Quando ho letto quali baggianate ha scritto Davide martedì scorso, ho deciso di scrivere il mio contro-articolo perchè ritengo importante precisare che l’apprensione di mio marito NON rappresenta il pensiero di “Ti presento il cane”, bensì esclusivamente la proiezione esteriore del suo contorto mica-tanto-subconscio.
Partiamo da un presupposto: Davide ha paura di TUTTO. Se usciamo con i cani senza guinzaglio, in aperta campagna con visuale libera a 800 metri e senza strade, ferrovie, altri cani, pterodattili o altro… lui ha comunque paura che i cani scappino.
I nostri cani, che (forse presuntuosamente) reputo sufficientemente addestrati da tornare al richiamo (per lo meno, prima di aver percorso 800 metri!).
Sono dei rottweiler, una border collie e un chihuahua: non esattamente le razze più inclini a partire a caso dietro al capriolo, al cane estraneo o al ciclista; per il rottweiler è fatica, il border passa tutta la passeggiata a controllare che il gruppo resti unito, e il chihuahua non vede cosa succede manco a un metro, perchè è più basso dell’erba.
Insomma, Davide riesce comunque a stare in ansia.
E sta in ansia se andiamo con i cani in giro al guinzaglio.
E sta in ansia se andiamo in giro con i cani in automobile.
Riesce a stare in ansia persino se lasciamo liberi i cani in giardino, tanto che ha sempre fretta di farli rientrare dopo i bisognini, senza manco lasciarli giocare un poco.
Non parliamo di – ORRORE! – lasciarli in giardino DA SOLI. Mai e poi mai, e se ce li rubano?
Ecco, mio marito è leggermente patologico.
Ma vi sarete accorti pure voi, leggendo le precedenti righe, che se assecondassimo sempre le sue ansie i nostri cani vivrebbero in casa sul divano, uscendo solo in giardino per fare i bisognini, e pure in fretta.
Ecco perchè ogni giorno gli dico di farsi furbo e di avere più fiducia nei nostri cani e nella loro capacità di adattamento, e lo stesso vale per l’affidamento del cane a una terza persona. Fermo restando, ovviamente, che questa terza persona andrebbe sempre scelta con minuziosa oculatezza, essa rappresenta per il cane un’occasione per spezzare la routine, sviluppare eustress e superarlo, adattarsi ad una situazione nuova, crescere.
Quando lasciamo il cane per andarcene in vacanza, mettiamo da parte i sensi di colpa e ricordiamoci che lo stiamo aiutando ad aprire la mente e sviluppare nuove prospettive.
Quindi siate meno “davideschi” ed affrontate la separazione a testa alta: quando sarete al mare e vi tufferete in un’acqua a primo impatto gelida, ma che dopo un breve accilmatamento troverete piacevole e tonificante saperete che, anche se lontano da voi, il vostro cane starà facendo esattamente la stessa cosa.