venerdì 4 Ottobre 2024

Cani e bambini, istruzioni per l’uso

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – Ne avrò già parlato un miliardo circa di volte, ma il terribile fatto di cronaca di questi giorni mi invita a ribadire alcuni punti essenziali.
Premetto che il fatto di cronaca non deve far tremare di paura chiunque possegga cani e bambini. E’ stato un terribile, angoscioso incidente: e non è che se c’è un incidente d’auto ci mettiamo a tremare ogni volta che ne vediamo una… o che pensiamo di mandare la nostra dallo sfasciacarrozze.
I casi di cani che mordono (e talora uccidono, purtroppo) un bambino sono rarissimi (immensamente più rari degli incidenti stradali). Fanno ovviamente molto scalpore, anzi choccano chiunque abbia un minimo di sensibilità… ma restano casi rari: e sono quasi immancabilmente riconducibili ad errori umani.
Basta non commetterli, questi errori, e non succederà mai nulla di male ai nostri figli.
Ecco quindi un piccolo decalogo, dettato semplicemente dal comune buon senso:

1 – Bambini piccoli e cani NON si lasciano giocare da soli, senza la sovrintendenza di un adulto.
Punto.
Chiunque ignori questa norma di semplice buon senso fa correre seri rischi al bambino.
Possibili eccezioni si possono valutare solo quando si tratta di cani e bambini “di casa”, che fanno parte dello stesso “branco”, che si conoscono alla perfezione e che sono stati entrambi educati a rispettare l’altro.
Un bambino sconosciuto al cane NON si lascia da solo con lui, neppure se il cane è microscopico: un morso in faccia può essere devastante anche se arriva da un chihuahua;

2 – Il cane di casa non è “automaticamente” il cane dei bambini di casa, se non si permette loro di interagire
Spesso di legge di cane che ha morso “il padroncino”… per poi scoprire che il cane stava relegato in giardino (magari alla catena) e che il bambino lo vedeva (forse) passare al mattino quando andava a scuola. Ma che rapporto può esserci, tra i due? Per quel cane il bambino è un completo estraneo!

canbimbo23 – I cani non vanno considerati come se fossero esseri umani. In particolare, bisogna ricordare che non sono né “buoni”, né “cattivi”.
Sono cani. E il cane non ha un senso morale, non ha una cultura, non ha leggi. E’ un animale e si comporta secondo il proprio etogramma. Si comporta anche secondo l’educazione che ha ricevuto… ed esistono indubbiamente razze (o tipologie) più o meno reattive, più o meno possessive, più o meno mordaci… ma tutti i cani sono tendenzialmente “buoni”, dal punto di vista morale (nostro). Purtroppo anche il cane più dolce del mondo, in certe condizioni, può mordere.
Dire “ho lasciato mio figlio da solo con quel cane perché so che è buono” non ha alcun significato, perché il cane può reagire mordendo a un’infinità di stimoli: il dolore (vedi tirate di coda, dita negli occhi e altre cose che i bambini piccoli a volte compiono in assoluta innocenza – perchè neppure loro hanno ancora ben chiaro i concetti di  “giusto” e “sbagliato” – ma che fanno male lo stesso); la difesa del cibo, o anche solo di un oggetto (palline, ossetti & C.); fraintendimento di atteggiamenti amichevoli/giocosi che il cane scambia per minacciosi; suoni che lo infastidiscono (i bambini strillano spesso e volentieri) eccetera eccetera.
Un cane che morde perché ha sentito fastidio e/o dolore è “cattivo”?
Ma neanche per idea: è un cane! Che, ricordiamolo, non ha nessunissima arma di difesa al di fuori dei denti. E quindi usa quelli.

canbimb24 – A partire dai tre anni circa, il bambino è in grado di imparare a rispettare il cane.
Quindi gli vanno impartite, e vanno anche fatte rispettare, le seguenti regole:

– il cane non va disturbato quando mangia, né quando dorme;
– non si fa male al cane per nessun motivo al mondo: non si tirano orecchie e code, non si infilano dita negli occhi, non si morde il cane (i bambini piccoli spesso lo fanno);
– non si mettono le mani in bocca al cane, neppure per esaminargli i denti;
– non si toglie nulla di bocca al cane, cibo o giocattolo che sia. Se è il cane a rubare un giocattolo del bimbo, si chiamano i genitori;

– non si usa il cane come cavallo, saltandogli in groppa. Neppure se è davvero grosso come un cavallo;
– non si corre e non si strilla mai davanti a un cane sconosciuto;
– i cani sconosciuti non si abbracciano e non si “aggrediscono”per coccolarli, ma si approcciano educatamente, arrivando di lato e non di fronte, facendosi prima annusare una manina e poi, se il cane mostra di gradire, facendogli eventualmente una carezza sul collo o sul petto, non sulla testa


Tutto questo non ha niente a che vedere con l’amore: è pura e semplice educazione, ed è un’educazione salvavita (o almeno “salva-da-possibili-morsi” più o meno seri).
Che il bambino adori il cane o che lo sopporti a malapena, che gli stia sempre appiccicato o che lo ignori per la maggior parte del tempo, queste regole vanno rigorosamente rispettate, sempre e comunque.
Se non sapete bene come spiegarle al bambino, leggete questo articolo.

5 – I bambini non devono MAI avere paura dei cani
Le regole di cui sopra NON vanno spiegate urlacchiando “non toccarlo che ti mordeeee!”, o simili. I bambini devono considerare i cani come amici, non come pericolosi spauracchi. I genitori cinofobi sono spesso i primi responsabili degli incidenti che succedono quando il bambino strilla e scappa davanti a un cane (logica conseguenza dell’averlo terrorizzato)… e al cane salta fuori l’istinto predatorio.
Se il bambino (caso raro) ha paura spontaneamente, senza che siano stati i genitori ad inculcargliela, bisogna subito correre ai ripari e pensare a una terapia: perché questo può salvare il bambino da un morso. I bambini che hanno paura dei cani sono le vittime più frequenti di morsi;

6 – I bambini non vanno presi in braccio all’apparire di un cane
Non solo per evitare di spaventare il bambino, ma anche perché il “tiragli via da sotto il naso” qualcosa che lo incuriosiva fa scattare nel cane il desiderio di raggiungerlo e magari afferrarlo per studiarlo meglio. La stessa cosa vale per i cani piccoli: tirarli su di peso stimola il predatorio del cane a terra.
Un’infinità di incidenti è causata da questo comportamento tanto istintivo quanto rischioso.
Se un cane sconosciuto si avvicina a un bambino, frapponiamo il nostro corpo tra bimbo e cane e proteggiamolo così, non prendendolo in braccio: anche perché un cane che pesi più di tre chili, se si alza in piedi sui posteriori o saltando, a mordere ciò che teniamo in braccio ci arriva.

canbimbi17 – I cani vanno socializzati con i bambini
Subito, fin da quando sono cuccioli piccolissimi, devono vedere bambini, interagire con loro, giocare con loro (sotto la sorveglianza degli adulti, che vigileranno affinché il bambino non traumatizzi il cucciolo). Se non incontrano bambini durante il periodo della socializzazione (dai due ai quattro mesi), i cani non capiscono cosa siano. Non sono in grado di identificarli come piccoli umani. A volte ne hanno paura, altre volte possono considerarli come prede.

8 – I cani vanno educati a rapportarsi in modo gentile con i bambini
Non si deve dare per scontato che il cane lo farà, accecati dalla retorica del “migliore amico dell’uomo”: certo che il cane è nostro amico… ma gli si deve proprio insegnare ad essere delicato e rispettoso con i piccoli umani, perché lui non è in grado di capire che sono piccoli, che sono delicati, che sono fragili.
Ovviamente, se mai dovesse capitare che ringhi a un bambino (non per gioco, cosa normalissima, ma sul serio), gli si deve anche chiarire subito che questo è un assoluto tabù. Anche quando ha ragione il cane. In questi casi saremo anche un po’ ingiusti, ma il gioco – ovvero, l’integrità fisica dei nostri figli – vale la candela).

9 – Quando il cane non sta bene, i bambini devono lasciarlo in pace.
Il cane malato è irritabile e di cattivo umore, esattamente come noi. Un bambino che gli rompe le scatole può farlo reagire anche se è sempre stato “buonissimo”. Quindi, bambini alla larga finché non sarà guarito.

canbimb510 – I cani per strada liberi NON CI DEVONO STARE
Il guinzaglio è obbligatorio per legge: il fatto che poi in Italia le leggi vengano bellamente ignorate non è una scusante. Non è che “siccome lo fanno tutti”, dobbiamo farlo anche noi: noi siamo comunque tenuti a comportarci da persone civili.
Anche il cane più educato/addestrato del mondo, in città, deve essere tenuto al guinzaglio. Anche quello piccolissimo, anche quello “buonissimo”.
Se poi sappiamo già che il nostro cane è mordace, specialmente se non sopporta i bambini, è caldamente consigliabile usare anche la museruola quando lo si porta in luoghi pubblici. Non muore, state tranquilli: in compenso eviterà di far morire qualcun altro, o quantomeno di mandarlo all’ospedale.

Potrà sembrare strano, ma basterebbe rispettare questi pochi punti per evitare almeno il 90% degli incidenti più o meno gravi che coinvolgono cani e bambini.
Perché una cosa è certa: i cani non “impazziscono”, quando mordono qualcuno (a meno che non abbiano la rabbia, malattia degenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale e quindi provoca una vera e propria “pazzia”: ma la rabbia in Italia è scomparsa da anni). Il cane che morde ha sempre una motivazione per precisa, che magari noi non riusciamo a capire ma che per lui è assolutamente logica e sacrosanta.
Cerchiamo di evitare che queste motivazioni siano indotte da nostri errori: basterebbe e avanzerebbe questo perché non ci fosse più così tanto materiale da cronaca nera.

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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8 Commenti

  1. Fortunati i bimbi che crescono assieme ai cani. Crescere col cane, vuol dire condividere le proprie giornate, uno accanto all’altro ( niente cani nei recinti, che vedono il bimbo pochi minuti al giorno) . Stà agli adulti, insegnare al bimbo, il rispetto di poche regole atte a rendere la convivenza sicura, perchè il cane resta un animale, ma è un animale che vive in branco, in questo caso la famiglia umana, è rispetta le gerarchie che l’adulto gl’insegna. Parola d’ordine? RISPETTO

  2. Anche io sono giovane, ho 23 anni, ma queste regole e ho sempre avute, non mettere le mani nel cancello di un cane, non toccare un cane non tuo senza il padrone è senza il permesso, non disturbare un cane se mangia, e se il cane non è tuo non disturbarlo proprio a prescindere, x strada non abbracciare i cani, non urlare e correre davanti ai cani, non fare male al cane, tutte cose ovvie…i miei genitori non è che fossero cinofili professionisti, ma queste erano regole a prova di idiota. Da piccola ero molto amica con una bimba che viveva con due Leonberger, due dogue de Bordeaux e svariati cani che stavano lì in pensione ( i suoi avevano una grande tenuta con una pensione x cani). Ero lì un giorno sì e l’altro anche per diversi anni, e ne siamo uscite entrambe incolumi. Ma ricordo perfettamente che era vietato tassativamente prendersi troppe libertà con i cani,ed era giusto così! Oggi c’è un atteggiamento schizofrenico nei confronti del cane, da una parte mamme e papà isterici, iperprotettivi e ipocondriaci che fulminano i cani a dieci chilometri, dall’altra dei genitori incoscienti che permettono ai bambini di lanciarsi sui cani,anche sconosciuti perché ‘i cani son tutti bravi coi bambini’. E poi l’odiosa attitudine a considerare qualunque cane un balocco x il proprio bambino, qualunque cane x strada deve acconsentire a subire le attenzioni del pupo o quelle dei genitori per il loro trastullo, perché è un cane ed è come se fosse a disposizione di tutti…. Quello che è successo è orrendo,anche perché è la fotocopia di quanto successo a Roma

  3. Bah, io sento di saperle tipo… da sempre, queste regole. E non è che sono vecchia: ho vent’anni. Ma mio padre, da bravo cacciatore, ha vissuto tutta la vita con i cani, li ha amati, rispettati, conosciuti e lo ha insegnato a me. Da piccolissima giocavo tranquillamente con i cagnoni, senza far loro del male, e nessuno di loro mi ha neppure mai ringhiato… mia madre, invece, è cinofobissima e impazziva di rabbia ogni volta che papà mi permetteva di coccolare un cane (anche perchè lei è ancora convinta che i cani “portano le malattie” e “impazziscono e mordono”).

  4. mi permetto di aggiungere che basterebbe un corretto uso della materia grigia, che tanto vantiamo di possedere, per evitare moltissimi spiacevoli o drammatici incidenti.
    magari non tutti, ma già evitare un dramma ,come l’ultimo accaduto, sarebbe una grande vittoria per tutti noi cinofili.
    perchè ci siamo ridotti a comportarci secondo un” decalogo” o regole imposte e non siamo più in grado di usare un minimo di buon senso????!!!

    • Il buon senso è merce rarissima, ora l’educazione è “out” e se sgridi un minore sei un maltrattatore sadico. Quando ero piccola io (più o meno nel mesozoico) queste erano regole “che si sapevano e basta”, senno’ erano guai.

    • Ho pensato anch’io la stessa cosa, mi sono fatto la stessa domanda e non sono riuscito a darmi una risposta semplice. Il rischio della semplificazione e’ quello di ridursi a uno schieramento su due fronti: il buon senso e’ meglio di tutte le regole e i decaloghi di questo mondo e bisogna recuperare uno stato naturale da un lato e tutti hanno bisogno di essere “educati” da qualcuno che sa cosa e’ meglio per noi dall’altro. Anche se contrapposte, sono entrambe visioni idealizzate e forse sono contrapposte proprio per questo.

      Da qui in avanti confesso di aver scritto, riscritto e cancellato il resto del commento non so piu’ quante volte perche’ il discorso inevitabilmente si allarga e richiederebbe qualcosa di piu’ di un commento a un articolo per essere comprensibile. Alla fine, la risposta alla domanda:

      “perche’ ci siamo ridotti a comportarci secondo un “decalogo” o regole imposte e non siamo piu’ in grado di usare un minimo di buon senso?”

      nella mia testa si e’ formata, mi e’ ben chiara ma non riesco a riassumerla neanche in una battuta con tutti i limiti che ne deriverebbero. Se proprio proprio dovessi provarci, direi che il buon senso cosi’ come lo intendiamo noi, in realta’ e’ frutto di conoscenza acquisita con l’esperienza diretta, ma questa si matura in tempi biblici, diciamo che ci si cresce a cominciare da bambini. Il discorso cambia quando l’esperienza non c’e’, non si puo’ rivivere un pezzo di vita per farsela e quindi il decalogo non e’ l’occasione per mettere ordine nelle proprie conoscenze ma la necessita’ di sopperire con qualcosa che si spera funzioni, anche se in modo un po’ schematico, all’esperienza mancante.

      Con questo non ho risposto alla domanda sul perche’, ma solo preso spunto per un’altra domanda: il decalogo funziona? E qui la risposta potrebbe essere “ni”, cioe’ si’ se lo si prende come spunto iniziale per cominciare ad orientarsi, no se lo si prende come il compendio dello scibile umano.

      Il rischio insito nel decalogo – di qualunque decalogo – e’ che chi lo legge pensi “questa cosa l’ho capita, adesso so quello che c’e’ da sapere, ho il decalogo del cinofilo, quello del bravo genitore l’ho gia’ letto settimana scorsa, prendo un cane per mio figlio e se litigano li porto tutti e due dal comportamentalista che lui sa e per una modica cifra mi sapra’ dire che li devo ignorare, come c’e’ scritto al punto due del decalogo del bravo comportamentalista che ho trovato su internet”.

      E’ un rischio che comunque vale la pena di correre ogni volta che il decalogo e’ meglio di niente.

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