martedì 19 Agosto 2025

Come scrivere un articolo di cinofilia

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI –  Capita abbastanza spesso (e meno male, perchè altrimenti avrei già esaurito da un pezzo le idee) che qualche lettore mi proponga un tema, un argomento, uno spunto per un articolo. E che io dica: “bello, mi piace,  lo scrivo subito!”.
A volte questo, effettivamente, succede. Mi metto davanti alla tastiera, qualche ora dopo il pezzo è online, il lettore mi manda un messaggio in cui ringrazia, commenta e mi dice anche:  “Ma come hai fatto in fretta, che brava!  Pensavo che ci volesse molto più tempo!”
Altre volte, ahimé, il lettore mi riscrive dopo una settimana e molto gentilmente chiede: “Scusami se ti disturbo ancora, ma mi avevi promesso che avresti parlato di… (argomento a scelta) e invece non ho ancora visto nessun articolo. Per caso l’hai pubblicato e me lo sono perso?”
Poverini, dicono tutti così. Lo so che pensano: “Vero che ti sei dimenticata, stronza?“: però non è mai successo che qualcuno me lo scrivesse. Si prendono addirittura la colpa (“forse non l’ho trovato”, “forse me lo sono perso”), quando in realtà l’articolo proprio non c’è.
A questo punto mi sento in dovere di spiegare per quale motivo alcune richieste vengano esaudite in due o tre ore e altre in du’ mesi (o peggio).
No, perché qualcuno magari pensa:  “Ecco, un altro lettore le ha chiesto un articolo e gliel’ha fatto subito, mentre il mio non lo scrive mai. Si vede che le sto proprio sulle palle”.
Invece no! Non è vero!!!
C’è una ed una sola cosa che fa la differenza tra articoli velocissimi e articoli che non vedono mai la fine. Anzi, le “cose” a dire il vero sono due: e adesso ve le racconto, perché  mi pare proprio doveroso. Così, forse, capirete.

a) LA RICERCA DELL’ARGOMENTO
Questa è sempre la parte più difficile: perchè se fai un giornale che parla solo di cani, ogni tanto è pure normale che ti areni. Ti sembra di aver già scritto tutto, non sai cosa dire, sei lì che ti cincischi con il layout desolatamente vuoto davanti… e a quel punto arriva Venerdì che ti si piazza sulla scrivania e comincia a farti purr, purrr, roooon, rooon.
Tu pensi “caruccia, amore, gattina dolce, vuole le coccole”. E le fai due coccole.
Lei capotta a pancia all’aria e aumenta il volume: PURRRRR?
Col punto interrogativo.
Che vuol dire: “Sì, vabbe’, ma  il premietto?”
Perchè bisogna sapere che io ho due gatte drogate di Fish Snacks e Temptations: che sono i bocconcini –  i “premietti”, appunto – che ho avuto la pessima idea di comprare per insegnare alle gatte cose come “seduta” o “fai l’ometto” (vabbe’, oh: sono momentaneamente cane-sprovvista, qualcuno devo pur addestra’).
Le gatte hanno imparato queste cavolatine nel giro di un nanosecondo (sono più veloci dei cani): ma in mezz’ora netta hanno anche sviluppato dipendenza verso quei cosi diabolici.
ATTENZIONE, se decidete di comprare quelle robe lì! Io non lo so cosa ci mettono dentro, ma è roba pericolosissima.
Le mie ragatte sono letteralmente drogate. O meglio: Venerdì ha proprio la scimmia sulla spalla, mentre Nemesi  è un po’ meno assatanata.
Però, appena apro il cassetto dei premietti, si materializza misteriosamente anche se un secondo prima era dalla parte opposta della casa.
Siccome non posso mica rimpinzare di snacks le gatte dal mattino alla sera (già son grassocce così…), fingo di ignorare il fumetto a forma di pesciolino sulla testa di Venerdì e la faccio altre due carezzine tenere tenere.

A metà della seconda carezzina la gatta si piazza di traverso davanti al monitor, oppure pianta una zampa sul mouse (a scelta) e aumenta ulteriormente i decibel delle fusa: PUURRRRRRR!!! ROOOONNNN!!!!
Io le dico molto severamente:  “Spostati!” (anche se è difficilissimo sgridare un gatto che fa le fusa; eh. Non so se avete presente).
Lei mi prende alla lettera ed effettivamente si sposta: ovvero, comincia a  passeggiarmi sulla tastiera, aprendomi contemporaneamente Facebook, Outlook, un giochino e la pagina dei commenti di TPIC.
O sull’uno o sull’altro, escluso il giochino, potete star certi che ci trovo qualcuno che mi chiede consigli su un argomento che forse vale la pena di trattare.
Olè! Abbiamo il tema dell’articolo.

b) IL TITOLO
Prendo la gatta, la deposito sulla sedia e mi accingo a scrivere il titolo, presa dal Sacro Fuoco dell’Ispirazione.
La gatta ri-salta sulla scrivania in tempo zero e stavolta non gioca neppure la carta del ruffianesimo a suon di fusa, ma mi dice direttamente: “MIAO?” (direi che qui la traduzione è superflua).
Siccome il premio in fondo lo merita, perché mi ha fornito l’ispirazione, apro il cassetto con gli snacks.
Ora, giuro: non ho i mobili da ufficio della famiglia Addams. I miei cassetti non fanno screeeeeckkkkk, non cigolano, non fanno praticamente nessun rumore scorrendo sulle loro guide. Ciononostante, quando mi volto col premietto in mano, le gatte son diventate due.
Prrrr?” dice Nemesi. Traduzione: “Vero che sono stata bravissima anch’io e quindi adesso premi anche me?”.
“Scusa, ma tu che cazzo avresti fatto, per meritarti un premio?” la contraddico subito io.
Prrrr!” ribatte lei, che il suono “miao” non sa neppure cosa sia. Lei fa sempre e solo “prrrrrr”. Non ho mai capito se quella sia proprio la sua voce o se  mi spernacchi dal mattino alla sera: comunque, per chiudere la discussione, dò un pescetto ad entrambe e poi mi rigiro verso il monitor.
Ma di cos’è che avevo deciso di parlare?
Non mi ricordo più.
Riapro Facebook, la posta, i commenti di Tpic (il giochino no): ah, ecco, volevo parlare di questa cosa qua.
Stavolta il titolo lo scrivo, così almeno non me lo dimentico.

c) PRIMA STESURA
Scrivo ben tre righe, prima di ritrovarmi a fissare, anziché il monitor con le mie parole scritte sopra, due occhi giallogrigi.
Purrr, purrr, roooon!!! (Traduzione: uno solo? Tutta ‘sta fatica per un pescetto solo?”)
Risposta: “Sì, uno solo: che stai diventando larga quanto me. E adesso fuori dalle balle, che ho da fare”.
Ovviamente la gatta non si sposta di un millimetro; però, quando la prendo di peso e la sbatto giù, si accorge dalla faccia che dico sul serio.
Io mi volto per prendere una delle mie scartoffie dal mobile alle mie spalle, e faccio ARGHHHH!!! perché dalle scartoffie emerge il mostro della laguna. Che a vederla nella foto magari sembra anche una cosa buffa e tenera: ma se tu non ci pensi (specie se tu allunghi una mano per prendere la scartoffia di turno e lei allunga la zampa e ti acchiappa le dita al volo), ti assicuro che fai un salto alto così.
Nel frattempo Venerdì si è trasferita sulla sua sedia privata (ne hanno una per una: due sedili da rally che il marito ha trasformato pensando di farne due originali e simpatiche sedie per umani. Come no) e pensa che potrebbe anche dormire un po’: ma ovviamente Nemesi è di diverso avviso e vuole giocare. Salta quindi a sua volta sulla sedia della sorella  e comincia  a prenderla a zampate e capocciate finché Venerdì accetta di giocare a rincorrersi. Ovviamente con immani salti e volate da una scrivania all’altra, derapate sui miei piedi, arrampicate sui muri, capocciate nella mia sedia e così via.

Io continuo a scrivere, ma con un occhio guardo il monitor e con l’altro seguo le due cose pelose che sfrecciano avanti e indietro, perché c’è sempre il rischio che, se non le tieni d’occhio, ti saltino direttamente in spalla o in testa.
E se non sei preparato ti viene il coccolone.
Arrivata più o meno alla ventesima riga (con qualche refuso che spero otterrà la vostra comprensione: leggere con un occhio solo non è il massimo), le gatte infilano la porta e trasbordano risse ed inseguimenti giocosi in corridoio.

Ahhhhh, che bello: forse mi lasciano in pace per dieci min… CRASH! STABOING! SCATAFASC!!!
Un rumore di millemila cose distrutte mi fa balzare dalla sedia.
“COSAVETEFATTO?!?” urlo, correndo fuori dal mio studio.
Il seguito è variabile, perché può andare dal riscontro del nulla assoluto (giuro: non so come ci riescano, ma a volte sono capaci di fare crash, bang e scatafasc senza che l’umano accorso trovi la minima virgola fuori posto) all’effettivo casino e/o disastro.
Casino tipico (nel senso che succede in media tre volte la settimana, ovvero ogni volta che faccio la lavatrice), ma relativamente innocuo: lo stendibiancheria rovesciato, con le gatte in mezzo all’ex roba stesa che si toelettano con aria indifferente (magari con un paio di mutande per cappello) e il fumetto con scritto: “Chi, io?”.
Effettivi disastri tipici: tende scardinate (ormai non più: le ho proprio tolte), modellini di macchine del marito sparse ovunque per terra (stavano schierate sulla libreria dell’ingresso) con portiere e ruote staccate (le ruote poi bisogna andarle a cercare sotto i mobili, perché le ragatte ci hanno pure giocato), orologi a muro trasformati in orologi da pavimento e non più molto ben funzionanti, modellino di nave costruito dal mio babbo in centinaia di ore di paziente lavoro scatafasciato per terra e andato in duemila pezzi… e molto altro.
Comunque: se non vedo nulla di strano, cerco la fonte dei rumori per mezz’ora (senza alcun risultato).
Se la fonte del casino è palese, rimetto a posto, insulto le sciagurate e poi torno a lavorare.
Entro quattro secondi arriva Venerdì che salta davanti al monitor e fa purrr purrrr ron ron  (“Sì, mi hai sgridato, sì, lo so che ti sei arrabbiata, ma adesso facciamo pace, vero? Premietto?”
Le dò il premietto (anche a Nemesi, che appare all’apertura del cassetto, dicendo: “prrr?”), poi guardo il monitor con l’occhio spento.
Cosa cazzarola stavo scrivendo?

d) PROSECUZIONE DEL LAVORO
Recupero il filo, rileggo, correggo, scrivo altre dieci righe…e rieccole: purrr, miao? MIAO? Prrrr?
Eh no, adesso basta: FUORI!
Prendo le gatte, le caccio e chiudo la porta. Bastaaaa! ‘sto articolo lo devo finireeeeee!!!
Nemesi si offende a morte, va a piazzarsi sulla sua sedia personale e mi toglie il saluto (almeno fino alla prossima apertura di cassetto).
Venerdì… dipende: se si è stancata almeno un po’, si piazza sull'”albero” tiragraffi e si/mi concede un pisolino di dieci minuti (non di più, che fa male alla salute. Chi è lo sconsiderato che ha scritto che i gatti dormono 18 ore al giorno?).
Se NON si è stancata (cioè, quasi sempre) comincia l’attacco coatto alla maniglia della porta.

Purtroppo di questa scena non ho nessuna foto, perché se per caso appaio con la macchina fotografica in mano lei salta immediatamente giù e fa la faccina da Santa Maria Gattetti. “Porta? Io? Quale porta?”
Il rumore (che è poi il sottofondo musicale con il quale scrivo praticamente tutti i miei articoli) suona più o meno così: flop, flop, flop (questa è la rincorsa: essendo un gatto ha i piedi felpati, ma essendo una gatta piuttosto grass…ehm, grossa, un po’ di rumore lo fa)….GRATTGRATTGRATT (qui è saltata sulla maniglia e nel tentativo di abbassarla raspa tutta la porta con le unghie delle zampe posteriori), STUMP! (questa è la ricaduta per terra, quando la manovra non le riesce).
E poi nuovo: flop, flop, flop, GRATTGRATTGRATT, stump! Flop flop flop… e avanti all’infinito. Dopodiché, provate un po’ voi a concentrarvi su quello che state scrivendo.
Tiro un urlaccio. Risultato: zero.
Apro la porta e le urlo sul muso: “BAAAASTAAAAAAAAAAAAAAAA!”
Venerdì mi mostra una coda ondeggiante e molto offesa che si allontana lungo il corridoio.

Torno alla scrivania, allungo la mano verso la mia borsa per prendermi una sigarett… ehm, no. Niente sigaretta, borsa occupata.
Okay, meglio così, che il fumo fa male.
Ricomincio a scrivere (ovvero: recupero il filo, rileggo, correggo, tento di andare avanti…) ma mi blocca un urlo belluino, questa volta umano: “Scendi subito dall’armadiooooooooooooo! VALERIAAAAAAAAAAAAAAAA!”
No, non sono io ad essere sull’armadio: la prima parte della frase è per la gatta.
Ma siccome la frase viene ignorata, io vengo chiamata immediatamente al recupero (sì, il marito potrebbe provvedere in proprio a tirar giù la gatta dal tetto dell’armadio. No, non lo fa e chiama me).
Domanda: ma non potrebbe restarsene in pace sull’armadio, ‘sta povera bestia? In fondo è un gatto, è normale che voglia stare in posizioni sopraelevate. Risposta: vero che è un gatto, ma purtroppo è un gatto epilettico. E quando le vengono le crisi (una ogni due settimane circa) perde completamente conoscenza, ha le convulsioni e vola giù da qualsiasi punto in cui si trovi. Se cadesse dall’armadio, alto com’è, potrebbe restarci: quindi va fatta scendere.

Ovviamente casa mia è praticamente tapezzata di tappetini imbottiti per attutire le eventuali cadute: ce ne sono un po’ ovunque, sotto a tutti i punti pericolosi. Ma in camera, tra armadio e letto, lo spazio è troppo ridotto e un tappetino non ci sta.
Pianto lì tutto, vado, salgo sulla scaletta, la gatta si spiaccica contro il muro cosicché io non riesca a prenderla (fin laggiù non ci arrivo), perché le piace moltissimo stare sull’armadio. Allora la frego accendendo la televisione: lei si scapicolla giù e si piazza davanti al teleschermo piantandoci il muso dentro. Potrebbe restare lì in eterno, se non fosse che anche il marito vuole vedere la TV e col gatto davanti non vede un tubo.
Prendo la gatta e la porto in sala, dove c’è un’altra TV che potrebbe guardarsi finché le pare, senza dar fastidio a nessuno: però quella TV non le interessa minimamente. Le piace solo quella della camera.
Lascio la gatta al suo destino e mi chiudo di nuovo nello studio, dopo aver chiuso anche la porta della camera con armadio e marito dentro.
Tempo dieci secondi, comincia il flop, flop, flop, GRATTGRATTGRATT, stump!
Siccome non ho più voglia di alzarmi, faccio finta di non sentire e cerco di concentrarmi sul mio articolo: nel giro di un paio di minuti, il rumore diventa: flop, flop, flop, GRATTGRATTGRATT… CLANG! Perché è riuscita ad abbassare la maniglia.
Quindi appare Venerdì tutta soddisfatta, che mi salta davanti al monitor: “Purr purrr, visto come sono stata brava? Visto come ho aperto bene la porta? Premietto?”
“NO!”
La risbatto fuori, chiudo la porta, metto una sedia contro la porta (sì, sì, lo so: esistono le chiavi. Ma le porte di casa mia non le hanno mai avute, o se le hanno avute sono scomparse dalla notte dei tempi). Dopo un paio di ulteriori flopflopgrattgratt sento dei DING, DENG, SBANG! a ripetizione.

Questi so benissimo cosa sono: è tuuuuuutto ciò che sta sulla mensola del bagno, che vola in successione nel lavandino: spazzolino, dentrifricio, rossetto, pettine, spazzola…
I primi tempi andavo, insultavo la gatta, rimettevo tutto a posto. Adesso aspetto pazientemente che abbia tirato giù tutto e lascio tutto lì (quando è già tutto giù, non può ripetere l’impresa).
Peccato che l’altro ieri abbia sentito un CRACK particolarmente sinistro: mio figlio aveva dimenticato di imboscare la sua schiuma da barba, un bel flaconazzo grosso e pesante. Il risultato lo vedete nella foto a destra.

Ecco. A questo punto, spero che abbiate capito.
Se voi mi chiedete di trattare un determinato argomento, potrete trovare l’articolo online in un paio d’ore solo se le gatte, per misericordia del cielo, stanno dormendo.
Altrimenti abbiate un po’ di pazienza, grazie: perché secondo me queste due hanno capito che io, quando scrivo, scrivo di  cani. Quindi boicottano in grande stile.
E adesso basta, dài. Anche questo articolo l’ho finito (con le precise modalità di cui avete letto fino ad ora), ora posso prendermi finalmente un po’ di relax.
Magari vado a suonarmi un pezzettino alla tastiera.
Ma anche no.

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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20 Commenti

  1. Ciao Valeria, se mai le tue adorabili ragatte ti porteranno a questo commento, io avrei un suggeriment/richiesta per un articolo.
    E’ stato trattato più volte l’argomento aggressività, ma la paura? Tratta da tutte le possibili cause (o comunque quelle più comuni, anche combattere l’insicurezza).
    Grazie mille se un giorno riuscirai =D

  2. Tunnel carpale e conti da far quadrare…
    Certo che la vita è strana. A certi egocentrici/egoisti (tu diresti Stronzi) non capitano mai questo genere di cose.

    Abbi cura di te. I tuoi scritti fertilizzano quelli che un tempo venivano chiamati ” buoni sentimenti”…

  3. io scrivo sempre in compagnia di sedici cocker; se ne stanno tutti attorno a me, spesso anche sopra di me (ma non tutti e sedici in una volta: sulla mia sedia ce ne stanno al massimo tre); sì, in effetti a volte sono un ‘elemento di distrazione’… però penso che non riuscirei più a scrivere senza di loro!!!!

  4. Anche al sottoscritto avevi promesso (più o meno) di trattare la Direttiva comunitaria che, agli inizi di quest’anno, doveva essere recepita dall’Enci e dai vari Club di razza, relativa ai regolamenti per le prove sportive… Non mi sarò mica perso quest’articolo??? 😛

    • No, Salvo, non te lo sei perso, ma stavolta non è colpa delle gatte: è che non è MAI uscito un regolamento definitivo, ma solo una “Bozza”. E come si fa a commentare una bozza? 🙁

      • Ok, ok… ma – a parte lo scherzo – a quest’ora non doveva già essere stata recepita e, pertanto, divenuta norma? Se non ricordo male la bozza parlava di attuazione della norma entro i primi (il 12?) di gennaio 2012… E’ lecito ipotizzare che ai piani alti stanno avendo qualche problemino a mettersi d’accordo?!

    • Non ho un cane perché: a) sono monca. Mi devono operare a tutte e due le zampe davanti (tunnel carpale) e al momento, in pratica – e per fortuna, altrimenti scapoccerei nei muri – l’unica cosa che riesco a fare è scrivere: se dovessi tenere un cane al guinzaglio non so cosa succederebbe; b) sono in condizioni economiche quantomeno precarie (siamo stati licenziati in due su tre, in questa casa…) e per quanto pensi di poter garantire pappa e cure “normali” al cane, se dovesse succedere qualcosa (corna facendo) che richiedesse,che so, un intervento costoso o cose simili, mi troverei in netta crisi. Quindi, finché non riavrò due mani funzionanti e un conto in banca un po’ meno da allarme rosso…preferisco aspettare.

  5. ah, i gatti… adorabili str-eh, canaglie… anche la mia amata Bignolina apriva le maniglie… e gli sportelli, i cassetti, i coperchi, i cassetti… quanto a Andy, A-DO-RA farsi sonnellini sulla tastiera del portatile. E’ molto offeso quando lo scuoto via.

  6. Bel pezzo, la vita coi gatti è davvero schizofrenica. Ho anche io il gatto epilettico ma per fortuna lui non salta quindi è sempre “al sicuro”. In compenso ha la cuccia imbottita in modo da non sbattere il muso a terra dovesse venirgli una crisi (vengono sempre quando dorme e gia una volta si è lussato un dente per aver sbattuto il muso)

    A proposito dei premietti anche i miei mici amano i temptation ma fortunatamente non ne sono dipendenti. Però tra ieri e oggi mi son chiesta se invece il mio cane (cucciolo 4 mesi) non sia dipendente da rotolino di pelle di bufalo. Glielo ho dato ieri per la prima volta e ci si è attaccato tipo sanguisuga, per un’ora non ha più voluto sapere nulla, non si girava nemmeno al richiamo. Il collosissimo bernesino che sta a più di 2mt da me? da preoccuparsi! Non mi pareva una cosa tanto sana quindi gli ho tolto il rotolino.
    Ho riprovato oggi e stessa storia.

    Ora io non mi intendo di cani, è il mio primo cane ed è con me da 15 giorni, quindi magari mi sto preoccupando di una cosa normalissima, ma mi vien da chiedermi… in questo caso quando il tanto accanimento diventa troppo? E’ normale che il cane passi ore a ciucciare un rotolino di pelle chiudendo completamente ogni altro contatto col mondo?

    E come si capisce se un animale sviluppa una dipendenza insana da qualcosa (da un dato cibo a un dato gioco)? E come si interviene in prima linea prima di correre all’aiuto professionale? Ci si limita a far sparire l’oggetto del desiderio?

    grazie

    • silvia di fatti il rotolono servirebbe proprio per quello… se cisi accanisce tanto da non rendersi (almeno in apaprenza) di cosa succede attorno… glie lo devi dare quando esci così non va in ansia e ha qualcosa da fare… o per insegnargli a stare un po’ per le sue mentre tu ti fai le tue faccende in casa… in modo che cominci a capire che non potete sempre interagire. comunque si… quasi tutti i cani se gli dai l’ossino lo fanno…magari non tutti con quello di pelle meno appetitoso… ma è normale

      • Grazie Lupi, è che nella mia ignoranza pensavo che il concetto di passatempo fosse “sgranocchio un po’, faccio un pisolo, sgranocchio un altro po’, mi guardo attorno…” non mi aspettavo che assorbisse il cane in modo così totalizzante e mi sono preoccupata

    • Silvia, non preoccuparti: anch’io scherzavo quando ho detto che le ragatte sono “drogate”! Ovviamente sono solo cose che piacciono molto alle fanciulle e quindi fanno carte false per averle 🙂
      Il cane che si concentra tutto sul rotolino è altrettanto normale: i cani vanno in “one track mind” quando stanno rosicchiando qualcosa che amano. Fai una bella cosa, per evitare che la cosa diventi ossessiva-compulsiva: compragli rotolini che, in base alla sua taglia e peso, non durino più di 10-15 minuti. Una volta che l’avrà finito, il problema si sarà risolto da solo!

  7. a proposito cara redazione… ma l’articolo sulle zitellacce invasate di cani che avevi detto che volevi scrivere? che… sono proprio curiosa di vedere cosa scrivi!

  8. ahahahahahah!!! il mio ormai defunto gatto (oggi avrebbe compiuto 22 anni) aveva imparato che la mamma la domenica mattina faceva il ragù …d urante la settimana non poteva fregargliene di meno, ma la domenica mattina per magia diventava sensitivo, e come la mamma si AVVICINAVA al frigo per aprire la porta e tirare fuori la vaschetta di macinata, beh lui era già tra i piedi!!!

  9. bellissimo! Io lavoro con due gatti, ma sono molto più quieti.
    … ma nella sesta foto vedo TRE gatti… un soriano, un bianco e nero e un bianco e soriano…
    Imboscato? abusivo?

    • Quello era il Gattoscemo, che purtroppo non c’è più: non tutte le foto sono di questi ultimissimi giorni, ovviamente.
      Volevo quasi tagliarlo via…ma poi mi è dispiaciuto e ce l’ho lasciato :-(.

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