giovedì 28 Marzo 2024

Quando il cane ha paura dell’uomo

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

fobie1di VALERIA ROSSI – Si parla continuamente di “recupero” o “riabilitazione” di cani “con problemi comportamentali”. Poi vai a vedere di cosa si tratta… e si scopre che Fufi tirava al guinzaglio, Bubi ha ringhiato una volta alla nonna che gli ha messo le mani nella ciotola, Baby non vuol giocare col cane dei vicini, ma in compenso insegue il loro gatto con piglio da killer.
Ma sono veri problemi comportamentali, questi?
Dal punto di vista dell’umano, sicuramente sì: il cane “si comporta” in modo sgradito/sgradevole e la cosa appare come  un “problema” a cui bisogna porre rimedio. Ma parlare di “terapia” o di “riabilitazione”, in casi del genere, mi fa un pochino sorridere: perché il cane, in realtà, sta benissimo.
E’ sanissimo di mente.
Semplicemente non ha capito le regole (spesso solo perché nessuno gliele ha mai insegnate) e quindi non riesce ad inserirsi nella società umana in un modo ritenuto accettabile dalla parte bipede.
Non si tratta di cani con veri e propri “problemi”, ma di cani che, se fossero umani, potremmo definire “politically uncorrect”.
Insomma, di cani normalissimi, ma maleducati.
Personalmente credo che sia giusto parlare di vero problema comportamentale (e conseguentemente di vere e proprie terapie e di riabilitazioni) solo in due casi: quando il cane è incapace di rapportarsi in modo naturale con i suoi simili e quando il cane è incapace di rapportarsi in modo corretto con l’uomo.
Il che si può tradurre in due tipi di comportamenti anomali: paura e aggressività (anche se spesso la seconda è la diretta conseguenza  della prima).
Oggi vorrei affrontare l’argomento dei cani affetti dalla cosiddetta “sociopatia interspecifica”, limitandomi però ai cani ansiosi, paurosi o fobici,  ovvero a quelli che non amano il contatto con l’uomo, che lo rifuggono o che ne hanno addirittura terrore.
Innanzitutto, vediamo quali possono essere…

LE CAUSE

fobie_mamma• Ci possono essere cause genetiche, oppure legate all’imprinting materno, o tutte e due le cose insieme: cuccioli timidi possono infatti nascere da madri a loro volta fornite di insufficienti doti caratteriali, ma possono anche essere “resi” timidi dal comportamento materno nelle primissime settimane di vita.
Tra i primi insegnamenti che la mamma dà alla cucciolata, infatti, c’è il riconoscimento dei pericoli: e anche una mamma geneticamente equilibrata, ma non socializzata, potrebbe insegnare ai propri figli a temere ed evitare l’uomo.
Per questo motivo non andrebbero MAI messe in riproduzione femmine timide, paurose o addirittura fobiche, mentre spesso si sente suggerire ai proprietari di cagne con questo tipo di problemi di “far fare loro una cucciolata, che sicuramente migliorerà il loro carattere”.
E’ un suggerimento assurdo e pericolosissimo, perché non solo il parto non aiuta affatto la cagna a superare i propri problemi, ma si rischia di avere un’intera cucciolata che li manifesta “per imitazione”.

fobie5• La causa in assoluto più frequente di fobie è la deprivazione sensoriale: con questo termine si intendono tutte le carenze (umane, quando si tratta di cani allevati dall’uomo; ambientali, se si tratta di cuccioli nati in condizioni di randagismo o peggio ancora di cani ferali) in fase di stimolazione ambientale, impregnazione (vedere questo articolo per saperne di più) e/o socializzazione.
I cuccioli che non hanno ricevuto alcuno stimolo ambientale (esattamente come  i bambini umani nelle stesse condizioni) saranno quelli più difficili (e talora impossibili, purtroppo) da trattare: ma di questi è inutile parlare, visto che sono casi strettamenti riservati ai professionisti (pure bravi, altrimenti falliscono pure loro. E a volte falliscono anche se sono bravi).
Per chi intende adottare un cane, i cuccioli totalmente deprivati (per quanta tenerezza possano fare) sono semplicemente da evitare.
Spesso hanno addirittura carenze neurologiche e non sono comunque alla portata né di una normale famiglia, né di un normale educatore/rieducatore.
Possiamo però considerare “deprivati” anche i cuccioli che hanno avuto normali stimolazioni ambientali, ma che non hanno ricevuto una corretta impregnazione sull’uomo e/o una corretta socializzazione nei primi mesi di vita.
Qui bisogna distinguere: se un cane è stato impregnato sull’uomo, ma gli è  mancata una corretta socializzazione – che andrebbe effettuata dai due ai quattro mesi di vita – rimane ancora un margine di recupero discretamente ampio. Invece la mancata impregnazione è irreversibile: il cane non riconosce l’uomo come conspecifico (o come membro del suo gruppo sociale, se preferite) e quindi ne ha paura.
Questo non significa che sia “irrecuperabile”: però significa che andrà approcciato e trattato più come un lupacchiotto selvatico che come un vero e proprio “canis familiaris”.
La storia e l’etologia ci insegnano che anche gli animali totalmente selvatici, anche non imprintati/impregnati, possono imparare ad amare l’uomo e a fidarsi di lui: ma bisogna letteralmente “addomesticarli”, perché un cucciolo non impregnato equivale in tutto e per tutto ad un animale selvatico.
La cosa richiede solitamente tempi lunghi, ma è fattibile: anche se, solitamente, il cane diventerà un cane (apparentemente) “normale” solo all’interno della sua famiglia e del suo habitat quotidiano: con gli estranei potrebbe rimanere  molto timido (oppure aggressivo per autodifesa) per tutta la vita.

IMPORTANTE: ci sono allevatori (alcuni alle prime armi, altri anche esperti e famosi…), che senza neppure rendersene conto creano cuccioli parzialmente deprivati solo perché pensano che bastino la loro famiglia e i loro cani per una corretta impregnazione e socializzazione. Purtroppo non è così. I cuccioli vanno sottoposti a stimoli più vari possibile, ma soprattutto devono ricevere questi stimoli in ambienti diversi. Vanno, insomma, portati al di fuori del loro habitat (l’allevamento), per vasto e vario che esso sia: perché i cani si costruiscono sempre due forme mentali separate tra ciò che è il luogo natio e ciò che rappresenta l’ambiente esterno, il mondo “fuori dalla tana”, l'”outdoor”. Per questo devono venire a contatto con odori nuovi, oggetti diversi, persone di ogni genere (uomini, donne, bambini, persone di colore, persone in divisa…), animali di vario tipo, il tutto in luoghi diversi. Specie quando la genetica non è proprio il massimo della vita, impregnare/socializzare i cuccioli solo in allevamento può lasciare lacune più o meno serie, ma sempre difficilmente colmabili: e il problema sarà tanto più grave quanto più l'”indoor” sarà limitato. Un cucciolo vissuto sempre in un box sarà terrorizzato da tutto; quello che invece ha avuto a disposizione ampi recinti, sguinzagliatoi, spazi e superfici diverse sarà più facilmente adattabile al mondo esterno… ma dovrà comunque subire un processo di adattamento che invece non comporta alcuna fatica per i cuccioli che, al momento giusto (e cioè a partire dalle sette/otto settimane), hanno avuto modo di sperimentare il “mondo di fuori”.

fobie_cucc• Un’altra causa abbastanza diffusa di sociopatia interspecifica è l’adozione di cuccioli troppo piccoli.
Di solito i cuccioli presi a meno di 60 giorni manifestano soprattutto sociopatie intraspecifiche, ovvero problemi con gli altri cani: ma intacca anche i rapporti con l’uomo, per esempio, la mancata presa di coscienza del concetto di “distanza di sicurezza”, che i cuccioli scoprono più o meno dalla quinta alla settima settimana di vita, solitamente ad opera del padre.
Oltre ad imparare a non superare questa distanza quando un altro cane è in possesso di una risorsa, infatti, i cuccioli imparano anche a non allarmarsi quando altri individui si mantengono entro certi limiti spaziali.
Se manca loro questa cognizione, i cuccioli si sentiranno costantemente in pericolo quando un estraneo (cane o persona che sia) entrerà nel loro campo visivo: quindi cominceranno a manifestare segnali di paura (guaiti, tremori o addirittura urla strazianti!) che normalmente vengono intesi al volo dagli altri cani (che quindi si allontanano), mentre inducono immancabilmente gli umani a volare verso il cucciolo per “soccorrerlo” o “consolarlo”.
Così il piccolo verrà preso in braccio, toccato, pacioccato… e lui, che essendo in preda al panico non è assolutamente in grado di distinguere una coccola da un’aggressione, penserà di aver avuto tutte le ragioni del mondo nel sentirsi terrorizzato.
Questi cuccioli, da adulti, potranno facilmente diventare sia fobici che aggressivi.
Se il cucciolo viene preso prima dei 45 gg non è completa neppure la sua impregnazione sull’uomo e questo potrà causare problemi gravissimi qualora entri in una famiglia che tiene il cane isolato dal “branco” umano: se invece vivrà a stretto contatto con gli umani, la sua impregnazione verrà correttamente completata nella nuova famiglia e almeno questo problema non si presenterà.

fobie3• La causa in assoluto meno comune di fobie, contrariamente a quanto si pensi, sono le esperienze traumatiche pregresse.
La stragrande maggioranza delle persone, di fronte a un cane impaurito o fobico, deduce automaticamente che “sia stato maltrattato”.  Questo è vero solo in alcuni casi, anche se sembra strano e se è sicuramente difficile da capire.
Il fatto è che il cane è quasi incapace di generalizzare: se lo fa, lo fa solo parzialmente (per esempio, un cane maltrattato da un padrone con la barba potrebbe aver paura, in futuro, di tutti gli uomini con la barba, ma dimostrarsi tranquillo ed amichevole con le donne e con i maschi glabri) e comunque le esperienze negative devono essere state diverse, continuative e particolarmente traumatiche. “Un” solo calcione preso da un uomo con la barba di solito non comporta alcun trauma permanente: cinque-sei incontri con uomini con la barba violenti potrebbero invece segnare il cane… ma l’evenienza non è poi così probabile, e comunque è molto raro che il trauma risulti davvero indelebile.
La prova di quanto sto affermando la si trova nelle migliaia di cani ex maltrattati e/o abbandonati che si possono trovare in canile e si rivelano amichevoli, collaborativi e privi di qualsiasi timore nei confronti degli umani: alcuni di essi possono risultare diffidenti, ma quasi sempre si “aprono”  in tempi brevi e senza particolari difficoltà (purché non si sbagli l’approccio).

ATTENZIONE: diffidenza e paura sono due cose molto diverse, che non vanno confuse. Un cane che ha avuto esperienze traumatiche – non essendo uno stupido – mostrerà quasi sempre una diffidenza più o meno vistosa verso gli sconosciuti… ma la parola chiave è proprio questa: “sconosciuti”. Non appena avrà modo di valutare le nuove persone che lo circondano e di capire che sono innocue, il cane comincerà a fidarsi di alcune di esse… e in un lasso di tempo più o meno breve concederà questa fiducia all’umanità in senso lato. In questo caso il cane effettivamente sembrerebbe capace di generalizzare: ma non è proprio così. Il fatto è che la sua natura di animale sociale gli impone – letteralmente – di cercare contatto e rapporti con figure diverse da lui, nel tentativo di creare un “branco”. Come vedremo, questo fattore potrà essere sfruttato a nostro vantaggio per superare la diffidenza e anche le forme meno gravi di sociopatia.

COME AFFRONTARE DIFFIDENZA, TIMIDEZZA, FOBIE DI VARIO GRADO

Il primo step consisterebbe, ovviamente, nel riuscire ad inquadrare esattamente il tipo di problema. Purtroppo questo non è sempre possibile.
Quando la storia del cane ci è nota, ovviamente, è tutto più facile: l’errore da non commettere è solo quello di pensare sempre al maltrattamento come causa prima, quando in realtà esso potrebbe essere del tutto ininfluente.
A questo devono stare attenti soprattutto i volontari di canile, o coloro che adottano un cane abbandonato: se si è a conoscenza di un maltrattamento precedente, infatti, viene naturalissimo pensare che il problema stia tutto lì… e la successiva convinzione sarà quella che basti dargli il famoso “tanto ammmmore”  per risolvere tutto.
In realtà può succedere che il cane non sia affatto pauroso perchè ha subito maltrattamenti (anche quando li ha davvero subiti), ma perché non è stato correttamente impregnato: e siccome, come abbiamo visto, l’impregnazione ha un tempo limitatissimo (dalla quarta alla settima-ottava settimana di vita), dopodichè non ha più nessunissimo effetto… ecco che potremo passare la vita intera a coccolare questo cane senza ottenere il minimo miglioramento.
Certamente lui arriverà, prima o poi, a fidarsi di noi: ma solo per abituazione. Perché, a forza di dagli e ridagli, si sarà convinto che i membri della sua famiglia non rappresentano un pericolo.
In compenso, ogni volta che vedrà una persona estranea, questo cane filerà a nascondersi sotto il divano (o in equivalenti “tane”) e rifiuterà di uscire finché l’intruso non se ne sarà andato.

fobie2Qual è, invece, l’alternativa corretta per un cane non impregnato, o scarsamente impregnato?
E’ quella di non coccolarlo, non parlare con lui, non filarselo proprio… finché non sarà lui a cercare il contatto.
E lo farà, prima o poi, perché – come abbiamo visto sopra – è obbligato a farlo dalla sua natura di animale sociale.
Solo a questo punto la sua ricerca di attenzioni dovrà essere gratificata con qualche carezza, con del cibo, insomma con una dose di quell’amore che dobbiamo dargli, sì… ma non imporgli, perchè lui ne sarebbe spaventato anziché gratificato.
Deve essere  sempre LUI a venirlo a cercare. E una volta che l’avrà trovato da noi, oplà! Si dovrà cambiare persona.
Più e più volte.
Una volta esauriti i membri della famiglia si dovrà passare ad amici, parenti, conoscenti: tutti perfettamente “addestrati” ad ignorare il cane fino a che non è lui ad avvicinarsi.
Attenzione anche a non rifilargli quelle che io chiamo “terrificoccole”: ovvero urletti di gioia, pacche sulla testa, manifestazioni esagerate di affetto, che lui vivrebbe come eventi spaventosi e che lo farebbero regredire brutalmente.
Il cane va sempre approcciato con calma serafica, sfiorato appena sotto la gola o sulle guance (mai in testa e  nemmeno sul dorso, almeno per le prime volte); quando lo si premia col cibo, per le prima volte non dovremo aspettarci che lo prenda dalla nostra mano, ma dovremo lanciarlo a una certa distanza (quella che riteniamo sia per lui una buona “distanza di sicurezza” – per individuarla basta vedere a che distanza si pone lui da noi quando ci sta ancora “studiando” –  e che diminuiremo progressivamente nel corso delle successive lezioni).
Il lavoro di recupero di un cane non impregnato può durare anche diversi mesi e richiede pazienza infinita, perché i regressi saranno numerosi e frustranti. Ma non si deve demordere.
Ricordiamolo sempre: è come avere a che fare con un lupo, ovvero con un animale selvatico e NON con un cane normale.

fobie7Come affrontare la  diffidenza o una leggera timidezza verso l’uomo
Se riteniamo che il cane sia fondamentalmente sano ed equilibrato, ma che la sua diffidenza sia dovuta esclusivamente ad esperienze sgradevoli (non troppo traumatiche: per quelle davvero traumatiche conviene affidarsi alla desensibilizzazione progressiva), ci sono due strade: una più lenta (e sicuramente più consigliabile, a meno che non ci si trovi in assoluta emergenza) ed una più veloce, ma che comporta alcuni rischi.
La strada lenta consiste nell’abituazione/desensibilizzazione guidata: una volta ottenuto che il cane si leghi ad una figura guida (e ci si riesce sempre piuttosto in fretta), questa dovrà rappresentare il suo tramite verso tutte le altre.
Ovviamente l’umano dovrebbe essere abbastanza esperto da sapere come, quando, quanto far approcciare al cane persone nuove: ma anche un neofita, se dotato di sufficienza pazienza, può farcela. Lo dimostra il percorso  che stanno compiendo Mario ed Afra: se cercate “Io e Afra” sul motore di ricerca di questo sito troverete tutta la loro storia a puntate (è ancora un “work in progress” , ma abbastanza avanzato da poter vedere i primi progressi).
La strada più rapida, ma molto più rischiosa, è quella del cosiddetto “flooding”, letteralmente “inondazione” (di stimoli): operazione indubbiamente traumatica per il cane, ma capace, in alcuni casi, di risolvere drasticamente e molto rapidamente il problema della diffidenza  dell’eccessiva timidezza.
In pratica il cane va sottoposto ad una vera e propria “overdose” di coccole, di presenze umane, di mani che lo accarezzano e così via.
In diverse famiglie che adottano cani diffidenti o timidi si pratica un flooding del tutto inconsapevole nel momento in cui il cane viene “dato in pasto” ai bambini di casa: a volte (per fortuna) funziona, altre volte succede un patatrac.
In realtà il flooding andrebbe sempre e solo effettuato da persone più che esperte,  in condizioni di assoluta sicurezza (perché il cane può anche reagire aggressivamente) e tenendosi prontissimi a sospendere ed annullare il tutto qualora il cane mostrasse segni di depressione (che è una delle possibili conseguenze del flooding).
Insomma, non è una cosa da “provare tanto per”, e tantomeno da prendere alla leggera.

La vera e propria fobia
A meno che non sussistano problemi organici (nel qual caso l’unica terapia possibile sarà quella farmacologica), un cane realmente fobico nei confronti degli umani è quasi immancabilmente un cane deprivato.
Le conseguenze della deprivazione sociale sono stati così classificate da Pageat:

fobie6Primo stadio:  fobie ontogenetiche
. Il cane ha paura di tutto ciò che non ha conosciuto nei primi mesi di vita.
Solitamente lo stimolo che scatena la paura, all’inizio, è soprattutto uno: può trattarsi dei bambini, degli umani di un solo sesso, delle persone su sedie a rotelle o con le stampelle (in questo articolo ci occupiamo solo di paura dell’uomo, ma i cani deprivati possono manifestare fobia anche verso oggetti, come per esempio le automobili, o animali).
Se non si interviene prontamente a questo stadio (con la desensibilizzazione progressiva o il controcondizionamento, v. sotto), il cane solitamente comincerà ad ampliare i propri timori.
Per esempio, un cane che ha paura dei bambini si limiterà dapprima ad evitare il contatto diretto, poi rifiuterà di avvicinarsi all’area del parco riservata ai giochi, poi potrebbe mostrare timore verso l’intero parco, infine potrebbe addirittura aver paura di uscire di casa, anticipando nella sua mente l’eventualità di un incontro con i suoi “mostri” personali.
Non ci si deve illudere che una fobia ontogenetica “prima o poi passi da sola”: anche se in alcuni casi è così, il rischio che invece il cane peggiori è altissimo e quindi non lo si può sottovalutare.

Secondo stadio: ansia generalizzata. Il cane vive in un costante stato ansioso e manifesta un particolare modo di esplorare le cose nuove che identifica proprio la sua appartenza a  questo stadio: si chiama “esplorazione statica” e consiste nel non avvicinarsi allo stimolo ma nel restare immobile, irrigidito (e a volte tremante) e nell’allungare soltanto il collo per riuscire a percepire l’odore della persona sconosciuta (anche in questo caso può trattarsi sia di persone che di oggetti o animali).
Un altro sintomo classico (che si riscontra anche nelle persone autistiche) è il bisogno di rituali, di routine sempre identiche a se stesse, che possono scatenare veri attacchi di panico qualora vengano interrotte o modificate.
Un ulteriore sintomo può essere rappresentato dai ripetuti leccamenti di specifiche parti del corpo (di solito le zampe o i fianchi: si inserisce spesso in questa patologia la sindrome da suzione del fianco tipica del dobermann).
Se non si interviene, il cane può rimanere per anni in questo stadio (a volte ci resta per tutta la vita), oppure peggiorare ulteriormente fino ad arrivare al terzo stadio.
Poiché la curiosità del cane affetto da ansia generalizzata è ancora viva e attiva (anche se parzialmente inibita), la cosa migliore da fare è stimolarla (sempre senza forzatura alcuna), facendogli capire che ad ogni sua nuova esplorazione corrisponderà qualcosa di piacevole: coccole, cibo, gioco (se il cane accetta ancora di interagire in modo ludico).
Gradualmente si cercherà di convincerlo ad abbandonare l’esplorazione statica e a trasformarla in esplorazione dinamica, ovvero a trovare il coraggio di avvicinarsi alla persona sconosciuta camminando verso di lei e non soltanto irrigidendosi e allungando il collo.
Anche se può sembrare crudele, per salvare un cane da questo stato patologico l’arma migliore di cui disponiamo è quella della fame: dopo un giorno di digiuno lo stimolo del cibo invoglia molti soggetti a fare quel meraviglioso “primo passo” (in senso letterale) che segna l’inizio della guarigione.
I cani che manifestano ansia generalizzata, ma che hanno comunque un buon rapporto con i proprietari (attenzione a non confondere un buon rapporto affettivo e di fiducia con le manifestazioni di attaccamento morboso che spesso sono a loro volta un sintomo di ansia), possono trarre giovamento anche dalla “routine del buonumore” descritta da Campbell… e curiosamente “reinventata”, magari con nomi alternativi, da alcuni degli attuali “guru” della cinofilia. Ma sempre di quella si tratta.
Se non ricordate cos’è e come funziona (è molto semplice e anche divertente!) vi rimando a  questo articolo, nel quale ne abbiamo parlato in modo piuttosto approfondito.

depressoTerzo stadio: stato depressivo. Il cane non prova più nessun interesse per nessuno stimolo, ma reagisce chiudendosi in se stesso e a volte scegliendosi una “tana”, un nascondiglio dal quale non uscirà fino a quando lo stimolo non si sarà allontanato.
Nei casi più gravi il cane amplia la sua fobia al mondo intero e quindi rimane costantemente rintanato, arrivando addirittura al punto di orinare e defecare all’interno dello spazio che si è  scelto perché neppure la sua naturale pulsione verso la pulizia riesce a fargli superare il terrore del mondo esterno.
Non si dovrebbe mai permettere che il cane raggiunga questo stadio: quando il cane vive con noi, bisogna assolutamente intervenire prima.
Purtroppo diversi cani in depressione totale si incontrano nei canili, o perché sono arrivati già così o perché nessuno ha avuto modo di accorgersi dei sintomi degli stadi precedenti (o, se li ha visti, non ha avuto modo di affrontarli con un’adeguata terapia: ai volontari spesso il tempo non basta neppure per pulire e sfamare  i cani, e tutto il resto viene forzatamente lasciato indietro).
Qui apro una parentesi per i volontari che avessero tra i propri ospiti un cane di questo tipo: sappiate che non c’è alcuna speranza che un cane a questo stadio possa “rinascere” solo con le attenzioni e l’amore di una famiglia.
Il recupero (ammesso e non concesso che si riesca ad ottenere, perché se il cane è in questo stato da lungo tempo l’impresa potrebbe rivelarsi impossibile) va effettuato solo da persone espertissime e richiede tempi lunghissimi.
Poiché l’adozione di questi soggetti è comunque difficile (anzi, è sconsigliabile per la maggior parte delle “persone normali”, che finirebbero per deprimersi anche loro, anziché aiutare il cane), sarebbe molto meglio che venissero tenuti tranquilli, lontano dal via vai dei visitatori ed approcciati soltanto da quel volontario o da quei volontari a cui il cane ha concesso la propria fiducia (e di solito almeno uno c’è, sempre per il solito motivo. Il cane non riesce a vivere da animale solitario, neppure quando  è depresso).
Il cane fobico al terzo stadio non è  “sicuramente irrecuperabile”, ma non è neppure adottabile dalla prima Sciuramaria che passa: quindi queste NON sono adozioni da spingere, non sono “adozioni del cuore”, sono adozioni da cinofili di grandissima esperienza e dotati di competenze di altissimo livello. Se non appare all’orizzonte una di queste persone, è inutile sottoporre il cane a stress inutili solo per commuovere i visitatori.  Meglio cercare una sistemazione il più possibile priva di stress e, quando è possibile, tentare di iniziare un percorso di recupero (che sarà molto simile a quello dei cani al secondo stadio, ma che si rivelerà molto più complicato… e molto frustrante) solo dalle persone di cui il cane già si fida, eventualmente sotto la guida di un bravo comportamentalista (che potrà anche valutare l’evetuale prescrizione di farmaci). Dopodiché… se accadrà il miracolo, potremo gioie: ma se non dovesse accadere, se non altro il cane vivrà una vita che non potremo certo definire “felice”… ma almeno “passabile” sì.

L’ ADDESTRAMENTO: SI’, MA SOLO PER ACCRESCERE  SICUREZZA E AUTOSTIMA
Fin qui non ho minimamente parlato di “addestramento” dei cani con sociopatie più o meno accentuate: il che forse suonerà strano a chi mi conosce come addestatrice.
In realtà un percorso di addestramento mirato è sempre prezioso per aiutare a risolvere questo tipo di problemi: l’importante è capire che da solo NON BASTA, perché prima (ma anche contemporaneamente, specie nei casi meno gravi) bisogna sempre procedere con la terapia comportamentale propriamente detta.
Inoltre l’addestramento non deve assolutamente avere lo scopo di vincere qualche coppa, ma dev’essere considerato come parte integrante della terapia (almeno finché il cane non è perfettamente a posto: poi potete anche andare ai mondiali, se volete!), quindi dovrà essere mirato soprattutto alla costruzione di un rapporto più solido tra cane e proprietario, nonché al miglioramento dell’autostima e della sicurezza del cane, che saranno assolutamente fondamentali per la sua completa guarigione (un cane sicuro di sé  e convinto di essere uno strafigo non ha paura di nulla).
Per tutti questi motivi è fondamentale scegliere il campo giusto e le persone giuste: se l’istruttore non comprende lo scopo per cui si sta lavorando, e se pensa solo alle performance sportive, sarà tutto lavoro sprecato.

GLI ALTRI CANI
La vicinanza di un cane equilibrato e ben socializzato può essere di grande aiuto nei casi di sociopatie: bisogna però scegliere con molta oculatezza il partner. Va benissimo affiancare un adulto equilibrato ad un cucciolo pauroso: NON si deve invece affiancare assolutamente un cucciolo equilibrato ad un adulto fobico, perché c’è il grosso rischio che sia il cucciolo ad imitare l’adulto e non viceversa. Purtroppo mi è capitato molte volte di incontrare casi in cui, sperando di aiutare un cane, se ne sono rovinati due.

TERAPIA FARMACOLOGICA
Come tutti i miei lettori avranno ormai capito, personalmente sono contraria all’utilizzo di psicofarmaci laddove non esista un problema organico. La psiche di un cane, a mio avviso, si può affrontare solo con la terapia comportamentale, per un motivo molto semplice: il cane NON è complicato come un umano e i suoi stati mentali sono piuttosto lineari.
Ciononostante, alcuni casi si rilevano veramente difficili da affrontare per persone che non dispongano di esperienza e competenze veramente di altissimo livello: quindi, quando ci si trova di fronte a un caso di depressione profonda, ritengo che un uso mirato (e NON un abuso!) di farmaci psicotropi possa rendersi necessario. L’importante, però, è che si faccia uso di questo mezzo per aiutare davvero il cane, e non il proprietario. Lo psicofarmaco deve essere un ausilio, non una scorciatoia: può rendere meno ostico il lavoro di terapia comportamentale (specie se chi lo affronta non è preparatissimo), ma non lo potrà mai sostituire e non dovrà mai essere considerato come una “stampella” per proprietari frustrati.

METODOLOGIE (spiegazione dei termini):

Abituazione. Consiste nella ripetizione continua dello stimolo in modo da eliminare la reazione associata. Per esempio: il cane scappa a nascondersi terrorizzato quando la vicina di casa esce di casa? Facendo andare avanti e indietro la vicina per decine e decine di volte, il cane alla fine si renderà conto della sua innocuità e smetterà di avere una reazione fobica.

Controcondizionamento. Consiste nell’addestrare il cane ad eseguire un altro comportamento diverso da quello indesiderato. Per esempio: il cane abbaia ogni volta che suona il campanello? Lo si abitua ad andare a prendere la pallina e ci si mette a giocare con lui ogni volta che sente quel suono. Dopo qualche tempo il suono spingerà il cane ad andare a cercare la palla, anziché ad abbaiare.

Desensibilizzazione. E’ l’esposizione ripetuta e graduale allo stimolo che provoca una risposta negativa, iniziando dalla distanza alla quale lo stimolo non produce alcuna risposta e diminuendola progressivamente. Per esempio: il cane comincia ad agitarsi quando vede una persona estranea a cinquanta metri? Gli si faranno vedere persone inizialmente a 50 metri, finché non sarà subentrata l’abituazione a quella distanza; poi si passerà a 45 metri, e di nuovo si resterà lì fino alla scomparsa della risposta; poi si passerà a 40 metri, e così via fino ad ottenere che il cane rimanga tranquillo anche quando la persona estranea gli passa a fianco.

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45 Commenti

  1. Il mio cane socializza perfettamente con i suoi simili che vivono con lui..non socializzazione con noi esseri umani, se la chiamo non si avvicina nemmeno, fa due passi e poi torna indietro o si rintana, per prenderla dobbiamo avvicinarci piano a quel punto lei si accuccia a terra facendosi piccolissima e a quel punto la possiamo prendere, a volte se ho fretta e provo a prenderla si impaurito così tanto che inizia a piangere e fa delle movenze cOme se volesse modermi.. non ha subito nessun trauma da parte nostra, l unica cosa che mi ha fatto pensare potesse essere la causa di questo suo stato diffidente nei nostri confronti magari potrebbe essere dovuto al fatto che quando è nata i primi tre/quattro mesi è stato molto tempo sola perché noi a casa stavamo poco per lavoro.. la sua mamma anche lei vive con noi è perfettamente equilibrata, non è differente ed è una coccolone, il suo papà i primi mesi era differente adesso non lo è più, lei invece ha quasi un anno.. come potremmo entrare nelle sue grazie ? Come potremmo meritarci la sua fiducia ?

  2. Sig.ra Rossi, La ringrazio dell’articolo. Abbiamo un cucciolo di bassotto, preso un mese fa dal un allevamento. Purtroppo ho riconosciuto alcune delle sue fobie e l’articolo mi ha aiutato molto a capirle meglio. Grazie ancora.

  3. Gentile Signora Rossi, mi chiamo Rita e faccio la dog host, ho 25 anni e sono cresciuta con cani e gatti, ho una discreta esperienza e mi ritengo brava nel mio lavoro tanto da avere solo recensioni a 5 stelle, ma da un anno ho a che fare con un ospite un po’ particolare che non riesco a capire benissimo, quindi cercando in internet ho trovato il suo articolo che rispecchiava alcuni suoi comportamenti. Il cane in questione è un meticcio taglia grande monto simile a un cane da fiuto tipo black coonhound, ha 10 anni ed è stato adottato da cucciolo da un’anziana signora cagionevole di salute. E’ abbastanza socievole, nelle giornate di sole gioca tranquillo anche con i bambini e altri cani, ma al minimo rumore scoppiettante scappa terrorizzato dentro casa cercando riparo, per minimo rumore scoppiettante intendo anche l’olio che sfrigola nella pentola schizzando sul coperchio o una motoretta che passa in lontananza, inoltre lui non esce a fare passeggiate per strada, io ho un grande giardino e lui ci scorrazza tranquillo, ma se si prova a farlo camminare sul marciapiede non si otterrà nulla perchè rimane lì piantato e tremante, eppure è cresciuto al centro di Roma, la padrona rassegnata lo porta sotto casa lui fa velocemente i bisogni e scappa di corsa su per le scale. So di non poterlo aiutare perchè non lo vedo abbastanza e non ne ho le competenze, ma questa sua fobia del mondo esterno e rumoroso avrà pure un percorso di guarigione che posso consigliare alla padrona di intraprendere, potrebbe gentilmente dirmi che cos’ha questo cane e quali indicazioni posso dare alla padrona per aiutarlo? Grazie mille della disponibilità.

  4. Abbiamo adottato un mese fa un cucciolo di pastore tedesco di 7 mesi, Kiev.
    L’approccio con me e mia madre è stato abbastanza immediato: è un po’ di tempo che sono a casa spesso per motivi personali, mia madre è casalinga, quindi ci siamo presi un po’ di tempo e in men che non si dica Kiev si è affezionato a noi, ci ascolta e, a parte il comportamento fisiologico dei cuccioli che divorano tutto quello che trovano, si comporta bene.
    Con mio padre e mio fratello è tutta un’altra storia: fatica ad avvicinarsi e non si lascia per niente accarezzare, anche quando provano ad avvicinarlo col suo giocattolo (con cui giocava all’allevamento e che ci è stato dato dagli allevatori) è estremamente diffidente e quando sembra prenderlo poi lo lascia e se ne va. Anche con tutti gli altri estranei che vengono a casa nostra si comporta in modo molto diffidente e abbaia con fare aggressivo; fa eccezione una nostra amica di famiglia che in una mezz’ora a cena da noi se l’è fatto amico e ci ha giocato senza problemi!
    Io provo a fare da “intermediario” con mio padre e mio fratello, ma il più delle volte Kiev cerca rifugio in me o si allontana da entrambi e non riesco a farlo relazionare.
    Abbiamo anche provato a dargli un vecchio indumento cosicché potesse riconoscere l’odore, ma l’unico risultato che abbiamo ottenuto è stato far sparire l’indumento, perché lo ha tutto strappato e poi anche mangiato.
    Che fare?

  5. Ciao a tutti, circa due mesi fa ho adottato da una associazione una cagnolina di quattro mesi, anche a me avevano detto che era un pò timida…invece è decisamente fobica…a tutt’oggi io riesco a mala pena a farle qualche carezza e mio marito non riesce neppure ad avvicinarla…ci stiamo impegnando tanto e non siamo neppure totalmente digiuni del “pianeta cani” ma questa è un soggetto che va oltre le mie competenze…non si fida di noi (di mio marito per niente e di me poco) ed ovviamente non la incuriosiamo e non ci cerca…non nascondo che la frustrazione è grande e spesso non so proprio cosa fare…tra l’altro ci siamo trasferiti da 15 giorni a Fabriano per notivi di lavoro ed abbiamo perso tutti i nostri punti di riferimento (veterinario ed educatore…io facevo la volontaria al canile)…mi chiedevo se una appropriata terapia farmacologica potesse aiutare la cagnolina ad essere un pò più recettiva e meno diffidente/paurosa…In modo da poter interagire con lei, perchè così mi sembra di sbattere contro un muro (e sò che è inutile e controproducente)….Anche a me piacerebbe poterla abituare ad essere condotta al guinzaglio, ma attualmente non risponde ai miei richiami e penso che sia ancora prematuro…oppure no?….oppure dovrei fare delle piccole sessioni giornaliere di prova (anbhe se scalcia come un cavallo) ?…Ringrazio anticipatamente chiunque volesse darmi un consiglio …ed anche un conforto…Anche io ho saputo solo dopo che era una cagnolina semiselvatica presa da un branco…

    • Non esiste alcun farmaco capace di dare fiducia a un cane fobico: ci si può fare, invece, con molto impegno e moooooolta pazienza, cercando di diventare per lei un punto di riferimento. Niente coccole e/o bocconcini gratuiti, ma una corretta e coerente gestione delle risorse; molto esercizio fisico insieme; un minimo di forzatura (sì, anche se scalcia come un cavallo!) per costringerla ad accettare il mondo esterno, facendole capire che non succede niente di tragico. E, se riuscite a trovare qualcuno bravo nella nuova città, anche l’aiuto di una persona competente che possa seguire insieme a voi i progressi della cagnolina… che sicuramente arriveranno! Se la cagna è ferale non arriverete probabilmente mai ad ottenere un comportamento da “cane normale” nei confronti degli estranei: ma in famiglia è sicuramente possibile ottenere fiducia, stima e affetto.

  6. salve ho preso al canile un anno fa un cane molto pauroso pensando che portandolo a casa migliorasse.dopo poco e’ scappato ,ci ho messo 7 mesi a riportarlo a casa
    perche’ non si faceva avvicinare da nessuno, nello stesso tempo non si allontanava.adesso sono 7 mesi che e’ in giardino ,i complimenti li viene a cercare solo se fra me e lei vi e’ una ringhiera .appena vado verso di lei scappa nella cuccia,ese gli faccio delle carezzele le subisce ma si vede che non le acetta.negi ultimi giorni passa
    il suo tempo nella cuccia e quando mi avvicino alterna momenti diciamo di gioia amomenti di paura.io non so cosa fare ,pensavo di prendere un altro cane per vedere di sbloccarla ma non so se e’ la soluzione giusta.

  7. Ho una femmina di Bauceron di 14 mesi
    tale Morgana.
    M.con noi vive felice e contenta
    stesso dicasi con il resto del branco
    2 pt e un labrador.
    Ma quando usciamo e la portiamo a spasso
    fra la gente ha il terrore delle persone.
    Come tutti gli altri cani l’abbiamo fatta socializzare al max fin dai 2 mesi.
    Gli altri cani non hanno mai avuto
    il minimo problema.
    X il resto il cane è molto sicuro
    ed intraprendente, direi il ritratto
    del cane felice.
    Quanto c’è da preoccuparsi??
    Voglio provare ad addestrare gli umani estranei come suggerito nell’articolo
    e creare degli incontri “pilotati”.
    Altri suggerimenti??

  8. Ciao Valeria. Ti avevo scritto su FB, ma ho trovato anche questo articolo e tante testimonianze. Buddy (akita americano 2 anni e mezzo) non ha MAI mostrato paure, tranne che per i botti (spari, rumori improvvisi). Con le persone è stupendo, con i cani femmina uno scendiletto, TUTTI i cani maschi gli stanno sulle palle. Ieri sera siamo usciti dal ristorante a fumare e mi son fermata a parlare con 2 signori anziani seduti ai tavolini esterni, di cui uno sgradevolissimo, dai cui discorsi (tipo”ah no, i miei cani stanno alla catena”, “il mio cane se vede il tuo lo ammazza”) ho capito che non era proprio un cinofilo. Siamo rientrati nel ristorante e dopo un po’ ho fatto per uscire di nuovo. NIENTE! fatti 2 passi in direzione dell’uscita Buddy tirava indietro, coda bassa, orecchie basse, sguardo impaurito. Ho provato ad uscire da un’altra porta. NIENTE non c’era verso… e BUddy non si può proprio prendere in braccio. La padrona del locale mi ha dato un wurstel che ho fatto a pezzi coi denti seminandolo tipo pollicino verso l’uscita. A furia di 2 passi avanti e uno indietro siamo usciti. Superati i tavoli dove prima era seduto il signore in questione, ci siamo diretti semza problemi cerso la macchina. La signora del locale mi ha detto che fino a poche ore prima era stata lì , sempre a quel tavolo, una rottweiler di 2 anni e mezzo femmina. Oggi son tornata lì con Buddy, appena sceso dalla macchina non ne voleva sapere di andare verso i tavoli, poi, sempre col wurstel, c’è arrivato vicino. Ha nnusato e tutto bldanzoso ha fatto una bella pipi sui piedi del tavolo (il tavolo era fuori sull ‘erba). Cosa devo pensare? la rottweiler? o il tipaccio aveva addosso l’odore della paura che sicuramente i suoi cani hanno di lui? oppure?…… vorrei davvero capire

  9. Data la circostanza che lo scorso anno era morta una femmina drahthaar di 6 anni , sperando di lenire il dolore della signora che me l’accudiva ho acquistato una femmina della stessa razza di 5 mesi scegliendola da una cucciolata di 8 esemplari non iscritti. Una vola arrivata in “famiglia” dove coesistono altre due femmine di bracco tedesco e segugio, Kyra ha dimostrato poco dopo la fobia per le persone scappando in casa con la coda in mezzo alle gambe ogni qualvolta si avvicinava qualcuno. Con tanta pasienza ci sembrava di essere riusciti a convincerla che l’uomo non era il nemico da .cui scappare e che quantomeno avesse compreso che chi le stava vicino erano persone che mai avevano alzato le mani su di lei. Alla età di 15 mesi pensavo di avere trovato la nuova compagna di avventure, ma cos non è stato!!!
    Domenica mattina (18 agosto) il patatrac: portata in campagna per addestramento assieme alle altre due, alla comparsa di tre cacciatori ha peggiorato la sua fobia sparendo letteralmente dalla vista e sono state inutili le ricerche per tutto il giorno. Con una serie di avvisi siamo riusciti ad avere sue notizie nella tarda serata; lunedì siamo ritornati dove era stata vista ma nonostante i richiami e le ricerche, nulla da fare fino a ieri, quando un nuovo avviso ci informava dove si trovava e siamo riusciti a recuperarla e riportarla a casa. Ora è pelle ed ossa e mi sto rendendo conto di avere sbagliato quasi tutto nel suo “addestramento sociale”. Ho pensato di comportarmi così: per una quindicina d giorni, tenerla rinchiusa nel recinto (prima era libera di scorazzare per casa e dormire sul pianerottolo della scala!); portarle personalmente il cibo ad ora stabilita e non di lasciare la ciottola piena tutto il giorno; tra un’altra quindicina di giorni iniziare a portarla a guinzaglio tra la gente e per le strade del paese; riportarla in campagna con il guinzaglio lungo trascorso almeno un mese dall’evento.
    Intanto stamperò l’articolo pubblicato e lo farò leggere alla signora che l’accudisce in mia assenza!!!! Vi terrò informati sul prosieguo

  10. Contributo chiaro anche se un po’ sconfortante. . Tre anni fa ho adottato attraverso l’associazione Liberitutti un cane che allora aveva poco più di 7 anni con un passato di randagismo e poi 7 anni di canile. Pippo è un cane fobico grazie a alcuni mesi di terapia comportamentale (con psicofarmaci) e molta dedizione adesso è un cane normale con i familiari e la strettissima cerchia di amici e parenti. Con il resto del mondo contina il terrore. Spesso mi chiedo se Pippo sarebbe stato più felice rimanendo in canile, dove era accudito con cura e incontrava ben pochi umani. Inoltre mi chiedo se adottando una femmina adulta – non fobica – con cui farlo convivere il suo stato d’animo e il suo comportamento potrebbero migliorare. Saluti

  11. salve,
    ho letto l’articolo sulla fobia verso l’uomo e a questo riguardo volevo dei consigli per cercare di minimizzare questo disagio. espongo il mio problema: ho trovato tre cuccioli di cane nel terreno di mia proprietà. Hanno più di due mesi e hanno paura di avvicinarsi all’ uomo e di farsi toccare. ho pensato che siccome sono nati da cani randagi, anch’essi timorosi dell’uomo e non avendo avuto contatti con l’uomo nelle prime settimane di vita, hanno timore nell’avvicinarsi. io sto provvedendo a dargli da mangiare e quindi associano me al cibo (per questo quando arrivo scodinzolano e fanno per avvicinarsi, ma ad una certa distanza, che penso sia di sicurezza, indietreggiano). una dei tre è meno timorosa, infatti a volte si avvicina e si fa accarezzare ma rimane a terra immobile, gli altri due invece scappano. un’altra cosa secondo me, controproducente è che i cuccioli sono ancora in stretto contatto con i genitori poichè non posso essere sempre presente con loro. vorrei, se è possibile, dei consigli e metodi, su come fare; innanzitutto se conviene allontanarli da quel luogo e dai genitori, portandoli in un luogo frequentato da umani. Grazie

  12. Ciao! Secondo me esiste un altra motivazione per cui un cane, in particolare un cucciolo, diventa timoroso delle persone e, ahimé, ne sono stata una causa io… la sovrastimolazione. Avevo preso la mia Hovawart da 3 giorni, avevo scelto il weekend per poter passare più tempo con lei e abituarla al nuovo ambiente, ma il lunedì avevo facoltà e non potevo lasciarla da sola a casa per 9 ore, così l’ho portata con me (si, posso portare i cani a lezione… santo TAAEC xD). Ebbene, cucciolo calamita su tutti, atteggiamento che mano a mano si chiudeva e diventava sempre più riservato e pauroso. Non me ne sono accorta subito, anzi, me ne sono accorta tardi, ma devo dire di essere riuscita a recuperarla completamente in pochi mesi, grazie a lezioni mirate di socializzazione. Non mi ero mai resa conto che far conoscere troppa gente potesse portare problematiche!!

  13. Anche la mia Stella fa purtroppo parte della schiera di cani fobici, solo che lei(sta con noi da quando aveva 4 mesi)ormai ha 6 anni e pur essendo migliorata molto, continua ad avere un milione di fobie, soprattutto verso gli umani, invece con i suoi simili è super socievole. Io l’ho adottata tramite un’associazione che all’epoca mi disse che era un cane un pò timido e sapevo solo che l’avevano trovata in una specie di discarica con i fratelli ed altri cani adulti. Soltanto anni dopo ho saputo la verità: ossia che viveva in un branco di cani adulti ma tutti inavvicinabili in quanto terrorizzati dall’uomo, e così i volontari portarono via solo i cuccioli che essendo molto piccoli non riuscirono a scappare. Stella è sempre stata terrorizzata dall’uomo, anche da me e mio marito all’inizio, poi pian pianino ha preso fiducia fino a diventare un tutt’uno con noi e con i pochi eletti da cui si lascia avvicinare. Non è mai aggressiva, o scappa o se messa alle strette si mette la coda tra le zampe e trema tutta, sembra quasi che voglia sparire dalla faccia della terra. Ora, quello che mi preme dire è che noi eravamo alla prima esperienza con un cane e sinceramente per quanto adoriamo Stella, non è il cane adatto a dei neofiti, avrebbero dovuto prima aiutarla a superare le sue fobie e poi casomai darla in adozione, insomma per fortuna anche tu Valeria lo hai sottolineato in questo articolo che sarebbe meglio non dare cani così in mano a dei non esperti e tra l’altro senza nemmeno avvertirli. Io ormai adoro la mia Stella così com’è ma giuro che fino ad oggi è stato un percorso difficilissimo e lo sarà ancora finchè vivrà, noi ci siamo impegnati al massimo, però visto come sono andate le cose non so se ci fideremo ancora di canili e associazioni varie, perchè la vita con un cane così tremendamente pauroso è dura, noi non possiamo mai fare una passeggiata tranquilli in un parco o in altri posti visto che Stella ha paura anche dei posti nuovi ed è ingestibile essendo anche una taglia medio-grande. In pratica lei è felice solo a casa sua e per fortuna che abbiamo uno spazio esterno abbastanza grande per farla correre, ma non appena cerchiamo di portarla con noi da qualche parte diventa una pazza, ed ora che abbiamo anche un figlio di 5 mesi è diventato impossibile portare in giro entrambi, e sinceramente mi dispiace immensamente, non era questa la mia idea di vivere con un cane…Quando vedo gli altri con i loro cani a spasso, resto sempre un pò sconcertata per come sono normali, per come passeggiano contenti e felici quei cani, poi mi viene in mente che in realtà quelli sono cani normali e non la mia Stella, ormai sono così abituata che davvero mi sconvolge vedere come sia semplice per gli altri portare a spasso i loro cani. Tutto questo per dire che a volte i volontari per fare bene fanno peggio, bisognerebbe essere razionali e non farsi trasportare dal cuore, cani come la mia non vanno adottati da chiunque, anzi secondo me se l’avessero lasciata stare nel suo branco sarebbe stata molto più felice, invece con noi è felice a metà, perchè c’è sempre qualcosa che la manda nel panico e questa non è vita nè per lei nè per noi.

  14. Buongiorno Valeria,
    questo suo articolo mi ha colpita particolarmente, perché lo sto vivendo proprio ora.
    Noi abbiamo preso tre border collies in un allevamento.
    Prima di prendere questi ne abbiamo girati diversi,questo era uno dei migliori,e ne sono convinta,nonostante tutto.
    Uno dei cani che abbiamo preso aveva già 5 mesi, bellissima e dolcissima,ce ne siamo subito innamorate.
    Appena giunti a casa il disastro,mentre le altre due (60 giorni e sei anni) si sono abituate velocemente a tutto,l’altra si è mostrata terrorizzata da tutto:lenzuola,tovaglie,porte,macchine e soprattutto…persone!
    non si avvicinava a nessuno e si nascondeva in un angolo della casa o del giardino…
    Stiamo facendo con lei un lavoro certosino,costante e continuo,abbiamo ottenuto qualche progresso (non si fa toccare,nè avvicinare da nessuno che non sia della famiglia,ma almeno sta nella stessa stanza senza scappare via!),ma alle volte è molto frustrante!
    Abbiamo appena iniziato con il clicker training..ha paura anche del click.

    Non so cosa sia successo,pare che questo problema nella cucciolata lo abbia manifestato solo lei,l’allevatore dice di averla portata fuori più volte,ma io credo che non sia proprio così,ad ogni modo ormai non ha più importanza il perché,ora cerchiamo solo soluzioni,e stiamo lavorando per questo.

    una cosa che posso sottolineare è che si,la frustrazione è altissima,ma è vero anche che ogni piccola…anzi piccolissima (!) conquista è vissuta con enorme gioia!

    Al momento lenzuola,stoviglie,tovaglie e porte..non sono più dei mostri..e qualche bipede estraneo…beh..è tollerato 🙂

  15. E leggendo questo articolo mi rendo sempre più conto di quanti danni che Vicky ha inevitabilmente avuto trasmesso dalla madre (cagna randagia e inavvicinabile) sono stati sottolineati e quasi incoraggiati dai quegli “umani” che è stata costretta a incontrare e sopportare nei mesi più delicati della sua vita… (Vicky a 2 mesi era un amore e totalmente devota e affettuosa).
    Nonostante il lavoro duro e i miglioramenti Vicky porterà dietro di sè segni indelebili e la rabbia è che loro non pagheranno mai per tutto il male che le hanno fatto… seppur psicologico.
    Maltrattamenti? No assolutamente… Il danno di Vicky è stato appunto essere completamente isolata e ignorata!!!
    Nonostante tutto son sicura che se li rivedesse gli farebbe anche le feste… perchè lei riesce a perdonarli e io no? Perchè non si ci rende conto di quanto male possa fare a un cucciolo il menifreghismo, l’inesperienza e la poca considerazione???

  16. Grazie Valeria di questo articolo. E’ proprio il “problemino” (cane non impregnato, e fobia generica) che ha la mia Kaila, cane recuperata dalla strada alla tenera età di 40gg e che da 6 anni ha ancora paura di tutto… ma piano piano, grazie ai corsi di un comportamentalista (abitiamo in Francia), si sta calmando e sta imparando ad accettare ed ad avvicinarsi alle persone e agli altri cani…Non è mai troppo tardi, anche a sei anni c’è ancora speranza!

  17. Grazie Valeria per il tuo articolo, ancora più chiarificatore di quanto mi avevi già spiegato in altra sede.
    Ti avevo promesso notizie della piccola Raissa ed eccole qui: purtroppo dopo più di un mese che la tenevo in casa con me ho dovuto darmi per vinta in quanto ho ritenuto che la condizione in cui la tenevo non fosse il massimo, per lei.
    Raissa durante la mia presenza in casa era libera di girare ovunque ma non lo ha mai fatto, rimaneva sempre e solo sul letto, mi chiamava se doveva fare i bisogni e dovevo prenderla in braccio per farla scendere. Ma il problema non era sicuramente questo, anzi. Dormiva con me, e sul letto era un cane ‘normale’, amava farsi fare i grattini sul pancino ed anzi me li chiedeva a suon di musate. Ma fuori dal letto sembravo essere il suo nemico n°1! Le avevo quasi imposto una poltrona in soggiorno, portandocela di peso, come sempre, in modo che mi potesse vedere mentre facevo le mie faccende e si abituasse ad avermi intorno anche se, come mi avevi detto, la ignoravo totalmente… niente da fare. Negli ultimi giorni aveva cominciato a fare lo sciopero della fame, non ha mangiato per quattro giorni nonostante le presentassi prelibatezze di ogni tipo, non scendeva più nè dal letto nè dalla poltrona. Ho ritenuto, forse sbagliando, non lo so, di averla privata anche troppo dei suoi giochi con gli altri cani, della sua socialità. Io vivo sola e durante la mia assenza Raissa rimaneva fin troppe ore da sola. Ho ripiegato sulla soluzione che avevo già trovato prima di pensare di provare a recuperarla, ovvero quella di portarla in campagna da una mia amica che ha altri cani, a breve sarà raggiunta anche dal fratello che è in condizioni ancora peggiori di lei. Raissa dalla mia amica è tornata ad essere la cagnetta che era, gioiosa e con tanta voglia di giocare con gli altri cani. Non me la son sentita di imporle oltre la presenza umana che lei tanto teme. Non me la son sentita di imporle un mondo che la terrorizza così tanto. Non ho mai neanche provato a farla uscire in strada al guinzaglio, perchè non appena mi avvicinavo con il guinzaglio in mano tentava di mordermi. Un’impresa caricarla in macchina per portarla dalla mia amica.
    In fondo -mi son detta- che diritto ho io di decidere cosa è meglio per lei? Perchè devo imporle una casa che non vuole, una famiglia che non desidera. Ma il senso di fallimento rimane, anche se hai scritto a chiare lettere che a volte anche i più esperti non ce la fanno…

  18. Ciao Valeria! Come al solito il tuo articolo è interessantissimo, sto pensando di fare delle stampe degli articoli che mi interessano di più e raccoglierle in una sorta di vademecum pronto all’uso! Io e la mia famiglia abbiamo adottato Duca, un bracco italiano, 2 mesi fa. Lui proviene da una famiglia che non lo voleva più e quindi, per fortuna, non conosce il canile ma in compenso ha tutta una serie di comportamenti che io considero “strani” (non avendo mai avuto cani adulti). I primi tempi che lo portavo fuori si impauriva persino delle tende per le vetrine dei negozi, della barca appoggiata ad un sostegno (la vedeva enorme forse!)di rumori banali quali campane della chiesa, motorette, una volta ha abbaiato ad una figura in bronzo che rappresentava un alpino! Mi sembra che dopo 2 mesi sia migliorato molto ma ogni tanto continua ad abbaiare a persone normalissiche che incontriamo per strada… quando le vede le fissa negli occhi e una volta che siamo a stretta distanza abbaia come se fossere dei mostri pericolosi! Mi sono affidata ad una educatrice per l’educazione di base, speriamo poi di continuare con il miglioramento anche di tutti gli altri aspetti del suo carattere. Tutto questo per dirti che poi ho saputo che il cane la ex-famiglia l’aveva preso a 40 gg e che quindi di certo Duca non ha avuto il giusto insegnamento da parte della madre… e la famiglia l’aveva lasciato crescere senza cercare di “recuperare” in qualche modo le sue carenze. Infatti dopo 3 anni l’hanno dato via!

  19. negli ultimi due incontri la signora ha cominciato a introdurre i cani tutor ma col fine appunto di fare in modo che il cane impari a ignorarli e seguire la sua strada.non so quanti incontri ci manchino per finire,io suppongo 2/3…essendo un maschio la signora insiste che lo castri adducendo parte dei suoi problemi al livello di testosterone tra le altre possibili cause…essendo malato di cuore ( le ha tutte !) non posso operarlo e quindi gli sto somministrando la pillola e vediamo…
    ho visto che c’é una scuola che fa corsi per cani giovani mirati alla socializzazione di cani mi pare dai 6 mesi fino ai 18 mesi.mi stavo chiedendo se provare a iscriverlo lí ma temo di creargli solo confusione…

    • I cani tutor che intendo io sono esclusivamente quelli del protocollo creato da Claudio Mangini, che non hanno assolutamente nulla a che vedere con semplici cani socializzati o socializzatori. Il punto non sono “i cani”, ma è proprio il protocollo: se non viene seguito quello, non si dovrebbe parlare di “cani tutor”.
      Per ora sono molto poche le persone (quelle formate dallo stesso Mangini) in grado di seguire la procedura corretta: non so se l’educatrice che ti sta seguendo sia una di queste…ma se insiste per la castrazione direi proprio di no, visto che Mangini (come me) è assolutamente contrario alla castrazione per risolvere i problemi caratteriali.
      Per quanto riguarda le cosiddette “classi di socializzazione”…le fanno in tantissimi, ma ben pochi le fanno bene. E se son fatte male, procurano più danni che vantaggi. Ne ho parlato in questo articolo: https://www.tipresentoilcane.com/2012/08/13/classi-di-socializzazionecomunicazione-si-no-come-quando/

      • io non mi trovo in Italia, mi sono trasferita in Spagna da qualche mese.la scuola dove lo vorrei iscrivere segue un approccio cognitivo-emozionale : http://www.educan.es/doc/mail/divulgacion-cognitivo-emocional.pdf
        io ovviamente sono una profana, nemmeno a me la storia della castrazione convince,anche se vista la sua malattia é meglio non si riproduca e quindi ritengo che male non gli faccia..spero.
        Il loro approccio non mi sembra male e mi hanno parlato di questa scuola come la migliore in Spagna cosí come di questa signora, e chi mi ha passato queste info sono veterinari ( 2 differenti) a cui mi sono rivolta per un consiglio.
        essendo che da come ho letto nei tuoi articoli e da come leggo qui in Spagna, il mondo della cinofilia é davvero complesso e ” non – regolato ” quindi é difficile per una profana come me valutare cosa sia meglio. Mi han dato da leggere il libro di karen pryor che spiega appunto le varie tecniche di condizionamento-desensibilizzazione etc. molto interessante, eppure non basta.
        anch’io sono convinta che si possano trovare altre strade…e dei cani tutor ne ho sentito parlare, solo qui non so dove cercare e cosa cercare…

  20. cara Valeria, leggendo il tuo articolo vedo il mio caso che ora sto tentando di risolvere tramite una terapia con una comportamentalista. Il mio cane ha da poco compiuto un anno,l’ho preso in canile, mi avevano detto che avesse piú di 60gg,l’hanno raccolto per strada con la madre che era piccolissimo,insieme ai fratelli.io ho un altra cagnolona che ha 4 anni, equilibrata e tranquilla.Con lei va d’accordo, ci gioca, ma con gli altri cani invece é un continuo abbaiare quando non tenta di attaccare. non é sempre stato cosí, ad esempio dove abitavo prima ha imparato a fare amicizia con un cane della mia vicina che aveva pressapoco la sua etá e ci giocava con gusto appena poteva. peró con gli altri cani che non conosce e che incontra casualmente, l’atteggiamento é quello che dicevo sopra. La signora con cui ho iniziato da novembre questo percorso, mi dice che il cane non riconosce i segnali di calma che gli altri cani che incontra ed essendo un cane di piccola taglia ( meticcio di pincher ) parte con un attacco per difendersi, sentendosi evidentemente sotto minaccia.
    Alle volte fa la guerra all’altra cagnolona per le pappe, e ultimamente se il mio compagno si avvicina a me per darmi un bacio quando siamo sdraiati sul divano, parte tentando di morderlo : lotta per le risorse.
    La terapia peró comincia a dare i suoi frutti: il lavoro che stiamo facendo é quello di desensibilizzarlo, quindi quando sono fuori, comincio a riuscire a calmarlo,anche se per ora sto cercando di evitare il contatto con altri cani.
    L’unica cosa e motivo per il quale ti scrivo che volevo chiederti é se é vero che una volta desensibilizzato alla fobia degli altri cani, lui con gli altri cani non ci giocherá ma tenderá solo ad evitarli.
    A me piacerebbe che invece riuscisse a socializzare,ma secondo questa terapeuta il massimo del risultato che potremo conseguire é questo: l’ignorare la presenza degli altri cani. tu che dici,funziona davvero cosí?

    • Con la sola desensibilizzazione, sì: è difficile ottenere risultati migliori. Bisogna seguire altre strade. In un caso come il tuo sarebbero sicuramente preziosi i cani tutor.

  21. Ciao Valeria! Complimenti per l’articolo. La lettura mi ha ricordato, in alcuni passaggi, il mio cucciolo di otto mesi di bovaro del bernese. La “piccola” si chiama Asia, arriva da un allevamento serio, è munita di tutti i documenti ed ha frequentato un corso pupy. Nonostante ciò in alcune occasioni manifesta delle paure immotivate. I primi giorni in casa aveva paura di tutti i rumori, ad esempio macchine, autobus, tant’è che passava le sue giornate sotto una pianta. Fin da subito abbiamo socializzato il cane portandolo nelle esposizioni, a passeggio e nei luoghi affollati. Adesso le paure per i rumori forti sembrano accentuarsi, ad esempio se sente il suono di un auto parlante, o la musica alta in un centro commerciale tenta di scappare. Anche nei luoghi che non conosce tenta spesso la fuga, infatti nelle passeggiate in campagna non posso lasciarla senza guinzaglio. Con le persone è quasi sempre disponibile al contatto, ma adesso rifiuta di passeggiare nei posti affollati facendo resistenza passiva e si spaventa se alcune persone tentano di avvicinarla. Adora entrare dal veterinario, ma spesso ha paura ad entrare nei bar o nei negozi che non conosce.
    Da sempre ha paura dell’ombrello che si apre e delle grate sulle strade. Passa molto tempo a dormire sotto il tavolo della cucina. In alcune occasioni si spaventa se una persona si toglie la giacca,questa mattina è corsa sotto il tavolo perché ho spostato un tappeto. Fortunatamente adora giocare e rapportarsi con qualsiasi cane.
    Volevo chiedere se crescendo migliorerà e se è il caso di “forzarla” in passeggiate nei posti affollati, rumorosi e nuovi. Nelle occasioni in cui si spaventa solitamente la prendo in braccio e la faccio sedere in un luogo sicuro, perchè se no si strozzerebbe con il guinzaglio nel tentativo di scappare. Grazie e complimenti per il sito che leggo quotidianamente.

    • Otto mesi sono un’età delicata: insisterei nel portarla in giro per il mondo, ma non nel “forzarla” troppo. Meglio evitare i posti eccessivamente affollati. Ma soprattutto NON devi prenderla in braccio quando ha paura: così la rinforzi! Farla sedere va bene, prenderla in braccio no.

  22. grazie, Valeria per la chiarezza dell’articolo, questo passaggio mi ha fatto sorridere: ” Per esempio: il cane scappa a nascondersi terrorizzato quando la vicina di casa esce di casa? Facendo andare avanti e indietro la vicina per decine e decine di volte, il cane alla fine si renderà conto della sua innocuità e smetterà di avere una reazione fobica.”
    Il mio cane scappa terrorizzato quando incontra la vicina, perché la megera lo ha preso a scopate quando aveva tre mesi e probabilmente gli ha assestato anche qualche calcio, tenta di incendiarlo con la cenere della sigaretta, ha cercato di intossicarlo spruzzando tonnellate di spray per ambiente sotto la mia porta di casa e fa altre carinerie del genere, tra le quali lasciare apposta il cancello aperto non appena lo vede in giardino, nella speranza che scappi e vada sotto una macchina.

    • scusa, non dico denuncia, ma io un esposto lo farei. spruzzare insetticida sotto la porta, con te presente, non è “solo” una minaccia al cane, ma anche per te. cioè, il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i carabinieri ma quando si parla di intossicazione si muovono anche se malvolentieri

    • Antonella, il mio esempio si riferiva a vicini di casa umani. Tu hai per vicina una strega (anzi, no: pure io so’ strega, ma una collega del genere la disconosco!), una megera, una vera Stronza con la Esse maiuscola: più che parlare di abituazione, con una così, parlerei di denuncia.

  23. Articolo interessantissimo, una revue storica e datata di quanto si pensava negli anni ’70 rispetto alla nosografia legata all’sps (comprese le tecniche riabilitative) … Vorrei ricordare alla redazione che sono passati circa 40 anni, con tutto il rispetto in questi anni non sono cambiate solo le automobili e la composizione della Coca-Cola. Sarebbe, a mio parere, necessario, che una donna studiosa come lei, aggiornasse la sua bibliografia anche rispetto all’eziologia della malattia. Gli stessi autori di allora, quelli dei quali lei cita attraverso una sorta di copia incolla tra Pageat, De Hasse, Overarll (senza citare la bibliografia di rifermento) hanno lo hanno fatto e lo stanno facendo da tempo, rivisitato moltissimi dei concetti da lei espressi.

    • I copia-incolla si chiamano “citazioni”, comprensive del nome dell’autore. Le bibliografie non le metto mai proprio perché non faccio alcun copia-incolla, ma mi limito a dire “Tizio la pensa così” o “Caio dice cosà”…dopodiché parlo di ciò che ho sperimentato personalmente e che ho trovato più o meno funzionale, e non di ciò che è “di moda” al momento.
      Quello che ho scritto l’ho fatto e ha funzionato: in quarant’anni possono essere cambiate tante cose, ma di certo non sono cambiati i cani. E’ vero, in alcuni casi sono cambiati gli autori, che stranamente hanno scoperto misteriose patologie tutte curabili a botte di Prozac. La cosa, mi perdoni, non mi interessa. Io continuo a parlare di ciò che so che funziona: i successivi voltafaccia volti a sistemare tutto con gli psicofarmaci, non per convinzione ma per “convEnzione” con le varie case farmaceutiche, non mi interessano perché non funzionano.

  24. Mais,la mia grande, è nata in canile (Muratella), erano undici cuccioli, mi hanno detto che lei era quella “diversa”: la più piccola, la più lupesca (con le macchie del setter oltre alla pezzatura nera degli altri), la più riservata. In linea teorica l’impregnazione c’è stata – e forse anche discreta, visto che a quanto ho capito gli altri erano a posto. A quattro mesi è stata adottata e dopo 40 giorni riportata indietro perché “malata” (faceva pipì in casa; in effetti ha smesso a un anno e mezzo). Quando aveva circa otto mesi l’abbiamo presa noi. Con Mais è stata una lotta: mesi di manipolazioni per riuscire a toccarla (anche mettere il collare era un “lavoro”) o a spazzolarla. Grande lavoro con l’educatore, che la conosceva dal canile. Lentamente la situazione è migliorata, in famiglia i problemi sono passati del tutto (ha aiutato anche l’arrivo della seconda, la bracchetta pazza e svampita che è il suo esatto opposto: ama tutti). Però Mais non ha alcuna simpatia per le persone in generale e odia gli estranei in particolare, specialmente se sono senza cane. All’inizio tremava, coda tra le gambe, e si andava a nascondere. Poi abbiamo lavorato sull’autostima e così lei ha smesso di tremare e ha cominciato prima ad abbaiare e dopo a far sentire i denti sulle caviglie. È territoriale da morire (però se hai un cane sei ammesso alla sua corte). Nessuno può rivolgerle la parola, per strada non si può avvicinare nessuno; in campeggio la piazzola è sua; al bar o al ristorante mette in fuga i camerieri sbucando da sotto il tavolo, ringhiante e a denti spianati. Siamo riusciti a desensibilizzarla al citofono e al campanello, ma il punto è che se dietro la porta c’è qualcuno che non le piace sono cazzi. Però ci sono occasioni in cui torna a sembrare (oltre che a essere) il cane pauroso dei primi tempi: al campo, per esempio, se ci sono molte persone che la circondano o che si muovono intorno a lei, si stressa talmente tanto che a volte va in diarrea. L’educatore dice di Mais che è uno dei cani più chiusi che abbia mai conosciuto.
    Ora ha sei anni e io credo ancora possibile qualche piccolo miglioramento. Ma so che lei non sarà mai tranquilla e serena con le persone e me la tengo così, perché lei è il mio cuore. Che fatica però…

    • Come ti capisco….vivo da 3 anni e mezzo con Sami, preso a 3 mesi da una canara che viveva in una cascina della Brianza, tenuto a casa per un mese perche’ senza vaccino a detta del mio veterinario……ti lascio immaginare la prima uscita…..anche noi abbiamo fatto tanti percorsi, cambiato vari educatori e veterinari, nell’ultimo anno abbiamo usato la fluoxetina che, durante l’assunzione, aveva dato buoni risultati ma ora, svezzato da due mesi, e’ rimasto poco. Per cui vai di clicker, ttouch, fiori di bach. Adesso poi, periodo di petardi e miccette, uscire e’ un incubo maggiore…..la vita non e’ sicuramente facile, ma anche io lo amo tantissimo, lui a casa e’ bravo, sia con la cagnolina che con il gatto, fuori e’ quasi ingestibile in certi momenti. Anche io come te non mollero’ mai….

  25. Quando avevo 9 anni i miei genitori (degli sciuri tremendi perdipiù orrendamente incoscienti) mi regalarono un cucciolo di 40 (sigh) giorni. Glielo millantarono per “incrocio labrador-maremmano ma raggiunse le ragguardevoli dimensioni di un cocker (e meno male!!)..
    Ebbene costui era un serial killer di signore.
    Era paciosissimo coi bambini (mio fratello ha mosso i suoi primi passi aggrappato al suo collo), amichevole con gli uomini e con gli anziani e tranquillo con le donne purchè non fossero signore sulla quarantina\cinquantina belle in carne. In quel caso gli partiva l’embolo e le aggrediva. Non le aggrediva per paura il suo atteggiamento era più “predatorio”.
    Ne morse 4, per fortuna non gravemente ma con le conseguenti conseguenze legali, prima di essere regalato al più classico dei “signori che abitano in campagna”.
    …E fu così che i miei genitori finirono di traumatizzarmi.

    é la storia che racconto sempre quando qualche animalista col piglio inquisitorio mi chiede “perchè hai comprato il cane in allevamento anzichè prenderne uno abbandonato in canile?!”

  26. Che articolo interessante! Grazie! mi ha fatto ricordare Blu, un cagnolino che quando avevo 19 anni avevo preso perche` altrimenti lo avrebbero soppresso. Nessuno sapeva come fare, lo abbiamo allevato basandoci solo sull`istinto, cercando di fargli conoscere altri cani, nuove persone cercando di rendergli la vita il piu` normale possibile. Era cosi` piccolo…dormiva con me e avevo paura di schiacciarlo nel sonno per cui per due mesi non ho dormito io. Poi per fortuna invece che “sotto la pancia” (la mia) si e` messo a dormire “sulla pancia” e allora apotevo dormire anche io. E` diventato un cane socievole sia con gli altri cani che con le persone ma deve essere stato un miracolo perche` nessuno conosceva neppure le piu` elementari regole su come allevare un cane. E` vissuto con noi 14 anni, un membro importante della famiglia e ancora manca a tutti, per la sua allegria, la capacita` di inventarsi giochi nuovi, la sua dolcezza.

  27. Grazie dell’articolo Valeria, in alcune cose ho rivisto il mio golden cucciolo e le sue paure, io ho avuto la fortuns di essere aiutato dal mio yorkie, che aveva 11 anni quando il golden e’ arrivato a casa, da lui ha assorbito moltissimo(anche alcune cose negative), ed ha superato quasi tutte le sue paure(e’ rimasta quella del vento e del temporale), tutt’ora che ha 2 anni mi accorgo sempre che monitorizza sempre dove sia lo yorkie e di quello che stia facendo.
    Insomma adesso mi ritrovo un golden terrier ah ah ah

  28. Signora Rossi, ancora una volta, complimenti per la sua abilità di divulgatrice. Grazie.

    Questo è un’articolo perfetto per una giovane sciuramaria (“gekrassel” munita) che ho avuto la sfortuna di incontrare tempo fa. Purtroppo, sono certo che anche il tempo di convincerla a leggerlo, sarebbe tempo sprecato.

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