martedì 7 Ottobre 2025

Una giornata di pratica cinofila (impressioni di un’aspirante educatrice)

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Campagnano1di MICHELA ROSSITTI – Ho letto su questo sito diversi articoli e commenti sui corsi di formazione per educatori cinofili. Sinceramente non ho idea di come possano essere o come si svolgano gli altri, ma mi piacerebbe condividere una piccola parte della mia esperienza in quello che sto seguendo presso il centro “E il cane incontrò l’uomo”.
Tralasciando la formazione teorica che è alla portata di tutti nel programma pubblicato su internet, vorrei soffermarmi sul lavoro che facciamo durante la parte di pratica dedicata ai cani di canile.
Sapere che durante un corso di formazione noi allievi diventiamo partecipi e responsabili della “civilizzazione” di un cane per aumentarne le probabilità di adozione riempie e soddisfa ogni momento della giornata trascorsa sul campo. Andare a “scuola” non è mai stato così motivante.
Sotto il sole splendente della campagna o con il diluvio universale, le nostre giornate di lezioni di pratica alla Fondazione Prelz di Campagnano iniziano così: tutti noi aspiranti educatori cinofili, una classe di diciannove divisi in due gruppi, ci raduniamo una volta alla settimana in attesa delle direttive di Riccardo Totino e Roberta Bucci.
I nostri mentori si consultano con Xenia – la direttrice – per lavorare con i cani più difficili, quelli che hanno problemi ad andare a corda, quelli che per essere adottati devono superare le compatibilità con altri cani o gatti o con quelli che hanno già trovato una famiglia pronta ad accoglierli e dei quali bisogna verificare le condizioni sia fisiche che comportamentali.
La Fondazione è un canile autofinanziato con un terzo dei posti dedicato a cani raccolti, feriti, malati o senza una via d’uscita dall’indifferenza degli uomini.
I due terzi rimanenti sono riservati a quelli dei privati che lasciano il proprio amico a quattro zampe in “albergo” quando devono assentarsi e non possono portarlo con sé.
Durante i primi mesi di pratica abbiamo lavorato tutti insieme: dieci ragazzi amanti dei cani che cercavano di capire come far sposare questa passione con un aiuto mirato e costruttivo verso l’animale.
Di volta in volta, a coppie, andavamo a prendere un cane dal suo box per portarlo nel campo più grande in modo tale da poterlo osservare e dedicarci tutti insieme a quel singolo animale.

campagnano2Nell’arco di una giornata riuscivamo a lavorare al massimo su quattro o cinque esemplari: in tre ore, per fare un’analisi approfondita, era necessario rivolgere un po’ di tempo ad ognuno di loro.
La prima cosa che abbiamo imparato è osservare il cane, ovvero cosa fa e cosa significa ciò che fa, come interagisce con l’ambiente esterno così da riuscire a interpretare i suoi segnali, come relazionarsi con lui affinché ci sia un’apertura e non un muro. E una volta partiti da questo, è incredibile constatare – e continua a sorprenderci ogni volta – l’immediato cambiamento del cane, del suo atteggiamento, a seconda di chi lo conduce o semplicemente di chi ci si relaziona.
E’ qualcosa di estremamente affascinante perché mentre lavori con quell’animale ti rendi conto che le sue risposte arrivano in base a come ti approcci, alla tua postura e a tutta una serie di messaggi che non ti accorgi di trasmettere.
Allo stesso tempo è vero anche il contrario perché ogni cane è diverso, ogni cane vive e si relaziona con l’ambiente esterno a seconda delle proprie esperienze: una carezza delicata può comunicare affetto, è vero, ma su un soggetto pauroso può trasmettere ancora più ansia, e nemmeno questa può definirsi una regola.
Ad esempio Dotto, meticcio selvatico, ha bisogno di una mano ferma e sicura per prendere coraggio e uscire dal suo “guscio autistico”, invece Lilli, simil volpino, vuole essere compresa e coccolata per poi iniziare a scodinzolare.
Sotto il gazebo del campo principale Riccardo e Roberta ci aiutano a capire, ci consigliano, ci insegnano ad avere pazienza e a non sentirci frustrati se il cane non risponde subito ai nostri solleciti, perché è fondamentale credere in lui: dobbiamo avere sempre in testa che quell’animale ce la può fare, altrimenti, senza il nostro incoraggiamento, non riuscirà a superare quell’ostacolo, quella paura che lo fa scappare nella “cabina elettorale” (abbiamo ribattezzato così un angolo del campo riparato da delle assi in grado di dare all’animale un senso di protezione).
Certamente le prime volte ci si rifugerà dentro – come facevano Ambra, Dotto, Lilli – ma non appena girerà il muso verso di noi troverà sorrisi, sostegno, e un po’ alla volta tirerà fuori il coraggio di non nascondersi più, perché avrà capito che non gli accadrà nulla di male, perché i nostri gesti e le nostre parole esprimeranno quello che ci dice sempre Riccardo: «Capisco il tuo disagio, ma è stupido. Vieni con me, fidati!»
E’ importante riuscire a sdrammatizzare e fondamentale è non cedere al tranello della compassione, perché in quel momento il cane ha solo noi, quindi siamo la sua unica possibilità di uscita da quel tunnel, e dal canile.

Campagnano3E’ meraviglioso poi rendersi conto che mentre cerchi di aiutare un cuccioletto spaventato, quello che continua a ricevere di lezioni di vita sei tu.
Stiamo imparando ad essere elastici e che un metodo non è migliore di un altro in assoluto, ma solo riferito a quel cane specifico.
«Dipende dal cane» è la risposta giusta a tutte le domande “trabocchetto” del Capo, e questo non semplifica certo il lavoro, perché ti porta a sbagliare, almeno nove volte su dieci, l’approccio più giusto con quel singolo.
Grazie a tutta la pratica che stiamo facendo e alle lezioni teoriche iniziamo ad essere tutti più rapidi nel riconoscere e leggere nei cani buona parte delle informazioni e dei suggerimenti che loro stessi ci inviano.
Quando poi nascono affinità dentro le gabbie il lavoro oltre a essere ancora più piacevole porta a dei risultati migliori: noi futuri (speriamo!) educatori lavoriamo con tutti i cani, ma a volte qualcuno instaura un legame più stretto con uno di loro in particolare. E allora si continua su quella strada, perché ciò che si è creato è un rapporto di fiducia: questo non può far altro che aiutare l’animale a migliorare, a mettersi in gioco con meno timore, e di conseguenza ad avere maggiori possibilità di essere adottato.
Roberta ci ha sottolineato più di una volta: «Il nostro scopo non è svuotare i canili. Il nostro scopo è trovare la miglior casa e la miglior famiglia per quel cane specifico, con le sue caratteristiche, le sue esigenze, e anche i suoi limiti» (se così vogliamo chiamarli).
Prendiamo il caso di Flaminio (in rete Bomber), simil bulldog americano: è un cucciolone energico e molto affettuoso con le persone ma se non viene gestito da padroni che abbiano un minimo di esperienza con questa razza la convivenza può diventare difficile e stressante, sia per il cane che per la famiglia.
Il video che si può vedere qui sotto fa parte del programma per incentivare le adozioni…

Ora che abbiamo acquisito una maggiore sicurezza i nostri boss ci lasciano lavorare in campi separati – sempre sotto la loro supervisione – cosicché a due a due riusciamo a concentrarci su un singolo cane, e nell’arco della giornata riuscirne a vedere quasi dieci!
A fine mattinata stanchezza e soddisfazione si confondono, e prima di salutarci e rivederci nel pomeriggio alle lezioni teoriche, si fa un piccolo briefing su tutto il lavoro della giornata (osservazioni, miglioramenti, errori, consigli) per poi dividerci nuovamente tra chi riporta i cani nei loro box, chi fa il giro di pulizia dei campi, chi strappa gli ultimi secondi per salutare i “pelosi” che non si è riusciti a portar fuori, e chi si diverte a stuzzicare Baal e Strega: i cani di Riccardo.
Rientrare in macchina con le mani che “profumano” di wurstel e subire il “terzo grado” dei tuoi due quadrupedi (in modalità naso-a-calamita sui pantaloni) ogni volta che rientri a casa è una piccola tassa da pagare.
E anche se li hai lasciati soli per diverse ore, non puoi fare a meno di notare con enorme piacere che il vostro legame, grazie a questo corso, è ancora più stretto.
La parte pratica non si esaurisce a Campagnano: abbiamo un programma di 56 ore con Alessandro Moscati, un altro educatore, che ci insegna le tecniche più specifiche con i nostri cani: agility, obedience, free style, disc dog, oltre alle diverse modalità di condotta. E ancora due giornate in un’altra scuola riconosciuta A.P.N.E.C., dove la dott.sa Cinzia Stefanini ci spiegherà cos’è la cinofisioterapia ed Elena Fantasia che si dedica alla ricerca su superficie.
Insomma, io sono davvero molto soddisfatta!

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14 Commenti

  1. Salve
    nell’articolo si parla di “mesi di pratica” ogni quanto vi vedevate al campo?
    Una volta alla settimana?

    il video è bellissimo, quasi un balletto, ma quanto ore ci sono volute per insegnare al cane ed educare il volontario?

    Credo comunque che ci siano molti corsi per educatori,forse troppi, ma anche pochissimi volontari che poi vanno tutti i giorni e/o il finesettimana ai canili/rifugi a dare da mangiare, pulire i recinti e sgambatoi etc. La Prelz è una realtà unica, mentre gli altri canili/rifugi sono sempre carenti di operatori e di volontari.

    • Ciao Beatrice,
      nove mesi di corso, nove mesi di pratica. La pratica prevede almeno duecento ore sul campo più un tirocinio per quattro mesi di affiancamento agli educatori. Per l’esattezza la classe viene suddivisa in due gruppi (max 10 per volta) e sono al campo una volta la settimana. Quindi i cani sono seguiti due volte.
      Il ragazzo nel video non è un volontario ma un allievo al quarto mese del corso. Unire l’utile all’utile in modo dilettevole è stata una forma vincente e piena di soddisfazioni. Siamo fortunati perché effettivamente realtà come quelle della Prelz non sono diffuse, noi lavoriamo bene e i risultati sono notevoli sia con i cani, sia come livello di preparazione dei futuri educatori, se avessi dovuto organizzare lo stesso corso in un altro canile non credo che avrei raggiunto gli stessi obiettivi.
      Il volontariato è una risorsa inestimabile per il funzionamento dei canili e penso che sarebbe utile iniziare a prendere l’abitudine di prepararli attraverso corsi di formazioni. Aumentando le conoscenze degli operatori si migliora la qualità di vita di un cane carcerato.

      • grazie della risposta.
        Direi che 9 mesi di corso e 9 di pratica…non si possa chiamare volontariato ma una “nuova professionalità acquisita”…
        Ottimo!

        Assolutamente d’accordo: dovrebbe essere obbligatorio il corso di volontariato, purtroppo la maggior parte delle persone non fa volontariato e quando lo fa è una tantum, se non ha altro da fare. In genere il volontario “dura” al massimo un anno, poi sparisce.

        Ho letto di un corso organizzato, se non sbaglio, dalla regione lazio che durava oltre un anno, utile per chi vogla intraprendere una professione, ma costoso per il “volontario a tempo perso”.

  2. Bellissimo e entusiasmante… concordo su ogni punto! Sia da persona che si accosta alla cinofilia sia da volontaria. E concordo soprattutto (perché è quel che cerco di fare nel mio volontariato) “il giusto cane alla giusta famiglia”, sia per il benessere dell’uno che dell’altro!
    Ma soprattutto anche io mi chiedo tanto perché non si fanno più corsi strutturati in questo modo, offrono davvero tanto da imparare ai corsisti e ai cani che ne hanno bisogno dando a entrambi ottime prospettive per il futuro.
    Se non sbaglio di questo tipo di corso Valeria Rossi ne aveva parlato in un articolo, si tiene a Roma vero?

    • @mic:
      si, magari tutti i corsi x Educatori cinofili fossero così…
      Se così fosse avremo finalmente una buona % di educatori competenti e non una miriade di educatori che ne sanno poco + di me che sono al primo cane e x educarla ho letto svariati libri sull’educazione di base e su come impostare gli esercizi di ubbidienza/educazione di base con il Metodo Gentile (che ha di buono che anche se si fa qualche errore si rischia mmolto meno di danneggiare il cane, quindi nel “fai da te” sono consigliabili, anche se personalmente le scuole gentiliste + estreme le trovo da evitare: un conto è non dire “NO” quando si insegna un nuovo esercizio ad un cucciolo in modo da non inibirlo se non capisce cosa deve fare, altra cosa è non dire MAI di NO ad un cucciolo o ad un cane adulto anche quando sta x fare qualcosa che x buon senso andrebbe bloccato sul nascere x il bene del cane stesso..)… è triste trovare educatori che ne sanno quanto o perfino meno di una persona al primo cane che ha letto qualche libro (e anche solo personalmente ho sentito troppi racconti di prima mano di situazioni simili e ne ho pure vissuta una personalmente)…

  3. Ciao,
    volevo ringraziare Michela per il pezzo scritto e per l’entusiasmo che manifesta in questo corso. Visto che questo articolo è pubblicato su un sito così importante, mi auguro che Bomber sia reso più visibile possibile, che presto trovi una famiglia adatta ad accoglierlo e a valorizzarlo per il gran cane che è.
    In fondo far adottare un cane di canile rimane sempre uno dei miei obiettivi primari.
    Grazie anche ad Edukarlo a cui auguro che la sua geniale idea di “JustMarried” trovi il riscontro che merita.

    • @riccardo:

      ..anche io spero che “Bomber” trovi prestyo casa: se lo merita!
      Se non avessi una pitbulla gelosa come una scimmia se accarezzo altri cani (quindi figurati se ne porto uno a casa: sino ai 3 nni icamni ospiti sconosciuti erano ok, ma ora non + e mi fa il “terzo grado olfattivo” già solo se sente che ho accarezzato un altro cane mentre ero fuori senza di lei, TRADIMENTO!!!) sarei fortissimamente tentata di correre a vedere Bomber dal vivo, visto che mi sembra un cane molto simpatico e da come lavora mi rocorda tanto la mia Tessy e il mio “ideale” di cane (sia psicologicamente che fisicamente; è un cane che x i miei gusti è molto bello e simpatico: con quella gioia di vivere, la voglia di compiacere l’umano nel lavoro, la grande energia che sprizza da tutti i pori e la voglia intensa di contatto fisico e psichico con l’umano unita alla tenerezza di un pelosone coccolone e giocoso).
      Merita di trovare un umano che lo apprezzi, lo ami e che lo trovi favoloso!

  4. Ehilà, che bello trovare questo articolo! Riccardo Totino è il “mio” educatore e insieme a Mais gli ho dato del bel filo da torcere… Però abbiamo fatto tanta strada e so’ soddisfazioni! Ho avuto occasione di vedere Riccardo e i suoi allievi lavorare con i cani della Fondazione Prelz e credo che quella di far pratica in canile, oltre che al campo con i proprietari, sia un’idea vincente per acquisire già in fase di formazione la maggior esperienza possibile. Secondo me, chi non ha mai lavorato con i cani di canile non ha gli strumenti per essere un educatore completo, è come se gli mancasse la metà del vocabolario. Il canile è un esercizio quotidiano di problem solving…
    Vabbè, grazie dell’articolo e buon lavoro, ragazzi.

    • @nico:

      concordo al 100%!

      magari tutti i corsi di Educatore Cinofilo facessero fare oltre alla teoria tanta pratica non siu qualche cane tranquillo e già educato o solo sul proprio cane, ma su vari cani del canile (magari non queilli veramente problematici o mordaci vidto che si stratta di un corso x Educatori Cinofili di base non specializzati, ma sui tanti cani del canile normali che anno qualche pèroblema di educazionem, qualche paura ecc..)!
      Questo aiuta gi educatori non solo a fare esperienza, ma a farne su tanti cani DIVERSI l’uno dall’altro (sennò si finisce x avere l’educatre con i labrador che sa trattare solo i retriver o quello che è appassionato di cani da UD che è abituato solo ad essi ecc..e ciò può creare problemi quando nel lavoro l’educatore si trova x la prima volta ale prese anche con un cane “normale”, ma molto diverso dai cani con cui tratta di solito) x tipologia indole e problemi + frequenti (oltre che x la sensibilità ad una o un’altra strategia di intervento, e le diferenze nel loro linguaggio corporeo, attitudini e temperamento: non si può usare su un PT la stessa strategia usata su un mastino o la stessa usata su un CLC o su un volpino, anche se il problema da risolvere sembra simile, e ogni cane è diverso, oltre al fatto che non si può nemmeno valutare il comportamento di un terrier di tipo bull con lo stesso metro con cui si valuta un retriver o valutare un maremmano con il metro con cui si valuta un Border ecc)..
      Ciò aiuta di sicuro i neo-educatori a sviluppare + elasticità mentale e sensibilità nell’applicazione e modifica delle strategie da utilizzare x aiutare ogni cane ad inserirsi al merglio nelmondo degli umani e a entrare in sintonia con il proprietario (quando si tratta di cani di proprietà, come solitamente cxapiterà nei cani trattati da un educatore cinofilpo una volta finito il corso se continuerà questa difficile strada), e ciò gli sarà di immenso giovamento quando cominceranno a lavorare..

      Purtroppo, soprattutto x colpa della miriade di “corsi truffa” da un weeck end x educatori cinofili, ormai tale settore è stracarico di figure professionali in gran parte non in grado di svolgere con minima perizia il propriolavoro poichè non preparate a dovere (ma illuse di esere state preparate, il che è ancora peggio poichè se il cane non risponde tali “educatori” penseranno magari ad una mancanza o a tare comportamentali del cane e lo manderanno da un comportamentalista al posto che pensare di non avere abbastanza esperienza x trattare tale cane!) ma che x legge e titoli sono quasi indistinguibili dalle pochissime persone preparate a dovere da corsi veramente ampi e che magari hanno approfondito con una gavetta di svariati anni..

      Però vi è un “sottosettore” che è praticamente “vuoto” (nonostante l’abbondana di educatori cinofili e affini) e che x il bene dei cani andrebbe “riempito”:
      mancano o comunque c’è forte penuria di “addestratori/educatori/istruttori” disposti (e che sanno fare) a trattare e a rieducare cani con gravi problemi comportamentali e soprattutto cani con problemi relativi alla mordacità (specxialmente soggetti di taglia media o grande, che possono fare + paura all’ “educatore/istruttore/addestratore” non specializzato in tali problematiche, che magarui ha il coraggio di improvvisare con il cagnetto da 5kg ma non certo con quello da 35), che troppo spesso vengono banalmente mandati dal comportamentalista x la prescrizione di un farmaco e poi tornano dall’ “educatore/istruttore/addestratore” che non sapeva come trattarli e ne aveva paura e che, se non sono abbastanaza “indociliti” dal farmaco, non sa ancora come trattarli e ne ha paura, quindi o fa aumentare i dosaggi o consiglia direttamentel’eutanasia dichiarando il cane irrecuperabile (o vengono trattati con i farmaci fino a rincitrulliti e basta, facendo credere ai proprietari di aver curato il cane al meglio poichè grazie alle alte dosi di farmaco è meno reattivo e quindi è meno facile che morda)…
      Ormai vi sono fin troppi ediucatori cinofili, ma mancano o comunque vi è fortissima penuria di figure professionali pronte a trattare i cani mordaci senza fargli prescrivere preventivamente un trattamento psicofarmacologico (x curiosità ho provato a cercare online qualche mese fa se a Genova vi fossero educatori/addestratori/istruttori capaci di trattare problemi comportamentali senza l’ausilio di un vet comportamentalista: almeno nelle prime 4 pagine di google e quindi in minimo 60-80 link non vi era nessun nome con tali caratteristiche…come non vi era alcun sito di cenmtro cinofilo che mnon praticasse ilo metodo gentile o metodi derivati da esso o metodi tipo CZ…non esiste altro sul territorio di Genova o certe figure professionali non vanno in rete? se è la seconda sarebbe meglio che cominciassero a farsi un sito internet o almeno un blog x rendersi un minimo visibili o che se hamnno sitiche sono nella 29° pagina di google che cerchino di renderli + in vista!): forse sarebbe il caso che qualcuno cercasse di coprire questa nicchia del mercato quasi vuota, x il bene di tanti cani e proiprietari!

      Poi, almeno qui in Italia, chi cerca un aiuto propfessionale x il proprio cane, spesso non è perchè ha il cucciolino da socvializzare o il cucciolone a cui far fare 10 lezioni di educazione di base, ma perchè ha un cane adulto con problemi di gestione + o meno seri (mordacità compresa; oppure aggressività verso il figlio appena nato; problemi di integrazione con il secondo cane arrivato da poco ecc..insomma cose che gran parte dei neo-educatori non sa come gestire, che spesso non ha senso trattare con psicofarmaci e he possono determinare la cessione o l’abbandono del cane o una sua reclusione a vita in parte della casa o del giardino):
      quindi la logica imporrebbe di cercare di formarein qualche modo personale qualificato a trattare TALI problemi, e non a fare solo una puppy class con dei cucciolotti di 3 mesi di razze docili o un corso di educazione di base con cagnolotti docili e amichevoli con cani e umani, desiderosi solo di imparare x guadagnare un pezzetto di wurstel! Certamente ciò non può essere fatto con un solo corso di base x educatori quanto completo, ma visto che x gli ediucatori di base c’è poco mrcato, mentre x personale specializato in cani aggressivi e altri problemi un po’ + seri vi è lavoro, la logoca impotrrebbe di cercare di formare foigure professionali capaci di agire in tal senso (così no rimarranno disoccupati e ppotranno aiutare molti cani altrimenti destinati ad una vita grama o al Thanax o a psicofarmaci a vita che non risolveranno mai il problema di base)..
      ..certo capisco che gran parte delle persone disposte a fare l’educatore cinofilo possano aver paura ad approcciare un cane aggressivo di taglia medio grande non trattato con farmaci, ma alla fine ciò che serve sono tali figure, non altre 10mila figure che fanno puppy class o insegnano ai cani il SEDUTO…

      Esattamente come ai canili servono tante altre figure come quelle formate da questo corso, capaci di aiutare i cani ospiti ad avere + possibilità di eserte adottati (peccato che diubito che i canili statali siano tanto lungimiranti da pensare che valga la pena di pagare un educatore veramente efficace E PRESENTE x rendere i cani + facilmente adottabili, anche se sul lungo periodo si vedrebbe che + cani verrebbero adottati con successo, quindi ci sarebbero meno spese di gestione x gli animali e il costo dell’educatore verrebbe ampiamente ripagato)..!

  5. bellissimo articolo … e bellissimi i ricordi del percorso fatto insieme a tutti i miei docenti e colleghi!!

    è stato veramente ricco di soddisfazioni!! ^__^

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