venerdì 10 Ottobre 2025

L’inCANpetente

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incanpetente2di MARCO CARUCCI –  Io non mi intendo di cani…
“… e allora come mai ne hai tre?” mi sento chiedere in continuazione: ora, posta in questi termini, la domanda è metodologicamente scorretta perché sottintende, errando, il sussistere di una correlazione diretta tra il copioso possesso e la piena cognizione. Il che equivarrebbe ad affermare, tout court, che un poligamo è uno che capisce le donne.
Dunque io, per strada, ad un’occhiata superficiale, posso anche sembrare un musher metropolitano che porta a sgambare la muta; però intendersene, di cani, è tutta un’altra cosa.
Ad un qualsiasi, minimamente attento, osservatore esterno, infatti, non può sfuggire che, lungi dal governare il mio minibranco, io ne sono posseduto non meno di come Linda Blair ne “L’esorcista” è preda del demone Pazuzu.
Invero ho qualche attenuante a mio favore, specie in riferimento al palese squilibrio morfo-ponderal-sessuocaratteriale del terzetto: due bassotti di sesso femminile (una a pelo duro, una a pelo liscio) ed un meticcio di cane corso maschio non costituiscono un drappello particolarmente omogeneo e coeso, sia negli intenti sia nelle modalità di perseguire gli stessi. Mi organizzo preventivamente impugnando, con una mano, le maniglie dei guinzagli delle due piccolette, con l’altra, quello del bestione. Il risultato è che, a seconda delle movenze – del tutto imprevedibili in quanto irragionevolmente emotive – di ciascuno dei tre amici, passo dal trovarmi completamente avviluppato nei guinzagli come in un inestricabile groviglio di liane della foresta tropicale, all’assumere, poco dopo, piantato in mezzo al marciapiedi a braccia spalancate, strattonato come sono in direzioni diametralmente opposte, una spiccata rassomiglianza con la statua del Cristo del Corcovado.

incanpetente_logoDoverosa ed indispensabile decisione, allora, è quella di frequentare un corso di addestramento: livello base, giusto per cominciare ad apprendere i più elementari rudimenti di gestione del cane, primo gradino di una scala culturale volta, questo è l’auspicio, a farmi raggiungere l’empireo della piena conoscenza tecnocinofila.
Scopro ben presto che gli addestratori professionisti, con il conseguimento del diploma Enci, adempiono ad una precisa mission: quella di smascherare impietosamente la completa inettitudine di noi “normali” padroni di cane.
Mi si presenta infatti questo signore, dall’apparenza innocente, al quale, del tutto inspiegabilmente, i cani rivolgono subitanea attenzione e simpatia; eppure li tratta con sbrigativa fermezza, pasturandoli con pezzettini di wurstel di qualità dozzinale quando a me, che di regola li vizio come sibariti fornendo bistecche di polpa sceltissima, non prestano alcun riguardo; e li guardo, i maledetti, mentre, senza esitazione alcuna, si accucciano, si rialzano, trotterellano, si fermano, riportano, lasciano, saltano, strisciano: in totale supina obbedienza ai comandi sussurrati da questo perfetto sconosciuto che, non vedo alternative, o è molto bravo o ha addizionato ai wurstel qualche sostanza molto proibita.
Peraltro, bisogna ammetterlo, si muove sul prato con leggera eleganza esibendo la disinvolta sicurezza di un consumato ballerino di flamenco, il che contribuisce ancor più a fare sentire il sottoscritto un reietto dell’educazione canina.
Dopo averli “lavorati” per diversi minuti, rimpinzandoli generosamente di wurstel, mi sollecita: “prova tu, adesso”, allungandomi il sacchetto dei bocconcini magici; il gesto didattico viene peraltro involontariamente a trasformarsi in una perfida mossa finale, dal momento che io non sono sicuramente in grado di gestire dei cani ormai stufi e palesemente satolli di insaccati: cani che, a questo punto, gradirebbero piuttosto starsene in pace, distesi all’ombra a farsi quattro chiacchiere sorseggiando una birra fresca, cosicché, allorquando io mi avvicino loro esitante e cerco di farmi obbedire offrendo altro wurstel, mi voltano la schiena sdegnosamente schifati.
E la mia mortificazione è compiuta.

incanpetente_addOgni volta, lo stesso: a lui riesce tutto, a me nulla; alla fine del corso di lezioni, dinanzi al mio scoramento, un barlume di umana e maschile solidarietà lo anima e mi spiega con garbo che, impegnandomi a casa con tanta pazienza e buona volontà, potrò riuscire anche io – adesso che ho imparato la teoria ed ho visto come è facile applicarla (da parte sua!) – a gestire decentemente i cani. Così, un poco risollevato nel morale, lo saluto mestamente … prima di scattare a rincorrere i tre che nel frattempo si sono dispersi per ogni dove, cocciutamente sordi ad ogni richiamo da parte mia.
Ma poi, ammettiamolo, per riuscire ad ottenere dei risultati veramente brillanti credo che necessiti una predisposizione naturale, una sorta di sensibilità congenita nell’instaurazione di un rapporto empatico con l’animale: io trascorro le ore libere ad applicare le tecniche imparate al campo, mi muovo per casa pronunciando, con tono sicuro ed amichevole, ordini secchi, è tutto un agire in famiglia mediante rinforzi, usando al contempo raffinate metodiche di ‘do as I do’: risultato, dopo un mese mia moglie esegue benissimo il ‘seduto’ mentre i cani, imperterriti, continuano a fottersene come prima.
In compenso, tanto fervore addestrativo mi cagiona curiosi effetti collaterali nella vita professionale quotidiana: così, avendo un paziente prontamente eseguito la mia richiesta di respirare profondo per consentirmi di auscultargli i polmoni, esclamo entusiasticamente “bravo” con voce squillante e quasi mi rammarico di non avere nella tasca del camice un biscottino da allungargli in premio.
In aggiunta è da dire che, da parte mia, colpevolmente ancorché inconsciamente, non vi è stata una incondizionata adesione alle metodologie di addestramento che mi sono state proposte, forse anche a causa del fatto che io ho ricevuto un’educazione piuttosto rigida, il che mi comporta necessariamente delle inibizioni specie nella applicazione delle cosiddette tecniche di “linguaggio del corpo”. Considerato, in aggiunta, che fra un anno a settembre sono sessanta, pensare di mettermi accosciato in corridoio, a braccia larghe, con un placido sorriso stampato sul volto, gridando allegramente “pappa, vieni” ad un cagnino di quattro chili … no, scusate, lo so che sbaglio ma a me crea francamente qualche insuperabile imbarazzo.
Accidenti, io non mi intendo di cani: ed ecco perché, al di là dell’indirizzo del più economico pet-shop del rione, non sono in grado di dare alcun consiglio a chi mi interpella per pormi astrusi quesiti cinotecnici – in genere premettendo “Lei, che ha tanti cani, lo sa senz’altro” – e che, dinanzi alla mia dichiarata incompetenza, mi guarda con delusa riprovazione.

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14 Commenti

  1. Caro Marco, non so quanto di quella parte del racconto che parla dell’istruttore sia funzionale a farci sorridere e non corrisponda ad una tua reale esperienza.
    Nel disgraziato caso che sia vera e che tu sia davvero incappato in un istruttore siffatto, l’unico consiglio che mi sento di darti è quello di scappare a gambe levate perché costui si che è davvero un incanpetente e fino in fondo.
    All’epoca della presa della Bastiglia forse si addestravano i cani così. Oggi anche il più scrauso degli istruttori sa che il suo ruolo è quello di istruire il proprietario del cane il quale, in base a quanto avrà più o meno capito, provvederà ad addestrarsi il cane.
    Il binomio il cane lo deve costruire con te, mica con l’istruttore.
    P.S. Le bassottine, soprattutto quelle a pelo ruvido, sono bravissime con la rally. La mia Tanne manda un saluto alle tue e chiede di sapere come si chiamano. Vorrebbe anche vedere una foto. Me l’accontenti?

    • Donatella, non so che campo frequenti tu… ma dove vado io (oramai socio anziano… 4 anni sempre con lo stesso cane… ottenendo i risultanti che gli altri ottengono nei primi 3 mesi… sigh…) non è che gli istruttori prendano il cane e te lo “lavorano”.. ti fan vedere come si fa, magari dopo che tu per 20 minuti hai cercato di attirare la sua attenzione, quest’ultima catturata da ogni minuscola cosa presente nel Creato…tranne TE.
      Arriva l’istruttore, un attimo prima di addormentarsi davanti ad un così pietoso spettacolo… e ti da il colpo di grazia, piglia il tuo quasi-morto (perchè ancora 3 minuti e lo avresti strozzato con le tue mani, fosse anche un Caucaso..) cane… e con un “dai, vieni, guardami, piede, terra, giro, sotto, seduto…voilà bravo!”, ti fa vedere che non è che il cane non capisce… è che tu sei proprio NEGATO…
      Poi ci sono i giorni in cui il canide, che è un essere senziente, capisce che se va avanti così ti perde… valuta i pro e i contro e decide che un contentino te lo deve, quindi magari 1 volta ogni 65 ti segue alla perfezione… così tu passi le altre 64 completamente ignorato a cercare di di ricostruire nella tua mente tutti i gesti fatti, le parole usate perfino che shampoo avessi usato, per cercare di riprovare la superba emozione …
      Oh come mi sono riconosciuta nel nostro Dottore!!
      ps
      come sempre, grazie per la medicina dotto’

  2. Complimenti! Attendiamo il prossimo racconto/resoconto!

    Non serve infatti essere esperti per avere una serena (o quasi) convivenza con i cani…

    Bravissimo!

  3. :):) provi ad insegnare il ‘terra’ e ‘dai la zampa’….alla moglie ovviamente almeno si toglie qualche soddisfazione 😀 Articolo piacevolissimo.

  4. Bellissimo articolo
    io sono nelle tue stesse identiche condizioni, a parte il fatto che di cani ne ho solo due.
    La convivenza va bene, ma non grazie a me. Loro sono cani equilibrati e siamo semplicemente stati fortunati ad adottare loro due e non altri

    Ma l’idea che il marito esegua il “seduto” senza batter ciglio, mi suggerisce che forse potrei insistere a tentare di educare i cani

  5. Vero !!! Verissimo !!! Io vivo così con uno yorki e un cavalier .. Il primo non cammina mentre il secondo corre e tira come un disperato risultato: Cristo in croce … ( bravo, ho riso troppo!!)

    • Paola, puoi sempre usare una di quelle “prolunghe” che sdoppiano un guinzaglio in 2 x attaccarci 2 cani (non so come si chiamino), così il cane che tira viene rallentato da quello che fa il mulo e vice versa! 😉

      Non sarò il massimo della “tecnica educativa”, ma magari funge..o almeno funge fino a che non sarai riuscita a insegnare a uno a non trainare e all’altro a seguire! 🙂

      (alla fine serve anche poter sopravvivere ai bisognini e passeggiate quotidiane in quel periodo, talvolta breve e talvolta biblico, vedi la mia Pitbull Mix con i piccioni, in cui uno sta ancora imparando come risolvere un dato problema)!

  6. Senti, se fallisci nella mission di educare il tuo branco, buttati nella letteratura che hai una gran bella stoffa! In effetti… gli addestratori di cani non dovrebbero mica addestrare i cani, loro sono lì per noi poveri cristi. Prevedo per il prossimo futuro una tecnica rivoluzionaria di introduzione del wustel tra fauci umane… (non smettere di raccontare!)

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