domenica 17 Agosto 2025

Lavorare con il cane: regole base

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Davide Cardia
Davide Cardia
Nato a Moncalieri(TO) il 23/10/69, ha frequentato il liceo classico e poi filosofia a Torino. Una decina di anni fa ha cominciato a seguire Moguez per imparare il mondioring. Ha passato alcuni anni a cercare di recuperare cani problematici (morsicatori soprattutto) presso il canile di Piossasco (TO), che ancora aiuta in caso di necessità. Fa parte del direttivo della Onlus Canisciolti (www.icanisciolti.com) che segue i cani del canile di Avola. E' addestratore ENCI e Tecnico preparatore per il C4Z (cittadino a 4 zampe). Nel 2011, con due colleghi, ha aperto il Gruppo Cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) dove si occupa di educazione, addestramento, sport . Ha partecipato ad alcune puntate della trasmissione radiofonica Uno all’Una su Prima Radio e alla trasmissione televisiva Aria Pulita di Telecity7Gold.

di DAVIDE CARDIA – Vorrei proporvi una serie di regole che ho “rubato” a Daniel Debonduwe, uno dei maestri del ring.

• Non bisogna fare tutto nello stesso tempo. Bisogna avere pazienza ed insegnare una cosa per volta

• Il cucciolo, che è solo dolcezza, dobbiamo “lavorarlo” con dolcezza. Più facciamo cose alla sua portata, meno ci saranno conflitti durante la sua crescita.

• Dobbiamo fare in modo che il cucciolo riceva gioia il più possibile.

• Dobbiamo sempre essere attenti al nostro allievo.

• Non lasciare niente al caso. Agire per tappe successive, senza saltarne nessuna.

• Fare un passo indietro ad ogni difficoltà, in ogni occasione in cui il cane sente angoscia. È un percorso lungo ma il successo è sicuro.

• Il cane deve provare piacere quando lavora, per questo utilizzo spesso il gioco. È il piacere che dà “vitalità” all’esercizio.

• La voce non è sufficiente per correggere un cane che disobbedisce. Quando si usa la voce è comunque necessario modulare il tono in modo corretto.

• Bisogna sapersi fermare una volta che il cane abbia capito l’esercizio.

• Durante gli esercizi, dopo la fase di apprendimento, bisogna portare il cane a sbagliare. Solo così è possibile correggerlo.

• Non portare mai il cane al punto di saturazione.

• Quando ho un “conflitto” con il mio cane su un esercizio, smetto l’addestramento, mi siedo e mi chiedo “perché”. Se il mio cane non capisce, non è colpa sua, ma mia. È compito mio che capisca. Non riprendo l’esercizio se non dopo aver trovato la soluzione.

• La riconciliazione dopo un conflitto, avviene anche se il cane si sforza di collaborare. Qui, più il conflitto è stato duro, più la festa sarà grande.

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  • Davide Cardia

    Nato a Moncalieri(TO) il 23/10/69, ha frequentato il liceo classico e poi filosofia a Torino. Una decina di anni fa ha cominciato a seguire Moguez per imparare il mondioring. Ha passato alcuni anni a cercare di recuperare cani problematici (morsicatori soprattutto) presso il canile di Piossasco (TO), che ancora aiuta in caso di necessità. Fa parte del direttivo della Onlus Canisciolti (www.icanisciolti.com) che segue i cani del canile di Avola. E' addestratore ENCI e Tecnico preparatore per il C4Z (cittadino a 4 zampe). Nel 2011, con due colleghi, ha aperto il Gruppo Cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) dove si occupa di educazione, addestramento, sport . Ha partecipato ad alcune puntate della trasmissione radiofonica Uno all’Una su Prima Radio e alla trasmissione televisiva Aria Pulita di Telecity7Gold.

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8 Commenti

  1. Riprendo questo argomento molto interessante chiedendovi come comportarsi se il cane non esegue correttamente il comando dato. Ad esempio il mio cane se gli do il “seduto” mi guarda per un pò, fa la faccia scocciata, ci pensa su e magari mi fa un terra..anche se il seduto lo conosce benissimo..a me viene da ridere ma so che non è il comportamento che devo tenere, cosa devo fare allora?

    • Bella domanda :-). La risposta corretta è: “fai in modo che lavorare con te sia un piacere e non una scocciatura”.
      Però, adesso, tu mi chiederai: “e come si fa?”… e a questo punto non posso certo risponderti con un commentino. Ho appena scritto un libro intero sull’argomento e mi sembra di aver lasciato fuori ancora un sacco di cose che avrei dovuto dire… pensa un po’ se posso risponderti in quattro righe :-).

  2. Marco, il 16-17 marzo ci sarà uno stage al Debu, con Davide Cardia (e la sottoscritta) proprio su queste tematiche. Se puoi/vuoi, facci un salto: vedrai “dal vivo” anche ciò che è pressoché impossibile descrivere a parole :-).

  3. Partendo dal presupposto che di base sono d’accordo, ma mi chiedevo: “La voce non è sufficiente per correggere un cane che disobbedisce. Quando si usa la voce è comunque necessario modulare il tono in modo corretto.”
    cosa andrebbe aggiunto alla voce per la correzione? E in quali casi è necessaria la correzione? SI parla “solo” di esercizi o di una gestione più generale?

    • Le correzioni, una sgridata, il rispetto delle regole ecc ecc fanno parte della vita di tutti gli esseri viventi. Il problema è farlo nel modo corretto e nel contesto corretto. Per risponderti: non si parla di solo esercizio ma anche di una gestione più generale. E’ necessario però fare delle distinzioni. Quando il cane sta imparando un esercizio o, in termini più generali, sta “lavorando” e siamo in fase di apprendimento, io non lo sgrido e non lo punisco mai. Questi deve avere la possibilità di sbagliare. Semplicemente gli nego il rinforzo e gli ripropongo il “problema”, fino a quando non riesce a risolvere…. allora grande festa. La correzione/punizione la tengo sempre lontana dall’obbedienza e dal lavoro: non voglio che i miei allievi associno gli esercizi a qualcosa di “brutto”. La correzione/punizione/sgridata o come vuoi chiamarla, c’è quando il cane sta facendo qualcosa che non deve fare e allora gliela insegno in quel momento. Ad esempio: se il cane distrugge il tappeto di casa e io lo ignoro (punizione negativa), fido mi guarda e dice: pazienza! e continua allegramente. In quel caso devo intervenire: se ho lavorato bene con il cane, basta un “NO” profondo e tutto si risolve. In caso contrario, consiglio di lavorare “bene” col cane al fine che il NO sia sufficiente :-), ma nel frattempo – per gestire il contingente e salvare il tappeto persiano – il NO deve precedere un intervento fisico. Solitamente consiglio di collegare il guinzaglio e dare un colpetto. Qui la cosa si fa complessa per le variabili in gioco (tempra del cane, incapacità dell’umano, tempi di intervento). La cosa fondamentale però è che il NO preceda l’intervento in modo tale che il cane apprenda (condizionamento classico). Tornando agli “esercizi”, la faccenda diventa delicata. Ora, il cane sa fare l’esercizio e ha imparato che certe cose sono lecite e altre no (questa parte l’ha imparata “lontano” dal lavoro). Succede che ad esempio il cane debba rimanere fermo in assenza del conduttore, mentre delle carogne gli corrono intorno, magari passa un taglaerba elettrico, passano due barellieri della prima guerra mondiale con un ferito agonizzante, oppure i giocolieri del circo…..(non sto esagerando, nel ring le distrazioni sono queste e a volte peggio)ebbene se il cane si muove, bisogna intervenire e correggerlo. In questa correzione sta tutta l’abilità dell’addestratore/decoy/dell’umano nel binomio: infatti, se si interviene duramente(anche semplicemente urlando e mostrandosi nervosi), il cane manda segnali di sottomissione e arriva a temere quelle situazioni e questo non va bene.

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