gabbie, non ha recinti, non darebbe mai il suo cane ad un estraneo sbattendolo di qui e di li in giro per un pezzetto di carta, ma si impegna, impara e si propone lui stesso con il suo gioiellino in ring, in quelli importanti, quelli dove la competizione è elevata, oppure si, lo da in mani esperti ma dopo essersi fatto 1200 km con un unico cane……Poi però ci penso…. e mi rendo conto che l’appassionato, il fissato della razza rimane tale finchè non subentrano altre dinamiche e poi penso…. anche l’allevatore, quello vero, quello ventennale, quello con 30 esemplari, quello con 100 cuccioli l’anno all’attivo dovrebbe avere come unico obbiettivo preservare la razza, tutelarla difenderla e investirci tempo e danaro!!!! Insomma….. è un mondo difficile e dobbiamo farci i conti tutti i giorni!!!! In dieci anni(leggo molto) non è cambiato nulla, forse alcune cose sono peggiorate ma sono convinta che da qui a 10 anni ci saranno dei cambiamenti in positivo, lo sento nell’aria quando parlo con allevatori stranieri, quando mi confronto con quelli che io ritengo i migliori e penso che per certe cose la direzione sia a senso unico!!!!!!.

  8. L’intento dell’articolo è sacrosanto: l’affisso Enci non è una laurea. Non è il famoso “pezzo di carta” conquistato dopo un percorso di studi o di praticantato o acquisito in seguito ad un concorso pubblico, che ci dà l’inequivocabile garanzia di trovarci di fronte ad una persona preparata, professionale, e soprattutto abilitata a svolgere un determinato mestiere. Quindi, purtroppo, ci dice ben poco sull’effettiva professionalità di chi lo possiede. Sia chiaro: un cagnaro rimane un cagnaro a prescindere dalle intenzioni. C’è da dire però che è molto più lodevole (o forse è meglio dire “meno deprecabile”) la condotta del privato che in buona fede vuol vendere un cucciolo ad un prezzo più elevato rispetto al suo effettivo valore, perchè in cuor suo è davvero convinto di avere tra le mani un signor cane, quando in realtà le cose non stanno proprio così, rispetto a quella dell’allevatore con tanto di affisso Enci che tenta di fare la stessa identica cosa, con tutta la malafede di chi sa attribuire un valore a qualcosa e si approfitta dell’ingenuità dell1″acquirente pollo”. Tra i due il Cagnaro con la C maiuscola è senza dubbio il secondo.
    Bisogna altresì considerare l”effetto collaterale” della (sacrosanta) politica che mira a scoraggiare l’acquisto di un cane a poco prezzo. Ho notato su internet una malsana tendenza ad interessarsi a cuccioli parecchio costosi, a prescindere se il venditore è un privato o un allevatore professionale, scartando a priori gli esemplari proposti a prezzi più accessibili, quando tutti noi sappiamo che il prezzo di un cucciolo significa tutto, ma può significare anche niente: esattamente (parafrasando l’articolo) come può significare tutto e niente la condizione di allevatore amatoriale o con affisso Enci.

  9. Vorrei fare una domanda. Quando si parla di scegliere il cucciolo e l’allevatore giusto si parla di test sulle malattie di origine genetica, expò e… test caratteriali. Da quello che ho capito informandomi, via internet, questi test prevedono che il cane svolga degli esercizi tipici del lavoro di quella razza (per es. attaccare un figurante che minaccia il padrone per i cani da difesa). Ovviamente il cane deve essere addestrato per svolgere questi esercizi. Quello che mi domando è, non è che il fatto che il cane vada addestrato possa falsare i risultati? Perchè un bravo addestratore potrebbe benissimo coprire le lacune del cane con un addestramento mirato, o peggio un addestratore incapace potrebbe addestrare poco e male un cane pieno di talento, e farlo sembrare privo di attitudini naturali. Può essere vero?

    • Non “può essere”: E’ assolutamente vero, purtroppo. Infatti io sono contrarissima agli esercizi “fissi”, quando si parla di testare il carattere: vedi per esempio il famoso “paletto” nello ZTP del dobermann, dove vedi cani condizionati a ricevere palate di crocchette ogni volta che sono legati lì… mentre se fossero legati da qualche altra parte e qualcuno andasse a fargli pat pat sulla testa gli staccherebbero una mano!
      Le prove di selezione caratteriale per me dovrebbero essere sempre diverse, in modo che si vedano sia le attitudini naturali, sia il risultato di una corretta socializzazione, ma anche educazione, volendo, perché è giusto che il cane sia influenzato dall’uomo nella sua “urbanizzazione”… mentre non è giusto che sia condizionato a reagire così solo nella situazione cosà, perché questo non mi dice assolutamente niente sul suo “vero” carattere.
      Però…tutto questo non c’entra nulla con i test caratteriali che si fanno sul cucciolo!
      Quelle influenzabili sono le prove per adulti (riproduttori): il cucciolo non si può addestrare ai test, anche perché di solito si fanno proprio su cani piccolissimi!

      • L’ENCI ha istituito una prova caratteriale che si chiama CAE1 (si può fare dopo i 18 mesi), che considera il binomio cane padrone, (poichè con me il MIO cane mantiene un comportamento, mentre con un altra persona gli atteggiamenti possono differire). In pratica giudicano le reazioni ad alcuni possibili stress. TUTTO SENZA TENERE IL CANE IN ATTENZIONE!!(perciò il solo addestramento non serve) Il comportamento del cane all’interno di alcune situazioni, come ad esempio un passeggino che passa vicino o attorno al cane, una persona che viene veloce verso il conduttore, il passaggio di una bici, o l’apertura di un ombrello servono solo a capire le reazioni istintive di quel soggetto e considerarlo equililibrato o meno. Come mi insegnate, in realtà spesso il carattere viene anche plasmato dal tipo di vita che conduce il cane, se è stato ben socializzato, se è stato portato a spasso, se ha già visto bambini ecc.. Bè,sicuramentein tal caso ha più possibilità (poichè è stato amato e curato come dovrebbero essere tutti i cani)
        Però questo test sicuramente risulta difficile ad un cane che in tutta la sua vita ha visto una gabbia o poco altro (e credetemi ce ne sono).
        Questo lo trovo un buon test, poichè meno influenzabile di altri dall’addestramento.

        • Be’, Sere…il CAE1 non è una prova caratteriale: è il classico “cane buon cittadino”; ovvero una verifica della capacità del cane di interagire correttamente con la società umana. Però le doti caratteriali c’entrano relativamente… o meglio, sono implicate solo alcune di esse, come la docilità e la sociabilità. In effetti qui l’addestramento non c’entra, mentre c’entrano socializzazione ed educazione.

        • sere io ho fatto il cae1 con una delle mie femmine così per vedere com’è. ed è una cag.. ta pazzesca.c’erano 25 cani son passati tutti… e molti li conosco personalmente. cani che… fuori dal campo sono ingestibili. questo perchè tu puoi dare comandi al cane mentre fai le prove e comunque si fa la prova in un set che alla fine è lo stesso di dove ti alleni per falra… s eno lo stesso prorpio se il test lo organizzano al tuo campo come è succeso per almeno 20 su 25 di dove sono andata io. e anche qui… con vari espedientri puoi condizionare il cane a passare le prove predefinite… molto blande. certo un cane skizzatissimo magari non le passa ma deve essere proprio un disastro quel cane. perchè come ti ripeto conoscendoli personalmente “fuori” dal campo sdi addestramento, se quelle cose succedessero sul serio fuori nella vita reale non so se andrebbe altrettanto bene uguale la prova.
          il buon cittadino a 4 zampe invece è un po’ più tosto da superare. invece di svolgersi in 5 mintui di orologio a testa e poi puoi andare a casa… come il cae1, si svolge durante tutta la giornata. il giudice valuta i soggetti e il rapporto col conduttore anche fuori dalle prove… si va per davvero in un bar a prendere un caffè col cane, si passeggia sul serio in città ecc ecc… e alc ane non puoi dare “comandi”… la differenza è che col cae1 hai il cane “sotto controllo” e ci sta eh, se cel’hai sotto controllo in teoria sei sicuro. ma se ti distrai un attimo? ivnece… con il BC4Z… non è sotto controllo ma deve dimostrare di saper davvero stare nelle situazioni, e per parecchie ore non 5 minuti.
          poi come già detto… questa cosa serve e non serve. perchè la contrario delle prove di lavoro che attestano che il riproduttore ha le attitudini a svolgere il compito per cui è stato selezionato, con il cae1 dimostri che il cane è gestibile in società ovvero è “educato”… il che è fattibile con qualsiasi cane, tanto che la prova è aperta a tutte le razze meticci compresi. e se fai tutto a modo da cucciolo, difficilmente hai un cane non preparabile per il cae1… insomma è una garanzia “da poco” sui riproduttori ecco…serve più a chi lo fa sperando che un giorno si decidano su cosa sia e dove si fa un patentino per il cane, una specie di lasciapassare per certi ambienti, per i cani che sanno comportarsi.e non certo un modo di scremare i riproduttori…

      • Si parlavo dei test caratteriali sui genitori, non sui cuccioli. Grazie mille comunque. E invece riguardo alle prove di lavoro? (tipo IPO o così via). Anche in quelle c’è per forza addestramento, però si usano i risultati come indicazione delle attitudini lavorative del cane, specie per la riproduzioen… anche queste allora sono in realtà prove falsate, perchè la capacità dell’addestratore può far sembrare il cane quello che non è?

        • Be’, no: perché in questo caso quella che si verifica è anche la reazione del cane all’addestramento, ovvero la sua capacità di recepire gli insegnamenti e di mettere in pratica le proprie doti in collaborazione con il conduttore.
          L’importante sarebbe che si arrivasse a valutare tutto questo eliminando la coercizione e la violenza, come sembra stiano per fare i nuovi regolamenti IPO. Potremmo essere all’alba di una nuova cinofilia più rispettosa del cane: sperem…

    • alice guarda. se tu devi fare del “lavoro” con quel cane… in genere sei già dentro l’ambiente, conosci già linee di sangue allevatori allevamenti soggetti, hai già visto in giro cuccioli di quello stallone ecc ecc e bene o male sai dove andare a parare…
      e certo si dipende non solo dalla genetica ma molto da come sono stati allevati. se per dire hai intenzione di farci attacchi spesso sono cani poco gestibili “da parchetto” perchè quegli allevatori in genere “caricano” già i cani in cucciolata per prepararli alla vita sportiva…per esempio caricandoli con los traccetto, insentivando la possessività e la competizione, e ad essere sempre pronti a fare fare fare… mentre cani diciamo che dovranno essere da compagnia, saranno allevati in modo opposto. abituati a tutto e a tutti ma alal calma, a non competere troppo ma a trovare un’altra via per ottenere le cose. so che no è facile da spiegare ma ho conosciuto gente che alleva cani “da attacchi” e so che in cucciolate fa cose che per forza poi ti trovi il cane skizzato che un privato fa fatica a gestire.
      se uno vuole “un cane” e gli piace quella razza a parte vedere se le caratteristiche di quella razza si adattano a noi (e non solo l’estetica ma tutto! in particolar modo attitudini e carattere), ma, per la persona “normale” che vuole un compagno l’importante è che il cane sia socializzatissimo con rumori persone BIMBI (che sono diversi per il cane, dalle persone adulte e non è così ovvio che cani e bambini vadano daccordo al cotrario di come si dice sempre…anzi che i cani tollerino le angherie dei bimbi senza reagire… specie proprio da cuccioli…)altri cani gatti ecc, che siano manipolati quotidianamente per essere abituati al contatto umano e quindi spazzola carezze manipolazioni varie e quant’altro… che siano anche un po’ abituati a rassegnarsi che non si dpuò far sempre quel che si vuole o che a volte tocca fare cose che non si farebbero, che vivano in un ambiente ricco di cose con cui fare esperienza così quando escono “nel mondo” non hanno strane fobie… ecc…ste cose van fatte dopo l’adozione… ma se cominci prima credimi hai la strada in discesa, se cominci dopo può essere che devi correggere lacune lasciate in allevamento e siccome molti nuovi padroni sono inesperti credimi se lo fa l’allevatore è molto meglio.e mica sempre tra l’altro chi ha 4-5 cucciolate in box che crescono in contemporanea ha il tempo per farlo…
      e credimi se ti dico che se non devi arrivare in cima alla vetta della classe lavoro per il cane che scegli, che queste cose sono fondamentali ma che non è la liniea di sangue che fa la differenza ma l’imprinting dato dall’allevatore (e dalla mamma!) e che magari una linea di sangue non al top per il lavoro ma allevata come ho appena detto per la “sciuramaira” di turno alla fine vale molto di più che il figlio del supercampione con un pedigre d’oro ma allevato alla cazz…
      perchè come noi il cane è un misto fra genetica e ambiente che lo plasma mentre cresce e i primi 2+2 mesi sono quelli fondamentali, e dopo è solo un metterci una pezza.per questo è importante vedere COME l’allevatore tiene e tratta i cuccioli, come si comporta la mamma con i famigliari e gli estranei (i cuccioli la copiano di brutto!) e come si comportano già in cucciolata i piccoli…

      • PS: ovviamente per le malattie genetiche i test sono d’obbligo per qualsiasi scopo si intenda prendere il cane sia da compagnia che per farci sport. quello SEMPRE!e se uno fa tutto a modo (e sperando che non bari sui risultati) è lui il primo che ci tiene a dimostrare quanto sono sani i suoi cani!

  10. Ciao,ho scritto io il commento citato nell’articolo. In realtà il mio commento continuava,nella parte tagliata scrivevo che comunque ciò non toglie che il marcio lo si può trovare anche da un’allevamento amatoriale,proprio sottintendo quel che dici tu,e cioè che alla fine non conta tanto la definzione ma la persona in sè e la sua competenza. Così la persona poco seria la puoi trovare in un allevatore non riconosciuto così come la puoi trovare in quello riconosciuto,visto che come dici l’affisso non da nessuna garanzia,ancor di piu da quando hanno deciso di cederlo anche senza prendere visione della genealogia delle fattrici e dei loro risultati. Per allevamenti professionali intendevo quelli che allevano anche piu di una razza,che ne fanno un lavoro,che hanno molti campioni e fanno molte cucciolate all’anno,e qui misà che sbaglio io,e forse lo intendo male,ed è per questo che ho detto che di solito gli amatoriali possono essere migliori,ma come già detto,con la nota che il marcio lo puoi trovare,sia “di qua” che “di là”.

  11. Diciamo che, veramente, c’è molta confusione nel mondo cinofile, specie quando riguarda qualcosa che ha a che fare con i soldi. Però anche io sono partita da zero, non avendo nessuno attorno che se ne intendesse di cani/allevamenti, e ho capito le differenze tra cagnaro/allevamento serio, ho capito perchè molti possono permettersi di vendere cuccioli a 200 € mentre un allevamento li vende a 1200. Se io l’ho capito da sola, e non ho a casa un cucciolo di razza (perciò mi sono informata in vista di un possibile acquisto, ma anche per curiosità e per chiarirmi le idee), non capisco perchè quelli che vogliono acquistare un cucciolo non hanno nemmeno un po’ di dubbi su dove prenderlo. E, come hai detto tu, non venitemi a dire che nel 2011 una persona non sa dove informarsi!!!!

    Cmq è vero anche il fatto che non riesco ancora a distinguere un allevamento amatoriale serio da un amatoriale ma cagnaro. Per questo nel mio sito ho specificato che è dovere di ognuno visitare l’allevamento per controllare di persona, e che io non do garanzie sugli allevamenti che sono presenti nel sito.
    Anzi, posso chiederti: possono inserire i tuoi articoli di “come riconoscere…” nel mio sito, mettendo i credits? Almeno si partirebbe da qualcosa 🙂

    • 200 euro sono il minimo sindacale per fare tutto a modo… non ti resta nulla. se fai chip vaccini sverminazioni cibo buono ecc… al più ne spenderai 190 a cucciolo. senza pedigree ovviamente sennò le spese un po’ crescono…e sempre senza pagare una monta.per cui chi vende cuccioli a 200 euro non lo fa per lucro ma perchè magari o gli sono scappati o voleva un cucciolo dai duoi cani e gli altri li da via senza guadagno a rimborso spere… quindi di certo non si tratta di speculatori…quelli chiedono almeno un po’ di più in genere. va comunque verificato che sia stato fatto tutto a modo e si direi che l’andare a visitare in loco cagna e piccoli e come sono tenuti da una grossa idea di cohe allevatore abbiamo trovato…
      e diffidare sempre da chi è vago dice che la mamma sta male non la può far vedere di chi consegna a domicilio e cose simili. io anceh con cuccioli a “rimborso spese” 200 euro, non li davo comunque… se non si facevano conoscere venendo a vederli e se non si rirpomettevano di venirli a prendere quando era ora… ssmpre per il discorso del “quanto costa” più o meno…

  12. Anche un allevatore definito “amatoriale” se richiede il pedigree all’ENCI è soggetto ai controlli cucciolata (dà il consenso firmando i mod A e B), proprio come l’allevatore con affisso. Entrambi devono sottostare alle regole FCI. Perciò come metro di paragone tra i due non mi sembra granchè… Ciò che il nuovo proprietario deve fare è sicuramente quello di richiedere un pedigree ITALIANO, e prima dell’acquisto controllare che entrambi i genitori siano in possesso di quest’ultimo(io in genere dò la fotocopia di entrambi).
    Per quanto riguarda le malatte trasmissibili il problema più GROSSO secondo me è l’inadeguatezza dei pedigree italiani, poichè i risultati di moltissimi test, peraltro costosi e impegnativi, non vengono segnati (come pure i test del DNA). Per non parlare dei vari test caratteriali, che sono di enorme importanza.
    Insomma ogni razza ha le sue malattie specifiche, se fossero tutte segnalate (anche solo tramite un timbro come l’esame della displasia) si riuscirebbe a distinguere a colpo d’occhio la cucciolata della sciura maria da quella di un allevatore serio… amatoriale o non.

  13. Ecco: questa è difficile da capire… perché gli allevatori si offendono se gli chiedi quanto costa…

    Quando mi stavo ancora informando sul cucciolo di golden che avrei desiderato, dopo aver visitato siti e letto forum e cercato di capire anche quello che nessuno scrive per paura di querele, etc etc, mi pareva di aver capito che Royal Crest fosse un ottimo allevamento da molti punti di vista, anche se in giro si dice che “costino davvero tanto”. Ma “tanto” quanto? Boh… 2000 euro o 7000? perché non è la stessa cosa… Almeno per me.
    Non ho mai avuto coraggio di telefonare e chiedere (proprio perché so che ti odiano se lo fai). Perché se un cane costa una cifra che non puoi permetterti, è inutile che ti informi sul resto, no?

    • il punto non è chiedere quanto costa ovvio che uno chiede ANCHE quanto costa ma il problema è che qualcuno chiede SOLO “sarei interessato quanto costa” o addirittura senza nemmeno il “sarei interessato”.
      se tu ci tieni ai tuoi cani li vedi nascere crescere e non lo fai solo per lucro vuoi darli a chi veramente ci tiene. e viene da te perhcè ritiene che tu faccia un buon lavoro…
      SE invece ti danno l’impressione che l’unica cosa che a loro interessa è pagare meno possibile… allora li mandi… da chi li vende a meno e che dio glie li mandi storpi così la prossima volta si svegliano… ovviamente sono ironica, poiveri cuccioli non vorrei mai. però spero che il messaggio sia passato. io in genere quando cheideono così rispondo male. se poi aggiustano il tiro e mi fanno capire che sono interessati anche ad altre cose ecc bene sennò che vadano pure da “uno qualunque” basta che costi poco…

    • Sciuramaria, ma non è che l’allevatore ti mangi la faccia “perché” chiedi il prezzo: ti mangiano la faccia se chiedi SOLO il prezzo!
      Io, ai tempi, ho ricevuto le seguenti telefonate:
      a) “Buongiorno, che prezzi fa?”
      (Mia risposta: “Non saprei, è la prima volta che mi chiama qualcuno che cerca una escort”).
      b) “Buongiorno, è l’allevamento di Ferranietta?”
      – Sì…
      “Oh bene, e quanto costa?”
      – L’allevamento? Non è in vendita!

      Cioè, cazzarola: vuoi un cucciolo di husky (nel mio caso), o di qualsiasi altra razza al mondo? Almeno FAI FINTA di interessarti un po’ ai cani, dimmi perché lo vuoi, fammi capire chi stracazzarola sei e per quale motivo dovrei cederti un pezzo del mio cuore!
      Chi chiede subito il prezzo, senza neppure chiederti prima se HAI cuccioli (perché un allevamento non è una fabbrica: mica sempre hai i cani pronta consegna-chiavi-in-mano) evidentemente considera i cani come oggetti. Ergo, non fa per me e un mio cucciolo se lo scorda.
      Se invece comincia a chiedermi dei cani, del carattere, della famiglia in cui andrebbe a stare il mio cucciolo ecc. ecc… e alla fine vuole sapere anche il prezzo, ovvio che glielo dico senza offendermi affatto.
      So che qualcuno non lo fa, perché vuole parlare direttamente con la gente guardandola in faccia (il che serve soprattutto a proteggersi dai cagnari che vogliono sentire i prezzi tuoi per regolarcisi sopra in modo da fare i loro abbastanza bassi da diventare appetibili, ma non così bassi da rinunciare a una parte di guadagno): però di sicuro nessuno ti tratterà male. Al massimo ti dicono gentilmente “no, guardi, il prezzo per telefono, per X motivi, preferisco non dirlo: venga qui, ci conosciamo e ne parliamo”:
      Che, tutto sommato, è anche un modo per valutare il reale interesse della persona.
      Io però il prezzo l’ho sempre detto anche al telefono, se la richiesta arrivava al termine di una conversazione sensata. In caso contrario, rispondevo acida come negli esempi sopra.

      • Ci saranno anche dei tipi che comprano cani come fossero borse… però io, personalmente, mi sentirei in imbarazzo a tenere al telefono una persona che senz’altro ha tanto da fare e chiedergli tutto quello che mi interessa: “potrò scegliere il cucciolo? Lei mi aiuta a capire quale avrà il carattere più giusto per me? E si capisce quando sono così piccoli? Una femmina, generalmente è più piccola del maschio in questa razza? E di quanto? E mi piace tanto la vostra femmina XYZ che avete nelle foto, per caso si può già vedere dal cucciolo se più o meno verrà così? E io gli farei fare una vita così e cosà, la razza è adatta, vero?”… poi gli chiedi quanto costa. Lui lo dice e tu gli devi dire “Accidenti: non posso spenderli questi soldi”.
        Gli hai fatto perdere tempo per niente…
        Non sempre è per insensibilità che si chiede prima il prezzo (io non l’ho fatto, ma avrei potuto farlo, per i motivi di cui sopra).

        • anche io, ammetto, ho chiesto il prezzo per email ad alcuni allevatori. Perchè? Perchè sto lavorando per coprare il cane della razza che adoro, non perchè voglio andare da quello che me lo vende a meno. Volevo sapere quanto avrei in effetti dovuto mettere via… E non mi sono stati di grande aiuto, con la risposta “dipende da chi ci troviamo davanti”… Posso capirlo, ma come faccio a sapere se per me costerà troppo? Considerando che magari l’allevamento non è dietro casa, non è proprio l’ideale farsi 2 viaggi per niente (il primo per parlare con l’allevamento, il secondo per, si spera, prendere l’eventuale cucciolo) perchè magari arrivata la cucciolata, una volta là mi viene detto il prezzo, che è troppo alto per me…
          Sarà che la vita è dura, ma ha reso tutti cinici =P

        • manno credimi all’allevatore fa piacere che ci si informi… scherzi? certo, se fai domande del tipo sarò in grado di badarlo ecc ecc un po’ gli metti la pulce e lo spiazzi e questo dve cercare di capire se sarà il caso di dartelo o meno ma credimi più domande fai meglio è… vuol dire che ci tinei e ti interessa. ma domande del tipo la mamam è visibile? dove vivono, che carattere hanno, c’è una femmina un po’ più tranquilla che io vorrei un cane da compagnia e non un cane tosto ecc ecc… questo perchè a differenza dell’iphone che è sempre quello ma magari lo trovi in sconto all’iper sotto natale, il cucciolo è molto diverso da linea di sangue a linea di sangue, da come è cresciuto ecc… e fa piacere che l’acquirente si mostri interessato a ste cose e non SOLO a quanto costa. chiaro che si chiede anche quello… se proprio… ti prepari una mail con le domande che faresti a uno e lo invii a pià allevatori che hano cuccioli disponibili al momento così anche tu valuti cosa rispondono e fai le tue considerazioni. ma chiedere solo quanto costa a chi li vede nascere crescere e ha paura ad affidarli alla persona sbalgiata credimi da veramente fastidio. anzi puoi adottarlo pure come tecnica per vedere se ti dicono 500 euro, 650 consegna a domicilio (al che lo scarti immediatamente) se ti dice 1000 euro ma ti voglio conoscere prima perchè non do via i cani “così” allora tanto meglio. poi può essere che pure l’allevatore cagnaro faccia lo scocciato per sembrare serio. ma quando ti rechi la poi vedi… l’impresione che ti fa.a me per dire la gente diceva cavolo 1000 euro sono tanti. poi quando venivano… non avevano più il coraggio di chiedere sconti vedendo come li tenevo quanto impegno ci mettevo e cosa sono loro per me. e difficilmente se venivano poi non lo volevano… se come ti dicevo invece sono evasivi ti fanno vedere solo la foto della mamma (assurdo!) con delle scuse o cose del genere… o ti dicono che non si possono vedere perchè sono delicati ecc… scappa a gambe levate. sono tutte scuse. al massimo ti chiederanno come faccio io le prime settimane, di lavarti le mani prima di pastrugnarli ma io, pià gente viene meglio è che così ne aprofitto a socializzarli il più possibile e mi fa piacere mostrare con orgoglio la brava mamam con i suoi bellissimi cuccioli.
          non so se sono risucita a passare il emssaggio. spero di si…
          ti aiuto…prova a immedesimarti, se per caso avessi una cagnetta che fa i cuccioli, anche sens apedigree, nati per sbaglio… tu, li daresti via così alla cieca senza sapere chi li vuole, perchè… che vita andrebbero a fare ecc ecc? ecco!

          • in più conta anche che a volte capita che fai fatica a vendere gli ultimi in certi periodi e che magari… piuttosto che darlo al bifolco a prezzo pieno magari lo danno a chi si dimostra interessatissimo ma magari non ha 1500 euro più di 800 non riesce… per dire. ma sa che andrebeb a stare meglio, o a chi lo valorizza…(con expo lavoro ecc ecc) può pure essere che decide di darlo a te e non a chi lo prende a prezzo pieno per metterlo alla catena per capirci. inoltre magari così facendo ti fa comunque pubblicità perchè te lo mette in mostra e la gente vede che bei/bravi soggetti allevi così magari la prossima volta la gente viene più volentieri da te. insomma non è una cosa cos’ facile ne scegliere il cucciolo per il cliente ne per l’allevatore scegliere a chi darli… non è facile provare a mettere giù tutto quello che c’è da fare e da pensare e da valutare. alla fine penso che la cosa più difficile per l’alelvatore sia accasarli, nel senso capire a chi è meglio darli e a chi no e perchè…

  14. MI soffermo solo sull’ultima parte dell’articolo…
    L’Enci fa pochissimi controlli sulle cucciolate, per esempio conosco un allevatore dell’Emilia Romagna che in 15 anni di allevamento ha visto l’Enci a casa sua 1 volta dopo essere stata comunque prontamente avvisata telefonicamente, parlo di allevatore con affisso. Incredibile invece qui in Trentino quasi tutte le cucciolate vengono controllate, è una loro prerogativa, sono arrivati anche da me che ho fatto una sola cucciolata in vita mia!!! Quindi dipende da Enci ad Enci e dalla loro disponibilità e voglia di fare qualcosa. NOn è vero che un allevatore con Affisso fa solo cuccioli con pedegree, nello specifico nei cavalier per esempio esistono alcuni allevamenti con affisso(non sono molti) che ti propongonole due opzioni a prezzi differenti pur non potendo farlo. Il colmo è ch elo fanno spudoratamente, senza preoccuparsi delle coseguenze, inesistenti…. basterebbe fare un giro di telefonate per rendersi conto di tutto questo. Da ciò deduco che anche in altre razze ci sia lo stesso problema.
    Triste, molto triste, la differenza dal mio punto di vista la fa solo la persona e basta!!!!

    • Gisella. il giochino con/senza pedigree lo fanno tutti con tutte le razze. ti sarà capitato con la “tua” perchè cercavi quello ma credimi lo fanno un po’ tutti. io no, nel senso essendo un “allevatore amatoriale” seppure affiliata a sociuetà specializzata di razza… non dho obblighi fiscali visto che lo faccio ogni tanto… e quindi mi cambia sul serio SOLO di 30 euri fare il pedigree o meno se invece fatturti ti cambia dell’iva perchè senza il epdigree non si sa che è passato da li! e quindi non ci paghi le tasse. non so se rendo. oppure… molti non li dichiarano all’asl quando nascono, li danno via… e li fanno chippare all’acquirente e POI richiedono il pedigree quando hanno il talloncino del microchip fornito dall’acuirente. il che è illegale. i cani vanno dichiarati all’asl entro 30 gg dalal nascita e chippati entro 60 da chi li alelva e non da chi li compera… tutti escamotage da furboni della nostra solita italietta…
      e comunque controlli o meno che facciano io quando ho registrato l’ultima cucciolata in enci… quello prima di me ha portato i documenti per la sua cucciolata dichiarando bello come il sole all0operatrice dell’enci che faceva le pratiche che i cuccioli erano 8 ma che faceva il pedigree solo a 2 perchè “tutti lo vogliono senza”…
      tutti lo vogliono senza perchè credono sbagliando che il epdigree costi una follia e così risparmiano perchè tanto loro non devno fare le gare e non gli interessa, in realtà il pedigree è un po’ la carta di identita del cane che attesta le parentele… e non un armenicolo da gara… costa circa 30 euri a cucciolo farlo e non 300 o pi
      se non per il discorso appena fatto dell’evadere il fisco ecco.
      io faccio presto quando mi chiedono ma io non vorrei spendere tanto il pedigree non mi interessa… o non glie lo do o se lo prendono col pedigree… vuoi vedere che non ho sto problema?ma… il fatto è che l’operatrice enci in tutto questo ha registrato i suoi 2 e fine li… quando in teoria lo doveva denunciare (all’enci ovviamente) perchè non si potrebbe fare. ma per non stare a litigare e rompere le scatole a conoscenti (alla fine ci si conosce tutti) chiudono un occhio.
      comunque sia a volte mi da l’impressione che chiedano tanto di differenza fra con e senza pedigree perchè in realtà il pedigree non c’è… e quindi proponendo uno sconto fortissimo è ovvio che lo si prende senza… s einvece qualcuno insiste che lo vogliono per forza il pedigree per me alal fine decino che li hanno venduti tutti.perchè quando senti… 1400o con il pedigree 450 senza, 900 senza 1800-2000 con cosa altro puoi pensare?

      • ‘ Danie’… “tutti con tutte le razze” nun me lo devi di’, perché non è vero! Lo faranno tutti i cagnari. Ma vediamo di distinguere, almeno noi! 🙂

        • lo fanno tutti i cagnari quando allevano una razza allora. cosa cambia? non è che lo fanno solo coi cavalier coi pt con i border o quant’altro.. ne sento che lo fanno in ogni razza… anceh con i gatti… purtroppo. questo intendevo. e non perchè sia una cosa positiva mi e questo. pare di averlo chiarito no?ma per mettere in guardia tutti dai “cagnari”

    • Ecco, Gisella, da esperienze diverse si sentono storie diverse… io, in 25 anni di allevamento, ho visto UN controllo di cucciolata e poi mai più: invece non conosco (e meno male) nessun allevatore che venda cuccioli senza pedigree. O meglio: possono anche non darlo per motivi fondati (cane difettoso, cane da non mettere in riproduzione…), però i cuccioli sono stati registrati tutti regolarmente. Quindi il pedigree c’è, solo che se lo tiene l’allevatore e non lo dà al cliente. Che si facciano prezzi diversi, però, è una truffa bella e buona: a meno che, anche in questo caso, non si venda a meno il cucciolo con qualche problema (e questo è più che normale). Però, a parità di cani, dire “con pedigree costa tot e senza pedigree costa tot meno tot” è una follia. Anche perché un pedigree costa al massimo 30 euro!

      • son d’accordo con te Valeria, si può scegliere di non rilasciare il pedegree per motivi importanti ma secondo me diventerebbe comunque di difficile gestione la situazione
        Nel mio caso i pedegree non c’erano perchè come dice Lupi probabilmente su 5 cuccioli nati 2 vengon dichiarati mentre gli altri son figli di nessuno!!!!

        UNo dei problemi derivanti dalla mancanza di controlli è che qualcuno ha camuffatto accoppiamenti ogni 6 mesi dichiarando i cuccioli figli di altre femmine…. una cosa molto di moda adesso per evitare di essere messo alla gogna da un controllo del libro genealogico…..

        Comunque mi sono dimenticata di dirti grazie Valeria, per tutti gli articoli che scrivi che sono sempre spunto di grandi riflessioni.

        • un allevatore serio se ha un cucciolo non a posto diciamo, e non ritiene di dare il pedigree te lo dice, ti dice, il cucciolo “buono” per expo riproduzione prove di lavoro ecc… costa a prezzo pieno. però in sta cucciolata mi è capitata la sfortuna di un cucciolo che sarebbe meglio non riprodurre per cui, se vuoi te lo cedo a prezzo di rimborso ma non ti do il pedigree onde evitare che finisca in mano a chi lo riprodurrebbe lostesso. chiaro che lo puoi riprodurre comunque una volta che cel’hai… anche se ti impegni a sterilizzarlo (che poi chi controlla se l’hai fatto davvero) comunque sia riproduci dei meticci che non andranno a “sporcare” la razza reimettendosi ufficialmente in mezzo a quelli che “in teria” dovrebbero essere a posto. se invece ti dicono col pedigree costa tot senza molto meno allora c’è qualcosa che non torna…

  15. diciamo… diffidare da chi non fa storie a dare i cani ovunque e chiunque senza troppe paranoiem a chi non si incavola quando gli si chiede solo quanto costa (quanto li odio quando cheidono solo quanto costa!) o da chi non vi fa vedere mamma e cuccioli di sicuro, vero le foto possono venire da ovunque ma poi… recandosi sul psoto si verifica se è vero o no…

  16. Eeeh, articolo necessario direi!! Nel nostro piccolo, quando qualcuno si avvicina nei forum o sui gruppi su FB (E i cuccioli li vendono anche lì!!) al Cane Lupo Cecoslovacco e chiedono consigli sull’allevamento dove prendere il cucciolo, più che consigliare un allevatore, consigliamo dei requisiti che questo deve avere!!!

    Io poi ho preso il mio cucciolo da un allevamento amatoriale, ovvero una famiglia con una femmina che ha fatto, al momento, solo quella cucciolata. Ma è stata una cucciolata cresciuta a modo, con cuccioli assolutamente con pedigree, socializzati, SANI , genitori controllati dal punto di vista sanitario, con qualche risultato in expo e, il maschio, diverse prove lavoro! MA SOPRATTUTTO: prima di decidere ho conosciuto SIA IL PAPA’ sia LA MAMMA; sbarbandomi non so quanti km… che poi la madre del mio topo mi abbia conquistata con una pomiciata alla francese, ehm, è un dettaglio XD… ma ho tempestato l’allevatrice e anche i proprietari del maschio di domande e tutt’oggi quando possiamo ci vediamo perché a loro PREME la salute dei cuccioli.

    La realtà è anche che di futuri proprietari che si informano a dovere, che s’informano sul carattere della razza etc CE NE SONO POCHI!!

    se io, che all’inizio ero convinta che il Pedigree fosse una spesa inutile (O.O!!!), ho potuto trovare le info necessarie, non capisco perché ALTRI non riescano! Ok, io odio non sapere e quindi mi è venuto naturale informarmi per più di un anno e mezzo, quasi due, prima di acquistare il cucciolo.

    Ma a volte bastano poche settimane per avere un’idea di quali siano i requisiti da richiedere ad un allevatore!! O la lettura di qualche articolo ;).

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