di ERNESTO DE SANCTIS – Abbiamo visto la scorsa settimana il lavoro aerobico e la sua importanza in un contesto di allenamento del nostro amico a 4 zampe.
Oggi vedremo un altro meccanismo di produzione energetica, anch’esso estremamente importante: il lavoro anaerobico lattacido.
Si definisce lavoro anaerobico lattacido il meccanismo di produzione energetica (ATP) ottenuto in assenza di ossigeno e con produzione, in qualità di scarto metabolico, di acido lattico o per essere più precisi Lattato.
Come abbiamo visto nella precedente puntata l’intensità del lavoro è inversamente proporzionale alla durata, succede così che durante sforzi molto intensi il sistema cardiovascolare non sia in grado di garantire ai muscoli la quantità di ossigeno sufficiente per creare ATP, la cui produzione, quindi, è espletata in assenza di ossigeno attraverso vie metaboliche alternative.
Queste ultime garantiscono una rapida creazione di energia ma il meccanismo è limitato nel tempo, ovvero il lavoro anaerobico lattacido è indicativamente compreso tra i 30” e i 3′ di esercizio ad alta intensità.
Come detto precedentemente la creazione in ambiente anaerobico di ATP comporta la produzione di lattato, quando lo smaltimento organico di quest’ultimo non tiene il passo alla produzione dello stesso, il lattato si accumula nel sangue e nei tessuti, questo accumulo genera l’affaticamento muscolare e di conseguenza il calo della performance.
L’allenamento per un cane che dovrà sottoporsi a una gara richiedente uno sforzo di tipo anaerobico latticida, tipo uno sprint di 50” ad esempio dovrà essere mirato ad abituare il cane a lavorare con alte quantità di lattato, quindi migliorare tutti i meccanismi di smaltimento dello stesso, per fare ciò si può lavorare in 2 modi: o un lavoro continuo in prossimità della soglia anaerobica o picchi di lavoro brevi ma molto intensi con recuperi ridotti ripetuti nel tempo.
Il concetto di soglia anaerobica è importante perché consente di finalizzare correttamente l’allenamento, fondamentalmente la soglia anaerobica è l’intensità di lavoro tale per cui il lattato prodotto durante l’esercizio è maggiore di quello smaltito, provocando così l’accumulo. E’ un valore soggettivo da individuo a individuo in base alla genetica, al livello di allenamento, all’età dell’atleta.
Diciamo che un cane poco allenato avrà una soglia bassa, quindi produrrà accumulo di lattato anche a basse intensità di lavoro, mentre un cane ben allenato avrà una soglia anaerobica più alta quindi l’accumulo di lattato si avrà in conseguenza di carichi di lavoro ad intensità molto elevate.
L’eccesso di lattato viene smaltito nel giro di qualche ora dall’organismo che lo riconverte tramite via epatica in glucosio che viene riversato nel torrente ematico.
Anche questo tipo di allenamento va dosato, intervallandolo a giorni di riposo/recupero.
Il recupero è una caratteristica individuale del soggetto e varia in funzione del grado di allenamento e dell’età, sta ad un handler esperto determinare il necessario tempo di recupero del proprio cane.
Questa rubrica è realizzata grazie al contributo di DogPerformance
l’ho letto alcune volte per capirci qualcosa, mi sa che il mio neurone ha una soglia anaerobica piuttosto bassa! scherzi a parte, vorrei chiederle se -e nel caso come- l’alimentazione può influire nella capacità dell’organismo di “smaltire” il lattato.